ANNO 1926 (02)

MESI DA APRILE A GIUGNO

IL SINDACALISMO
e l'OSSATURA FASCISTA


Discorso:
"Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se muoio vendicatemi"


APRILE

Prima di passare all'idea di una legge corporativa (che leggeremo più avanti, presentata da Rocco il 3 aprile) Mussolini l' 11 dicembre dell'anno precedente, come abbiamo già letto, aveva voluto definire il carattere del sindacalismo fascista. E a marzo
di quest'anno 1926, Mussolini ritorna sull'argomento facendone la genesi:

"Come è nato questo sindacalismo? dov'è nato? quando è nato? Atto di nascista: 1921. Luogo: la Valle Padana. Modo: la conquista e la distruzione dei fortilizi sovversivi.
Questa conquista e questa distruzione, necessarie, hanno costato molto giovane sangue fascista. Il primo sindacalismo fu dunque un sindacalismo prettamente rurale, fu la rivoluzione dei taglieggiati, la rivolta dei. piccoli proprietari, dei fittavoli, dei mezzadri. In un secondo tempo c'è stata anche l'adesione del bracciantato. Si poneva il problema: che cosa doveva essere questo sindacalismo? Doveva limitarsi ad essere un sindacalismo rurale? No, i dirigenti del Fascismo si preoccuparono di prendere posizione nei servizi pubblici ed allora sorse l'Associazione nazionale dei ferrovieri fascisti, che ha purificato l'ambiente ferroviario. Sorsero le analoghe organizzazioni tra i postelegrafonici, che hanno reso un ricordo tutte le agitazioni di altri tempi: ma non bastarono. Bisognava andare anche verso le masse urbane, verso il proletariato industriale.
Quindi il sindacalismo fascista allargava il suo raggio d'azione.

Oggi esso raccoglie non meno di due milioni di individui fra rurali e industriali. È una forza imponente. È una massa grande che il Fascismo ed il Governo controllano in pieno: una massa che obbedisce.
Io che ho una vasta esperienza che mi ha giovato moltissimo, che mi ha reso possibile di conoscere la psicologia delle masse, e di avere quasi una sensibilità tattile e visiva di quello che le masse vogliono, pensano in un determinato momento, posso dire all'onorevole Loria che sempre si è trattato di minoranze; che le famose masse evolute e coscienti, che poi non erano né evolute né coscienti, erano guidate da minoranze esigue, che si moltiplicavano per un processo di inflazione nel momento in cui si inscenava un'agitazione; e ad agitazione ultimata, a sciopero vittorioso o a sciopero sconfitto, si dileguavano. E così accadeva che i quarantamila metallurgici di Milano diventavano quattro mila regolarmente iscritti al sindacato, dei quali solo seicento in regola con le tessere.

Sindacalismo educativo. La guerra ha dato agli italiani, a tutti gli italiani, la nozione della Nazione. Non è vero, come ha affermato l'onorevole Loria, che il proletariato sia internazionale. Basta aprire i giornali per assistere a questo fenomeno: che i laburisti inglesi non hanno accettato il
settlement realizzato dal mio amico Volpi, pur sapendo che esso imporrà un grave sacrificio all'economia italiana, e quindi anche al proletariato italiano. Prima inglesi, evidentemente, e poi internazionalisti.
Ma la dottrina e la tattica di Gompers, in America, non erano l'espressione più egoistica, di uno sciovinismo proletario portato a manifestazioni di esclusivismo intransigente di fronte a tutti i popoli e a tutte le razze? E non si assiste continuamente al fenomeno di lotta di operai di Francia e di altri paesi contro la mano d'opera italiana? E ciò, anche se la mano d'opera italiana oggi non si presta a compiere quella che nei bei tempi, si chiamava azione di crumiraggio?
La verità è questa: che sono le classi più alte della società le prime ad infrancesarsi, inglesizzarsi, ed americanizzarsi, a prendere i costumi degli altri popoli, spesso la psicologia, molto spesso i difetti.
Le classi umili, quelle che sono radicate alla terra, quelle che sono ancora sufficientemente barbare per non apprezzare tutti i vantaggi del così detto comfort moderno sono quelle che restano attaccate disperatamente alla loro Patria di origine.

Altro punto del sindacalismo fascista: il riconoscimento della funzione storica del capitale e del capitalismo. Qui siamo nettamente antisocialisti. Secondo la dottrina socialista il capitale è il mostro, il capitalista è l'aguzzino, il vampiro. Secondo la nostra dottrina, tutto ciò è della cattiva letteratura; poiché il capitalismo, con le sue virtù o con i suoi difetti, ha dinanzi a sé alcuni secoli di esistenza; tanto è vero che là dove lo si era abolito anche fisicamente, là ritorna.
Falsa era la concezione del socialismo che impersonava il capitalismo in determinati individui e dava ad intendere che questi individui godevano di sfruttare il povero proletariato. Tutto ciò è ridicolo. I capitalisti moderni sono dei capitani di industria, dei grandissimi organizzatori, uomini che hanno e devono avere altissimo senso di responsabilità e civile ed economica, uomini dai quali dipendono il destino e il salario e il benessere di migliaia e decine di migliaia di, operai.
Che cosa possono chiedere questi uomini? Il successo della loro industria è il successo della Nazione. I godimenti individuali? Ma c'è una legge ed è questa: che è possibile di accumulare delle ricchezze all'infinito, ma la possibilità di goderle è limitata.
Una delle cose più burlesche della letteratura socialista era quella di far credere che la felicità degli uomini dipendesse esclusivamente dal soddisfacimento più o meno completo dei loro bisogni materiali; e questo è assurdo. Il capitalismo ha una funzione che il sindacalismo fascista riconosce in pieno.
Così pure il sindacalismo fascista si rende conto che il tutto è legato ai destini della Nazione; che se la Nazione è potente, anche l'ultimo degli operai può tenere alta la fronte; se la Nazione è impotente e disorganizzata, se la Nazione è abitata da un piccolo popolo disordinato, tutti ne risentono le conseguenze e tutti devono assumere un'aria di umiliazione, di rassegnazione, come è stato per venti e più anni in Italia.

Collaborazione di classe: altro punto fondamentale del sindacalismo fascista. Capitale e lavoro non sono due termini in antagonismo, sono due termini che si completano; l'uno non può fare a meno dell'altro, e quindi devono intendersi, ed è possibile che s'intendano.
... Certo è che lo Stato si assume dei grandi cómpiti; ma nel discorso della Scala io ho dichiarato che nella mia concezione, nella concezione del Fascismo, tutto è nello Stato, nulla fuori dello Stato, e soprattutto, nulla contro lo Stato. Oggi noi veniamo a controllare le forze dell'industria, tutte le forze della banca, tutte le forze del lavoro. Il cómpito è arduo, ma l'esperienza ci conforta e dà a noi stessi la fiducia che l'esperimento riuscirà. Perché il clima storico è cambiato.

Riuscirà perché le masse vanno educandosi, perché noi le educheremo, migliorandole qualitativamente, selezionando i quadri, respingendo gli indegni, espellendo i poltroni. Tutto ciò non può essere fatto in un giorno, ma l'importante è che ciò esista e sia applicato.
Vi è un'altra ragione che vi spiega questa legge. Meditando su quello che accade nelle società contemporanee, io mi sono convinto che si potrebbe forse stabilire questa legge: che la vita moderna ha abolito ogni margine. Non c'è più margine per gli individui e non c'è più margine nemmeno per i popoli. Nessuno, né individuo né popolo, può permettersi il lusso di fare quello che faceva venti anni fa. La lotta per la vita è diventata e sta diventando sempre più ardua. Le società nazionali che un secolo fa erano scarse di numero, oggi sono imponenti di popolazione. La popolazione dell'Europa è aumentata di alcune decine di milioni.
Oggi non vi è individuo che possa permettersi il lusso di commettere delle sciocchezze e non vi è popolo che possa darsi alla pazza gioia degli scioperi ripetuti e permanenti. Un'ora sola, dico un'ora sola di lavoro perduto in un'officina, è già una grave jattura di ordine nazionale. Se ritornate col pensiero a quello che si faceva quando si perdevano dei mesi intieri, quando uno dei più grandi stabilimenti dell'Italia contemporanea, stabilimento che è un vanto dell'economia italiana, ha avuto uno sciopero di 40 giorni semplicemente perché si era spostata la lancetta dell'orologio, voi vi renderete conto che usciamo veramente dal pelago disgraziato per andare verso la riva della saggezza."

(Discorso su "La legge sindacale", 11 marzo 1926. "S. e D.", vol. V, pagg. 291-296.)

3 APRILE - L'idea corporativa fascista si concreta in una legge presentata dal guardasigilli Alfredo Rocco (esponente nazionalista che è ormai diventato il legislatore del fascismo).
Entra in vigore la legge sull'organizzazione sindacale, contenente i provvedimenti proposti lo scorso anno dallo stesso Rocco nella seduta del Gran consiglio del fascismo del 6 ottobre 1925. Stabilisce la legge e il governo riconoscerà d'ora in poi, soltanto due confederazioni sindacali, una per gli imprenditori e una per i lavoratori, entrambe affidate a dirigenti fascisti; e sia la prima che la seconda sono riunite in una sola associazione, cui si demanda la composizione dei conflitti. Viene considerato d'ora in poi reato tanto lo sciopero quanto la serrata, ossia le armi classiche dello scontro di classe; sono vietate qualsiasi forma di agitazione; istituita la Magistratura del Lavoro.

L'idea, e lo stesso progetto, non ancora del tutto chiara la prima e nemmeno il secondo, si formano pian piano sotto la spinta di questo "sindacalismo fascista", fino a creare in seguito ( vedi ampiamente qui il "Discorso delle Corporazioni" dell'anno 1933 ) le corporazioni (che sembrano rifarsi alle istituzioni medievali degli antichi comuni italiani).
Tuttavia fin dall'inizio l'idea oltre che innovativa è buona; ed è quella di ottenere un appianamento dei conflitti mediante la collaborazione tra lavoratori e produttori, inseriti in un medesimo organismo; che disciplina i contratti collettivi di lavoro e l'organizzazione sindacale.

Abbiamo detto è buona, e in effetti, diventa un fiore all'occhiello del fascismo ed anche all'estero viene valutata con estremo interesse poichè è interpreatta come la risposta fascista alla questione sociale che specialmente dalla fine dalla guerra e dopo la rivoluzione russa, tormenta im po' tutti i Paesi democratici. Il motto lanciato da Mussolini fin dal gennaio del 1925 è "difesa del lavoro senza negare il compito del capitale". Ribadito nei due interventi che abbiamo letto sopra.
L'idea delle corporazioni, prometteva sia "
autogestione" ai lavoratori, sia "autorità gestionale" agli imprenditori, sia "innovazione" dinamica, sia "protezione" degli interessi costituiti, sia "libera impresa", sia "monopolio" di Stato.
E sembrò davvero che offrissero una terza via tra il capitalismo Usa e il bolscevismo della Russia: una via che poi, nell'epoca della Depressione, parve particolarmente allettante. E giustificavano l'intero regime mussoliniano.

Salvemini poteva annotare nel 1935 (poi iniziarono i "dolori" con la guerra abissina e le sanzioni) che l'Italia era diventata "..la Mecca degli scienziati della politica, degli economisti e dei sociologi, che si accalcano qui per vedere con i loro occhi l'organizzazione e il funzionamento dello Stato corporativo fascista" e che " avevano riempito il mondo di articoli, saggi, opuscoli e libri che già formano una biblioteca di buone dimensioni".
(E diceva il vero: la "Bibliografia sindacale corporativa" di A. Gradilone pubblicata nel 1942 aveva più di 1.000 pagine di titoli). (*).

Degli Stai Uniti, Mussolini sapeva qualcosa (ma non immaginava di certo un 1929), ma della Russia sapeva molto. Uno storico, ANDREA GRAZIOSI, ha scoperto non molto tempo fa negli archivi del ministero degli esteri italiano i rapporti che negli anni dello stalinismo l'ambasciatore italiano a Mosca e vari diplomatici italiani inviavano a Mussolini. Essi descrivevano con chiarezza i drammi della collettivizzazione di questi anni. Si parlava apertamente delle violenze nelle campagne, delle deportazioni, della carestia terribile in cui la Russia era piombata.

Dunque MUSSOLINI  era ben informato sulla situazione dell'Urss e del fallimento del collettivismo. Ecco perchè sia Russia e poi gli Usa (e così tanti economisti) guardavano a Mussolini, alle sue corporazioni e alle sue istituzioni del tutto nuove (anche se queste non erano del tutte nuove, nè erano di Mussolini, ma erano state concepite a Fiume da De Ambris (D'Annunzio mise solo la firma), e che lo stesso De Ambris nel famoso convegno milanese del 9 giugno 1920, parlò proprio di principi corporativisti)

l'OPERA NAZIONALE BALILLA

Mussolini con i Figli della Lupa

In questo anno 1926 si costituisce l'OPERA NAZIONALE BALILLA. Poi nei successivi anni sono costituite e meglio organizzate LE ORGANIZZAZIONI GIOVANILI. Sono organizzazioni per il controllo dell’educazione e per la trasmissione dei valori e degli ideali del regime. Essa inquadra i bambini e i ragazzi in diverse associazioni, a seconda dell’età. A tutti i giovani vengono inculcati i principi di obbedienza e di rispetto della gerarchia attraverso una organizzazione del tempo libero basata su metodi simili a quelli della vita militare.

1) Opera Nazionale Balilla, che comprende i Balilla, cioè i fanciulli dai 6 ai 13 anni; (in seguito i Figli della Lupa, erano tali fin dalla nascita) seguivano gli Avanguardisti, cioè i giovani dai 14 ai 18 anni compiuti; le Piccole Italiane, cioè le fanciulle dai 6 ai 12 anni compiuti; le Giovane Italiane, cioè le giovinette dai 13 ai 18 anni.
2) Fasci Giovanili di Conbattimento, che comprendono i giovani dai 18 ai 21 anni. Uscendo dai Fasci Giovanili, i giovani entrano nel Partito.
3) Gruppi Universitari Fascisti, che comprendono gli studenti universitari e quelli delle scuole superiori.
4) Gruppi Giovani Fasciste.

Nell'ottobre del 1939, quando Starace fu destituito,
risultavano inquadrati 24.239.982 italiani;
così divisi per categorie:

 


Figli della lupa, 1.546.389
Balilla, 1.746.560
Piccole italiane 1.622.766
Avanguardisti, 906.785
Giovani italiane, 441.254
Giovani fascisti, 1.176.798
Giovani fasciste, 450.995
Gruppi Univ. Fascisti (GUF) 105.883
Fasci maschili, 2.633.514
Fasci femminili, 774.181
Massaie rurali, 1481.321
Operaie a domicilio, 501.415
As. Fascista della scuola, 170.573
Ass. Fasc. pubblico impiego, 294.265
Ass. Fasc. ferrovieri, 137.902
Ass. Fasc. postelegrafonici, 83.184
Ass. Fasc. addetti aziende ind. dello Stato, 120.205
Opera Nazionale Dopolavoro, 3.832.248
Comitato Olimpico (CONI) personale e atleti, 809.659
Lega Navale Italiana, 198.522
Unione ufficiali in congedo, 259.865
Ass. Mutilati e Invalidi di guerra, 200.116
Ass. Nazionale combattenti, 802.468
Militari delle tre armi, 1.309.600

Il Partito Fascista è composto come segue.
In ogni Comune esiste un Fascio di combattimento, a capo del quale sta un Segretario, coadiuvato da un Direttorio del Fascio; tutti i Fasci di una Provincia formano la Federazione provinciale, a capo della quale sta il Segretario federale, coadiuvato da un Direttorio federale.
Tutti i Segretari federali costituiscono il Consiglio Nazionale, a capo del quale sta il Segretario del Partito, coadiuvato da un Direttorio Nazionale.

Al di sopra del Segretario del Partito non vi è che il DUCE, autorità suprema.
Il Partito è collegato all'ordinamento costituzionale in vari modi: anzitutto, il Gran Consiglio del Fascismo comprende nel suo seno i più alti dignitari dello Stato e del Partito, ed è, per legge, un organo costituzionale centrale; in secondo luogo il Segretario del Partito  è nominato per decreto Reale, ha funzioni ufficiali di vario genere, ed è un alto dignitario dello Stato; infine, varie organizzazioni del Partito, come ad esempio, l'Opera Nazionale Balilla e la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, sono alle dirette dipendenze dello Stato.


7 APRILE - Mussolini subisce un attentato a opera di una irlandese, Violet Gibson, probabilmente psicopatica, che gli spara sul piazzale del Campidoglio. Ferito superficialmente al naso, il capo del fascismo potrà regolarmente presiedere la cerimonia di insediamento del nuovo direttorio fascista e nel discorso tenuto per l'occasione pronuncerà uno dei suoi celebri motti:
"Se avanzo, seguitemi; se indietreggio, uccidetemi; se muoio, vendicatemi".
(che però non è di Mussolini, ma di Henry de La Rochejaques, alla Rivoluzione Francese)

UN SINGOLARE GIOVANE FASCISTA

(NOTA: Dopo l'attentato della Gibson, Mussolini ricevette una singolare lettera da una ragazzina, indignata per questo nuovo attentato:
"Duce, mio grandissimo Duce, nostra vita, nostra speranza, nostra gloria, come vi può essere un'anima così empia che attenti ai fulgidi destini della nostra bella Italia?...Duce, io voglio ripeterti, come l'altra tristissima volta (evidentemente gli aveva già scritto - Ndr) che ardentemente desiderei di posare la testa sul tuo petto per poter udire ancora vivi i palpiti del Tuo cuore grande....O Duce, Tu che sei l'uomo del nostro avvenire, che sei l'uomo amato sempre con crescente fervore e passione dal popolo italiano e da chi non desideri al sua decadenza, non devi mancarci mai. Quando ho appreso la notizia ho creduto di morire perchè Ti amo profondamente come una piccola Fascista della prima ora.....Io piccola, ma ardita Fascista, con il mio motto preferito comprendo tutto l'amore che il mio cuore giovanile sente per Te: Duce, la mia vita è per Te!
Il Duce è salvo! W il Duce!

- Clara Petacci (
anni 14), Lungo Tevere Cenci n. 10, Roma).

Seguì l'invio di una decina di poesie, scritte su fogli di carta a quadretti con grafia infantile, raccolte in un plico legato con un nastro tricolore. La ragazzina destò l'attenzione di Mussolini (che leggeva ogni cosa) e per ringraziare questa giovane fascista, dalla fervida devozione e ricca di tanta ingenua confidenza, affidò l'incarico al suo segretario. Che ringraziò in una forma gentile ma piuttosto burocratica.
Ma Claretta non era il tipo da rassegnarsi; tornerà alla carica quando avrà 20 anni, nel 1932. Non immaginando certamente che dopo circa vent'anni da questa prima lettera di aprile del '26, e da questo "la mia vita è per te", in un altra primavera (quella del 1945) manterrà il suo tragico impegno. Morirà con Lui!!

Dal discorso al Campidoglio (dopo l'attentato):

"SE AVANZO, SEGUITEMI;
SE INDIETREGGIO, UCCIDETEMI; SE MUOIO, VENDICATEMI"

"Colleghi dei Governo ! Camerati del Direttorio e delle province !
La cerimonia dell'insediamento del nuovo Direttorio del Partito ha due tempi: il primo si svolge in questa sala oggi, il secondo si svolgerà domani, sulla plancia di una nave da guerra. Ho voluto che la cerimonia dell'insediamento del nuovo Direttorio avesse un certo rilievo, ed una certa procedura, perché penso che d'ora innanzi tutte le nostre manifestazioni, dalle piccole alle maggiori, debbono avere una forma, o, per dirla con una frase che è di moda in questo momento, uno stile.
II Direttorio è quello che si potrebbe chiamare il ministero del Partito. Il Direttorio è l'anima del Partito, è l'elemento che dirige, controlla, coordina il Partito. La sua funzione è quindi importantissima. Ora, non solo bisogna mantenere il Partito in piena efficienza, ma questa efficienza dev'essere la nostra fatica quotidiana. Chiunque pensi che la rivoluzione fascista possa da questo momento fare a meno del Partito, è un illuso o un suicida.
Già nell'ordine del giorno del Gran Consiglio si è chiaramente detto quali sono i compiti del Partito. Il Partito è la riserva politica e spirituale del regime, mentre le corporazioni sono la riserva economica, mentre la Milizia è la sua salvaguardia militare. Il Partito deve fascistizzare la nazione dal basso all'alto e dall'alto al basso; il Partito deve finalmente dare le classi dirigenti fasciste per tutte le istituzioni maggiori e minori del regime. Sono compiti di un'importanza enorme, che bastano per il lavoro di tutti, e, se volete, per la gloria di tutti.
Il trapasso dal vecchio al nuovo Direttorio non dev'essere drammatizzato. Io sono nemico dei drammi, anche di quelli che mi riguardano, quindi tutto deve essere considerato alla stregua di un fatto che interessa la vita del Partito e deve essere considerato con quella calma, quel sangue freddo, quella chiara visione degli avvenimenti che debbono contraddistinguere la mentalità fascista. Del resto, non c'è nulla di nuovo. Ci può essere un cambiamento di temperamenti, che sono faccende personali; ma non c'è nulla di spostato per quello che riguarda le linee generali dell'attività del Partito. Cioè, si continua ad essere intransigenti. Intransigenti, perché non si può fare a meno di essere intransigenti, quando si è fascisti; perché non si può fare a meno di essere intransigenti contro tutti i residui del vecchio regime; perché, soprattutto, non si può fare a meno di essere intransigenti contro le forze democratiche, massoniche, demagogiche, plutocratiche che tentano di accerchiare il Partito.

Quindi niente mollezze. Anche se gli avversari sono ridotti al lumicino, non bisogna mai farsi illusioni o credere che il proprio compito sia esaurito o che vi siano parole definitive nella storia degli uomini.
Secondo punto. Gli uomini del nuovo Direttorio sono in parte appartenenti a quello di prima, a quello dimissionario, in parte sono vecchi fascisti delle province, che ognuno di voi deve conoscere.
Disciplina. Bisogna intendersi. La disciplina non può essere una cosa soltanto formale, deve essere una cosa sostanziale. Cioè non si può essere disciplinati soltanto quando ciò è facile o fa comodo, perché questa non è vera disciplina. Bisogna essere disciplinati soprattutto quando la disciplina costa sacrificio o rinunzia. Quella è la vera disciplina, la disciplina fascista.
Alcuni mesi fa, ricevendo un fiero fascista di Toscana, l'onorevole Scorza, io gli fissai quattro punti, non quattordici (ilarità), per le direttive di azione. Io dicevo che bisogna bandire dalle nostre file i litigiosi, quelli che hanno bisogno costantemente di piantare la grana, quelli che non vivrebbero, che non potrebbero vivere senza seminare intorno a sé il litigio e la discordia.

Noi siamo così numerosi e il regime è così solido, così potente che noi possiamo completamente liberarci di questa zavorra umana. Bisogna che il fascismo nelle province, ovunque, ritrovi la sua tranquillità fraterna e bisogna che i fascisti, in quanto uomini, sappiano tollerarsi a vicenda. Questo è l'equilibrio dei partiti, questo è l'equilibrio morale che púò dare la forza ai partiti. Quindi disciplina rigida, che si esplichi dall'alto al basso e dal basso all'alto. Disciplina sentita, sostanziale, profondamente morale.
Bisogna poi che il Partito si liberi di tutte le posizioni provinciali che sono ancora incerte. Altrimenti si adotterà, per talune località irriducibili, dove la bega è allo stato cronico, una punizione tipica, che consiste nel bandire i fascisti indisciplinati e litigiosi. Come abbiamo bandito moralmente gli avversari, così noi, d'ora innanzi, bandiremo quelle località dove il fascismo continuasse a dare indegno spettacolo di se stesso !

Camerati !
Vi è un altro punto che bisogna chiarire con parole schiettissime. La più alta espressione del regime è il Governo; quindi tutto ciò che dal Governo dipende e discende è fascista. I fascisti debbono essere doppiamente disciplinati: come fascisti e come cittadini. Che non si crei il dissidio anacronistico, grottesco ed assurdo di credere che l'autorità dello Stato fascista sia autorità dalla quale si può prescindere, cadendo cioè in quella mentalità demagogica, stolta ed anarcoide, che noi abbiamo cauterizzata col ferro e col fuoco.

Lo Stato fascista è il Governo fascista, e il capo del Governo, fascista è il capo della rivoluzione.
Abbiamo dei compiti gravissimi, camerati; dei compiti che misureranno la nostra validità morale. Mi spiego. Viviamo nello Stato fascista, abbiamo sepolto il vecchio Stato demoliberale e siamo cioè in uno Stato che controlla tutte le forze che agiscono in seno alla nazione. Controlliamo le forze politiche, controlliamo le forze morali, controlliamo le forze economiche, siamo quindi in pieno Stato corporativo fascista.

Il compito è grave. Noi abbiamo innalzato un edificio potente. II Partito ha assunto una tremenda responsabilità storica. Ora, camerati, si è o non si è fascisti, cioè si ha o non si ha il senso religioso e tragico di questa necessità. Se si ha, il compito diventa facile relativamente. Allora i problemi non si presentano complicati, allora le volontà umane soccorrono per vincere le difficoltà obiettive.
Insisto. Vi prego di considerare anche che noi abbiamo vinto la nostra battaglia all'interno. Oggi noi possiamo veramente dire che i vecchi partiti sono sgominati, e il vecchio regime è putrefatto, ma la nostra battaglia non è vinta all'estero. La nostra battaglia all'estero è diventata dura e sempre più difficile, e per circostanze obiettive e per circostanze volontarie.
Noi rappresentiamo un principio nuovo nel mondo, noi rappresentiamo l'antitesi netta, categorica, definitiva di tutto il mondo della democrazia, della plutocrazia, della massoneria, di tutto il mondo, per dire in una parola, degli immortali principi dell' '89.
Sismondi, il grande storico, diceva che i popoli che, in un certo momento della loro storia, prendono l'iniziativa politica, la conservano per due secoli. E, difatti, il popolo francese, che nel 1789 prendeva l'iniziativa politica, l'ha conservata per centocinquanta anni. Quello che nel 1789 ha fatto il popolo francese, ha fatto oggi l'Italia fascista, che prende l'iniziativa nel mondo, che dice una parola nuova al mondo e che conserverà questa iniziativa.

Stando così le cose, e stando realmente così, poiché questa affermazione è il prodotto di incessanti e severe meditazioni; stando così le cose, non sarete stupiti che tutto il mondo degli immortali principi, della fraternità senza fratellanza, della uguaglianza disuguale, della libertà con i capricci sia coalizzato contro di noi.
Ecco, siamo veramente sul piano dove la battaglia diventa difficile, seducente, importante, perché battere i vecchi residui dei partiti in Italia è stata una fatica ingrata, ma agitare un principio nuovo nel mondo e farlo trionfare, questa è la fatica per cui un popolo ed una rivoluzione passano alla storia.
Non sono per abitudine ottimista, non amo coloro che, imitando Pangloss, trovano che tutto va bene. Vedo un periodo difficile. Ma questo, invece di deprimerci, ci deve inorgoglire. E fatale, è bellissimo che ogni rivoluzione che trionfa in un paese abbia contro di sé tutto un vecchio mondo.
Noi spezzeremo il cerchio eventuale con una triplice azione, mantenendo intatta la nostra unità morale, e quella del popolo italiano; facendo lega sul sistema corporativo, per cui nessuna, dico nessuna, energia del lavoro e della produzione italiana deve andare dispersa; e, finalmente, se sarà necessario, spezzeremo anche il cerchio politico, poiché l'Italia esiste e rivendica pienamente il diritto di esistere nel mondo!

Domani mattina salirete a bordo della Cavour. Ho dato ordine che i gerarchi provinciali del fascismo siano salutati al loro arrivo da salve di tredici colpi di cannone. Vi avverto che quando spara il cannone, è veramente la voce della patria che tuona. Bisogna scoprirsi e tenersi in posizione di « attenti ! ». Domani vi darò un piccolo, quasi microscopico supplemento al discorso di oggi. Poi ritornerete alle vostre province, con la persuasione fortissima che si cammina e si camminerà a qualunque costo, con la decisione di estirpare tutte le beghe e le possibili discordie, con la convinzione che tutto quello che accade intorno a me mi lascia indifferente. Io non per nulla ho prescelto a motto della mia vita: « Vivi pericolosamente », ed a voi dico, come il vecchio combattitore « Se avanzo, seguitemi; se indietreggio, uccidetemi; se muoio, vendicatemi ».

(Discorso poi riportato dal "Il Popolo d'Italia", N. 84, 8 aprile 1926).

7 APRILE - Giovanni Amendola muore in una clinica di Cannes per i postumi della bastonatura subita a opera dei fascisti il 20 luglio 1925.

8 APRILE - . Mussolini parte per la Libia, dove si fermerà in visita ufficiale fino al giorno 15. Nel corso dei suo soggiorno rivendicherà, in una serie di interventi pubblici, il diritto italiano all'espansione nel Mediterraneo e in Asia Minore.

16 APRILE - L'Associazione bancaria italiana (ABI) riunisce l'assemblea generale per l'annuale relazione sulla situazione economica e finanziaria. La generale situazione monetaria è valutata in modo estremamente cauto.

19 APRILE - Italia e Gran Bretagna stipulano un accordo che definisce le rispettive sfere di influenza in Abissinia. All'Italia è riconosciuto il diritto alla penetrazione economica in Etiopia occidentale e alla costruzione di una ferrovia che, attraversando il territorio etiopico, congiunga l'Eritrea alla Somalia. Il governo di Addis Abeba ricorrerà alla Società delle nazioni. I due governi europei dichiareranno che non è loro intenzione spartirsi quella regione.

23 APRILE - Il Senato americano approva l'accordo con l'Italia.


MAGGIO

2 MAGGIO - Viene proclamato in Inghilterra uno "stato d'emergenza" a causa dello sciopero dei minatori. Le Trade Unions rispondono con Io sciopero generale.

3 MAGGIO - II Ministero delle Corporazioni e il consiglio nazionale delle corporazioni sono costituiti per decisione dei consiglio dei ministri.
All'inaugurazione del Ministero, avvenuto in luglio, Mussolini tiene il suo discorso:

"Il Ministero delle Corporazioni non è un organo burocratico e nemmeno vuole sostituirsi alle organizzazioni sindacali nella loro azione necessariamente autonoma, diretta ad inquadrare, selezionare, migliorare i loro aderenti. Il Ministero delle Corporazioni è l'organo per cui, al centro o alla periferia, si realizza la corporazione integrale, si attuano gli equilibri fra gli interessi e le forze del mondo economico. Attuazione possibile sul terreno dello Stato, perché solo lo Stato trascende gli interessi contrastanti dei singoli e dei gruppi, per coordinarli ad un fine superiore, attuazione resa più specifiche del fatto che tutte le organizzioni economiche riconosciute, garantite, tutelate nello Stato corporativo, vivono nell'orbita comune del Fascismo: accettano cioè la concezione dottrinale e pratica del Fascismo. Sono guidate da uomini iscritti regolarmente al partito. Né potrebbe essere altrimenti.
... La gente del lavoro fu sino a ieri misconosciuta o negletta dallo Stato vecchio regime. La gente del lavoro si accampò fuori dello Stato e contro lo Stato. Oggi, tutti gli elementi della produzione, il capitale, la tecnica, il lavoro, entrano nello Stato, e vi trovano gli organi corporativi per l'intesa e la collaborazione, nonché, in dannata ipotesi, il ricorso supremo alla magistratura del lavoro. Non si esagera affatto, chiamando rivoluzionario, nello spirito e negli istituti, questo complesso di riforme in altri paesi tentate, ma non mai condotte alla loro logica compiutezza come osa fare il Regime fascista."

(Discorso all'inaugurazione del Ministero delle Corporazioni, 31 luglio 1926. "S. e D.", vol. V, pagg. 371)

Accennnerà ancora alle corporazioni nel messaggio (dll'anniversario della Marcia su Roma):

"Se per rivoluzione intendesi, come devesi intendere, violenta sostituzione di uomini e creazione di nuovi Istituti, chi potrà negare al Fascismo il carattere e la portata di una vasta, profonda rivoluzione, destinata ad influire sul corso della civiltà? Lo Stato corporativo è la creazione tipica e l'orgoglio legittimo della Rivoluzione fascista. Le difficoltà inerenti a tutte le innovazioni radicali saranno superate. Solo col Fascismo, il popolo italiano, al di là e al di sopra delle grottesche menzogne convenzionali del suffragismo demo-liberale, è diventato parte integrante dello Stato."
( Messaggio per il XXVIII Ottobre, 1926. "S. e D., vol. V, pagg. 438-439.)

6 MAGGIO - L'emissione dei biglietti di banca viene affidata alla sola Banca d'Italia con un decreto legge. Il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia, che in base alla riforma bancaria del 1893 avevano ancora conservato una limitata facoltà di emissione, passano le loro riserve auree alla Banca d'Italia, che rafforza in questo modo il proprio ruolo di banca centrale.

11 MAGGIO - Giacinto Menotti Serrati, l'ex leader socialista che aveva aderito al Partito comunista dopo l'espulsione dal Partito socialista avvenuta nel 1924, muore mentre si reca a una riunione clandestina del PCd'I.

14 MAGGIO - Colpo di Stato in Polonia. Il maresciallo Jdzef Pilsudski si è ímpadronito di Varsavia. - Riprende parzialmente il lavoro in Inghilterra dopo lo sciopero generale durato docdici giorni.

19 MAGGIO - L'Azienda generale dei petroli (AGIP) è costituita con apposito atto notarile redatto presso il ministero delle finanze.


GIUGNO

11 GIUGNO - Vasto ciclo di operazioni militari italiane in Cirenaica, grazie al piano d'azione politico -militare dei ministro delle Colonie Di Scalea.

15 GIUGNO - Un accordo tra Italia e Romania per regolare il debito di guerra di quest'ultima con il nostro paese viene siglato a Roma.


22 GIUGNO - Si costituisce l'Istituto nazionale per la pubblicazione dell'opera omnia di Gabriele D'Annunzio, sotto l'alto patronato della corona e la presidenza onoraria di Mussolini in veste di presidente del consiglio.

27 GIUGNO - Quindici amministratori della Banca Popolare Agricola arrestati in diverse città, in seguito al dissesto dell'istituto. - Nuovo (ma inutile) gabinetto Briand in Francia.

29 GIUGNO - Misure contro la crisi economica sono varate dal consiglio dei ministri. Per un anno non potranno essere avviati lavori di costruzione delle abitazioni di lusso; l'apertura di nuovi bar, osterie, caffè, pasticcerie e ritrovi notturni è vietata fino a nuovo ordine; le pagine dei giornali quotidiani sono ridotte a sei; per le automobili, dal 10 novembre, si userà una miscela di benzina e alcol; ai datori di lavoro è concesso, a partire dal 1° luglio, di aumentare l'orario di lavoro di operai, e impiegati di un'ora al giorno.


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la Battaglia economica - la Lira

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