ANNO 1928

L'ITALIA TUTTA UN CANTIERE
STRADE, NUOVI PAESI, SCUOLE,
BONIFICHE

Costruzione della grande Città Universitaria a Roma


IL 1928 è' l'anno in cui il regime vuole consolidarsi studiando una riforma della legge elettorale, dove non ci sarà più la solita elezione ma un plebiscito (il primo sarà nel prossimo 1929)
E' l'anno dove il Gran Consiglio del fascismo si trasforma in organo dello Stato;
E' l'anno dove viene creato l'ufficio di collocamento per il lavoratori senza lavoro;
E' l'anno dove iniziano le grandi opere pubbliche: strade (viene creata l'ANAS), edifici pubblici, scuole e università.

Un anno in cui assistiamo pure alla nascita di importanti istituzioni, organismi, enti; alcuni nuovi nel campo sociale, altri innovativi per l'immagine del Paese, cioè si scopre per la prima volta che l'Italia ha immensi tesori di archeologia, città piene di storia, che ha stupendi paesaggi come le marine, le dolomiti, i grandi laghi e che abbiamo quindi un potenziale turistico per l'estero incalcolabile; lo stesso italiano ha iniziato a desiderare di scoprire l'Italia, anche perchè ha in questi anni una nuova concezione del tempo libero; infine finalmente rinascono anche le attività sportive giovanili che dai tempi di Teodosio in Italia non si erano più praticate.
Negli oratori, non molti anni prima, Don Bosco aveva condannato perfino il gioco del calcio come sport, ritenendolo un gioco violento e incontenibile. Quindi affatto educativo.

Ma é nel programma istruzione che si registra un balzo notevole con delle strutture scolastiche che andranno ad accorciare notevolmente le distanze divenute abissali rispetto agli altri Paesi europei.
Fiore all'occhiello sarà la Città Universitaria di Roma.

Contemporaneamente con vari provvedimenti il governo sostiene l'imprenditoria privata offrendo una rigorosa disciplina nel lavoro. Questo permette una forte riduzione dei salari ma nello stesso tempo assicura una stabilità e una garanzia del posto di lavoro. Con vari sgravi fiscali si riesce  ad assicurare anche una certa protezione doganale a molti prodotti locali, favorendo così le piccole imprese artigiane.

Per le medie industrie si studia un piano dove si facilitano i grandi accorpamenti, che faranno registrare nel corso di quest'anno 102 fusioni di 266 società, nel prossimo anno 1929, altrettante 102 fusioni con 245 società.

Gli incentivi per la grande industria sono le commesse dello Stato che va così ad iniziare grandi opere ferroviarie, trafori, strade, edilizia scolastica d'ogni livello, così come in quella sportiva e ricreativa, quest'ultima finora del tutto inesistente in Italia, e nemmeno mai concepita dai precedenti governi.
Inoltre si pensa anche a luoghi di aggregazione dei cittadini. Basti pensare che verranno create dagli architetti 5000 moderne strutture per le Case del Fascio in quasi tutti i popolati comuni d'Italia.

Moltissimi gli interventi nel settore delle strade. Per queste ultime, a maggio viene creata l'ANAS che opera in certi casi direttamente oppure concede appalti per la costruzione o la manutenzione di tutta la rete viaria nazionale.
Fra l'altro sono progettate e costruite numerose strade di grande interesse paesaggistico e quindi turistiche, come la costruzione della Gardesana ovest fino a Riva del Garda, o quella delle Dolomiti (I quattro Passi Sella, Pordoi, Falzarego, Gardena), quella del Lago di Carezza.

Una novità  queste ultime  nel nostro Paese, da molti non compresa prima e neppure ora, infatti,  alcuni ritennero che erano questi lavori  un vero e proprio spreco di denaro. Il turismo estero non era nemmeno concepito.
Riportando la rivista del  TCI le 61.000 presenze nell'arco dell'anno 1927, di turisti tedeschi in Italia, questa cifra sembrò una grande conquista. 61.000 !!!!
E addirittura 6000 tedeschi nel corso dell'anno visitarono Venezia! (oggi è la cifra di un ora!).

Iniziano ad entrare in Italia anche i grandi capitali americani, che vanno a finanziare industrie alimentari, chimiche, siderurgiche, meccaniche.

Con queste ultime partono anche le grandi commesse per la marina, l'aviazione e l'esercito, che però in Europa  suscitano impressione e apprensione. Non erano solo impressione per i fatti che abbiamo letto in precedenza, ma il 5 giugno Mussolini, dal Senato, ha fatto il punto sullo stato delle relazioni diplomatiche con tutte le più importanti nazioni, per poi andare a finire al problema della revisione dei trattati di pace della prima guerra mondiale, e ha accennato che quelli di Versailles "non sono né eterni ne' perfetti".
Anche sulla Società delle Nazioni, Mussolini assume una posizione scettica, non attribuendo all'organismo sovranazionale quelle "virtù mitologiche" che "taluni rispettabili idealisti" sono disposti a riconoscergli. ( In precedenza, il 28 ottobre 1923, nella piazza Belgioioso di Milano, aveva già affermato "L'aeropago ginevrino è una specie di premio di assicurazione della Nazioni arrivate contro le Nazioni proletarie".

Mentre più tardi, il 2 gennaio 1934 (Popolo d'Italia) affermerà "O la Società delle Nazioni si riforma o perisce"; e a Milano (nel periodo delle "sanzioni") in un discorso pronunciato il 1° novembre l'attacco è ancora più duro: "Noi non abbiamo dimenticato e non dimenticheremo che la Società delle Nazioni ha organizzato con metodi di una diligenza diabolica l'iniquo assedio contro il Popolo Italiano".

A Londra il 27 agosto viene firmato il Patto Briand- Kellog - vedi in originale > > per il bando della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. La nazioni firmatarie - che hanno inviato i rispettivi ministri degli esteri - sono quindici (nel corso degli anni diventeranno 62 e il Patto già a settembre di quest'anno sarà fatto proprio dalla Società delle Nazioni).
Mussolini non partecipa personalmente alla firma. Preferisce soffermarsi a studiare gli umori degli altri capi di Stato firmatari che non nascondono una certa inquietudine per il riarmo dell'Italia.

Mussolini meravigliandosi che all'estero facciano tanto baccano per così poco, li chiama tutti ipocriti: "Tutti si armano, soltanto l'Italia deve starsene con le mani in mano? Non mi sembra che solo in Italia ci siano aeroplani e all'estero aquiloni di carta; caserme in Italia e all'estero solo alberghi; navi da guerra in Italia e all'estero solo barchette da pesca".

Il Patto rimarrà largamente inapplicato e sarà costantemente disatteso dal momento che non prevede sanzioni per gli eventuali trasgressori. (uno di questi sarà proprio Mussolini - anche perchè le sanzioni inferte all'Italia nel '35-'36 si riveleranno un grande bluff, o meglio una presa in giro - Ne parleremo a suo tempo).

Iniziano i lavori di bonifica del territorio in varie regioni d'Italia: nel Veneto, in Friuli, in Lombardia, in Emilia, in Toscana, in Calabria, in Sicilia, in Sardegna sul Tirso. E soprattutto nell'Agro Pontino (dove esiste da millenni un infame, malsano paludoso e malarico terreno).
Prendono il via con una legge del 14 DICEMBRE di quest'anno grandiosi lavori che sembrano perfino impossibili.
E' la più stupefacente bonifica mai realizzata a memoria d'uomo in Italia: in un complesso di 4 milioni d'ettari ne sono restituiti all'agricoltura circa 1,6 milioni.

La chiesa e le prime cinque case di Littoria (oggi Latina)


Terreni su cui nascono ben presto nuovi paesi e nuove città. (Littoria, Sabaudia, Pontinia, con 3.400.000 metri lineari di canali e scoline scavati).

A parte il piano di risanamento (strettamente connesso con l'altro piano che va sotto il nome di "Battaglia del Grano") la bonifica integrale significa anche risanamento demografico ed impiego di lavoratori italiani su terre italiane. ("gli italiani non devono più emigrare all'estero" - ed in effetti fu l'inizio di una positiva tendenza (per la prima volta dall'Unità d'Italia); gli espatri equivalsero ai numerosi rimpatri).

Ma se Mussolini ha lanciato i progetti, non dimentichiamo la straordinaria bravura dei tecnici italiani, che nelle bonifiche o nelle costruzioni di strade, ponti, dighe e canali, per il loro creativo lavoro e l'alta professionalità tecnologica che dimostravano, erano invidiati e chiamati in tutto le contrade del mondo per realizzare importanti lavori.
Ma non solo tecnici, l'Italia possedeva anche artigiani in ogni settore, molto creativi, con i loro eccellenti prodotti, notevoli per qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia del disegno e nello stile.
Conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo ha fatto si, che i prodotti Italiani sempre di più abbiano nel tempo guadagnato valore e fama nelle diverse categorie di lavoro artigianale che poggiavano su una cultura di prodotto molto forte che veniva da lontano, da una storia artistica ed artigianale antica che aveva le sue radici nelle botteghe rinascimentali, dove dentro c'erano artigiani che cercavano di realizzare un prodotto perfetto per propria intima soddisfazione, per l’orgoglio del saper fare.
Non dimentichiamo che nove decimi dei modi con i quali il mondo moderno ha coscienza di se stesso, derivano dall'Italia. Lo stile italiano, il sistema di vita italiano suscitarono sempre grande fascino a tutti coloro che anche una sola volta si affacciarono e passeggiarono dentro le città della penisola italiana.

Fu proprio il fascismo in questo inizio anni '30 ad esaltare anche nei prodotti di consumo il "Made in Italy". I denigratori di Mussolini dicono che la sua azione mirava soprattutto ad esaltare il regime, a glorificare la nazione fascista, a strumentalizzare più che valorizzare il “made in Italy”, insomma a servirsene.
Può essere che sia stato anche così, ma intanto lo fece !

Ma lui c'entrava poco con la creatività e l'intelligenza nei vari settori. In ogni contrada italiana c'erano cervelli creativi, svegli, geniali, stupefacenti, ed erano nati quando Mussolini andava alle elementari.
Nel campo aereonautico (vedi Caproni), in quello della radio (Marconi), in quello delle moto e delle auto sarebbe lungo elencarli tutti. Tutti stupivano il mondo !!!
Ford in America moriva dalla rabbia quando il lunedì sui giornali di tutto il mondo c'erano i nomi su 5 colonne di Lancia, Nuvolari e molto spesso un certo Ferrari (che in questi anni aprì una sua scuderia dove metteva a punto delle Alfa Romeo, poi partecipava lui stesso alle corse e vinceva le competizioni internazionali).

"Io spendo milioni per farmi pubblicità e questo qui tutti i lunedì ce l'ha gratis. Ma chi è questo Ferrari?" . E la rabbia saliva ancora di più quando gli rispondevano "che era un modesto meccanico di Modena".

Oggi - anni 2000 - non è più così, molti imprenditori sfruttano solo il valore del Made in Italy, ci vivono di rendita. Fanno produrre all'estero e ci mettono l'etichetta. Loro sostengono che però nei prodotti ci mettono le idee.
Ma penso che non ci vuole una grande sforzo cerebrale e idee geniali per far confezionare all'estero delle magliette con su scritto "Ferrari".
Oggi perfino l'artigianato si è prostituito. In un famoso congresso di artigiani in Veneto per discutere le problematiche produttive in tempo di crisi; agli intervenuti sono stati distribuiti dei cadò, che.... erano stati prodotti in Cina. Il problema produttivo l'hanno risolto così. Gli operai in italia anche nell'artigianato non servono più.

SUL PIANO SOCIALE il 29 MARZO sono istituiti gli Uffici di Collocamento che hanno il compito di iscrivere nelle liste ufficiali i lavoratori disoccupati; l'imprenditore cui necessita manodopera utilizza la "chiamata" . La legge esclude ogni altro tipo di approccio fra datori di lavoro e operai e questo per evitare patti poco ortodossi o lavoro nero, poco retribuito, senza alcune garanzie e privi di contributi previdenziali a favore del lavoratore.
L'organizzazione è amministrata da commissioni miste di lavoratori e imprenditori, presiedute da rappresentanti del PNF, e questi posti alle dirette dipendenze del ministero delle corporazioni.

Mussolini il 29 aprile, ricevendo a Roma una imponente massa di lavoratori scesi nella capitale (soprattutto operai giunti da Milano), rivolge a loro questo discorso:
" Operai milanesi !
Credo che sia la prima volta nella storia del mondo, e certamente la prima in quella d'Italia, che una massa cosí imponente di lavoratori si muove per incontrare un capo del Governo, il capo del Governo fascista, il capo di quel regime invincibile contro il quale invano si muove la turpe calunnia o la inacidita filosofia o la tecnica dei criminali.
Ciò che rende eloquente e suggestiva la vostra manifestazione è il carattere cristallino, documentabile della sua assoluta spontaneità.
Dopo quasi sei anni di regime io affermo, con piena coscienza, che nessun regime del mondo è andato incontro alle masse operaie con la fraternità piena e profonda del regime fascista. Abbiamo cercato di dare case decorose al popolo e quando si abusava della libertà ho promulgato la legge sugli affitti. Abbiamo, per i primi, stabilito per legge la giornata delle otto ore di lavoro, mentre Stati più ricchi e che hanno la vaga nomea di democratici ne discutono ancora. Abbiamo messo sullo stesso piano il capitale e il lavoro, e abbiamo creato la Magistratura del lavoro, che riconosce il diritto quando il dovere è stato compiuto. Né insisto su tutto quello che è stata la nostra attività per controllare, per contenere, per diminuire, là dove era possibile, i prezzi al minuto.
Se qualche piccolo sacrificio ve lo abbiamo richiesto, voi lo avete accolto con quella perfetta disciplina di cui dà prova il popolo italiano da cinque anni a questa parte. Ma, accogliendo queste rinunce, vi siete messi nella condizione migliore per ottenere dei miglioramenti quando le condizioni lo permetteranno.

Operai! Chi è testimonio immediato della mia fatica sa che non ho che una passione: quella di assicurarvi del lavoro, di aumentare il vostro benessere e di elevarvi moralmente e spiritualmente.
Pieno di profondo significato è questo vostro viaggio; siete i lavoratori della piú industriosa e della piú potente città d'Italia, che vengono in pellegrinaggio devoto alla capitale. Ciò serve per conoscerci meglio, ciò serve per conoscere quale è stata l'ineguagliabile storia del popolo italiano. Sono sicuro che, dopo aver pellegrinato per le strade di Roma, voi, ritornando a Milano, sentirete con maggiore orgoglio il privilegio di essere italiani.
Quando riprenderete la vostra quotidiana e feconda fatica, dite ai vostri compagni di banco, di officina e di casa che contro il fascismo non c'è nulla da fare, perché esso rappresenta un progresso nella storia della civiltà umana, tanto è vero che tutti i vecchi partiti, tutte le vecchie ideologie, nessuna esclusa, sono contro di noi. Noi, la rivoluzione; essi, la controrivoluzione.
Operai milanesi! Vi rinnovo l'attestazione della mia simpatia, che è rude, ma sincera.

(Discorso poi riportato da "Il Popolo d'Italia, il 1° maggio 1928)

Pochi giorni dopo, il 7 maggio si svolge il congresso dei sindacati fascisti. Mussolini nel suo discorso torna a parlare del Sindacalismo Fascista:

« Per capire esattamente che cosa sia oggi il sindacalismo fascista, bisogna riportarsi a quella che fu l'Italia negli anni immediati del dopoguerra. Le memorie sono labili, ma coloro che si sono assunti la grave responsabilità di guidare un popolo, hanno l'obbligo di avere una memoria fredda e tenace. Possono perdonare, ma non debbono dimenticare.
« Ora l'Italia del dopoguerra, l'Italia sindacale del dopoguerra, poiché vogliamo oggi limitare la nostra considerazione a un solo aspetto della politica italiana di quel tempo, l'Italia sindacale del dopo guerra rappresentava il regno dell'utopia, dell'illusione e della confusione. Tutti quei partiti che abbiamo disperso irrevocabilmente, i partiti cosiddetti sovversivi, consideravano le masse operaie, quelle delle officine e dei campi, come una specie di armento elettorale, che di quando in quando doveva deporre una famosa carta nell'urna per dimostrare con questa solenne e ormai documentatissima menzogna costituzionale che il popolo è sovrano.

« Poi avemmo l'illusione, che chiamerò dell'Oriente, di credere che basti livellare il genere umano per renderlo felice.
« Questa è stolida follia. La natura è il regno della disuguaglianza. Si può nella società partire da un minimo denominatore comune, ma la natura, la forza delle cose, la vita stessa dei popoli, inducono a disuguaglianze necessarie. Come negli individui, nelle categorie sociali, così nelle Nazioni, vi sono popoli che salgono agli orizzonti, popoli che sono fermi, popoli che muoiono.
« Quando il Fascismo s'impadronì della Valle Padana e annientò tutte le organizzazioni antifasciste, cioè tutte le organizzazioni controrivoluzionarie (e la controrivoluzione antifascista va dall'anarchia al liberalismo), ci trovammo il problema sindacale sulle braccia. Migliaia di contadini, migliaia di braccianti vennero ad ingrossare le nostre file. I nostri avversari, i nostri nemici, ritenevano che costoro fossero dei prigionieri. Siamo così franchi nelle nostre cose, così schietti nelle nostre ammissioni che possiamo anche ammettere che un'aliquota di costoro non capissero bene dove andavano. Ma oggi tutto è passato, tutto è lontano finanche nelle memorie, oggi le masse rurali delle campagne italiane sono fermamente devote al Regime fascista, alla causa della Rivoluzione.

« Non solo, ma questa penetrazione, che per alcuni anni si era limitata solo alle masse rurali che si trovavano in particolari condizioni, oggi va attuandosi anche nel cosiddetto proletariato delle grandi città. Stiamo penetrando in ambienti e in fortilizi che parevano chiusi alle nostre conquiste: soprattutto stiamo penetrando nelle anime.

« ... Occorre ancora migliorare qualitativamente le nostre masse, far circolare la linfa vitalissima della nostra dottrina nell'organismo sindacale italiano. Quando tutte queste condizioni si siano realizzate noi passeremo, audacemente ma metodicamente, alla terza e ultima fase: la fase corporativa dello Stato italiano. Il secolo attuale vedrà una nuova economia. Come il secolo scorso ha visto l'economia capitalistica, il secolo attuale vedrà l'economia corporativa. Non vi è altro mezzo, o camerati, per superare la tragica antitesi di capitale e lavoro, che è un caposaldo della dottrina marxista che noi abbiamo superato. Bisogna mettere sullo stesso piano capitale e lavoro, bisogna dare all'uno e all'altro uguali diritti e uguali doveri.

« ... Solo sul piano delle idee si conciliano gli interessi. Gli interessi non sono che un settore della vita, ma noi intendiamo abbracciare, comprendere, armonizzare tutta la vita del popolo italiano. Per questo vi dovete considerare in ogni momento della vostra giornata, in ogni attimo del vostro lavoro, davanti alle piccole come alle grandi cose, dei soldati della Rivoluzione, pronti a difenderla qui e fuori di qui, col vostro braccio, col vostro sangue, con la vostra vita. »

(Al Congresso dei sindacati fascisti, 7 maggio 1928."S. e D.", vol. VI, pagg. 161-163, 165-166.)

Nel discorso della "Riforma della Costituzione", Mussolini, ritorna a parlare del sindacato:

« Il riconoscimento del sindacato, organo di diritto pubblico. Qui è la grande novità legislativa della Rivoluzione fascista; qui è la sua originalità. Che cosa significa il sindacato organo di diritto pubblico? Significa che il sindacato non è più fuori dello Stato né contro lo Stato, ma è nello Stato, riconosciuto dallo Stato, e come tale ha il diritto di rappresentare tutte le categorie e di imporre a tutte le categorie un contributo sindacale obbligatorio. »
(Per la riforma della Costituzione, 12 maggio 1928. "S. E D.", vol. VI, pag. 168.)

Dopo aver parlato agli operai, ai sindacalisti, è il turno degli industriali. Mussolini, interviene il 22 giugno al Primo Congresso (Adunata) della Confederazione generale fascista dell'Industria Italiana.
(da segnalare le righe dove Mussolini parla del "nuovo capitalista italiano".

"Camerati! Signori!
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Questa vostra adunata segna una data memorabile nella storia della giovane ma già forte industria italiana. Come il vostro presidente ha detto nella sua esauriente e fervida relazione, è questa la prima adunata di tutti gli industriali italiani.
Adunata, non congresso, nel senso tradizionale e forse un poco arcaico della parola, e quindi non avrà lo svolgimento dei congressi, con discussioni piú o meno oziose e ordini del giorno piú o meno indovinati. Adunata, secondo lo stile fascista, e cioè pochi discorsi, ma buoni, poche deliberazioni, ma precise, e sopra tutto lo spirito di solidale e consapevole disciplina nell'unità degli sforzi e degli obiettivi, per cui io reputo il valore di questa adunata molto importante dal punto di vista politico e morale.

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Ecco raccolti in Roma, nel sesto anno del regime, migliaia e migliaia di industriali, che vengono da tutte le regioni, che rappresentano tutta la gamma delle possibilità, che hanno dato piena adesione al regime: il mondo deve prenderne atto, poiché nel mondo non si è ancora veduto lo spettacolo di un'assemblea come questa. A darvi particolare rilievo, non è soltanto il numero e lo spirito, ma la presenza del segretario del Partito e quella degli organizzatori dei sindacati operai fascisti: il primo a ricordare che, senza il Partito e la profonda rivoluzione operata dalle camicie nere, non sarebbe stata possibile e nemmeno pensabile questa grandiosa assemblea; gli altri, a provare che la collaborazione è un fatto ormai entrato nel costume e che si appalesa dalla presenza o dall'assenza in determinate manifestazioni.

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Voi vi adunate a Roma, mentre può dirsi giunta al termine, e in un periodo di tempo che appare miracolosamente breve, l'ardua e faticosa opera compiuta dal regime per organizzare la società nazionale. Anche nelle altre nazioni esistono forze organizzate nel terreno politico e in quello economico: ma queste forze, salvo i sempre avvenuti e possibili e talora miserevoli compromessi sotterranei, sono fuori dello Stato e spesso contro lo Stato. Per la prima volta nella storia del mondo, non una piccola, ma una grande società nazionale di ben quarantadue milioni è organizzata nello Stato e dallo Stato. E, fenomeno piú singolare ancora, è che nessuno vuole rimanere estraneo a questa organizzazione.
L'italiano del 1928 vuole essere una unità di questo gigantesco inquadramento, poiché sente che egli sarebbe un ilota qualora ne fosse un escluso. Quale capovolgimento di posizioni mentali e politiche!

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Cosí, la posizione vostra, o industriali italiani, è definita sotto il suo triplice aspetto politico, professionale, morale, quale risulta dalla legislazione fascista, dalla legge del 3 aprile 1926 in poi. La vostra posizione professionale è fissata dalla Carta del lavoro, quando vi attribuisce senza equivoci la gestione e la responsabilità dell'azienda. Ma è sulla vostra posizione "morale" che mi piace di soffermarmi.
Voi siete oggi balzati all'avanguardia di una grande trasformazione, che viene effettuandosi nel tipo di economia capitalistica e che prelude, forse non solo in Italia, al nuovo tipo di economia corporativa. Ho l'orgoglio di avere previsto questo fatale andare nell'immediato dopoguerra.

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Il capitalista, cosí come ci fu dipinto dalle letterature presocialistiche, non esiste piú. Si è verificata una separazione tra capitale e gestione, tra industriale e capitalista. Il capitale, col sistema delle società anonime per azioni, si è dilatato, talora sino alla polverizzazione. I possessori del capitale di un'azienda, attraverso il possesso delle azioni, sono spesso innumerevoli. Mentre il capitale diventava anonimo ed il capitalista del pari, balzava al primo piano dell'economia il gestore dell'impresa, il capitano d'industria, il creatore della ricchezza. Lo stesso impiego della terminologia militare sta a provare che gli industriali possono essere definiti "i quadri», sul terreno produttivo, del grande esercito dei lavoratori. Da ciò discendono conseguenze che vedremo tra poco.

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La produzione della ricchezza passa quindi dal piano dei fini individuali a quello dei fini nazionali. Da questa nostra nuova posizione politicomorale scaturiscono dei nuovi doveri, delle vere necessità. La collaborazione, piú ancora che dalle leggi o dagli istituti o dalla volontà, è imposta dalle cose, cioè dalla fase attuale dell'economia. Questa collaborazione deve essere interpretata ed attuata nel suo piú vasto significato: gli operai, come le truppe, sono gli elementi indispensabili per la battaglia, e la vittoria è anche il risultato dei rapporti che si stabiliscono tra ufficiali e soldati. La collaborazione deve essere aperta, leale, senza riserve o ripieghi. Ancora e sempre il fatto e l'esempio valgono piú delle verbali propagande.

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Cosí, nel sistema fascista, gli operai non sono piú degli "sfruttati", secondo le viete terminologie, ma dei collaboratori dei produttori, il cui livello di vita deve essere elevato materialmente e moralmente, in relazione ai momenti ed alle possibilità.
Io affermo che, in tempo di crisi, è nell'interesse degli operai di accettare una decurtazione di salari; ma, a crisi superata, è nell'interesse degli industriali di riaumentare i salari, riequilibrando la situazione. Non è possibile, in Italia, per troppo ovvie ragioni, la politica fordista degli alti salari, ma non è nemmeno consigliabile la politica dei bassi salari, la quale, deprimendo i consumi di vaste masse, finisce per danneggiare l'industria stessa. Per debito di lealtà e di verità, aggiungo che gli industriali italiani, nella loro enorme maggioranza condividono queste idee, e lo dimostra l'ingente mole di contratti collettivi firmati, nei quali sono state consacrate le clausole della Carta del lavoro. Né passerò sotto silenzio l'atteggiamento d'aperta adesione che gli industriali hanno dato alle realizzazioni della legislazione sociale, anche le piú audaci, come l'assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, o gli atti di munificenza a favore dell'arte, della scienza o della pietà umana.
Questo dimostra che l'orizzonte degli industriali fascisti non si limita a quello dell'officina, sebbene abbraccia altri aspetti e altre manifestazioni della vita.

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Camerati! Signori! Sulla crisi e sul suo andamento vi ha parlato il vostro presidente. Crisi vi sono state e vi saranno sempre. È perfettamente comprensibile che, prima della guerra, le crisi economiche raramente avessero carattere di universalità; è perfettamente comprensibile che la guerra mondiale abbia determinato una crisi mondiale. Ma io credo che siano già in atto gli elementi risolutivi della crisi. Lo voglio brevemente accennare. Prima di tutto, la pace politica tra le nazioni. Dopo la guerra vi sono stati dei conflitti fra Stati, conflitti che, come quello russo-polacco o greco-turco, possono dirsi periferici. È da prevedere però che la pace non sarà turbata fra le grandi nazioni d'occidente, che sono quelle che dànno l'indirizzo alla civiltà del mondo. Dopo la pace politica, la pace sociale.

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Assistiamo all'eclissi della lotta di classe. Dopo l'ultimo sciopero dei minatori inglesi, le classi europee sono entrate in un periodo di stasi. D'altra parte, ben piú irreparabile che l'eclissi della lotta di classe, è l'eclissi del socialismo come dottrina e come pratica. Per uno di quei paradossi che sono abbastanza frequenti nella storia, la rivoluzione russa si è risolta nell'impreveduta e imprevedibile apoteosi del capitalismo, che è diventato capitalismo di Stato. Lo Stato socialista è, infatti, uno Stato capitalista all'ennesima potenza. Tutto il resto, dai salari, che sono pagati non secondo i bisogni, ma secondo la capacità, alla Borsa, dove si commerciano titoli e monete, tutto il resto è, dicevo, come nel vecchio mondo, illuminato dal vecchio sole del passato.

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Altro fondamentale elemento risolutore della crisi è il ritorno alla parità aurea delle monete europee. A tale proposito non posso che definire grottesca la voce che il Governo italiano penserebbe a "rivedere" in peggio la quota di stabilizzazione, in vista di quello che si prepara in Francia, e chiamo senz'altro criminosi i tentativi di svendita di lire a tale scopo.
Queste tentativi saranno nuovamente, duramente colpiti. Sulla quota della stabilizzazione legale si è già determinato un equilibrio che sarebbe catastrofica follia turbare. Il Governo non sarebbe degno di governare un'ora sola di piú se commettesse tale follia. Sia, dunque, chiaro per tutti, per quelli che eventualmente soffrissero di nostalgie segrete, per i gonzi e per i mistificatori. E sia pacifico soprattutto per voi, industriali, che avete collaborato a determinare il nuovo equilibrio, condizione necessaria per la vostra attività. Tra gli elementi risolutivi della crisi va ricordato il capitolo debiti, riparazioni, trasferimenti, che forse si avvia alla fine; la possibile ripresa dei grandi mercati russo, indiano, cinese; l'aumentato rendimento degli operai; la fatale e benefica strage delle imprese deficienti; e ultimo, ma importantissimo per quel che concerne l'Italia, un'annata agricola che si annuncia particolarmente felice.

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Per accelerare il processo risolutivo di questa crisi concorrerà, come è logico, l'azione del Governo. Questa azione vi è perfettamente nota, non soltanto attraverso la pratica di ogni giorno e l'opera attivissima del ministero delle Corporazioni, ma anche attraverso gli istituti creati, che vanno, ad esempio, dall'Istituto nazionale della esportazione all'Istituto di credito, al Consiglio nazionale delle ricerche. Tale azione continuerà sempre piú intensa ed organica, diretta, in primo luogo, a migliorare i servizi pubblici. C'è un punto oscuro: le strade. Ma saranno prese d'assalto, secondo un piano già da me approvato sino nei particolari, dall'ottobre prossimo in poi. (Creazione dell'ANAS - Ndr.)

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Salvo imprevedibili necessità, è mia intenzione di non aggravare la pressione fiscale, e mi considererei straordinariamente fortunato se mi fosse concesso di alleggerirla. Del resto, sarà sempre opportuno proclamare che il Governo fascista è quello che ha abolito il maggior numero di tasse ed imposte. L'elenco esatto è qui, a vostra disposizione. Il totale dell'alleggerimento tributario ascende a 1260 milioni. Naturalmente, Enti pubblici o privati che chiedono nuove spese, devono sapere che chiedono nuove tasse. L'opera del Governo si perfezionerà nella difesa del bilancio, che si chiude e si chiuderà con un avanzo e nel disinteresse per le imprese cronicamente malate: loglio nefasto, che non deve piú oltre contaminare il grano...

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Camerati! Signori! Schematicamente fissate, le vostre direttive di azione non possono essere che queste: collaborazione solidale, vorrei dire fascisticamente schietta e cordiale, coi tecnici e con gli operai, concentrazione delle energie all'interno, fronte unico in faccia al mondo, valorizzazione dell'artigianato, alleanza stretta con l'agricoltura, che è la base della economia italiana. Come i sindacati dei lavoratori, cosí anche i vostri sindacati devono sentire l'orgoglio di collaborare a questa radicale trasformazione della vita nazionale, per cui il popolo italiano sta compiendo, in perfetta disciplina e con sempre piú fiera consapevolezza, una di quelle grandi esperienze storiche che costituirono in ogni tempo l'alto privilegio riservato alle nazioni direttrici della civiltà umana".

(Agli Industriali, 22 giugno 1928. S. e D., vol, VI, pagg.231-232).

Il 14 GIUGNO si riconoscono esenzioni fiscali per le famiglie numerose. Mentre per l'assistenza all'infanzia, oltre all'ONMI, si vara un progetto di legge per l'Ente Opera Assistenziale, che provvede a creare e gestire colonie marine e montane permanenti per ospitare i bambini dei lavoratori.
Molte saranno quelle organizzate con autonome strutture dalle grandi inustrie del Nord, sulla costa Adriatica; in particolare nella fascia da Rimini a Bellaria sorgono le più imponenti; numerose anche quelle nella Riviera Ligure poente e levante.
Scaglionati a turni,  ad ogni bambino è assicurato un mese di soggiorno marino o per quelli che necessitano di clima montano  un soggiorno nelle località salubri attrezzate.
Nel frattempo si studiano le Assicurazioni obbligatorie (INPS) per tutte le categorie dei lavoratori. E quella sugli infortuni (INAIL) Andranno in vigore entrambe il 13 e il 18 MAGGIO del prossimo anno.

Il 13 DICEMBRE altro importante provvedimento nel campo previdenziale. E' la legge che indica i coefficienti e fissa gli emolumenti delle pensioni ai lavoratori messi a riposo, che gestisce l'apposito istituto INPS.

Per i giovani, il 15 APRILE e il 14 MAGGIO nonostante forti opposizioni da parte della Chiesa, l'OPERA NAZIONALE BALILLA converge ed estende le attività ginniche sportive e di educazione fisica, a tutta la gioventù scolastica.
Questa organizzazione paramilitare della scuola, valse a monopolizzare, fin dalle prime classi elementari, il processo di formazione educativa dei giovani secondo il principio del "credere, obbedire, combattere" , che tendeva a fare di ogni cittadino essenzialmente un "soldato", pronto a rispondere agli ordini e fedele esecutore delle direttive imposte dall'alto.
Ed era una massa giovanile, che veniva per la prima volta sottratta alle secolari giaculatorie religiose, e indirizzata verso il dinamismo, la corsa, la marcia, gli esercizi ginnici, il sole e l'aria aperta.
E quindi i preti erano arrabbiati perche' i giovani, invece di finire inginocchiati in parrocchia, preferivano marciare, fare sport,
divertirsi con i coetanei.

A presiedere le varie federazioni é il CONI, creato espressamente per coordinare le varie discipline a livello prima dilettantistico poi professionistico, con risultati subito palesi:  in pochi anni dai vivai escono atleti di livello mondiale.
Le associazioni cattoliche degli esploratori, quella dei Boys scout, sono soppresse, si lasciano in vita solo quelle tipicamente cattoliche di chiesa, ma solo in località con più di ventimila abitanti. Si vuole evitare l'egemonia del prete nei piccoli centri, com'era sempre avvenuto in passato.


Il 26 LUGLIO sempre nell'ambito scolastico il governo vieta qualsiasi altro testo nelle scuole di Stato;   d'ora in avanti diventa unico su tutto il territorio nazionale, in ogni scuola pubblica comprese quelle private gestite da religiosi o da monache.
Pure qui le opposizioni della Chiesa sono feroci, ma ormai ci si avvia al progetto di: "fascistizzare la scuola é il mio compito" ha dichiarato il ministro dell'istruzione PIETRO FEDELE "dovrò educare la gioventù italiana a vivere questo grande clima storico e a comprendere il fascismo".

Siamo nel 1928 e i ragazzi che hanno ora l'età scolare, nel 1940-45 saranno sui campi di battaglia; e sappiamo come é andata a finire dopo questa "educazione" impartita da padri. Allevati nella "religione" del Credere, Obbedire, Combattere, si troveranno di fronte al dramma, alla tremenda realtà, e fra l'altro a viverla senza alcun altro punto di riferimento.
Scriverà GIORGIO SOAVI: "quando arrivò la notizia del 25 luglio io non capivo e la notizia mi fece paura e mi dispiacque. Io ero nato con quel che Mussolini aveva creato, credevo d'essere proprio uno dei suoi giovani migliori e mi venne da piangere perché sentii un terremoto dentro di me".

CARLO MAZZANTINI in I Balilla andarono a Salò, ediz. Marsilio, 1995, aggiunge di suo:
"Io ebbi l'identica reazione: il pianto, la disperazione. La sensazione fisica del crollo dell'universo dentro il quale sei nato e oltre al quale non hai termini, punti di riferimento, immagini di ricambio. La morte del pianeta. La gente che allora ti circondava e stava con te, d'un tratto si é schierata su una sponda avversa che neppure sospettavi potesse esistere, ha capovolto la visione del mondo. Quarantacinque giorni dopo, il dolore e la vergogna più cocenti: l'armistizio, la resa senza condizioni, lo sfacelo, la fuga"). Italiani allo sbando, a darsi la caccia l'un l'altro, in montagna, nelle città, nelle campagne.

Ma ritorniamo a questi anni, o meglio al 1928.

Il 1° DICEMBRE è varata una legge detta dell'"urbanesimo". E' una disposizione che vieta l'emigrazione interna. Se non si ha casa in un'altra provincia e un posto di lavoro fisso nella stessa, confermato dal datore di lavoro, si é respinti al paese d'origine. Questo per evitare che gente senza un mestiere calasse nelle città a fare i randagi o i delinquenti; inoltre nello stato di bisogno si temeva che qualcuno senza scrupoli ne approfittasse sfruttandolo con il lavoro nero.

Questa legge sarà soppressa solo nel 1961, e assisteremo così all'emigrazione selvaggia verso il triangolo industriale, con tutte le gravi e note conseguenze urbanistiche economiche sociali e soprattutto demografiche che solo dopo l'anno 2000 verranno al pettine. 5.000.000 di giovani (in ogni caso in età lavoro) del Sud arrivarono nel Nord. Dopo il Duemila saranno dunque cinque milioni di anziani non nati nella Pianura Padana, che si assommeranno a quelli locali già con indici di bassa natalità, che trasformeranno il Nord Italia nel territorio con la più alta concentrazione di anziani di tutto il pianeta.
Questo non dovuto ad un destino, ma a delle scelte di non più dieci "Signori del Nord". Nemmeno i "barbari" di Teodorico modificarono così etnicamente la pianura padana.

Nel 2008-2009 collimando le prime estinzioni di questa generazione che stanno nascendo in questi mesi dell'anno 1928 e nei seguenti con la bassa natalità locale iniziata negli anni Ottanta, ci sarà il sorpasso della popolazione del Sud nei confronti del Nord. (Cioè il Sud, sarà più giovane, non avendo i 5 milioni che dal 1960 in avanti si sono trasferiti e accasati nel Nord - fra l'altro non procreando come nel Sud). Un evento mai accaduto in cinquemila anni nella storia del nostro territorio..
Cambiali in bianco firmate durante il "Miracolo Economico", che saranno poste all'incasso! (delle pensioni, della sanità, dell'assistenza) a partire dai primi anni Duemila.
Nei prossimi decenni e per tutto il secolo,  quella dell' "Urbanesimo", sarà una delle leggi fasciste abrogate più rimpiante.


Altro importante evento, che andrà a consolidare non più progressivamente ma repentinamente il regime è la riforma della rappresentanza politica, presentata alla Camera il 16 marzo.
La Camera, sulla base di questo disegno, sarà composta da 400 deputati. Al Gran consiglio è affidato il mandato di designare un elenco di 400 candidati, scelti sulla base delle segnalazioni provenienti dalle confederazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro e da altri enti e associazioni riconosciute, in modo da comporre una sola lista nazionale.
Su questa lista, gli elettori saranno chiamati a esprimere, con un SI o con un NO, la loro approvazione. Hanno diritto al voto i cittadini maggiori di ventun anni (o maggiori di diciotto anni, purché sposati con prole) in regola con il pagamento di una serie di contributi sindacali o fiscali. Durante il dibattito Giovanni Giolitti, a nome dello sparuto gruppo di deputati che ancora costituiscono l'opposizione liberale in aula, tiene il suo ultimo discorso parlamentare, indicando in questa legge la definitiva rottura operata dal regime nei confronti dello Statuto albertino.
La Camera approva la legge con 216 voti a favore e 15 contrari; il 12 maggio passerà anche al Senato con 161 voti a favore e 46 contrari. La promulgazione avverrà il 17 maggio.

Mentre il PLEBISCITO si svolgerà il 24 marzo del prossimo anno. Con un esito di pieno consenso al Fascismo, favorito dalla conclusione dei Patti Lateranensi (conciliazione Stato e Chiesa) avvenuta pochi giorni prima: l'11 febbraio. Il Fascismo dopo questa consultazione eleggerà la prima vera Camera del regime.

L'evento drammatico dell'anno si verifica il 12 aprile. Alla Fiera Campionaria di Milano (da poco costruita), Vittorio Emanuele III che stava recandosi ad inaugurarla, poco prima del passaggio del corteo regale, in piazza Giulio Cesare un ordigno causa venti morti e quaranta feriti. Il Re ne esce illeso, ma resta molto turbato per l'attentato.

vedi pagina ancora dedicata al 1928
Disastri - Attentato al RE!! – Perduto il dirigibile Italia!!
Terremoto in Carnia!! – Allarme a Tien Tsin !! - Eruzione dell’Etna !! > > >


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