ANNO 1930

I FATTI DELL'ANNO

Mussolini prende possesso a Roma, di Palazzo Venezia
Il balcone diventerà il suo "altare" per le "messe" (guerre)

6 FEBBRAIO - L'Italia pur firmando in questa data un trattato di amicizia con l'Austria, impegnandosi ad appoggiarne l'indipendenza di fronte a mire annessionistiche della Germania, in Alto Adige Mussolini  inizia una forte politica di italianizzazione che mira a sconvolgere l'identità etnico-culturale della regione.
(Lui non é il primo nella zona, lo aveva fatto prima l'Austria, e andando molto indietro nel tempo, la figlia del re Bavaro Garibaldo - la famosa Teodolinda - aveva sposato uno dei primi duchi Longobardi. I due unirono così tutta la val d'Adige e la Bavaria (Tirolo nord e sud)
e fecero (nella zona che oggi chiamiamo Alto Adige) piazza pulita di tutti i romani latini che poi si rifugiarono nella Val Gardena e nella Val Badia: gli attuali Ladini).

IL 23 LUGLIO dello scorso anno, una legge aveva imposto sul territorio altoatesino l'uso della sola lingua italiana. Manifesti, avvisi, cartelli, insegne dovevano essere tutti redatte in italiano. Tutti i nomi dei paesi furono sostituiti, alcuni furono italianizzati semplicemente ponendo alla fine una vocale (es. Meran- Merano) altri furono del tutto inventati con nessuna attinenza al nome tedesco, salvo quella soggettiva del gerarca funzionario responsabile (es. Wolkenstein divenne La Valle della Gardena, St. Ulrich si trasformò in Ortisei).
Si rinominarono anche tutte le cime delle montagne, dove Rosengarten (Giardino delle rose) diventò Il Catinaccio, perché l'estensore (grande filologo!) al suo sguardo gli sembrò quel gruppo somigliante a un banale grosso rozzo catino.

Questo fu il meno. Lo sconquasso fu nel far comprendere nelle valli le disposizioni, le leggi, e soprattutto far leggere il semplice manifesto che riportava le leggi e le disposizioni. Il 98% della popolazione non conosceva l'Italiano e i pochi gerarchi che si erano messi a studiare e conoscevano un po' di tedesco, non capivano nulla, perché il Sudtirolese parlato non é proprio per nulla un idioma tedesco, e non é nemmeno un dialetto, ma una vera e propria antica lingua, il tirol-bavarese. Quello parlato in alcune valli non lo capisce un tedesco della Germania. Per farlo si devono tra di loro scrivere. (ne sa qualcosa qui l'autore di queste note, perchè le ha abitate per circa 14 anni).

Per italianizzarlo, si esentarono dalle tasse i grandi industriali italiani per costruirvi a Bolzano enormi fabbriche; acciaierie, chimica, cellulosa, automezzi pesanti e altro; si costruirono grandi villaggi operai, si fecero arrivare soprattutto dal Veneto migliaia e migliaia di famiglie cui si offriva casa e lavoro, e si sconvolsero alcuni paesi vicini con tutta un'altra vocazione.

Questa avventura altoatesina non finiva qui. Il patto di Versailles diceva ben altre cose e non a favore dell'Italia. Con tutta l'avversione che Mussolini aveva per quel patto, riuscì a modificare il territorio, ma non il patto e la mentalità della popolazione sud-tirolese, che ha la forte tendenza al nazionalismo locale e una grande determinazione a voler conservare le proprie tradizioni etniche e culturali.
( Dopo il 1945, a guerra finita, le clausole di quel trattato erano, infatti, ancora sul tavolo della conferenza di Yalta. Nel 1946-47 De Gasperi ne discusse a Parigi. Ci fu il famoso patto De Gasperi-Gruber. Ma fu del tutto ignorato dai nuovi governi. Dal 1957 al 68 s'innestò poi il "terrorismo altoatesino" per rivendicarlo. Terminò la questione il 30 Novembre del 1969 con il pieno riconoscimento dell'autonomia alla Regione. Ma, forse, non é ancora finita qui, l'Alto Adige vuole l'indipendenza. La questione Versailles non é ancora finita).

Nessuna critica alla gente altoatesina, l'Italia deve solo cercare di capire.
La diversità nelle lingue non dividono una coscienza nazionale, come affermano alcuni, che esternano insofferenze e non conoscono le vere realtà; divide invece solo l'egoismo gretto. La Svizzera ad esempio è unita da tre etnie; di lingue
ne parla perfino tre, ma questo non impedisce di avere una fortissima coscienza nazionale, di avere ogni etnia le proprie tradizioni, e nello stesso tempo essere cosmopolita.

11 MAGGIO - Nel corso dell'anno sono segnalati lavori di fortificazione sui confini della Francia. In effetti i francesi stanno iniziando la famosa "linea Maginot". Mussolini subito tuona dopo pochi giorni l'11 maggio a Livorno. "Se qualcuno attentasse al nostro avvenire non sa a quale temperatura porterò il mio popolo. Una massa umana, vecchi, bambini, operai e contadini; un bolide contro chiunque e dovunque".

Detto fra le quinte disse anche "che il popolo avrebbe saputo affrontare i sacrifici perché non era ancora abituato a mangiare tre volte al giorno"

Vedremo ancora nel corso dei discorsi in varie manifestazioni, reclamare la revisione dei trattati, e insistere a voler far capire che le inquietudini sono forti in quei popoli che sono stati "umiliati e mortificati da inique e disumane spartizioni; ......da penalità che impediscono il risorgere della vita economica del proprio paese".
Indubbiamente la prima parte della frase non valeva per la popolazione dell'Alto Adige. Mussolini agiva anche lui allo stesso modo.

Come "resurrezione" della vita economica italiana non la pensano allo stesso modo gli industriali. Mussolini dopo il crollo della borsa americana, invita le grandi industrie a riscattare i debiti con l'estero offrendo la libertà dei cambi. Ma una volta aperta questa "porta" si registra in Italia una vergognosa fuga di capitali e di oro verso l'estero che va nuovamente a squilibrare l'intera economia. Già qualcuno teme una guerra, e chi possiede capitali liquidi non trova di meglio che portarli oltre frontiera in fretta e furia.

Il 22 MAGGIO Un discorso con gli stessi contenuti di quello di Livorno, Mussolini lo fa a Milano; accenna ancora alla revisione dei trattati di Versailles e a quelli fatti in seguito per sanare alcuni errori, ma che però non sono serviti a mutare lo stato delle cose; che iniziano a diventare critiche.

Il 2 AGOSTO Mussolini dopo una serie di contatti con il tanto odiato bolscevico paese della rivoluzione, invita Dino Grandi a firmare un accordo di cooperazione commerciale con la Russia che verrà poi siglato il 24 novembre.

Il 14 SETTEMBRE dalla Germania c'è un altro uomo scontento che sta salendo verso il vertice con le stesse idee di Mussolini. ADOLF HITLER . Ma ne faremo un resoconto a parte, sotto il profilo umano, alla fine dell'anno. I particolari sono necessari.

Il 27 OTTOBRE, Mussolini ripropone ad un Congresso di gerarchi le sue ostilità a certi Paesi, ed esprime "compiutamente la sua insofferenza" di partecipare al consesso della Società delle Nazioni per discutere di equilibri nazionali con "degli arroganti ladri".

Questi equilibri, secondo lui, erano stati già disattesi alla conferenza sia dell'Aia che si era tenuta il 20 gennaio (debiti di guerra) dove l'Italia si é rifiutata di partecipare; sia in quella di Londra del 22 APRILE, dove la Francia aveva ottenuto l'autorizzazione a riarmarsi fino a un certo tonnellaggio. Quantità che Mussolini ora pure lui reclama, o in alternativa vuole anche lui lo stesso contingente perchè l'Italia non è una nazione che è uscita perdente dalla guerra. Però come nelle altre due conferenze si é rifiutato di partecipare, e la sua assenza favorisce la Francia, che fra l'altro, fermamente si oppone alla richiesta del riarmamento dell'Italia.
Nel frattempo Usa e Inghilterra nella stessa conferenza fanno un accordo per i rispettivi contingenti delle loro flotte, ma non si accenna a nessuna limitazione. Non concedono però la stessa libertà a  un altro Paese, il Giappone che rimane deluso e irritato. La triade si sta quasi formando e nascono proprio quest'anno gli insanabili attriti.

 

ALTRI FATTI POLITICI
nazionali e internazionali

IL 6 APRILE,  finito lo status di dominion degli inglesi, l'India reclama la sua indipendenza. Gandhi inizia la protesta con la disobbedienza civile estraendo il sale dalle miniere di Dandi, monopolio degli inglesi che non vogliono rinunciare anche senza dominion ai lauti guadagni. Le autorità inglesi coloniali rispondono con migliaia di arresti fra cui lo stesso Gandhi.

IL 6 GENNAIO in Vietnam il condottiero rivoluzionario Ho Chi Min riesce a unificare i gruppi di comunisti e a fondare il Partito Comunista Indocinese.

Il 10 GENNAIO in Cina c'è un altro rivoluzionario bolscevico in attività, Mao Tse Tung, comunista ma in opposizione con il Partito che governa con un orientamento piuttosto riformista.

 

GLI OPPOSITORI AL FASCISMO

Il PCI che ha all'estero diversi dirigenti fuoriusciti dall'Italia, decide di intervenire con delle cellule sul territorio nazionale per ricomporre quell'unità politica operativa in una struttura capace di organizzare una lotta al fascismo. Si ritiene che con gli ultimi avvenimenti, come la crisi economica, il regime ormai sia finito.
CAMILLA RAVERA è incaricata assieme ad altri di dirigere il centro. Le opinioni di come agire sono pero in netto contrasto, e creano delle insanabili fratture, dove avvengono espulsioni anche a livello di dirigenti.
Non solo, ma arrivata in Italia la Ravera con altri suoi colleghi è arrestata su segnalazione di un altro dirigente comunista rifugiato all'estero, EROS VECCHI; che a sua volta sarà processato in Francia da altri suoi compagni comunisti e condannato a morte in contumacia per aver compiuto questo tradimento.

IL PSI non ha altrettanta coesione e fortuna come partito di opposizione, i militanti anche loro rifugiatisi all'estero dimostrano incomunicabilità. Il Psi tiene il suo congresso a Grenoble il 16 aprile. Si vorrebbe anche qui unificare gli sforzi, fra massimalisti e riformisti, creare delle strutture interne al Paese per la lotta al fascismo. Ma le correnti si spaccano, non solo in due, ma in tre, di cui una si sposta nelle file comuniste, mentre una approda ai socialisti di quell'Angelo Tasca che abbiamo letto sopra, espulso proprio dal PCI. Diventerà poi collaboratore di Pietro Nenni che sta dirigendo in clandestinità l'ex Avanti di Mussolini.

IL 20 LUGLIO si riuniscono poi ancora a Parigi, e formano e ratificano una unità, sia i massimalisti sia i riformisti. Come forma di lotta e come obiettivo hanno  qualcosa in comune. Ma sono idee utopistiche "Una democrazia dove il libero sviluppo del singolo sia condizione del libero sviluppo di tutti".
E per ottenere questo c'è " il diritto del proletariato contro la classe dominante, quello di fare l'insurrezione, la rivoluzione bolscevica".

Insomma si guarda sempre a Est, nessuno ha ancora preso coscienza cosa sta accadendo in Russia. Dove "il libero sviluppo di tutti" é una brutta favola, e "il libero sviluppo del singolo" una grande tragedia.

Su questi ultimi due punti Mussolini non aveva proprio sbagliato!! Lo sfacelo dell'economia russa era in piena attuazione, e durerà ancora 60 anni, fino alla caduta del Muro; che fra l'altro non risolverà  i problemi. Mussolini aveva pure aggiunto che la Russia "non stava salendo sul treno della storia". Ci siamo accorti poi che mancavano pure i treni, anche se lanciarono il primo Sputnik nello spazio.

Infatti la politica staliniana della collettivazione forzata, dopo le grandi promesse della rivoluzione, incontra serie difficoltà per la sua applicazione. STALIN ricorre a metodi terroristici; blocchi di strade nelle campagne per evitare che le derrate dei ribelli siano vendute nei mercati privati; distruzione di carichi con l'infamante accusa di speculatori cui seguono condanne esemplari "in nome del popolo" (ma spesso erano contadini che si vendevano qualche uovo di nascosto); incendio di campi e uccisioni di animali domestici e di fattorie. Terra bruciata a chi si oppone, e morte civile chi osa appena criticare.

Il tutto per indurre i contadini a entrare nelle cooperative agricole e lavorare "per lo Stato e per tutti". Chi si oppone a queste misure repressive, è subito emarginato o espulso dal partito o dalla stessa Russia (come BUCHARIN e TROTSKIJ).
Ma in seguito sapremo anche di migliaia di assassinati e milioni di deportati in Siberia che se al tempo dello Zar erano solo decine di migliaia sotto STALIN la Siberia come popolazione forzata diventerà pari a quella di Mosca, dove non è che si stava poi tanto meglio, molti erano all'oscuro della catastrofe; salivano sulle cataste di scritti di Marx, Lenin, Bucharin, e da quelle torri credevano di poter osservare il mondo e invece guardavano verso un'unica direzione e non certo verso il "sole dell'avvenire" a ovest, ma verso il grigio della tempesta, convinti che questa poteva prima o poi oscurare il "sole del presente" in quella terra dove invece si sta ballando il charleston, nonostante la depressione iniziata nel '29.

DEPRESSIONE E ASSISTENZIALISMO AMERICANO

In America la depressione sta falciando l'economia intera degli Stati Uniti, che improvvisamente é carente e incapace di trovare una soluzione alla grave crisi. Ma ecco spuntare all'orizzonte un economista rivoluzionario. KEYNES, prima con il saggio A treatise on money avanza l'ipotesi dell'insufficienza degli investimenti come fattore di depressione; poi con General Theory money, la sua opera fondamentale, sostiene la necessità dell'intervento pubblico finalizzato alla piena occupazione e all'aumento della domanda.
E' nato l'assistenzialismo, che salva l'America dal disastro. Non può durare molto, al massimo dieci anni, questo Keynes lo sa benissimo; all'America "gli servirebbe" una guerra in Europa, per ripetere il "miracolo" 1918-1928.

La guerra in Europa anche questa volta si farà; e Keynes subito ribalta la situazione e fa il secondo "miracolo" economico americano grazie all'intransigenza su Hitler e Mussolini. (non sappiamo fino a qual punto motivata) . Ma questa intransigenza fu una vera manna.
Entreranno nella Seconda G.M. a tre anni dall'inizio; esattamente come nella Prima G.M.
E come era stata per la prima, fu anche per la seconda un grosso affare.
Ma ne riparleremo a suo tempo.

STORIA EUROPEA:

Le componenti della instabilità politica negli Stati Europei ci sono ora già tutte. Stati vinti debitori impossibilitati a pagare i debiti di guerra come la Germania, e Stati "vincitori" ma enormemente indebitati; come l'Italia che sollecitata a pagare si vede così vanificare tutti i discreti progressi ottenuti dall'economia e dal lavoro del singolo cittadino negli ultimi anni.

E purtroppo ce ne sarebbero stati altri di anni così. Con una situazione debitoria fino al 1988 (!!!!) non si andava molto lontano. Qualcosa, qualsiasi cosa bisognava farla, e se il caso, anche traumatica.
L'Italia di certo non poteva per altri 58 anni lavorare e nello stesso tempo fare la fame. Uno spazio vitale bisognava cercarselo in qualche posto.

Gli USA dopo il grande disastro che ha colpito nel cuore l'intera economia, vedono nei crediti di guerra le loro uniche risorse, e premono, battono cassa, non gli importa proprio nulla delle difficoltà di alcuni Paesi! Furono lapidari: "hanno ricevuto? e allora che paghino!!"

Dalla grande depressione iniziata in questi anni '29-'30, nell'anno 1939, pur con il New Deal (il metodo keynesiano che statalizzava il Paese fino allora più liberale del mondo), pur con la svalutazione del dollaro (sospensione del gold standard), pur con l'interventismo statale per assorbire i milioni di disoccupati, nel 1939 più di dieci milioni di americani erano ancora senza lavoro. Il New Deal non si stava dimostrando una miracolosa soluzione.

Sarà dunque solo la guerra del '41 con l'appello di Roosevelt ("diamo all'Europa tutto, qualsiasi cosa a credito! Noi vinceremo, e poi loro pagheranno per i prossimi cento anni" ) a rilanciare l'economia americana, com'era del resto accaduto 15 anni prima, col primo intervento fuori dal loro "territorio", non riconoscendo che nel fare la Costituzione avevano giurato (dottrina di Monroe) che non si sarebbero mai mossi, non avrebbero mai interferito sulle questioni europee, come gli europei non dovevano interferire nelle loro.
Si giustificarono dicendo che si sentivano investiti da una grande missione: di sentirsi i difensori di tutte le democrazie del mondo. (non di certo però del vicino Messico che da anni e anni la chiedeva).

OPPOSIZIONE IN ITALIA - E' solo apparente e ambigua quella dei Popolari al regime; DE GASPERI si è rifugiato in Vaticano, opposizione certo non la fa, contatti con l'esterno nemmeno, lui fa in sordina solo il bibliotecario.
Ma nello stesso tempo il Papa col Segretario di Stato PACELLI, ricevono in udienza solenne TURATI, il segretario del PNF. Il consenso per il fascismo è sempre più plateale e solenne nelle numerose cerimonie del regime. Persino pacchiane, che si potevano benissimo evitare senza compromettere nulla. Quindi era un consenso che andava spesso oltre le sollecitazioni.
(Ambiguità che poi riemergeranno in una dialettica molto accesa nel dopoguerra, prima con l'accordo di Parigi, poi con l'entrata nella Nato. E sarà soprattutto TOGLIATTI che in accesi dibattiti sulle piazze d'Italia rivolgerà ai democristiani queste accuse di connivenza col regime, in una contrapposizione molte spesso drammatica).

 

HITLER

GERMANIA - Avevamo lasciato HITLER nel 1922, a ripercorrere le stesse tappe, le stesse vicissitudini di Mussolini, e quasi con lo stesso copione;  lo ritroviamo ora, quest'anno a vivere le stesse giornate di Mussolini nel 1922. Presentatosi come partito nazista nel '28 ottenendo già 1 milione di voti, alle elezioni di quest'anno prende 6.500.000 di consensi, e conquista 107 deputati. E' iniziata una scalata inarrestabile, che raggiungerà l'apice nel '33.

Le motivazioni di questo successo hanno una ragione in più di quelle di Mussolini che aveva cavalcato il malcontento del dopoguerra pur essendo una nazione vincente.
Hitler fa invece parte di una nazione smembrata e completamente messa in ginocchio dai vincitori che conta ora 6.000.000 di disoccupati! Chi è occupato non è che sta meglio, si dibatte in paghe da fame dentro una economia che ormai è in grado di garantire solo la sussistenza. Una crisi che tocca tutti i ceti sociali, che sta mettendo nell'inquietudine anche coloro che sono riusciti a vivacchiare, nonostante tutto, per alcuni anni nel disagio generale materiale e morale.
La produzione è ferma, i consumi crollano, lo spettro della disoccupazione dell'intera Germania si va materializzando. Compreso lo spettro del fallimento delle banche che ormai è nell'aria, il ritiro e la fuga di capitali (che valgono sempre meno) è impressionante, il collasso ha le ore contate.

Più che recessione è un disastro, che diventa ancora più catastrofico nel morale quando dopo dodici anni i tedeschi si vedono sollecitare i debiti di una guerra che nessun tedesco ha mai ammesso di avere persa.
Ma ne parleremo abbondantemente in altre pagine e altri anni più avanti.

UNA NOTA

D'ASCANIO (che costruirà anche la famosa "VESPA" nel 1946) all'aeroporto di Ciampino fa volare il 1° elicottero della storia. Presenta l'idea a Mussolini che si trincea in un "non ho soldi per questi progetti, e né ho tempo da perdere" (minimizza l'invenzione).
Stesse considerazioni furono fatte per il Geologo Ardito Desio, che in Libia, da alcuni anni stava facendo delle ricerche nel sottosuolo, Ma erano ricerche e perforazioni di pozzi per ricerca idrica e non per quella petrolifera. Ma nel farli
aveva individuato potenziali giacimenti di petrolio. Dai pozzi usciva infatti acqua mista a petrolio.
Desio lo aveva comunicato a Roma e aveva anche richiesto a Mussolini tramite Balbo (allora governatore della Libia) di farsi fornire dagli USA una sonda più grande per perforare a profondità maggiori e trovare così il petrolio. Mussolini preferì investire soldi ed energie nell'Africa Orientale e Desio si sentì rispondere " non ho soldi per tirar fuori un po' di acqua sporca di catrame in Libia".
Il suo interesse all'epoca era limitato al popolamento e all'occupazione di terre da coltivare nella famosa Abissinia, ma anche per il suo prestigio di fare il condottiero di una guerra che poi tutta Europa poi biasimò.

Ricordiamo che nella stesse zone dove Desio trovò i potenziali pozzi di petrolio è oggi una della zone più ricche di giacimenti di petrolio.
Ed è la stessa zona dove gli italiani rimasero senza rifornimenti di carburante nella battaglia di El-Alamein. (alla guida delle autobotti vuote mitragliate dagli inglesi, c'era il padre di chi sta scrivendo queste note. Non riuscì a portare i rifornimenti; si salvò dalla strage, ma poi randagi com'erano diventati tutti i soldati italiani, dovettero agli inglesi arrendersi in Tunisia. Lui e altri 120.000, fatti prigionieri. Lui mandato nei campi di concentramento in Rodhesia Sud Africa, fu rimandato in Italia nel 1946, da quelli che in Italia seguitavano dall'8 settembre '43 a chiamarli Alleati).

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