ANNO 1937
(d'ora in avanti ) ANNO XV dall'Avvento Era Fascista.
Abolito il Capodanno, Starace vuole che gli anni iniziano il 22 Ottobre.

IL SOGNO DEGLI ITALIANI

"1000 LIRE AL MESE"


Di moda la canzone "vorrei avere Mille lire il mese......
Il sogno di tutti gli italiani .......................


COSTO DELLA VITA IN QUESTO ANNO 1937

Pane al kg lire 1,60. - Riso 2 lire. - Farina lire 2, gialla per polenta 1 lira. -Patate 50 centesimi. - 25 Uova 1 lira (4 centesimi l'una) - Olio 6 lire - Vino comune 1,80 - Zucchero 6 lire - Fagioli secchi 3 lire, freschi 1 lira - Mele 1,50 lire. - Fichi secchi 2,5 lire. - Cavolfiore 1,80 lire - Cipolle 50 centesimi.- Cicoria 12 centesimi. Insalate varie 30 centesimi. - Caffé 3,5 lire etto - Pasta 3 lire al kg. 20 sigarette comuni 1,70 - Calze donna in seta organzino (simili a quelle di nylon che stanno per nascere proprio quest'anno) 18 lire normali, 29,75 lusso. Un abito comune uomo lire 235 - una camicia lire 40/75 - Un maglione 100/140 lire - Un cappotto donna comune 475 lire.- Una cucina economica lire 380 - Una vasca da bagno in lamiera porcellanata con quattro "zampe" 200/300 lire. Il primo elettrodomestico, un ferro da stiro elettrico costa lire 40-60 lire .
Infine un litro di benzina lire 6, pari a quattro chili di pane... dove già si comincia a fare le file per averlo.

 

Il commercio alimentare nei negozi é affidato normalmente a donne, con figli, madri, mariti, senza tanta istruzione, dove é frequente anche l'analfabetismo. Ma il grosso del commercio é fortemente in mano agli ambulanti. A Torino i 2000 negozi d'alimentari hanno come concorrenti circa 4.000 bancarelle. Il principale mercato popolare torinese è quello di Porta Palazzo. A Napoli le bancarelle di frutta, verdura e alimentari vari sono invece il triplo, circa 12.000. Non meno di numero quelle di Roma.

Ma oltre questi commerci fissi, dalle campagne, ogni mattino nelle grandi e medie città, arrivano reggimenti di figli e mogli di contadini con le  ceste piene d'ogni ben di Dio; verdure, uova, formaggi, polli, conigli e frutta. Molto spesso hanno un preciso punto di riferimento, una ristretta clientela fissa, la casa dell'impiegato, del "signore" Tizio o del "dottore" Caio, che... pagano bene.
Da notare che un bracciante agricolo guadagna circa 6 lire il giorno, circa 180 lire il mese. Un operaio 250 lire. Un impiegato od operaio specializzato oscilla sulle 350-420 lire il mese. 800 lire erano lo stipendio di un impiegato d'alto livello laureato, 1000 quello di un dirigente d'industria o di un ufficio statale. 3000 lire il mensile di un generale o di un autorevole Professore Accademico d'Italia.
Le numerose domestiche nelle famiglie "bene", erano quelle che guadagnavano meno di tutti. Fare la "serva" sgobbando nelle case dei signori 12/16 ore il giorno, rendevano poco più circa 70 lire il mese, ma circa una buona metà lavorava nelle case signorili per un nulla; era una "sistemazione" nella casa del "signore" di molte figlie di contadini, che ringraziavano pure se riuscivano a sistemare la figliola in città a "fare i mestieri" al dottore, all'avvocato, al professore. Il mestiere era duro, dall'alba al dopo cena facevano tutto loro, e se erano giovani e carine il padrone di casa o i figli gli facevano fare anche l'extra.

L'88% delle case italiane, non ha un gabinetto in casa, sulle riviste e sul Catalogo Rinascente si offrono ai giovani sposi "per ammodernare la casa" l'ultimo ritrovato": la Latrina da Camera:

"doppio secchio con coperchio a valvola che impedisce la fuoriuscita di cattivi odori dei liquami organici" Lire 35 semplice, lire 69 Lusso (nella foto quello di lusso),

Il 97% degli italiani nei paesi lava i suoi panni nei fiumi, nei torrenti o con l'acqua dei pozzi, mentre in una città tipo, di circa 50.00 abitanti, sono in funzione nelle rogge, (canalizzazione di acque dei fiumi) in media circa 35 lavatoi comunali da 10 posti. A Milano a Porta Vittoria sul canale e a Porta Ticinese ci sono 120 posti-lavatoio, dove in una giornata fanno di media la coda per il turno circa 1500/2000 lavandaie.

 

Sempre la Rinascente, offre sul suo catalogo le radio e i fonografi, che non sono per tutte le tasche -vedi i prezzi - .....

a un operaio gli occorrono 6 mesi di stipendio per poterla comprare. E sono rare anche nelle case dei "signori".
Tuttavia agli italiani è assicurato l'ascolto della parola del Duce, in ogni piazza anche del più piccolo comune, ci sono gli altoparlanti fatti istallare dal podestà locale. Soprattutto alla domenica, dopo il liturgico dovere di buoni cristiani, ci sono i consigli per i campi, quelli per la casa, e ovviamente la cronaca delle realizzazioni del fascismo.


Il 21 Aprile a Roma in un clima festaiolo da grande occasione, presente tutti i rappresentanti della cultura italiana, é inaugurato il grandioso complesso di CINECITTÀ.
Sull'alto pennone, giganteggia LUI, alla cinepresa.

D'ora in poi solo film italiani. Banditi quelli americani, assieme ai giornali  e riviste inglesi; epurazione di tutti i libri tradotti (devono prima passare al vaglio della censura), e rigida regolamentazione del "costume". Si introduce l'uniforme negli uffici, nelle scuole e nelle adunate. E' lo stesso STARACE a fare lo "stilista" mettendo la nuova divisa fascista e gli stivali a tutti gli italiani da 3 anni in su.

E' eliminato il Lei bisogna dare del Voi. E' proibita la stretta di mano: non é virile e non é igienica. E proprio per l'igiene si obbliga ogni ufficio pubblico e privato, e in ogni locale aperto al pubblico a dotarsi di sputacchiere in base a un coefficiente (di dipendenti o di avventori), per togliere quel brutto  vizio agli italiani di sputare per terra, sia fuori sia dentro i locali.

Per togliere un altrettanto indecoroso vizio (quello di orinare dentro i portoni oppure accostati al muro delle stradine laterali) conoscono un altro grande successo e ritornano nel loro splendore a far mostra di sè in vie e piazze, i manufatti che nella Roma imperiale avevano invaso la città, i Vespasiani.

L'ANNO 1937 inizia e non inizia. MUSSOLINI ha abolito la cerimonia del Capodanno, perché non aveva più senso da quando l'anno fascista cominciava dal giorno della marcia su Roma.
Starace redarguisce con le sue disposizioni coloro che "stupidamente continuano a considerare la fine dell'anno il 31 dicembre e non quello del 28 ottobre" .... " questa bieca tendenza é l'indice di una mentalità conservatrice, tipicamente borghese e quindi non fascista".

Da questo momento molte date sono indicate abbinate, ma i più zelanti la mettono solo con l'anno fascista in numeri "romani", e se Giulio Cesare aveva iniziato il suo calendario "giuliano" circa duemila anni prima, Mussolini iniziava ora il suo.
L'accostamento con il grande imperatore non era casuale, "sui colli fatali era rinato l'impero millenario". Anzi Ojetti su Corriere della Sera, precisava "Esattamente duemila e duecento anni dalla prima guerra punica: 264 avanti Cristo" Il suggerimento del resto veniva dall'autorevole rettore dell'università di Roma, De Francischi.

In effetti il clima dopo i tre impetuosi e ridondanti  discorsi dal balcone di Palazzo Venezia dello scorso anno, con la conquista dell'Impero, le sanzioni, i progetti faraonici, e lo scampato pericolo di essere trascinati in un grande conflitto (Francia e Inghilterra dopo, quasi avallarono l'invasione e la conquista) aveva portato gli italiani a una felicità senza eguali, tutti erano orgogliosi, superbi come non lo erano mai stati dai tempi di Adriano, Traiano, Diocleziano.


L'Italia era del resto in questo momento tutta un cantiere, sulle strade, sui fiumi, nelle città, nelle ferrovie, nelle campagne si lavorava alacremente; è il primo anno nella storia d'Italia che l'immigrazione registra un saldo positivo. Del resto, demagogia a parte, fino all'ultimo villaggio il gerarca del luogo voleva la sua casa del fascio, la sua Gil, il suo asilo, la sua scuola, il monumento, la palestra per giochi ginnici del sabato fascista, e naturalmente le scritte con gli slogan in ogni grande parete libera di ogni casa rurale. "L'aratro traccia il solco ma è la spada che lo difende" è uno dei tanti slogan murales.

Imitando proprio i grandi imperatori romani, Mussolini volle fare di Roma nuovamente la città splendente dell'impero, resuscitare i fasti, le parate, i grandi raduni sportivi giovanili neroniani.
Indi le trasformazioni urbanistiche, le bonifiche, le grandi costruzioni e i monumenti, che superarono perfino di numero, e anche come imponenza di quelli realizzate durante l'impero romano, e a quest'ultimi diede nuovo lustro "i monumenti millenari della nostra storia devono giganteggiare nelle necessaria solitudine".

Ci fu l'architettura e l'urbanistica razionale moderna di Sabaudia, ci fu in seguito l'architettura di Piacentini (l'EUR, la Città Universitaria, il Foro Mussolini ecc.), e quella detta "assiro babilo-milanese" (la stazione centrale di Milano ecc.).
In tutte le opere ci furono polemiche che sopravvivono ancora oggi; come la sistemazione dei Fori Imperiali e la creazione del "parco archeologico"; poi via della Conciliazione; la demolizione del Velio. Tutta la cultura italiana dell'epoca, archeologi, urbanisti, storici dell'arte, scrittori, giornalisti, plaudivano ed erano entusiasti di questa nuova romana monumentalità littoria.

Finito Mussolini rinnegarono quelle adulazioni e quei consensi e dissero che erano stati fatti solo degli scempi.
Eppure (pur fra mille errori) dobbiamo proprio a questi interventi voluti da Mussolini se vennero alla luce i Mercati Traianei, i Fori di Nerva, quello di Vespasiano e in particolare  quello di Giulio Cesare, che fino allora erano ricoperti da sterpi e ci pascolavano sopra solo le capre. Tutta la zona archeologica che ammiriamo oggi era un insieme di rovine ricoperte da erbacce.

Davanti alla statua di Cesare che veniva dagli scavi lentamente portata alla luce, Mussolini rimase in profondo raccoglimento, era il suo mito, e proprio Lui lo portava a risplendere di gloria dopo duemila anni, dopo che ottanta generazioni  non avevano mai prestato  attenzione all'archeologia, in un Paese che di questi tesori era pieno come in nessuna parte del mondo.
C'era l'Egitto, ma non era nulla in confronto a tutte le espressioni d'arte dal 700 a.C. in poi, espresse nel Mediterraneo prima in Grecia poi a Roma; e anche se non avevano i romani tanta creatività nell'arte, avevano però il gusto di raccogliere nelle loro campagne militari il meglio che era stato realizzato in dieci e più secoli. Oppure per crearle ex novo le opere d'arte, facevano arrivare a Roma i migliori artisti, poeti, filosofi, architetti, maestri.

Nonostante tante critiche di superficialità e dilettantismo nel fare questi scavi o gli sventramenti delle orribili case e le catapecchie che erano addossate attorno alla Colonna Traiana, dobbiamo proprio a uno dei più validi collaboratori di Mussolini, GIUSEPPE BOTTAI (ministro dell'Educazione Nazionale) la creazione (cosa che non esisteva affatto in Italia) dell'Istituto Centrale di Restauro, in difesa del patrimonio artistico e archeologico italiano, chiamando accanto a sé non gente stupida, ma i giovani nomi della nuova ondata culturale, che diventeranno tutti artisti celebri: Quasimodo, Gatto, Pratolini, Carrà, Ungaretti, Casorati, Manzù, Mafai, Guttuso, De Pisis, Cassinari, Sassu, Treccani, Vecchietti, Gadda, Pintor, Spini, Salvatorelli, Montale, Pavese, Zavattini, Biagi, Brancati, Montanelli, Buzzati, Bacchelli ecc, di cui alcuni (forse - ma questo lo dissero dopo) non  consenzienti al regime.

Basta rileggere i nomi, li ritroveremo tutti nel dopoguerra a dire che non erano fascisti, e che al fascismo loro non dovevano nulla.  Che è falso, perchè Bottai li seppe riunire spregiudicatamente nella libera discussione, quindi gli dovevano eccome qualcosa, fascisti o non fascisti! Se non lo erano c'era allora libertà, se lo erano allora hanno rinnegato chi li ha resi celebri e hanno abbondantemente mangiato nella greppia fascista.

Tutto questo fervore di Bottai a qualcuno del regime apparve persino ambiguo, subdolo, un "adescatore" di ribelli,  un fascista dissenziente; altri invece sostengono che il suo scopo era quello di non far fuggire all'estero il meglio degli intellettuali e degli artisti; e infatti ci riuscì, sempre  se vogliamo considerare "il meglio" i nomi citati sopra. (forse ce n'erano altri, ma forse più ribelli, che si nascosero, e ovviamente ebbero la carriera stroncata).

Purtroppo, pur con queste aperture mentali, e con una forte vocazione all'universalismo, non solo culturale e artistico, Bottai rimase poi nella storia come un personaggio offuscato da alcune colpe. Una contraddizione per gli storici; infatti, aderì con prontezza alla campagna antisemita; di quel genere messa in atto da Hitler in Germania.
Questa"macchia" di Bottai pur essendo  perfino uno dei promotori della destituzione di Mussolini il 25 luglio 1943, fece cancellare nella memoria degli italiani anche tutta la sua meritevole opera che non fu poca; a infierire contro di lui ci furono anche quelli che lui aveva reso celebri, che aveva lasciati liberi di esprimere la loro creatività, la loro arte e soprattutto le loro idee.

Nonostante molti difetti del regime, comunque, quando partivano i progetti, a parte le fotografie propagandistiche dove si vedeva Mussolini con il piccone, la vanga, il trattore, lo scalpello, la cazzuola o la falce in mano, Mussolini stesso seguiva di persona i lavori in ogni parte del Paese, e non accettava ritardi, sferzava le imprese, i progettisti, le maestranze;  con il suo dinamismo (perfino maniacale) detto "ciclonismo", era capace di volare in un giorno in quattro posti diversi in varie città d'Italia e alla sera poi essere presente a un concerto a Roma.

Punì severamente chi si approfittava, chi si arricchiva con le creste; e anche se molti suoi gerarchi (dandogli troppa fiducia o facendo finta di non vedere) rubavano a destra e a sinistra a sua insaputa, non ci risulta che lui si sia mai arricchito, e anche i suoi eredi, figli e nipoti, hanno tutti una modesta casa, né ci risulta che abbiano beni e capitali messi al sicuro all'estero, vivono tutti del proprio lavoro.
Non così coloro che appena caduto lui nella polvere, generali e nobili si riempirono le casse e le auto di oro gioielli e denari e scapparono.
(quella notte dell'8 settembre l'Autore che scrive, era presente, li vide tutti in faccia, 300, e con i loro averi ben stretti nella fuga. In prima fila Badoglio, quindi i Savoia, che però prima della fuga previdenti, tentarono di inviare in Svizzera bauli pieni di tesori, 41 vagoni, comprese le 108.000 monete: la più grande collezione del mondo di monete antiche che sia mai esistita. Di valore inestimabile, buona parte, quelle in oro soprattutto, se ne sono perse le tracce, o finirono dal rigattiere. Vedi il link in questo stesso sito > > > ).

Per non parlare di quelli che si buttarono subito come iene sulle grandi aree fabbricabili di Cinecittà o all'Eur, e che oggi sono diventati miliardari con quelle aree; erano le stesse che avevano tanto criticato e disprezzato, ma  caduto il fascismo le "acquistarono" (!?)  a 2 lire al metro e le vendettero a un milione dopo pochi anni. 

Terminiamo questo 1937 per quanto riguarda la vita della nazione, che per l'intero anno e anche nel prossimo 1938 é sotto la non poco "influenza" dei giornali che seguitano a osannare le imprese, i fatti, le parole e la politica di Mussolini.
Un tripudio collettivo tutti presi da una esaltazione ambientale. Anche se già si vede e si sente e serpeggia una certa inquietudine nel sapere "come" si é vinto in Africa, che cosa sta succedendo in Spagna, ma soprattutto inquietudine perché il fascismo ha conosciuto con a fianco Hitler per la prima volta, la sua prima sconfitta su un suolo europeo, in Spagna, a Guadalajara.

La penisola iberica non era l'Africa, e inoltre aveva, anche se non ufficialmente, messo in contrapposizione due blocchi europei in una disputa ideologica che, anche se si era inserita in una guerra civile interna, poteva una sua favilla far accendere le polveri di uno dei due schieramenti e quindi sfociare in una guerra di giganti.
Era ormai a tutti palese chi era che aiutava direttamente e indirettamente i franchisti e chi i governativi. Dai discorsi anche questi molto chiari, si vedeva chiaramente che la tensione saliva.
Le vecchie rivendicazioni trovavano il terreno fertile e la zizzania venne seminata proprio in quei territori (tra i tedeschi) dove la disputa, i rancori e la rabbia che covava  questo popolo era già diventata (mancava  un anno alla ricorrenza del 1918) quasi ventennale.

Palesi e con mille presagi, erano i sempre più migliorati rapporti di Mussolini con Hitler, ed era chiaro che queste "cordialità" avrebbero condotto a una ulteriore rottura sia con la Francia che con l'Inghilterra. Inoltre la frenesia di ogni industria europea nel fabbricare armi non faceva presagire nulla di buono. Si aspettava solo il "giorno fatale", l'uragano dopo la prima piccola "tempesta" spagnola (che finirà nel 1939 il 1° aprile)
Ci fu solo il tempo di tirare un sospiro di sollievo, ed ecco subito l'invasione della Polonia.

Infatti, scoppiata la guerra civile in Spagna, intervennero oltre che i fascisti di Mussolini (vedi la pagina dedicata alla Guerra di Spagna > anche i nazisti tedeschi che a GUERNICA con gli aerei fecero il primo bombardamento a tappeto della Storia su una città inerme,  su una popolazione civile (lo negarono, ma al processo di Norimberga nel '46 Goring ammise di aver bombardato la città) imitando gli italiani in Etiopia che li avevano fatti per primi, su villaggi fatti di paglia.
Non rimarrà un caso isolato, gli inglesi li imiteranno prestissimo nella stessa Germania su altrettante città di immenso valore artistico, alcune radendole al suolo, come Dresda, diventata un cumulo di macerie; poi verranno a loro volta superati dagli americani che in Giappone, di città letteralmente ne polverizzarono due,  liquefarono al "sole atomico" 288.000 abitanti con due sole bombe. Di alcuni abitanti ci rimase (e ci sono ancora) solo l'ombra sull'asfalto. Neanche l'Angelo sterminatore della Bibbia avrebbe osato tanto, neppure il più irato Dio. E poi si discute chi era pazzo e chi era saggio! Chi era il diavolo e chi era l'angelo.
Pensiamo un po' cosa diremmo oggi, se la bomba atomica l'avesse sganciata Hitler. (ma vedi anche una nota in fondo pagina al riguardo - sull'invenzione )

*** Nel clima di sopra, fra gioie (fasulle) e dolori (e vera era la sconfitta a Guadalajara del 18 Marzo) si rafforza quindi in Mussolini la convinzione di preparare una nazione compatta nel caso di un conflitto contro le potenze francesi e inglesi. In una confidenza chiese a Badoglio che possibilità c'erano in una eventuale attacco all'inghilterra.

Il 27 Ottobre (si era incontrato un mese prima con Hitler) da' l'avvio con grande propaganda alla formazione della Gioventù Italiana Littorio (GIL) che assorbe l'Opera Balilla e sono organizzate con un inquadramento del tipo militare tutte le varie associazioni, che raggiungono un totale di 8 milioni di iscritti. Il motto della GIL é tutto un programma CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE.

Qualcuno fece notare a Mussolini che un conto é possedere 8 milioni di iscritti, un altro é quello di poterne disporre come soldati. Fecero presente che occorrevano 8 milioni di fucili, che dotati di due soli caricatori ciascuno fanno 320 milioni di pallottole (3 milioni di chilogrammi di ottone). Poi occorrevano per vestirli 16 milioni di paia di scarpe, 16 milioni di uniformi, 16 milioni di coperte, 16 milioni di ogni piccola cosa, e per i trasporti almeno 500.000 automezzi e milioni e milioni di litri di benzina e nafta per poi muoverli.

Tempo che occorreva per fare tutto questo almeno 8 anni; inoltre era essenziale avere le materie prime (carbone, acciaio e leghe che non si possedevano) oltre naturalmente la cosa più importante:  i soldi per pagare tale produzione.
Era un conto matematico ineccepibile ed infatti nel 1940 quando decise di entrare in guerra, invece di 8 milioni di baionette, Mussolini non aveva nulla, lo chiese a Hitler, e le sue richieste furono perfino assurde, non tenendo conto della matematica. Fece una lista di mezzi e materiali che occorrevano 18.000 treni per trasportarli. Lo vedremo più avanti, nei particolari, alquanto paradossali). Comunque .....

....il 25-Settembre Il "caporale" MUSSOLINI incontra in un clima nibelungico a Monaco e a Berlino l'altro "caporale" HITLER.
Non si vedevano da Venezia, ma gli fu riservata un'accoglienza trionfale, straordinaria, inaspettata, che sorprese Mussolini; non credeva di essere così popolare in Germania.
Circa tre milioni di tedeschi al Campo di Maggio, sulla Wilhelmstrasse lo accolsero come un dio, al suono wagneriano della Cavalcata delle Walchirie, con il Furher ossequioso, pieno di riguardi, quasi commosso, che lo presentò alla folla come "uno di quegli uomini solitari che non sono semplicemente protagonisti della storia, ma che fanno essi stessi la storia".

Mussolini prese la parola " Kameraden ......" e i tedeschi impazzirono di gioia nel sentirlo parlare in tedesco, e continuò "non sono qui solo in qualità di capo di un Governo, ma in quanto capo di una rivoluzione nazionale per dare una prova di solidarietà aperta e netta alla rivoluzione nazista".
La Germania nazista gli riservò una ovazione e una apoteosi tale, che Mussolini, vedendo Hitler che si faceva piccolo, buono e premuroso, ebbe l'impressione di essere più popolare di Hitler stesso, di essere ancora lui al centro dell'universo politico europeo, il più amato, il più ascoltato.
Di essere veramente un  DUCE romano!


"L'amicizia italo-germanica é stata consacrata; é nel cuore delle nostre due nazioni, e vi rimarra
" , "abbiamo insieme 115 milioni di uomini, vinceremo!" Disse l'uomo che non aveva ancora capito che Hitler lo stava semplicemente "utilizzando", o meglio "usando".

Finisce dunque l'anno con le relazioni italo-tedesche intensificate; sono infatti in pieno reciproco idillio, e proprio queste fanno aumentare il livello di tensione agli inglesi e ai francesi (questo era lo scopo di Hitler) che cominciavano ad essere molto preoccupati, ma lo furono ancora di più quando.....

il 18 MARZO Mussolini in un discorso in Libia durante le esercitazioni navali sul confine egiziano, si erge a difesa degli interessi perfino del popolo musulmano in funzione anticolonialista francese e inglese. Lui aspira al controllo del Mediterraneo, mentre Hitler (Mussolini crede, ci crede, vuole ad ogni costo credere) a quello nord europeo.

A Tripoli, davanti una moltitudine araba convenuta per lo storico incontro, viene utilizzata una hollywodiana coreografia; l'"apparizione" di Mussolini su un cavallo bianco che spunta dalla cima di una duna del deserto seguito da duemilaseicento cavalieri, mentre lui snuda la fiammeggiante "spada dell'Islam" d'oro massiccio ricevuta dai capi arabi.

Toccò il vertice della popolarità. La sua apoteosi sembrava pari a quella di Alessandro Magno; ebbe la sensazione che anche lui stava compiendo una "missione"; la riunione di popoli di varie razze, colore, lingue e religione. Gli balenò anche a lui, forse, come al macedone, "l'unificazione mondiale".
Ma cos'era tutto questo? Era l'onnipotenza sulla Terra. Era l "Alessandrite", quella che ha contagiato un po' tutti i potenti della terra in 2300 anni.

In Egitto - si disse e si scrisse - Mussolini compiva il suo secondo "miracolo" religioso; i secolari "infedeli saraceni", alla Mecca, davanti alla Kaaba, (era l'assurdo degli assurdi) invocarono Allah di proteggerlo e da lui farsi proteggere; lui "cristiano" (anche se opportunista nei Patti Lateranensi) il "protettore dell'Islam!" !!!!.

Solo in seguito si seppe che quegli arabi erano degli arabo-spagnoli legati ad alcuni esponenti fascisti, "registi" della coreografia, e che avevano recitato la parte come in un film, anzi era un film, per i cinegiornali che servivano per fare propaganda.

Ma inutile dirlo, la sua popolarità cresceva, e come scrive De Felice, anche coloro che biasimavano Mussolini dovevano ammettere che era un uomo eccezionale, anche quando si comportava da demonio (compreso Roosevelt; "dittatore sì ma è un galantuomo") e se Hitler veniva considerato "un pazzo", anche a lui non gli si risparmiava di "essere uno spirito maligno di natura sovrumana" disse il decano di Winchester.
Ma non dimentichiamo che già un Papa, Pio XI, lo aveva già sovrumanizzato "É l'Uomo che ci ha mandato la Provvidenza", aveva affermato nel '29 ai Patti, il giorno 11 febbraio, giorno del miracolo di Fatima.
E che era "un miracolo della Madonna" aggiunsero altri.

Mussolini quindi aveva già soggiogato due religioni, la cristiana e la musulmana, gli mancava la terza, quella ebraica, quella meno numerosa.
Ma era la più potente perché era fortemente presente nell'economia di mezzo mondo, quindi compresa l'Italia.
Qui Mussolini commise un altro grande errore iniziando (scimmiottando Hitler che l'errore lo aveva commesso anche lui) a perseguitare i 47.252 ebrei della comunità israelitica in Italia, quelli che avevano in mano il capitale, infatti molti di essi guidavano i più importanti apparati finanziari, le banche, le industrie, ed inoltre (nessuna religione é unita come quella ebrea pur cosmopolita e apolide come era in questo periodo, senza uno Stato) erano collegati con tutto il mondo.
Fra pochi mesi sentiremo la mancanza di questa grandissima forza. Compresa... quella (riusltata poi risolutiva) scientifica che leggeremo qui sotto a fondo pagina e in seguito.

Era la  più grande "scoperta" del millennio: il "sole atomico".
Hitler aveva il segreto della bomba atomica in casa, ma non lo sapeva!

ALTRI FATTI DEL 1937

IL 19 Aprile, anche se devono ancora iniziare ed essere applicate alcune disposizioni razziste per "la difesa della Razza", in Africa, un decreto legge provvede già a fare una rigida separazione fra bianchi ed etiopi. Viene persino vietata la diffusione della canzone Faccetta Nera che parlava di "bellezze abissine".
Più che un atto di razzismo era questo un provvedimento di carattere sanitario. Molti soldati italiani in Abissinia prendendo alla lettera lo slogan avevano rotto i cordoni della decenza e anche della prudenza. Accompagnandosi senza freno alle numerose indigene si erano prese delle micidiali malattie veneree. Si cercò in quel modo di porre freno al dilagante flagello.

LA MORTE DI GRAMSCI

IL 27 Aprile muore a Roma ANTONIO GRAMSCI di tubercolosi. Messo in carcere fin dal 1926 si era ammalato in prigione fin dal 1933. Aggravatosi nei primi mesi di questo 1937, i primi di aprile era stato rimesso in libertà, ma ormai era a un passo dalla tomba.

Negli anni di prigionia si era dedicato a mettere per iscritto le complesse vicende storiche dell'Italia di questo periodo sui Quaderni del carcere. Li leggeremo solo alla fine del conflitto e ce lo farà apparire proprio come lui stesso si defini' "un combattente che non ha avuto fortuna nella lotta immediata".
(alla luce dei fatti del prima, durante e dopo il fascismo, visto che lui aveva grande ammirazione per la rivoluzione russa e per Lenin (fu suo ospite per quasi due anni - ma senza vedere il marcio) non fu certo un male se non riuscì a portare avanti la rivoluzione bolscevica in Italia.

ANTONIO GRAMSCI
Uomo di cultura e azione Gramsci é una delle personalità piu' importanti ma anche discusse della recente storia Italiana. Nato in Sardegna nel 1891, a 19 anni fu attratto dalla politica collaborando a un giornale del partito socialista al quale si era iscritto. Nei suoi scritti giovanili c'é la diffidenza e lo sdegnoso disprezzo per la retorica balzano le amplificazioni verbose, il sentimentalismo fatturato di cui amava ammantarsi la pseudoscienza dei "professori". Criticava la democrazia facilona e chiacchierona e quindi nutrì una certa diffidenza verso gli atteggiamenti concilianti del PSI dove collaborava TOGLIATTI, TERRACINI, TASCA scrivendo sul settimanale Ordine Nuovo. Ma (affascinato) avvicinatosi nel dopoguerra a Lenin, la convivenza con l'ambiente socialista italiano (di tendenza più riformista che rivoluzionaria) gli era diventata impossibile. Infatti con i suoi collaboratori a Livorno nel 1921 costituisce il PARTITO COMUNISTA ITALIANO.

Dopo il Delitto Matteotti Gramsci cercò di organizzare la protesta popolare con i suoi vecchi amici socialisti e altri gruppi che avevano dato vita all'Aventino (cioé l'abbandono del Parlamento). Lui e i suoi compagni vollero rimanere alla Camera e proporre alle forze politiche contrarie al fascismo, di erigersi in vero Parlamento del popolo italiano. Ma la proposta non venne neppure presa in considerazione. Fu quindi uno dei pochi a pronunciare discorsi contro la politica di Mussolini, e che proseguendoli, gli costò l'8 settembre 1926 prima il confino per cinque anni a Ustica, poi la condanna a 20 anni e quattro mesi.

Nei lunghi e penosi undici anni di detenzione cercò conforto nello studio e un serio ripensamento di tutta la storia e della cultura italiana. Queste riflessioni sono contenute nei già accennati Quaderni, (2848 pagine, in 32 quaderni). Su essi Gramsci cercò soprattutto di rivisitare tutta la storia italiana, interpretandola alla luce della nuova esperienza leninista, il cui punto centrale era dato dalla partecipazione attiva delle masse contadine agli avvenimenti politici.
Ambiva al Nuovo Stato sul modello Russo (!) con il partito nelle vesti di un "Nuovo Principe di Machiavelli" che consisteva in un apparato governativo per esercitare il dominio, la direzione politica e culturale delle masse, operando attraverso una varietà di istituzioni (scuole, sindacati) che dovevano investire la società civile, modificare dunque il nesso società civile-stato, ed estendere  la importante funzione degli intellettuali, che Gramsci vuole ai lati dello stato stesso, salvo poi introdurre distinzioni nel senso di una gerarchia tra attribuzioni propriamente direttive e attribuzioni esecutive. (Era quello che fece inizialmente Lenin, ma poi dovette ricorrere nuovamente ai vecchi zaristi se non voleva paralizzare lo stato - e qui sembra che Gramsci non voglia proprio vedere la realtà; mentre nel 1937 era già molto chiara per chi era attento).

Anche tutto il risorgimento veniva visto sotto questa angolazione, interpretato come una rivoluzione mancata perché tutti, anche i democratici del partito d'azione, non avevano capito che l'unica classe che avrebbe potuto avere una funzione rinnovatrice di rottura, era la classe dei contadini, e invece  preferirono appellarsi alle classi colte realizzando una rivoluzione borghese e uno stato sostanzialmente reazionario.
Insomma tutte le riflessioni di Gramsci partono dalla vittoria del fascismo in Italia e la nuova forma di stato a cui esso da luogo e il fallimento della rivoluzione in Europa con lo sfascio dei partiti socialdemocratici. Lui é purtroppo convinto che la vittoriosa esperienza bolscevica guidata da Lenin sia l'unica strada da seguire e auspica una trasformazione della società in senso comunistico, finora gruppo sociale subalterno, che deve costituirsi unificarsi e quindi diventare classe dirigente (!?)  e fondatore di un nuovo stato.

Non si era minimamente accorto invece Gramsci che la rivoluzione russa aveva partorito un apparato coercitivo e che il proletariato come gruppo sociale ritornava ad essere nuovamente "subalterno" dei nuovi "giacobini" con la loro organizzazione gerarchica che poi Stalin e C.   portarono a livelli estremi (e anche tragici) con il Comitato, sia in termini di sviluppo politico, sociale, culturale, e ancora più drammatico in quello economico.
Alla caduta del Muro, vedremo che al di la' di questo (effettivo muro) non era stato costruito Nulla in oltre mezzo secolo, o meglio era stato ripristinato l'assolutismo zarista. Con una aggravante che il fascismo durò 22 anni, e gli italiani se ne sbarazzarono subito appena cominciarono un po' a soffrire, mentre il bolscevismo (pur avendo milioni e milioni di morti) rimase invece, prima, durante e dopo la caduta del fascismo, una sciagurata (?!* ) dittatura che senza interruzione fece soffrire ( ?!* ) il paese per 73 anni 

(*) Ma questo è un lungo discorso. Lo affronteremo in seguito. Nella sterminata russia zarista, modificare la "società" russa non era facile. Nella minuscola Italia, dopo il Risorgimento, occorse quasi un secolo, per modificare la mentalità servile delle masse contadine italiane che fra l'altro possedevano pochissima terra; poca ma qualcosa possedevano.  Mentre nella Russia zarista,  cinque milioni di egoistici  proprietari di terreni, i kulaki, di terra ne possedevano il 90 per cento pur essendo solo il cinque per cento della popolazione. In Russia, nè un sovrano illuminato, nè una democrazia sarebbe riuscito nell'impresa di creare uno stato sociale;  solo un dittatore come Stalin. Che, nonostante la degenerazione, qualcosa modificò, anche se lo fece nel modo più brutale.

La lotta di classe proletaria in Russia,  mentre l'apparato e il vertice politico era diventato forte con i suoi comitati, era già al tempo di Gramsci, come aveva detto proprio Mussolini "ormai una favola, e il bolscevismo con il suo apparato una nuova tirannia delle mezzemaniche" , e su questo non si era proprio sbagliato. Stalin con i grandi processi a Mosca proprio in questo 1937 fece fuori tutti quegli uomini che ammirava  Gramsci, trasformando la dittatura del proletariato (in verità non solo analfabeta come quella italiana, ma subumana)  in dittatura del suo partito, facendo del terrore, dell'arbitrio poliziesco e del dispotismo i pilastri della sua assoluta dittatura personale. Gramsci morì in tempo per non vedere tutto questo. Forse avrebbe stracciato molti dei suoi quaderni. Sarebbe stato un male perchè comunque sono da leggere per approfondire lo storicismo storico, quello dialettico e soprattutto il suo "storicismo assoluto", una concezione gramsciana dell'agire politico, nel suo significato più ampio, di attività trasformatrice degli uomini.

Paolo Avanti fornendo un analisi conclude che nella " ...sintetica rivisitazione della vicenda e della cultura gramsciana si potrebbe dire, un po' provocatoriamente, che, pur tra qualche originalità, all'alba del Terzo Millennio gran parte dei giudizi e delle previsioni del pensatore sardo difficilmente possono fuggire a quella bocciatura della storia che ha già travolto tanti punti di riferimento del mondo comunista. Fermo restando il massimo rispetto per il Gramsci antifascista"

Non molta fortuna ebbero anche gli altri antifascisti nel corso di questo 1937. Compresi quelli rifugiati all'estero, come i fratelli ROSSELLI che furono assassinati in Francia il 9 giugno. Mentre pochi giorni dopo a Parigi, il 28 si svolgeva il congresso del PSI dove PIETRO NENNI finalmente confermava una unità d'azione con i comunisti, indicando l'obiettivo della costituzione di un "partito unico della classe operaia". Ma già a dicembre troviamo alcune divergenze tra le componenti comunista e repubblicana dove in quest'ultima  ALBERTO TRACHIANI  va a fondare la Jeune Italie, organizzazione antifascista di ispirazione repubblicana; lui pensa al "comunismo" mazziniano (come Rosselli) non a quello russo.

ALTIERO SPINELLI pure lui al confino, é l'unico invece a capire, dentro la sua sinistra, cosa sta accadendo in Russia con le epurazioni che sta facendo Stalin ai processi di Mosca, sbarazzandosi dei capi storici della rivoluzione. Spinelli vede in questi processi il sintomo di una grave crisi del comunismo internazionale e si inserisce negli accesi dibattiti che divampano all'interno dei partiti di sinistra, dove alcuni, molti, moltissimi, non vogliono vedere queste crude realtà. Infatti, lo stesso Spinelli per queste riflessioni e quindi critiche oggettive, viene espulso dal PCI con l'accusa di voler "minare l'ideologia bolscevica, e di essersi lui trasformato in un presuntuoso piccolo borghese".

L'azione quindi in funzione antifascista nell'anno in cui Mussolini sta raggiungendo il suo apice come popolarità in Italia e all'estero, non solo é blanda, ma porta a clamorosi fallimenti nel non essere capaci a costituire una linea comune.
Molti sono rientrati in Italia chiedendo il perdono (come Arturo Labriola, Sem Benelli, ecc) a Mussolini, mettendosi a sua disposizione, mentre gli altri, ormai pochi, non hanno una strategia comune, piani d'azione o alternative, ma solo divergenze ideologiche, quando invece i primi scricchiolii già si avvertono nel regime pur trovandosi il Paese a vivere la sua "ubriacatura imperiale", con una stagione d'oro,.... ma senza oro (questo lo avevano ormai donato).

Queste incrostazioni e molte ottusità degli antifascisti all'estero rimasero poi fino al 1943, quando rientrando in Italia dimostrarono fin dal primo giorno di essere fermi ancora al 1922, e di non avere una strategia comune nè un piano d'azione. I successivi e non previsti altri due anni di guerra acutizzarono ancora di più le divergenze. E queste nel dopoguerra causarono altre incomprensioni e altre fratture.
Senza questi forti contrasti, con un po' di moderazione, il Partito Popolare nel '48 avrebbe vinto. Persero una occasione.


UNA POTENZIALE
BOMBA ATOMICA TEDESCA

HANS BETHE spiega ai fisici di tutto il mondo (sarà poi Nobel nel 1967) in anticipo, teoricamente il processo della reazione e la FUSIONE NUCLEARE, con la conseguente emissione di energia a 20.000 milioni di gradi.
Era quello che aspettava il gruppo dei 7 di ENRICO FERMI; che ora, in Via Panisperma hanno la "chiave" per proseguire gli importanti studi sulla reazione nucleare controllata, che permettera' in seguito di fruttare l'energia atomica ma anche costruire la Bomba Atomica.
Se qualcuno si fosse accorto di cosa stava avvenendo dentro quel laboratorio, molte pagine della storia del mondo di questo periodo sarebbero state scritte in un modo diverso.

Ma mancano pochi mesi alle leggi razziali, e mentre Hitler con le sue leggi fa scappare EINSTEIN dalla Germania in America, Mussolini con le stesse leggi razziali preoccupano FERMI (ha la moglie ebrea) e dall'Italia si allontana rifugiandosi in America. Qui chi incontra per il futuro "progetto Manhattan" con EINSTEIN e LISE MEITNER un'altra scienziata ebrea fuggita dalla Germania!

La bomba atomica fu possibile e nacque da questo incontro. E quando il "sole atomico" metterà a tacere tutti i cannoni sul pianeta, Hitler e Mussolini erano morti da settanta giorni. Non seppero mai perchè avevano perso la guerra, che avrebbero potuto vincere.
A Berlino il prossimo anno (vedi) il 24 dicembre l'alsaziano OTTO HAHN i suoi risultati di come ha ottenuto la fissione nucleare li rivela
proprio a Lise Meitner che poi si rifugia negli Stati Uniti e li scodella a Fermi e a Einstein.

PROSEGUIAMO E ANDIAMO AI FATTI in ABISSINIA
una brutta cosa...
l'attentato e la strage di Graziani in Adis Abeba > >

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