ANNO 1968

CRONOLOGIA DELL'ANNO - (1a PARTE)
I MITI DEL '68



FU IL '68
Una "Primavera abbagliante",
poi....nuvole oscure, raggi "sinistri",
inquietanti, calarono su  scenari di violenza
e si posarono
su spettrali e oscure
ombre "rosse" e "nere",
lasciando un lago di sangue.

Universita'
La voce della contestazione...
in diretta..... dalla piazza....
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" Ragazzi...facciamo paura! Capite?
"loro" hanno paura di noi!!! ""

Compagni
LA CANZONE DEL '68

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Più avanti la voce di PASOLINI

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Una generale panoramica degli eventi
prima di arrivare alle pagine con tutti i fatti in cronologia.

'68 - FISCHIA IL VENTO

IL
'68! Un vento di filosofica follia si trasmette dalla costa californiana al mondo: sono i valori borghesi del secolo, le caparbie filosofie del bempensantismo, l'abbigliamento, la musica, la cultura tradizionale, la superbia e altezzosità da ufficio, a venire lacerati, dissacrati e travolti in un'ondata di provocatoria, ubriacante e irritante giovinezza.

Una follia che fece però venire a galla la fragilità della cultura collettiva e la grande insicurezza di molte ideologie schiacciate dagli eventi passati e recenti che avevano impedito di far maturare i popoli negli ultimi anni.

Erano quei giovani dei "folli" ma con lampi di intelligente genialità, pari ai lampi di stupidità dei "saggi", arroccati nell'immobilismo dentro le loro oscurantistiche torri d'avorio, o seduti a dottoreggiare, concionare e pontificare nelle aule, nel Parlamento, nelle sedi dei Partiti e perfino dentro le Curie.

Si è scritto che dopo il '68 il mondo non fu più quello di prima. E se non fu proprio molto diverso, certamente non era più uguale dopo la "primavera abbagliante" vissuta dai giovani di questa generazione. Non più uguale perche' si andò ben oltre la contestazione studentesca che viene sempre ricordata. E di crepe dentro il "sistema" ce ne furono molte, e alcune, ma forse tutte, furono epocali, di diritto entrate nelle pagine della storia recente e saranno sempre in evidenza in quella futura.
"Si inizia un giorno a esser rivoluzionario e non si finisce più di esserlo, perchè ogni giorno la conoscenza si arricchisce, le idee si chiariscono, lo spirito si rafforza e nessuno può dire che era più rivoluzionario ieri di oggi o che domani sarà meno rivoluzionario di oggi" scriveva Fidel Castro

Allen Ginsberg, poeta barbuto e ormai quasi vecchio dirà vivendo questo periodo "Noi siamo tutti dei personaggi transitori. Noi teniamo troppo del passato per essere avvenire. Ora ci eclisseremo per far posto alle genti a cui appartengono veramente l'avvenire e la nuova società".

E' dunque un anno detonatore per tutto il mondo. Quando, dove e come partì la scintilla della rivolta studentesca nessuno lo sa. (forse un giorno sapremo che fu una mutazione neuro-biologica, forse cosmica, una tempesta elettromagnetica fotonica solare, forse di neutrini stellare). Forse partì nelle università americane quando iniziarono a reclutare per mandare in Vietnam gli studenti con i voti scadenti (come se un voto basso affrancasse la morte in guerra. - Ma allora fu una guerra di stupidi? Per come poi finì, il dubbio è lecito).
Forse in Francia a Nanterre. Forse a Roma. Forse a Pechino. Forse ad Atene. A Praga. A Tokio. In Brasile oppure in Messico, dove lì, non si andò tanto per il sottile, l'esercito affrontò gli studenti con i bazooka provocando stragi con centinaia di morti nella grande Piazza delle Tre Culture (!). Il luogo scelto non poteva essere il migliore!

Il fenomeno fu planetario, espressioni di animosità, gli uni e gli altri non reciprocamente influenzati e ispirati, perche' contemporanei a diverse latitudini, dunque al di fuori di ogni razionalità e da ogni studio psicologico, sociologico e politico. Accadde nei Paesi democratici, in quelli fascisti, in quelli comunisti.

Quel che è certo è che ogni rivolta fu guidata da capi intellettualmente freschi e provocatori dentro un contesto generazionale costituito da seguaci agitatori altrettanto non stagionati . Per rimanere in Europa facciamo alcuni nomi, tutti poco più che ventenni:  DANIEL COHN BENDIT in Francia, RUDI DUTSCHE in Germania, MARIO CAPANNA in Italia. Una contestazione giovanile che si propagò contagiando il pianeta; tutta l'Europa   sembrò travolgere le vecchie strutture e i sistemi di pensiero acquisiti.

E' l'anno della "rottura" anche in Italia. Riformismi malaccorti, cedimenti a interessi corporativi e comportamenti anche irrazionali poggianti su un utopistico marxismo maoismo, andranno a determinare una generale atmosfera antindustriale e provocheranno notevoli mutazioni psicologiche nelle realtà sociali, di cui le principali erano spinte dalle mutate motivazioni scuola-lavoro. L'organizzazione scientifica del lavoro con il taylorismo (la catena di montaggio) stava crollando; la demotivazione fabbrica-cottimo non era stata prevista a tempi così brevi (*) e la grande industria conosce la sua crisi fra scioperi, sabotaggi, occupazioni, con mobilitazioni e forti contestazioni, dove è purtroppo carente una globale strategia sindacale, gracile e corporativistica, contestata alla base e quindi affannosamente essa stessa (come stanno facendo i propri iscritti) alla ricerca di una unità meno dipendente dai partiti: troppo legata a vecchie concezioni del tipo "operaio-proletario" dunque meno attenta all'evoluzione in atto del nuovo tipo, cioè il "lavoratore sociale".
(*) Ma Wiener (proprio lui padre della cybernetica) lo aveva già annunciato gia nel 1950 (Vedi, in "Scienza"). "Gli uomini non diventeranno mai formiche.... La condizione umana modellata su quella della formica è dovuta a una fondamentale ignoranza incomprensione sia della natura della formica che della natura dell'uomo". I tayloristi oltre che non conoscere l'uomo, non conoscevano nemmeno le formiche.

Sta cambiando l'Italia e il suo modello di sviluppo, quella che si appoggia ancora in buona parte su una massa (formica) proletaria analfabeta (i padri dei sessantottini) con la sua misera "scuola" di classe,  tagliata su misura dai ricchi, e difesa dai conservatori rimasti arroccati dentro le loro fortezze istituzionali,  non concedendo aperture e riforme nemmeno davanti alle proteste, che sono subito liquidate  dai serventi-media  "ragazzate", "studenti svogliati", " queste cose da giovani le abbiamo fatte anche noi, ma ora basta, andate a casa". (era Montanelli che scriveva così - pagò poi di persona con una sventagliata alle gambe).
Invece c'era ben altro. Comincia una sequenza di "tuoni" già a inizio anno, a Gennaio, che va sempre più diventando "tempesta":

il 15 sono gli studenti del S.Cuore
il 20 gennaio iniziarono i primi tafferugli
il 26 gennaio iniziarono le prime occupazioni
1l 13 febbraio iniziarono i primi insulti e schiaffi
il 23 febbraio iniziarono i primi espliciti striscioni
il 23 febbraio sera s'iniziarono a contare i primi feriti
il 24 febbraio iniziarono i primi fascisti a menar le mani
il 26 febbraio alcuni comunisti iniziarono ad ammirare Mao
il 29  febbraio  iniziarono  a  rompere  le vetrine  nelle  sfilate
il 10 marzo gli  estremisti  iniziano  a toccarsi  con le randellate
il 30 marzo alcuni gruppi iniziarono a chiamarsi  extraparlamentari
il  31  maggio  iniziarono a  parlare di  armi e di un  attacco allo Stato
l'8 giugno iniziarono a chiamarsi "nazimaoisti" alzando il libretto rosso.

E' insomma nato il SESSANTOTTO - Un singolare  "INVOLUCRO"

Chauteabriand scriveva "Tutto accade grazie alle idee; le idee producono i fatti, che servono loro soltanto d'involucro". E aggiungeva Nievo "dove tuona un fatto, siatene certi, lì ha lampeggiato un'idea".

E Arendt a proposito dei "tuoni" del '68: "E' stato fatto dipendere da tutti i tipi di fattori sociali e psicologici - da un'eccessiva permissività della loro educazione in America e da una reazione a un eccesso di autorità in Germania e in Giappone, da una mancanza di libertà nell'Europa orientale e da troppa libertà in Occidente......tutte cose che appaiono localmente abbastanza plausibili ma che sono chiaramente contraddette dal fatto che la rivolta degli studenti è un fenomeno mondiale. Un comune denominatore sociale del movimento sembra fuori discussione, ma è anche vero che psicologicamente questa generazione sembra dappertutto caratterizzata dal semplice coraggio, da una sorprendente volontà di agire e da una non meno sorprendente fiducia nella possibilità di cambiamento. Ma queste qualità non sono cause, e  se ci si domanda che cosa ha effettivamente provocato questa evoluzione del tutto inaspettata nelle Università di tutto il mondo, sembra assurdo ignorare il più ovvio e forse il più potente dei fattori, per il quale, per giunta, non esistono precedenti ne' analogie: il semplice fatto che il "progresso" tecnologico porta in molti casi direttamente al disastro, cioe' che le scienze, insegnate e apprese da questa generazione, sembrano non soltanto incapaci di modificare le disastrose conseguenze della propria tecnologia ma hanno anche raggiunto un livello tale di sviluppo per cui "non è rimasta neanche una maledetta cosa che uno possa fare e che non possa venire trasformata in guerra".) Arendt, Politica e menzogna, Milano, 1985)

E ancora: "L'idea non è affatto quella di impadronirsi del potere, ma di costruire spazi di libera espressione e comunicazione, che consentono di diventare soggetti di decisione e azione. Spazi fisici: strade e piazze ... ma anche altri luoghi in genere già pubblici, che vengono trasformati e adattati anche al privato: ma contemporaneamente spazi espressivi, nei mezzi di comunicazione di massa, attraverso parole e immagini; e naturalmente spazi politici all'interno dell'organizzazione e del sapere e subito dopo in punti nevralgici del sociale, come i rapporti tra le classi lavoratrici e gli strati intellettualizzati della società. (Passerini, Il 68 nella storia dei processi di comunicazione).

I partiti comunisti, le sinistre europee e mondiali, ma anche tutti gli altri partiti democratici, guardarono interdetti ma non ancora traumatizzati, la "violenza espressiva" del movimento studentesco che li aveva colti di sorpresa, con la guardia abbassata proprio mentre in ogni Paese, era in atto un convulso travaglio ideologico. E come l'occidente capitalista, anche l'oriente marxista entrò in una crisi di profonda riflessione.

Fortunatamente per i teorici dei vecchi equilibri, l'ondata rivoluzionaria in Italia, si spense in fretta col l'ultimo "botto" a fine anno, a mezzanotte, alla Bussola (a sparare ad altezza d'uomo un ufficiale di pubblica (!) sicurezza) e, al declinare dei fermenti di lotta, molti tirarono un sospiro di sollievo. Ma si erano sbagliati: si era appena all'inizio. Non si erano per nulla approfondite alcune realtà che erano invece state partorite mostruosamente (e antevedute da Pasolini) nel corso di questo intero anno: inizialmente nelle occupazioni delle Università, poi nelle mobilitazioni sul lavoro; e perfino (anche qui molta cecità) nel mondo religioso che vede la luce proprio a Firenze pochi giorni prima dall'ultimo "botto" studentesco a Marina di Pietrasanta.

Il potere gerarchico politico e religioso si ritrovò così - dopo questo '68, i bubboni dentro il "sistema" e corse ai ripari con altrettanta improvvisazione, sconsideratezza, metodi e tecniche "Reclutando uomini affidabili, creando una serie di poteri per l'emergenza, una rete paramilitare segreta parallela a quella ufficiale, ma ad essa superiore, che avrebbe assunto automaticamente ogni potere in caso di insurrezione" (come qualcuno già drammaticamente annunciava). 

Lo avevano fatto già nel 1948, e il fra virgolette è un'ammissione di Scelba riguardo a quel periodo "pre-Gladio". Infatti molti anni dopo si accerterà (giudice Mastelloni) che c'erano state già nel '48 deviazioni (!?). Dentro i Comitati Civici di Luigi Gedda? "Sì, forse, può darsi che alcune deviazioni sono da ascriversi probabilmente alla componente della Fuci, forse a livello locale per ordini di alcuni militanti" E' Gedda stesso a dirlo senza esporsi troppo (e non dice chi erano questi militanti)
Erano del resto oscure iniziative di carattere paramilitari dentro quella struttura voluta da Papa Pacelli (89 udienze concesse a Gedda) uomini pronti ad agire il 18 aprile 1948 nel caso di una vittoria della sinistra. Scelba infatti in una intervista a Federico Orlando aggiunse "Mantengo il riserbo. Ma posso solo dire che non avremmo ceduto il potere".
(E' interessante ricordare che il flemmatico Andreotti era stato pochi anni prima dal 1942 al 1945 presidente proprio della Fuci (quella che indica Gedda) poi subito a soli 25 anni delfino prediletto di De Gasperi, poi a 26 anni nel 1945 membro della Consulta e nel 1946-1948 della Costituente e..... ininterrottamente poi deputato in tutte le legislature fino al 1992. Cinquanta anni di potere. Quasi intoccabile. Una ragione ci doveva essere. Anche perchè grandi cose non le ha mai fatte! Dopo aver fatto quasi vent'anni di esperienza dentro il Parlamento quando mise su lui un governo nel '72  durò 8 giorni!).

Ma in questo fine '68, dove c'è una realtà molto diversa dal '48, c'è un anomalo traghettamento a sinistra della DC compiuto da Moro; c'è un forte dissenso cattolico dentro la Chiesa; e si stanno muovendo in un modo quasi a tutti incomprensibile i moti studenteschi;  le strutture anti insurrezionali diventano così molte (21 di numero), più sofisticate, clandestine come nel '48; anzi peggio, perchè non rispondono più ai potenti leader politici o al potere esecutivo ma sono gestite alcune di queste strutture da personaggi autonomi pur essendo loro stessi dentro le istituzioni; ma nonostante questo darsi da fare, tutti sono impreparati e incapaci, convinti di trovarsi davanti a moti di piazza del tipo 1948;  invece i gruppi autonomi prendono ora precisi ordini da "professori" , da "generali", da  "colonnelli", da "capitani" o ex capitani , e iniziano a operare  con l'autodecisione, in quella che si chiamerà poi "strategia della tensione". Del tutto assente o marginale apparve in seguito perfino la stessa destra storica, il MSI di ALMIRANTE pur sempre attivo a intervenire nella piazza, ma pregiudizialmente sempre compromesso ed esposto perche' agiva alla luce del sole affrontando frontalmente i "nemici" dell' "ordine": i comunisti! Attivismo classico, di piazza.

Gli altri invece agirono così autonomamente e all'insaputa della stessa destra storica e dalla DC  (anch'essa di fatto una specie di destra storica per le sue connivenze passate, e con ancora ai vertici delle istituzioni tantissimi vecchi funzionari del regime) che gli atti terroristici (dai politici subito etichettati "destabilizzanti" - Scelba poi ne era quasi sicuro) non crearono paradossalmente ciò che volevano ottenere: cioe' lo stato di emergenza e il potere in mano ai militari. Questi ultimi, pur fondamentalmente di destra, molti non avevano proprio più nulla della destra, si erano imborghesiti anche loro,  salvo qualche irriducibile nostalgico repubblichino. Erano così scollati anche i militari, che fecero tutti insieme un grande flop (Piano Solo; Piano Tora Tora, ecc.)  Colpi di Stato da operetta (vedremo fra poco più di un anno quello di Borghese; non certo con dietro una strategia Cia, ne' tantomeno lo era l'operazione, che si avvalse di... guardie forestali).

Ma lasciamo i meandri più o meno oscuri e andiamo direttamente sulla scena......delle "battaglie"

     

Roma, 1-2 marzo. "La battaglia di Valle Giulia"

il '68

Pasolini
la voce di P. P. Pasolini
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Ritorniamo sulla scena del "teatro" dove da una parte (nei palazzi) si sta recitando politicamente la ipocrita farsa sociale dei "Nuovi Tempi", mentre dall'altra seguita a vivere e a vegetare l'opulenza di pochi, con i privilegi dati solo ad alcuni, mentre l'emarginazione -più psicologica che materiale- si sta diffondendo. I politici fanno alcune riforme, ma sono tutte una serie di "bidoni". Quasi dalla stessa parte della barricata, in un altro "teatro" (all'esterno, cioè sui giornali) c'e' un'altra commedia intrisa di valori ipocriti  "recitata" da tutta l'informazione, quella in mano agli intellettuali (legati anche loro ai partiti storici e ai borghesi che possiedono le testate) che indicano le gesta di questa generazione in fermento nata dopo la guerra come delle "bravate", "pagliacciate".
"Sono ragazzate, rigurgiti di infantilismo" lo scrivera' perfino AMENDOLA (Comun. Ansa, 6 giugno, ore 19.05) , e tanti altri, che se andiamo a elencare li troviamo tutti "questi intellettuali" nella lunga lista dei "Littoriali della Cultura" di Bottai, dove avevano paradossalmente potuto fare "liberamente" -al soldo e  proprio dentro il fascismo- perfino dell'antifascismo.

Ora sono tornati tutti a scrivere sotto altri "padroni" e i commenti ironici sui giornali si sprecano e suonano tutti la stessa solfa: "Tornate e studiare e smettetela di giocare a fare la guerra". "Sono ragazzi che non hanno fatto i sacrifici, che non hanno sofferto, che non capiscono": dicono loro ma nello stesso tempo loro stessi non vogliono capire (e avrebbero proprio bisogno di prestare più attenzione per comprendere cio' che non capiscono) che questa generazione sta facendo una globale denuncia del sistema di istruzione (scuola di classe), metodi di produzione, di distribuzione e consumo dei beni, e sta facendo una denuncia non solo di carenze sociali ma anche carenze religiose (chiesa di classe).

Molto piu' attente alle aperture di Costume e ai fermenti (lo vedremo nelle righe dedicate a quest'altra realta') erano invece alcune pagine interne dei giornali, dove operava il cronista. La stampa nella sua prima pagina, con le grandi firme, non approfondiva i disagi, non voleva dispiacere il referente, con le sue analisi. Chi scrive in prima pagina sta sempre attento ai titoli e alle virgole, sa di essere letto dai politici; chi fa invece cronaca all'interno e' piu' libero perchè dai potenti e' poco seguito. Ma e' proprio il bravo giornalista di cronaca che ci da' lo specchio dei tempi, quelli di una societa' in evoluzione; anche con i fatti piu' banali riusciamo a ricostruire (e alle volte solo da quelli) un'epoca. Il giornale e' insostituibile proprio per questo! In quelli locali poi, c'e' il fatto, e il lettore vuole dal suo giornale "di provincia", i particolari, vuole i pettegolezzi, e questi coscienziosamente sono soddisfatti dal cronista; molte volte sono la vera cartina tornasole della societa'. C'e' nella cronaca il fatto, il costume, la vita quotidiana, la realta' vera. I censori dei libri antichi si lasciavano sfuggire i fatti banali che gli scrittori riportavano, e sono proprio quelli oggi, che ci dicono molto di piu' del testo storico  principale. Plinio ci descriveva la vita romana, ma le scarne scritte e i graffiti di Pompei ci dicono molto di piu' che non le sue dotte osservazioni.
Rileggendo oggi i giornali di ieri, si trovano enormi contraddizioni fra la prima pagina e l'interno; scorrendoli, quasi increduli ci si accerta subito se sono della stessa data.

I giornalisti della prima pagina, fecero qualche frettolosa inchiesta, sottovalutarono il fenomeno, lo ridussero a semplice goliardia e basta. I politici poi i resoconti o le inchieste serie neppure le leggevano (come quelle di RONCHEY, su La Stampa di Torino in questo periodo. L'unico attento!) o quelle di PASOLINI, che per i tanti pregiudizi nei suoi confronti, neppure prendevano in considerazione, pur avendo lui anteveduto cosa avrebbe lasciato dietro di se' la rivolta studentesca e tutto il '68.

(Pasolini però, parlando -nella "maledetta" poesia- dei poliziotti "povera gente", "figli di contadini, di pastori e di pescatori" dimentica: che in tutti i forti contrasti nella società, in tutte le "squadre" usate per reprimere le loro rivolte, ci sono sì dentro "poveracci",  "figli di minatori", "di contadini", di "operai". Ma dimentica che ciò che conta è la funzione politica non l'origine sociale di ogni singolo uomo che ne fa parte)

Enzo Bettiza addirittura é premonitore "Una destra che si scontra con la sinistra non fa che confermare il loro matrimonio di sangue nella violenza; ma puo' venire il momento, che sembra gia' prossimo, in cui le distinzioni cadranno e avremo un'orda di cosacchi uniti dal mito della distruzione senza nome e senza colore. Del resto contatti e travasi fra "nuova destra" e "nuova sinistra" esistono gia'".- Siamo nel '68, ma ha già scritto un articolo per molti anni dopo.

(Ma non era una novità:  L' Italia nel ventennio  non   fu immune  da certi "reciproci" travasi, e ce lo conferma un autorevole personaggio; e chi meglio di lui!!! 
. "Stalin davanti alla catastrofe del sistema di Lenin,   é diventato segretamente un fascista. Essendo lui un semibarbaro non usa ("come noi" - Ndr) l'olio di ricino, ma fa piazza pulita con i sistemi che usava  Gengis Kan. In un modo e nell'altro sta rendendo un commendevole servizio al fascismo". Lo scrive BENITO MUSSOLINI, sul Popolo d'Italia, il 5 marzo del 1938 !!!!

Quello che forse   non vogliono capire molti ingenui idealisti -di ogni ideologia-, é che tutti, anche i socialisti, i comunisti,  i proletari, possono dar vita a regimi dittatoriali fascisti, e questi a regimi dittatoriali comunisti;  tirannici, come i vecchi regimi, chiamati feudali,  monarchici, imperialistici,  cesaropapisti, papali, serenissimi, o come i nuovi....   chiamati liberalisti (ma dittatura  è, anche se economica, e che spesso ferma anche il progresso - se io voglio fare un altro tipo di carburante non posso, un gruppetto di petrolieri monopolisti fanno votare una legge in Parlamento proibitiva. Se voglio farmi in casa elettricità (eolica, fotovoltaica, idrica) non posso, i petrolieri mettono l'aut aut agli uomini di governo).

Ma dopo i fatti di Milano e dopo quelli di Valle Giulia a Roma, la nuova generazione in lotta (a ragione o torto) dimostra una vitalita' inconsueta, con fatti mai accaduti prima. Così la vecchia "mammona " ingessata, l'ala piu' conservatrice minacciata da questa strana battaglia, si sveglia, si inquieta e cerca di riprendere il sopravvento in tutti i modi.

Non verra' proprio travolta come auspicavano le giovane leve, ma non sara' certo piu' quella di prima. Un po' di paura e' serpeggiata nella grande borghesia, soprattutto quando inizia a vedere i propri figli sulle barricate. Non era mai accaduto nella storia, non c'erano precedenti e questo inquietava ancora di piu'. Mai accaduto che il figlio dell'industriale dicesse al padre "sfruttatore" e poi si alzasse alle cinque del mattino per fare i picchettaggi ai cancelli delle fabbriche o a distribuire i ciclostilati fatti nella notte; c'era perfino il figlio di un deputato DC a fare il terrorista contro la DC; il figlio di un collega di Bocca (ci andava in vacanza) tra gli attentatori dei suoi colleghi; e potenziale vittima anche lui, nonostante il suo defilarsi in montagna.

Cioè il terrore alla classe conservatrice sclerotizzata venne dalle "nuove idee" "dentro" la rivolta e non dalla rivolta. Queste idee si  autoriproducevano. Bastava entrare in una qualsiasi sedizione (e che era così basterebbe rileggersi i verbali dei tanti pentiti - "non capivo nulla di ideologia, mi bastava -incazzato com'ero contro tutti-  menar le mani, e mi sembrava giusto farlo")

Le nuove idee apparvero e si annunciarono come una battaglia anticapitalistica generale; una rivoluzione socio culturale nuova da una parte e dall'altra, che si agita irrazionalmente. Senza radici storiche, fuori dalla politica (si definiranno infatti extraparlamentari) anche se dalla politica prende frammenti di ideologie, quelle che venivano a caldo piu' utili. Sia a destra che a sinistra. Nella prima rispuntano gli "Arditi"  repubblichini, nella seconda i partigiani, le brigate Gap.

Ma se la vecchia generazione (rimasta sempre a guardare con valutazioni rudimentali) d'ora in avanti non sara' piu' la stessa, neppure quella nuova che sta lottando ora, sara' piu' la stessa, perche' in questo inizio sessantotto gli studenti pur molto uniti inizialmente da un grande cameratismo, dall'amicizia, dal collegamento fra i gruppi, dalle numerose e affollatissime assemblee per ottenere risposte su obiettivi comuni, vivranno una sola primavera, poi ognuno risolto il proprio problema locale si disperdera' in mille rivoli, o se ne tornerà a casa zitto zitto.

Perfino a Trento sono andati quasi tutti a casa! In quella saletta rossa del bar del Teatro Sociale -un tempo molto affollata- rimasero solo quattro gatti "arrabbiati". Una minoranza politicizzata con strane, anomale energie e utopistici obiettivi (e con qualche delirio) si fece subito strumentalizzare  da alcune schegge di una sinistra anomala che sta iniziando a combattere  una parte di se stessa, perche' insoddisfatta da quel revisionismo in atto in questo periodo, molto sofferto che spingeva sempre di piu' un grande partito come il PCI nel "ghetto". (Perchè a Trento, a Sociologia, e poi successivamente a Milano, alla Cattolica, mica c'erano gli atei-comunisti trozkisti, l'ambiente era "catto-comunista!" - Di proletariato nemmeno l'ombra!)

Questa minoranza insieme a tante altre (non era l'unico gruppo) inizio' a teorizzare lo scontro violento e a organizzarsi. La vecchia logica della lotta politica e parlamentare - affermavano - non aveva piu' margini, la lotta ormai doveva essere fatta al di fuori delle istituzioni, affidandosi alla spontaneita' di inventiva degli operai-studenti-massa in grado di sostenere sulle proprie spalle il peso e i rischi di uno scontro frontale contro l'apparato repressivo dello Stato.
Ricorsero insomma alle battaglie epiche dell'" antico" (questo sì) proletariato, con tanto protagonismo, esibizioni di violenza (poi anche omicide) e con tante risse interne, poi in seguito.... con tante defezioni, rimproveri degli stessi simpatizzanti, ed infine (a fine anni settanta) messi alle strette quando alcuni furono catturati, in cambio di clemenza sciorinarono e "cantarono" nomi e nomi e nomi di compagni (?!) di lotta (?!). Che spettacolo!! E che fallimento! Quante pecore vestite con le pelli dei leoni!!!

Non fu dunque un vero terremoto sussultorio, ma ondulatorio sì, perchè i "Palazzi" non crollarono, ma molte crepe si verificheranno nel sistema e molte cose cambieranno. Molte realtà oggettive non saranno piu' le stesse, anche perche' questi eventi (nel bene e nel male) si rifletteranno dentro quella classe politica che ritroveremo al potere negli anni 2000, (di ogni colore) con addosso l'imprinting del '68.

I vari movimenti o "gruppuscoli" nati sulle barricate, nelle aule delle Universita', cercheranno (ma spesso sono cercati (da tutti (!!) per essere usati) di esprimersi in vari modi; chi alla luce del sole (nelle strade, nelle piazze, nelle fabbriche) chi nell'ombra e nell'occulto (col terrorismo; giustificandolo prima difensivo, poi offensivo; anche se poi alcuni sconfinarono nella pura delinquenza e nel peggior teppismo. Le squadracce, le spedizioni punitive, hanno sempre qualcosa di "fascismo").

Non diversamente le inquietudini si rifletteranno nei partiti di Governo; che nonostante in piena crisi con le proprie lacerazioni interne, avevano pur sempre in mano la guida delle istituzioni e gli uomini che dovevano operare dentro la legge e con la legge in mano (ancora il fascistissimo Codice Rocco - "attacco contro le istituzioni e lo Stato"). Ma anche qui, mentre alcuni apparati e organismi svolgeranno il loro dovere alla luce del sole, nelle strade e nelle piazze applicando la legge del tempo di pace (i poveri "tapini" poliziotti  pasoliniani), altri agirono invece nell'ombra di un'altra legge, quella del tempo di guerra (servizi s., spionaggio, controspionaggio, un "Ovra" n.  2).
La "guerra" dissero alcuni era stata dichiarata, e alcuni vertici piu' preoccupati e inquieti di altri operarono con uomini e mezzi non piu' solo nella discrezione, ma nella massima riservatezza per "salvare l'Italia" (!?). Ma entrambi, sia gli uni che gli altri (gli uomini chiamati a parteciparvi), erano convinti di fare il proprio dovere, anche rischiando molto (ma non potevano certo sapere che chi comandava - questo o quel generale- stava agendo autonomamente o agli ordini di qualche "vecchio" rimbambito, nostalgico rosso oppure nero - A me non servono le analisi di qualche pennivendolo, mi è bastata l'esperienza personale, in ogni angolo del Paese).

Torniamo ai fatti. Tutti i partiti di ogni schieramento sono presi alla sprovvista. Per incapacita' alcuni, per immobilismo altri. Non si riesce neppure a trovare una coesione nelle forze democratiche, progressiste, ne' un'apertura verso ideologie meno oltranziste nei rispettivi gruppi pur con la stessa matrice ideologica (socialisti, cattolici, liberali). Prima di tutti la sinistra, poi seguirono a ruota anche i democristiani che riusciranno pero' con i vecchi apparati conservatori (diventati ora comodi - e altri creati ex novo) a stroncare le spinte della estrema sinistra con tre uomini: Rumor, Andreotti e Moro che domineranno per una decina d'anni con i mezzi strategici messi a disposizione (alcuni concordati, altri addirittura a loro insaputa, e perfino contro di loro) dall'Alleanza atlantica, con la conseguenza di far inasprire alcuni gruppi estremisti, che per non essere spazzati via adottarono la stessa strategia di quelle che furono poi dette "schegge impazzite"; anche loro usarono quella del terrorismo più brutale e sconsiderato. Che pago' poco (qualche giornalista, qualche giudice, qualche rettore, qualche poveraccio di poliziotto e perfino qualche operaio - i borghesi stranamente non furono toccati - lupo non mangia lupo).

Tutti, ma proprio tutti, da una parte e dall'altra della barricata si ritrovarono con un pugno di mosche in mano. L'Italia non era un Paese ne' russo, ne' cinese, ne' americo-latino, ne' balcanico; anzi la popolazione si dimostro' piu' matura degli stessi politici. Mutuare i voti e' facile, mutuare la testa se non si sta attenti e' molto piu' difficile;  si rischia di perdere i primi, perche' si e' costruito il proprio potere sul precario voto-carta e non sul voto-pensiero. I primi volano via al primo vento che gli riserva il destino prima ancora di una scelta elettorale. "io potente? Non conoscete gli italiani, basta un titolo su una pagina e ti ritrovi nella polvere in ventiquattrore senza sapere perche'", disse Mussolini in una intervista inglese molto tempo prima del 25 luglio. (a Tangentopoli nel '92 bastò un processo alla TV e qualche titolo sui giornali per farne rotolare molti nella polvere e alcuni anche dentro una bara).

Gli italiani non buttano giu' dai piedistalli i condottieri con una rivoluzione, li buttano giu' voltandogli le spalle, ignorandoli, dimenticandoli in poche ore. Non hanno mai amato fare ne' le rivoluzioni ne' la guerra. Della prima non ne hanno mai fatta una bene, della seconda non ne hanno mai vinta nessuna perche' fatta male, o anche perchè  spesso i "condottieri" (ironia della sorte) avevano paradossalmente il motto "avanti!" ma poi dopo al primo sternuto del nemico si davano alla fuga (vedi 8 settembre '43!). Oppure, quando è andata bene, impacciati, davanti alle telecamere si sono messi a sbavare o a dire "siamo tutti colpevoli, quindi nessuno è colpevole". 

Un mondo migliore nasce sempre da un gruppo di scontenti ("Il progresso umano e' opera di quanti sono scontenti" John Stuart Mill) - ("Ci vuole il caos prima che si formi una stella" Nietzsche) Entrambe affermazioni sacrosante, soltanto che ognuno da una parte e dall'altra della barricata si approprio' del motto e lo fece suo. Le guerre civili nascono sempre cosi'. Ma come abbiamo gia' detto non eravamo in America latina o nel Congo, eravamo in Italia.
Perfino Lenin affermava "Per un vero rivoluzionario il pericolo piu' grave, fors'anche l'unico, e' l'esagerazione rivoluzionaria"

Fra questi scontenti, finita la "Primavera", alcuni rientrarono nel loro privato e nell'ombra, altri ottennero qualcosa solo a loro utile, e altri ancora presero alcune strade mettendosi "contro il mondo intero". Questi ultimi fatta la "prova generale" vaneggiando un po', scoprirono che "si può", che stavano "mettendo paura" al "sistema", che lo si poteva abbattere, che era giunto il momento. Si trasformarono tutti in deliranti sovvertitori,  in tante "schegge impazzite". Avevano tutti visto il film di Godard, La Cinese. Per dieci anni seguirono per filo e per segno quel copione. (vedi in "cultura" 1967).

Tutti applaudivano e invocavano Mao, Ho Chi Min e il "Che", ma nessuno di loro conosceva la realta' di questi paesi, e chi erano veramente questi personaggi e per che cosa veramente lottavano e contro chi.
Con indignazione si respingeva il dogmatismo staliniano e ci si entusiasmava per le guardie rosse di Mao che innalzavano milioni di copie  del libretto rosso; si parlava di rivoluzione sessuale poi si leggevano gli scritti di Don Milani; si parlava di rivoluzione leninista e di rivoluzione francese poi si discuteva se stare dentro o fuori in quella o in questa; alcuni invocavano il "Che" e altri scomodano il sovversivo De Sade; si gridava che la ribellione,  dare fuoco e sfasciare tutto era giusto, poi si seguivano le mode imposte dai detentori della produzione dei prodotti di consumo anche frivoli; lottavano contro le multinazionali americane ma bevevano coca cola che per molti voleva dire esempio di civiltà e di libertà (anche se ancora oggi è difficile capire in che cosa quell'acqua scura con le bollicine, abbia aiutato gli uomini a capire se stessi. Forse senza non sarebbero diventati uomini? Sarebbe comico ammetterlo).

Quello che domina incontrastato è l'eccletismo, un generoso e confuso eccletismo; è lui il vero protagonista del '68; bastava assistere alle assemblee; di ogni colore. Poi appena fuori si ritornava alla clava, ai bastoni (vedi foto), ai sanpietrini (cubetti di porfido), agli insulti triviali. Alla civiltà!

(chi vuole approfondire prosegua fino in fondo a queste pagine. Alla ottava parte trovera' un link interessante. La storia di Gladio, e alcune singolari battaglie che si svolgevano nel mondo: "per la democrazia", per voler "bere liberamente quell'acqua profumata con le bollicine". E molti ci credevano, perchè non conoscevano le "vecchie volpi").

Di queste schegge alcune finirono nelle mani - si disse - della estrema sinistra - ma ne persero subito il controllo (da chi furono stipendiati resta un mistero; ridicolo e inquietante se erano soldi americani, ma ancora più ridicolo e inquietante se erano soldi sovietici).

Altre schegge, forse usciti dagli stessi apparati dello Stato, non risposero alla gerarchia e alla disciplina di quella macchina organizzativa istituzionale, ma ubbidirono e presero ordini da un'alta autorita' che comandava il singolo apparato (piu' o meno clandestino e spesso anche personale).

E se da una parte della barricata gli "scontenti" erano convinti di essere sulla strada giusta operando nella clandestinita' (spesso "plagiati" con motti e ideologie rivoluzionarie non adatte a una mentalita' italiana, come la tanto invocata "cinese", fatta (come scopriremo più avanti) dai mandarini, una casta  peggiore dei nostri medioevali feudatari - e persino infatuati dai discorsi dell'albanese Hoxha di radio Tirana (!!).

Ma anche dall'altra parte dello steccato (in quella dello Stato)  la convinzione  era identica se non maggiore, perche' non erano (virtualmente) ne' clandestini ne' plagiati, ma erano stati inquadrati e istruiti a compiti ben precisi come in tutte le istituzioni di sicurezza militari di questo mondo. Ogni governo (di qualsiasi ideologia) prende le sue precauzioni e usa poi i "suoi uomini" e i suoi mezzi nelle emergenze. E i servizi segreti assolvono proprio a questi ingrati compiti, e non si scusano del disturbo, ma operano con "ogni" mezzo. Nell'emergenza (per il bene del Paese) scattano sempre all'interno dello Stato i piani antieversivi, e non certo usando prima di agire i comunicati stampa, ma agiscono e basta. Ecco quindi operare alcune strutture particolari, come la "Gladio" e tante, tante altre (spesso contrastandosi a vicenda proprio per certi compartimenti stagni inaccessibili ad entrambi). Con quali compiti?

"Assolvere ai compiti informativi (IIIa Centuria, "Colombe") e di sicurezza per la difesa, sul piano Militare (Ia Centuria "Aquile"), dell'Indipendenza e dell'integrità dello Stato da ogni pericolo, minaccia o aggressione.
Attività principali: difensiva e in casi di emergenza offensiva  ("IIa Centuria "Lupi")
C'erano  tutti i presupposti che ci fosse il pericolo per l'Italia di diventare una Iugoslavia o una Albania. E dopo trent'anni sappiamo i risultati di simili regimi. Ci furono dunque uomini chiamati a fare il loro dovere, e questi uomini hanno fatto il loro dovere verso lo Stato. (In Grecia e in Albania si andò molto vicino allo scontro traumatico, perfino nel 1980! E in quella estate l'Italia ci andò molto vicino - vedi 1980)
Di destra?. Gli apparati repressivi verso chi e' contro lo Stato sono di "destra" anche quando un governo è di sinistra. E' nella storia passata, e cosi' sara' in quella futura. Ogni potere esecutivo agisce con gli apparati di cui dispone lo Stato. Ogni tipo di governo (e ancora di piu' un suo alleato, forte, pronto ad aiutarlo) crea in parallelo e controlla e mette in moto strutture antieversive.
Dalla N.A.T.O "North Atlantic Treaty Organization", durante i corsi (e ai corsi non mandavano di certo persone se non con una integerrima fedelta' assoluta nello Stato) fu detto ai partecipanti che era stata costituita la Gladio (e tante altre "gladio" - una ventina!) allo scopo di assicurare, in conformità e a integrazione delle finalità e dei principi della Carta delle Nazioni Unite, la sicurezza internazionale e il benessere dei rispettivi Paesi. In sostanza, si mirava a fronteggiare, con l'aiuto americano e attraverso una preordinata collaborazione soprattutto militare, l'eventuale espansione della potenza Sovietica verso l'Europa Occidentale.
La "guerra fredda" spinse gli uomini della Nato a far scendere in lizza tutti gli anticomunisti disponibili, perfino reclutandoli negli ex nazisti, e ando' a ripescare in Italia fra gli ex fascisti quelli che erano stati durante la guerra catturati e che si erano ostinatamente rifiutati di collaborare con in nuovo "alleato" fino all'ultimo minuto per "dignita'", fedeli all'unica parola data. E nell'emergenza scelsero proprio questi: gli unici che possedevano la fierezza nazionale, i piu' fidati, quelli che non si erano subito riciclati e inseriti nel nuovo "regime" per opportunismo e per mantenere il controllo di molte amministrazioni dentro la  DC dal 1948 in poi. Fra questi ultimi non c'erano persone affidabili. "Chi tradisce una volta lo fa anche la seconda, l'ambiguita' e' una pelle che non si cambia. Meglio gli ex irriducibili, i nemici tosti" si dissero alla Nato, o meglio alla Cia..

Fu anche detto a questi uomini -senza mezzi termini-  che, la "Guerra fredda", sarebbe stata calda, anzi caldissima! E negli anni che seguirono fu dimostrato quanto erano veritiere queste parole. Perche' anche i "rossi" risposero in seguito con le stesse strategie, con il terrorismo. Potere Operaio infatti si adeguo' agli eventi e affermo' "mai piu' senza fucili", e Curcio e Negri scrivevano altrettanto "bisogna possedere potenza di fuoco per ottenere potenza politica". E fu l'escalation.

Ma ritorniamo agli eventi dell'anno. Da questa generazione dell'era atomica, in America, in Giappone, in Europa, nei Paesi dell'Est come in Polonia, quindi in Italia, irrompe dunque la contestazione studentesca. Un fenomeno dove c'erano spinte e motivazioni transnazionali, che dilagarono sul pianeta con una rapidita' incredibile. Da semplice contestazione si trasformo' in certi Paesi in una vera e propria rivolta; come a Parigi, dove si temette nel "Maggio francese" una nuova "Rivoluzione" quando la capitale fu circondata dall'esercito pronto a intervenire con i carri armati. Scontri durissimi fra dimostranti e polizia che andranno a coinvolgere anche le masse operaie delle grandi fabbriche paralizzando la Francia. Lo stesso De Gaulle sciolse le Camere per nuove elezioni che segnarono una severa sconfitta delle sinistre; il governo si sposto' decisamente a destra. (questo il risultato in Francia, con l'Italia che guardava e che qualcuno voleva forse imitare. Cosi' in Germania, Grecia, Cecoslovacchia, Polonia, Messico, Brasile, Giappone ecc).

In Italia dalle occupazioni delle Universita' si passo' agli scontri nelle piazze e nelle vie, con interventi della polizia che causarono incidenti molto gravi. Infine, come in Francia, una parte del Movimento nel momento in cui stava esaurendo motivazioni e energie inizio' a politicizzarsi con varie ideologie (frange di riformisti, critici del revisionismo del PCI, moderati di destra e sinistra, estremisti neri e rossi, i cosiddetti nuclei nascenti ecc. ) che li portera' a combattersi fra di loro aspramente, riaprendo antiche ferite (quelle della Resistenza e della RSI). 
Ma non rimase assente nemmeno il mondo cattolico; vedremo la "chiesa di classe" creare grosse lacerazioni dentro quelle comunita' che piu' nulla avevano a che vedere con le precedenti.

All'interno di questi movimenti ormai frantumati, alcuni gruppi "affratellandosi" con gli operai e sposando la loro causa si trasferirono dalle aule scolastiche ai cancelli delle fabbriche innescando una serie di autonome contestazione operaie sempre in crescendo (2345 di numero, con 70 milioni di ore perse in questo '68) che coinvolsero milioni di lavoratori. Lotte che dilagarono sempre di piu' in alcune fabbriche, fino a culminare nel '69 con l'"autunno caldo".

Erano fino allora,  operai e studenti (questi ultimi fanno ancora parte di una "scuola di classe")  due mondi lontani, con poche, anzi nessuna ideologia in comune, che non si conoscevano, ma che da questo momento proprio dalle contestazioni e dai vari gruppi rivoluzionari apprenderanno il metodo della lotta per colpire a fondo il capitalismo italiano. Ecco così  mutuare i cortei, i sit-in, gli scioperi a singhiozzo, alternati o a scacchiera, le riduzioni o i sabotaggi nella produzione; e tante assemblee permanenti dentro i cancelli che diventeranno veri tentativi di occupazioni non solo fatte dagli interni ma anche da elementi infiltrati (quelli che con una ineccepibile dialettica davano fuoco alle polveri)

Si chiudeva dunque un periodo che non ottenne grandi cose, ma lasciava dietro di se' "idee nuove" di come portare avanti le lotte; sono i "modelli di lotta" che mutueranno sempre di piu' le manifestazioni operaie, poi il prossimo anno se ne impossesseranno anche le femministe e infine i vari movimenti di protesta.

Ma parallelamente dentro questo clima, altri gruppi svilupparono non quella che indicava Moro, la "strategia dell'attenzione", ma quella che fu poi chiamata la "strategia della tensione", ed ecco (il prossimo anno) il primo dei gravissimi fatti di sangue, come la strage di piazza Fontana a Milano, che diede il via agli "anni del terrorismo".
Si voleva mettere fine a un periodo (con un "giro di vite") e invece fu l'inizio. 

Qualche "professorino" da entrambe le due barricate comincio' a ordire manovre con folli strategie di guerra. Da una parte una estrema destra che temeva uno slittamento a sinistra, e una estrema sinistra che temeva lo spostamento verso il centro della sinistra storica; e questo non lo gradiva proprio per nulla, anzi contestava apertamente con "ogni" mezzo. (anche questo non era nuovo per chi ricorda gli ultimi mesi della guerra mondiale).

A comportarsi ambiguamente sono quasi tutti i partiti; tutti si misero a civettare; e ognuno credeva di poter strumentalmente utilizzare a proprio vantaggio le forze di questa carica rivoluzionaria, senza però affrontare a fondo e col proprio impegno ideologico, una analisi vera sul perchè erano nati questi movimenti contestatari. Tutti andavano a caccia di voti e la demagogia si spreco'. Gli interventi dei politici sulle pagine dei giornali di questo periodo sono tutti uguali: vogliono educare ma non conoscono le regole dell'educazione. Si perdono solo in chiacchiere.

Compreso il PCI e altri partiti; dalle punte estreme del comunismo ufficiale poi si passa attraverso il cattolicesimo del dissenso  e si arriva fino al Psiup.
Il clima dentro i socialisti dopo le elezioni di maggio era: A) il clamoroso insuccesso dell'unificazione; B) il fallimento del centrosinistra; C) le lacerazioni nel partito.


Finira' il "'68" (perdendo i connotati di studentesco) il 31 dicembre, a Marina di Pietrasanta, quando al veglione di fine anno alla Bussola, la contestazione si spegnera' definitivamente nello scontro a fuoco con la polizia. L'anno non poteva che finire cosi', con gli ultimi secondi accompagnati dai singolari "botti" dei candelotti lacrimogeni, che segnarono la fine della "primavera abbagliante".

Ma il "68" lascio' lungo il suo cammino alcuni gruppi, nel frattempo politicizzati, che daranno vita a delle frange rivoluzionarie e controrivoluzionarie. Nasce la nuova sinistra, Potere Operaio, Gioventu' studentesca, Intesa, Nuovo Impegno, e altri gruppi che non sono solo contro l'abbattimento del sistema borghese, non fanno solo spettacolari e disperati assalti antimperialisti, ma criticano il revisionismo del PCI, ed entrano perfino in lotta fra di loro. Incomprensioni tra piccoli e grandi gruppi rivoluzionari autonomi di estrema sinistra.

Molti dei partecipanti di questa "avventura" (con uno spirito di amicizia nuovo, nato con tanta spontaneita') rientreranno nel loro "privato" e quindi nell'anonimato, ma, scrive Lanaro "C'e' naturalmente anche chi di ritornare a casa non vuole nemmeno sentir parlare. Persuasi dalla scoperta del "si può" che si puo' ben fare anche la rivoluzione, rovesciare il sistema, sconfiggere l'imperialismo ("tigre di carta", come d'altra parte la borghesia), gli elementi estremisti trovano inopinatamente una chance che li aiuta ad uscire dal vicolo cieco in cui sono finiti, con l'esplosione delle grandi lotte per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici" (Silvio Lanaro, Storia dell'Italia repubblicana, Marsilio editore, 1996).

Infatti a Torino si celebra il primo "matrimonio" in questo '68 fra il mondo studentesco e il mondo operaio, e diventera' poi abituale la mobilitazione e la presenza degli studenti davanti ai cancelli della Fiat Mirafiori, a Marghera, a Genova, a Pisa, alla Bicocca di Milano; gli scontri diventeranno incandescenti e in prima linea troviamo "Potere Operaio".
Ma anticipiamo troppo il 1969, l'"Autunno Caldo", l'inizio di quella che fu detta la "strategia della tensione" per stroncare le fantomatiche ondate eversive. A partire da questo 1968 e fino al 1975, avremo 4385 atti violenza contro persone, e 63 omicidi politici, in 16 provincie su 94, ma soprattutto a Milano, Torino e Roma .

ORA PROCEDIAMO CON LA CRONOLOGIA DEI FATTI
che in queste pagine sono intercalati con gli eventi internazionali
perche' hanno una forte relazione con i fatti nazionali.

1° GENNAIO - SI COMINCIA...... con ... Le manifestazioni in Europa contro gli americani impegnati nella sanguinosa guerra in Vietnam (ma le manifestazioni le hanno anche in Usa) infastidiscono molto JOHNSON, che esce allo scoperto e manda un preciso segnale a quei governi che si barcamenano nell'ambiguita' con la politica estera, o che non fanno abbastanza per stroncare con ogni mezzo le manifestazioni antiamericane nel loro paese; come i francesi, gli italiani e i tedeschi.
Con il pretesto di arginare il deficit degli Usa, Johnson annuncia il blocco degli investimenti statunitensi in Europa.
Che si tratti di una punizione-ricatto ben precisa, ci viene confermato da un fatto curioso: la Gran Bretagna che e' l'unico paese dove non si svolgono manifestazioni antiamericane, sono esclusi dal blocco.

14 GENNAIO - TERREMOTO IN SICILIA - Se gia' l'anno con le prime avvisaglie delle contestazioni studentesche non era iniziato con dei buoni auspici , il 14 gennaio per la Sicilia ci si mette anche la natura. Un devastante terremoto colpisce la Sicilia provocando centinaia di morti e migliaia di feriti. Due milioni di siciliani terrorizzati dormiranno all'aperto. Gibellina , Montevago, Salaparuta, completamente distrutte. Uno spettacolo da bomba atomica su tutta la valle del Belice.

15 GENNAIO - SI COMINCIA...... con gli studenti del Sacro Cuore ....."Città del Vaticano - Un centinaio di giovani - ragazze e ragazzi - sono stati seduti per cinque ore sul selciato di piazza San Pietro, distribuendo manifestini ciclostilati ai passanti....Erano studenti della facoltà di medicina dell'università cattolica del Sacro Cuore, che ha sede in Roma. La manifestazione si è svolta in silenzio e senza incidenti. Fra i dimostranti c'era anche MARIO CAPANNA, uno degli studenti espulsi dall'università cattolica di Milano. Alcuni cartelli chiedevano "un vero dialogo all'interno dell'università" altri citavano il concilio ecumenico e uno affermava "Dio ci ha dato la libertà, la Cattolica ce l'ha tolta"(Comun. Ansa, ore 21.31)

20 GENNAIO - "TORINO - Circa duemila fra professori e studenti si sono riuniti oggi in assemblea a palazzo Campana, sede della facoltà umanistiche; l'assemblea era presieduta dal rettore, Allara. Uno studente ha illustrato una "carte delle rivendicazioni", nella quale si critica l'apparato degli atenei, ridotto "a una serie di lezioni cattedratiche, di dicutibili seminari e di esami su base mnemonica"(Comun. Ansa, ore19.19)

20 GENNAIO - SI COMINCIA......con i tafferugli - "Pisa - Tafferugli si sono avuti oggi tra la polizia e gruppi di studenti che sfilavano in corteo per le vie del centro" (Comun. Ansa, ore 19.43)

27 GENNAIO - SI COMINCIA...... con le occupazioni - "Firenze -La facoltà di magistero dell'università è occupata da un gruppo di studenti che, come altri che occupano la facoltà di architettura, protestano contro il disegno di legge 2314, che, secondo loro "elude i problemi reali dell'università" (Comun. Ansa, ore 22.20

30 GENNAIO - Grande offensiva di vietnamiti contro gli americani. E' la notte del capodanno buddista;  i Vietcong invece di fare festa come tutti si aspettano, si sono organizzati e sferrano il loro tremendo attacco agli statunitensi, fino al punto di circondare a Saigon la sede dell'ambasciata degli Stati Uniti. E' una delle prime grandi sconfitte degli efficienti reparti americani.

31 GENNAIO - Inizia dunque il 10 gennaio a Torino l'ondata a catena delle occupazioni delle Universita'. Quella di Palazzo Campana, sede della Facolta' umanistiche che durera' tre giorni; verra' sgomberata dalla polizia e poi chiusa. L'11 si estende la protesta a Padova; sono occupate cinque Facolta'; anche qui interviene la polizia e fra incidenti vari verranno denunciati 150 studenti. Il 17 tocca a Pisa; altra occupazione e altro sgombero della polizia nello stesso giorno. Ma la scena si ripetera' il 18 e il 19 e il 20 citato sopra.
A Firenze scatta l'occupazione il 23, si protrae fra sgomberi della polizia e rioccupazione di tre Facolta' fino alla fine del mese. Fra cortei e barricate la polizia il 23 (vedi sopra comunicato) ha l'ordine di intervenire per lo sgombero. E non usa la mano leggera ma effettua diverse cariche e numerosi arresti. Il 24 e' la volta di Lecce e il 25 quella di Siena.
Il 31 a Trento gli studenti di sociologia si barricano nella loro Facolta' occupandola a oltranza. Un gruppo di cittadini di Trento ancora il 30 marzo quindi dopo due mesi, con una manifestazione davanti al duomo dove sorge l'Universita' cercheranno di sfondare le porte lanciando contro gli studenti occupanti, casse e casse di mele trentine. La polizia interverra' piu' volte ma si limitera' sempre a un controllo molto blando, anche se qualche incidente viene comunque segnalato.

2 FEBBRAIO - Le occupazioni delle Universita' toccano ora le citta' di Pavia, poi nuovamente Pisa alla Scuola normale; il 20 nuovamente a Torino (il 27 interviene ancora la polizia per lo sgombero forzato) il 23 ancora Milano, il 24 a Modena a Bologna e il 26 a Trieste e ancora Padova.
In Centro Italia e nel Sud, a Roma, dieci sono le Facolta' occupate nell'arco di quattro giorni a partire dal 2 febbraio. Mentre a Napoli il 7 e l'8 viene occupata la sede centrale, il 21 l'Universita' di Messina e il 28 quella di Palermo e di Catania.
I piu' gravi incidenti a Roma; qui il rettore D'Avack chiede l'intervento della polizia; gli incidenti causeranno centinaia di feriti e centinaia di arresti in quella che non e' piu' una contestazione ma ormai è una rivolta. (vedi 1° marzo).

3 FEBBRAIO - Il Sindacato e la Pirelli firmano degli accordi per alcuni aumenti salariali agli operai. Ma non tutti gli operai sono soddisfatti. Questi danno vita a uno dei primi CuB, Comitati unitari di Base, che oltre che contestare l'accordo fatto dai sindacati, che chiamano "un bidone", vogliono dissociarsi e creare una base autonoma; chiederanno l'abolizione del cottimo, nuove normative per la salute in fabbrica, e nuove assunzioni per non rendere i turni di lavoro massacranti. E' una delle prime contestazione degli operai fatte con la maniera forte contro i sindacati. Che indugeranno sul da farsi, presi anche loro alla sprovvista.

13 FEBBRAIO - SI COMINCIA......con un insulto e uno schiaffo "Pisa - Un gruppo di studenti che volevano tenere un'assemblea all'interno della facoltà di lettere è entrato in aula dove il glottologo Bolelli stava tenendo una lezione. Alla reazione del docente uno studente ha insultato il professore, che ha risposto con uno schiaffo" 

23 FEBBRAIO - SI COMINCIA...... con la polizia "Roma- La facoltà di lettere è stata nuovamente occupata. Poco prima dlle 13 sono affluiti alcuni reparti di agenti di pubblica sicurezza, che, secondo quanto si è appreso, hanno avuto l'ordine di sgomberare l'edificio" (Comun. Ansa, ore 13.34)

23 FEBBRAIO SERA - SI COMINCIA...... con i feriti: " Roma - L'eccitazione sta crescendo. Il ferimento di una studentessa che alcuni studenti affermano sia stata percossa da un agente - è sfociato in numerosi episodi di violenza. Gli studenti hanno cominciato a urlare alla polizia "Assassini, assassini!" (Comun. Ansa, ore 14.30)

27 FEBBRAIO - Si riuniscono a Bologna al loro primo convegno nazionale i gruppi spontanei del "dissenso cattolico". Invocano la liberazione politica dei credenti e desiderano ad ogni costo staccarsi dalla sudditanza del partito referente sempre piu' legato al sistema capitalistico che incessantemente con ogni mezzo va promuovendo l'individualita' competitiva per un solo obiettivo: il profitto.
Questi gruppi, che sono una vera e propria novità, vogliono edificare una reale democrazia non con individui isolati - borghesi e proletari - ma soggetti popolari dentro una societa' in cui sia possibile una qualita' della vita, con nuovi rapporti umani, e non una informe burocratizzazione che sta spingendo l'uomo nella alienante razionalizzazione tayloristica esistenziale dove e' bandita sempre piu' spesso la socializzazione. (nei nuovi grandi quartieri che nascono nelle periferie nessuno pensa a un piazza, a un ritrovo, a una serie di negozi, a delle attività artigianali. Si costruiscono solo alveari dormitori). 

1° MARZO - Villa Borghese -E' la "Battaglia di Valle Giulia" - Siamo all'apice della contestazione studentesca e siamo anche a una vera e propria guerriglia urbana. L'intera cittadella universitaria era ormai occupata da piu' di un mese, ma dentro non si stava con le mani in mano; con l'appoggio di alcuni professori piu' progressisti,  gia' si erano iniziati corsi autogestiti, seminari, sperimentazioni e anche esami di gruppo. Ma indubbiamente alcuni vecchi professori di vecchio stampo e con tanto prestigio accademico sulle spalle (e lo si vedeva subito dalla loro sdegnata insofferenza) inorridivano nel vedere la "loro" Universita' cosi' "offensivamente" proletaria; erano scandalizzati dal lassismo che il Rettore D'Avack permetteva, e lo convinsero e lo incitarono a chiamare la polizia per farla sgomberare con la forza. Le forze dell'ordine accorse con grande spiegamento di uomini e mezzi, prendendo a randellate gli occupanti riusci' a buttarli tutti fuori, a sgomberare gli edifici e a presidiarli.

Com'era prevedibile gli studenti scesero nelle strade con un grande corteo per protestare, ma anche qui furono caricati selvaggiamente dalla polizia piuttosto allarmata, visto che marciavano verso il Parlamento. Ma gli studenti dispersi non si arresero. Chiesero solidarieta' ad alcuni politici, poi la chiesero ai sindacati per far proclamare uno sciopero per il giorno dopo, ma nessuno volle esporsi piu' di tanto, solo parole di solidarieta' e basta. In poche parole "scantonarono tutti"......ma gli studenti non si arresero, e il giorno dopo .....

1 MARZO - ......gli studenti per tutta la notte in piazza di Spagna si organizzarono da soli, decisi a dare l'assalto alla Facolta' di Architettura interamente presidiata come un fortino. A dividerli c'era soltanto la scalinata di Trinita' dei Monti e le aiuole di Villa Borghese. Il mattino si decise l'assalto con la tecnica dei Vietcong.
La guerra vietnamita entrava nei vialetti di Villa Borghese, e ogni aiuola e cespuglio divento' la postazione di un piccolo gruppetto per formare tante trappole lungo il percorso. I viali di Valle Giulia pieni di studenti, mentre le rampe di Via Gramsci erano zeppe di camionette e poliziotti. Un piccolo gruppo affrontava i poliziotti dalla salita poi iniziava a indietreggiare nei viali per farsi inseguire e quindi farli cadere nella trappole dove erano poi pestati dagli altri gruppi che sbucavano fuori.
La polizia commise l'errore di inseguirli, e cadde nelle trappole tese con i militi poi circondati e bastonati a sangue.
150 i feriti nella polizia, circa 500 gli studenti, circa 300 i fermati, e diversi gli arrestati. Incendi di camionette, auto, lancio di lacrimogeni, spari di candelotti e fu proprio un miracolo che non ci scappo' il morto.
Fu chiamata la "battaglia di Valle Giulia" , l'evento piu' celebre e emblematico del '68; un evento inusitato, che ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro.

PASOLINI dopo la battaglia scrisse a caldo dei versi (lui disse "brutti versi") che uscirono in anteprima sull'Espresso e diedero subito fuoco alle polveri della polemica. Ma Pasolini era il "perturbatore della quiete" , sempre un "ospite scomodo", sempre in un posizione di "sfida", e sempre pronto a buttarsi con sprezzo del pericolo "dentro nell'equivoco", era il suo pane quotidiano. Ogni opera, ogni film, ogni romanzo, ogni articolo: sempre una sfida! E spesso anche in contraddizione con se stesso, anzi l'ambiguita' e la contraddizione la teorizza.

(La poesia la potete ascoltare in audio, dallo stesso Pasolini, catturata da una trasmissione radio Svizzera che la mando' in onda )

Ma leggiamo cosa scriveva ENZO SICILIANO (Vita di Pasolini, ed. Rizzoli, 1979) "A rendersi conto di cosa stava avvenendo fu PASOLINI con il suo intuito. La battaglia la bollo' come "fascismo di sinistra" . L'intuito pasoliniano aveva gia' inteso quale trasmutazione si stesse verificando, e con quali conseguenze, in una parte della gioventu' contestatrice, sia in quella di ispirazione comunista sia in quella cattolica...." "...Nella rubrica Il Caos, (sul settimanale Tempo illustrato", dove inizio' a collaborare dal 6 agosto fino al gennaio 1970) il 28 settembre 1968, aveva spiegato quale fosse la radice del "fascismo di sinistra", vi antivedeva la nascita del terrorismo".
"....Pasolini intui' in anticipo su moltissimi che il "maggio" studentesco italiano non aveva nulla della rivoluzione culturale maoista cui pure si ispirava: ma era una cifrata rivolta della borghesia contro se stessa". Pasolini visse la polemica in conflitto con se stesso. Polemizzava con "Lotta continua", ma presto' a quel giornale il proprio nome come direttore responsabile prendendosi il rischio delle denunce (e se le prese). Gli si rinfacciava dunque l'ambiguita'. Ma lui taglio' corto, fu quasi lapidario, alla Voltaire: "Non posso piu' credere alla rivoluzione, ma non posso non stare dalla parte dei giovani che si battono per essa".

3 MARZO - Scontri in Giappone nelle manifestazioni fra studenti pacifisti e la polizia. Gli slogan anche a Tokio sono antiamericani e le simpatie vanno tutte a Ho Chi Min.
Il 28 dello stesso mese altri gravissimi incidenti per protestare contro la presenza di navi della sesta flotta dotate di armi nucleari nei porti del Giappone. (dove si vuole arrivare in Vietnam e' ora chiaro a tutti)
Giorni "caldi" anche nelle Universita' della Polonia, dove viene contestato il regime, la censura e il nuovo giro di vite repressivo in tutto il paese.
Non restano con le mani in mano gli studenti in Turchia che protestano anche qui contro la presenza di basi atomiche statunitensi nel Paese.

5 MARZO - E se a Roma c'era la "guerra" con le "battaglie" alla Vietcong, in tutte le altre citta' le cose non andavano certo meglio. Nello stesso giorno altre occupazioni a Venezia, a Firenze, a Padova, a Sassari e a Palermo. Il 5 a Milano viene occupato il Politecnico, la Facolta' di Fisica a Genova, Chimica a Bari, Lettere a Cagliari, Economia ad Ancona. Il giorno 12 a Modena e Pisa, il 15 a Messina e Perugia.

Mentre a Roma il 12 sono nuovamente rioccupate le facoltà di Lettere e Architettura, e una ennesima occupazione avviene all'Universita' Cattolica di Milano. Qui anche il Rettore Franceschini fa l'errore di Roma, il giorno 25, dopo tredici giorni di occupazione, chiede l'intervento della polizia per farla sgomberare. Si scatena cosi' anche a Milano il finimondo. La guerriglia! Caroselli, barricate nelle strade, camionette incendiate; centinaia di feriti dai manganelli da una parte, e dalle spranghe dall'altra; cinquanta gli studenti denunciati fra cui il leader MARIO CAPANNA, che gia' era stato espulso dall'Universita' negli incidenti dello scorso anno.

6 MARZO - A scatenare un altro putiferio a Milano, suo malgrado e' un preside di un Liceo (stiamo scendendo verso le scuole inferiori), il Parini. Gli studenti hanno occupato la scuola il giorno 5 e rivendicano anche loro alcuni diritti allo studio. Ma contrariamente a cio' che hanno fatto gli altri Rettori,  gli studenti milanesi nel loro preside trovano molta comprensione; e non e' lui a informare le autorita' e la forza pubblica per intervenire, ma sono le autorita' a intervenire, perche' chiamano lui a rapporto e lo destituiscono per non averle chiamate. Siamo al paradosso, quindi e' intuibile che anche negli altri interventi non c'erano stati motivi di grande allarme sociale come si voleva far credere, ma era stata la mano pesante del governo che oltre a non voler cedere su alcune rivendicazioni, mirava a ben altro. Ricordiamoci che in ogni manifestazione l'argomento che dominava, oltre quello della scuola, era la guerra in Vietnam, e tutte le simpatie e gli slogan andavano a Mao, a Ho Chi Min e al "Che", erano dunque manifestazioni che esprimevano sempre un profondo disprezzo verso gli americani; ed era proprio questo atteggiamento che il governo voleva stroncare; l'America lo voleva. (Altrimenti? ... lo abbiamo letto il 1° Gennaio)

Ma gli effetti della destituzione-punizione furono dirompenti, scesero in piazza per solidarizzare con questo preside prima tutte le scuole medie di Milano il giorno 7, poi quelle di tutta Italia il giorno 8 e 9. Le occupazioni ora si erano estese nelle scuole medie e superiori con moltissime occupazioni di istituti, come a Roma al "Mamiani", a Torino al "D'Azeglio", a Milano al "Parini" e altri ancora in molte citta' della penisola.

Ci fu una incredibile sottovalutazione della situazione, scarsa attenzione anche da parte di chi avrebbe dovuto: I partiti politici, il governo, i giornali. Tutti seguitarono a parlare di una generica rivolta dei figli contro i padri, le solite "ragazzate", quelle che erano sempre accadute in passato. Ma quale passato? Tutti, anche i piu' intelligenti, dimenticarono che in passato non c'erano 6 milioni di giovani dai 15 ai 23 anni scolarizzati dentro o gia' usciti dalle scuole superiori, ma solo 200 mila, e ai tempi scolastici di Rumor, Moro, Nenni, Saragat, Longo ecc. solo 100 mila. Nelle Universita' nel 1946 gli studenti erano 16.000, nel '50, 145.000, in questo 1968, circa 500.000, nel 1970, 617.000, con una media di laureati-anno di 150.000. Con questa cecita' storica e le accuse di "anime imbelli " la frustrazione di alcuni alla lunga venne alla ribalta, e non accettarono di essere considerati una nullita', ne' la loro protesta una semplice rivolta: era una rivoluzione e la rabbia espressa non era solo del singolo ma era anche presente nella fisiologia della societa', che stava alimentando crisi esistenziali e sociali in tutti i gangli della vita del Paese.
(Così in America. Quando i borghesi videro in TV malmenare dai poliziotti i propri figli e non solo i negri, si accorsero improvvisamente che la questione riguardava anche loro). 

Nell'epoca in cui era nata e si era formata la classe dirigente (1921), l'Italia contava ancora il 37% di analfabeti. Questa classe politica si era si' formata fra quei pochi che allora studiavano, ma era rimasta ora "analfabeta" dei propri tempi. E questo all'interno di ogni ideologia, rossa, nera e bianca: la marxista, quella di destra e quella cattolica. Un divario culturale enorme che affronto' la questione (sia la maggioranza che l'opposizione) con provvedimenti e manovre diversive e demagogiche, come la liberalizzazione della scuola, ma senza dare risposte costruttive per adeguare strutture, ordinamenti e organizzazione alle esigenze date dalla modernizzazione.

L'espandersi di questa civilta' nuova, industriale, fortemente alfabetizzata e con le sue ripercussioni sulla vita individuale e familiare dove persistono ancora assai forte , modi di vita, concezioni e mentalita' collettive tradizionali conservatrici, quelle manovre e le poche risposte date sono poco compatibili con la modernizzazione in corso, sono riforme "bidoni", e questo tutti lo vedono.

Qualche politico illuminato ci fu, il disegno di legge n.612 era paragonabile come contenuti a quanto era avvenuto in Francia e negli Stati Uniti. Ma eravamo in Italia, e la legge non fu mai approvata, il centrosinistra fece a cazzotti nelle aule del Parlamento, e si varo' al suo posto il "bidone" la legge n. 910. Libero accesso dentro alcune fatiscenti strutture con ottocenteschi laboratori, dove c'era scritto fuori Universita'. Gli studenti potevano andarci quando volevano, cosi' i professori reclutati nei ritagli di tempo delle loro professioni. Un regalo per chi aveva poca voglia di studiare, un regalo per chi aveva poco tempo e voglia di insegnare. Un "bidone" per il Paese!

E' chiaro che fra tutte le altre istituzioni la prima ad entrare in crisi dentro una societa' cosi' organizzata fu la scuola. La spinta non poteva venire dalla fabbrica o dalla campagna, dalle valli o dalla montagna, ma venne dalle citta' metropolitane.

Nel 1968, 4.550.000 erano iscritti alle elementari, 1.820.000 alle medie, 1.372.000 alle superiori, 488.000 alle Universita'. E mancavano 33.000 aule. C'era nel Paese ancora un 8,7 di analfabeti, e nel Sud alcune regioni conservavano un poco invidiabile primato con punte del 21%.

Era dunque non solo una " rivolta" ma una "rivoluzione sociale" oggettiva. Il Paese era cambiato e la cecita' e l'immobilismo della classe politica vecchia non predisponeva riforme per equilibri nuovi e piu' avanzati, e tutti i problemi accantonati nel passato emergevano; diventava sempre piu' difficile affrontarli in una mutata condizione del paese che stava correndo in parallelo con le societa' liberiste e socialdemocratiche che stavano allargando il loro regno su tutto il pianeta..
Il PIL in Italia era passato da 23.200 miliardi del '60 a 55.900 miliardi nel '68
I consumi da 14.788 miliardi dello stesso anno a 64.569 miliardi nel '68.
Il Paese camminava in fretta, e le riforme rimanevano sulla carta.

10 Maggio 1968 - P.O. - giornale politico degli operai

16 MARZO - Gli americani in Vietnam compiono il massacro di My Lay. A inorridire non e' solo il mondo, ma anche i cittadini americani dove cominciano a prendere posizioni ostili, non solo l'opinione pubblica, ma anche i produttori. My Lay e' il caso piu' noto di genocidio di donne, vecchi e bambini fatto in Vietnam. Solo in seguito arriveranno filmati che diventeranno una vera onta dell'esercito americano.

22 MARZO - Prime grandi manifestazioni in Francia del movimento studentesco con occupazione dell'Universita' di Nanterre. Nelle sfilate dopo l'arresto di alcuni studenti la situazione diventa rovente con i vari scontri con la polizia che causano incidenti con molti feriti gravi e molti arrestati. Ma le manifestazioni sono in escalation anche nel resto della Francia. L'apice lo si tocchera' a Maggio a Parigi (vedi 10 e 11 maggio).

25 MARZO - "Roma - IL MOVIMENTO ATTACCA IL PCI . Un manifesto affisso alla facoltà di lettere e firmato "Movimento studentesco" denunzia il "tentativo del PCI di strumentalizzare la lotta degli studenti, rifiutandone i contenuti politici". Alle 11 uno studente, salito sulla scalinata del rettorato, ha annunciato la costituzione di un "Comitato studenti rivoluzionari" per "radicalizzare la lotta in senso antiborghese e antiriformista" (Ag. Ansa, ore 14.01)

30 MARZ0 - Le stesse rivendicazioni fatte dai lavoratori alla Pirelli Bicocca di Milano le fanno ora a Torino gli operai della Fiat. Chiedono piu' umani orari di lavoro e dicono basta alla produzione a cottimo. In pieno dissenso con i sindacati, ora, nel mondo operaio, stanno sorgendo dei gruppi autonomi. Anche qui i CUB: i Comitati unitari di base, che non prendono piu' ordini dai sindacati, considerati bidonisti. (vedi 3 febbraio).

31 MARZO - Le ondate di protesta contro la guerra in Vietnam aumentano. JOHNSON, il presidente degli Stati Uniti, improvvisamente sospende i bombardamenti e nello stesso tempo annuncia che non si presentera' alle elezioni presidenziali. Ormai la sua popolarita' nei sondaggi sta calando paurosamente e alcuni nelle manifestazioni ricordano che non e' un presidente eletto dal popolo, ma solo un vice diventato presidente e che si e' trovato rieletto sotto l'emotivita' dell'assassinio di John Kennedy. Poi il "fattaccio"!  Proprio il fratello dell'ex presidente, Bob, che  aveva annunciato pochi giorni prima, il 17 marzo, che si candidava contro Johnson, annunciando il suo programma "cessazione della guerra in Vietnam, perche' l'America sta attraversando un momento pericoloso". il 5 giugno verra' assassinato.

4 APRILE - Come se non bastassero le rivolte contro la guerra in Vietnam, a sconvolgere le citta' americane si aggiungono ora i negri. Viene ucciso MARTIN LUTHER KING, e la rivolta negra dilaga a New York, Chicago, Washington, Detroit. Enormi i danni, e tanti gli incidenti gravissimi. Mentre a Washington interviene l'esercito per difendere un'eventuale assalto alla Casa Bianca.

11 APRILE - La protesta arriva in Germania dove anche qui si sviluppano violente agitazioni studentesche contro alcuni provvedimenti che stanno inquietando tutti gli Stati coinvolti nelle agitazioni. Cioe' sospensioni delle garanzie democratiche e stato di emergenza in caso di una sovversione. Viene ferito gravemente il leader del movimento studentesco RUDY DUTSCHKE e le agitazioni raggiungono l'apice con grandiose manifestazioni. Come accadra' tra un mese in Francia, il governo fa appelli alla popolazione per isolare i provocatori, e in maggio sono approvate le tanto temute "leggi di emergenza". Significa far intervenire l'esercito per stroncare le rivolte. E ha l'effetto di calmare gli animi.

19 APRILE - Dopo uno sciopero nel settore tessile, a Valdagno, ai lanifici Marzotto, la manifestazione operaia assume aspetti rivoluzionari. Chiedevano anche qui', "basta lavoro a cottimo" e protestavano contro un piano di ristrutturazione che prevedeva numerosi licenziamenti. Il clima e' come nelle universita', di guerriglia. Viene abbattuta nella piazza centrale addirittura il monumento al fondatore della dinastia, Gaetano Marzotto. 42 operai sono arrestati. Ma questa volta sono tutti i Partiti della giunta locale a solidarizzare con gli operai, dando in massa le dimissioni.

25 APRILE - Roma - Questa volta gli studenti fanno sul serio e mettono in allerta i servizi segreti americani. Non sono avvenute semplici manifestazioni e cortei contro la guerra in Vietnam, ma hanno incendiato a Roma la sede della americana Boston Chemical, che produce il famigerato Napalm impiegato dagli Usa per carbonizzare interi villaggi vietnamiti.
Sono arrestati due responsabili, che in seguito verranno ancora alla ribalta. FRANCO PIPERNO e ANTONIO RUSSO.

30 APRILE - In America a New York, viene fatta sgomberare dalla polizia la Columbia University occupata dagli studenti da un mese. La rivolta e' sempre per lo stesso motivo. La famigerata coscrizione e invio in Vietnam dei giovani che hanno i voti piu' bassi.

1° MAGGIO - Festa dei lavoratori. - A Roma un'altra prima pagina di cronaca "dal fronte". Gli studenti questa volta intervengono per la prima volta nella storia di questa ricorrenza a migliaia a fianco dei lavoratori, a piazza San Giovanni, dove sta parlando un rappresentante della CGIL. Lo contestano apertamente e infine deve rinunciare al suo discorso per il baccano e per non far degenerare quella che doveva essere una festa dei lavoratori e non la rivolta degli studenti. Ma il diaframma si sta rompendo, gli studenti iniziano a solidarizzare con gli operai. E il sindacato ponendo scarsa attenzione ai fermenti condanna in blocco tutta contestazione. Come i partiti non ha affatto capito il sindacato, dove sta andando "la piazza", con i  lavoratori e gli studenti.

10-11 MAGGIO - A Parigi le rivolte studentesche diventano oceaniche. Le violenti dimostrazioni a Nanterre coinvolgono la Sorbona, che viene occupata dagli studenti, poi fatta sgomberare e chiusa dalle autorita'. L'errore e' gravissimo, gli studenti che prima erano asserragliati nelle singole Facolta' ora sono tutti riuniti nelle strade e nelle piazze in cortei che si scontrano ripetutamente con la polizia.
In questi due giorni la Francia sembra precipitare in una nuova rivoluzione.
Al quartiere latino si innalzano le barricate e le cariche della polizia causano incidenti e numerosi e gravi sono i feriti da entrambe le parti. Il 16 marzo  il movimento si estende anche ai lavoratori dove i sindacati proclamano lo sciopero generale, si ferma tutta la Francia, e qui la protesta va ad assumere un carattere preinsurrezionale.

Vengono occupate le grandi fabbriche. Il 24 siamo a un passo dalla rivolta insurrezionale. Si riunisce d'urgenza l'Assemblea Nazionale. Le truppe circondano Parigi pronte a intervenire, mentre ai Campi Elisi sfilano provocatoriamente contro gli studenti cortei di gollisti per sostenere la Repubblica dopo che De Gaulle (rientrato precipitosamente dalla Romania) ha rivolto un appello a tutta la popolazione invitandola a ristabilire l'ordine minacciando di far intervenire nelle strade di Parigi i carri armati. Il 30 viene sciolto il parlamento e indette nuove elezioni e De Gaulle ha pieni poteri.
Si va alle elezioni sfruttando l'ondata di paura che si e' diffusa nella borghesia, e  i gollisti trionfano, rivincono le elezioni, ma spostano questa volta il loro programma verso destra;  George Pompidou, pur delfino di De Gaulle viene messo da parte, De Gaulle chiama a collaborare i suoi vecchi nemici, addirittura gli esponenti dell'Oas, e gli estremisti di destra.
In Italia molti stavano osservando gli eventi in Francia, da una parte e dall'altra. Infatti il 31 a Roma a Campo dei Fiori, si svolgono per gli studenti francesi manifestazioni di solidarieta', ma piovono tutt'altro che fiori, piovono manganellate. Gli scontri, i caroselli e le cariche della polizia per togliere le barricate degli studenti, provocano venti feriti, decine di arresti e una cinquantina di denunce.

FRANCIA - I TITOLI DEI COMUNICATI Ansa dal 29 aprile al 24 giugno.

"Si parla di Rivoluzione" - "Daniel Cohn Bendit chiama alla rivolta" - Una notte di fuoco e di sangue" - Unità fra studenti e lavoratori?" - "Una grande manifestazione di massa" - Gli studenti occupano la Sorbona" - "Gli operai occupano le fabbriche" - "La Borsa in ribasso" - "In agitazione anche gli agricoltori" - "De Gaulle anticipa il ritorno" - "Gli scioperi si estendono" - "Lunga file davanti alle banche per ritirare i risparmi" - "L'aviazione militare interviene negli aeroporti" - "Un Caos" - "Una Cancrena" - "Una città in stato di guerra" - "In sciopero anche la centrale nucleare" - "Il movimento ha coinvolto sette milioni di lavoratori" - "Parla De Gaulle" - "Un'altra notte di disordini" - "I sindacati scaricano gli studenti" - "De Gaulle annuncia un referendum" - De Gaulle in Tv: il Paese è sull'orlo di una paralisi"
"De Gaulle in TV: c'è la minaccia di una guerra civile" -  "Quattro ore misteriose di De Gaulle. Sembra abbia avuto incontri con alti comandanti militari" - "Spostamenti di truppe" - "Due reggimenti di paracadutisti spostati su Parigi" - "Previsto un richiamo alle armi"-  "Sciolte tutte le associazioni" - "La sorbona occupata dalla polizia" - "Elezioni referendum" - "De Gaulle sfida la Francia"
"Vince De Gaulle" - "Elezioni referendum per dare pieni poteri a De Gaulle - Socialisti nessun eletto, nessun ballottaggio - Sinistra nessun eletto, nessun ballottaggio - gollisti 43,65%, comunisti 20,03%, Psu 3,94; centro 10,34%".
 
LA FRANCIA HA SVOLTATO DI NETTO A DESTRA.

Il prossimo anno poi De Gaulle chiederà pieni poteri; ma i francesi gli diranno di NO; e lui "sbatterà la porta". Il "grandeur" chiuderà senza stile alcune pagine della storia della Francia.
E ancora una volta "il popolo fa quello che vuole"
!!

19-20 MAGGIO - Si va in Italia con questo clima alle Elezioni Politiche. Un clima esterno e interno che sta provocando molta inquietudine nel potere esecutivo. In questi giorni, si svolgono migliaia di comizi nelle piazze; si temono incidenti gravi, sommosse, rivolte. Allertati tutti i comandi militari e le forze dell'ordine. Tutto l'organico nelle caserme. Anche quelli a casa appartenenti a reparti speciali sono all'erta. Ma non accade nulla. Le elezioni si svolgono regolarmente.

Ma c'e' una notizia ghiotta e molto curiosa in un angolino dei giornali. Un dignitario del Vaticano varcava la soglia delle Botteghe Oscure e portava un presente di Paolo VI a LUIGI LONGO. E si precisa "il dono offerto anche ai membri della direzione del PCI". (Paese Sera del 12 maggio 1968). (Ognuno dia il suo significato a questa "missione" - catto-comunista)

 

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