ANNO 1969

CRONOLOGIA DELL'ANNO ( 2a PARTE )  


"La Cina e' vicina!
Mao risplende,
è  già  in Albania!"


A Milano il 1° maggio
sfilano i bambini
con il "libretto rosso"
e la bandiera con Mao
che "risplende"

 

 

L'ANNO MESE PER MESE

19 GENNAIO - Inizia un anno difficile all'interno della DC. Ci sono i nuovi emergenti dentro le correnti e alcuni equilibri ricevono degli scossoni che scompigliano il partito. Per tre giorni il dibattito al Consiglio nazionale e' molto vivace. Si vota il nuovo segretario dopo che Rumor ha formato a dicembre il suo primo governo. A prevalere sugli altri candidati e' FLAMINIO PICCOLI con gli 85 voti della corrente fanfaniani tavianei e con una dorotea sempre piu' frantumata. Sono 87 le schede bianche (quelle della corrente di Moro ormai autonomo e quelle di Forze Nuove e base). Ma i conti non tornano, perche' negli 87 ci sono anche 19 franchi tiratori. Siamo davanti a un'altra grossa crisi all'interno della DC. IL 22 marzo per le divergenze sulla scuola, SULLO ministro del P.I., dovra' dimettersi per alcune discordie nel suo feudo elettorale di Avellino, dove il ribelle CIRIACO DE MITA vuole ad ogni costo emergere. (vedi 21 febbraio)

5 FEBBRAIO - Sciopero generale indetto dai tre sindacati CGIL, CISL, UIL per la riforma sulle pensioni. Il potere dei sindacati ora uniti si fa sentire; dopo sette giorni riescono gia' il 12 a ottenere dal governo l'aumento delle pensioni; quelle future maturate avranno il 74% dello stipendio; inoltre viene introdotta pure la scala mobile.

8 FEBBRAIO - Se in casa DC il dissenso e' alto, al Congresso PCI non e' certamente basso. Le questioni sono quasi le stesse,  atteggiamenti da assumere nei confronti delle contestazioni studentesche che stanno invadendo la sfera del mondo del lavoro, il rapporto con in centrosinistra, e in piu' i comunisti hanno la questione dei rapporti con Mosca dopo l'invasione della Cecoslovacchia (critica al revisionismo e fatti d'Ungheria). Le critiche sono forti e il partito vorrebbe limitare questa liberta'. Soprattutto a ROSSANDA ROSSANDA, LUIGI PINTOR, MASSIMO CAPRARA; ALDO NATOLI, accusati di frazionismo. Segretario viene confermato Luigi Longo, ma a fare la relazione e' ENRICO BERLINGUER, il vice, come lo era del resto Palmiro Togliatti. Ma non finisce qui la polemica e il dissenso.

12 FEBBRAIO - I sindacati ottenuto un successo mirano a ottenerne subito un altro. Proclamano uno sciopero per l'unificazione dei minimi salariali in tutto il Paese che finora era diviso in due "zone salariali" , una al nord e una al sud. Per lo stesso lavoro due paghe diverse.
Molti sostengono che nel sud il costo del lavoro pari a quello di una Milano penalizzerebbe la crescita di nuove aziende; che il potere di acquisto nel sud e' molto piu' favorevole, che i prodotti agricoli nei negozi costano la meta' che a Milano, che c'e' un forte autoconsumo, che è molto radicato il baratto merce, che insomma ci sono meno esigenze. Piu' altri vantaggi ambientali e climatici come le spese di riscaldamento, il vestiario pesante, cioe' un caro vita decisamente molto piu' basso rispetto a un operaio che lavora e vive a Torino o a Milano. Insomma l'Italia ha due aspetti molto diversi non solo sul piano economico e sociale (le cui ragioni stanno nella sua storia politica che non ha certo favorito in duemila anni una forte coscienza nazionale) ma anche sul piano geografico climatico e sulla tipologia del territorio con diverse vocazioni. Ma in fase di programmazione economica si ignorano sempre queste diversita' che invece sono delle realta' oggettive palesi a tutti.

17 FEBBRAIO - Non solo in casa DC e PCI ci sono dissensi ma anche dentro la stessa ACLI dove LIVIO LABOR il presidente, oltre che aver proclamato la fine del collateralismo con la DC, va a costituire una associazione culturale politica, l' Acpol, con la sinistra cattolica e con alcuni esponenti comunisti e socialisti.

21 FEBBRAIO - Passano pochi giorni dalla "sorpresa" ACLI e ALDO MORO interviene con un accorato appello alla direzione; sostiene di aprire dei "colloqui" con il PCI, per "comprenderne la problematicita'", "avere un confronto", avviare "una strategia dell'attenzione" nei confronti della sinistra perche' "e' una realta' da non ignorare, guai a ignorarla, chissa' cosa accadrebbe domani" (lo dira' anche un mese prima di essere ucciso - senti il discorso in audio). Ma ai conservatori della DC (anche se nuovi arrivati ed emergenti della provincia soprattutto cattoliche ancora confessionali) non piacciono certi discorsi, ed e' una delle ragioni del dissenso di quelli che hanno (credono di avere) dei solidi feudi nelle sacche a tradizione mezzadrile, tutta chiesa e campi, o a tradizione "manna dal Cielo" , che ora sono le "manne assistenziali", le pensioni di invalidita', o alcuni sportelli bancari "compiacenti".
Ma Moro piace a CIRIACO DE MITA, quell'emergente che sta esautorando SULLO nel feudo ad Avellino.
Sara' lui De Mita della corrente di Base, l'11 aprile a Firenze a proporre come Moro un patto con i comunisti per affrontare in concerto le emergenze sempre piu' inquietanti nel Paese. E andra' ancora piu' in la' di Moro. Proprio sulla situazione di emergenza fa sfoggio di argomenti che per la vecchia DC (cattolica) sono scioccanti. Sulla contestazione e i fermenti in generale, e quindi anche sulla situazione politica, a Gragnano (mentre siamo dentro nella piu' grande crisi sociale dal dopoguerra - vedi 2 settembre) afferma che "al fondo delle contestazioni che scuotono l'Italia, c'e' una ventata di liberta', a cui bisogna spalancare porte e finestre, e anche al PCI, che viene prepotentemente investito da questo vento di liberta'". Ha insomma osato!

Dunque la sinistra nella DC avanza, e nemmeno con toni moderati. Sul Giornale d'Italia a De Mita gli rimproverano di avere preso un abbaglio, di essere un pessimo metereologo in fatto di venti, che ha dimenticato i venti sovietici in Ungheria e Cecoslovacchia, e chi sono i comunisti. Ma avra' poi ragione De Mita, e se lo avessero recepito in tempo molte cose all'interno della DC sarebbero cambiate subito. Moro si e' gia' staccato dai dorotei, ma e' ancora troppo cauto, perfino abulico ed è ministro degli Interni. Dovranno passare 9 anni per dar ragione al nuovo arrivato da Avellino, ma quel giorno non gli sara' facile, in nove anni si erano nel frattempo consolidate le vecchie correnti anticomuniste aiutate paradossalmente proprio dalla sinistra extraparlamentare, e Moro paghera' caro questo ritardo con la vita. Lui paghera' per tutti.

DE MITA parlo' dunque cosi'; e se non riusci a scuotere la DC, mise invece (lui piu' sanguigno di Moro) in fibrillazione la sinistra extraparlamentare, che "voleva tutto e subito", ma non voleva accordi del PCI fatti con gli storici nemici. "Ricacceranno indietro la lotta operaia" scriverà Potere Operaio di Sofri "e' nel disegno dei padroni, serve, a far passare un nuovo governo e in prospettiva l'accordo di potere con il partito comunista". - Sofri voleva Mao in Italia, la "rivoluzione culturale", i "cinesi". A Milano forse fu lui a far sfilare il 1° maggio  un corteo di bambini dagli 8 ai 12 anni con le gigantografie di Mao e con il "libretto rosso" in mano, i nuovi "balilla rossi-gialli". "Coraggio la Cina è vicina/è già in Albania". (Abbiamo poi visto in Albania cosa hanno fatto! Se ne sono andati subito!)
NOTA: Un lettore mi corregge: Non era Sofri bensì Aldo Brandirali, allora leader indiscusso dell'" Unione dei Comunisti Italiani m-l" poi "PCm-l" più conosciuti come " Servire il popolo ". Aldo Brandirali è ora membro autorevole di Forza Italia milanese area ciellina.
(M.S. un ex appartenente di "Servire il Popolo")

27 FEBBRAIO - Manifestazioni contro NIXON Presidente degli Stati Uniti in visita a Roma. Avvengono e sono cercati scontri di manifestanti tra giovani di estrema destra e di estrema sinistra, nelle piazze, nelle strade e all'Universita'; qui uno studente resta ucciso cadendo da una finestra. Di giorno e di sera lunghe e numerose Marce della Pace che inalberano cartelli eloquenti: Nixon go home, e Via dalla Nato, o sara' in Italia un'altra Vietnam, Nord contro Sud. Una giornata iniziata  con un semplice corteo, con una manifestazione prevista dalla democrazia, da una perfetta democrazia, si e' invece trasformata in una giornata di violenza. Il "via dal Vietnam" era del resto una legittima protesta degli italiani, visto che le facevano nella stessa America. La stessa rivista americana Life fara' inorridire l'America e il mondo quando pubblichera' il famoso servizio sul massacro compiuto dagli americani a Song My. Lo pubblica a novembre il servizio, ma per vie indirette lo si sapeva gia' in questi giorni cos'era avvenuto in Vietnam. Legittimo quindi la contestazione civile ordinata e democratica. Ma non fu tale, erano troppi coloro che volevano strumentalizzare la piazza o cercavano nella stessa dei pretesti per intervenire per altri scopi, che nulla avevano a che vedere con la specifica protesta.

2 MARZO - A contestare Nixon non ci sono solo le sinistre. All'arrivo in Piazza San Pietro per una visita al Papa il presidente trova una accoglienza ostile da parte di diversi gruppi cattolici;  deve intervenire la polizia per lo sgombero della piazza per evitare incresciosi incidenti diplomatici con la Santa Sede. Che sul piano pratico e' una visita ipocrita; in Vietnam nulla e' cambiato, anzi dopo venti giorni Nixon invade la Cambogia; si combatte, si bombarda, si uccide e si fanno massacri, nonostante tante promesse e gli accorati appelli del Papa. L'inchino deferente di Nixon e la sua benedizione non sono servite a nulla.

(In America intanto si svolgono imponenti dimostrazioni di protesta contro l'escalation in un centinaio di citta';  la polizia spara sulla folla inferocita provocando 18 morti e centinaia di feriti. Il culmine lo si tocchera' il 9 maggio quando anche Washington e' assediata e dovra' intervenire l'esercito e la guardia nazionale manganellando a destra e a sinistra senza discernimento. Gli americani inorriditi  a guardare dalla Tv le scene.

18 MARZO - Viene per la prima volta in Italia istituita la scuola materna di Stato. In ritardo questa istituzione rispetto agli altri Paesi europei di alcune decine di anni; da quelle nordiche addirittura di una cinquantina.
Altra conquista dei sindacati dopo lo sciopero di febbraio, e' l'ottenimento dell'abolizione delle gabbie salariali. Un operaio di Palermo e di Canicatti' prendera' d'ora in avanti come l'operaio di Milano o di Torino. Con queste condizioni gli imprenditori del Nord non andranno mai a realizzare aziende nel Sud (salvo quelle incentivate, defiscalizzate, ma poi presi i contributi, lasciate come "cattedrali nel deserto"), e i commercianti del Sud dovranno sempre rivolgersi al Nord per gli acquisti di prodotti per il loro mercato.
Un circolo vizioso che non verra' mai piu' modificato, salvo nel riversare ingenti somme nell'assistenzialismo che non produce ma consuma solo prodotti, prodotti nel nord. Anzi siamo all'assurdo, un'azienda milanese nei suoi supermercati a Bari, vende olio d'oliva importato dalla Spagna, mentre nelle Puglie marciscono le olive o si usano per le poche raccolte, ancora i frantoi modello Impero Romano. E siamo nel 1969! Si era partiti nel 1950 in Italia con lo slogan "piu' macchine meno maccheroni", e qualcuno aveva capito per "macchine" le auto, non i frantoi meccanici e le macchine trattrici.

9 APRILE - Gravi incidenti a Battipaglia e nel salentino. Invece di costruire stabilimenti e macchine si chiudono perfino le aziende storiche che ci sono già, come la manifattura di tabacchi e lo zuccherificio. Per il paese e' una tragedia, meta' della popolazione vive su queste due fabbriche, sulle coltivazioni e sull'indotto; scende in piazza inviperita, blocca ferrovie, strade e autostrade, dalle 17 alle 22 la citta' e' in mano a tremila dimostranti, che devastano la stazione, incendiano il municipio, danno fuoco a duecento auto e poi assediano il commissariato.
Lo scontro con le forze dell'ordine e' drammatico, poi l'assedio dei dimostranti diventa un attacco, e la polizia perde la testa e spara sulla folla. A notte alta si conclude un dramma, 200 feriti fra i dimostranti, 100 nella polizia, e una professoressa e uno studente uccisi.
A Roma arriva invece la notizia che ci sono stati cinquanta morti, e temendo una insurrezione generale tutti sono presi dal panico; viene subito firmata la riapertura delle due aziende.

11 APRILE - Dopo i gravi incidenti a Battipaglia c'e' uno sciopero generale, e in molte citta' gli incidenti sono numerosi. A Milano viene compiuto un attentato alla Borsa, proseguono poi gli incidenti anche durante la notte; il giorno dopo altri attentati avvengono nella roccaforte del movimento studentesco, all'Albergo Commercio aperto a tutti gli studenti universitari provenienti da altre citta' e senza mezzi economici.

25 APRILE . Scoppia una bomba al padiglione della Fiat alla Fiera Campionaria; sono ferite 6 persone. Mentre alla Stazione Centrale di Milano ne viene ritrovata una rudimentale inesplosa. La data scelta e l'obiettivo non e' casuale: 25 aprile!

13-21 MAGGIO - I socialisti unificati sono alla resa dei conti con le loro divergenze e le reciproche insofferenze mai sopite. FERRI il segretario, si dimette e si forma una maggioranza di sinistra con G. MANCINI, DE MARTINO, GIOLITTI. Ma non finisce qui, altra resa di conti il 2 luglio. Siamo allo scontro.

29 MAGGIO - Come a Battipaglia, e per le stesse ragioni, anche nella zona napoletana, in undici comuni del casertano, gli operai scendono in sciopero; la popolazione fa manifestazioni che diventano subito tumulti; occupano i municipi e gli scontri con le forze dell'ordine provocano decine e decine di feriti e l'arresto di una quarantina di persone. Il 3 giugno stesse proteste a Palermo per alcuni giorni con l'occupazione del Municipio, blocchi stradali, del porto e delle ferrovie. In Sicilia non solo non si incentivava l'agricoltura, ma si spianavano le fattorie e gli allevamenti modello, si demolivano moderne latterie, oleifici, si sradicavano stupendi agrumeti a Catania e a Siracusa, il tutto per far posto alla petrolchimica, ai cementifici, alla plastica che non sono aziende manifatturiere, e occupano poche maestranze (fra l'altro scese dal nord).

(Se andate a Siracusa, e siete nella grande baia, fatevi indicare dov'era la tenuta modello di Girotta. Produceva gia' nel '57 dieci interi treni all'anno di arance pregiatissime, c'era un moderno allevamento di mucche e una grande latteria-caseificio. Non fu nemmeno indennizzata, ma espropriata e sul terreno ci fecero sorgere un cementificio, di un cementiere del nord).

In questo stesso anno 1969, si sta radendo al suolo la gigantesca e fertile piana di Gioia Tauro, nello stupendo golfo omonimo tra Capo Vaticano e lo Stretto, con a dimora ulivi millenari (era il piu' importante mercato oleario della regione fin dal VII sec. a.C.). Ci doveva sorgere il piu' grande centro siderurgico d'Europa. Siamo nel 2000, sono passati 30 anni, e Gioia e' ancora una piana desolata con un porto faraonico vuoto. I progettisti e i promotori sono ormai salpati per altri "lidi" o salperanno presto, auguriamo loro che non incontrino il dio della terra o il dio delle bellezze per aver procurato tale scempio.

9 GIUGNO - Per le Università gia' dal 22 febbraio con un decreto firmato dal rettore D'Avack, l'occupazione viene considerato reato. A cascare nella rete dei nuovi provvedimenti sono undici studenti di Milano che avevano sequestrato fra l'altro un professore che non aveva restituito il libretto a uno studente. Ma quello che fa notizia e' l'arresto di MARIO CAPANNA il leader indiscusso di tutte le manifestazioni studentesche milanesi. Verra' processato e condannato a 11 mesi di carcere.

29 GIUGNO - Viene eletto segretario del nuovo MSI-DN GIORGIO ALMIRANTE in sostituzione di ARTURO MICHELINI morto il 15 maggio. (ne abbiamo gia' parlato nel prologo di quest'anno)

2 LUGLIO -I socialisti riuniti al comitato centrale bocciano ancora NENNI che ha presentato un nuovo suo documento che crea solo polemiche. I vecchi socialdemocratici lasciano questa volta definitivamente il partito e fondano il PSU, Socialisti Unitari. Sono 29 deputati e 12 senatori che eleggono segretario MAURO FERRI. Gli altri ritornano al vecchio PSI. (ne abbiamo parlato nel prologo di quest'anno). Il 5 luglio in seguito a questa scissione vengono ritirati tutti i ministri socialisti al governo, che e' quindi costretto a dimettersi. Cade dunque il centrosinistra costruito pazientemente da Moro. Mentre il Paese entra questa volta nella spirale della violenza ad opera di alcuni gruppi di lavoratori politicizzati da irriducibili estremisti dell'estrema sinistra (o almeno così sembra)

3 LUGLIO - Si e' all'inizio di un periodo dove le manifestazioni indette dai sindacati per ottenere rinnovi di contratti e altre rivendicazioni sociali, diventano delle vere e proprie rivolte dentro situazioni gia' esplosive, spesso create ad arte. Torino e la Fiat diventano il centro tellurico di questo terremoto che si sta abbattendo sull'Italia, dove le onde sismiche si espandono nelle grandi citta' del Nord, si spostano nelle sedi delle grandi aziende ad alta concentrazione di manodopera, e presto causeranno la fine del produttivismo, e in particolare l'abbassamento degli indici di produttivita', la fine del cottimo, i cronometraggi. Ma sara' anche l'inizio dei nuovi rapporti meno conflittuali fra lavoratori sindacati e le aziende ormai costrette ad adeguarsi ai tempi.

Lo scontro e' fra il mondo autonomista operaio "incazzato" appoggiato dai gruppi della sinistra extraparlamentare contro i sindacati confederali accusati di occuparsi solo di piccole vertenze con ambigui accordi col padronato. (in testa e sempre attivi Lotta Continua di Sofri e non meno attivi quelli di Potere operaio di Negri)

La lotta ha dei connotati del tutto diversi dalle precedenti manifestazioni di lavoratori, ci sono ora oltre le solite estemporanea collere operaiste contro il padrone sfruttatore,  ci sono le regie e le tecniche suggerite da quei gruppi estremisti che avevano ormai esaurito la "loro rivoluzione" nei movimenti studenteschi e volevano ora rovesciare l'intero "sistema" utilizzando i lavoratori ; e ci sono quelle animosita' che stanno sempre di piu' emergendo per carenze economiche, sociali, della casa, della previdenza, della sanita'.

Nelle proteste, nelle agitazioni, vengono inventati gli scioperi a singhiozzo all'interno delle fabbriche, il "salto della scocca", gli scioperi a rovescio "superattivi" che scompaginano le catene di montaggio, si bloccano le uscite delle merci all'interno dell'azienda ecc ecc. Si arriva perfino a sabotare la produzione, distruggendo auto e macchinari. Ma la novita' piu' importante non sono piu' le manifestazioni, le sfilate e i cortei all'esterno, ma quelle interne, senza dunque gli interventi della polizia;  che sono devastanti per le aziende, anche perche' ci sono all'interno delle stesse numerose infiltrazioni di "esterni". Fanno i picchettaggi ai cancelli esterni e interni dei vari reparti presidiati, e ci sono le spedizioni punitive al grido di "Potere operaio" verso quelli che fanno i crumiri, per chi non collabora alla paralisi dell'azienda, al boicottaggio, al sabotaggio passivo e attivo.

Purtroppo in questo giorno e in questa situazione esplosiva, l'errore piu' grande dei sindacati fu quello di organizzare uno sciopero in citta' per la casa. E a inserirsi nella manifestazione c'e' la contromanifestazione della nuova sinistra ribelle, e richiamati da questi due eventi anche la estrema destra non manca all'appuntamento.

Corso Traiano diventa un "campo di guerra", gli scontri diventano violenti e sembrano senza fine; la polizia fa quello che puo', ma 70 persone restano ferite, circa 200 le fermate, 29 gli arrestati e processati per direttissima, di cui 18 saranno condannati e quindi licenziati dalla Fiat. La tensione diventa esplosiva, ed e' solo il prologo all'"autunno caldo", che covando odi e rancori esplodera' il 2 settembre.

17 LUGLIO - Dopo i fatti di Torino avviene una profonda trasformazione all'interno delle tre confederazioni sindacali ("dal giorno di Corso Traiano imparammo molte cose" dira' in seguito un dirigente). Gli scontri non mancano dentro il congresso della CISL, e non mancano dentro la CGIL e nella UIL; ma fra incontri e scontri si arriva a una saggia decisione, quella di procedere insieme con una unica linea;  inoltre stabiliscono alcune incompatibilita' tra cariche politiche e sindacali.
Ma la piu' importante e' quella di far eleggere i consigli di fabbrica senza tenere conto delle tessere di questa o quell'altra confederazione. La spallata dalla base (dove sta dilagando la spinta verso l'unita' di base, i Cub) e' stata salutare, e la comune strategia unitaria sindacale che si cercava da anni diventa cosa fatta, in un modo meno confuso, piu' libera dalle ideologie dei partiti, piu' in sintonia con tutti i lavoratori che hanno ora un punto di riferimento preciso e non solo l'anarchia. Ma siamo alle prime mosse.

Concertando una linea, il sindacato si e' fatto vincente su molti fronti, e ottiene e otterra' grossi risultati recuperando molto del terreno perduto. Si e' anche piuttosto equilibrati: "guai se dovessimo abbandonarci a un'orgia di rivendicazioni". "Le cose non sono piu' come prima, e bisogna percorrere una via sindacale tutta italiana senza guardare a Est" dira' Rovelli della GGIL. (ed e' quello che proprio non piace ai ribelli estremisti di destra e di sinistra, loro temono gli accordi, vogliono Tutto e subito)

Si sono comunque persi molti anni; nasce infatti l'unita' quando ormai la grande industria sta spostandosi verso le piccole aziende, che a loro volta faranno nascere altri anomali squilibri dualistici, fra terziario e industria, fra artigianato e servizi, fra nord e sud. Problemi molto piu' grandi di prima per il lavoratore, che sara' proprio lui costretto a pagare, visto che la maggioranza di questa multitudine di piccole aziende semi-fantasma  verra' sempre di piu' tutelata (o gestita) dalla "chioccia degli emergenti politici locali con controlli legislativi compiacenti, o con distribuzioni di impieghi puramente assistenziali. Sta infatti imponendosi ora l'economia mista, decentralizzata, dispersa nel territorio con un considerevole numero di aziende piccole nel produttivo e nel terziario dove non esistono controlli di ogni genere: fiscale, sanitario, retributivo.

Poi stanno nascendo le grandi aziende pubbliche o a partecipazione statale che promuovono grandi imponenti realizzazioni senza alcun criterio di economicita', ma solo per parassitismo, oppure ne chiudono altre dopo aver prosciugato risorse enormi nell'intreccio politica affari. E' del resto il governo che autorizza le sovvenzioni, l'emissione di obbligazioni, le vendite o gli acquisti alla nuova "borghesia di stato", che ormai sta prolificando in tutti i settori, con uomini spesso mediocri come manager, ma cosi' abili nell' appoggiarsi ad altrettanto mediocri personaggi del potere politico che riusciranno  in breve tempo ad essere con i loro finanziamenti occulti i protettori dei politici stessi.

Aziende dunque -sia le une che le altre- dove il sindacato non potra' ne gli verra' permesso di entrare. Giorgio Amendola in Gli anni della repubblica, 1976, ammettera' "che malgrado il nesso affermato tra lotte sindacali e riforme, nel fuoco della battaglia il movimento sindacale degli anni 1969-70 ha stentato a mantenere l'alleanza tra classe operaia e contadini, tra nord e sud, tra occupati e disoccupati"

20 AGOSTO - GIACOMO FELTRINELLI scrive un articolo inquietante ma anche profetico(anche se da operetta) visto che l'anno dopo in effetti qualcuno tentera' cio' che lui aveva anteveduto. "C'e' in Italia una minaccia incombente. C'e' la minaccia di una svolta radicale e autoritaria di destra. C'e' in Italia la minaccia di un colpo di Stato".(Il tentativo infatti ci fu: quello di Borghese il prossimo anno)
FREDA a sua volta, ideologo dell'estrema destra, risponde con un saggio che nelle intenzioni è quello di voler radiografare l'Italia di questo periodo: una Italia che si sta incamminando - afferma -verso La Disintegrazione del sistema, questo il titolo e l'avvertimento.

5 AGOSTO - RUMOR ricevuto nuovamente l'incarico vara il suo secondo governo (gia' chiamato di transizione) questa volta forma un monocolore con l'appoggio del PSI, e PSU e l'astensione del PRI. Fallisce la ricostituzione di un centrosinistra dopo la scissione dei socialisti, che preferiscono attendere, voliono chiarire alcune posizioni al loro interno e hanno preferito non ricevere nessun incarico ministeriale . Il 10 Rumor ottiene la fiducia alla Camera con 346 voti favorevoli (DC, PSI, PSU) e 245 contrari, con il PRI (6) che si astiene. Al Senato 179 i si', 115 no, 2 astenuti..

9 AGOSTO - Bombe su otto treni. Dopo gli attentati di Milano, mentre gli italiani affollano i treni per le vacanze, otto ordigni scoppiano nei vagoni diretti a Venezia, nel Trentino, in Abruzzo, nel Napoletano. I feriti sono 12 ma il panico sui treni e nelle stazioni e' piu' angosciante delle stesse famiglie colpite. Si va in vacanza, ma alle partenze ci si abbraccia come se si partisse per la guerra. Nelle stazioni basta scoprire un pacco abbandonato e scatta la psicosi dell'attentato. Sui treni una borsa o un pacco dimenticati, fa bloccare i treni in piena notte, e tutti giu', con ore di attese in aperta campagna. Il clima che si diffonde e' angosciante e virtualmente anche inquietante.

2 SETTEMBRE - Siamo nei giorni piu' delicati forse dell'intero periodo dal dopoguerra in avanti. Certamente l'autunno piu' critico della storia d'Italia. Torino vive momenti drammatici. Dopo gli incidenti del luglio e dopo la chiusura estiva che non ha affatto allentato la situazione d'emergenza, l'azienda decide di tenere chiusi i cancelli e sospende 25.000 lavoratori. Si tocca il punto critico e il piu' incandescente quando c'e' il tentativo degli operai (con molti "infiltrati") di occupare l'intero complesso torinese.
Ci sono assalti alle palazzine degli impiegati, distruzioni varie, si fanno assemblee, si "processano" pubblicamente i padroni e si trascinano nei cortei le bare pronte e a loro indirizzate. Si incendiano macchine nei parcheggi, e nell'isteria collettiva alcuni bruciano le auto degli stessi operai.

L'azienda e' costretta dopo cinque giorni a sospendere i provvedimenti, ma ormai il conflitto e' solo all'inizio, ed e' quello che verra' etichettato come l'autunno caldo che non conoscera' soste per tre mesi: negli scioperi articolati e selvaggi, nelle insubordinazioni ai capi reparto, nei cortei interni, negli assalti ai vari reparti, nei sabotaggi, nel blocco delle merci, ecc ecc. Il tutto nel parossismo dei proclami e delle riunioni varie, i volantinaggi che riposrtano come in una cronaca le varie fasi della lotta, le iniziative prese e da prendere, i resoconti delle varie assemblee, ma alle volte anche farneticanti inviti alla distruzione totale del sistema, del capitalismo per il trionfo del Potere operaio.

Le scene se non facevano onore ad alcuni gruppi di operai, di estremisti di destra o di sinistra, non erano per nulla edificanti per una classe politica del tutto assente. Ai poliziotti veniva raccomandato sempre di non reagire. Schierati venivano insultati, ricevevano sputi in faccia e provocazioni, e nella mischia degli scontri che prima o poi avvenivano con un qualsiasi pretesto, venivano presi a bersaglio con le pietre e infine sprangati, bastonati; loro ad essere puniti di tutti gli errori di una classe politica ferma a guardare.

Rumor guidava un governo fantoccio (pardon, di "transizione") senza poteri, con un apatico ALDO MORO agli Interni, e con gli altri tutti in attesa degli eventi senza muovere un dito. Tutti in coma profondo, mentre nel Paese si stava innescando la miccia di quelli che saranno poi gli "anni di piombo", e ci cadra' proprio Moro. Lui era assente a Torino, ma non erano assenti nella città piemontese i suoi carnefici (metaforicamente i suoi amici!).

Era una classe politica (ma anche nelle file dell'opposizione) paralizzata, del tutto incapace di intervenire sul nascere di quella che fu poi l'epoca del terrore di natura vendicativa, personale, piu' che una punizione del "sistema". Verranno puniti (gambizzati o uccisi) giornalisti che non davano risalto alle "narcisistiche" imprese (che non erano certo da servizi segreti), assaltata e punita la Rai (6 Nov.) che non riprendeva le manifestazioni di protesta, o se i malcapitati cameraman le filmavano venivano bastonati per servizi non graditi mandati in onda, compresi quelli non fatti da loro ma confezionati a tavolino da abili registi del regime. Era una melma e tutti i politici ci sguazzavano, con tanta incompetenza ma anche con tanta vilta' nel non esporsi, pena la perdita di un elettorato tenuto insieme con l'ambiguita', sempre col timore di non contare piu' nulla in quelle correnti sempre piu' numerose e altrettanto ambigue che nascevano sui resti di quelle frantumate con le connotazioni più varie.

8 SETTEMBRE - A Milano, sull'esempio torinese studenti e operai iniziano a portare fuori dalle fabbriche e dalle scuole le manifestazioni fondando un Collettivo politico metropolitano per scatenare anche loro un'offensiva a tutto "il sistema".

L'11 lo sciopero si svolge in tutta Italia: iniziano i metalmeccanici, poi gli edili, poi i chimici. Il 23 la Pirelli chiude due reparti alla Bicocca. Anche a Milano  la rivolta ha una motivazione e un pretesto. Le agitazioni diventano rivolte, alimentate dai Cub, dalla sinistra extraparlamentare che non cerca altro, che a sua volta fa un favore agli estremisti d'estrema destra che cosi' possono andare allo scontro fisico, come vogliono i "professori", i capi, delle ormai venti (Rosa dei Venti), schegge impazzite, segrete come quelle di pulcinella, ma dove tutti fanno finta di non vedere, di non conoscere, di non sapere. E' un laissez fare; si punta in buona fede o con la vilta' al fai da te dell'ordine, al terrorismo fatto con le pentole a pressione e qualche chilo di gelignite. Roba da terzo mondo.

Il 26 nei pressi di Vercelli vengono fatti saltare con cariche di esplosivo due elettrodotti della ferrovia Milano Torino. E a Torino e a Milano gia' si teme qualche grosso guaio. Tutto lo fa prevedere. Gli otto attentati di agosto in varie zone d'Italia avevano un chiaro segnale: "possiamo colpire dove vogliamo e quando vogliamo". Che ci sia qualcosa che si sta preparando, molti in certi ambienti lo pensano.

29 SETTEMBRE - Nuovi uomini si fanno avanti dentro la DC. E' la terza generazione politica dell'Italia democristiana che complotta fuori dalla sede centrale in un incontro a Macerata. Sono i primi ribelli dentro le vecchie correnti, i portaborse che si fanno avanti e scavalcano il "capo". Da sotto l'ala della corrente fanfaniana esce ARNALDO FORLANI, e da quella basista CIRIACO DE MITA. Ma all'incontro ci sono anche altri esponenti delle altre correnti, insofferenti alla scuderia dorotea. Vogliono tutti rinnovare la vecchia dirigenza del partito. Viene subito preso di mira il segretario PICCOLI e la coabitazione con i dorotei si fa pesante. Il 20 ottobre, RUMOR proprio con PICCOLI scioglie la corrente dorotea. (vedi 9 Nov)

27 OTTOBRE - INCIDENTI A PISA - (((da La Stampa del 30 ottobre, L. Curino, dopo i funerali ) "A Pisa dopo alcuni atti di insofferenza in citta' di alcuni giovani missini si e' svolta una grande manifestazione antifascista".
"In questa citta' e' nato e cresciuto e ha la sua forza Potere Operaio di Adriano Sofri (Tony Negri). Mancava da mesi, si era trasferito a Torino e Milano per "attivizzare" scioperi e cortei, sfruttare manifestazioni per fare contromanifestazioni, profittare di un corteo per fare subito un controcorteo. Cercano costoro di speculare sulla situazione e di strumentalizzare le manifestazioni antifasciste. E anche a Pisa non sono mancati all'appuntamento, hanno anche qui speculato, anzi ci sono venuti ben preparati, con cassette di pietre e bottiglie molotov . Temevamo qualcosa, e ne abbiamo interrogato uno "Forse che il Sofri si muove per quattro missini?". Ed e' successo quel che e' successo, ci e' scappato il morto. La vendetta contro il Msi era solo un pretesto. Il vero obiettivo era la polizia. Ora speculano sul morto e lo fanno passare come un "compagno ucciso";  distribuiscono nelle scuole i manifestini dove scrivono "La violenza poliziesca di Pisa serve nei disegni dei padroni a ricacciare indietro la lotta operaia"  La Stampa del 30 ottobre, L. Curino)))

30 OTTTOBRE - A commento dei fatti di Pisa, su La Stampa, appare un editoriale del vicedirettore CARLO CASALEGNO. Fa una spietata analisi della situazione generale, punto punto; e il titolo e' significativo: E' ora di isolare i gruppi di teppisti. Fra l'altro afferma con tanta lungimiranza "non c'e' ragione per lasciarsi prendere dal panico: mancano le condizioni che portarono al potere Mussolini o Lenin. Dietro i gruppi estremisti non ci sono finora forze politiche organizzate, ne' solidi appoggi economici; i nuovi squadristi non hanno la tragica potenza delle milizie naziste, questi attivisti di "Potere operaio" e delle tante formazioni anarcomaoiste sono dilettanti della rivoluzione. Non saranno questi untorelli ad impadronirsi del Paese. Sono leciti gli scioperi, sia pure lunghi e aspri. Non esiste reato di puro pensiero, e quindi la sinistra ha il diritto di predicare la rivoluzione, la destra di rimpiangere la dittatura, ma questi no, sono dei semplici teppisti, delinquenti organizzati". E' il primo attacco (Giuliani del Corriere dira' poi (quando Casalegno verrà assassinato) "e' il primo giornalista della Repubblica assassinato sul fronte della liberta' di pensiero"). Beffeggia le teste calde, e i "narcisistici rivoluzionari" e continuera' a farlo per tutto il periodo degli "anni di piombo", non pieghera' la sua linea, ma un bel giorno gliela fanno pagare, una vendetta personale, con nessuna Cia dietro, nessun Servizio deviato, o mandanti delle Forze politiche; erano solo dei guerrieri teppisti che si sentirono offesi, dileggiati. Scritto l'ultimo articolo nel '77 ("I guerriglieri colpiscono per una cinica scelta politica") i "narcisisti" gli scaricarono addosso quattro colpi di pistola davanti casa. E si sentirono nuovamente eroi. (Fra l'altro il figlio di Casalegno, militava dentro Lotta Continua).


"O io o il caos", e i francesi preferirono il caos.

9 NOVEMBRE - Nella DC, dopo Macerata si cambiano "le carte". Infatti e' proprio FORLANI a sostituire PICCOLI alla Segreteria. Segue poi un chiarimento dentro la corrente dorotea sciolta il 20 ottobre da Rumor. Nasce cosi' la corrente Impegno Democratico con ANDREOTTI e COLOMBO, mentre dentro la vecchia corrente restano RUMOR e PICCOLI a cui danno un nuovo nome: Iniziativa Popolare. (sono due potenze che per governare nei prossimi nove anni non si risparmieranno reciprocamente colpi mancini ma anche compromessi).

13 NOVEMBRE - Alla Pirelli di Milano, si va subito al pragmatico, come nella vecchia tradizione (come nelle vertenze del dopoguerra, e lo abbiamo gia' letto negli anni 1943-45), dopo le agitazioni si e' preferito non aspettare gli interventi o le demagogiche soluzioni politiche, fra azienda e sindacati si firmano accordi e si concedono:  i diritti di assemblea, il caporeparto sindacale e il premio di produzione.
Nei "rapporti" con delle reciproche equilibrate "riunioni" di forma una contrattazione permanente degli aspetti normativi futuri. Ci si avvia per la prima volta verso il riconoscimento di una autorevolezza dei sindacati e quindi delle maestranze. Non e' una conquista operaia ne' una sconfitta degli imprenditori, ma e' il riconoscimento del segno dei tempi, che sono molto mutati dal primo dopoguerra. Non siamo ancora alla "societa' aperta", ma e' tramontato il vecchio corporativismo, l'azienda autoritaria, quella paternalistica cesarista;  ne' è possibile il collettivismo perchè.......' ci sono gli italiani in Italia, non i russi o i cinesi.
Due sono le alternative: o si cammina verso una "societa' aperta" o si chiude.

Pirelli gia' prima e dopo il dopoguerra, prima di tutti, aveva stemprato le tensioni (e indico' la strada a Valletta (Fiat), a Randone (Ansaldo) a Olivetti), e anche qui ora traccia una strada da percorrere. Ma ci sono ancora nella classe politica molte ottusita', da una parte alberga ancora la liberal borghesia mentre l'altra e' ancora legata ai timori delle utopistiche rivoluzioni sociali plebee del proletariato, marxiste leniniste, e si fanno prendere dall'angoscia per alcune (patetiche) schegge perfino maoiste; quelle "infatuate" persino dai capi politici albanesi. Di imitare non avevano di meglio!!

I primi guardano al liberismo americano ma restano degli arroccati borghesi, i secondi guardano al collettivismo sovietico, ma poi gli iscritti, vogliono essere liberi di vestirsi come vogliono, andare a fare i bagni a Rimini, ad Alassio o a Jesolo, e se hanno iniziato un'attività il primo stimolo dominante che li trasforma tutti in stakanovisti casalinghi è quello di cercare di evadere le tasse.
Del "lavoratore sociale" se ne parla ma e' "quello" degli altri, il proprio è invece individualistico, spesso rapace, e con poco senso dello Stato, ma non per colpa loro, perche' finiti i cosiddetti "valori" dei presidii di quella secolare educazione cattolica che si arrogava il diritto di gestire la societa' civile in tutti i suoi aspetti, nessuno ha sostituito qualcosa di valido,  nuovi modelli, "credenze" in altri valori.
Si lotta per una "liberta' anarcoide", invece che per una "liberta' civile e sociale".
Paradossalmente si guarda al modello "Albania", e questo - e non solo a posteriori - è già sufficiente per capire il tipo di "follia" 

Poi ci sono i "maoisti", gli "incazzati", rifiutano una societa' che vede la piu' alta meta esistenziale nella produttivita' portata agli estremi, ma sono al tempo stesso loro il prodotto di quella societa'. (leggere anche in Costume la pagina su Lucio Battisti). A Torino, o a Milano o a Pisa la nuova sinistra è ben vestita, nei cortei o nei cancelli della Fiat sembrano dei figurini, quasi dei gaga', non hanno l'aria degli sfruttati. Sono impegnati ideologicamente, ma quando assaltano i supermercati con le loro "espropriazioni proletarie" non prendono mortadelle ma prendono champagne, caviale, salmone ecc.

Li conoscera' in seguito e ne sa qualcosa GIORGIO BOCCA. Dopo che erano stati uccisi il giornalista Casalegno, gambizzato Montanelli e assassinato Tobagi, Bocca ricevette delle telefonate, adesso tocca a te, e lui si barrico' in casa, poi si rifugiò in Val d'Aosta a La Salle, in montagna, lontano (lui credeva!!!) da imprecisati loschi figuri proletari che lo volevano morto.
Poi un giorno arrestarono i responsabili della esecuzione di Tobagi: Morandini e Barbone, e a Bocca gli venne un giramento di testa. Erano i figli dei suoi amici, amici dei suoi figli che erano andati a passare qualche giorno di vacanza e li aveva ospitati proprio in montagna a La Salle dove lui si era rifugiato; e lo stesso figlio di Casalegno suo collega e  amico, militava in Lotta Continua. (da Il Provinciale, Giorgio Bocca).

19 NOVEMBRE - Ritornando alla Pirelli, l'azienda insomma conclude gli accordi con i sindacati, ed evita i gravi incidenti che dopo quattro giorni, il 19, faranno di Milano una citta' in mano a un gruppuscolo di "maoisti" che tenteranno di speculare sulla "favorevole" situazione che si sta creando fra imprese e sindacati.
Il loro timore e' quello che se i sindacati ormai cosi' uniti otterranno altri accordi, Mao rischia di non arrivare piu' in Italia e temono proprio di vedere il PCI entrare in sacrestia a fare la comunione. L'odore di zolfo è decisamente maggiore dentro gli estremisti della estrema sinistra che non in quelli di estrema destra, anche se saranno questi i primi a incominciare e gli altri ad adeguarsi (c'è chi chi dice l'incontrario, ma non cambia nulla)

In questo giorno si sta svolgendo, promosso dalle tre confederazioni sindacali unite, un grande Sciopero Generale in tutta Italia. In piazza scendono venti milioni di italiani per chiedere soluzioni ai problemi di rinnovamento della societa', una nuova politica urbanistica, servizi e serie politiche economiche. Un invito ad affrontare problemi che non possono essere più rinviati e le soluzioni non possono essere più parziali e settoriali. In tutto il Paese la vita si e' fermata, le attivita' produttive interrotte nelle fabbriche, quelle degli uffici pure, compresi i commercianti e gli artigiani. E' la prima volta dopo molti anni che la grande massa fa sentire il suo peso e la sua forza.

Milano come tante altre citta' sta vivendo questo giorno con una grande maturita' democratica, ma viene turbata da gravi incidenti. I tre sindacati uniti hanno fra l'altro organizzato un convegno al Lirico;  per la prima volta con la nuova strategia unitaria riscuotono il gran consenso dei lavoratori. Si stemprano vecchi rancori, i segretari parlano e ricevono approvazioni e applausi.

Ma a qualcuno questo clima democratico civile e ordinato non piace. Prima il Movimento studentesco, poi gli anarchici, infine l'unione dei marxisti leninisti maoisti, complessivamente poco piu' di un migliaio, entrano in via Larga scandendo slogan per "un altro tipo di lotta dei lavoratori".
Si cerca l'incidente per entrare in azione e l'incidente arriva quando all'uscita del Lirico la massa di convenuti si scontra con il corteo. Una camionetta della polizia in una manovra urta e butta a terra due persone. E' la scintilla.

Milano - 19 Novembre -
La "battaglia di via Larga".
Poliziotti sprangati.

La violenza degli scontri diventa impressionante e si estende in tutto il centro cittadino, da piazza Missori a Piazza Duomo, fino al palazzo di Giustizia. Barricate, spranghe, candelotti lacrimogeni, sassi, cariche, caroselli, e corpo a corpo fra poliziotti e manifestanti trasformano la citta' in un campo di guerra; nella "Battaglia di via Larga", l'aria con i numerosi candelotti fumogeni diventa irrespirabile.
Il bollettino di guerra è drammatico, oltre che centinaia di feriti, un agente morto, colpito da una sprangata: Antonio Annarumma.

Si parlò di provocazione della polizia. Non era affatto vero. Tutt'altro. Sapendo che sarebbe andata a finire così, all'alba nella caserma "S. Ambrogio" e "Adriatico" sede del terzo raggruppamento Celere di Milano ci fu quasi un ammutinamento, centinaia di agenti volevano rifiutarsi di prendere servizio sapendo cosa li aspettava. E un'altra protesta la fecero anche dopo gli incidenti.

(3 giorni prima degli incidenti il 13 novembre - Per non indebolire il partito in quella che viene chiamata "situazione d'emergenza", rientra nel MSI guidato ora da Almirante, e RAUTI con una parte di Ordine nuovo. Una minoranza di questo gruppo dissidenti, in polemica con Almirante e Romualdi non intendono perseguire il metodo democratico del nuovo segretario, ne' intendono abbandonare i riferimenti al fascismo.
Con le idee di voler restaurare quel regime sepolto dalla storia, vanno a fondare un nuovo movimento politico: Ordine nuovo rivoluzionario. Sede Mestre fra cui spicca Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, e un certo Martino Siciliano che dopo molti anni verso la fine del 1994 diventera' collaboratore di giustizia e rivelera' "alcuni misteri" (del suo gruppo e di quelli che erano in strettissimo contatto con l'organizzazione - almeno così dirà) sulla strage di Piazza Fontana (che pubblichera' Il Borghese il 28 dicembre 1997) dove accusa apertamente alcune di quelle cellule venete impazzite, quella parte del gruppo di Ordine nuovo rivoluzionario che era entrata in forte polemica con Rauti e disprezzavano la resa del segretario del MSI Almirante, che forse anche se non era estraneo a certe spedizioni punitive, scazzottate, ed alcuni assalti alle sedi dei partiti di sinistra, poneva certi limiti, accettava una linea più morbida, un apertura al sistema, e perfino un appoggio al governo se questo si fosse dimostrato all'altezza per eliminare prima di tutto alla radice le tensioni sociali e capace di prendere delle serie misure per l'ordine pubblico.
Il malessere si stava diffondendo nei ceti medi e altrettanto dentro il mondo dei lavoratori, qualche provvedimento in concerto lo si poteva prendere, una coscienza nazionale e civile bisognava almeno provare a ricostruirla. Questo andava dicendo Almirante. (vedi a inizio anno la sua voce e i suoi progetti)

Ma se gli irriducibili della destra hanno i deliri golpisti e il partito di Almirante si attira critiche di ambiguità, nella sinistra non è che fila tutto liscio, riceve anche questa le stesse accuse di ambiguità, di conformismo, critiche sul revisionismo in atto, accuse di immobilismo. E le aperture (i dialoghi) con il centro lo considerano un tradimento della sinistra storica. Le tentazioni dei dissidenti sono quelle di una aperta ribellione; prima in una forma critica su libri, giornali, manifesti e slogan, poi seguendo anche loro la corrente degli estremisti di destra in una forma attiva destabilizzante.

Non sanno esattamente cosa vogliono ma in mente hanno qualcosa di nuovo, molto diverso dagli ideali marxisti leninisti e dal comunismo maoista, ma ancora molto vago; nuovo ma ancora indefinito, confuso come progetto rivoluzionario perche' non facile da inventare. E fanno dell'antifascismo "fascista". E usano i mezzi peggiori, seminano il terrore negli scontri e il terrore con gli attentati.
Che non sono nella tradizione della sinistra, ma ora ci sono i dialettici (i professori) e questi sono capaci di creare nei seguaci vanità e illusioni e quel che e' peggio le loro "imprese" le teorizzano con l'autovalorizzazione, le fanno diventare narcisistiche, emulative, si sparera' e poi ci si vantera', perche' questi giovani plagiati, con valutazioni rudimentali credono veramente di aiutare la causa (un mondo migliore, fare una societa' diversa con la rivoluzione sociale) e si vantano delle loro imprese perchè credono in quegli pseudi-ideali. Sono degli illusi, e si trasformeranno in terroristi quasi senza rendersene conto.
Infatti uno di loro, non pentito ma consapevole di aver vissuto un'illusione dirà dopo molti anni quasi a volersi discolpare che "la lotta armata non l'ho incominciata io, e le BR non le ho fondate io. Ma gli ideali erano forti e io li ho condivisi"

Se anche dentro il partito della sinistra c'era revisionismo e altri ideali, altrettanto nei capi storici dei gruppuscoli che si staccarono c'erano ideali diversi, ma diversi l'uno dall'altro (c'era il vago, accennato sopra) infatti ognuno insegui' e sognò a suo modo un mondo impossibile percorrendo strade impraticabili (ma questo lo confesseranno solo molti anni dopo).

Marco Travaglia cosi' commenta "In Italia la melma avvolge tutto e tutti, compresa una certa destra che vorremmo degradare sul campo, privandola di anagrafe politica, ma resistiamo alla tentazione perche' in fondo quei settori della destra neonazista e golpista stanno alla storia della destra pulita e democratica come le Brigate Rosse e Lotta Continua stanno alla storia della sinistra".
In poche parole non si salva nessuno dalle colpe. Lo scissionismo era un male comune, e le cause erano a monte, dove non si riuscì ad arginare e a modificare il corso degli eventi, o a denunciarne subito le falle che si erano create. Per anni; si persero così dieci anni.

Anche la stampa non fece mai autocritica, non voleva mai vedere il "rosso", ad ogni botto solo il "nero", tanta retorica, ragionamenti prefabbricati. Spesso rovinando un lavoro portato avanti da anni. Quando (insistendo) accusarono i servizi segreti deviati, inquinati, impazziti. I quattromila che ci lavoravano oltre che dai terroristi si dovettero guardare anche fra di loro. Per infiltrarsi, secondi alcuni idioti commentatori, avrebbero dovuto mandare prima un comunicato alla stampa e dire "domani entro li', e una volta dentro mandarne un altro "oggi sono qua,  sono un rosso dentro i neri" o l'inverso.

C'erano titoli come "ma i Servizi che fanno? Ci sono connivenze?". Perfino un Pertini in seguito vaneggerà dicendo le sue panzane. Alla fine si formarono sei comitati, inchieste, commissioni parlamentari ecc ecc. tutti a controllare i controllori controllati che dovevano controllare altri controllati controllori.
E alcuni un bel giorno li mandarono a casa; con quale metro valutativo non si seppe mai. E cosa si misero questi a fare a casa, neppure questo nessuno lo sa. Ma si possono solo immaginare.
Ci fu un uomo intelligente che un bel giorno volle creare una grande Banca Dati, fare incroci relazionali, ma dentro nel suo computer volevano guardarci dentro tutti, e un bel giorno lo ammazzarono. (Alessandrini) (ne riparleremo).

26 NOVEMBRE - In questa situazione di tensioni sociali, che ognuno chiama di "emergenza", come comportarsi non lo sa di preciso nemmeno il PCI. Una frangia ha gia' fondato Il Manifesto, ma dalle sue righe i redattori si pongono subito in aperta polemica con la linea seguita dal Comitato centrale, e i dirigenti reagiscono, li espellono con l'accusa di frazionismo. I nomi sono eccellenti, ROSSANNA ROSSANDA; LUIGI PINTOR, ALDO NATOLI, e a Napoli MASSIMO CAPRARA segretario fin dal '44 di Togliatti. Ma l'espulsione non e' proprio unanime, infatti 6 sono per l'espulsione e 3 si astengono. Il malessere interno non e' affatto eliminato.

Ma siamo appena all'inizio. Il contrasto sulla linea da seguire è come dentro la destra: non si vuole ne' la linea democratica ne' si vuole che il PCI faccia un apertura al sistema e dia un appoggio a un governo per studiare insieme delle soluzioni di carattere sociale, cioe' i temi piu' cari alla sinistra storica. L'unione sindacale (e le conquiste) sono gia' state viste dai dissidenti come un cedimento e  non come una vittoria democratica.
(Anche in Russia queste aperture non sono viste bene, si ha quasi l'impressione che i sovietici appoggino l'estrema sinistra; ma un malizioso potrebbe anche pensare che appoggino perfino l'estrema destra pur di rompere il paniere delle uove della sinistra berlingueriana).

27 NOVEMBRE - La Camera approva la legge che istituisce il Piccolo Divorzio (legge 898). Mentre il 4 dicembre si depenna il reato del concubinato e dell'adulterio. Sta per crollare uno dei baluardi della "società civile" cattolica, il tramonto della cultura ufficiale, la fine - dissero i preti - di una "dottrina morale". Agli italiani - dissero costoro - si offriva ora null'altro che: depravazione, vizio, disorientamento, dissoluzione della famiglia, esempi di immoralità, e tutti i pericoli sociali più foschi, oltre che la discesa all'inferno.

Sbagliarono e peccarono di arroganza! La "dottrina morale" fu confusa con la "dottrina cristiana". La società umana e la sua morale è una cosa, la fede cristiana un'altra. Anche chi è ateo ha una sua "dottrina morale" che non è certo un marchio esclusivo nè è un monopolio del cattolicesimo.
Infatti al referendum votarono sì al divorzio anche i cattolici.

A credere alla catastrofe c'era Fanfani che veramente temette la scomparsa della stessa DC, troppo (si pensava) legata alla gerarchia ecclesiastica. Vedremo in seguito il suo attivismo quando la DC prima barattò con le sinistre la legge sui referendum (che non si era mai fatto, ma si voleva attuarlo in base all'Art. 75 della Costituzione) poi una volta concesso lo barattò per usarlo all'incontrario; per abolire quella infausta "legge del diavolo".

Ma anche in questa circostanza nessuno aveva capito bene la realta' del Paese. La sinistra poco convinta di vincere voleva scantonare (rimando' per quattro anni l'appuntamento referendario - non volevano la "guerra di religione") nel frattempo poneva pesanti richieste sul piano sociale (non ultimo lo Statuto dei lavoratori) e la DC sentendosi la vera e unica depositaria della "dottrina morale", sicura di stravincere il referendum concesse alla sinistra molte richieste, ma ando' incontro come vedremo il 12 maggio 1974 a una sonora sconfitta.
Nessuno dei partiti aveva mai tastato il polso degli italiani. Se lo stupore di aver vinto fu grande nella sinistra, lo sconcerto e l'amarezza fu ancora piu' grande nella DC e nei cattolici. (Paolo VI pianse).
Avevano tutti osservato male gli italiani e non avevano creduto alle capacità di evolversi. Avevano sbagliato secolo!

Nessuno aveva capito che negli ultimi dieci anni l'Italia era uscita dal vecchio sanfedismo contadino (clericali antirepubblicani, antiliberali, con quella visione unica della vita) e anche dal periodo paleoindustriale. Era progredita, anche se in una forma qualunquistica, purtroppo favorita da una sottocultura e anticultura di massa che nessuno (nel vuoto di potere e di idee) si azzardo' a modificare, e che andra' a organizzare o meglio a condizionare la "nuova vita" degli italiani.
Prima la omologava il cattolicesimo dai pulpiti, ora ci pensa "Carosello" alla sera con l'edonismo di massa. C'è il nuovo "potere" dal "pulpito" mediale,  la nuova neoborghesia con i nuovi cicli della produzione, che oltre a essere impegnata a produrre prodotti frivoli e voluttuari, promuove nuovi costumi, tolleranze, lo spirito pragmatico ed edonistico, le liberta', e i nuovi "vangeli", anche in un modo spietato e blasfemo "Non avrai altri jeans all'infuori di me" o "chi mi ama mi segua" recitano i nuovi "comandamenti" nel promuovere un paio di brache di tela blu che usavano una volta i minatori.

Con questa prima frana sul fronte cattolico e conservatore si volle poi impostare un teorema sulle motivazioni della "strategia della tensione" e nel tentato colpo di Stato il 6 dicembre del prossimo anno, quando il divorzio divento' legge il 1° dicembre.
Che alla Cia interessasse questo problema sembra alquanto discutibile, come del resto poco interesse potevano avere nel far giustiziare o gambizzare dei giornalisti come Casalegno o Montanelli, qualche giudice, rettore, capo del personale di qualche azienda, sindacalista. Erano solo vendette personali. Erano sicuramente bravi questi personaggi nel loro mestiere, ma erano soggetti insignificanti sul piano politico, non erano certo individui da fermare perchè potevano causare una destabilizzazione. Popolari si', ma non fino al punto da far scatenare in Italia una guerra civile per loro.

30 NOVEMBRE - Dopo decenni termina l'annosa questione dell'ALTO ADIGE, dopo le tante promesse disattese. C'erano stati prima tutti gli insuccessi diplomatici dal 1945 in avanti con dei profondi dissidi fra l'Italia e l'Austria. Poi, il 30 gennaio 1961, per rivendicare l'autonomia del Sudtirolo Alto Adige, la strategia adottata da alcuni estremisti fu quella degli attentati dinamitardi che provocarono molti morti, feriti e danni alle cose. Ma anche qui si aggirarono estremisti italiani e molte ambiguità', che non furono mai chiarite.

Ma Aldo Moro e Kurt Waldheim finalmente firmano l'accordo di un "pacchetto" di garanzie per la popolazione di etnia e lingua tedesca, che verra' siglato da Camera e Senato il 5 dicembre. Termina cosi', dopo otto anni la "strategia del terrorismo" sudtirolese, esattamente dodici giorni prima che inizi la "strategia della tensione" con la strage di Piazza Fontana che dara' il via alla nuova inquietante fase terroristica italiana.

11 DICEMBRE - Svolta nella scuola. Un contentino demagogico. Finalmente l'accesso alle Universita' a tutti i diplomati delle scuole superiori. Diventa legge il provvedimento che era stato approvato provvisoriamente in ottobre. E' una vittoria zoppa dopo la lunga e sofferta lotta dei movimenti studenteschi;  perche' non vengono ristrutturate le Universita', il corpo docente e' quello di prima con incarichi di insegnamento part-time, e le consulte nei dipartimenti sono state disattese.
L'Universita' apre le porte a tutti, ma dentro, la folla di studenti aumentera' cosi' tanto, e i professori le aule e i laboratori saranno cosi' pochi, che fino ad oggi anno 2000, solo 8 su 100 iscritti arrivano alla laurea. Gli altri ci "provano" poi buttano la spugna. Saranno angosciosamente frustrati. Viene da pensare che, o non sono stati ben preparati dalla scuola precedente a saper gestire gli studi, o che li hanno intrapresi con tanta superficialita'; in entrambi i casi hanno fatto dilapidare risorse enormi su cui non 8 studenti ma almeno 20 su 100 avrebbero potuto fare affidamento. Infatti l'Università spende inutilmente anche per quei 92 che volevano solo "provare".

11 DICEMBRE - Nello stesso giorno viene approvato lo Statuto dei Lavoratori che tutela i diritti costituzionali dei lavoratori, la partecipazione democratica con le assemblee, e punisce chi viola la dignita' e la liberta' del lavoratore.

E sempre in questo giorno, dopo 5 anni di trattative, con molti appoggi dei vertici della sinistra, il governo da' il via libera per l'accordo tra ENI e URSS per la fornitura - tramite un grande metanodotto - pari a 2.000 miliardi di lire di Metano all'anno per l'Italia in cambio di attrezzature industriali per i sovietici. E non dimentichiamo che la Fiat sempre con gli stessi appoggi dei vertici della sinistra sta ultimando il grande complesso industriale per la fabbrica di automobili a Togliattigrad con una capacita' di produzione di 2000 vetture giornaliere.

E' doverosa una riflessione. Questi accordi di grande importanza economica e politica non piacevano ne' alla estrema sinistra perche' li consideravano degli accordi utili solo agli imperialisti (e quindi ostili a certe aperture del PCI con i capitalisti), ne' piacevano alla estrema destra che vedeva spostare l'asse politico del governo sempre di piu' a sinistra con un MSI che al pari dei comunisti tentavano aperture.

Non erano certo contrari quelli della Confindustria (per loro erano delle vere boccate di ossigeno) ne' tanto meno erano contrari  i partiti sia di governo che dell'opposizione, anzi erano proprio questi accordi economici internazionali che promuovevano dialoghi tra destra, centro e sinistre.
La riflessione è dunque chi aveva interesse a promuovere una strategia della tensione. Nemmeno la destra italiana, che per quanto l'America l'avesse combattuta, era sempre utile che restasse nell'ambito dei metodi democratici, e non doveva andare oltre questi, nè superarli; i gesti irrazionali avrebbero potuto innescare delle reazioni a est.

C'era gia' l'esperienza recente francese. CHARLES DE GAULLE nella tremenda crisi del '68 (identica all'Italia, e con gli stessi problemi) , con il suo solito "O io o il caos", aveva paventato i "disastri" e agitato l'orgoglio della Francia per normalizzare il Paese con una svolta autoritaria a destra.
Con un sussulto di amore e di fiducia i francesi lo votarono ancora una volta in massa, con una maggioranza assoluta, con quasi pieni poteri, ma presto si accorsero che le cause che avevano determinato il Maggio francese De Gaulle non le aveva eliminate ma aveva solo aumentato il suo orgoglio ostacolando perfino l'Unione Europea e snobbando gli stessi americani.

E allora i francesi cosa fanno alle elezioni del 28 aprile di quest'anno? hanno preferito il Caos che lui aveva minacciato, che non è stato un dramma, semmai è stato il dramma di De Gaulle, che poi ha chiuso con i francesi con sdegno e anche con poco stile.
Una fine malinconica per un uomo che era stato un mito e un protagonista della politica mondiale per trent'anni. I francesi non gli hanno dato piu' credito e lui è uscito di scena in un modo poco dignitoso e con il risultato (anche se va su Pompidou) di far alzare la cresta alla sinistra che lentamente risale la china dei 43 anni di digiuno, e così nell'81 Mitterand prendera' il potere. (le premesse si erano compiute con il passo falso di De Gaulle nel '68 e in questo '69, fuori da ogni logica dei Paesi dell'Alleanza).

L'America aveva tutto l'interesse che non ci fossero svolte autoritarie: tipo un golpe con un governo di colonnelli italiani (cui in verità non avevano mai dato fiducia come capacita' strategica e operativa- li avevano conosciuti nella prima e nella seconda guerra mondiale - da Badoglio 1918 a Badoglio 1943 - che non aveva fra l'altro di certo la statura di De Gaulle).
Ne' d'altra parte potevano desiderare che l'Italia cadesse nell'anarchia nel cuore di un Europa che gia' era insofferente alla Nato. Sarebbe stato un errore rompere certi equilibri. Insomma l'Italia non era la Grecia ne' il Vietnam, e non si dovevano ripetere gli errori - degaulliani - come in Francia. L'Italia era una delle sette potenze. Aveva dei problemi di carattere sociale, ma erano interni, erano comuni ribellioni (come in America) dei "nuovi tempi", anche se mischiati a tanti surrogati di ideologie, di cui nemmeno una rappresentava un problema di carattere internazionale perche' erano insipide minestre ribollite, provinciali, anche patetiche visto che nella "zuppa" c'erano pezzi di Lenin o di Mao mischiati alle nuove (e comode) ideologie edonistiche di massa.

(Se gia' l'Italia "zoppicava" con una America,  forse poteva  sperare di "correre" zoppa con una Russia?) Per solo qualche carenza di carattere economico l'Italia poteva andare a prendere il "modello" Mao nella vicina Albania cinese?. Belle scelte avrebbe fatto!

Dopo gli anni '80 e '90 questa pochezza d'ingegno e di ideali i "nostri rivoluzionari" le scopriranno da soli; come farà anche il piu' sprovveduto degli italiani. E le scopriranno anche i "ribelli" in un modo indegno: si pentirono per ricavarne un utile, e "cantarono", si accusarono l'un l'altro, si dissociarono, indicarono i compagni, e ritornarono a fare gli anodini impiegati, tutti vestiti alla moda. Aveva ragione Casalegno, erano solo dei teppisti, elementi negativi di una societa', ma aveva dimenticato una cosa che lui non sapeva ancora: che alcuni erano non solo teppisti ma anche dei "vigliacchi".

(In questi anni 2000 c'e' quasi da ammirare chi ha pagato, sta pagando, non ha parlato, non ha accusato nessuno, si e' preso tutte le responsabilita', si e' autoemarginato, e si e' convinto da solo che fu una esaltazione, una contestazione "senza fiducia", che sognava un mondo impossibile, percorrendo strade impraticabili e - come non prenderne atto - verso una meta che oggi con crudo realismo lui stesso può vedere: quel Paese preso allora a modello - l'Albania - ce l'ha davanti, nell'altra sponda dell'Adriatico.)

12 DICEMBRE - Strage alla Banca dell'Agricoltura di Milano a "Piazza Fontana". Una bomba innescata con un timer dentro una cassetta di metallo messa poi dentro una cartella piazzata nel centro del salone affollato di clienti, scoppia, uccidendo 16 persone, ferendone 90.
L'atto terroristico avviene alle 16,37 a Milano, un'altra valigetta con un'altra carica inesplosa viene ritrovata alla Banca Commerciale di Piazza della Scala, mentre a Roma contemporaneamente una bomba scoppia alla Banca Naz. del lavoro in via Veneto, provocando 16 feriti; un'altra sull'Altare della Patria, e un'altra ancora al Museo del Risorgimento. L'emozione, lo sdegno e l'angoscia attanaglia tutto il Paese. Siamo nell'anarchia o davanti a un progetto destabilizzante? Lo sapremo in parte solo dopo venti anni.

13 DICEMBRE - Son solo passate 24 ore dall'esplosione. FORLANI, l'uomo nuovo della DC appena eletto segretario, ha gia' delle certezze, e dal giornale della DC, Il Popolo, e' lui a indicare a tutti gli uomini politici la direzione da prendere "Dopo questa tragedia è grottesca la pretesa che uno stato democratico debba limitare la propria presenza e le forze di polizia".
Sono frasi che dichiarano una "guerra", e se in giro c'erano delle teste calde, queste diventarono bollenti.
Era una sfida al loro narcisismo. E forse sono proprio queste frasi che mettono dentro nella testa di alcuni (o sono slogan creati ad arte) che il terrorismo non è altro che una "strategia della tensione" promosso proprio da certi organi di Stato per proclamare uno stato di emergenza e quindi attuare una forte repressione ad ogni tipo di manifestazione studentesca o sindacale; che fino ad ora aveva provocato dei lutti, ma sempre dovuti a incidenti, non a un terrorismo. Mentre questo ora, secondo alcuni, è "scientificamente" organizzato da apparati dello Stato deviati o meno, per costringere il governo e le istituzioni a una risposta forte.

I colpevoli era facile trovarli o tra le file degli anarchici o in quelle dell'estrema sinistra. era questa la piu' esposta, quella che da mesi incitava alla violenza, a prendere le armi, a fare sabotaggi e invitava agli scontri.
Ma qualcuno penso' anche a una matrice diversa, volevano far cadere le colpe sulla destra per bloccare la crescita elettorale del MSI che dopo il '68, e dopo l'avvento di Almirante si prevedeva forte. E in effetti malgrado questi attacchi, e soprattutto poi con quelli dei giudici Stiz e Calogero che nel 1970 e fino al '73 credettero di scoprire nelle "piste nere" i responsabili della strage, il MSI ottenne grossi risultati.

Ma dopo anni, anche se molte verita' non sono ancora del tutto venute fuori, non c'entravano ne' gli anarchici, ne' la destra (Rauti - uno degli accusati - fu poi prosciolto con formula piena) ne' la sinistra parlamentare. E forse nemmeno un apparato dello Stato (subito chiamato un "secondo stato") guidato da questo o quell'altro "grande vecchio".
Nel processo delle "piste nere", il 20 giugno del 1974, Andreotti rivelò candidamente che Giannettini era un informatore del Sid. Costui era nello stesso tempo in stretto contatto con il gruppo rivoluzionario di estrema destra padovano e mestrino che era il vero covo degli stragisti, stando alle confessioni (!?) di un pentito: Martino Siciliano.

Ma questo non era il teorema di una partecipazione di Giannettini come organizzatore. Semmai era un infiltrato. I servizi segreti li avevano messi dentro in ogni gruppo. Nei rossi, nei neri, in cielo, in mare e in terra e in ogni luogo. Un lavoro rischioso, ma intelligente che fece tastare il polso di tutte le situazioni piu' delicate. Ma non impensierirono mai i vertici, almeno quei pochissimi che sapevano, in mezzo a quei tanti che invece  parlavano a vanvera ad ogni livello, compreso un Presidente della Repubblica.

Se Giannettini o altri lo avessero incaricato a condurre questa "missione" della "strategia della tensione", non avrebbe mai usato uomini così semplicistici e ignoranti di esplosivi. Li avrebbe certamente -e ne aveva tutte le possibilità se era un complice dello Stato- riforniti di ben altro.

Dalla Chiesa in seguito mise dentro i vari gruppi suoi uomini fidati. Nelle BR perfino un frate, Silvano Girotto, chiamato dai suoi "amici", "frate mitra". Fu proprio lui all'ora X a far arrestare l'8 settembre del '74 Curcio e Franceschini, i capi storici delle BR.
Dalla Chiesa ci riuscì perchè non parlava con nessuno e gli uomini li conosceva solo lui. (Ne riparleremo). Non fu poi la stessa cosa  al sequestro Moro, dove li potevano prendere tutti i brigatisti, ma erano in troppi a sapere il tipo di operazione che era stata concordata (ci arriveremo a suo tempo)

 

12 Dicembre - Milano - Piazza Fontana - Inizia il terrore

Torniamo al 12 DICEMBRE - Alla Strage alla Banca dell'Agricoltura di Milano a "Piazza Fontana".

In questa circostanza, in questa strage, tutti espressero le loro opinioni, sotto l'emotivita' del momento, pochi indagarono (nemmeno riflettendo) seriamente, e commisero molti errori forse in buona fede o per ignoranza della materia; e quindi le indagini se mai ve ne furono di serie (per le motivazioni che diremo sotto) non scoprirono nulla.

Anche le indagini piu' banali. Come quella dell'esplosivo usato dai presunti inquinati servizi segreti ritenuti i responsabili. Secondo la tesi di vari gruppi di estrema sinistra, gli anarchici non c'entravano per nulla, ma erano alcuni apparati dello Stato (di destra, dissero) deviati con a capo un burattinaio a guidare gli stragisti (di estrema destra) per scuotere la borghesia e provocare delle sterzate autoritarie, golpistiche, come in Grecia quella dei colonnelli.

Ma questo lo pensava anche la stessa destra (parlamentare o no), e intuì che gli anarchici arrestati non c'entravano proprio per nulla, e nemmeno la vera sinistra extraparlamentare. Ai vertice degli organismi d'indagine (della vecchia destra storica, quella d'anteguerra) venne anche il dubbio (ma anche la certezza) e nello stesso tempo il panico che erano stati gli estremisti ribelli di quella estrema destra impazzita, le irriducibile teste calde che giocavano con il fuoco, con le bombe da medioevo, e che operando così da scellerati non stavano di sicuro facendo un favore alla destra.

Così, ora, per non far ricadere sulla destra le responsabilità e bloccare così la progressiva crescita elettorale del MSI, alcuni ai vertici vollero con mille sotterfugi depistare e trovare dei colpevoli. Questi, prima furono gli anarchici, bombaroli di vocazione (ma nell'Otto e primo Novecento!), poi si parlo' di sinistra, poi estrema sinistra, dopo due anni di destra poi di estrema destra, dopo quattro anni si parlò di servizi segreti italiani (ma quali?), dopo dieci anni di quelli russi, dopo venti anni di americani (con l'esplosivo gelignite?), e dopo altri trenta anni , arrivati al 2000, non si sa ancora nulla.

Negli esecutori ci potevano essere invece tutti; elementi di estrema destra, di estrema sinistra, maoisti, anarchici, riuniti in una grande melma ideologica inculcata da "professori" che più che politicizzare le menti di alcuni giovani le plagiavano per formare una associazione a delinquere (teppisti) visti gli sviluppi e gli obiettivi che scelsero, che con la politica nazionale (con la nuova realtà del Paese - allo sbando, i politici ma non gli italiani) e con quella internazionale avevano nulla a che vedere perchè c'erano sul fuoco altre pentole che bollivano e l'Italia negli anni '70 non era nello scacchiere internazionale un grosso problema. Non era nulla!

Resta la versione "rumoriana". Questa la riportiamo nel 1970 in IL DOPO PIAZZA FONTANA

Ma soffermiamoci anche sul vero e proprio attentato.

Un esperto di esplosivi non avrebbe avuto il minimo dubbio che si trattava di bombaroli improvvisati. I vari flop che fecero pochi giorni prima a Trieste, Gorizia, Milano, Roma come prove generali, erano chiaramente non solo prove di fallimento per incapacità, ma erano indicazioni che confermavano che in certi gruppi albergava una stupidità perfino suicida. Non c'era di sicuro un'alta regia.

Chi è un esperto di esplosivi e prepara migliaia di cariche con centinaia di tecniche per gli impieghi più diversi (chi scrive è un competente!)  lo fa con la massima sicurezza che queste manipolazioni richiedono.
Non fallisce una sola volta (lo sbaglio non è un semplice errore ma è un suicidio): ma è anche certo che non adopera la gelignite! Esplosivi che nessuno con un po' di esperienza oserebbe toccare. Sono esplosivi estremamente delicati da maneggiare, da trasportare e da usare. Li fabbricavano nel 1880, e dalle prime descrizioni che ne fecero i giornali (ma bastava vedere la fotografia per capire ad un occhio esperto di esplosivi) sia delle cariche scoppiate che di quelle inesplose, che si trattava di gelignite. Un esplosivo non comune, nemmeno piu' in circolazione da anni.

E' un esplosivo che supera in potenza la dinamite e il Tnt (trinitrotoluene). Ha una caratteristica, che resiste all'acqua;  veniva una volta impiegato in operazioni sottomarine, da competenti però. Questo semplice toluene fu impiegato nella prima e seconda guerra mondiale per carenza di trinitro, ma non di rado le navi saltavano in aria con questi esplosivi a bordo; l'ultima fu la Texas city nel 1947 in tempo di pace (quelle saltate in tempo di guerra nemmeno si contano - si tace).
Da allora fu messo non solo al bando e non più usato, ma distrutto, perchè averlo in deposito è come avere perennemente una tanica di benzina vicino alla stufa accesa. E la stufa per la gelignite è la semplice umidità dell'aria, perfino una piccola variazione termica ambientale. Portandola da Milano a Roma, o da Venezia a Milano, lo sbalzo termico può benissimo farla esplodere.

La gelignite ha una notevole sensibilità al calore, agli urti e allo sfregamento, quindi per l'alto rischio di manipolazione nel trasporto e impiego non venne più usata. E nemmeno conservata perchè la reazione autocatalitica viene accelerata dagli stessi ossidi d'azoto prodotti per decomposizione, diventa quindi pericolosa: sia per la sua sensibilità e sia per la sua instabilità chimica.
Essendo miscugli fatti col 92-94% di nitroglicerina, sola o mista al nitroglicol e alla nitrocellulosa, anche con piccole variazione di temperatura ambiente, l'esplosivo subito trasuda e presenta la pericolosità propria della nitroglicerina.
La gelignite ha infatti per la sua composizione il grande difetto di assorbire umidità dall'aria che fa accelerare ancora di più l'instabilità chimica. Si salta cioe' in aria. Al più blando ma sicuro TNT la potenza della gelignite è però di molto superiore e devastante, come fu quella di Piazza Fontana. Bastava vedere la fotografia sui giornali per capire di che tipo di esplosivo si trattava, almeno per chi ha l'occhio abituato a vedere gli effetti di migliaia di ordigni in qualsiasi ambiente vengano impiegati.

Insomma chi adoperava questi esplosivi, non era un esperto, non conosceva la pericolosità del materiale, ne' sapeva come usarlo. Da escludere quindi che apparati dello Stato avessero impiegato o fornito tale materiale. Si può pensare una sola cosa, a un groviglio melmoso dove rimasero impantanati degli sprovveduti ragazzini col delirio di potenza, ma molto ignoranti. Perfino Feltrinelli in seguito pagherà cara questa negligenza, che ricorda i cacciatori di frodo sulle coste marine, dove ogni tanto qualcuno ci lascia o le mani o le penne (per ignoranza).

(Rumor. Dopo anni sapremo qualcosa - vedi il successivo 1970 e poi i seguenti

15 DICEMBRE - Due giorni dopo viene arrestato GIUSEPPE PINELLI un anarchico, di professione ferroviere, con l'accusa di essere lui l'autore della strage. Con lui viene arrestato anche un altro anarchico PIETRO VALPREDA, un ballerino, con la stessa accusa di essere l'esecutore materiale della strage. Unico indizio per incolpare Pinelli il fantomatico riconoscimento di un tassista che gli aveva dato un passaggio e che lo aveva atteso all'angolo. (sembra una barzelletta: un bombarolo che arriva in taxi e dice poi all'autista "aspettami" vado faccio il botto e torno)
 In seguito Valpreda dopo tre anni di carcere, risulterà del tutto estraneo. Ma il dramma è appena all'inizio, infatti il....

16 DICEMBRE . ....Pinelli in circostanze che non sono mai state chiarite del tutto, cade dal quarto piano e si sfracella nel cortile interno della Questura, dove stava sostenendo un interrogatorio con il commissario LUIGI CALABRESE.

A Roma stessa retata: 14 anarchici al circolo XXII marzo; viene arrestato MARIO MERLINO, che in seguito (nel '79) sarà non solo scagionato ma risulterà essere dentro nei circoli estremisti come un infiltrato dei servizi segreti. (cosa avrebbe dovuto fare secondo gli accusatori, per poi discolparsi, portare sul bavero il distintivo "sono un infiltrato"?)

Giorgio Zicari sul Corriere aveva indicato la pista degli anarchici, poi dopo cinque anni ammetterà in una intervista di aver collaborato col Sid; il giornale lo licenzierà (chissà poi perchè, il Sid non era il KKK)

Quanto alla morte di Pinelli avvenuta in questa circostanza,  il questore Guida, ha precisato essere stato un suicidio, dopo che erano state trovate prove schiaccianti contro di lui (che in seguito non furono mai dimostrate) provoca prima una denuncia dei parenti di Pinelli, poi fa nascere un forte sospetto che diventa un'aperta accusa fatta dagli ambienti dell'estrema sinistra; cioè che la morte di Pinelli non era un suicidio ma un assassinio di Stato per far ricadere la colpa sugli anarchici e quindi concludere in fretta le indagini che secondo alcuni invece dovevano essere indirizzate verso la destra. Insomma il  responsabile della morte di Pinelli, fu indicato nello stesso Calabresi.

Contro il funzionario si scatena tutta la stampa dell'estrema sinistra, e soprattutto quella di Lotta Continua di Sofri. Il giornale esprime una opinione "molto diffusa" nella sinistra,  e accusa il commissario Calabresi di avere ucciso Pinelli scaraventandolo dalla finestra. Ma siamo solo alle prime battute. Nell'agosto '71, la Procura della Repubblica invia due avvisi di reato per la morte di Pinelli a Calabresi e al questore Allegra dell'ufficio politico della Questura di Milano e a tutti i presenti in quella famosa stanza durante l'interrogatorio dell'anarchico. La campagna dei colpevolisti contro Calabresi diventa rovente, vengono fatte anche delle manifestazioni ostili; fino al momento in cui  il 17 maggio 1972 il commissario verrà assassinato sull'uscio di casa (ne parleremo nel '72)

Dopo molti anni, 19, nel 1988,  un pentito del commando LEONARDO MARINO, con delle dichiarazioni spontanee indicherà i nomi e si autoaccuserà lui stesso di questa "esecuzione" e farà incriminare come mandante dell'assassinio ADRIANO SOFRI, che sarà processato e condannato insieme a Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani il 2 maggio del 1990. (ne riparleremo - processo ancora in corso)

21 DICEMBRE - Dopo quattro mesi di lotte, scioperi, vertenze, occupazioni, e manifestazioni non sempre tenute sotto controllo come abbiamo visto in questi lunghi mesi, finalmente il giorno 8 novembre era stato firmato il contratto degli edili; il 7 dicembre quello dei lavoratori dell'industria chimica; e in questo 21 viene firmato il contratto nazionale tra sindacati metalmeccanici e la  Confindustria dove si stabilisce aumenti salariali uguali per tutti, un limite agli straordinari, diritti di assemblea sindacale, 40 ore di lavoro e si riducono le differenze fra operai e impiegati su alcuni aspetti della sanita'. Inoltre si è ottenuto la scuola materna statale per tutti.

Ma la conquista maggiore era già avvenuta come abbiamo letto, il giorno prima della strage di Piazza Fontana: l'11 dicembre, quando il Senato aveva approvato l'importante  Statuto dei diritti dei lavoratori (la Camera la voterà il 14 maggio del prossimo anno).

Un buon risultato dei sindacati che questa volta molto compatti (CISL, UIL e CGIL) sono riusciti a far accogliere dal ministro del lavoro Donat Cattin, le richieste da loro avanzate. E' un regalo di Natale che mette fine all'"autunno caldo".
Ma ormai le grandi fabbriche sono in crisi, alcune si sono date "ammalate di debiti", altre hanno  portato i capitali all'estero, altre sono fallite, e quelle importanti che una volta erano trainanti nell'indotto, stanno cambiando le loro strutture aumentando gli investimenti sulla tecnologia, o si insediano in zone a bassa tensione sociale, cioè stanno uscendo dai cancelli verso la provincia, emigrando verso altre regioni, sfruttando opportunisticamente, le agevolazioni di Stato, le defiscalizzazioni degli oneri sociali, terreni quasi gratuiti, ecc. ecc.

Anche nel commerciale le aziende stanno decentrandosi con strutture indipendenti (favorendo le concessionarie autonome). Nella produzione, le grandi, per accessori e parti staccate ricorrono all'esterno, a una moltitudine di piccole aziende (subfornitori) a conduzione familiare che lavorano a basso costo di manodopera, con un alta evasione fiscale, ignorando gli oneri sociali e previdenziali e quindi con nessuna (per molti anni) conflittualità sindacale all'interno; molti fanno lavorare in nero senza avere quelle mille difficoltà in cui si dibattono le grandi imprese; spesso non rispettando nessuna norma di protezione dei lavoratori che impiegano.

Altro vantaggio è che nascendo queste piccole imprese in zone a forte tradizione contadina - ora in declino a causa della meccanizzazione ma soprattutto perchè emarginata da decenni e secoli - il facile reclutamento di personale in loco consente di avere a costi molto bassi la manodopera.

E' la Terza Italia che sta nascendo e la crisi del 1968 e del 1969 nelle grandi imprese è la fortuna delle piccole imprese che si stanno mobilitando in tutto il Paese trasformandolo completamente. Un'altra Italia. Per alcune zone non sta finendo un decennio, sta iniziando un nuovo secolo, perfino una nuova era. 
E' in atto una grande mutazione ambientale, economica e sociale. Nei successivi 30 anni nel Veneto le aziende diventeranno pari come numero a quelle aperte in venti secoli, altrettanto i fabbricati di ogni genere  costruiti,  saranno pari a quelli realizzati in 2000 anni. Lo stesso fenomeno in molte altre località del Paese.

Termina comunque un anno critico. Ma ne inizia un altro inquietante che purtroppo non sarà isolato, seguiranno e sempre in escalation altri dieci di anni; il decennio più oscuro d'Italia. Oscuro per molti.

((( Le testimonianze, sono dell'Autore che sta scrivendo con tutti i suoi limiti questa storia, perche' nel periodo narrato, in parallelo a questi fatti riportati, alcune mutazioni avvenute sul territorio, fecero cambiare anche la sua vita quotidiana. Nei primi anni sessanta, dopo quattro anni dentro uno speciale reparto, era "entrato"  in una grande multinazionale a "operare" su tutto l'Alto Adige "caldo", paese per paese, e ha vissuto le tensioni del territorio molto da vicino con un particolare lavoro che lo portò a conoscere valle per valle e il "clima" (così molto ambiguo) terroristico altoatesino.
Poi scese a Trento, e qui visse tutto il '68 molto vicino a quei fermenti che stavano nascendo a Sociologia (Curcio e C.)  che poi inquietarono il Paese. Subito dopo sceso nel "Veneto" operò come "incaricato speciale" sempre nell'organico di una grande multinazionale con funzioni ufficiose commerciali e amministrative, ma principalmente operando come "istruttore" su tutto il territorio italiano per creare e seguire una "struttura" di 170 "tecnici" in molte città italiane con alcune particolari caratteristiche.
Per dieci anni la sua casa è stata l'intera penisola dove parallelamente visse e prese atto di tutte le "realtà locali", fino al 1980; in quelle "inquiete" e in quelle "febbricitanti", comunque dentro una Italia in forte mutamento civile,  economico ed ideologico - un Italia comunque serena - nonostante il caos e un po' di inquietudine. Esperienze fin dall'inizio molto interessanti, che diventano straordinarie quando si conoscono molte persone intelligenti e coraggiose che spesso vivono, operano e muoiono nell'ombra. (il suo collega, suo ex istruttore alla scuola dei carabinieri sabotatori di Viterbo, Oreste Leonardi, caposcorta di Moro, fu ucciso in Via Fani dalla Brigate Rosse ). 
Finirono poi anche gli "anni di piombo" e del terrore. Seguirono altre esperienze di viaggi in Grecia, in Iugoslavia, e in altri 20 Stati d'Europa. Infine il relax, e a fine 1980 (un anno "caldo" e inquietante) e questa volta per conto proprio, inizia l'"avventura" dei personal computer, uno dei primi in Italia a usarli e commercializzarli a migliaia., ma  che ora gli servono solo più per raccontare con i suoi limiti, spesso in prima persona, quello che ha vissuto, letto e appreso. Con tutti i suoi limiti, ma sono piccole testimonianze di una Italia e di una popolazione che l'autore ha visto e conosciuto molto da vicino, come pochissimi, nei vari aspetti di questa nuova epoca. Ha conosciuto molte altre popolazioni, ma sinceramente, nessuna eclettica (in tutto) come gli italiani visti da vicino, "molto da vicino", e dentro ogni ceto, dal più alto al più basso; dentro ogni ideologia; che se in Italia ce ne fu una, fu sempre un gran colabrodo.
Popolazione che non gli manca affatto (nel bene e nel male ) la potenzialità di una coscienza nazionale (da non confondersi col patriottismo) ma gli manca chi questa coscienza non è stato mai capace di portarla in superficie! Peccato, perché potremmo essere il miglior popolo e il più invidiato bel Paese del mondo! Una volta lo eravamo. Ma se andiamo all'estero (ovviamente non come turista) scopriamo che invidiati lo siamo ancora. E scopriamo pure  che ogni italiano all'estero, prima di essere di una regione, ha l'orgoglio di essere italiano (questa è la "coscienza nazionale!"). Anche quando all'estero è impiegato a fare lavori umili.)))

 

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O...... l'autore con la sua squadra
Alla Scuola Carabinieri Sabotatori Paracadutisti - Viterbo
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ALCUNI FATTI INTERNAZIONALI

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(Il giornale del 25 gennaio 1969.
I funerali di Jan Palach.
Da oggi il simbolo
di una Cecoslovacchia
in silenzio e angosciata).

16 GENNAIO - Per protestare contro l'occupazione sovietica della Cecoslovacchia un gruppo di giovani ha deciso di immolarsi appiccandosi il fuoco dopo essersi cosparsi di benzina, nella principale Piazza Venceslao per attirare l'attenzione di tutto il mondo all'occupazione militare che invece i sovietici vorrebbero far apparire come una volonta' popolare.
Hanno deciso di estrarsi a sorte uno alla volta e di morire come torce umane. Il primo estratto é Jam Palach. Gli altri uno alla volta poi lo imiteranno. Quasi un milione di praghesi seguiranno i funerali, mentre al confine pronti ad intervenire un altro contingente di carri armati. Seguiranno altri "sacrifici" che scuoteranno il Paese, ma la Cecoslovacchia dovra' attendere fino agli anni Novanta per avere la sua indipendenza.

3 SETTEMBRE - A 79 anni di eta' muore HO CHI MIN. Una vita leggendaria alle spalle a partire dal 1915 quando fu gia' presente alla nascita del partito comunista francese. Nel 1945 ritornato in patria guido' la lotta armata contro proprio i francesi. Nel 1954 diviso in Vietnam in due Stati, assume la carica di presidente del Vietnam del Nord. E sara' ancora lui a guidare la lotta armata questa volta contro gli americani che vogliono insediarsi nella penisola per farne una base strategica. Ma sappiamo gia' quale tragedia sara' questa guerra sia per i vietnamiti, dove ne morirono due milioni, sia per gli americani che erano inizialmente partiti per questa avventura da terminare in 8 settimane ma che dopo dieci anni si dimostro' essere una guerra con nessuna possibilita' di vittoria ma solo avviata a una grande disfatta, fra l'altro vergognosa quando si verra' a conoscenza dei crimini commessi dai soldati statunitensi. E non da fonti nemiche. Il prestigioso LIFE in America pubblica in questo giorno, 3 settembre, in prima pagina le foto di un massacro, e all'interno un agghiacciante servizio sulle atrocita' commesse da alcuni soldati americani nel villaggio vietnamita di Song My.
L'America inorridisce, il mondo pure. Era -dissero- una missione di pace, ma si trasformò in una vergognosa carneficina.

14 NOVEMBRE - Una delle più lugubre giornate dell'America. "Washington . La "marcia della morte", cominciata ieri sera nella capitale, prosegue nel massimo ordine. Ognuno dei circa 40.000 manifestanti tiene in mano una candela accesa e ha appeso al collo un cartello con cognome, nome e stato d'origine di un militare caduto del Vietnam. La sfilata che durerà 48 ore e che sarà poi seguita domani da una grande dimostrazione di massa contro la guerra vietnamita è stata aperta da un vedova di guerra ventitreenne. I dimostranti marciano in fila indiana verso il Campidoglio, davanti al quale sono state collocate 12 bare, nelle quali, ad uno ad uno, i dimostranti depongono i loro cartelli con i nomi dei caduti. La marcia si svolge nel più assoluto silenzio scandita dal ritmico rullio di  tamburi ricoperti da un drappo nero" (Comun. Ansa, 14 Nov, 1969, ore 21.26)

FINE

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