ANNO 1972

CRONOLOGIA DELL'ANNO ( 2a PARTE )

 

ELEZIONI POLITICHE

7-8 MAGGIO - Si svolgono le elezioni politiche.
Risultati alla Camera (fra parentesi i seggi) DC 38,7% (266) - PCI 27,1% (179) - PSI 9,6 (619 - PSDI 5,1% (29) - MSI-DN 8,7% (56) - PLI 3,9 (20) - PRI 2,9 (15) - PSIUP 1,9 (0) - MANIFESTO 0,7 (0) - SVP 0,4 (3) - V.AOSTA 0,1% (1).
Grande escluso il PSIUP, con neppure un deputato alla Camera; di Unità Proletaria a quanto sembra più nessun italiano vuol sentirne parlare.- L'esordio invece dell'ex presidente delle ACLI, Livio LABOR, con il suo partito autonomo, il Movimento dei Lavoratori, fa un flop, 120.000 voti. Flop anche nel "Manifesto" che ha candidato VALPREDA, l'anarchico; non va oltre i 224.000 voti.

La DC conserva gli stessi seggi del 1968. Ne guadagna due invece il PCI. Mentre il PSI fra spaccature e incomprensioni dal 14,5% del '68 precipita sotto la soglia del 10%. Buono il risultato del MSI-DN che ha inglobato i monarchici; insieme ottengono un 8,7%, contro un 5,8 delle precedenti elezioni e guadagnano 56 seggi al posto di 30. Con le ossa rotte il PLI che da un 5,8% precipita a un 3,9, e perde 11 deputati su 31, e 8 senatori su 16. Il partito dell'imprenditoria si è assottigliato, e vista la stagnazione della DC, del PRI e il crollo del PSI, ognuno può vedere dove sono andati i voti: a destra!

17 MAGGIO - "Milano -Il commissario capo LUIGI CALABRESI, dell'ufficio politico della questura di Milano, è stato ucciso stamani a colpi di arma da fuoco. Il delitto è stato compiuto nei pressi dell'abitazione di Calabresi, in via Chetrubini 4." (Comun. Ansa, ore 10.01)

"Secondo le prime notizie , Calabresi è stato ucciso allae 9,20 a colpi di pistola da sconosciuti giunti sul posto a bordo di un'autovettura. Sembra che si trattasse di un uomo e di una donna. Calbresi, mortalmente ferito, è caduto a terra sul marciapiede. Alcune persone hanno tentato di portargli soccorso; quindi è giunta un'autoambulanza, che lo ha portato all'ospedale, ma il dottor Calabresi nel frattempo era morto. L'auto usata dagli aggressotri sarebbe stata trovata abbandonata in via Adalberto da Giussano e sarebbe risultata rubata" (Comun. Ansa, ore10,30)
"Milano - Il nome del commissario Calabresi venne alla ribalta della cronaca subito dopo la morte dell'anarchico Giuseppe PInelli, nella notte fra il 15 e il 16 dicembre 1969. Convinti che il Pinelli fosse stato ucciso e poi gettato dalla finestra del quarto piano della questura di Milano, dove veniva sottoposto ad interrogatorio da parte di alcuni funzionari dell'ufficio politico, gli amici dell'anarchico e alcuni organi di stampa della sinistra extra parlamentare non esitarono ad attribuire al commissario Calabresi la responsabilità della morte del Pinelli. Un'accusa precisa, con scritti e vignette, venne fatta dal periodico "Lotta Continua", diretto da Pio Baldelli. Calabresi veniva indicato dal giornale come l'esecutore  materiale della morte dell'anarchico.
Dopo la morte di Pinelli, il commissario venne fatto segno ad ogni sorta d intimidazione e di minacce. Le telefonate che lo minacciavano di morte raggiunsero una tale frequenza che Calabresi fu costretto più volte a cambiare numero di telefono di casa.
Attualmente il commisssario si occupava, unitamente al dirigente dell'ufficio politico della questura Antonino Allegra, delle indagini SUL CASO FELTRINELLI e sull'attività delle cosiddette BRIGATE ROSSE"
(Comun. Ansa, ore12.08)

17 MAGGIO - Come appena letto dai comunicati viene ucciso il commissario LUIGI CALABRESI dopo la campagna "infame" condotta da Lotta Continua, per la misteriosa morte dell'anarchico PINELLI all'indomani della strage di Piazza Fontana. 
Calabresi, 34 anni, responsabile capo dell'ufficio politico della questura di Milano indicato dalla estrema sinistra come il responsabile della morte dell'anarchico e del depistaggio delle indagini sui neofascisti, è abbattuto con tre colpi di pistola alla nuca sulla soglia di casa da un individuo, che in un primo momento è indicato appartenente a un gruppo militante dell'estrema destra (!).

Da due anni Calabresi viveva blindato, poche le sue comparse in pubblico, perché su di lui si era scatenato l'odio degli estremisti. L'ultrasinistra non aveva dubbi. PIO BALDELLI sul giornale di SOFRI, Lotta Continua, lo scriveva a caratteri cubitali,: "Pinelli è stato ammazzato e Calabresi è il suo assassino, l'esecutore materiale".
Il commissario dichiarandosi innocente lo querelò. Ma a furore di popolo, fu poi indagato e si celebrò il processo. A giudicarlo e assolverlo troviamo il giudice D'AMBROSIO, non certo un uomo di destra. Ma la campagna si fece ancora più feroce; Calabresi iniziò a ricevere minacce di morte, da telefonate, da lettere anonime e ormai apertamente dai cortei che ripetevano da due anni gli slogan più infamanti.
Sui muri, manifesti ostili, turpi, spietati; Calabresi era ritratto con le mani grondanti di sangue. L'omicidio era nell'aria. E avvenne l'esecuzione, a freddo, in questo mattino di maggio; un uomo già ucciso e massacrato da mesi da una campagna infame; ma anche lasciato molto solo davanti a una morte annunciata.

Tutti i partiti condannano l'efferato episodio. Ma Il Manifesto ribadisce di considerarlo responsabile e invita a non piangere sulla sua "morte come su quella di una vittima innocente" anche se dichiara che chi l'ha ucciso è un pazzo provocatore" (il sospetto c'è). - Su Lotta Continua invece, che secondo alcuni ha ispirato l'assassinio, Sofri scrive che lo considera "un atto di giustizia", "La violenza si rivolge contro i nemici del proletariato, contro gli uomini che della violenza più spregiudicata hanno fatto la loro pratica quotidiana al servizio del potere. L'omicidio politico non è certo l'arma decisiva per l'emancipazione delle masse dal dominio capitalista così come l'azione armata clandestina non è certo la forma decisiva della lotta di classe....ma queste considerazioni non possono assolutamente indurci a deplorare l'uccisione di Calabresi, un atto in cui gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia".
Affermazioni post-mortem molto ciniche davanti a un dramma che non è solo umano, ma è politico. Coinvolge le istituzioni di un Paese. Quel Paese che si vorrebbe cambiare "in meglio", "emanciparlo", con "la volontà di giustizia".

"Milano - Il sostituto procuratore Viola ha dichiarato "finora non è stato ancora raccolto alcun elemento valido che possa portare ad una rapida identificazione degli assassini. Certo - ha aggiunto- non si è trattato di un gesto di un pazzo isolato, ma di un delitto che rientra nel piano di una organizzazione. Un delitto politico pianificato. In questo vile episodio esistono delle responsabilità morali forse anche da parte di certa stampa" (Comun. Ansa. ore 18.56).

Ma la campagna continua anche dopo morto. "Nella camera ardente della questura con un flusso di visitatori ininterrotto durato  tutta la notte, nei paraggi sono comparse scritte sui muri; una pattuglia ha fermato cinque giovani in Via Concilio che con bombolette di vernice avevano scritto "Pinelli è stato vendicato. Oggi Calabresi, domani i padroni. Viva la giustizia proletaria"(Ib. 20 maggio, ore 10.18)

CALABRESI a 27 anni era giunto a Milano nel 1965 a dirigere l'ufficio politico. Nel '68 Capo commissario, diventa un autorevole ma anche un autoritario funzionario molto attivo a contrastare la contestazione studentesca. E' lui nelle piazze e nelle università a incitare gli uomini nelle cariche diventando, suo o non suo malgrado, per il mestiere che fa, odioso. E' lui a occuparsi per primo della sinistra extraparlamentare. Lui a conoscere i covi anarchici; ed è lui a trovarsi nel dicembre '69 a svolgere le indagini subito dopo la strage di Piazza Fontana e a portare in questura Pinelli, un anarchico che durante l'interrogatorio si sfracella in circostanze misteriose nel cortile della stessa questura. Ed è ancora lui, morto Pinelli, a mettere dentro un altro anarchico: VALPREDA. Il giovanissimo funzionario è accusato dall'estrema sinistra, di depistare le indagini per non far emergere la matrice neofascista. In realtà, prende solo ordini. Non dimentichiamo che Calabresi ha solo 30 anni, mentre nelle alte sfere degli apparati conservatori, esistono ancora funzionari e politici che dopo il '45 non sono stati rimossi ma guidano il ministero degli interni e gli apparati polizieschi.

Infatti, alla questura di Milano arrivarono dopo la strage di Piazza Fontana, ben altri personaggi inviati da Roma. Una squadra politica, che esautorò (questo però non lo scrissero i giornali) il commissario dalle indagini e gli lasciarono "come regalo" solo la sua convinzione iniziale: che a mettere la bomba nella banca dell'Agricoltura erano stati gli anarchici. Tutto il resto rimarrà sempre un mistero. Compreso il suo assassinio.
Dopo la campagna colpevolista di Sofri e compagni, puramente dialettica, anche se dura e impietosa, era poi facile ucciderlo se qualcuno aveva un interesse a fare il doppio gioco, sacrificando se era necessario anche il commissario. Faceva comodo per dare una svolta repressiva, e i responsabili erano quasi palesi, facile a indicarli, dopo quello che avevano scritto e... quello che non avevano scritto o fatto trapelare. Questa è una delle tante ipotesi. (ma Machiavelli  ha insegnato quest'arte agli italiani e a mezzo mondo).

(Su questa esecuzione, nel dicembre del 1987, ci sarà una svolta clamorosa. Erano passati nel frattempo diciassette anni di buio totale. Un militante di LC, ex operaio alla Fiat, il pentito MARINO, confessa di essere stato l'esecutore materiale del delitto e indica i suoi mandanti: SOFRI, PIETROSTEFANI, BOMPRESSI. Si celebrano dieci processi, ma la verità nel 1999 non è ancora venuta alla luce. Nemmeno una confessione è bastata, che alcuni ritengono essere di un mitomane o costruita a tavolino).

31 MAGGIO - A Peteano (GO), una bomba messa dentro un'auto uccide tre carabinieri  accorsi dopo aver ricevuta una telefonata anonima. Anche questo delitto avrà un percorso d'indagini molto complesse e piene di misteri. Altrettanto quello giudiziario quando venne la confessione di uno degli autori, VINCENZO VINCIGUERRA, che rivelerà al processo, nel 1990, esserci stati dei legami con una fantomatica struttura parallela dei servizi segreti. 
Il processo farà esplodere il "caso Gladio", quella struttura segreta incaricata a svolgere un servizio informativo e pronta con proprie forze a intervenire nel caso di una invasione dei sovietici o nelle attività clandestine dei comunisti in Italia.

Saranno coinvolti alcuni grossi personaggi delle istituzioni, che non negheranno affatto l'esistenza di questa struttura (ignota però a moltissimi noti politici, perfino governanti). La Gladio - si afferma- rientrava nel quadro dell'Alleanza Atlantica, e COSSIGA (uno dei pochi a conoscerne l'esistenza assieme ad ANDREOTTI e indirettamente MORO) ne difenderà la legittimità.
Era sorta questa "rete clandestina" in forma molto segreta nel 1956 con un accordo statunitense, denominata Stay Behind (e in codice Gladio). Non fu estranea all'operazione Piano Solo del 1964 (crisi politica, emergenza al centrosinistra, golpe - emerso al Processo DE LORENZO (SIFAR) - Espresso), e fu operativa nel periodo del terrorismo degli "anni di piombo" che gli aveva permesso con moltissime infiltrazioni di non fare oltrepassare la linea di demarcazione ai militanti degli opposti estremismi.

In sostanza, le basi poste in quell'intesa svolsero delle opportune e preliminari attività contro l'eventuale espansionismo dei comunisti in Italia (*). E le presunte trame cospirative interne legate ad episodi stragistici (di servizi deviati) furono sempre considerate delle semplici accuse della sinistra, quando in nome della sicurezza dello Stato, in vari processi si opposero una serie di "omissis". Tanti quelli detti da Moro. Era del resto proprio lui nel 1964 (vedi) al centro della famosa crisi; con al Quirinale Segni fortemente contrario al centrosinistra (Piano solo).
(*) Attività che consisteva anche nel bloccare ogni possibilità di poter entrare a far parte in alcuni apparati chiave dello Stato. Non c'erano i computer, ma la rete dell'apparato informativo era efficiente nei controlli incrociati, e setacciava la vita privata dell'aspirante creandogli un muro impenetrabile. Non l'incontrario; le infiltrazioni nei (poco accorti) gruppi estremistici erano molto accurate. Poteva anche accadere, che molto bene addestrati, alcuni soggetti, conoscevano molto bene le ideologie della sinistra ed erano anche dialetticamente più abili; tali da infiammare le platee degli stessi militanti estremisti. 

4 GIUGNO - Discorso combattivo di ALMIRANTE a Firenze; afferma che il MSI è pronto a "surrogare" lo Stato (questo lo disse anche Mussolini nel '22) se il governo continua a venire meno alla sua funzione, ed invita i giovani allo scontro fisico con l'estrema sinistra. Non dimentichiamo, l'adesione di BIRINDELLI del 16 marzo, né del risultato ottenuto alle elezioni da una buona parte dei voti del PLI, che ha subìto una grande sconfitta ma sta ugualmente entrando in Parlamento con tre ministeri nel governo Andreotti II.

9 GIUGNO - L'obiezione di coscienza in Italia inizia ad avere un terreno favorevole nell'ambiente istituzionale, tanto che alla fine dell'anno sarà ammessa dalla legge. Non ha però la corrispettiva attenzione dentro il Vaticano. Le forti polemiche dentro la Chiesa erano partite da Don Milani (vedi 1966, febbraio) ed esplodono quest'anno con don FRANZONI a Roma, nella comunità benedettina di San Paolo Fuori le Mura, dove ha preso le stesse dure posizioni dello sfortunato parroco di Barbiana, e  chiede anche l'abolizione del concordato. Gli costa un'ispezione del Vaticano per la disubbidienza alla gerarchia ecclesiastica.

25 GIUGNO - Dalla Corte Costituzionale è dichiarata legittima la richiesta avanzata del fronte antidivorzisti, che ha raccolto 1.370.000 firme, per indire un referendum abrogativo della legge n. 898 sul divorzio. Inizia la campagna antidivorzista in grande stile, convinti i promotori, che la maggioranza della popolazione italiana esprimendosi democraticamente è contraria.
La campagna, aspra e combattuta, non parte però toccando l'aspetto religioso, ma quello che FANFANI, vero crociato antidivorzista, individua nei foschi pericoli di natura civile, quindi laico. E' lui a mettere l'accento soprattutto sui pericoli sociali del divorzio. Paradossalmente a convincersi che questa è la furberia vincente degli antidivorzisti, sono i comunisti, che hanno cercato in ogni modo di evitare il confronto referendario e ora vi si apprestano con il più cupo pessimismo. Convinti di una sconfitta, non adottano nessuna strategia pur di evitare una "guerra di religione"; che non ci sarà. Gli italiani all'appuntamento si mostreranno infinitamente più moderni del più ottimista comunista. Tutti sbaglieranno l' analisi sulla situazione "reale" dell'Italia. Soprattutto sulle donne. Un pianeta questo del tutto sconosciuto agli uomini !!

26 GIUGNO - ANDREOTTI vara il suo secondo governo (DC, PSDI, PLI, con il voto del PRI e SVP) con i socialisti che tornano all'opposizione. A questo governo è dato l'appellativo "di centralità democratica", ma la corrente di sinistra democristiana come nel precedente governo Andreotti I, bolla la compagine d'essere questa, una espressione di "centrodestra" e non vi partecipa.
E' insofferente alla partecipazione dei liberali che hanno ricevuto da Andreotti il ministero del tesoro (MALAGODI), quello dei trasporti (BOZZI) e del turismo e spettacolo (CONFALONIERI).
RUMOR in questa "espressione", rimane invece ben saldo e inamovibile nella sua poltrona del ministero degli Interni. Andreotti riceve il 7 luglio la fiducia alla Camera con 329 sì (DC, PSDI, PLI, PRI, SVP) e 288 no. Debole invece la maggioranza al Senato, 163 sì, 156 no. Andreotti inoltre deve sostenere gli attacchi di molti candidati esclusi dalle poltrone ministeriali, o dalle commissioni parlamentari e si prepara a governare  con molte difficoltà.

28 GIUGNO - ALMIRANTE dopo il combattivo discorso di Firenze del 4 giugno, è raggiunto, emessa dalla Procura di Milano, da una autorizzazione a procedere per la "ricostituzione del partito fascista".

8 LUGLIO - I monarchici del PDIUM dopo l'alleanza nelle ultime elezioni, molto positiva come risultato, sciolgono il partito ed entrano a far parte del MSI-DN di Almirante.

13 LUGLIO - Il risultato negativo invece del PSIUP, che li ha lasciati fuori dalla Camera all'ultima consultazione, fa decidere al partito lo scioglimento.Viene deciso di confluire dentro il PCI. Non senza problemi. Infatti, VITTORIO FOA con una minoranza convergerà in seguito con il gruppo del "Manifesto" per fondare il Partito di unità proletaria (PDUP), mentre altri ancora respingono l'adesione al PCI ed entrano nel PSI.

23 LUGLIO - AGOSTINO BIGNARDI al Consiglio nazionale del PLI, per l'impegno assunto nel governo da MALAGODI, è eletto e lo sostituisce come segretario del partito.

24 LUGLIO - CGIL CISL UIL a Roma si costituiscono in federazione in attesa di un'unità più organica. Da ogni sindacato, indipendentemente dal numero degli iscritti, entrano nel direttivo trenta membri. Non senza uno strascico di polemiche. Il segretario della CISL, BRUNO STORTI, che si oppone ad una corrente di destra che non vuole l'unificazione, il 25 settembre si dimette da segretario. La polemica prosegue fino in ottobre, e alla conta in una verifica interna nel consiglio, Storti ottiene per un voto una modesta vittoria, 67 voti a favore del suo ritiro delle dimissioni, contro 63 no e 3 astensioni. Una risicata maggioranza che si porta dietro già le prime forti incrinature.

5 AGOSTO - Scontro al consiglio nazionale della DC.  FORLANI esprime il suo dissenso sull'attuale governo; "l'eccezionalità del momento - afferma - ne richiede uno adeguato". Si allea al segretario democristiano l'ala sinistra, che ritiene la compagine governativa un centrodestra e la bolla di essere di natura "restauratrice".
MORO invece fa presente che il rischio di un bipartitismo è rovinoso in Italia e che porterebbe solo alla radicalizzazione. Ma nella segreteria già inizia un ribaltamento di ruoli, dove vedremo fra breve (nel giugno prossimo) il ritorno di FANFANI alla segreteria democristiana, che apre nuovamente al centrosinistra dopo il XII congresso della DC, e cinque giorni dopo assistiamo al getto della spugna del governo Andreotti già nato sotto una cattiva stella. Il mutamento di direzione avverrà per la disponibilità di Berlinguer con la sua proposta: il "compromesso storico".

12 AGOSTO - In concomitanza delle Olimpiadi che iniziano il 26 agosto, il governo dà il via alle trasmissioni sperimentali della televisione a colori. LA MALFA mette subito i bastoni nelle ruote, è convinto che questa sia la premessa per dare il via all'introduzione definitiva di quella che ritiene essere una spesa voluttuaria degli italiani e minaccia di uscire dal governo se si procede in tal senso. Il distacco dalla realtà è abnorme. Si vorrebbe in sostanza che tutto l'apparato televisivo entri in funzione per soli pochi giorni e poi mandare a casa fior di tecnici; far produrre alle aziende un centinaio di televisori e poi chiudere.

Purtroppo la sua richiesta è accettata, e per tre anni, fino al 1977 (24 febbraio) le trasmissioni a colori non avranno ufficialmente inizio. Bastano questi cinque anni, per mettere del tutto fuori mercato il comparto industriale che era pronto fin da quest'anno a sostenere la concorrenza estera. Aziende (come la Rex) con le tecnologie e gli impianti di produzione già pronte a competere con i migliori produttori mondiali. Il ritardo penalizzò e causò danni irreparabili in alcune e la scomparsa di altre dal mercato, con gravi ripercussioni sull'occupazione futura sulle nuove tecnologie.
Non rimase che chiudere gli stabilimenti e guardare sconsolati il resto dell'Europa. La Svizzera, infatti, trasmette già quest'anno a colori un terzo dei suoi programmi che sono captati dal Piemonte e dalla Lombardia. Capodistria metà dei suoi programmi a colori raggiunge invece le Tre Venezie, l'Emilia, l'Umbria e tutta la Costa adriatica fino a Pescara. Mentre la Francia mette un ripetitore in Corsica e così  copre la Liguria e la Toscana. Un totale di oltre 10 milioni di utenti su 12 milioni esistenti. Affari d'oro per gli antennisti delle televisioni chiamate "pirata". GRAZIE A LA MALFA !!!

27 AGOSTO - Dopo gli incidenti nella manifestazione di Parma del giorno prima, in cui è stato ucciso un militante di Lotta Continua, il movimento attribuisce ai neofascisti l'assassinio dell'operaio, un giovane di vent'anni, e per vendetta è organizzata una spedizione punitiva nella città dove viene devastata la locale sede del MSI-DN.

21 SETTEMBRE - Dopo varie polemiche, e manifestazioni della sinistra, viene concessa dal governo italiano agli Stati Uniti l'Isola della Maddalena per la propria base di sommergibili nucleari. Nel frattempo viene organizzata con le migliori tecnologie, la Base logistica e strategica di Vicenza: la Setaf. Un grande ombrello delle forze del Sud Europa, in grado di coprire l'intero Mediterraneo. Fra le tante manifestazioni pacifiste corrono le voci e s'inalberano cartelli affermando che proprio a Vicenza in una collina trasformata in gruviera (of limit ad ogni italiano, compreso i politici) vi siano i depositi di alcune bombe atomiche e varie rampe di lancio missilistiche nel sottosuolo. Quel che è certo è che il suolo della base e della collina è considerato a tutti gli effetti "suolo americano" esentato da ogni controllo di qualsiasi uomo politico e perfino dalla magistratura italiana.

20 OTTOBRE - Ci sono sviluppi sulla strage di Piazza Fontana. Il 27 agosto sono incriminati FRANCO FREDA e GIOVANNI VENTURA dell'estrema destra padovana, quali mandanti e organizzatori della strage. Poi seguono altri avvisi di procedimento per omissione d'atti d'ufficio al questore di Roma, ad altri funzionari di polizia e del Ministero degli Interni e al capo dell'ufficio politico di Milano. Il giudice è D'AMBROSIO. Lo stesso, ricordiamo, che aveva assolto Calabresi.

21 OTTOBRE - Sui treni stipati da migliaia di metalmeccanici diretti a Reggio Calabria, all'imponente (60.000) manifestazione conclusiva della conferenza sindacale sul Mezzogiorno, indetta dalla CGIL, UIL, CISL, esplode una bomba che provoca sei feriti; ma sono rinvenute in altri vagoni 10 bombe  confezionate in un modo rudimentali che non sono esplose, ma che avrebbero potuto provocare una strage.

Giorni prima il segnale che partiva da Reggio dai sindacati, era stato quello di una "strategia globale". Il rifiuto della politica dell'elemosina. Lotta all'arroganza capitalistica che ha emarginato e dissanguato tutto  il Sud. Un mutamento degli indirizzi della politica nazionale. Una trincea della classe operaia estesa anche nel Sud oltre i cancelli della Fiat Torino o la Pirelli a Milano", e aggiungeva che.... "i notabili DC, dovranno fare i conti d'ora innanzi con uno schieramento più vasto e con una linea operativa a livello nazionale". Indubbiamente qualcuno non era proprio d'accordo!!!

24 OTTOBRE - A Reggio Calabria e in tutta la Sicilia è proclamato uno sciopero generale con una manifestazione ..."contro i provocatori attentati terroristici secondo un piano preordinato dalle forze reazionarie".

5 NOVEMBRE - In un clima di tensioni e incertezze, dopo i fatti di Reggio, FORLANI, il segretario della DC, allarma il Paese parlando in un comizio a La Spezia. "Dalla fine della guerra ad oggi sta avvenendo nel paese il più pericoloso tentativo reazionario. Sappiamo da nostri documenti in possesso che è in atto ed è in corso un piano eversivo organizzato e finanziato da forze interne e con appoggi internazionali". -
La polemica inizia, e sono infastiditi gli stessi democristiani, che da più parti chiedono "se sa qualcosa, parli più chiaro, e faccia nomi e cognomi". Anche la stampa sollecita, ma Forlani non è in grado di aggiungere altro, ha solo seminato il terrore, tirato il sasso e ritirato la mano.

9 NOVEMBRE - Polemiche e resa dei conti, ma non definitiva, a Genova, al XXXIX congresso del partito socialista. Due gli schieramenti contrapposti a discutere la magra figura alle ultime elezioni e a chiedere mutamenti di rotta alla segreteria; una corrente capeggiata da DE MARTINO vuole il ritorno al centrosinistra e si oppone a quelli favorevoli invece ad una svolta a sinistra.
La conferma di questa linea autonomista demartiniana vengono dai voti del comitato centrale, il 58% contro il 42%, e De Martino è eletto segretario. Mutamenti nell'organigramma dove sono più di uno con la nomina a vicesegretario, BETTINO CRAXI e GIOVANNI MOSCA, LAURICELLA e MANCA, SIGNORILE e LANDOLFI.
DE MARTINO non avrà vita facile con "l'amato" centrosinistra per quasi quattro anni; ha il percorso sempre minato dai comunisti dopo il berlingueriano "compromesso storico", che la DC accoglie concordando diverse strategie col PCI e riservando ai vecchi alleati "schiaffi", che fanno esplodere De Martino: "Chiedono, benevolenza e appoggi ai comunisti e noi siamo trattati con palese disprezzo". Ma non è costruttiva la sfuriata, la "rivolta dei quarantenni" con CRAXI in testa, trasformeranno nel '76 l'Hotel Midas di Roma nella sua Caporetto.

14 NOVEMBRE - E' approvata una legge che concede ai detenuti la libertà provvisoria prima della sentenza anche per i reati più gravi. Detenuti in attesa di giudizio sono scarcerati, fra questi VALPREDA, l'anarchico in carcere da due anni per i fatti di Piazza Fontana; considerato dall'opinione pubblica innocente anche perchè non sono emersi alcuni indizi. E' stato proprio il suo caso a sollevare la questione e ad interessare il Parlamento che emana questa legge che sarà ricordata come "Legge Valpreda". L'anarchico dopo pochi giorni è rimesso in libertà.

19 NOVEMBRE - Per evitare uno scontro frontale e impopolare con la forza sindacale i cui rapporti si sono deteriorati per tante ragioni, compreso un travaglio interno, GIANNI AGNELLI (portavoce della sua ma anche d'altre grandi aziende dinamiche ad elevata occupazione) propone e si dichiara disponibile a preferire un patto tra i produttori per ridurre lo spreco e l'inefficienza, pur di non abbassare i salari.
Dal canto suo inaugura a Mirafiori le nuove tecnologie nella propria azienda: i ROBOT. Le scelte strategiche della Fiat per far fronte al periodo congiunturale, oltre quelle già adottate negli anni precedenti (decentramento, subappalti, terzisti), se ne sono aggiunte altre indirizzate verso le nuove tecnologie produttive. Sono scelte obbligate per: a) Per contenere la pressione salariale. b) Per la perdita del controllo sulla forza lavoro negli stabilimenti. c) Per la crisi internazionale che provocano un maggior costo nelle importazioni di materie prime e di riflesso l'aumento del costo della vita e di conseguenza l'aumento dei salari, ora quasi pari a quelli europei, causando incompetitività e quindi meno esportazioni.

Perdurando i tre fattori negativi: a, b, c, sopra accennati, l'orientamento del grande gruppo privato torinese è quello di rispondere ristrutturando nella direzione di forti innovazioni tecnologiche che consentono elevati aumenti di produttività con forti riduzioni di manodopera, quindi competitività e ripresa delle esportazioni.

Sono scelte dettate da una logica imprenditoriale moderna ma purtroppo cadono in un momento molto critico, ed è il calo della domanda interna, quindi della produzione, che riceverà poi un'altra tremenda  "botta" con l'austerity del '73.
Infatti, il prossimo anno si andrà "tutti a piedi" per contenere le importazioni di petrolio, di conseguenza caleranno ancora le vendite. Il governo sensibile alle richieste correrà ai ripari, svalutando, di fatto, la lira (20%), che favorisce nuovamente questo tipo d'esportazioni, ma nel frattempo penalizza enormemente tutte le importazioni di prodotti di largo consumo non eliminabili.
Questi subendo forti rialzi lasciano poca liquidità da destinare ai beni opulenti come le auto e di conseguenza cala ulteriormente la produzione. Un circolo vizioso che durerà anni, anche se la prossima svalutazione premia la Fiat, che riprende le esportazioni, e premia tutti gli esportatori di capitali datisi alla fuga dopo il varo della politica restrittiva del governo che, fallita su ogni fronte, causerà una forte disoccupazione, una forte inflazione e una forte recessione, che registra già il meno 3,6% nel reddito lordo alla fine di quest'anno, ma toccherà il meno 12,7% negli investimenti nel 1975, e porterà nel 1976 ad un aumento del costo della vita del 21,8%, e il costo del denaro a sfiorare il 30%. (Le abbiamo già accennate nella iniziale premessa).

L'Italia termina così l'anno con un'economia che sta cadendo in ginocchio, e la speranza di avere qualche chance per rialzarsi nel 1973 è già compromessa perché non ci sono spiragli. Aumenterà il debito pubblico, la lira entrerà nel serpente valutario creando successivi peggioramenti, l'inflazione arriverà a due cifre (16,8%) e i politici in perenne litigio non sapranno fare altro che inventarsi misure di austerità e pagliacciate come il blocco dei prezzi, e lasceranno gli italiani sbigottiti quando decideranno che bisogna andare a piedi per salvare l'economia del Paese, perché possediamo le macchine (se ne sono accorti ora) ma non il petrolio, le lampadine, i cinema, la televisione, le insegne, ma non l'energia, le campagne ma non i raccolti, le stalle ma non i bovini (un'altra scoperta!).
E nelle strade delle città, auto ferme con le loro trombe a fare l'unica musica, il silenzio, che sarà stato piacevole per alcuni, ma il turbamento dovuto a tante riflessioni era nel volto di tutti, e non era la fine di un sogno, ma l'inizio di un incubo. Alcune cornacchie iniziarono a gracidare da qualche giornale parlando di "suicidio dell'occidente", "finita la civiltà del consumismo", "fallito il liberismo selvaggio", "resa dei conti del capitalismo".
Avevano dimenticato, gli italiani! Che c'era una "Terza Italia". Ma ne riparleremo a suo tempo.

Poi c'è il terrorismo! A parte Montanelli che lo definisce "una caciara", Bocca scriverà in seguito nel Il provinciale: "Alle prime manifestazioni del terrorismo non capivo, non volevo capire. C'eravamo tanto battuti noi giornalisti per denunciare la strage di Stato, le trame nere e adesso nel nostro teorema irrompevano questi sconosciuti.... (i "rossi" - N.d.R.)... e continuavo a non capire o a non voler capire anche quando passarono ai primi sequestri di persona".
A non capire e a non voler capire non era il solo. E chi capì ne approfittò per instaurare un autogoverno selvaggio, un "doppio stato", sempre più aggressivo, dove sia il vecchio sia il nuovo, in perfetta complicità si concesse l'immunità con i reciproci controlli e gli ovvi favori nei successivi venti anni.
Una cosa Montanelli la centrò quando scrisse "Evidentemente per mettersi al riparo da futuri rivali avevano preferito reclutare gli adepti nel pattume delle mediocrità. Ma ai mediocri, per andare avanti e far carriera non resta che l'intrallazzo. Ed è proprio questo che sta dilagando nel nostro Paese".
Adesso aveva capito!!

31 DICEMBRE - Scade la Convenzione fra Stato italiano e la RAI per il monopolio dei servizi di radioaudizione, televisione. Il rinnovo dell'esclusiva alla RAI è oggetto di vivaci polemiche in vari settori dell'opinione pubblica, polemiche che contestano l'attuale regime monopolistico e sollecitano una liberalizzazione sull'esempio di quanto avviene in altri Stati europei. Nulla da fare. Ci si avvia verso l'austerità lamalfiana. Intanto imperversano quelle chiamate "straniere", "private", "locali", si emanano divieti, oscuramenti, abbattimento di antenne dette "pirata", che la Corte costituzionale nel '74 dichiarerà illegittime.

 

ANNO 1972 - FINE

 

L'intera versione dei fatti sulla situazione Italia, può sembrare tutta negativa. C'era indubbiamente anche il lato positivo. Visto però solo da coloro che in questi anni riceveranno grandi benefici economici, carriere fulminanti. Tutti pronti a confermarvi, che questi anni, furono i migliori della loro vita e il momento magico per fare "fortuna", e aggiungeranno che intelligenti politici ebbero delle grandi "illuminazioni". Questi soggetti lo possono dire. Del resto tutti i miliardi del debito pubblico fatti in questi anni, qualcuno li ha pur presi, quindi a costoro è andata molto bene, non hanno proprio nulla da recriminare; solo noi che non abbiamo preso nulla contestiamo, così i nostri figli domani, e così  i nostri nipoti dopodomani che dovranno invece pagare e pagare - forse per un secolo intero - per chiudere la voragine che ha inghiottito milioni di miliardi andati nella tasche dei fortunati.

 

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chi erano

I TUPAMAROS

una pagina di MARIA BELÉN GARCIA

Tupamaros è il nome che si sono dati i primi terroristi uruguayani poi tutti i terroristi dell'America del Sud ma presto divenuto il nome generico di tutti i movimenti di lotta politica urbana omicida, fatta di attentati, saccheggi, sequestri, ricatti e altre gesta terroristiche, in ogni parte del mondo. Il nome viene da molto lontano,  da due Re Inca Tupac-Amaru i, e JOSE' GABRIEL TUPAC AMARU...

.. ucciso il primo dagli spagnoli, dal vicerè Francisco de Toledo, nel 1572, guidando l'ultima disperata lotta nel periodo coloniale spagnolo. Ci furono altri movimenti insurrezionali, ma nessuno raggiunse l'importanza e lasciò il segno come la ribellione dell'inca  Túpac Amaru,  brutalmente soffocata nel sangue.  Però il desiderio di libertà seminato dall'Inca trovò terreno fertile, crebbe e sbocciò  due secoli dopo. Infatti,   in Surimana (nella valle di Tinta, Perú) che si trova a 4.000 metri di altezza, il 24 marzo del 1740 nacque José Gabriel Túpac Amaru, discendente per via materna dello sfortunato inca Túpac Amaru I.
 La persistente arrogante cupidigia dei corregidores spagnoli fu la scintilla che fece esplodere un'altra sanguinosa insurrezione. Fu anche questa soffocata nel sangue e persero la vita più di centomila persone....  (vi lasciamo alla storia indicata sopra) 

Diventato il simbolo della ribellione di tutta l'America latina per secoli, il nome viene ripreso dai nuovi rivoluzionari sudamericani degli anni del dopoguerra.  Sprona tutti i movimenti di sovversione del sistema stabilito a cerca altre strade per ribaltare l'organizzazione interna di molti paesi e per rivoluzionare l'equilibrio mondiale dove dominano ormai due blocchi, Usa e Urss, che hanno stabilito i propri interessi in una bilancia di forze e di zone d'influenza che creano, specie nei giovani un senso di frustrazione che li spinge alla violenza e alla contestazione. E' ormai chiaro nel mondo che non ci saranno più scossoni; molti Paesi rimarranno sudditi delle due potenze con un sistema non certo stabilito dai cittadini, come invece era stato detto durante la guerra contro il nazismo e fascismo.

L'abbiamo già visto questo equilibrio in questi ultimi anni.  Gli Stati Uniti non si sono mossi per Praga, né per Budapest, e i sovietici non hanno mosso un dito nei Paesi d'influenza americana dove i colonnelli spadroneggiano; in alcuni paesi in modo palese, in altri  messi più al riparo,  ma comunque attivi.

I primi a partire facendo una drammatica scelta, con dimostrazioni, contestazione, violenza di piazza sono gli studenti Venezuelani a Caracas nel 1962. Scuotono tutta l'America latina, e fanno covare e nascere una nuova coscienza politica che "sogna" l'abbattimento di tante facciate democratiche di molti paesi. Alcuni ci riescono, come gli "eroi rivoluzionari" tipo Castro (ma per farsi un feudo familiare mica per altro - lui da sempre è uno degli uomini più ricchi del mondo!), altri eroi per liberare la Bolivia cadono nella lotta, come Che Guevara. Cadono ma hanno infiammato il mondo dei frustrati. Siamo nel '67, e la lotta si sposta, adotta un'altra strategia, é a una grossa svolta. Non più nelle montagne e nelle pianure, ma si concentra nel cuore del sistema, nelle grandi città con la guerriglia urbana, con gli attentati, ai politici, ai giornalisti, ai banchieri, agli industriali (con questi ultimi hanno meno coraggio; preferiscono il gregario, non osano toccarli i "calibro 90")

Una lotta esportata ovunque. Esploderà in sordina anche Europa nel '68. Una strategia che allarma. Che preoccupa la Francia e uno statista come de Gaulle, e preoccupa la Germania di Bonn, mentre in Italia si dorme; sembra che nessuno segua gli avvenimenti mondiali, non solo i politici ma anche i giornalisti di fama  (che patetici !!!) e considerano gli avvenimenti nostrani delle "pagliacciate" di ragazzi satolli;  "smettete di giocare alla guerra" scrive uno.  Mentre nell'aria invece c'è ben altro che nessuno stronca sul nascere (Anche se in certi ambienti è ben conosciuta questa emergenza e ha riferito cosa bolle in pentola).

I parigini non sono disposti a trasformare la Francia, dove gli squilibri sociali, le ingiustizie e le disuguaglianze di classe sono identici;  non proprio come in Sudamerica ma abbastanza allarmanti: gli inviti a reagire dell'estrema sinistra, che come in Italia scavalca il partito comunista e gli stessi sindacati, cadono nel vuoto. Abbiamo già visto come fu stroncata sul nascere la contestazione nel '68, ma dopo il maggio francese anche in Francia erano rimasti come in Italia i gruppuscoli convinti di "far paura", convinti del "si può".

All'inizio di questo 1972 la situazione era quasi identica in Italia. I gruppuscoli di estrema sinistra si stanno organizzando per compiere gesta imitando i tupamaros, sequestrando e processando davanti al "tribunale del popolo" i "nemici degli operai". I primi sequestri li fanno quasi in contemporanea.
 In Italia il 3 marzo sequestrano un dirigente della Siemens (e lasciano la firma "Brigate Rosse") mentre in Francia l'8 marzo sequestrano un dirigente della Renault Auto. Un copione nei minimi particolari, come esecuzione, tecnica, obiettivo, sequenza. Identico a quello che accade dopo dieci giorni a Buenos Aires  (vedi sotto) (In Italia, alla Fiat, il 10 Dic. del prossimo anno).

In Francia il sequestro fu fatale, fu l'immediato suicidio dei maosti. La notizia del sequestro atterrì i francesi. In poche ore l'opinione pubblica si fece sentire. Intervenne il partito comunista e i socialisti e perfino Alain Krivine, il capo dei trotzkisti, che intimava ai maoisti di mettere subito in libertà il dirigente. Dopo 24 ore il dirigente fu  liberato. Finivano ingloriosamente così i maosti francesi che volevano imitare i Tupamaros. La Francia tirò un sospiro, e invece di indebolire la sinistra, questa con il suo atteggiamento legale ne uscì rafforzata, spianando le alleanze nelle successive battaglie parlamentari; cogliendo persino clamorosi successi.

In Italia, invece i politici non capirono nulla. E sappiano come andò a finire! Che il sequestro italiano seguisse un copione dei tupamaros o che ci fossero collegamenti ci viene da un altro fatto che accadde pochi giorni dopo a Buenos Aires, il 21 marzo quando il massimo dirigente della Fiat di quel paese, SALLUSTRO, fu sequestrato dai tupamaros, rinchiuso nelle "prigione del popolo" per essere processato e condannato a morte. I tupamaros chiedono la liberazione di 50 tupamaros in carcere, e alla FIAT un milione di dollari e la riassunzione di 300 operai licenziati da Sallustro. Il governo argentino si oppone e impedisce persino alla Fiat di aprire trattative per il pagamento. Finirà in un bagno di sangue.

Da notare che con la stessa tecnica e motivazione in Italia il 10 dicembre del prossimo anno, proprio alla FIAT, sarà rapito il capo del personale, AMERIO. "E' rinchiuso nelle carceri del popolo", "dovrà rispondere dei licenziamenti" affermava il comunicato delle BR. Ma in Italia non ci fu la reazione politica come in Francia. Seguitarono a dire che erano "pagliacciate", "caciare". Ci fu qualche discorso di circostanza, e vaghe promesse di ordine pubblico.

Andiamo ora in Germania, dove gli imitatori dei tupamaros, contemporaneamente stanno compiendo le stesse gesta; ma anche qui avranno vita breve. E' un gruppo guidato inizialmente da ANDREAS BAADER, un giornalista di 28 anni, che semina il terrore con la sua "Frazione armata rossa". Inizia a Francoforte spadroneggiando, poi é catturato e processato, ma evade con la complicità di una sua collega giornalista; un nome che diventerà famoso e da subito il terrore della Germania: è ULRIKE MEINHOF.
Rapinano le banche e supermercati che chiamano "espropri proletari". In pochi mesi giustiziano uno dopo l'altro 5 commissari di polizia; con le bombe incendiarie sconquassano le redazioni di giornali in tutta la Germania seminando dappertutto il terrore. Compiono attentati, incendi nei grandi magazzini, e li rivendicano inviando veline circostanziate alla stampa sfidando la polizia. L'Interpol è sguinzagliata, e la CIA statunitense temendo attentati contro il personale e le basi USA si allarma; si è andati oltre la barriera, ed entra in azione. Con alcune formidabili operazioni per decisione e tempestività, in 15 giorni dal 1° al 16 giugno, distruggono il terrorismo tedesco; catturano  Baaden e la Meinhof.

Un rapporto della CIA a conclusione dell'operazione, rivela che i tupamaros tedeschi di Francoforte sono legati a quelli uruguayani, argentini, boliviani, venezuelani, francesi, palestinesi, irlandesi dell'IRA e.... alle Brigate Rosse italiane. Perfino i giapponesi, autori della strage a Tel Aviv il 31 maggio, che possedevano passaporti falsi fatti a Francoforte,  facendo tappa a Roma, si erano incontrati con degli italiani prima della strage. Non dimentichiamo che a Francoforte era nata la "Frazione armata rossa" di Baader  e che nella città tedesca era di casa pure Feltrinelli. Alla grande operazione di polizia del 12 aprile (di cui abbiamo accennato - aprile 1972 - morte di Feltrinelli)  trovarono a casa sua carte compromettenti ed alcuni collegamenti; infatti, a Milano giunsero due funzionari della Intelligence impegnati in Germania alla caccia di Baaden e Meinhof quando questi iniziarono a temere obiettivi militare Nato.

Abbiamo visto quindi qui in Italia singolari coincidenze. Tanti   atti terroristici e azioni dimostrative molto simili. Tanti slogan con frasi e parole, sequestri e processi del popolo, espropri e assalti, somiglianti a quelli tipici dei tupamaros. Non sono solo coincidenze, ma esistono dei fatti e dei rapporti che messi cronologicamente insieme e comparandoli hanno un unico filo conduttore.

In Italia lo abbiamo già affermato, il problema non era internazionale, inoltre non ci fu mai fino al '78 un attentato o un sequestro di un grande personaggio politico. Rimase il terrorismo solo nelle "teste" (ma meglio dire ventre) delle vendette personali; rancori con qualche magistrato inflessibile, o sindacalista, o capi del personale o con qualche giornalista che non aveva dato giusto risalto alle loro imprese. Tutte cose che non interessavano l'Intelligence, ma quando debordando oltre la linea toccarono un generale americano, in pochi giorni fu ritrovato, liberato e catturati tutti i  sequestratari.
Venne poi con una escalation il fatto Moro. C'erano le stesse possibilità di catturarli tutti, molto prima del sequestro e della strage della scorta, ma mancava una volontà politica e nonostante fosse una "morte annunciata" non ci si mosse, né prima né dopo. Ne riparleremo a suo tempo.

FINE

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