ANNO 1979

CRONOLOGIA DELL'ANNO ( 2a PARTE )

 

3-4 GIUGNO - ELEZIONI POLITICHE  - Risultati per la Camera

DC 38,3 --- meno 0,4 -- seggi 262 precedenti 262
PCI 30,4 ---meno 4,0 -- seggi 201 precedenti 228
PSI 9,8 --- più 0,2 ---- seggi  62 precedenti 57
MSI  5,3 -- meno 0,8 --- seggi 30 precedenti 35
PSDI 3,8 -- meno 0,4 - seggi 20 precedenti 15
PRI 3,0 ---- meno 0,1- seggi 16 precedenti 14
PLI 1,9 ---- più 0,6 ---- seggi 9 precedenti 5
PR 3,5 ------------------- seggi 18 precedenti 4
U.P. 1,4 ------------------ seggi 6

Il verdetto a sorpresa. La flessione del PCI è enorme. Sensibili perdite nella DC. Avanzano i socialisti i liberali, il PSDI e i radicali. Un risultato che apre grosse incognite per la formazione del prossimo governo.
Appare evidente che una parte dei ceti medi produttivi, hanno cambiato bandiera, e una parte della classe operaia ha punito pesantemente gli accomodamenti berlingueriani. I "buchi" del compromesso fallito hanno reso la grande pentola del partito un colabrodo, hanno provocato più buchi e danni e sdegno delle stesse pallottole degli estremisti rossi, quelli che sono "in guerra" contro tutti.

Il 10 GIUGNO, la settimana dopo le politiche, si svolgono le
Elezioni per il Primo Parlamento Europeo
Con qualche sorpresa rispetto alle politiche: Risultati: DC 36,4 - PCI 29,6 - PSI 11,0 - MSI 5,4 - PSDI 4,3 - PR 3,7 - PRI 2,6 - PLI 3,6 - PSIUP 1,2
Nei seggi distribuiti al Parlamento Europeo, il PSI domina con 110, Democristiani 107, Conservatori 63, Comunisti 44, Liberali 40, Democratici progressisti 21, altri minori 25.
Viene confermata la flessione della DC e aumenta la forte perdita del PCI. Si rafforzano invece i partiti di centro.

20 GIUGNO - Alla Camera viene eletta Presidente la comunista NILDE JOTTI con 433 voti, 67 vanno ad altri, 109 sono schede bianche, 9 nulle. Mentre FANFANI  è riconfermato Presidente del Senato con 264 voti.

a1979f.jpg (12048 byte)

 

Craxi (alla campagna elettorale del 1983)
RealAudio® o RealPlayer®)

*** IL RICATTO DI ZACCAGNINI ( FAR SPARIRE I COMUNISTI )
*** il "VANGELO DI CRAXI"

2 LUGLIO - Il Presidente Pertini affida l'incarico nuovamente al democristiano ANDREOTTI per formare il governo, che non ottiene la disponibilità di Craxi, che indubbiamente ha alzato le pretese. 

I "compromessi" alla Berlinguer (visti i pessimi risultati) CRAXI non li ama e Andreotti deve rinunciare.

9 LUGLIO - Pertini, per la prima volta nel dopoguerra, affida il mandato di consultazioni a un socialista, a CRAXI; ma questa volta é il segretario socialista che é costretto a rinunciare per l'indisponibilità della DC ad appoggiarlo.
Zaccagnini é irremovibile. Dentro la DC non é ancora chiaro se Craxi lo temono, se fingono di ignorarlo, o non lo considerano per niente.

11 LUGLIO - 11 LUGLIO 1979 -Viene ucciso da un killer l'avv. GIORGIO AMBROSOLI, incaricato come commissario unico per il crack di Michele Sindona. Gestisce la vicenda con grande impregno e moralità, scopre le collusioni di SINDONA con la Mafia e con la Politica e pagherà per aver continuato nel suo lavoro senza farsi imbavagliare da nessuno.
“E’ indubbio che in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e non me ne lamento perchè per me è stata un’occasione unica per fare qualcosa per il paese. Ricordi i giorni dell’Umi, le speranze di fare politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a 40 anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito.(...) Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo che saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo sempre creduto. (...) Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa” (tratto da una pagina Internet su Ambrosoli, dai suoi Diari) (By: Pier Paolo Pentucci)

18 LUGLIO - Da Strasburgo a ZACCAGNINI (che per una intesa con i socialisti chiede per le giunte locali un rapporto preferenziale - cioè ci spartiamo tutto in due) CRAXI ha risposto cercando di aggirare il ricatto DC (che non fu teorizzato in questa forma ricattatoria neppure ai tempi del centrosinistra) e lo invita a "fare un governo con i partiti laici, e senza chiusure verso il PCI".
"Non vorremmo che si determinassero gravi fratture a sinistra, non è questo l'interesse del Paese, del mondo del lavoro, della solidarietà democratica". (Dichiarazione scritta ai giornalisti , 17 luglio, 1979, riportata dai giornali).

  Le giunte locali Craxi le considera sacre, come uno degli assi nella manica per tenere agganciati i comunisti sul piano nazionale. Zaccagnini invece li vuole ghettizzare.
Se  si piegasse al ricatto, per i comunisti sarebbe la fine, e Craxi in questo momento non é abbastanza forte; con una  ipotizzabile  futura infida e scellerata manovra della DC il segretario del Psi perderebbe la capra e il cavolo: cioè il governo che ora gli offrono e i due potenziali alternativi  alleati.
Per questo suo deciso NO, i comunisti devono a Craxi la loro sopravvivenza.

Craxi prosegue nel testo del 17 luglio: "Già in campagna elettorale abbiamo proposto l'eventualità di un rapporto con la DC ma rifiutando il ritorno a moduli del passato a condizioni subalterne".
Craxi sfodera l'orgoglio; del resto la sterile esperienza di Berlinguer é davanti a tutti.
E' ancora "piccolo" ma parla da "grande". Ma la DC tace; le condizioni, dà ad intendere con il silenzio - sono quelle e solo quelle. Prendere o lasciare.

27 LUGLIO - L'incarico di formare un governo va al democristiano PANDOLFI; Craxi si vendica  e non appoggia il nuovo incaricato. Fa sapere che non entrerà e che non lo sosterrà nemmeno con l'astensione.  Intanto sono già passati due mesi dalle elezioni. Tutti i galli della provincia nel pollaio si danno beccate tremende, e non solo tra partiti, ma dentro le stesse segreterie, sia in quelle che hanno vinto, per la conquista delle future poltrone, sia in quelle che hanno perso; in queste ultime nella sinistra in particolare, dove le polemiche  sono roventi; ma segregati dentro via Botteghe Oscure i comunisti non lasciano filtrare all'esterno il proprio disagio. La sconfitta brucia; ma non ci si dispera.

Berlinguer sa che si sta aprendo un'altra stagione di governi che non governeranno a causa delle furibonde lotte intestine dentro le correnti democristiane, e preferisce aspettare il momento favorevole per giovarsi dei primi errori che commetteranno. 
I nuovi al potere;  i piccoli nani che hanno scavalcato i grandi leader storici non con la stoffa di grandi politici ma solo perchè hanno consolidato il clientelismo nei loro feudi (e da lì prendono i voti);  di errori ne commetteranno uno dietro l'altro, perfino rozzi e ingenui. Le grandi correnti DC (Rumor e C.) nelle campagne della provincia hanno allevato delle serpi, o come dirà Fanfani dopo molti anni "siamo in colpa, abbiamo allevato uomini molto mediocri". (Fra i tanti troveremo Rumor, il fondatore dei dorotei, in Veneto fatto fuori cinicamente, e quasi anche fisicamente (da una suaserpe allevata in seno).

Berlinguer non sbaglia analisi;   infatti,  dentro la DC le polemiche sono impetuose e sembrano proprio che non si placheranno a breve termine. Si é concluso un ciclo dentro la DC.  L'ala sinistra democristiana, quella che era stata in precedenza sempre disponibile (ambigua ma realistica) a dialogare con i comunisti,  è ora nell'occhio del ciclone con i loro colleghi che hanno sempre rifiutato la collaborazione dentro e fuori il governo delle sinistre.
Promettono, i parvenu provenienti dalla provincia, al prossimo congresso, dei mutamenti radicali; svolte ad angolo retto, e si impegnano a saldare i conti con i fiancheggiatori dell'unità nazionale (quella del compromesso).
Allevati dentro le  "balene bianche" della provincia, non vogliono sentir parlare di comunisti nel presente e nemmeno nel futuro; questi nuovi diccì rampanti hanno fatto al massimo il sindaco o l'assessore al proprio paese, eppure ora scendono a Roma con la pretesa di fare gli statisti e gli economisti di una Nazione, che sta mutando da un anno all'altro.

Acque per nulla calme persino dentro i socialisti anche se i demartiniani e i lombardiani si sono in parte già adeguati al "nuovo corso" e quasi sottomessi al nuovo "Corso" (Lo accusano infatti di bonapartismo- Montanelli ne userà uno più colorito "Un po' guappesco"). Craxi invece sta meditando di mandare in soffitta l'alternativa. Affila gli artigli e li tiene nascosti anche dentro il suo partito.
Lento, sentenzioso, amante delle pause, privo di vivacità tanto che qualcuno lo crede tonto, non certo un combattivo,  aspetta la sua ora. Punta sui numeri delle elezioni, quelli che hanno punito gli arroganti e gli arrendevoli. Più che guardarli li annusa. Lo consigliano a sinistra, mentre i democristiani lo ammoniscono, e come abbiamo letto lo ricattano, ma lui china la testa da una parte, dall'altra, sembra che sia sordo e stralunato, invece ha un disegno chiarissimo in mente e ne ha già tracciato i contorni. 

Si sta appoggiando a GIANNI DE MICHELIS che ha nel PSI una corrente della sinistra interna (ma ancora lombardiana - la rottura a Dicembre - vedi), e inizia ad abbozzare quello che sarà in brevissimo tempo il suo ""quadro" il suo "sistema politico".
CRAXI punta a fare del PSI il perno della nuova vita politica italiana. DE MICHELIS gli è utile.

Dicono i maligni che si sta barcamenando tra le volpi, invece il mastino gigante quando si abbassa per ascoltare, non sta ascoltando proprio nulla, sta solo fiutando l'avversario.
Gli altri sono nella confusione a chiedersi perchè sono in crisi di consensi;  lui invece una cosa ha capito, che i tempi sono cambiati, il bipartitismo è imperfetto e che manca in Italia un polo laico-socialista; che non è impossibile costruire senza una dose di decisionismo e scelte oculate, visti i risultati (i traslochi) delle ultime elezioni, e vista l'ingovernabilità che ne è venuta poi fuori.
Inoltre come Berlinguer, anche lui spera  in un'altra serie di errori dei democristiani. Non sbaglia neppure lui a prevederli e poi paziente ad  attendere. Ci saranno! Quelli accidentali, quelli della corruzione, la famosa copertura di Forlani con la lista P2, ma anche quelli inquietanti  quando gli italiani scoprono che proprio il figlio di Donat Cattin (DC) é uno dei terroristi.

Craxi sta guardando al modello francese, al socialismo di Mitterand, con la rosa in mano; anche lui sta pensando a un revisionismo ideologico, a togliere dal simbolo la falce e martello, mettere al suo posto un garofano, prendere le distanze dai comunisti non pragmatici (lo saranno nel '98, anche con la Nato); e anche dai sindacati se questi non metteranno la cornice finale al suo "quadro- sistema-politico" che significa: governabilità, fare riforme, modernizzarsi"

Craxi non è mai stato ministro, non ha esperienza di governi, ha solo affiancato per anni Nenni.  Ma già nel suo nuovo Vangelo socialista, pubblicato nello scorso agosto su L'Espresso, ha le idee chiare cosa deve fare un governo: "esercitare un'autorità", fare il "proprio mestiere", cioè governare. Non occuparsi di voti; a quelli ci devono pensare i partiti. E per il momento lui sta pensando solo a questo; al partito, a un partito forte.
Non ha dimenticato l'umiliazione del 2 marzo (incarico a La MALFA)  quando i due grossi partiti - DC e PCI lo hanno lasciato fuori dalla porta perchè "non avevano bisogno di un sensale".
Non punta a stravincere, ma  a fare l'ago della bilancia questo é il suo obiettivo.
Rimetterà in discussione il logoro motto consociativo della Dc: "senza e contro i comunisti non si governa". Non ha paura dei comunisti, ma nemmeno vuole -nel caso di una alleanza- farsi condizionare da loro.

Sulla governabilità ha un'idea chiara: "La governabilità é questo: capacità di valutare, scegliere e decidere: subito!. Ebbene, qui è l'intoppo, quì s'é inceppato il meccanismo: non si decide più o non si decide abbastanza o non si decide in tempo utile. L'incapacità  di decidere é un effetto, la causa consiste nella frazionamento del potere, del diritto di veto che ciascun gruppo d'interessi detiene e che usa talvolta senza risparmio; ne deriva che la maggioranza é paralizzata da una moltitudine di minoranze, ciascuna delle quali é portatrice di interessi particolari. Quando una maggioranza, quale che sia, é costretta all'impotenza, significa  che é venuto meno il senso dell'interesse generale.
Un presidente del Consiglio dipende, in un certo senso, dalle segreterie dei partiti e queste, a loro volta, e sovente, dipendono dai gruppi e dalle correnti dei partiti. Perciò deve passare sotto a quelle forche. Di lì comincia la perdita di autorità e durante l'esercizio del governo non ne esercitano nessuna".

Quando poi arriverà a Palazzo Chigi nel '83 ad esercitare questa autorità teorizzata, lo accuseranno di assolutismo e di decisionismo e di essere un aspirante dittatore. Ma Craxi  l'aveva annunciato fin da ora.  Se riflettiamo, in Italia, dopo tanti anni vuoti, compreso questo '79, non c'era bisogno proprio di questo?  Ne faremo il bilancio quando uscirà di scena (dal governo); non senza dopo aver fatto qualcosa di positivo.

CRAXI preannunciava un' "onda lunga del suo socialismo", invece nel '92 assisteremo alla fine.

Il discredito politico e morale che ne ha provocato la dissoluzione, non è stato tanto tangentopoli, ma quello di essersi sottratto ai giudici e ai giudizi. Col suo esilio tunisino,  a chi voleva farlo diventare l'emblema della corruzione e della cattiva politica davanti all'opinione pubblica,  ha fornito l'appiglio che cercavano. E fra questi, per convenienza (in quella politica e ideologica si nutrono molti dubbi che ci fosse) anche molti suoi "amici" .

Quando un partito ha un solo unico uomo forte, in un vasto campo da coltivare, e inizia a impiegare altre braccia per curarlo, è certo che in molti angoli non solo crescono delle erbacce ma anche qualche frutto; e questi alberi della cuccagna fanno gola  agli zoticoni se non sono sorvegliati abbastanza.

Si è detto che era l'unico capo partito a "coltivare" con qualche risorgimentale orgoglio nazionale (Garibaldi).  Mentre i suoi "braccianti" coltivavano il "rampantismo nazionale" senza il senso della misura. Se lui lo abbia favorito o meno, domani saranno gli storici a  giudicare. Che ne abbia però trascurato con noncuranza la crescita  ne abbiamo avuto la prova; lo abbiamo visto tutti, quando caduto in disgrazia, molti "amici" faccendieri, chiuso il campo dei miracoli, sono andati  sempre e solo con il badile in mano (altre qualità e opportunità non avevano) a vangare da un'altra parte, non prima di avergli  scaraventato impietosamente una badilata di fango addosso.
E' sempre accaduto nella storia;  Napoleone, Garibaldi, Giolitti, Mussolini, e per finire Moro. (Rumor riuscì solo per miracolo della sua Madonna di Monte Berico a morire nel suo letto).

Comunque  il consolidato processo paralizzante che si era formato sotto la crosta  del terreno dove si muoveva, era infido fin dall'inizio,  ulteriormente difficile da coltivare nell'83, ad avvelenarlo nel'87, ad inaridirlo del tutto nel '92; con molti a gridare vittoria, che lo "spazio" era nuovamente libero, che la libertà era stata riconquistata.
E che tutti potevano "scendere in campo" con ogni mezzo a disposizione.
Lo hanno fatto in molti, per tanti motivi, e non certo per quelli ideologici. Ma quando questa libertà non è bene organizzata politicamente si corre il rischio di sconfinare in situazioni piuttosto anarchiche, in stati di paralisi; e infine, inevitabilmente aprire vuoti di potere;  in alcuni poi - per i propri interessi - approfittando dell'occasione anche a fargli nascere tentazioni cesariste;  non solo per comandare dentro il campo, ma per appropriarsi del campo. Insomma il rimedio di "libertà a tutti" lo si trasforma nel peggiore dei mali.

(Ultimi sviluppi, dopo la morte di Craxi - vedi anno 2000, mese gennaio - con vari commenti dei politici)
( "D'Alema ha affermato che "Craxi é stato condannato senza appello dalla storia". E' stato ingeneroso! Ha dimenticato di leggere il No di Craxi a Zaccagnini, nel messaggio del 18 luglio.
Cosa singolare, nel '99 D'Alema ha ripreso in mano i "quadri-sistemi" che Craxi stava dipingendo in questi anni Ottanta: la governabilità, l'autorità, la grande riforma, la modernizzazione, e puntava  l'indice sulla debolezza del sistema. Cioè la stessa strada che iniziò a percorrere Craxi; ma non lo lasciarono andare fino in fondo. Ostacoli che prima o poi incontrerà anche D'Alema.  Craxi sarà meritevole di solidarietà o meno per le sue disgrazie, ma la storia è un'altra cosa. Quel NO, resta; poteva cambiare  il corso di tutta la politica italiana.
Quindi storicamente non deve essere né dileggiato né  infamato, ma solo criticato;  meglio se costruttivamente).

5 AGOSTO - Falliti tutti i tentativi di formare un governo, ecco spuntare la sorpresa. Come si sia arrivati a questa scelta è un mistero. FRANCESCO COSSIGA, dato "spacciato", "bruciato", "compromesso", "senza amici intorno", per le tragiche conseguenze  della vicenda Moro, riesce a mettere insieme i cocci, a formare una compagine di elementi vari e a far astenere sia i socialisti sia i repubblicani.

Nove ministri su 24 sono al primo incarico. 16 sono della DC, 4 del PSDI, 2 del PLI. Tra gli esclusi: ANDREOTTI e FORLANI. (!!!)

Cossiga inoltre non ha inserito nel governo  ministri (politici) socialisti, ma ha comunque accettato come contropartita per l'astensione, di formarlo con 2 tecnici di area socialista. Inserisce così nel suo governo  SEVERO GIANNINI alla Funzione pubblica, FRANCO REVIGLIO alle Finanze.

Berlinguer appare deluso: " Mi sembra un gioco truccato, oltre al fatto che bisogna vedere come il PSI sta usando questa posizione chiave di cui gode anche grazie alla nostra esclusione. Potrebbe usarla per rimuovere la pregiudiziale contro di noi. Oppure i socialisti la possono usare per accrescere il potere del loro partito nella spartizione e nella lottizzazione dello Stato. E allora la situazione italiana non può che degradare sempre più".

11 AGOSTO - La Camera  vota la fiducia al governo Cossiga con 287 sì (DC, PSDI, PLI, SVP)  242 no, (PCI, MSI, PR) con 65 astenuti (il PSI e il PRI). Mentre il Senato vota il....

12 AGOSTO  con 153 sì e 118 no. Si chiude la crisi durata 8 mesi. Ma quelli che escono dai palazzi sono i primi a sapere che è un governo balneare. O al massimo fino al grande scontro (o resa dei conti) previsto al XIV prossimo congresso DC di febbraio.
E' già nell'aria, con molto anticipo, il siluramento di Zaccagnini alla segreteria, e con gli andreottiani isolati all'angolo. Sta emergendo l'alleanza tra dorotei, fanfaniani, Proposta e Forze Nuove. A guidare i ribelli c'è DONAT CATTIN.

Nessuno é però in grado di fare dei pronostici sugli sbocchi della situazione che più passa il tempo e più appare stagnante. La politica langue dentro le segreterie e la situazione economica si aggrava; sono attivi solo i prezzi che salgono.

13 AGOSTO - Finito "il gioco truccato" come lo chiama Berlinguer,  tutti al mare a fare i bagni. Con le spiagge affollate.

 

IL PATTO "STAFFETTA"

10 SETTEMBRE - Si ripresenta alla Camera il governo dopo le vacanze al mare. Ma tornato sugli scranni, com'era partito prima del mare così vi ha fatto ritorno, non sa cosa fare. Altre crisi in vista.

Spiagge ancora affollate dopo una stagione turistica d'oro. I corrispondenti dei giornali stranieri non ci capiscono più nulla. Ma come, il Paese "affonda" e gli italiani tutti a "galleggiare" al mare con il 24 per cento d'inflazione che li zavorra? Sono sconcertati.  Quello che poi dice il ministro dell'Industria Prodi proprio non lo capiscono....o credono di essere nel paese dei balocchi.
"Il Paese - dice Prodi- é percorso da una linfa benefica che alimenta il tronco e le membra. A Milano ho visto ragazze eleganti, bei vestiti, buoni profumi.... negli ultimi mesi lo stato di salute dell'economia é migliorato... In giro c'é desiderio di fare....".
Forse Prodi si riferisce  all'economia sommersa, che sta creando grandi profitti alle industrie. Sfruttati (prima si lamentavano di 8 ore ora ne fanno 16) e sfruttatori   hanno scoperto la manna: cioè come non pagare le tasse, i contributi, e come essere al riparo dai sindacati. - Di quale Paese sta parlando Prodi nessuno lo sa.

 COSSIGA al governo, fa quello che può, non ha la forza parlamentare necessaria per imporre un "new deal", ma vara solo un modesto programma tappabuchi. Anzi, nelle sue esili fondamenta si avvertono pericolosi cedimenti. I repubblicani incalzano chiedendo iniziative che il governo non é in grado di attuare. I liberali preoccupati da certe proposte partite da una corrente DC, temono che inizi un dialogo diretto col PCI, scavalcando e ignorando tutti gli altri; e avvertono di non essere "disposti a reggere la candela".
Ma anche i comunisti hanno dichiarato di non essere disposti a prendere in considerazione formule diverse da quella di un governo nazionale con il PCI  dentro, e con un ben definito programma. L'atteggiamento non é dispiaciuto ai socialisti, ma ha messo in allarme i liberali e i socialdemocratici. A LONGO  non va giù, ma gli altri sanno che il suo partito è l'anello più debole, e proprio per questo nemmeno lo ascoltano; i giochi cominciano ad avere una grossa posta in palio.

I convegni e gli incontri alla DC sono numerosi, alcuni sono ufficiali, altri li fanno appartati, e dentro a entrambi viene fuori di tutto: politica di solidarietà nazionale con varie sfumature correntizie, sottintesi, patti ambigui, e pure riserve mentali. Anche perchè Craxi fa sempre sapere di non essere disponibile. Ma pure i comunisti  dicono di non essere disponibili a farsi scippare la politica di solidarietà nazionale. I comunisti ammoniscono perfino la DC e mandano a dire "attenzione, non dimenticate che la politica di solidarietà nazionale  é stata messa in frigorifero perché  noi ce ne siamo andati; e ce ne siamo andati perché non eravamo soddisfatti di come andavano le cose. Quindi dovete darci qualcosa di più: non soltanto l'offerta di partecipazione  a un governo, ma un programma che il   PCI  possa sottoscrivere senza perdere i connotati".

A questo punto non si vede come si possa arrivare  a una soluzione del problema, fermo restando i termini del problema.

Insomma il PCI la "solidarietà nazionale" non la vuole, a meno che non significhi il suo ingresso al governo. Aspetta segnali, ma intanto alza il prezzo. Perciò, o la DC accetta subito il governo con i comunisti (e non sembra che questo sia possibile con quello che sta bollendo in pentola all'interno del partito democristiano - con gravi ripercussioni) e in questo caso i socialisti si devono rassegnare al governo senza l'appoggio dei comunisti; o il PCI  accetta il ritorno alla solidarietà nazionale  senza partecipare al governo.
Qualcuno lo ritiene impossibile, altri invece possibile  con un altro compromesso, mentre altri ancora congiurano; nella corrente di Rumor con gli "amici" che aumentano, si stanno affilando le armi. Sarà il Congresso a dare un nuovo corso politico alla legislatura guidata poi da Cossiga, che non potrà fare altro in questi mesi se non il  tappabuchi.

Intanto i lavori parlamentari languono, la situazione economica si aggrava,  le macchine del poligrafico dello Stato stampano montagne di banconote, e di attivo come abbiamo già detto sono soltanto i prezzi che salgono.

20 SETTEMBRE - Dopo la bufera alla Banca d'Italia - il 16 BAFFI ha dato le dimissioni - entrano come governatori CARLO AZEGLIO CIAMPI; direttore generale LAMBERTO DINI. Entrambi vi entrano con una tempesta alle spalle: l'Ambrosiano, e nei marosi di un'altra burrasca che sta maturando e sta per scoppiare: la "zattera" offerta alla Italcasse.

25 SETTEMBRE - Tra il dire e il fare non c'è solo il governo di Cossiga che tiene il banco delle polemiche in casa Dc, ma anche dentro i socialisti.
CRAXI esce sull'Avanti con un articolo in cui propone.... una serie di riforme costituzionali e istituzionali. Parla dell'inamovibilità dei democristiani, fa una polemica antiburocratica sul consociativismo, non ne risparmia una a quella collettivistica e a quella statalista;   indica le nuove realtà europee liberaliste confrontandole con  le irrealistiche "consultazioni" (il "compromesso" berlingueriano, da lui mai amato) che non hanno mai prodotto  nulla, ma solo ingovernabilità. Insomma Craxi propone una "grande riforma"; dice tante cose insieme ma non fornisce alcune precisazioni. Non dice come fare, con chi, quando. Né a chi è indirizzato il messaggio; è generico, ma fa in modo di farlo giungere a tutti in una forma criptica.

Guardando forse in Francia, accenna a un modello di repubblica presidenziale. Lo fa anche qui in termini generici,  ma ormai quello é il suo obiettivo. Ma insieme a chi?
Forse illude i comunisti, perchè Mitterrand (che vincerà poi nell'81) sta in effetti diventando forte cercando una linea unitaria a sinistra con il partito comunista. Mitterrand  sta spazzando via la vecchia burocrazia d'apparato, aprendo il club al sindacato, ai cattolici, ma soprattutto aprendo ai comunisti, anche se il PCF è molto diverso da quello italiano.

Craxi lo ha scritto in modo abbiamo detto criptico: sembra voler ottenere il doppio scopo. Alzare il prezzo alla DC: "guarda che se mi appoggio a sinistra siete fritti come in Francia"; ma anche alzarlo con il PCI se i comunisti non offrono quello che lui chiede. 
Un errore però lo commette fin da ora. La Dc non è compatta, ha oltre che la Balena Bianca (Forlani, Andreotti)  una corrente capace di dialogare con Craxi: ed é quella di DE MITA.
Ma Craxi lo ignora. Solo nel '83 in un convento di suore sull'Appia Antica, i due di nascosto si incontreranno e cercheranno di trovare accordi. Ma hanno una visione politica molto diversa.

DE MITA è una spina nel fianco nella DC (ecco perchè fa incontri segreti); lui è un ribelle dentro la DC fin dal 1964, quando alle precedenti votazioni per il presidente della Repubblica fu sorpreso a votare scheda bianca anzichè Leone; una rilevante indisciplina che gli costò la sospensione dal partito.
L'avellinese è grintoso, insofferente alle "mummie" del partito e ha una forte capacità di sintesi. Capisce i momenti difficili e ha capito subito i "nuovi tempi"; vorrebbe un rinnovamento totale, ma deve purtroppo scontrarsi con la corrente dorotea e con quella di destra dove scalpita da anni un altro rampante protetto dai vecchi e nuovi "baroni", FORLANI, un tempo il delfino di FANFANI.
Ci vorranno altri quattro anni, perche' all'interno della DC afferrino le idee di De Mita; e di fronte al crollo della DC nel 1983 (perdita del 6,9% al Senato, 5,4% alla Camera) correranno ai ripari e lo eleggeranno segretario, ma quando già era arrivata la "punizione" Craxiana.
Il non ascoltare De Mita (fin dal '71)  fu il primo passo della DC verso la disfatta.

De Mita punta sui programmi, ad un'alleanza costruttiva per varare delle riforme istituzionali, mentre Craxi ha un unico obiettivo: la conquista agguerrita del governo; del potere che gli avrebbe allargato secondo lui il consenso.
Nacque comunque  il famoso "patto della staffetta"; che era un compromesso; e proprio per questa caratteristica suscettibile di incomprensioni; al dunque nessuno dei due rinuncia alle proprie idee. Divergenze che fatalmente si verificarono. DE MITA dirà molti anni dopo: "Craxi cercava di conquistare l'egemonia. Ma l'impresa non poteva riuscire con un partito che non saliva oltre il 15 per cento; e la "sua tecnica" per andare oltre, era il contrario di ciò che avviene normalmente quando si cerca l'accordo dell'opinione pubblica per farsi accettare"...."Una strategia che ci ha portati tutti alla rovina".

Craxi diede prebende, lucrose concessioni, convinto di scavarsi la sua nicchia e invece si scavò la sua fossa. Si dirà poi - a vergogna scoppiata (tangentopoli) che aveva dato, dato, dato, ma non si disse chi aveva preso, anzi qualcuno dei beneficiati disse perfino che era stato una sua vittima.

25 SETTEMBRE - A Palermo viene assassinato CESARE TERRANOVA con la sua guardia del corpo. Per due legislature, eletto nelle liste del PCI e membro della commissione antimafia, stava indagando su casi scottanti: sulla droga, che negli ultimi tempi sull'isola ha un ruolo preponderante nel traffico internazionale degli stupefacenti, oltre il consumo in Italia che é già a dimensioni allarmanti.
Terranova era il magistrato che inchiodò nel '74
LUCIANO LIGGIO a Milano, la "Primula Rossa" di Corleone.
Il Boss lasciò la potente organizzazione in Sicilia in eredità ai suoi due luogotenenti Toto Riina e Calogero Bagarella ( legati a Buscetta, Bontade (imperatore delle Tv, morirà ammazzato il 24 aprile 1981), Badalamenti, Salvo, Turatello  - e altri nomi che si intrecciano con le BR, Moro, Della Chiesa, Pecorelli, Gelli, Sindona, Calvi, Borsellino, Falcone e....  omissis, omissis, omissis (sono ancora vivi!!))


"E solo l'inizio
(ed era vero! ma all'incontrario) -disse quel giorno il magistrato a Milano - vinceremo la lotta contro la mafia; è dal 1904 che lo Stato non registrava un successo così importante".
Ma Liggio o qualcuno per lui, lo aveva già quel giorno condannato a morte. Ma chissà perchè l'assassinio fu rivendicato da Ordine Nuovo (gli stessi che rivendicarono la strage di Piazza Fontana a Milano,  Piazza della Loggia a Brescia, attentato a Rumor, e altri tanti drammatici eventi che hanno funestato l'Italia).

Il 21 luglio scorso, era stato assassinato sempre a Palermo il capo della squadra mobile BORIS GIULIANO. Anche lui aveva intuito le trasformazioni e il ruolo della mafia nel traffico internazionale della droga e il traffico dei narcodollari: Sicilia, Milano (in una singolare banca, che mandava i soldi a pacchi in Svizzera e poi dalla Svizzera tornavano a Milano per alimentare i progetti di un palazzinaro.

Che cosa legano questi fatti e questi personaggi a Liggio che era a Milano a guidare da dieci anni la potente organizzazione di Cosa Nostra e forse anche il cervello dei clamorosi rapimenti dell'anonima sequestri avvenuti in Lombardia e Piemonte? Questo è il mistero. Se si fanno incroci di fatti, personaggi e date, le singolarità appaiono intriganti.
Certo, fatti e personaggi  bisogna  metterli in fila una dietro l'altro;  ma non basta, apparentemente appaiono scollati tra loro,  ma saperli leggerli integralmente si può trovare un filo conduttore unitario abbastanza decifrabile: politico-economico. L' Ipertesto, più un motore di ricerca interno relazionale, permette di fare appunto questo.

8 OTTOBRE - Prime conseguenze del vuoto di potere politico con i partiti ancora allo sbando dopo le elezioni. I sindacati hanno ultimamente commesso il grave errore di nuovamente appoggiarsi ai partiti, ognuno con il proprio referente, pertanto anche loro si agitano nella confusione.
Lo scenario non é dei più felici:  il governo é debole; la Dc impegnata in lotte di correnti; i comunisti da un po' di tempo sono segregati e di loro non si sente parlare, mentre i socialisti, o meglio Craxi, stanno ancora abbozzando i loro progetti e non possono fare proprio  nulla   (salvo qualche contatto avuto il 23 settembre con i dirigenti torinesi del partito, e un incontro con le parti sindacali e imprenditoriali).

Si ha quasi l'impressione che i partiti non esistano più, e quelli che si vedono in giro camminano barcollando; e se vanno in coppia, non è ben chiaro chi sorregge l'altro.
Con loro ora anche i sindacati. E' finito il tempo quando all'estero dicevano che il potere forte in Italia era passato (per fortuna, e lo sottolineavano) dai politici, ai sindacati.
In questo vuoto totale a macchia d'olio, sono gli industriali a riprendere in mano la situazione; il management ritorna a dettare legge, a rimpossessarsi della fabbrica, provocando disaffezioni, defezioni, e perfino ribellioni dentro le file degli operai sindacalizzati. E cosa strana anche dentro le file della Cisl, che ha goduto di tante corsie preferenziali in alcune rivendicazioni.

IL FATTO - La Fiat dopo alcune manifestazioni di intolleranza che vanno avanti da mesi, l'8 ottobre licenzia 61 operai (cinque dei quali saranno poi condannati per partecipazione a banda armata) accusandoli di comportamento violento e di aver provocato danni morali e materiali.
I sindacati si oppongono ai provvedimenti e organizzano dimostrazioni di protesta   con vari comizi, picchetti, scioperi della fame davanti ai cancelli di Mirafiori.
L'azienda sospende anche tutte le assunzioni. Interviene la magistratura che dichiara la nullità dei provvedimenti, ma la Fiat adotta per la prima volta una linea dura e si oppone al ritorno in fabbrica dei lavoratori e anzi spedisce nuove lettere di licenziamento.
I sindacati organizzano uno sciopero generale. Non riesce come volevano. E' quasi un fallimento.

( lettera di un lettore - VORREI SOLO CORREGGERE QUEL PASSAGGIO IN MERITO AL SOSTEGNO DEI LAVORATORI FIAT DOPO IL LICENZIAMENTO! SONO UN OPERAIO COINVOLTO ASSIEME A MIA MOGLIE A QUESTA VICENDA E POICHE' DITE CHE GLI SCIOPERI IN QUELLA OCCASIONE FALLIRONO VI GARANTISCO CHE ALLA FIAT RIVALTA NON FU COSI'! DOPO AVER RICEVUTO IO E I MIEI 13 COMPAGNI LA LETTERA DI LICENZIAMENTO DA PARTE DELLA FIAT, GLI OPERAI SCIOPERARONO PER 3 GIORNI DI SEGUITO IN TUTTI I TURNI, E PUNTUALMENTE VENIVAMO PORTATI CON IL CORTEO ALL'INTERNO DELLE OFFICINE ! SOLO DOPO CHE LE O.O.S.S. SI ASSUNSERO L'IMPEGNO DI TUTELARCI CONTRO QUESTO PROVVEDIMENTO FECE IN MODO CHE LA LOTTA SI SPOSTASSE NELLE AULE DEL TRIBUNALE) (E-mail, in archivio)

Tuttavia ci fu molto disagio fra gli operai. 
Ma che cosa é cambiato in Italia?

Il 9 novembre interviene GIORGIO AMENDOLA (un padre della Patria, comunista dal 1929) a dare una  risposta perontoria su Rinascita. Critica sia  la Fiat sia i sindacati per aver fin qui tollerato le intimidazioni e il dileggio in fabbrica. Ed inoltre accusa i sindacati di aver abbandonato la linea dell'Eur del marzo 1978. Di essere ritornati a farsi strumentalizzare dai partiti. E una bella doccia fredda per tutti.

Dopo quel congresso all'EUR, ora già in febbraio, stanno ricomparendo gli egoismi, le bandiere di organizzazione; detto in altre parole ognuno va per conto suo. La CISL ha riacceso il dialogo con la DC, la UIL con il PSI, la CGIL con il PCI.
Per riavvicinarsi ai partiti, le tre confederazioni sindacali si sono allontanate fra loro, con una parte della base che li sta duramente contestando. Il fallimento dello sciopero é il primo segnale che precede la tempesta del prossimo anno che metterà in crisi la rappresentatività dei sindacati confederali   (la famosa "marcia dei quarantamila" quadri intermedi della Fiat, ma anche con qualche operaio, che chiederanno di ritornare al lavoro dopo trentacinque giorni di agitazioni a oltranza).

I sindacati dalle accuse come si difendono? Scaricano il barile, non si vogliono assumere responsabilità. - "L'ombra del compromesso storico ha reso tutto più difficile per le organizzazioni sindacali" - si giustifica   BENVENUTO - "Il governo d'emergenza sul piano nazionale ha portato un logoramento dei rapporti unitari e ognuno ha voluto cercare una sua precisa caratterizzazione. La crisi ha prodotto lacerazioni vastissime non solo tra le tre organizzazioni, ma tra tutti i lavoratori". - Gli fa eco MARIANETTI "La spinta dal basso é diminuita e questo ha spento il processo di unità e di democrazia sindacale". (L'Espresso, n.6, 11 febbraio):
Lo strano é, che tutti hanno capito le cause ma nessuno ha preso rimedi anche quando hanno visto questi dieci mesi di vuoto assoluto.

Danno vita solo a delle riflessioni che non portano dei chiarimenti fra di loro, quando invece sarebbe necessario e urgente farlo.
Avrebbero una buona occasione  ma la perdono. E per dire quanto era vuoto il potere governativo, si verifica un fatto insolito quanto eccezionale a dicembre. La Confindustria - che non ha idilliaci rapporti  (né col governo - ricordiamoci i sonori   "schiaffi" dello scorso anno di CARLI a otto di loro - vedi novembre scorso anno)  e i sindacati, si incontrano e sono loro a sottolineare la straordinarietà delle vedute comuni in fatto di approvvigionamento e politica energetica. 
Preparato un documento al governo, chiedono un incontro triangolare. La crisi energetica  sta attanagliando la produzione industriale con costi proibitivi. Siamo in piena recessione. Il tasso di sconto è salito al 12%. Le ditte che non godono del prime rate pagano interessi debitori del 25-26%. Si sottolinea la necessità di un piano nazionale per scongiurare danni incalcolabili. A Roma in 10 mesi, impegnati nelle liti da comari, non esiste nemmeno una bozza di piano.
I progetti dei tanti che sono entrati e poi subito usciti dai ministeri sono rimasti progetti, le molte ipotesi di lavoro sono rimaste ipotesi. L'economia é allo sbando. Carli era stato chiaro e lungimirante lo scorso anno "non siamo alla fine della crisi, ma al suo principio".

FRANCESCO COSSIGA (che non é un economista - ma ha una buona folgorante intuizione) all'incontro propone un ritocco alla scala mobile, ma su questo punto i sindacati fanno sapere (Benvenuto) che  "se Cossiga pretende un ritocco alla scala mobile, firma la propria condanna, e ciò vale per questo come per qualsiasi governo".

(Sbagliano! Quando arriverà al governo Craxi, lui si appropria dell'idea di Cossiga, ma non la proporrà, lui interviene d'imperio, e taglia secco tre punti! Un gesto nuovo. Mai visto! Un governo che delibera in materia di contratti! Si ribelleranno i sindacati, proporranno un referendum, ma sbagliano ancora, non hanno capito il Paese, il 54,3% degli italiani dà ragione a CRAXI.
E' il fattore decisivo per la rinascita economica ('83-'87) e si ritornerà all'opulenza degli anni d'oro. L'inflazione scenderà al 4%, il PIL torna a crescere del 2,5 l'anno, la borsa aumenta di quattro volte, e si riaprono le esportazioni. L'unico rammarico é che non si è fatto prima. Ci sono voluti quattro anni per dar ragione a COSSIGA).

Alcuni progetti, come la sanità stanno decollando (le ULSS), ma con quali soldi nessuno lo sa, visto che c'è già un deficit mostruoso. Ma dato che le presidenze delle unità territoriali sono di nomina politica non ci si fermerà nemmeno davanti alla voragine della spesa pubblica, quindi per pagare uomini di partito che si divideranno la grande torta nazionale, il debito correrà alla cieca, accumulandosi in forma esponenziale,   trascinandosi così al  2000, al 2010, 2020, e chissà fino a quando. Ogni nostro pronipote avrà sul groppone i debiti del denaro che si sta spendendo in questo inizio anni Ottanta, emettendo montagne di obbligazioni. Queste ultime erano nate come  "copertura   monetarie dei fabbisogni di capitali per investimento"  si sono trasformate in "copertura  dei fabbisogni di capitali per privati e mediocri uomini di partito". Uno sciacallaggio.
(dai 100 miliardi che erano in questo 1979, si passa dieci anni dopo (fine anni 80) agli 800 miliardi)

7-8 OTTOBRE -  Al XII congresso Nazionale del MSI, ALMIRANTE candida il partito alla guida della protesta anti-partitocratica e propone la costituzione di una Nuova Repubblica.
Almirante ha anche lui in giro qualche amarezza. Nel Dicembre del '76 nel MSI  c'era stata la scissione di  DN, Democrazia nazionale. Alle ultime elezioni hanno però   preso solo 228.000 inutili voti che potevano invece andarsi a sommare al 1.930.000 del MSI. Hanno ottenuto uno 0,6% con nessun seggio. Invece di fare il figliuol prodigo, (quello che aspettava Almirante), DN il prossimo 16 dicembre scioglie il partito e confluiscono i militanti, 17 deputati e 8 senatori,  nella corrente di ......ANDREOTTI. (!!!)

9 NOVEMBRE - Esce su Rinascita l'articolo, accennato lo scorso mese, di GIORGIO AMENDOLA, che ha criticato imprenditori e sindacati per aver fin qui tollerato le intimidazioni. Il giorno prima.....

8 NOVEMBRE - ..particolare inquietudine provoca la casuale scoperta dei carabinieri nel fermare un camioncino: Sono sorpresi nello scoprire che trasportava un lanciamissili "Strela" di fabbricazione sovietica. Finiscono in carcere Daniele Pifano leader di Autonomia operaia, Giorgio Baumgartner, e Giuseppe Luciano Nieri, esponenti del collettivo romano. Per molti degli inquirenti i legami che uniscono frange di Autonomia al terrorismo sono sempre più evidenti.

Le BR dispongono di mitra moderni che forano anche le auto blindate. Kalashnikov nella versione più moderna, e munizioni calibro 7,62 prodotte l'anno scorso  in una fabbrica di Tula a 200 chilometri da Mosca.  Quindi forniture molto recenti. Queste armi sono state usate nell'attentato di Prima Linea il 9 marzo a Torino, nell'assalto nella sede romana della DC del 3 maggio.
Il terrorista austriaco pentito Hans Joachim Klein, ha infatti confermato su una intervista a Spiegel "Le armi arrivano in Italia in una valigia diplomatica. Io stesso a Vienna mi sono rifornito di armi in Italia  da un ambasciatore che riesce a far passare valigie diplomatiche piene di armi alla dogana di Roma."

Gli specialisti avvertono il numero di persone a rischio che si servono di auto blindate (dopo la strage di via Fani sono considerevolmente aumentate) che l'invulnerabilità non esiste,  sono tutti a rischio.
Lo Strela dotato di cannocchiale di grande precisione, é in grado di puntare e disintegrare un'auto alla distanza di 200 metri, o mirare un edificio e distruggere una sede di partito da 500 metri.

29 NOVEMBRE - Il generale comandante dell'Arma dei carabinieri, CORSINI, in un polemico discorso critica "l'eccessivo garantismo".

Pochi giorni prima il 27 un commando di dieci brigatisti ha ucciso a Roma, sparandogli alle spalle, il maresciallo DOMENICO TAVERNA. Sempre a Roma il 9 é stato ucciso in un agguato l'agente MICHELE GRANATO.
Il 21 a Genova ancora le BR hanno ucciso i carabinieri MARIO TOSA e VITTORIO BATTAGLINI.. Il 10 a Catania un altro  agguato contro  un'auto di carabinieri sono morti tre agenti.

3 DICEMBRE - A Padova un raid di autonomi assalta la sede della DC sparando all'impazzata  colpi di pistola, poi si ritirano bruciando le auto parcheggiate.

7 DICEMBRE . Scoppia in Italia lo scandalo Petroli. In piena crisi del petrolio in Italia si scopre  che all'ENi si sono pagate tangenti del 7% a mediatori per ottenere  forniture privilegiate di petrolio. Secondo le rivelazioni di Panorama i soldi servivano per finanziare alcuni politici.
L'Arabia Saudita accusata di aver favorito all'intrallazzo, si risente, rompe il contratto e sospende le forniture  - un terzo del fabbisogno italiano - aggravando la situazione del rifornimento energetico già in crisi di forniture, e di alti costi che l'Opec non tarda ad applicare sugli altri due terzi, aumentando il 17 dicembre il prezzo del greggio.
COSSIGA interviene e sospende al vertice dell'ENI il presidente GIORGIO  MAZZANTI. Un brutto colpo per il PSI  e per il vice-gretario CLAUDIO SIGNORILE alla cui corrente appartiene il presidente.
Nascono così forti contrasti dentro il PSI all'interno della maggioranza Craxi-Signorile.

AMATO, BASSANINI, BOBBIO sottoscrivono un appello denunciando le "forme degradanti" del dibattito interno. Il conflitto provoca il distacco di GIANNI DE MICHELIS dalla corrente lombardiana e confluisce in quella di Craxi, così  da permettergli di acquisire la maggioranza. De Michelis che è responsabile dell'organizzazione offre la totale (e vincente) collaborazione al segretario; e da una sparuta minoranza all'epoca del Midas, Craxi in due anni  balza alla maggioranza e inizia a costruire il suo congegno.
Pochi mesi e nel '81 il suo trionfo (199 voti del CC) con la sconfitta dei lombardiani (59), demartiniani (23), manciniani (9).

11 DICEMBRE - Torino . Un commando di Prima Linea a viso scoperto penetra armato nell'Istituto di Amministrazione Aziendale. Sequestra 190 persone tra allievi e insegnanti poi con la tecnica della decimazione, sceglie 5 professori e 5 studenti li fanno sedere nel corridoio dell'istituto, poi sparano alle gambe, e sui muri lasciano scritti gli slogan.

14 DICEMBRE - Il governo COSSIGA vara il DECRETO DELL'ANTITERRORISMO. Inasprimento delle pene; fermo di polizia per 48 ore con interrogatori. E cosa nuova… introduzione dei benefici di legge per i PENTITI.
La legge pur dimostrando la sua efficacia per gli "sconti" e i "premi",  fa discutere accanitamente molti giuristi  per la violazione dei principi elementari di ordine giuridico e morale. Un codice penale privato - affermano - fra lo stato e alcuni cittadini colpevoli di gravi delitti, spesso con nessuna motivazione politica.
I sostenitori, fra questi chi ha conosciuto da vicino i brigatisti, si è infiltrato, e ha riferito  la povertà culturale, morale e frigidità psicologica dentro alcuni gruppi (lo si è visto poi nei processi) affermavano invece che non vi era altro modo per far uscire alcuni disperati dall'isolamento in cui si erano cacciati, anche se ostentavano cinismo; molti erano convinti che arrendersi voleva dire finire all'ergastolo, anche se erano convinti di non avere delle responsabilità, come del resto diranno "le BR non le ho fondate io... il terrorismo non l'ho cominciato io....  ero affacciato su una buia voragine..."(E. Fenzi, Un diario dalle BR, 1987)

Prima ancora che il decreto passi alla Camera il 2 febbraio del prossimo anno, approvato con 522 sì, 50 no (MSI, PR) iniziano  i terroristi a "cantare". Infatti......

Passano pochi giorni ed ecco sulla Gazzetta del Mezzogiorno, poi riportata da Avvenire del 29 dicembre, la diga che si apre. Parla con un memoriale il pentito CARLO FIORONI, il "professorino".

"E' una scelta che ritengo non solo mia, altri mi seguiranno. Mi sono deciso a vuotare il sacco per essermi venuto a trovare in una condizione morale insostenibile; da una parte le convinzioni profonde cui approdava la mia autocritica e, più in generale il ripensamento di tutta la mia vita; dall'altra l'impossibilità di coprire, se non in una  posizione di complicità, non importa se passiva -   anche il silenzio é complice - non più compagni che sbagliano, ma delinquenti politici che operano nel più cinico disprezzo della vita umana nel quadro di ideologie che nulla hanno a che spartire con la tradizione del movimento operaio".

Quel "altri mi seguiranno" sconvolge i militanti del terrorismo,  ma quel "coprire...delinquenti politici che operano" lascia sgomenti i cittadini.

Il 16 DICEMBRE, i 17 deputati e gli 8 senatori che nel dicembre 1976 si erano staccati dal MSI e avevano dato vita a DN Democrazia Nazionale, si sciolgono e confluiscono quasi tutti nella corrente di destra della DC di ANDREOTTI.

29 DICEMBRE - L'anno si chiude con una profezia di GALBRAITH. "Non credo ad una catastrofe, ma il prossimo decennio non sarà facile. L'economia cambia perciò devono cambiare anche i politici e i risparmiatori. Le aziende lo hanno già fatto e sono pronte. Non siamo nel 1929. La corsa all'oro riguarda solo una stretta minoranza. Se crolla colpirebbe solo pochi speculatori. Unico rimedio, risparmiare."

In Italia gli speculatori o avevano capito male o non l'hanno ascoltato, appena a Wall Street c'era stata una non eccessiva perdita, gli speculatori si sono autosuggestionati e hanno cominciato a vendere, facendosi da soli il karachiri. L'oro in cinque anni aumenterà solo del 10%. (2% anno). A guadagnarci invece chi non ha avuto paura, gli italiani, hanno investito in Borsa ed è stato un boom. Incremento del 90%, quotazioni salite al 22%.

Insomma gli italiani - nonostante la guerra in trincea dei prezzi - credono al neoliberismo.
Nel vuoto di potere l'arte di arrangiarsi, fa fare agli italiani miracoli.

Era già accaduto alcuni anni prima quando il senatore BASSETTI in seguito fu onesto e lapidario "Visto che i governanti  non ci capivano nulla hanno scelto di lasciarsi guidare dal Paese. L'hanno lasciato nella logica della foresta e per fortuna ci è andata bene, perché il Paese era più forte della politica, e anche più intelligente"

Anche in questo periodo questi italiani dalle mille risorse dovranno aspettare qualche anno, ma si dimostreranno più oculati e più intelligenti dei politici e del migliore economista.

FINE

RITORNA CON IL BACK
ALLE TABELLE

< < alla HOME PAGE DI STORIOLOGIA