ANNI 476 - 488 d.C.

IL GOVERNO DI ODOACRE


POLITICA DI ODOACRE CON LA CORTE DI COSTANTINOPOLI - IL TITOLO DI PATRIZIO - LA DISTRIBUZIONE DEL TERZO DELLE TERRE AI BARBARI - IL GOVERNO DI ODOACRE - SUA POLITICA RELIGIOSA - ELEZIONE DI PAPA FELICE - LA PERDITA DELLA PROVENZA E IL RIACQUISTO DELLA SICILIA - LA CONQUISTA DELLA DALMAZIA - MORTE DI S. SEVERINO - LA INVASIONE DEL NORICO - GUERRE CONTRO I RUGI - TRASFERIMENTO IN ITALIA DEI COLONI DEL NORICO

-----------------------------------------------------------------

GOVERNO DI ODOACRE

( la cartina d'Europa al tempo di Odoacre - a fine pagina )


Anno 476, con questa data, che è l'anno della conquista di Odoacre, si fa coincidere convenzionalmente  l'inizio del Medioevo.
Il re degli Eruli disceso in Italia al comando delle sue milizie barbariche, deposto l'imperatore Romolo Augustolo, mette di fatto fine all'impero d'Occidente. Ma pur acclamato dalle sue truppe governatore d'Italia, a Ravenna Odoacre non si proclamò imperatore. 
Era un barbaro e come tale (visti i precedenti sapeva che era pericoloso)  non poteva vestire la porpora. Avrebbe potuto creare un imperatore di sua fiducia e governare in sua vece come avevano fatto Ricimero e Gundobado, ma questo presentava (altrettanti) pericoli e non dava al potere sicurezza e perennità; avrebbe potuto metter da parte la legittimità e salire al trono con la forza delle armi, con quella stessa forza di cui si era servito per abbatter Oreste e il figlio, ma  significava mettersi contro le leggi, contro la tradizione, contro la volontà di tutto un popolo sul quale doveva poi imperare, mettersi contro l' imperatore d'Oriente al quale di diritto l'Occidente apparteneva. 

Odoacre preferì prudentemente non comprometter la sua posizione con un gesto sconsiderato, preferì al titolo di Augusto ed alle vane insegne imperiali l'effettivo dominio d' Italia, da presidiarsi in nome del legittimo imperatore. Questo era l'intento di Odoacre: legalizzare con la corte di Costantinopoli la sua posizione e ricevere il titolo di patrizio e il governo dell'Occidente. 
Non istituzione dunque, come pensano alcuni, di un nuovo ordine di cose da parte di Odoacre, non fondazione di un regno indipendente. L'Occidente è -di diritto se non di fatto - una provincia dell'imperatore, la quale anziché da un Augusto, è governata da un luogotenente e il titolo di re che Odoacre ha assunto non riguarda l'Italia. Di questa egli vuol considerarsi un funzionario imperiale, re invece è soltanto del suo esercito e di quell' insieme di barbari che ha chiamati in Italia.

La politica che Odoacre usò con Costantinopoli non ebbe che un solo scopo: quello di dare alla sua usurpazione un carattere e una veste di legittimità.
Regnava a Costantinopoli l'impertore ZENONE, che dopo di essere stato spodestato da Basilisco, aveva con la forza, nel 477, riconquistato il trono. 
A Zenone tra il 477 e il 478, andarono alcuni ambasciatori inviati dal deposto Romolo Augustolo e dal Senato, i quali evidentemente (anche se non ufficialmente) ubbidivano ad ordini di Odoacre. Gli ambasciatori dicevano che l'Occidente non aveva bisogno di un proprio imperatore, che uno solo era sufficiente per difendere i confini dell'uno e dell'altro impero, che a difender l'Italia bastava Odoacre, uomo prode nelle armi ed esperto nell'amministrazione, e pregavano l'imperatore che gli concedesse il titolo di Patrizio e il governo.
Contemporaneamente Zenone riceveva altri ambasciatori: quelli ufficiali di Odoacre, che per il loro re chiedevano il patriziato e il riconoscimento del fatto compiuto in Italia e consegnavano le insegne imperiali, gli ornamenti Palatii di cui Romolo Augustolo era stato spogliato. 

Lo storico Malco, autore di una Storia Bizantina, che ci dà queste notizie, ci informa che in quello stesso tempo ambasciatori di Giulio Nepote giunsero a Zenone. Lo spodestato principe chiedeva all'imperatore aiuti di uomini e di dinaro affinché potesse ricuperare il trono da cui era stato cacciato.

Se Zenone avesse potuto, avrebbe indubbiamente dato ascolto a quest'ultima am
basceria; ma non era in quel momento (aveva appena recuperato il trono) in grado di competere con Odoacre. Seppe però togliersi d'impaccio abilmente. Al Senato rispose ricordando di aver mandato due imperatori, Antemio e Nepote, dei quali il primo era stato ucciso; il secondo cacciato. Non a lui, ma a Giulio Nepote, che era il sovrano legittimo, dovevano esser mandati gli ambasciatori. 
Mentre con i messi del barbaro l' imperatore di Costantinopoli tenne un altro linguaggio: consigliò Odoacre di rimettere sul trono Giulio Nepote e di chiedere a questo ultimo il conferimento del patriziato, aggiungendo che se Nepote avesse tardato a darglielo lo avrebbe conferito lui stesso. 
Ad Odoacre inoltre inviava una lettera in cui ripeteva le cose già dette sopra ai messi ma accortamente lo chiamava patrizio.

Odoacre si tenne pago di questo riconoscimento privato ed esercitò il governo d' Italia, in apparenza come un funzionario di Costantinopoli, ma in realtà come un principe indipendente.
Del governo di Odoacre gli Italiani non ebbero a lagnarsi: un atto solo egli compi che non poteva essere molto gradito: la distribuzione del terzo delle terre ai suoi soldati. 
Ma era questa una promessa che lui ai suoi aveva fatto e andava mantenuta. Tale distribuzione del resto, non dovette danneggiare gran che l'Italia. L'esercito barbarico non era numerosissimo né sparso, come qualcuno crede, in tutta l'Italia. Probabilmente era stanziato quasi tutto presso Ravenna e poca cosa nella Transpadana e il provvedimento dovette soltanto colpire i possessori di terre di queste regioni. 
E forse nemmeno tutti i proprietari, perché  non valeva la pena togliere il terzo a chi aveva appena quel tanto da cui a stento traeva da vivere, ma i grandi latifondisti, ai quali - è da credere - vennero diminuite le imposte. Se si pensa che, per la legge sugli acquartieramenti, questi proprietari terrieri erano obbligati a pagare, e pagavano, il terzo del frutto delle loro terre, si concluderà che la cessione del terzo della res frugifera in luogo del fructus non veniva a costituire di certo un danno molto più grande.

Qualcuno pensa che il provvedimento di Odoacre abbia dato rilevanti vantaggi economici all'Italia, derivati dalla divisione delle proprietà, dall'accresciuta popolazione agricola o dall' incremento venutone all'agricoltura. Ma è un giudizio che non possiamo condividere perché, se lo spezzettamento ci fu, non ci fu però l'aumento di coltivatori diretti, preferendo i barbari far coltivare il suolo agli Italiani e, se anche i soldati di Odoacre avessero direttamente coltivate le terre loro cedute, la breve durata di questo regno non avrebbe potuto produrre quei benefici di cui qualcuno parla, benefici che non possono ammettersi neppure in misura limitata se si pensi inoltre che la distribuzione dovette esser fatta con molta lentezza e dopo un lungo e paziente lavoro.
La situazione dell' Italia dunque non mutò gran che sotto il governo di Odoacre: furono mantenute le antiche istituzioni e l'amministrazione centrale e provinciale non subì alcuna modificazione. All'esercito, è vero, fu dato un carattere spiccatamente germanico e ai barbari furono affidati i più alti comandi militari, ma le più importanti cariche civili rimasero nelle mani dei Romani. 
Fra i più alti funzionari dello stato troviamo infatti dei Romani: LIBERIO ha la direzione degli affari, CASSIODOO e OPILIONE sono conti delle sacre largizioni, comes domesticorum è un PIERIO , PELAGIO e BASILIO prefetti del Pretorio, SIMMACO console.

Odoacre era un barbaro ma sapeva l'arte del governare. Forse egli non era migliore di tanti altri condottieri barbari, ma era uno dei più accorti. Sapendo che il suo governo
non aveva una base nella legalità egli cercò di accaparrarsi la simpatia delle popolazioni con atti di generosità e di moderazione. Accolse infatti i reclami della popolazione della Liguria, desolata dal raddoppiamento dei tributi e mise sotto processo Pelagio, governatore di quel paese; non fu insensibile di fronte alle condizioni miserevoll dei Pavesi, che gli ultimi avvenimenti avevano enormemente danneggiati e li esonerò per un certo periodo di tempo dai tributi. In virtù di questo provvedimento, provocato dall' interessamento del vescovo Epifanio, Pavia riuscì in breve a risorgere.

Sebbene ariano, Odoacre fu di una grande tolleranza verso i Cattolici. Tuttavia non gli mancarono le occasioni di schierarsi contro la Chiesa Romana favorendo quella di Costantinopoli. In Oriente erano accanite le lotte tra Nestoriani e Monofisiti. I primi sostenevano la teoria di Nestorio - patriarca di Costantinopoli, vissuto sotto Teodosio II -- secondo la quale la Vergine aveva generato Cristo Uomo e non Dio; mentre gli altri sostenevano con Butichio la divinità e insieme l'umanità di Cristo. 
Allo scopo di far cessare le dispute l'imperatore Zenone, tra il 482 e il 483, ispirato dal patriarca ACACIO pubblicò un editto (Henoticon), che aggravò la tensione dei rapporti tra Roma e Costantinopoli e si ebbe la condanna di papa SIMPLICIO.

Odoacre si guardò bene dall' intervenire in queste lotte, ma quando, morto Simplicio nel 483, si trattò di eleggere il nuovo papa, il barbaro credette necessario il suo intervento. Non riuscendo l'assemblea che doveva procedere all'elezione a mettersi d'accordo, intervenne - per ordine di Odoacre - il prefetto del pretorio CECINA BASILIO, il quale, dopo di aver proibito con un decreto l'alienazione dei beni ecclesiastici, dichiarò che l'elezione, per riuscir valida, non poteva fare a meno della rappresentanza del re, al quale il defunto papa aveva raccomandato l'elezione del successore. 
Riuscì eletto FELICE II. L' intervento di Odoacre non rappresentava né una novità né un atto di violenza, tuttavia fu così brusco che alienò dal re le simpatie del clero romano. Più tardi, nel 502, un sinodo cancellerà difatti il decreto sull'alienazione dei beni ecclesiastici, che Odoacre, senza averne alcun diritto, aveva accompagnato con la minaccia dell'anatema contro i trasgressori.

GUERRE DI ODOACRE

Se Odoacre fu accorto in politica interna non lo fu meno in quella estera. Egli però non fu animato dal desiderio di ricostituire l'impero d'Occidente. Né, se lo avesse voluto, lo avrebbe potuto, che le sue forze non erano tali da permettergli di competere con i Burgundi e i Visigoti della Gallia. Avrebbe potuto però conservare e al ridottissimo impero la Provenza. 
Non volle: e così quel territorio, con le importanti città di Arles e Marsiglia, cadde sotto il dominio visigotico. 
Delle sorti della Sicilia Odoacre invece si curò moltissimo. L'isola era in potere dei Vandali e indubbiamente costoro (i precedenti non mancavano) costituivano una seria minaccia per l'Italia. Odoacre non poteva disinteressar
sene e perciò, fin dall' inizio del suo regno, avviò trattative con Genserico, il quale cedette la parte orientale dell'isola mantenendo l'occidentale con la piazzaforte di Lilibeo e ricevendo in compenso un tributo annuo. Morto Genserico (477), Odoacre volse il pensiero al rimanente della Sicilia e, aiutato dalle discordie interne da cui era travagliato il regno dei Vandali, riuscì, forse con le armi, a impadronirsene non più tardi del 486.

Prima di rendersi padrone dell' intera Sicilia Odoacre venne in possesso della Dalmazia. Era stato assassinato a Salona, nel 480, Giulio Nepote. Autori del delitto erano stati i cortigiani Viatore ed Ovida; qualcuno sospettava come ispiratore Odoacre, altri credevano invece che fosse stato il vescovo Glicerio a sbarazzarsi dell'antico rivale per togliergli il governo della Dalnazia. 
Della morte di Nepote approfittò Odoacre per ingrandire il suo regno: tra il 481 e il 482 passò con un esercito sull'altra sponda del l'Adriatico, vinse Ovida e s'impadronì della Dalmazia.

Aveva appena Odoacre terminato di conquistar la Dalmazia, che lo metteva a contatto diretto con l'impero d'Oriente, quando moriva (8 gennaio 482) nel suo eremo di Faviana S. Severino. La morte di quest'uomo fu un colpo gravissimo per il Norico.
Di tutte le provincie dell' impero d'Occidente di là dalle Alpi era questa sola che rimanesse unita all'Italia; non però per merito di Odoacre, ma per virtù del santo monaco,
il quale con la sua autorità aveva saputo per circa trenta anni tenere in rispetto i barbari, specialmente i Rugi che occupavano un tratto della Pannonia sulla sinistra del Danubio.
Morto il Santo uomo, i Rugi, guidati da Ferderuco, fratello del re Feba o Feleteo, passarono questi il Danubio e invasero il Norico, che fu saccheggiato e devastato. Il monastero della  Faviana non venne rispettato: Eugippio scrive che se avessero potuto avrebbero portato via anche le mura. I Rugi però non fecero un insediamento nel Norico; dopo le devastazioni, carichi di bottino, se ne tornarono nel loro territorio, dove, un mese dopo, Ferderuco, periva assassinato dal nipote Federico, figlio di Feba. 

Qualche storico ha voluto sostenere che Odoacre, per trarre vendetta dal saccheggio del Norico, mosse guerra ai Rugi; ma è opinione questa che va senz'altro scartata. La spedizione di Odoacre è del 487 e se fosse stata provocata dal desiderio della vendetta noi non sapremmo spiegarci il ritardo di cinque anni, quanti sono quelli che intcrcorrono fra l'invasione del Norico e la guerra.

Da altri motivi questa indubbiamente deve essere derivata e questi motivi vanno ricercati nelle relazioni tra Odoacre e la corte di Costantinopoli. Queste relazioni non erano state in verità cordiali, ma non si può affermare che fossero cattive. Zenone considerava sempre come un usurpatore Odoacre, non gli aveva mai voluto ufficialmente conferire il titolo e la carica di patrizio e se non lo aveva combattuto era stato perché non si era creduto abbastanza forte per muovergli guerra. 
Odoacre, dal canto suo, aveva evitato qualsiasi azione che potesse suonare offesa alla corte di Costantinopoli; per timore di una rottura con Zenone egli aveva lasciato indisturbato Giullo Nepote e, soltanto dopo la morte di questo, aveva conquistato la Dalmazia. 
Di questa conquista certo Zenone non poteva esser contento venendo egli a trovarsi a contatto con un vicino pericoloso. Ma l'atteggiamento di Odoacre non era minaccioso: il barbaro non era uomo che amasse la guerra e fosse animato dall' intenzione di tentare un'avventura rischiosa contro l' impero d'Oriente. Egli non desiderava che di venire riconosciuto da Zenone governatore dell'Occidente e sperava sempre in un pacifico accomodamento; sperava tanto che nel 484, essendo stato richiesto da ILLO - che si era ribellato a Zenone - di allearsi con lui aveva rifiutato.
 
Ma l'ambasceria mandata da Illo ad Odoacre, sebbene con risultato negativo, aveva fatto crescere la diffidenza dell'imperatore di Costantinopoli. Sia poi vero o no che Odoacre nel 486 preparasse armati contro Zenone non sappiamo. È lo storico Giovanni Antiocheno che ce lo dice e noi non abbiamo ragioni per non credergli. Lo stesso storico Odoci dice inoltre che Zenone spinse contro Odoacre i Rugi. Se così stanno veramente le cose la guerra mossa da Odoacre ai Rugi fu guerra di difesa. E tale dovette essere perché Odoacre non aveva motivo nel 487 di muovere contro i Rugi, né aveva interesse di suscitare, con una guerra voluta da lui, un intervento degli Ostrogoti il cui re era imparentato con la dinastia di Feba (Federico).

Tuttavia la guerra tra Odoacre e i Rugi ebbe inizio nella primavera del 487 ma  non ebbe lunga durata. L'esercito di Odoacre era in grandissima parte formato di barbari, ma non mancavano, come Paolo Diacono afferma, gli Italiani (nec non Italiae populi). Con esso il re patrizio Odoacre entrò nel Norico, ne cacciò gli invasori e, passato il Danubio, portò le armi nello stesso territorio nemico.
Feba si era preparato alla difesa, ma la sua resistenza fu inutile. I Rugi vennero sconfitti e lo stesso re con la moglie Gisa caddero prigionieri. Tentò Teodorico, re degli Ostrogoti, di ottenere la liberazione dei suoi parenti ma non vi riuscì: tornato nel novembre dello stesso anno in Italia, Odoacre celebrò il trionfo per la vittoria riportata sul nemico, poi fece mettere a morte Feba e la moglie (il loro figlio Federico grida vendetta!)

Il Norico era stato salvato, ma l'uccisione del re dei Rugi fu causa di una nuova guerra. Era rimasto FEDERICO, figlio di Feba. Più per vendicare i genitori che per rifarsi della sconfitta patita, egli invase nel 488 il Norico. 

A respingere questa seconda invasione Odoacre mandò il fratello ONULFO ed anche questa volta i Rugi vennero sconfitti e le loro terre oltre il Danubio devastate (altro odio di Federico).

Malgrado queste vittorie, la condizione dei coloni romani dell'Alto Norico (ripense) era delle più tristi: il paese era stato ridotto peggio che un deserto e gli abitanti temevano ulteriori invasioni ed eccidi. Odoacre stabilì di trasferirli in Italia e l'incarico di accompagnare i coloni fu dato a Piero, comes domesticorum. Insieme con i coloni fu trasferito in Italia anche il corpo di S. Severino. Trasportato a Feltre, fu poi, per intercessione di una pia vedova di nome Barbaria, mandato presso Napoli e custodito nel luogo dove ora sorge il Castello dell'Ovo.

La guerra tra i Rugi e Odoacre diede origine ad alcuni spostamenti di popolazioni barbariche: il territorio sulla sinistra del Danubio, che era stato dei Rugi, venne occupato dai LONGOBARDI; nel Norico ripense abbandonato dai coloni romani presero stanza gli ERULI.  Mentre i RUGI superstiti, guidati dal vendicativo Federico, si trasferirono a Nova, nella Mesia, dove aveva sede TEODORICO, re degli Ostrogoti (e inizia l'amicizia)

Di questo principe goto valoroso si servirà - come vedremo nel prossimo capitolo- l'imperatore Zenone per due motivi; il primo per fiaccare la crescente potenza di Odoacre in Italia; e il secondo motivo per liberarsi nel medesimo tempo dell'importuna vicinanza degli Ostrogoti che da tempo premevano su Costantinopoli.
 
A spingere TEODORICO all'impresa d'Italia, oltre che l' imperatore di Costantinopoli, ci saranno anche gli incitamenti del vendicativo Federico  re dei Rugi, ma anche l'ambizione che il giovane Teodorico bramava.

FINE

la cartina del periodo di Odoacre

 

Di Teodorico, degli Ostrogoti in Italia, e del lungo regno in Italia
dello stesso Teodorico ce ne occuperemo nei prossimi due capitoli
il primo è quello che va dal 489 al 493 d.C. > > >

Fonti, citazioni, e testo
PAOLO GIUDICI - Storia d'Italia - Nerbini
STORIA MONDIALE CAMBRIDGE - GARZANTI 
UTET - CRONOLOGIA UNIVERSALE
IGNAZIO CAZZANIGA , 
Storia della Letteratura Latina - ed. N. Accademia - 1962
ARIES/DUBY -Dall'Impero Romano all'anno 1000 Laterza 1988 
+ BIBLIOTECA DELL'AUTORE 

PROSEGUI CON I VARI PERIODI