KARL DOENITZ

Nasce a Grünau, presso Berlino, il 16 settembre 1891, figlio di un ingegnere.
Studia a Weimar, entra come cadetto nella Marina imperiale, poi completa l'addestramento nell'Accademia Navale di Flensburg-Muirvik diventando alfiere.

Nel 1912 su un incrociatore partecipa alla guerra dei Balcani, distinguendosi nel Mediterraneo. 
Diventa nel 1916 osservatore dell'Aeronautica a Gallipoli, promosso tenente a settembre viene trasferito nell'arma dei sommergibili della serie U.
Il 4 ottobre del 1918 è al comando di uno di questi, l'U68 presso le coste siciliane; sfiorò la tragedia inabissandosi a 100 metri di profondità, e fu solo la  bravura e la presenza di spirito di Doenitz a evitare un disastro: purtroppo riemergendo il sommergibile fu catturato dagli inglesi.
Scontò qualche mese di prigione in Gran Bretagna, nel 1919 è di ritorno in Germania, rientra in Marina, e nel 1921 divenne tenente di vascello.
Nel 1928 come capitano comanda una flottiglia di torpediniere. 
Nel 1933 è capitano di fregata.

Dopo l'ascesa al potere del nazismo, la Germania a dispetto delle rigide disposizioni del trattato di Versailles, si riarma; Hitler conoscendo i suoi precedenti chiama Doenitz a sovrintendere all'allestimento di un piano di sviluppo e di potenziamento delle unità sottomarine. Riceve la nomina di Capitano di vascello

Il 3 settembre 1939, comandante di una flotta di 57 sommergibili, organizzò una offensiva sottomarina, che portò all'affondamento del transatlantico Athenia, provocando 112 morti, dei quali 28 americani. Fu un'azione di guerra dei tedeschi, ma fu attribuita a un incidente, per non provocare un immediato intervento degli USA nella guerra in Europa.
Hitler voleva solo mandare un messaggio di avvertimento per non impicciarsi nel "suo" conflitto in Europa.
La verità che era stato un attacco deliberato, venne poi  fuori al processo di Norimberga, quando il tenente di vascello Lamp che il 3 settembre comandava l'U30, confessò di essere stato lui l'autore del siluramento dell'Athenia su ordine di Hitler.

Un mese dopo, a metà ottobre sempre del 1939, è ancora Doenitz a fare un altro colpo grosso, quando riuscì a penetrare con i suoi U-Boote nella base di Scape Low, sbaragliando le unità della Home Fleet Inglese.

La sua specialità negli attacchi era la "tattica del branco", con i suoi "lupi grigi", cioè procedere in formazione. "Usando - affermava - il cervello, la furbizia e la sorpresa. Nostro dovere è colpire, colpire e ancora colpire". 
Scorazzando nelle acque nel corso del 1940 i suoi sottomarini affondarono due milioni di tonnellate di naviglio nemico. Nel 1942 altri tre milioni di tonnellate. Nel 1943 bissarono il tonnellaggio affondato.
(che corrispondono all'incirca a 600-800 navi se le consideriamo di 10.000 tonnellate)

Nello stesso anno diventa Capo di Stato maggiore della Marina subentrando all'ammiraglio Raeder "silurato" da Hitler. Per quello che fa, il
Fuhrer "ha messo Doenitz nel suo cuore".

Ma la situazione a fine 1943 è cambiata, i nemici hanno nuovi sistemi di intercettazione, nuove armi "antisom", e le veloci incursioni aeree degli anglo-americani non permettono più una manovrabilità altrettanto veloce. 

Se Doenitz era nel cuore del Fuhrer, anche da parte sua Doenitz rimase fedele al dittatore, e fu scandalizzato (li chiamò "vili attentatori") quando ci fu l'attentato, anche se fu lusingato, quando alla falsa notizia che Hitler era morto, gli offrirono una carica molto in alto. Non fidandosi della proposta, volle prima telefonare  al Quartier Generale per ricevere conferma, poi si scagliò contro i "criminali, ma per fortuna la Divina provvidenza ha risparmiato al popolo tedesco questa inconcepibile disgrazia".

Era invece vera la proposta di Borman il 30 aprile (alla vigilia del suicidio di Hitler) che gli comunicava che il Fuhrer lo nominava suo successore: "nuovo Fuhrer".

Dopo il drammatico epilogo, del Fuhrer (il 1° maggio) e della Germania, Doenitz forma in effetti un nuovo governo, ma il 23 dello stesso mese, con i suoi sei ministri si consegna agli alleati.
Spera di cavarsela cercando di stipulare un trattato con gli Alleati in funzione antirussa. Dovette invece sottoscrivere (come "successore del Fuhrer") la resa incondizionata, poi fu arrestato anche lui come gli altri, in attesa del processo dei criminali di guerra.

Il 20 novembre 1946, viene processato a Norimberga; contrariamente a molti altri imputati, viene giudicato dalla Corte non colpevole per "crimini di guerra" ma di "attentati contro la pace".
Lui, sostenne sempre di non aver fatto niente che la sua controparte alleata non avesse fatto.
Evita la forca, ma viene condannato a 10 anni di reclusione. E Doenitz li sconterà tutti al carcere di Spandau.

Uscito, si ritirò a vita privata, a scrivere le sue memorie, "Dieci anni e venti giorni", che apparvero in Germania nel 1958, ricevendo dai tedeschi attestati di devozione ma anche omaggi dai vecchi nemici.

Morirà ad Aumühle, il 24 dicembre 1980
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