ELISABETTA D'INGHILTERRA
mise le basi della futura potenza economica



Francomputer & Autore  Roberto Rini

 

"L'elogio della sua grandezza non fu scolpito solo nella pietra o nel marmo di un monumento,
ma fu impressa la sua impronta, su ogni palmo di suolo inglese, su ogni bandiera stagliata contro il cielo, 
e nel cuore di ogni inglese sarebbe rimasta per sempre"

Esagerate  o minimizzate, le biografie che riguardano la grande regina, servono  tutte per dare risalto alla sua personalità. Il suo lungo regno   (45 anni) vide sorgere e l'affermarsi non solo della potenza economica inglese, ma anche di una nuova vita dello spirito.

L'invocazione "Dio salva la Regina" veniva ripetuta con piena convinzione dai sudditi di ogni classe sociale e la sincerità della loro devozione non richiedeva ulteriori prove. Poche volte nella storia una regina, aveva saputo conquistare l'affetto e la stima di un popolo, solo in virtù delle sue qualità  personali e senza far leva su nessuna forma di fanatismo.

La giovane Elisabetta conobbe l'orrore della segregazione nelle tetre celle della Torre di Londra, l'esilio forzato nei castelli, le accuse infondate di complotti ai danni dello Stato e molte altre persecuzioni, compresi gli ultimi attimi di terrore che si vivono prima del patibolo.

Ma quando Elisabetta salì sul trono d'Inghilterra, non volle agire con le vendette, mai venne meno al saggio principio di non deludere il popolo, di non indietreggiare mai davanti a una decisione presa e di saper attendere fino al momento giusto per agire, o per non agire affatto. La sua vita fu interamente dedicata all'Inghilterra e mai una nazione ebbe, nella sovrana, una suddita più devota. Ella stessa amò spesso definirsi "la Regina Vergine" e non perse occasione per rammentare a tutti che si era negata le gioie dell'amore pur di appartenere sempre e solo all'Inghilterra.

Sulla giustizia, proprio lei che si era dovuta difendere dalle ingiustizie, non disdegnò di trarre insegnamenti dal popolo, anche da quello a lei ostile.
A una giovanissima scozzese che aveva tentato di assassinarla, poi condannata a morte, Elisabetta nel farle visita, mossa a pietà dalla giovanissima età dell'attentatrice, le promise la grazia a patto che  non ritentasse più il suo folle gesto. La giovane fieramente rispose che una grazia cessava di essere tale se poneva delle condizioni e che quindi  piuttosto che andare incontro a una vita vissuta con il peso della pietà altrui, preferiva andare incontro con leggerezza alla morte.
Stupì e turbò la sovrana, che la fece liberare subito senza alcuna condizione, perché "... mai nessuno mi ha dato una lezione simile".

L'EVENTO ELISABETTA I
(Questa è in breve la storia della leggendaria regina)

In una Inghilterra contrassegnata da contrasti religiosi e profonde crisi economiche, sale al trono nella metà del XVI secolo la regina Elisabetta I, che con prudenza ed equilibrio regnò per 45 anni il suo paese contrassegnandone un’epoca.  Con il termine "Elisabettiano" vengono chiamate le forme più svariate di cultura. Un periodo di pace che la letteratura, e la poesia in particolare, ebbero il loro periodo d'oro. Basterebbe citare Shakespeare per riassumere nel modo più completo il progresso culturale artistico del popolo anglosassone.

"Elisabettiano" è anche il periodo che vide sorgere e l'affermarsi della potenza economica inglese, Non dimentichiamo che fu dovuto all'intuito di Elisabetta l'attività commerciale dell'Inghilterra; fu lei a gettare le basi della futura potenza economica inglese in modo legale, quando iniziò a sovvenzionare molte compagnie di mercanti della City uniti in società per azioni, e con lei sempre azionista, trasformando così l'Inghilterra in Stato azionista. Il"gioco" commerciale per volontà di Elisabetta fece affluire grandi capitali sull'Isola, ma  non racchiusi nei forzieri dello Stato, ma accortamente nuovamewnte investiti in altre attività industriali private in una forma esponenziale.
Favorì così il nascere delle prime industrie inglesi destinate a lavorare i prodotti grezzi che venivano importati dalle colonie d'oltremare. Anche se all'inizio tutto questo fu spesso caotico e disorganizzato, col passare degli anni l'idea dette i suoi frutti e si dimostrò infallibile nel porre l'Inghilterra su un piano di supremazia rispetto agli altri paesi del mondo.

I NATALI

La processione ha termine a Westmister Hall dove si svolge la cerimonia lunga ed elaborata secondo il rito medievale.

Dopo essersi spogliata delle vesti dell’incoronazione, Elisabetta si presenta alla sala dei banchetti ove la attendono duecento persone con altrettanti servitori, qualcuno commenta : "Sembra essere tornati ai bei vecchi tempi del buon re Enrico".

Ormai la regina si è preparata ad esibire tutto il suo istrionismo. Alla camera dei lord è insolente, supplichevole, addolorata, adirata, suadente, rassicurante. Il suo discorso lascia ognuno con una speranza diversa e tutti con la convinzione che lei farà di testa sua. "Non sono forse nata in questo regno? E non è questo il mio regno? Chi dunque ho oppresso? E chi ho arricchito a spese degli altri? E che male ho fatto perché mi si sospetti di non aver riguardo per il comune interesse? Come ho governato fin dall’inizio?... Non ho bisogno di molte parole, i fatti parlano per me." Sul matrimonio e sulla successione ripete le frasi di sempre: che si sposerà soltanto se sarà certa di avere figli, altrimenti resterà nubile. E qualora il momento giungesse....(e giù parolacce). Cecil, nel riferire alla camera dei Comuni questo discorso, dovrà farne ben tre copie prima di ritenerlo pulito dalle imprecazioni con cui ella lo arricchisce. Non conviene esasperare il parlamento dal momento che gli si chiede un contributo finanziario, tuttavia Cecil non può evitare che la regina mantenga il perentorio divieto a discutere sul matrimonio. Elisabetta riesce infine a rappacificarsi con il parlamento facendo ridurre di 2/3 i contributi richiesti; ma per un bel pezzo di matrimonio non si parlerà più.

Se queste sono le premesse della spedizione spagnola, non migliore è la situazione in Inghilterra dove alla spavalderia di Hawkins e Drake si contrappongono le ansie di Elisabetta: la Spagna è tuttora la maggiore potenza europea e se volesse potrebbe fare dell'Inghilterra un solo boccone. Il piano degli spagnoli prevede un'invasione a tenaglia: dai Paesi Bassi, Alessandro Farnese, duca di Parma, imbarcherà su enormi chiatte trentamila soldati che invaderanno 1'Inghilterra; l'Armata, con altri trentamila uomini, proteggerà e sosterrà questo attacco scortando la flottiglia di Farnese per il mare del Nord fino alle rive orientali dell'isola dove è previsto lo sbarco. Un piano ben congegnato ma troppo ottimistico poiché non tiene conto delle difese inglesi lungo il canale della Manica e nemmeno delle navi di Howard concentrate per lo più a Plymouth. Elisabetta si augura di concludere sbrigativamente quest'odiosa faccenda senza perdite gravi per nessuno. La flotta, composta da trentaquattro navi fatte costruire da Hawkins e da centocinquanta navi mercantili, le costa ogni giorno molto denaro e su questo chiodo lei batte e ribatte assillando Howard, Drake e Hawkins affinché il conflitto non superi la durata di sei settimane. In luglio gli spagnoli sono avvistati al largo, in Cornovaglia, a poche miglia da Plymouth. È questione di attimi. Non ci si aspetta questo attacco improvviso che potrebbe ripetere la manovra di Drake a Cadice e distruggere la flotta inglese. Ma il tempo è pessimo e la fortuna è dalla parte di Elisabetta.

Una tempesta danneggia uno dei principali galeoni spagnoli, il " Sant'Anna ", e altre navi: il disorientamento e il ritardo che ne conseguono permettono agli inglesi di reagire e, durante la notte, di uscire precipitosamente al largo manovrando per mettersi alle spalle delle navi nemiche. Per gli inglesi il peggio è passato. Il vantaggio viene recuperato e il vento, che soffia da ovest, asseconda la rotta. Gli inglesi sono armati meglio e hanno vascelli leggeri e veloci. La manovra sottovento ha sostituito alla battaglia un inseguimento che impedirà all'Armata di congiungersi alle forze del duca di Parma. Il 27 luglio Medina Sidonia riesce a portare la flotta sino a Calais ma l’esercito del duca non è trasportabile, le chiatte sono poche, le navi che trasportano i viveri hanno gli alberi spezzati, le cose si mettono male. Altre navi vengono abbattute, altre distrutte da una tempesta mentre dirigono a nord, alcuni riescono a riparare sulle coste irlandesi: delle 130 navi spagnole se ne salveranno solo 50, dei 30.000 uomini solo un terzo.

 


Francomputer & Autore  Roberto Rini

FINE


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