ANNI 1500 - BAGLIORI DI COMUNISMO IN EUROPA

CAP. I - ALBORI DELL'ANABATTISMO
CAP. II - L'ANABATTISMO DI WITTEMBERG A FRANKENHAUSEN
CAP. III - LE REAZIONI
CAP. IV - FONDAZIONE DELLA COLONIA COMUNISTA DELLA MORAVIA
CAP. V - ORGANIZZAZIONE DELLA COLONIA COMUNISTA DELLA MORAVIA
CAP. VI - MELCHIORRE HOFFMANN E GIOVANNI MATHIAS
CAP. VII - REGIME POLITICO E RELIGIOSO DELLA CITTA DI MUNSTER
CAP. VIII - L'ANABATTISMO A MUNSTER
CAP. IX - DALLA REPUBBLICA ALLA DITTATURA
CAP. X - IL TRAMONTO DELL'ANABATTISMO

CAP. VI - MELCHIORRE HOFFMAN e GIOVANNI MATHIAS

Mentre la comunità morava prosperava, nella Germania e nell'Olanda la teoria anabattista riprendeva lena. Ne era esponente MELCHIORRE HOFFMANN. Costui, discepolo di Munzer, si era rifugiato in Svezia durante gli eccidi che seguirono la giornata di Frankenhausen, accompagnandosi a MELCHIORRE RINK e a KNIPPERDOLLING. Tutti e tre erano uomini avventurosi, dotati di spirito tribunizio e di buona eloquenza. Hoffmann spiccava sugli altri per la vasta coltura e per l'ascendente che sapeva esercitare su quelli che lo avvicinavano.
Nella Svezia il luteranesimo aveva decisamente trionfato sul cattolicesimo, ed i tre anabattisti vi trovarono quelle condizioni di spirito favorevoli ad ogni nuova riforma, caratteristiche ad un popolo che ha di recente spezzato secolari catene di tradizioni o di servitù.
La loro propaganda preoccupò il Re GUSTAVO WASA che li fece arrestare e tradurre in carcere.
La liberalità del Re fu la loro salvezza, ed essi, dopo breve prigionia, furono solamente accompagnati alla frontiera ed espulsi. Hoffmann si recò in Livonia, poi a Strasburgo ove poteva contare su un gruppo numeroso di adepti. Qui, per procacciarsi da vivere, si diede ad esercitare il mestiere di conciatore di pelli, e nello stesso tempo, approfittando del continuo contatto che il suo mestiere gli procurava con gli operai della città, esercitava un'intensa propaganda. Tale opera gli riusciva facile, poiché Strasburgo aveva fama, ed era effettivamente città di ordinamenti liberali e tolleranti.
Presto però l'incremento dell'anabattismo divenne tale che il Senato si risolse ad emanare il seguente editto
“Noi, GIACOBBE STURM, capo del consiglio di Strasburgo, comunichiamo quanto segue: “dato che attualmente, in un impeto di distoglimento dai precetti divini, numerose sette e false dottrine si sono propagate; dato che un certo numero di individui, chiamati anabattisti, sotto la maschera di una più pietosa vita cristiana, contrariamente alle parole divine ed evangeliche, non solamente disconoscono l'autorità che è istituita da Dio per proteggere i buoni e punire i cattivi, ma ancora si arrogano l'arbitrio di proibire cose e leggi istituite per la pace, l'amore e l'unione universale e perseverano nella loro cieca ostinazione nel creare discordie e nello sconvolgere lo stato cristiano delle cose; dato che è nostro dovere di opporre tutte le nostre forze a questo sistema di empietà colpevole;
ordiniamo ai borghesi, cittadini, stranieri, pastori, ecclesiastici e laici che sono nella città e nella provincia di astenersi da ogni contatto con questi anabattisti e di non dar loro ospitalità o nutrimento di sorta; ma, al contrario, di allontanarli e al caso di denunciarli o meglio ancora consegnarli senz'altro alle autorità. Avvertiamo che noi non lasceremo impuniti tutti quelli che, contrariamente al presente editto, avranno qualunque specie di relazione con questi uomini di errore, di dissidio e di sventura. Sabato, 26 giugno 1527”.

Dopo tale editto, Hoffmann, che era indiziato come il capo degli anabattisti di Strasburgo, ritenne prudente allontanarsi subito dalla città dove la sua libertà era in pericolo. Il suo allontanamento fu favorito dalle autorità preoccupate dai fastidi che sarebbero nati dall'arresto di un uomo così popolare. Egli si recò anzitutto ad Emden, sul mare del Nord, ove il suo compagno Melchiorre Rink, già vecchio e stanco, era stato imprigionato e condannato al carcere perpetuo. Conobbe e ribattezzò un certo GIOVANNI TRIPMACKER che in seguito fu uno dei più ardenti propagandisti dell'anabattismo. Seguitò indi a portare la sua parola e a predicare la sua fede ove più reputava adatto l'ambiente. Costretto dal CONTE ENNO II ad abbandonare l'Hannover, egli delegò Tripmacker a dirigervi il movimento anabattista, e nascostamente rientrò a Strasburgo.

In quel tempo le notizie che giungevano dalla Moravia esaltavano l'ardore e la fede di tutti gli anabattisti. Quella colonia prosperava, i coloni vivevano nella pace divina e nella giustizia umana; Dio dunque era con essi ! Le aspirazioni di Hoffmann però andavano ben oltre. Egli considerava la fondazione della colonia morava una prima affermazione nel solo campo economico e forse anche religioso, mentre il suo proponimento era di natura ben più vasto: non una colonia, non la pietosa o interessata tolleranza delle autorità locali, che portava di conseguenza il riconoscimento o almeno l'obbedienza alle autorità stesse, ma un ordinamento sociale affatto indipendente che partendo da una località adatta allo scopo si irradiasse per la Germania ed oltre, e sì sovrapponesse, e annullasse lo stato di cose tuttora vigente.
Gli sembrava quindi che Strasburgo fosse città adatta per l'attuazione del suo vasto disegno. Vivendo nascostamente a Strasburgo, cercò di coordinare le file di un vasto movimento; né lo dissuadevano le notizie che giungevano dall'Olanda ove la reazione infieriva e molti affiliati erano stati uccisi.

Credendo finalmente giunto il momento propizio, cessò dal congiurare e si mise a predicare pubblicamente, esortando il popolo all'anabattismo e alla rivolta. Ma i suoi seguaci, di lui meno arditi, non osarono seguirlo in questa palese e pericolosa propaganda; perciò egli, abbandonato, per timore di persecuzioni, da coloro nei quali più fidava, venne imprigionato.
Con gioia fanatica egli accolse coloro che venivano ad arrestarlo, perché con ciò vedeva avverarsi una lontana e cara profezia, secondo la quale egli sarebbe stato imprigionato per sei mesi, dopo i quali la causa anabattista avrebbe trionfato. Levando gli occhi al cielo egli giurò, che per questi sei mesi non si sarebbe cibato che di pane duro e di acqua, in attesa della liberazione e del trionfo finale.
Il 15 luglio 1535 venne condotto dinanzi al Senato ove egli espose apertamente le sue idee. Fu ascoltato in un silenzio quasi deferente, gli vennero fatte alcune obiezioni, e poi, cosa notevole date le abitudini di persecuzione nelle lotte politiche o religiose che vigevano nel secolo XVI, non subì alcun maltrattamento e fu condotto in carcere.

Gran dolore si sparse fra gli anabattisti di Strasburgo per la prigionia di Hoffmann; malgrado ciò la propaganda nella città fu continuata attivamente da due apostoli, LEONARDO IODEST e CORNELIO POLTERMANN, nonché da due donne, Orsola (moglie di Leonardo) e una certa Barbara.
In carcere giunse ad Hoffmann la notizia che Tripmacker, espulso da Emden e ricoveratosi in Olanda, era stato decapitato in Amsterdam.
Immenso fu il suo dolore, ma la sua fede non venne meno. Credette di avere visioni divine e profezie che comunicava, servendosi di una certa libertà che pur nel carcere gli era lasciata, a Leonardo Iodest, il quale le riferiva agli adepti. Infine, colpito da grave malattia, morì in quel carcere ove la relativa liberalità del Senato lo aveva mantenuto senza eccessivo rigore.
Dopo la morte di Hoffmann la propaganda anabattista continuò per merito dei suoi discepoli sia in Strasburgo che in una vasta zona a cavallo del confine fra Germania ed Olanda. Mentre però la liberalità del Senato di Strasburgo non dava adito a movimenti di rivolta e a sovvertimenti, le persecuzioni inflitte agli anabattisti in Olanda e nell'alta Germania costringevano questi a riunirsi per la comune difesa. Qui Hoffmann, nelle sue frequenti peregrinazioni, aveva gettato le basi di una vasta e poderosa associazione, ed è caratteristico il fatto che essa si componeva di uomini di razza diversa e si estendeva su una vasta zona attraverso la quale passava il confine di Stato.

Anche qui, come già nella colonia morava, le caratteristiche avversioni di razza avrebbero dovuto sparire, e ciò non sempre avvenne, nell'affratellamento generale.
Il successore di Hoffmann nell'organizzazione e nella propaganda anabattista in Olanda e nella Germania settentrionale fu un suo discepolo prediletto, certo GIOVANNI MATHIAS, di Harlem, uomo rude ed energico, che portò alla causa anabattista una enorme attività. La sua cultura non era molto vasta; conosceva però bene la Sacra Scrittura, e le sue prediche, pur trattando a preferenza il doloroso argomento della miseria popolare ed esaltando il sorgere di una nuova giustizia redentrice per gli oppressi e livellatrice per tutte le ricchezze per tutti i paesi, erano dense appunto di citazioni della Sacra Scrittura.
Nato dal popolo, ne conosceva l'animo, le facili esaltazioni, la tenacia, gli eccessi. Gli fu quindi facile imporsi e dominare. Diede gli argomenti principali, se non la forma letteraria, ad un libro intitolato: Restituzioni, nel quale esponeva in maniera più concreta che non fosse stato ancora fatto il programma dell'anabattismo. Tutta la società, secondo il programma da lui esposto, doveva assestarsi sopra una base puramente comunista, e i beni, che Iddio aveva dato agli uomini perché fossero fonte di lavoro e di esistenza, dovevano essere restituiti ai legittimi proprietari, cioè ai lavoratori. Faceva inoltre parte dei suo programma “l'abolizione” di liste civili, di privilegi, di spese per mantenimento della truppa, di decime, di spese gravanti sul popolo per festeggiamenti ai quali il popolo si disinteressava, ed altre riforme tendenti a diminuire gli oneri che opprimevano la plebe.

Mathias usava riunire nottetempo nella sua abitazione quegli adepti che per il loro ingegno egli giudicava più atti alla propaganda. Scelse quindi i suoi apostoli e li inviò in diverse regioni affinché riunissero intorno a un programma concreto tutti gli anabattisti. I più noti fra questi apostoli furono GIOVANNI BÈCOLD (o Bockelson) di LEYDA, BARTOLOMEO BOECKBINDER, DAVIDE HORN, MAINARDO DELPHEN, RODOLFO MARTIN, GERARDO BOECKBINDER, TEODORO CUIPER, SIMONE GRONING (padre di quel MENNO che più tardi fondò la setta mennonita).
Degli apostoli non tutti poterono sviluppare la loro propaganda, poiché parecchi vennero imprigionati per ordine del Conte Hagam. Di costoro, quelli che non vollero ritrattarsi furono decapitati.
Nella scelta della città che doveva rappresentare il fulcro del vasto movimento in preparazione tendente a dar vita ad una organizzazione che, a differenza di quanto formava la base della colonia morava, fosse assolutamente arbitra e indipendente da qualsiasi autorità locale non eletta dagli anabattisti stessi, MATHIAS scartò Strasburgo, ove pure gli anabattisti erano numerosi e ancora sotto il fascino della parola non dimenticata di HOFFMANN.

A Strasburgo, come si è visto, vigeva un ordinamento liberale e la città era nota per l'ospitalità che offriva a tutti, prescindendo dalle opinioni politiche e religiose. Lo stesso Hoffmann vi era stato, è vero, imprigionato; ma la sua prigionia fu regolata da un regime quanto mai blando. In tale città qualunque incitamento a una presa di possesso violenta sarebbe stata neutralizzata dalla apatia degli stessi adepti, i quali non avevano serie ragioni di avversione alle autorità cittadine che concedevano loro una libertà, relativamente ai tempi, veramente eccezionale. Inoltre Strasburgo era troppo lontana dall'Olanda ove Mathias aveva teso le file del prossimo rivolgimento. Per ragioni, dunque, che fanno fede del suo intelletto politico e della sua astuzia, egli scelse a centro della sua futura repubblica anabattista la città di Munster, nella Westfalia.

E nel prossimo capitolo, di Munster parleremo…

CAP. VII - REGIME POLITICO E RELIGIOSO A MUNSTER > > >

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