Siccome i laghi e i sistemi dei fiumi sono separati fra loro da barriere di terra, si potrebbe ritenere che le produzioni d'acqua dolce non si fossero estese ampiamente niella stessa regione; e sembrando che il mare sia una barriera anche più insuperabile, si potrebbe credere che quelle produzioni non siano mai state estese in paesi lontani. Ma i fatti provano esattamente il contrario.
Non solamente molte specie di acqua dolce, appartenenti a classi affatto differenti, hanno una enorme estensione, ma alcune delle specie affini prevalgono in un modo singolare per tutto il mondo. Io ricordo ancora da quanta meraviglia fui preso, quando, raccogliendo per la prima volta degli animali nelle acque dolci del Brasile, trovai tanta somiglianza negli insetti, molluschi, ecc., con quelli della Gran Bretagna; mentre le specie terrestri di quei contorni erano molto differenti.

Ma questa facoltà che posseggono le produzioni d'acqua dolce, di estendersi ampiamente, benchè inaspettata, può in molti casi spiegarsi considerando che esse divennero più atte, in una maniera molto utile ad esse, alle migrazioni brevi e frequenti da stagno a stagno o da corrente a corrente. Questa attitudine alla dispersione produce, come conseguenza quasi necessaria, la diffusione delle specie. Possiamo ora esaminare soltanto pochi casi, tra cui i pesci ne offrono alcuni di difficilissima spiegazione. Si riteneva, prima, che la medesima specie di acqua dolce non si trovi mai in due continenti tra loro molto distanti. Ma il dott. Günther ha dimostrato recentemente che il Galaxias attenuatus vive nella Tasmania, nella Nuova Zelanda, nelle isole Falkland e sul continente dell'America meridionale.

È questo un caso maraviglioso, il quale probabilmente accenna ad una dispersione da un centro antartico durante un caldo periodo passato. Questo uso è reso però alquanto meno sorprendente dal fatto che le specie di questo genere hanno la facoltà di attraversare, con mezzi non conosciuti, considerevoli spazi di mare; così trovasi una specie che è comune alla Nuova Zelanda ed alle isole Aukland, che ne distano circa 230 miglia inglesi. Talvolta i pesci di acqua dolce hanno una vasta e quasi capricciosa distribuzione sullo stesso continente, così che due sistemi di fiumi hanno comune una parte de' loro pesci, mentre l'altra parte è diversa. È probabile che siano occasionalmente trasportati con quei mezzi che chiamiamo accidentali. Così non raramente i pesci sono trasportati in luoghi distanti dai turbini, ed è noto che le uova conservano la loro vitalità lungo tempo dopo essere state levate dall'acqua.

Ma la loro dispersione devesi principalmente attribuire a cambiamenti nel livello della terraferma durante l'attuale periodo, in seguito a cui alcuni fiumi confluirono in uno. Si può anche dimostrare con esempi che ciò è avvenuto, senza cambiamento di livello, per effetto delle inondazioni. La grande diversità fra i pesci che vivono ai versanti opposti di catene di montagne, le quali sono continue ed hanno perciò da tempi remoti impedito la confluenza dei loro fiumi, conduce allo stesso risultato. Alcuni pesci di acqua dolce discendono da forme assai antiche, e quindi il tempo a grandi cambiamenti geografici non è mancato, e quelle forme hanno quindi avuto il tempo ed i mezzi per diffondersi ampiamente colle migrazioni. Oltreciò il dott. Günther fu recentemente, da diverse considerazioni, indotto a ritenere, che nei pesci le stesse forme abbiano una lunga durata. I pesci marini possono lentamente essere abituati all'acqua dolce, e secondo il Valenciennes non vi ha forse gruppo di pesci limitato unicamente a questo ambiente, cosicchè una forma marina appartenente a un gruppo di acqua dolce può migrare lungo una costa di mare, e divenire senza grande difficoltà adattata a vivere nelle acque dolci di una terra lontana.
Alcune specie di molluschi d'acqua dolce hanno una estensione molto grande e le specie affini che, secondo la mia teoria, sono discese da un progenitore comune e debbono derivare da una sola sorgente, prevalgono sopra tutto il globo. La loro distribuzione mi fece sulle prime rimanere molto perplesso, mentre le loro uova non sono facilmente trasportate dagli uccelli ed esse sono immediatamente uccise dall'acqua del mare, come gli adulti. Nè potevo rendermi ragione del modo con cui alcune specie naturalizzate si sono diffuse rapidamente nella medesima regione. Ma due fatti da me osservati spargono qualche luce su questo argomento (e certamente molti altri fatti analoghi si scopriranno). Io ho veduto per due volte un'anitra uscire improvvisamente da uno stagno coperto di lenti palustri, rimanendo queste piccole piante attaccate al suo dorso; ora mi è avvenuto che nel levare da un acquario una piccola lente palustre per metterla in un altro, involontariamente ho popolato quest'ultimo coi molluschi di acqua dolce del primo.

Ma un'altra influenza è forse più efficace; io ho sospeso una zampa di anitra in un acquario in cui stavano schiudendosi molte uova di molluschi di acqua dolce e trovai che un grandissimo numero di molluschi, estremamente piccoli ed appena sbucciati dall'uovo, si erano portati sul piede e vi stavano attaccati con tanta forza che anche scuotendoli fuori dell'acqua non potevano levarsi, quantunque se fossero stati di un'età più adulta si sarebbero lasciati cadere spontaneamente. Questi molluschi appena sviluppati, benchè acquatici per natura, sopravvissero sul piede dell'anitra nell'aria umida, da dodici a venti ore; in questo intervallo di tempo un'anitra, o un airone può volare ad una distanza di sei o settecento miglia e non mancherebbe di arrestarsi sopra uno stagno o presso un ruscello di un'isola oceanica o di qualunque altro luogo distante, in cui il vento lo trasportasse attraverso l'oceano. Sir Carlo Lyell mi ha narrato che un Dyticus è stato colto nel mentre trasportava un Ancylus (mollusco d'acqua dolce simile alle patelle) che fortemente aderiva al primo; e un coleottero acquatico della stessa famiglia, un Colymbetes, volò una volta a bordo del Beagle che era lontano 45 miglia dalla terra più vicina; ora niuno potrebbe indovinare a quale distanza sarebbe giunto, quando fosse stato secondato dal vento.

Riguardo alle piante, tutti sanno da lungo tempo quanto sia enorme l'estensione di molte specie d'acqua dolce ed anche di quelle delle paludi, tanto nei continenti, quanto sulle isole oceaniche più lontane. Questo fatto, come fu notato da Alfonso De Candolle, si osserva segnatamente in quei grandi gruppi di piante terrestri, i quali non hanno che specie acquatiche; perchè pare che queste ultime acquistino immediatamente una estensione molto vasta, come se fosse una conseguenza diretta. A mio avviso i mezzi favorevoli di dispersione bastano a spiegare il fatto. Ho già ricordato prima che la terra, sebbene di rado, pure occasionalmente si attacca ai piedi e ai becchi degli uccelli. Ora le gralle che frequentano le sponde melmose delle paludi, se prendono la fuga improvvisamente, esporteranno più facilmente la melma coi loro piedi. E può dimostrarsi che gli uccelli di quest'ordine sono quelli che viaggiano più degli altri, e si trovano talvolta sulle isole più remote e più sterili, in alto mare. Essi non possono posarsi sulla superficie del mare, per cui il fango non potrebbe essere sciolto dall'acqua che ne laverebbe le zampe; e quando prendessero terra, essi certamente volerebbero ai naturali serbatoi d'acqua dolce, che sogliono preferire.

Non credo che i botanici sappiano di quanti semi sia pieno il pantano delle paludi; ho fatto alcuni esperimenti, ma non esporrò in questa occasione che il risultato più notevole. Nel mese di febbraio io ho preso tre cucchiaiate di melma sotto l'acqua da tre punti diversi, sul margine di un piccolo stagno; questo fango secco pesava soltanto sei oncie e tre quarti; lo conservai coperto nel mio studio per sei mesi, staccando e contando ogni pianta che nasceva. Le piante appartenevano a molte specie e salirono al numero di 537; eppure la melma densa, che le conteneva tutte, stava in una tazza!

Considerando questi fatti, mi parrebbe invero una circostanza inesplicabile se avvenisse che gli uccelli acquatici non trasportassero i semi delle piante d'acqua dolce a grandi distanze, e che per conseguenza l'estensione di queste piante non fosse immensa.
I medesimi risultati possono attendersi anche riguardo alle uova di alcuni degli animali più piccoli d'acqua dolce. Ma probabilmente altre cause ignote avranno anche la loro influenza. Io ho detto che i pesci d'acqua dolce mangiano certe sorta di semi, sebbene ne rigettino molte altre specie dopo averli ingoiati; anche i piccoli pesci mangiano semi di moderate dimensioni, come quelli del giglio d'acqua giallo e del Potamogeton. Gli aironi ed altri uccelli vanno tutti i giorni alla caccia dei pesci; essi, dopo di averli mangiati, riprendono il volo e si volgono verso altre acque o sono trasportati dal vento a traverso del mare. Abbiamo veduto che i semi conservano la loro facoltà germinativa dopo molte ore, quando sono emessi colle pallottole, ovvero negli escrementi.

Quando io vidi la grandezza dei semi dell'elegante giglio d'acqua, il Nelembium, e mi ricordai le osservazioni di Alfonso de Candolle su questa pianta, io pensavo che la distribuzione di essa dovesse rimanere affatto inesplicabile; ma Audubon dichiara di aver trovato i semi del gran giglio acquatico meridionale (probabilmente il Nelumbium luteum, secondo il dott. Hooker) nello stomaco di un airone. Quantunque io non abbia constatato il fatto, pure l'analogia mi fa credere che un airone, volando da una palude all'altra e prendendo un pasto abbondante di pesci, probabilmente rigetterà dal suo stomaco una pallottola contenente dei semi di Nelumbium non digeriti; oppure che i semi possano cadere, mentre quest'uccello alimenta i suoi piccoli, nello stesso modo con cui talvolta cadono i pesci.

Riflettendo a questi vari mezzi di distribuzione, non deve dimenticarsi che quando uno stagno o un fiume si formano per la prima volta, per esempio sopra un'isoletta nascente, non vi sarà alcuna produzione; ed ogni seme od uovo che vi cada avrà una forte probabilità di prosperare. Sebbene vi abbia sempre la lotta per l'esistenza fra gli individui delle varie specie, per quanto siano scarse, in ogni stagno già occupato, pure essendo piccolo il numero delle specie in confronto di quelle della terra, la concorrenza sarà probabilmente meno severa fra le specie acquatiche che fra le terrestri; per conseguenza una forma venuta dalle acque di un'altra regione avrà maggiore probabilità di stabilirsi nella nuova dimora di quel che non abbiano i coloni terrestri. Fa d'uopo inoltre rammentare che molte produzioni d'acqua dolce sono molto basse nella scala della natura e che vi sono motivi di ritenere che questi esseri inferiori si trasformino o restino modificati meno rapidamente degli esseri elevati; per cui la stessa specie acquatica disporrà di un tempo più lungo per le sue migrazioni. Non dobbiamo poi dimenticare che probabilmente molte specie, anticamente disseminate sopra una immensa estensione continua, siano rimaste estinte nelle regioni intermedie. Ma credo che la vasta distruzione delle piante di acqua dolce e degli animali inferiori, sia che conservino la stessa identica forma, sia che si modifichino di qualche grado, dipenda in principal modo dalla dispersione grande dei loro semi e delle uova fatte dagli animali e più specialmente dagli uccelli d'acqua dolce che hanno molta potenza di volo: i quali naturalmente passano da un bacino d'acqua all'altro.
SUGLI ABITANTI DELLE ISOLE OCEANICHE
Passiamo ora all'ultima delle tre classi di fatti da me prescelti, come quelle che presentano le obbiezioni più forti contro l'ipotesi che tutti gli individui d'una medesima specie e delle specie affini siano derivati da un solo progenitore; e perciò siano tutti usciti da un luogo di origine loro comune, nonostante che nel corso del tempo essi siano giunti ad abitare dei punti distanti del globo. Ho già dichiarato che non potrei ammettere l'idea di Forbes sulle estensioni continentali, opinione che quando fosse razionalmente abbracciata ci condurrebbe a stabilire che, in un periodo recente, tutte le isole esistenti erano più o meno perfettamente congiunte a qualche continente. Questa opinione eliminerebbe molte difficoltà, ma non servirebbe a spiegare tutti i fatti che riguardano le produzioni isolane. Nelle considerazioni che seguono non mi limiterò alla sola questione della dispersione, ma tratterò di alcuni altri fatti che possono determinare la verità di una delle due teorie, cioè di quella delle creazioni indipendenti, o dell'altra della discendenza con modificazioni.

Le specie d'ogni sorta che stanno nelle isole oceaniche sono poche, in confronto di quelle che abitano sopra una uguale superficie continentale; Alfonso De Candolle ammette questo fatto rispetto alle piante, e Wollaston in quanto agli insetti. Se noi riflettiamo alla vasta superficie e alle svariate regioni della Nuova Zelanda, la quale si estende per 780 miglia di latitudine; e paragoniamo le sue piante fanerogame, che sono soltanto 750, con quelle esistenti sopra un'area uguale al Capo di Buona Speranza o in Australia, dobbiamo pur convenire che qualche causa ha prodotto una tale differenza nel numero, indipendentemente affatto da qualunque differenza nelle condizioni fisiche.

Anche la contea uniforme di Cambridge ha 847 piante, e la piccola isola di Anglesea ne possiede 764; ma alcune felci ed altre piante introdotte sono comprese in questi numeri, e quindi il confronto, anche per qualche altro rapporto, non è interamente completo ed esatto. Si hanno delle prove che l'isola sterile dell'Ascensione possedeva una mezza dozzina di piante fanerogame; tuttavia molte altre piante si naturalizzarono in quella isola, come lo furono nella Nuova Zelanda e in ogni altra isola oceanica che possa nominarsi. Si crede che a Sant'Elena le piante e gli animali che vi furono introdotti distrussero interamente o quasi interamente molte produzioni indigene. Colui che adotta la teoria della creazione di ogni specie distinta, dovrà ammettere che non fu creato un numero sufficiente di piante e animali meglio adatti sopra le isole oceaniche; perchè l'uomo ha involontariamente popolato quelle isole da varie sorgenti assai più completamente e perfettamente che non fece la natura.

Sebbene il numero delle specie degli abitanti nelle isole oceaniche sia scarso, la proporzione delle specie endemiche (cioè di quelle che non si trovano in qualunque altra parte del mondo) è, spesso estremamente grande. Se noi paragoniamo, per esempio, il numero dei molluschi terrestri endemici di Madera o degli uccelli endemici dell'Arcipelago Galapagos col numero delle specie trovate in un continente, e si paragoni la superficie di quelle isole con quella del continente stesso, vedremo quanto sia fondata questa proposizione. Questo fatto poteva prevedersi, seguendo la mia dottrina, perchè, come spiegai altrove, quelle specie che dopo lunghi intervalli arrivano occasionalmente in un distretto nuovo ed isolato, e debbono competere con altre specie associate, saranno soggette a modificazioni in modo eminente, e daranno spesso origine a gruppi di discendenti modificati. Ma perchè in un'isola quasi tutte le specie di una classe sono peculiari, non ne segue che quelle di un'altra classe, o di un'altra sezione della medesima classe siano pure particolari a quella regione.

Questa differenza sembra dipendere in parte dall'aver immigrato con facilità ed in massa quelle specie che non si erano modificate: per modo che le loro mutue relazioni non furono molto turbate; ed in parte dal frequente arrivo di immigranti non modificati dalla madrepatria e dal loro conseguente incrociamento con essi. Rispetto agli effetti di questo incrociamento, deve ricordarsi che la progenie che ne nasce quasi certamente acquista maggior vigore; cosicchè anche un incrociamento occasionale produrrà un effetto maggiore di quello che dapprima poteva aspettarsi. Diamone alcuni esempi. Nelle isole Galapagos vi sono 26 uccelli terrestri; 21 di questi (e forse 23) sono particolari di quelle isole; al contrario sopra 11 uccelli marini, 2 soli sono peculari; ed è ovvio che gli uccelli marini possono giungere più facilmente a queste isole degli uccelli terrestri.

La Bermuda, dall'altra parte, che giace quasi alla medesima distanza dall'America settentrionale, come le isole Galapagos dall'America meridionale, e che ha un suolo affatto particolare, non possiede alcun uccello terrestre endemico. E noi sappiamo dalla mirabile descrizione della Bermuda di J. M. Jones che moltissimi uccelli dell'America settentrionale, nelle loro grandi migrazioni annue, visitano quest'isola o periodicamente, o accidentalmente. Anche Madera non possiede alcun uccello speciale, e tuttavia molti uccelli europei ed africani sono quasi tutti gli anni trasportati colà, come ho saputo da E. V. Harcourt. L'isola è abitata da 99 specie di uccelli, di cui una sola è propria dell'isola, ma strettamente affine con una forma europea; 3-4 altresono limitate ad essa ed alle isole Canarie. Per modo che queste due isole, la Bermuda e Madera, furono popolate da uccelli, i quali per lunghe età avevano lottato insieme nelle antiche loro dimore e divennero scambievolmente adatti fra loro; e quando si stabilirono nelle nuove regioni, ogni razza sarà stata mantenuta dalle altre nel proprio posto e in conformità delle sue abitudini, e quindi sarà stata poco soggetta a modificazioni. Qualunque tendenza a modificarsi sarà anche stata impedita dagli incrociamenti cogli immigranti non alterati della madre-patria. Madera è anche abitata da un numero portentoso di molluschi terrestri particolari, al contrario nessuna specie di conchiglie marine è confinata nelle sue coste. Ora, sebbene non sappiamo come siansi disperse colà le conchiglie marine, pure si può presumere che le loro uova o le larve, attaccate forse alle piante marine o ai legni galleggianti, ovvero ai piedi delle gralle, siano trasportate più facilmente delle conchiglie terrestri fino a 300 o 400 miglia di alto mare. I differenti ordini d'insetti di Madera presentano, a quanto sembra, dei fatti analoghi.

Alle isole oceaniche mancano talvolta animali di intere classi, ed i loro posti sono occupati da altre classi; nelle isole Galapagos i rettili e nella Nuova Zelanda gli uccelli giganteschi senz'ali stanno nel posto dei mammiferi. Sebbene qui la Nuova Zelanda sia menzionata tra le isole oceaniche, è dubbio se ad esse appartenga, poichè è di grandezza ragguardevole e non separata dall'Australia da un mare profondo. Stando al suo carattere geologico ed alla direzione delle catene di montagne W. B. Clarke ha recentemente sostenuto che quest'isola, insieme colla Nuova Caledonia, debbasi considerare come un'appendice all'Australia. Quanto alle isole Galapagos il dott. Hooker ha dimostrato che i numeri proporzionali dei diversi ordini di piante differiscono assai da quelli che si hanno altrove. Questi fatti si attribuiscono generalmente alle condizioni fisiche delle isole; ma questa spiegazione mi pare molto incerta. Mi sembra che la facilità delle immigrazioni debba riguardarsi almeno altrettanto importante, come la natura delle condizioni locali.

Potrebbero citarsi molti fatti singolari concernenti gli abitanti d'isole molto lontane. Così in certe isole, non abitate dai mammiferi, alcune piante endemiche hanno dei magnifici semi ad uncini; eppure poche relazioni sono più sorprendenti della proprietà dei semi ad uncini di essere trasportati dalla lana o dal pelo dei quadrupedi. Questo caso, secondo le mie idee, non offre alcuna difficoltà, perchè un seme ad uncini può essere tradotto in un'isola con alcuni altri mezzi; e anche se la pianta si modifichi leggermente, ma conservi ancora i suoi semi ad uncini, formerebbe una specie endemica dotata di un'appendice inutile, come lo sarebbe un organo rudimentale, per esempio come lo sono le ali ripiegate sotto le elitre saldate di molti coleotteri isolani. Le isole posseggono spesso alberi ed arbusti appartenenti ad ordini che altrove non comprendono che specie erbacee; ora gli alberi generalmente hanno una estensione molto ristretta, qualunque ne sia la cagione, come ha dimostrato Alfonso De Candolle. Perciò gli alberi sono poco adatti ad emigrare verso lontane isole oceaniche; ed una pianta erbacea, sebbene abbia poca probabilità di competere con successo in statura con un albero pienamente sviluppato, quando si stabilisca in un'isola ed abbia a lottare colle sole piante erbacee, può facilmente ottenere un vantaggio su queste, crescendo ad una maggiore altezza e superando le altre piante. Se l'elezione naturale deve tendere in tal modo ad accrescere la statura delle piante erbacee che si sviluppano in un'isola oceanica, a qualunque ordine appartengano, essa può cambiarle prima in arbusti e infine formarne degli alberi.
MANCANZA DEI BATRACI E DEI MAMMIFERI TERRESTRI
NELLE ISOLE OCEANICHE
In quanto alla mancanza di ordini interi sulle isole oceaniche, Bory de Saint-Vincent da molto tempo ha osservato che i batraci (rane, rospi, salamandre) non furono mai trovati sopra alcune delle molte isole che sono sparse in tutti i grandi oceani. Mi sono impegnato a verificare questa asserzione ed ho constatato che sussiste pienamente, se si prescinde dalla Nuova Zelanda, dalla Nuova Caledonia, dalle isole Andaman e forse dalle isole di Salomone e dalle Seychelles. Ma dissi già essere cosa dubbia, se la Nuova Zelanda e la Nuova Caledonia possansi annoverare tra le isole oceaniche, e maggiore è ancora il dubbio a riguardo del gruppo delle Andaman e di Salomone e delle Seychelles. Questa generale assenza delle rane, dei rospi e delle salamandre in tante isole oceaniche non potrebbe attribuirsi alle loro condizioni fisiche; infatti sembra che le isole siano particolarmente convenienti a questi animali: perchè le rane furono introdotte a Madera, nelle Azzorre e all'Isola Maurizio, e vi si moltiplicarono in modo da divenire dannose. Ma sapendosi che questi animali e le loro uova fecondate sono immediatamente uccisi dall'acqua del mare, deve essere assai difficile il loro trasporto a traverso del mare, e da ciò risulta, secondo le mie idee, il motivo per cui non esistono in ogni isola oceanica. Del resto sarebbe molto arduo lo spiegare per quale ragione non siano state create colà, seguendo la teoria delle creazioni indipendenti.

I mammiferi presentano un altro caso simile. Ho riveduto diligentemente i viaggi più antichi e non ho ancora compiute le mie ricerche, ma non ho finora trovato un solo esempio bene accertato di mammiferi terrestri (eccettuati gli animali domestici che si conservano dagli abitanti) che abitano un'isola situata a 300 miglia da un continente o da una grande isola continentale; e molte isole che sono ad una distanza molto minore ne sono prive. Le isole Falkland, che sono abitate da una volpe simile al lupo, formano quasi una eccezione; ma questo gruppo non può riguardarsi come oceanico, mentre poggia sopra un banco legato col continente e distante dal medesimo 280 miglia circa; inoltre i ghiacci galleggianti trasportarono anticamente dei massi di roccie sulle loro coste occidentali e quindi possono anche avervi depositato delle volpi, come accade spesso anche al presente nelle regioni artiche. Nondimeno non potrebbe asserirsi che le isole piccole non possono dar ricetto ai piccoli mammiferi, perchè questi si trovano in molte parti del mondo sopra piccolissime isolette, in prossimità dei continenti; nè può citarsi un'isola sola in cui i nostri minori mammiferi non siano stati naturalizzati e non si siano moltiplicati grandemente. Nè potrebbe dirsi, in base dell'opinione comunemente adottata delle creazioni, che in quei luoghi mancasse il tempo per la creazione dei mammiferi; molte isole vulcaniche infatti sono abbastanza antiche, come lo provano le meravigliose degradazioni che soffrirono e i loro strati terziari; vi fu inoltre del tempo sufficiente per la produzione di specie endemiche appartenenti ad altre classi; ed è cosa nota che sui continenti i mammiferi appariscono e si perdono più rapidamente degli altri animali inferiori.
Sebbene non si incontrino mammiferi terrestri nelle isole oceaniche, pure in quasi tutte queste isole si osservano dei mammiferi volanti. La Nuova Zelanda possiede due pipistrelli che non si trovano in qualsiasi altra parte del mondo; l'isola Norfolk, l'Arcipelago Viti, le isole Bouin, gli arcipelaghi delle Caroline e delle Marianne e l'Isola Maurizio, posseggono tutte i loro pipistrelli speciali. Ora potrebbe domandarsi, come la supposta forza creatrice abbia formato su quelle isole remote soli pipistrelli e non altri mammiferi? Secondo il mio modo di vedere, a quest'interrogazione può rispondersi agevolmente; perchè niun mammifero terrestre può essere trasportato sopra grandi spazi di mare, ma i pipistrelli possono facilmente volare fino a quelle isole. Si sono veduti pipistrelli che erravano di giorno sull'Oceano Atlantico a molta distanza dalle terre, e due specie dell'America settentrionale sia regolarmente, sia accidentalmente visitano la Bermuda alla distanza di 600 miglia dal continente. Ho appreso dal Tomes, che ha studiato particolarmente questa famiglia, che molte di queste specie hanno una estensione enorme e si trovano sui continenti e sulle isole più lontane.
Conseguentemente non ci resta che da supporre che queste specie erranti siano state modificate, mediante l'elezione naturale nelle loro nuove dimore, in relazione alla nuova loro posizione: e allora facilmente capiremo la presenza dei pipistrelli endemici sulle isole, colla mancanza di tutti gli altri mammiferi terrestri.
Oltre l'assenza dei mammiferi terrestri, in relazione alla distanza delle isole dai continenti, vi è anche un'altra relazione, fino ad un certo punto indipendente dalla distanza, fra la profondità del mare che separa un'isola dal continente più vicino e la presenza in entrambi della medesima specie di mammiferi o di specie affini, in condizioni più o meno modificate. Windsor Earl ha fatto alcune notevoli osservazioni, a questo riguardo, sul grande Arcipelago Malese che è attraversato presso Celebes da una striscia di mare molto profondo; questo spazio divide due faune mammologiche completamente diverse. Da un lato di questo spazio le isole giacciono sopra banchi sottomarini non molto profondi e sono abitate da quadrupedi identici, o almeno molto affini. Senza dubbio in questo grande arcipelago si notano alcune anomalie, e in certi casi è molto difficile formare un giudizio intorno alla probabile naturalizzazione di alcuni mammiferi e decidere se abbia da attribuirsi all'opera dell'uomo; ma noi avremo presto molte notizie sulla storia generale di quell'arcipelago, per le ricerche e lo zelo mirabile del Wallace. Io non ebbi ancora tempo di continuare l'esame di tale soggetto per tutte le parti del mondo; ma per quanto potei osservare, la relazione ora detta generalmente si verifica.

Noi vediamo la Gran Bretagna separata dall'Europa mediante un Canale poco profondo e i mammiferi sono i medesimi da ambe le parti dello stretto; e troviamo dei fatti analoghi sopra molte isole divise dall'Australia per mezzo di consimili canali. Le isole delle Indie Occidentali giacciono sopra un banco sommerso, alla profondità di 1000 braccia, e vi troviamo le forme americane; ma le specie ed anche i generi sono molto distinti. Siccome il complesso delle modificazioni in ogni caso dipende fino ad un certo grado dal tempo trascorso, ed è chiaro che nei cambiamenti di livello le isole separate da canali poco profondi possono essere state unite più facilmente in continuità della terraferma in un periodo recente di quelle isole che sono separate da canali profondi, ci sarà facile intendere la frequente relazione che si nota fra la profondità del mare e il grado di affinità dei mammiferi abitanti le isole con quelli del continente più vicino, - relazione che sarebbe inesplicabile secondo la teoria degli atti indipendenti di creazione.
Tutte le precedenti considerazioni sugli abitanti delle isole oceaniche, vale a dire la scarsezza delle specie, - la ricchezza delle forme endemiche in particolari classi o sezioni di classi, - la mancanza di interi gruppi, come di quello dei batraci e dei mammiferi terrestri, non ostante la presenza dei pipistrelli, - le proporzioni singolari di certi ordini di piante, - lo sviluppo delle forme erbacee in alberi, ecc.,- mi sembra che concordino meglio coll'idea dei mezzi occasionali di trasporto, i quali ebbero una grande influenza nel lungo corso dei tempi, di quello che coll'opinione che tutte le isole oceaniche siano state anticamente unite per mezzo di terre continue col continente più vicino; perchè in questa seconda ipotesi la migrazione probabilmente sarebbe stata assai più completa; e se si ammettano le modificazioni, tutte le forme viventi sarebbero state più equabilmente modificate, in tal caso, in ragione della importanza superiore delle relazioni fra organismo ed organismo.

Non nego che esistano ancora molte e gravi difficoltà per dimostrare in che modo diversi abitanti delle isole più remote possano essere giunti nelle loro attuali dimore, sia conservando ancora la stessa forma specifica, sia modificandosi dopo il loro arrivo. Ma non deve trascurarsi la probabilità dell'antica esistenza di molte isole come luoghi di stazione, delle quali non rimane oggi alcun avanzo. Darò qui un solo esempio di questi casi difficili. Quasi tutte le isole oceaniche, anche le più isolate e le più piccole, contengono dei molluschi terrestri che generalmente appartengono a specie endemiche, ma talvolta anche a specie che trovansi altrove. Il dott. Augusto A. Gould ha esposto vari fatti interessanti riguardo ai molluschi terrestri delle isole del Pacifico. Ora è cosa nota che i molluschi terrestri sono facilmente uccisi dall'acqua salata; le loro uova, quelle almeno che furono da me sperimentate, si affondano nell'acqua del mare e vi muoiono.

Devono dunque esistere, secondo la mia teoria, alcuni mezzi ignoti ma altamente efficaci pel trasporto delle medesime. Non potrebbero i giovani molluschi, appena usciti dall'uovo, accidentalmente arrampicarsi e restare attaccati ai piedi degli uccelli che si fermarono sul terreno ed essere così trasportati da essi? Mi sono immaginato che i molluschi terrestri, quando passano l'inverno ed hanno la bocca della loro conchiglia munita di un opercolo membranoso, possano trovarsi nascosti nelle fessure dei legni galleggianti e traversare dei bracci di mare di qualche larghezza. Ho trovato che varie specie possono sostenere, senza danno, in questo stato un'immersione di sette giorni nell'acqua del mare; uno di questi molluschi era l'Helix pomatia, la quale, dopo un riposo invernale, venne immersa di nuovo per venti giorni nell'acqua marina e la ricuperai in uno stato perfetto. In questo tempo essa avrebbe potuto essere trasportata da una corrente marina di mediocre celerità fino alla distanza di 600 miglia geogr.

Siccome questa specie di Helix possiede un grosso opercolo calcareo, lo levai, ed appena se ne era formato un altro membranoso, la sommersi di nuovo per quattordici giorni nell'acqua marina, dopo di che si riebbe perfettamente e se ne andò. Simili esperimenti fece di recente il barone Aucapitaine; egli mise 100 lumache terrestri, appartenenti a 10 specie, in una cassa munita di fori, e le sommerse durante quattordici giorni nell'acqua marina. Delle 100 lumache ne camparono ventisette. La presenza dell'opercolo sembra essere stata importante, poichè dei dodici esemplari della Cyclostoma elegans, la quale ha un opercolo, 11 si conservarono vivi. Se considero che la Helix pomatia, con cui io ho sperimentato, ha resistito sì bene all'acqua marina, è rimarchevole che dei 55 esemplari appartenenti a quattro specie di Helix, co' quali ha sperimentato l'Aucapitaine, neppure uno siasi conservato. Del resto non è probabile che le lumache terrestri siano state spesso trasportate in questo modo; i piedi degli uccelli sono un mezzo di trasporto più probabile.

RELAZIONE DEGLI ABITANTI DELLE ISOLE
CON QUELLI DEI CONTINENTI PIÙ VICINI

Il fatto per noi più importante e singolare, riguardo agli abitanti delle isole, sta nella loro affinità con quelli dei continenti più vicini, quantunque non siano le medesime specie. Potrebbero citarsi moltissimi esempi di questa legge. Ne prenderò un solo dall'Arcipelago Galapagos, posto sotto l'equatore fra 500 e 600 miglia dalle coste dell'America meridionale. Quivi quasi tutte le produzioni terrestri ed acquatiche portano l'impronta evidente del continente americano. Vi sono ventisei uccelli di terra e di questi, ventuno o forse ventitre sono classificati come specie distinte, e si suppone che siano state create colà; eppure la stretta affinità di questi uccelli colle specie americane in ogni carattere, nelle loro abitudini, nel portamento, nel suono della voce, è manifesta. Altrettanto deve dirsi degli altri animali, e di quasi tutte le piante, come fu dimostrato dal dott. Hooker nella sua stupenda Memoria sulla flora di quell'arcipelago. Il naturalista, esaminando gli abitanti di queste isole vulcaniche del Pacifico che sono lontane per alcune centinaia di miglia dal continente, sente tuttavia di essere ancora sulla terra americana.

Per qual motivo ciò avviene? Per qual motivo dovrebbero le specie conservare l'impronta così palese dell'affinità che le connette a quelle create in America, se supponiamo che quelle specie siano state create nell'Arcipelago Galapagos? Nelle condizioni di vita di queste isole, nella loro geologica natura, nella loro altezza, nel loro clima e nelle proporzioni con cui le varie classi sono insieme associate, qui non abbiamo nulla che somigli alle condizioni delle coste dell'America meridionale; anzi in fatto abbiamo una dissomiglianza considerevole per tutti questi rispetti. Al contrario havvi un grado notevole di somiglianza nella natura vulcanica del suolo, nel clima, nell'altezza e nella grandezza delle isole, fra l'Arcipelago Galapagos e quello del Capo Verde. Ma quale intera ed assoluta differenza non si riscontra nei loro abitanti! Gli abitanti delle isole di Capo Verde hanno con quelli d'Africa rapporti analoghi a quelli che passano fra gli abitanti delle isole Galapagos e quelli d'America. Io credo che tali fatti non possano ricevere alcuna spiegazione, secondo l'opinione ordinaria delle creazioni indipendenti; all'opposto, secondo le idee da me propugnate, è facile vedere che le isole Galapagos potevano ricevere coloni dall'America, sia mediante mezzi occasionali di trasporto, oppure (dottrina alla quale non credo) per mezzo di una terra che anticamente legava queste isole al continente; parimenti le isole di Capo Verde li avrebbero ricevuti dall'Africa. Questi coloni sarebbero stati soggetti a modificazioni: ma il principio d'eredità tradisce ancora la loro patria originale.

Potrebbero constatarsi molti altri fatti analoghi; ma è questa una regola quasi universale, che cioè le produzioni endemiche delle isole hanno molti rapporti con quelle dei continenti vicini o delle altre isole prossime. Le eccezioni sono poche e la maggior parte può spiegarsi. Così le piante della terra di Kerguelen, benchè questa regione sia più vicina all'Africa che all'America, sono maggiormente affini a quelle dell'America, come si conosce dalle descrizioni del dott. Hooker; ma quando si ammetta che quest'isola sia stata popolata principalmente di semi misti alla terra e alle pietre trasportate dai ghiacci galleggianti condotti dalle correnti predominanti, quest'anomalia scompare. Le piante endemiche della Nuova Zelanda sono in affinità più stretta coll'Australia, che è il continente più vicino, che con qualsiasi altra regione: ciò è naturale e doveva prevedersi; ma esse hanno anche una evidente affinità con l'America meridionale, la quale, sebbene sia il continente più vicino dopo l'Australia, è tanto distante che il fatto diventa anomalia. Ma codesta difficoltà è quasi eliminata quando si rifletta che la Nuova Zelanda, l'America meridionale ed altre isole meridionali furono, in epoca remota, popolate parzialmente da un punto quasi intermedio ma lontano, cioè dalle isole antartiche, quando esse erano coperte di vegetazione prima che cominciasse il periodo glaciale. L'affinità fra la flora dell'angolo sud-ovest dell'Australia e quella del Capo di Buona Speranza, la quale, sebbene sia poca, pure è reale, come mi assicurò il dott. Hooker, è un fatto assai più rimarchevole e presentemente non può darsene alcuna spiegazione; ma questa affinità si limita alle sole piante e certamente potrà in seguito esserne rivelata la cagione.

La legge per cui gli abitanti di un arcipelago, quantunque distinti specificamente, sono strettamente affini a quelli del continente più vicino, talvolta si applica in una piccola scala, benchè in una maniera più interessante; nei limiti del medesimo arcipelago. Così le diverse isole dell'Arcipelago Galapagos sono occupate da specie che sono in rapporti molto stretti in modo meraviglioso, come altrove ho dimostrato; cosicchè gli abitanti di ogni isola separata, sebbene distinti in gran parte, sono connessi fra loro in grado incomparabilmente maggiore di quello che cogli abitanti di ogni altra parte del mondo. E ciò doveva precisamente prevedersi, secondo le mie idee, perchè quelle isole sono così vicine, che debbono quasi inevitabilmente ricevere degli immigrati dalla stessa sorgente originale, o l'una dall'altra. Ma questa dissomiglianza fra gli abitanti endemici delle isole può usarsi come un argomento contrario alla mia teoria; perchè potrebbe chiedersi come mai sia avvenuto che in diverse isole, situate a poco distanza fra loro, aventi la stessa natura geologica, la stessa altezza, il medesimo clima, ecc., molti immigranti sieno stati modificati differentemente, benchè soltanto leggermente.

Questa mi è sembrata per molto tempo una grave obbiezione: ma essa è fondata principalmente sull'errore, profondamente radicato, di considerare le condizioni fisiche di un paese come le più importanti per i suoi abitatori; al contrario credo non possa contrastarsi che la natura degli abitanti, coi quali ogni altro deve lottare, sia un elemento di successo almeno ugualmente importante e in generale assai più influente. Ora se noi consideriamo quegli abitanti delle isole Galapagos che trovansi in altre parti del mondo (lasciando in disparte pel momento le specie endemiche, che non possono comprendersi qui rettamente, mentre dobbiamo ricercare come esse si siano modificate dopo il loro arrivo), noi troviamo un complesso considerevole di differenza nelle varie isole. Questa differenza doveva infatti ammettersi secondo l'ipotesi che le isole siano state popolate con mezzi occasionali di trasporto; un seme di una pianta, per esempio, essendo stato portato sopra una di quelle isole e quello di un'altra sopra un'isola diversa.

Quindi allorchè nei tempi antichi una specie immigrante si stabilì in una di queste isole o in parecchie, ovvero quando posteriormente si sparse da un'isola all'altra, si sarà trovato esposto certamente a condizioni di vita diverse nelle differenti isole, perchè avrà dovuto competere con differenti gruppi di organismi. Una pianta, per esempio, avrà trovato un terreno più conveniente per essa, occupato più completamente da piante distinte in un'isola che nell'altra, e sarà stata in balìa degli attacchi di nemici alquanto differenti. Se quindi essa variava, l'elezione naturale avrà favorito probabilmente delle varietà diverse nelle varie isole. Alcune specie però poterono estendersi e conservare non pertanto il medesimo carattere in tutto il gruppo, precisamente come si osserva nei continenti in cui certe specie si diffondono assai e rimangono inalterate.

Il fatto in realtà sorprendente, che si nota nelle isole dell'Arcipelago Galapagos e in grado minore in alcuni altri casi analoghi, è che le nuove specie formate in ogni isola separata non si sono rapidamente sparse nelle altre isole. Ma queste isole, sebbene siano in vista l'una dell'altra, sono divise da profondi canali, in molti punti più larghi del canale della Manica, e non abbiamo ragione di supporre che in un periodo antico siano state congiunte. Le correnti del mare sono rapide e traversano l'arcipelago, e i venti forti vi sono molto rari; per cui queste isole sono in fatto molto più efficacemente separate fra loro di quel che apparisce dalla carta geografica. Nondimeno un buon numero di specie, sia di quelle che trovansi anche in altre parti del mondo, sia di quelle che sono confinate nell'arcipelago, sono comuni a diverse isole; e possiamo dedurre da certi fatti che queste specie probabilmente passarono da qualcuna di esse nelle altre. Ma noi ci facciamo spesso, io credo, un concetto erroneo della probabilità che le specie affini invadano i territori delle altre, quando si stabilisca fra le medesime una libera comunicazione. Senza dubbio se una specie ha un vantaggio qualunque sopra un'altra, essa in breve tempo la soppianterà interamente, o almeno in parte; ma se ambedue sono ugualmente bene adatte ai loro posti rispettivi nella natura, esse probabilmente vi rimarranno e si conserveranno separate quasi indefinitamente. Essendoci familiare il fatto che molte specie, naturalizzate per opera dell'uomo, si sono sparse con meravigliosa rapidità sopra nuovi paesi, siamo disposti ad inferirne che la maggior parte delle specie debba diffondersi così; ma dovremmo rammentare che le forme naturalizzate in nuove regioni non sono generalmente molto affini cogli abitanti indigeni, ma sono specie molto distinte, appartenenti a generi distinti nella pluralità dei casi, come fu dimostrato da Alfonso De Candolle. Anche molti uccelli dell'Arcipelago Galapagos, sebbene tanto adatti per volare da un'isola all'altra, sono distinti in ciascuna di esse; così vi sono tre specie strettamente affini di tordo poliglotto, ciascuna delle quali è confinata nella propria isola. Ora ci sia permesso supporre che il tordo poliglotto dall'isola Chatham sia spinto dal vento sull'isola Charles, che ha il proprio tordo poliglotto; per qual motivo riuscirà a stabilirsi nella nuova dimora? Noi possiamo sicuramente sostenere che l'isola Charles è ben popolata colla specie propria, perchè annualmente questa depone uova in quantità maggiore di quelle che possono essere allevate; e possiamo anche inferire che il tordo poliglotto speciale dell'isola Charles sia almeno tanto adatto alla sua patria, quanto lo è la specie particolare all'isola Chatham.

C. Lyel e Wollaston mi hanno comunicato un fatto rimarchevole che si riferisce a questo argomento; vale a dire, che Madera e la vicina isoletta di Porto Santo possiedono molti molluschi terrestri distinti ma rappresentativi, alcuni dei quali vivono nei crepacci delle roccie, e sebbene una quantità considerevole di questi sia trasportata annualmente da Porto Santo a Madera, pure in quest'ultima isola non si è colonizzata la specie di Porto Santo; ciò non ostante le due isole ricevettero alcuni molluschi terrestri europei, i quali certamente hanno qualche vantaggio sopra le specie indigene. Io credo che dietro questi riflessi noi non dobbiamo farci le meraviglie se le specie endemiche e rappresentative dell'Arcipelago Galapagos non si sono sparse da un'isola all'altra. In molti altri casi, come in vari distretti di un medesimo continente, le prime occupazioni avranno probabilmente esercitato un'influenza importante, coll'impedire la mescolanza delle specie sotto le medesime condizioni di vita. Così gli angoli sud-est e sud-ovest dell'Australia sono in condizioni fisiche quasi identiche e sono congiunti da una terra continua, però sono abitati da un grande numero di mammiferi, di uccelli e di piante distinte; e secondo il Bates la stessa cosa avviene coi lepidotteri, e cogli altri animali che abitano la vallata grande, aperta e continua del fiume delle Amazzoni.

Il principio che determina il carattere generale della fauna e della flora delle isole oceaniche, cioè, che gli abitanti, quando non sono identici, sono tuttavia evidentemente connessi cogli altri abitanti di quella regione dalla quale possono più prontamente essere venuti i coloni, essendo poi questi successivamente modificati e meglio conformati alle nuove loro dimore, questo principio è applicabile universalmente a tutta la natura. Noi vediamo che ciò si verifica in ogni montagna, in ogni lago e in ogni palude. Perchè le specie alpine sono affini a quelle delle pianure che le circondano, eccettuate però quelle forme, principalmente di piante, che si sono disseminate ampiamente per tutto il mondo nella recente epoca glaciale; così abbiamo nell'America meridionale i colibri alpini, i roditori alpini, le piante alpine, ecc., tutti di forme esclusivamente americane; ed è manifesto che una montagna, di mano in mano che lentamente si sollevava, doveva naturalmente essere colonizzata dalle pianure circonvicine. Altrettanto dicasi degli abitanti dei laghi e degli stagni, colla riserva che le grandi facilitazioni dei trasporti diedero le medesime forme generali al mondo intero. Noi vediamo il medesimo principio in alcuni animali ciechi che abitano nelle caverne dell'America e dell'Europa.

Potrebbero anche citarsi altri fatti analoghi. Infine io credo si riconoscerà universalmente la verità del fatto, che quando in due regioni, a qualsiasi distanza si trovino, si incontrano molte specie strettamente affini o rappresentative, vi si dovranno trovare ugualmente alcune specie identiche; e laddove si trovano molte specie affini, si incontreranno molte forme che alcuni naturalisti considerano quali specie distinte ed altri quali varietà; queste forme dubbie ci rappresentano i diversi gradi del processo di modificazione.
Questa relazione fra la facoltà di emigrare e l'estensione delle migrazioni di una specie, sia nel tempo attuale, sia in qualche antico periodo sotto condizioni fisiche differenti, colla esistenza in punti distanti del mondo di altre specie affini si prova anche in un altro modo più generale. Il Gould mi ha fatto osservare da molto tempo che in quei generi d'uccelli che sono molto estesi pel mondo, molte specie hanno pure una grande diffusione. Non dubito che questa regola sia generalmente fondata, ma sarebbe difficile provarla. Fra i mammiferi la vediamo chiaramente spiegata nei pipistrelli, e in grado minore nei felidi e nei canidi. Noi la riscontriamo anche se paragoniamo la distribuzione delle farfalle e dei coleotteri. Essa si applica altresì alla maggior parte delle produzioni d'acqua dolce, di cui tanti generi sono sparsi sopra tutto il globo; e molte specie hanno una estensione enorme. Ciò non vuol dire che nei generi sparsi pel mondo intero tutte le specie abbiano una vasta estensione, od anche in media siano molto estese; ma solamente che alcune di esse hanno la prerogativa di spargersi ampiamente; perchè la facilità con cui le specie largamente sparse variano e danno origine a nuove forme deve in gran parte determinare la loro media estensione. Per esempio, due varietà di una medesima specie abitano l'America e l'Europa, e la specie ha perciò una immensa estensione; ma se la variazione fosse stata un po' più forte, le due varietà sarebbero state riguardate come specie distinte, e l'estensione comune sarebbe stata grandemente diminuita.

Nè tanto meno si vuol significare che una specie, la quale evidentemente sia dotata della facoltà di attraversare le barriere e di estendersi in vaste proporzioni, come sarebbe il caso di certi uccelli, che hanno un volo portentoso, debba di necessità diffondersi ampiamente; perchè non bisogna mai dimenticare che una vasta estensione non suppone soltanto la facoltà di oltrepassare le barriere, ma l'altra facoltà più importante di ottenere la vittoria in lontane regioni nella lotta per l'esistenza coi nuovi competitori. Partendo dal principio che tutte le specie di un genere sono derivate da un solo progenitore, quantunque al presente esse siano distribuite nei luoghi più distanti del mondo, noi dobbiamo trovare, e credo che in regola generale troveremo, che almeno alcune di queste specie si estendono grandemente.

Non dobbiamo dimenticare che molti generi di tutte le classi sono estremamente antichi, per cui in tali casi vi fu il tempo sufficiente per la dispersione e per una successiva modificazione. Vi sono anche alcune ragioni fondate sulle prove geologiche per credere che gli organismi di ogni grande classe, inferiori nella scala naturale, generalmente si modificano con minore prontezza delle forme superiori; e quindi le forme inferiori avranno una probabilità più grande di estendersi largamente e di conservare altresì il medesimo carattere specifico. Questo fatto, unito all'altro che i semi e le uova di molte forme inferiori sono assai piccoli e meglio adatti ai trasporti in luoghi lontani, probabilmente serve a chiarire la legge, conosciuta già da lungo tempo e che fu recentemente discussa con grande scienza da Alfonso De Candolle rispetto alle piante, vale a dire, che quanto più un gruppo di organismi è basso nella scala naturale, tanto più è atto ad estendersi ampiamente.
Le relazioni fin qui esaminate, cioè - che gli organismi inferiori che si modificano lentamente prendono una estensione maggiore degli organismi elevati; - che alcune specie di generi molto estesi si diffondono grandemente; - che le produzioni alpine, lacustri e quelle degli stagni sono in rapporti d'affinità con quelle delle pianure vicine e delle terre secche; - che esiste un'intima connessione fra le specie distinte che vivono nelle isole di uno stesso arcipelago; - e specialmente che si nota una relazione singolare fra gli abitanti di ogni intero arcipelago o di ogni isola e quelli del continente più vicino; tutte queste relazioni sono, a mio credere, completamente inesplicabili, secondo l'opinione ordinaria della creazione indipendente di ogni specie, ma sono invece suscettibili di spiegazione nell'ipotesi della colonizzazione dalla sorgente più vicina e più pronta, combinata colle modificazioni susseguenti e coll'adattamento migliore dei coloni alle nuove loro dimore.
SOMMARIO DI QUESTO CAPO E DEL PRECEDENTE
In questi due capi io mi sono studiato di dimostrare che se facciamo il debito calcolo della nostra ignoranza sugli effetti complessivi di tutti i cambiamenti nel clima e nell'altezza delle terre, che certamente avvennero nel periodo recente, e degli altri cambiamenti consimili che possono essersi verificati nel medesimo periodo; se noi ricorderemo come siamo profondamente ignoranti rispetto ai molti mezzi curiosi di trasporto occasionale, - soggetto sul quale non si istituirono ancora esperienze accurate; se riflettiamo (e questa è una riflessione importante) che una specie può spesso essersi estesa senza interruzione sopra una vasta superficie, e quindi essere rimasta estinta in alcuni tratti intermedi, non sono più insuperabili le difficoltà che si oppongono all'opinione che tutti gli individui di una medesima specie, comunque disposti in qualsiasi luogo, sono derivati dai medesimi parenti. E noi giungiamo a questa conclusione che fu già adottata da molti naturalisti sotto la denominazione di «centri singoli di creazione», mediante alcune considerazioni generali e segnatamente desunte dall'importanza delle barriere e dalla distribuzione analoga dei sotto-generi, dei generi e delle famiglie.
Riguardo alle specie distinte del medesimo genere, le quali, secondo la mia teoria, debbono essere state prodotte da una sola sorgente paterna; quando si facciano le stesse riflessioni, come sopra, sulla nostra ignoranza e si ricordino che alcune forme di vita si trasformano più lentamente, richiedendo così degli enormi periodi di tempo per le loro migrazioni, non credo che le difficoltà siano invincibili; sebbene queste difficoltà siano in tal caso molto gravi, come in quello della dispersione degl'individui di una medesima specie.

Per chiarire con un esempio gli effetti dei mutamenti climatologici sulla distribuzione, ho cercato di dimostrare come sia stata efficace l'influenza del periodo glaciale moderno, che io sono pienamente convinto agisse simultaneamente sul mondo intero, o almeno sopra grandi zone longitudinali. Per dimostrare quanto siano diversi i mezzi di trasporto occasionali, ho discusso con qualche ampiezza i mezzi di dispersione delle produzioni d'acqua dolce. Se non si trovasse alcuna difficoltà invincibile nell'ammettere che gl'individui di una medesima specie e delle specie affini, nel lungo corso dei tempi, procedettero da una stessa sorgente; allora tutti i fatti principali della distribuzione geografica potrebbero spiegarsi colla teoria delle migrazioni, in uno colle modificazioni posteriori e colla moltiplicazione delle forme nuove.

Possiamo così valutare l'alta importanza delle barriere, sì di terra che d'acqua, le quali dividono le nostre varie provincie zoologiche e botaniche. Possiamo inoltre spiegare la localizzazione dei sottogeneri, dei generi e delle famiglie; e come avvenga che sotto latitudini diverse, per esempio, nell'America meridionale, gli abitanti delle pianure e delle montagne, delle foreste, degli stagni e dei deserti, siano in modo tanto misterioso collegati insieme per un certo grado di affinità, e siano parimenti connessi agli esseri estinti che anticamente esistevano sul medesimo continente.
Richiamando alla mente che le mutue relazioni da organismo ad organismo sono della più alta importanza, possiamo riconoscere perchè due superfici, poste in condizioni fisiche quasi uguali, siano di sovente abitate da forme di vita affatto differenti. Imperocchè, a seconda della lunghezza del tempo trascorso, dacchè i nuovi abitanti si introdussero in una regione; a seconda della natura della comunicazione che permetteva il passaggio a certe forme e non ad altre, in maggiore o minor numero; secondochè gli immigranti entrarono o no in una lotta più o meno diretta gli uni cogli altri e cogli indigeni; ed anche secondo che gli immigranti furono capaci di variare più o meno rapidamente, dovettero seguirne nelle differenti regioni, indipendentemente dalle loro condizioni fisiche, delle condizioni di vita infinitamente diverse, - e un insieme quasi infinito di azioni e di reazioni organiche; - e noi dobbiamo trovare, come infatti troviamo, nelle varie grandi provincie geografiche del mondo, alcuni gruppi di esseri modificati in sommo grado ed altri soltanto leggermente, alcuni sviluppati ed estesi con grande vigore, altri invece esistenti in piccolo numero.
In base di questi medesimi principii possiamo intendere, come ho tentato di dimostrare, per qual motivo le isole oceaniche debbano possedere pochi abitanti, la maggior parte dei quali debba essere endemica o particolare; e così per qual ragione, rispetto ai mezzi di migrazione, un gruppo di esseri, anche restrittivamente ad una sola classe, debba avere tutte le sue specie endemiche e un altro gruppo invece le abbia comuni con altre parti del mondo. Possiamo dimostrare come interi gruppi di organismi siano assenti dalle isole oceaniche, ad esempio, i batraci e i mammiferi terrestri, mentre le isole più appartate posseggano le loro specie di mammiferi volanti o pipistrelli. Possiamo dimostrare come vi sia qualche relazione fra la presenza dei mammiferi, in una condizione più o meno modificata, e la profondità del mare fra un'isola e il continente. Noi possiamo vedere chiaramente in che modo tutti gli abitanti di un arcipelago, sebbene specificamente distinti sulle diverse isole che lo compongono, siano strettamente affini fra loro e parimenti siano in qualche rapporto, meno intimo, con quelli del continente più vicino o probabilmente di quell'altra sorgente da cui gli immigranti sono probabilmente partiti. Infine sappiamo dire come avvenga che in due regioni, comunque distanti fra loro, vi sia una correlazione nella presenza di specie identiche, di varietà, di specie dubbie e di specie distinte, ma rappresentative.

Havvi un parallelismo stupendo fra le leggi della vita nel tempo e nello spazio, sul quale spesso ha insistito Edoardo Forbes; le leggi che governarono la successione delle forme nei tempi passati essendo quasi identiche a quelle che reggono presentemente le differenze che si trovano nelle diverse regioni. Noi vediamo questa analogia in molti fatti. La durata di ogni specie e di ogni gruppo di specie è continua nella successione dei secoli; perchè le eccezioni a questa regola sono tanto poche, che possono a ragione attribuirsi al non essersi peranco scoperte in un deposito intermedio le forme che vi mancano, ma che s'incontrano, nelle formazioni inferiori e superiori.

Così, quanto allo spazio, è al certo una regola generale che la superficie abitata da una sola specie, o da un gruppo di specie, è continua; e le eccezioni, che non sono rare, possono spiegarsi, come mi sono adoperato a dimostrare, colle migrazioni in qualche antico periodo sotto condizioni differenti, e coi mezzi occasionali di trasporto, essendosi estinta la specie nei tratti intermedi. Nel tempo e nello spazio, le specie e i gruppi di specie hanno i loro punti di massimo sviluppo. I gruppi di specie che appartengono ad un certo periodo di tempo, o ad una certa superficie, sono spesso caratterizzati da particolarità poco importanti che sono comuni a essi, come le forme esterne e il colore.
Nel riflettere alla lunga successione delle età, come nell'esaminare le provincie lontane del globo, noi troviamo che parecchi organismi differiscono poco, mentre altri appartenenti a classi differenti, o ad un ordine diverso od anche soltanto ad una famiglia diversa del medesimo ordine, differiscono grandemente. Nel tempo come nello spazio i membri inferiori di ogni classe generalmente si modificano meno dei superiori; ma in ambi i casi vi sono delle forti eccezioni alla regola. Secondo la mia teoria, queste varie relazioni corrispondenti sia per il tempo, sia per lo spazio, si spiegano facilmente; perchè se consideriamo le forme di vita che si cambiarono nelle epoche successive nella medesima parte del mondo, e quelle che si cambiarono dopo di avere migrato in luoghi distanti, nell'uno e nell'altro caso le forme di ciascuna classe furono collegate dal medesimo processo della generazione ordinaria, e quanto più due forme qualsiasi sono prossime fra loro, pel grado di parentela, esse saranno anche generalmente più vicine fra loro, nel tempo e nello spazio; in ambi i casi le leggi della variazione saranno state le medesime, e le modificazioni saranno state accumulate dal medesimo potere della elezione naturale.

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