RIVOLUZIONE FRANCESE

5-6 OTTOBRE 1789
IL SEQUESTRO DEL RE 
(la marcia su Versailles)


Nel pieno delle discussioni circa il ruolo da attribuire alla Monarchia nell'ambito del nuovo assetto statale che doveva sorgere dalla futura Costituzione, la posizione dei sovrani e della Corte in generale si fece sempre più delicata. Fin dall'apertura degli Stati Generali (maggio 1789), apparve piuttosto evidente che la volontà reale non intendeva assolutamente dirigersi verso le richieste del Terzo Stato prima e dell'Assemblea Nazionale poi.

Durante tutta l'estate Luigi XVI cercò in vari modi di ostacolare e di contrastare l'attività della neonata Assemblea Nazionale. In Giugno richiamò a Parigi un notevole numero di truppe (per la maggior parte straniere) allo scopo di rafforzare la difesa di Versailles. Intimò alla neonata Assemblea Nazionale di sciogliersi e di continuare le discussioni relative agli Stati Generali per singole classi sociali.

In Agosto, non volle sottoscrivere né i Decreti dell'assemblea relativi all'abolizione dei Diritti Feudali (4 agosto) né la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e del Cittadino (26 agosto). Tale comportamento aveva leso piuttosto palesemente la propria credibilità sia presso l'assemblea sia presso il popolo, quest'ultimo costantemente attizzato dai giornali rivoluzionari.  
In autunno però tale posizione cambiò radicalmente. Tutto ebbe inizio quando, disattendendo i consigli di Necker, Luigi XVI acquartierò al palazzo di Versailles il Reggimento delle Fiandre onde prevenire e dissuadere eventuali spedizioni punitive del popolo di Parigi verso la reggia.

Paradossalmente accade tutto il contrario. Per dare il benvenuto al nuovo reggimento, la Guardia Reale organizzò a palazzo un banchetto al quale intervennero anche i sovrani con il Delfino. La loro presenza infiammò il già alto ardore monarchico delle truppe, a tal punto che un ufficiale esclamò: "Abbasso la coccarda colorata (tricolore), tutti portino la nera (colore della destra monarchica) che è quella buona".

Tale vicenda fu riportata dai giornali rivoluzionari (L'Ami du Peuple di Marat in primis) come tradimento alla Nazione che meritava di essere vendicato. A tale notizia, il popolo di Parigi soprattutto donne, che già da mesi combatteva contro la fame saccheggiando fornai e botteghe e impiccando alle lanterne i colpevoli accusati di incettare la farina e il grano, si radunò all'Hotel De Ville, requisì tutte le armi disponibili e guidato da un Capitano di un distaccamento dei volontari della Bastiglia (Stanislas Maillard) si diresse, sotto una pioggia scrosciante, verso Versailles per punire sia i traditori della Guardia reale che la "Sgualdrina Austriaca " ritenuta la principale colpevole della fame della popolazione.

Nel frattempo alle donne si aggiunsero anche parecchi uomini infoltendo così la già enorme massa popolare.  Giunte a Versailles, la rabbia delle donne fu temporaneamente attenuata dai tentativi di conciliazione fatti dalla stessa assemblea, dai rappresentanti del Governo e della Guardia Nazionale e dalla Municipalità che offrirono loro vino e cibo. Nonostante le rassicurazioni di questi ultimi, una delegazione di donne volle assolutamente incontrare di persona il Re.

La marcia su Versailles. Di buon mattino, si forma davanti all'Hotel de Ville, un assembramento di donne, da qualche giorno intenzionate a recarsi a Versailles, per chiedere pane e migliori condizioni di vita.
La prima iniziativa è dovuta alle Dames de la Halle, una "corporazione" di negoziante e di merciaie che operavano alle halles e sul mercato di place Maubert.
Tradizionalmente queste "dame" si recavano ogni anno a fare gli auguri alla Corte e venivano contraccambiate con un banchetto. A queste si aggiungono ben presto numerose popolane esacerbate dalla situazione contingente.

Alcuni agitatori (vincitori della Bastiglia come Maillard ed altri) prendono in mano la situazione e guidano le donne esasperate sulla strada di Versailles, sotto lo sguardo indifferente delle Guardie Francesi e delle Guardie Nazionali, che non intervengono.
 La passeggiata non e' breve. Il corteo raggiunge la reggia verso le 16.30, sotto una pioggia insistente; parte delle donne invadono l'Assemblea chiedendo più pane e meno discorsi inutili, altre vengono ricevute dal re, appena tornato dalla caccia, il quale cerca di cavarsela facendo sequestrare e distribuire tutto il pane disponibile in cittù.

Verso le ore 22.00 arriva La Fayette, con un distaccamento della Guardia Nazionale, fischiato ed insultato da piu' parti. La Fayette riesce comunque a tranquillizzare la Corte e l'Assemblea, assicurando di essere in grado di mantenere l'ordine.
Il resto della notte verra' trascorso dai manifestanti tra canti, danze e grandi bevute.

Marat, dal canto suo, pubblica sullo "Ami du Peuple", un violento appello alla insurrezione generale. La leggenda (o la storia?) racconta che in questa occasione la regina, seccatissima per lo schiamazzo delle manifestanti, abbia esclamato: ".... se non hanno pane che mangino le brioches!!"

Davanti a Sua Maestà , la portavoce delle donne, Pierrette Chabry incaricata di chiedere pane per sfamare il popolo, svenne. Di fronte a così tanta spregiudicatezza e soprattutto timoroso delle conseguenze di un suo incauto atteggiamento, il Sovrano ordinò di distribuire tutto il grano sequestrato nei dintorni della Capitale.

Il pericolo però non era ancora passato. Da Parigi, infatti, visto il coraggio mostrato dalle donne, la Guardia Nazionale, nonostante i tentativi di dissuasione del loro Generale La Fayette, decise di marciare anch'essa su Versailles con il chiaro intento di vendicare il tradimento delle Guardie Reali, farsi tutori dell'incolumità delle persone reali e soprattutto di riportare la Corte nella Capitale.

La Fayette dovette fare buon viso a cattivo gioco e precedendo il corteo militare delle Guardie, si presentò all'Assemblea prima e al Re poi, cercando di convincere tutti quanti delle buone intenzioni della Guardia Nazionale. Le condizioni richieste al sovrano erano chiare e precise: - La Guardia Nazionale avrebbe dovuto soppiantare quella Reale nel "proteggere la sua sacra persona".
Il Re avrebbe dovuto dare garanzie per l'approvvigionamento di generi alimentari a favore della capitale. - Il Re inoltre avrebbe dovuto trasferirsi definitivamente suori Parigi.

Nel pomeriggio Luigi XVI già aveva acconsentito finalmente ad approvare senza riserve sia i decreti d'Agosto sull'abolizione dei diritti feudali che la Dichiarazione dei Diritti dell'uomo e del cittadino. Queste altre richieste spogliarono ulteriormente il sovrano delle proprie prerogative.
Il Re si riservò di accettare l'ultima richiesta l'indomani mattina dopo essersi consultato con i famigliari. Non fu una decisione saggia, poiché le migliaia di persone in attesa nei dintorni del palazzo reale, videro in quest'atteggiamento reale un ulteriore dimostrazione d'ostilità e di sfiducia.

All'alba, infatti, la turbolenza del popolo riuscì ad esplodere all'interno del palazzo reale. Sfondando la blanda difesa delle guardie reali, riuscì, infatti, ad entrare negli appartamenti dei sovrani con il chiaro intento di scovare la "cagna austriaca". Soltanto il provvidenziale intervento della Guardia Nazionale evitò l'assassinio della famiglia reale. Nonostante l'intervento della Guardia Nazionale capitanata da La Fayette, la tensione all'interno del palazzo era sempre molto alta. Solo quando prima il Re e poi la Regina si affacciarono al balcone sulla "cour de marbre" per accontentare le volontà popolari la sete di sangue si placò.
Quello stesso giorno un corteo di circa sessantamila persone accompagnò la famiglia Reale alla sua nuova residenza parigina: le Tuileries. 

By: Alberto Sterza
By Francomputer  

PER TORNARE ALLA TABELLA
UTILIZZA SEMPRE IL BACK

HOME PAGE STORIOLOGIA