RIVOLUZIONE FRANCESE

1802 - GLI EVENTI  di quest'anno
(i link inseriti sono per ulteriore approfondimento)

L'ITALIA DIVENTA REPUBBLICA

LE DATE

26 GENNAIO - Lasciata la denominazione di Repubblica Cisalpina, NAPOLEONE costituisce la REPUBBLICA ITALIANA. Lui ne é il presidente. Capitale MILANO.

La pace di LUNEVILLE fu accolta con gioia immensa dai Cisalpini, che si vedevano confermata la loro indipendenza. A Milano, in Duomo fu cantato il Te Deum; più tardi in onore del Bonaparte, Porta Ticinese fu chiamata Porta Marengo; fu stabilita dal governo l'erezione di un foro e un arco trionfale da intitolarsi al Primo Console (l'attuale Foro Bonaparte e Arco della Pace); fu coniata una nuova moneta e fu bandito un concorso con ricchi premi in denaro per un quadro che commemorasse la pace.

Alle feste celebrate per la pace si aggiunsero quelle fatte per l'arrivo dei prigionieri cisalpini reduci dalla Dalmazia e dall'Ungheria. Uno scaglione ne giunse il 12 aprile del 1801 e il governo lo ricevette a Porta Orientale e l'accompagnò al palazzo Clerici dove ebbe luogo un banchetto d'onore; un altro scaglione arrivò il l° agosto ed altri festeggiamenti furono fatti in suo onore.

Il ritorno dei deportati, che erano tutti rivoluzionari intransigenti, fece rialzare il capo a quei giacobini che non vedevano di buon occhio (vi erano certi italiani più francesi dei francesi!) la politica conciliativa del Bonaparte e fu causa di non pochi disordini e di non poche violenze. Chi malediva gli austriaci, chi malediva i francesi, e chi malediva gli uni e gli altri anche quando erano entrambi conciliativi. La povera repubblica cisalpina (fatta da italiani) non aveva ancora trovato la sua pace, e la colpa era un po' di tutti: dei fautori del vecchio regime, dei democratici, dell'occupazione francese ed anche del governo provvisorio, composto -affermavano- di uomini incapaci a tenere le redini dello Stato.

Ma già il Bonaparte pensava a dare un assetto stabile alla Cisalpina, mosso più dagli interessi della Francia e propri che da quelli del popolo (non riportiamo qui una sprezzante opinione, piuttosto pesante, all'indirizzo di alcuni "patrioti") , cui aveva dato la libertà; e quindi per non esasperare gli animi, voleva che si credesse dai cisalpini delle due fazioni e dall' Europa che quanto avrebbe fatto era ciò che desideravano i legittimi rappresentanti della repubblica, e non imposto dalla sua volontà.


La seduta plenaria della Consulta di Lione (dicembre 1801-gennaio 1802) nella quale fu proclamata
la Repubblica Italiana, con Napoleone Bonaparte presidente per dieci anni.


Con questo scopo il Bonaparte nel dicembre del 1801 convocò a Lione una Consulta straordinaria di quattrocentocinquanta cisalpini, composta dai membri della Commissione legislativa, dai membri del governo e dai rappresentanti del clero, dei tribunali, delle amministrazioni dipartimentali e comunali, delle università, delle accademie scientifiche, letterarie ed artistiche, delle camere di commercio, della guardia nazionale e dei notabili.

Questa Consulta, dopo avere litigato ma anche oziato per circa un mese, su proposta di un comitato di trenta membri ispirato dal Talleyrand, espresse il voto che il Bonaparte conservasse l'alta direzione della Cisalpina (25 gennaio 1802) fino a quando la repubblica non fosse in grado di assicurare da sé la propria indipendenza, e il giorno dopo NAPOLEONE, presentatosi all'assemblea, tenne un applaudito discorso, in cui, fra le altre cose, disse:

"…Mi avete dati i lumi necessari per eseguire l'augusto incarico che mi imponeva il mio dovere come primo Magistrato del Popolo Francese, e come quelli che più degli altri hanno contribuito alla vostra creazione. Le scelte che feci per occupare le prime magistrature furono indipendenti da ogni spirito di località. In quanto a quella di Presidente non ho trovato fra voi alcuno che avesse un sufficiente diritto alla pubblica opinione, che fosse abbastanza indipendente dallo spirito di località e che avesse reso servigi abbastanza grandi per affidargliela. Le circostanze interne ed esterne della vostra patria mi hanno determinato a aderire al vostro voto, e fino a quando le medesime lo esigeranno avrò gran cura dei vostri affari. Fra le continue mediazioni richieste dal posto in cui mi trovo, tutto ciò che vi sarà relativo e potrà consolidare la vostra esistenza sarà sempre uno degli oggetti più cari del mio cuore. Voi non avete che leggi particolari, mentre vi abbisognano leggi generali, il vostro popolo non ha che costumi locali, e ed è ormai tempo che acquisti costumi nazionali. Non avete armate, e le Potenze che potrebbero diventare vostre nemiche le hanno, e sono molto forti; ma voi avete ciò che può produrle, una popolazione numerosa, campagne fertili, e l'esempio che in tutte le circostanze vi ha dato il primo popolo d'Europa…".

Dopo questo discorso si diede lettura della costituzione della Cisalpina che gli fu dato il nuovo nome di REPUBBLICA ITALIANA (cancellò personalmente Napoleone il nome Cisalpina); poi fu proclamata la prima legge organica sul clero, con la quale i vescovi venivano nominati dal governo e ricevevano l'istituzione canonica dal Pontefice, i parroci erano eletti dai vescovi e gli uni e gli altri avevano dalla repubblica un assegno conveniente; infine furono lette le liste di coloro che erano destinati a ricoprire pubblici uffici e fu nominato vice-PRESIDENTE FRANCESCO MELZI d'ERIL.


Melzi fece il suo solenne ingresso a Milano il 9 febbraio del 1802; l'inaugurazione del nuovo governo ebbe luogo il 14 alla presenza del generale Murat che aveva il comando dell'esercito d'Italia e il giorno dopo fu pubblicata, insieme con un proclama del Melzi la NUOVA COSTITUZIONE.
Seguirono feste d'armi e feste di cittadini.

FRANCESCO MELZI d'ERIL, primo statista italiano VEDI PAGINA DEDICATA > >

La Nuova Costituzione della nuova REPUBBLICA ITALIANA dichiarava come religione dello Stato il Cattolicesimo, ma permetteva che si professassero gli altri culti. Era riconosciuta la sovranità popolare, la quale era esercitata per mezzo di tre collegi elettorali: quello dei Possidenti, costituito da trecento persone, scelte in ragione di ogni trentamila abitanti fra i proprietari fondiari con almeno seimila franchi di rendita, quello dei Dotti e quello dei Commercianti, composti ciascuno di duecento membri. I collegi dovevano riunirsi una volta ogni due anni e durare non più di quindici giorni: i Possidenti a Milano, i Dotti a Bologna e i Commercianti a Brescia; ed eleggevano dal loro seno una commissione di ventuno membri detta "Censura", residente a Cremona, la quale giudicava, dietro invito del governo, sulle accuse di violata costituzione e di prevaricazione; aveva facoltà di sospendere per quattro anni i funzionari e su liste presentate dai collegi elettorali eleggeva i membri della Consulta, del Corpo Legislativo, dei tribunali di Cassazione e di Revisione e del Commissariato di contabilità.

La Consulta era costituita da otto membri, di cui uno fungeva da ministro degli esteri, e doveva provvedere alla salute dello Stato, proporre le riforme costituzionali, e nominare i giudici e i successori del Presidente. Il Corpo Legislativo constava di settantacinque membri, approvava le leggi e votava i bilanci. Il potere esecutivo era affidato al Presidente, al Vicepresidente, ad un Consiglio legislativo e ai Ministri. Il Presidente, che durava in carica dieci anni ed era rieleggibile, nominava il Vicepresidente, aveva l'iniziativa delle leggi e dei negozi diplomatici, sceglieva i ministri, gli agenti civili e diplomatici e i capi dell'esercito, convocava i Collegi e il Corpo Legislativo e presentava i bilanci, che dovevano essere pubblicati ogni anno, dopo il controllo del Commissariato di Contabilità. Il Consiglio legislativo, di dieci membri, preparava i disegni di legge e li sosteneva di fronte al Corpo Legislativo d'accordo o in contraddittorio con gli Oratori, scelti in seno al medesimo Corpo Legislativo, che esprimeva a scrutinio segreto il suo voto.

La giustizia era affidata a quindici conciliatori, a tribunali di Prima Istanza, a tribunali d'Appello, a due tribunali di Revisione e ad uno di Cassazione.
Infine la costituzione trattava delle disposizioni generali: tutti i cittadini erano uguali di fronte alla legge; era abolito qualsiasi privilegio; vi era uniformità di pesi, misure e monete; libera era l'industria nei limiti fissati dallo Stato; erano riconosciuti tutti i debiti e i crediti delle antiche province; venivano garantiti i possessori di beni nazionali; veniva fondato un istituto nazionale di scienze ed arti ed era riconfermata la bandiera nazionale bianca, rossa e verde.

Da quel che abbiamo letto sopra si nota come ogni autorità era nelle mani del Presidente e perciò in quelle del Melzi, che era uomo di fiducia del Bonaparte. Ma il Melzi non usò quest'autorità per servire soltanto il Primo Console; egli era veramente un galantuomo ed un sincero patriota e dedicò tutta la sua attività, spesso contrastata proprio da quelli che avrebbero dovuto essere i suoi collaboratori; la dedicò al benessere materiale e morale della repubblica, scegliendo con scrupolo i funzionari, dando sesto all'amministrazione, promuovendo gli studi con istituzione di scuole, premi e incoraggiamenti, curando la formazione d'un esercito nazionale e, specialmente, impegnandosi con tutta l'anima affinché si formasse una coscienza nazionale, senza la quale un popolo non può difendere la sua indipendenza e non può acquistar forza o grandezza.

25 MARZO - Pace di Amiens tra Francia e le sue alleate, la Batavia e la Spagna, e la Gran Bretagna che riconosce ai francesi le conquiste di Napoleone

E' firmata il 27 marzo 1802 tra Gran Bretagna da un lato e Francia, Spagna e Repubblica batava dall'altro. La pace, che faceva seguito alla pace di Lunéville del 1801, concludeva la guerra della seconda coalizione, una delle guerre napoleoniche: prevedeva la cessione di tutte le conquiste britanniche, eccetto Ceylon (l'attuale Sri Lanka) e Trinidad, alla Francia e ai suoi alleati.
La Gran Bretagna doveva cedere la colonia del Capo di Buona Speranza alla Repubblica batava e Malta all'ordine dei cavalieri di Malta, mentre la Francia si impegnava a lasciare l'Egitto, Napoli e lo Stato Pontificio.
La non totale osservanza delle condizioni portò alla riapertura delle ostilità nel 1803.

18 MAGGIO in Francia, Napoleone viene proclamato console a vita. Facendo poi approvare la  Costituzione dell'anno X, Napoleone accresce i suoi poteri. Non solo, ma si riserva lui il diritto di designare un suo successore.
Napoleone sta deludendo molti, perchè di fatto sta diventando anche lui un monarca.

Scoppiata una rivoluzione degli schiavi nelle Antille francesi, Napoleone invia 10.000 soldati sull'isola; stronca nel sangue la rivolta e vi restaura la schiavitù.(!)

CARLO VITTORIO EMANUELE IV, amareggiato di aver ricevuto come premio "solo un mucchio di sassi",  abdica in favore del fratello VITTORIO EMANUELE I.
Bibliografia:
ADOLPH THIERS - Storia della Rivoluzione Francese - 10 Volumi
R.CIAMPINI, Napoleone, Utet, 1941
EMIL LUDWIG Napoleone, Mondadori, 1929
NAPOLEONE, Memoriale di Sant'Elena (prima edizione (originale) italiana 1844)
Storiologia ha realizzato un CD con l'intero MEMORIALE - vedi presentazione qui )
E un grazie al sig. Kolimo dalla Francia - http://www.alateus.it/rfind.html

PER TORNARE ALLA TABELLA
UTILIZZA SEMPRE IL BACK

HOME PAGE STORIOLOGIA