RIVOLUZIONE FRANCESE

1806 - GLI EVENTI  di quest'anno
(i link inseriti sono per ulteriore approfondimento)

NAPOLEONE A NAPOLI

In un bollettino del 27 dicembre del 1805 Napoleone aveva sentenziato: "…La dinastia di Napoli ha finito di regnare, la sua esistenza è incompatibile con la pace dell'Europa e con l'onore della mia corona…".
E il 28 aveva ordinato al Massena di partire per il mezzogiorno, unire le sue truppe a quelle del Gouvion Saint-Cyr, che già si trovavano nell'Italia centrale, assumere il comando della spedizione e invadere il regno di Napoli la cui corona l'aveva già destinata al fratello Giuseppe.
L'impresa non presentava alcuna difficoltà e n'era prova la paura della corte borbonica che faceva tutti gli sforzi possibili per placar l'ira dell'imperatore senza però riuscirvi. Un serio ostacolo potevano essere le truppe russe ed inglesi, ma quelle si erano ritirate nelle isole Jonie e queste nella Sicilia e il regno oramai non poteva contare che sulle sole proprie forze, poche in verità e non tali da rendere improbabile il successo dei Francesi.

Re FERDINANDO IV non aspettò che il nemico varcasse i confini; la sera del 23 gennaio del 1806 s'imbarcò sull' "Archimede" e fece vela verso Palermo (era la sua seconda fuga!). Rimase a Napoli il figlio 23enne Francesco; il padre partendo gli aveva affidato la reggenza, con sua madre la regina Maria Carolina. Questa, poiché erano fallite le speranze di commuovere Napoleone, incaricò i capi delle bande di ostacolare il più possibile l'invasione francese, ordinò al generale Damas di condurre l'esercito napoletano nelle Calabria, quindi anche lei si preparò a fuggire e a lasciare la capitale.

"…Tutte le cose più preziose che si trovavano nei palazzi reali, parecchi milioni dei Banchi e non poche artiglierie furono caricate sulle navi per essere trasportate in Sicilia; i processi della Giunta di Stato che si conservavano a Monte Oliveto furono bruciati e il 10 febbraio fu nominato un Consiglio di Reggenza, composto dal principe di Canosa, da MICHELANGELO CIANCIULLI e dal principe d'Aragona don DIEGO NASELLI. Il giorno dopo, ricevuta la benedizione nella Cappella reale, Maria Carolina sali a bordo della medesima nave che aveva portato il marito a Palermo. Congedandosi col principe ereditario e con l'altro figlio Leopoldo, che dovevano raggiungere l'esercito nella Calabria, disse a quest'ultimo: "…Voi partirete per la Calabria, ma sappiate che non andrete a divertirvi. Occorre difendere i nostri Stati perché ben presto noi potremmo essere dei mendicanti. Del resto le nostre disgrazie non sono irrimediabili. La nostra situazione può cambiare da un momento all'altro. Vi sono tanti accidenti fortunati ! Una tazza di veleno, un colpo di pugnale. Chi sa mai! …". Possiamo immaginare a chi pensasse!

"…La nave giunse il 16 gennaio a Palermo, dopo una difficile traversata che contribuì al malumore. La Regina aveva la morte nell'anima, la rabbia nel cuore, ma era più che mai risoluta a difendere ad ogni costo il patrimonio dei figli e la propria dignità davanti alla potenza dell' "avventuriero corso". Maria Carolina non doveva più rivedere Napoli, il suo nome fu travolto da accuse e da calunnie sempre più gravi; ma la storia, pur tenendosi lontana dalle artificiose riabilitazioni, deve ricordare di lei che, donna, conservò intatto pur fra molteplici amori, il più tenero affetto per figli e, regina, fornì prova di doti di energia e di carattere che mancarono invece a troppi di coloro i quali più da vicino la circondavano, compreso lo stesso marito.
Alla testa di un grande Stato, avrebbe potuto essere Caterina II di Russia, mentre a Napoli fu soltanto Maria Carolina, e perciò la storia, indulgente con i forti, fu con lei implacabilmente severa: ma non bisogna tacere che la slealtà politica, in qualsiasi corte d'Europa, aveva una tradizione secolare tutt'altro che interrotta dalla Francia napoleonica, nonostante la sua grande potenza militare, e che degli errori e delle colpe allora commesse a Napoli non solo la Regina fu responsabile…".

"…Ferdinando IV, che troppo spesso si vuole considerare come uomo privo di volontà, era invece capace di far sentire e fece sentire di certo, nelle questioni più importanti, la sua sovrana parola; onde a lui deve attribuirsi una parte di quella responsabilità che interamente si danno invece a Maria Carolina, mentre un'altra parte spetta senza dubbio ai consiglieri e ai ministri della Corona, i quali, negli antichi regimi, erano generalmente ascoltati e seguiti molto di più di quanto non si creda (Lemmi)…".

Il generale Massena il 14 gennaio del 1806 giunse a Spoleto e vi pose il suo quartier generale. L'esercito messo sotto il suo comando contava circa quarantamila uomini; lo divise in tre corpi, uno ai suoi ordini diretti, il secondo sotto il REYNER, il terzo, composto esclusivamente di truppe italiane, sotto il LECHI. Quest'ultimo per Rieti ed Aquila, con facilità vinse la debole resistenza di semplici contadini armati, e il 13 febbraio giunse a Pescara.
Il Reynier partì l'8 febbraio; passò per Velletri e Fondi, chiese ma non ottenne la capitolazione di Gaeta, difesa da centotrenta cannoni e da seimila soldati comandati dal principe d'ASSIA-PHILIPPSTHAL, e giunse a Capua il 13 febbraio, poco dopo l'arrivo del corpo del Massena.
Capua, che aveva una guarnigione di duemilacinquecento uomini sotto il comando del GOLENGO e del principe DELLA CATTOLICA, parve che volesse resistere, ma il giorno 13 febbraio giunse l'ordine da Napoli di aprire le porte ai Francesi e sulla città sventolò il tricolore.
Quell'ordine era la conseguenza di un accordo intervenuto a Teano tra GIUSEPPE BONAPARTE da un lato e il duca di CAMPOCHIARO e il marchese MALASPINA dall'altro, ma firmato dalla Reggenza, la quale cedeva i forti di Gaeta, di Capua, di Pescara e di Napoli.

Il 14 FEBBRAIO, per le vie di Capodichino e di Foria, le divisioni Partouneaux e Duhesme entrarono a Napoli; il giorno dopo fece il suo ingresso solenne nella capitale Giuseppe Bonaparte, che offrì a S. Gennaro una collana di diamanti, ascoltò la Messa celebrata dal cardinale RUFFO di Scilla, e subito fece riarmare e rinforzare i forti e impartì le opportune disposizioni affinché le "bande" fossero disperse e l'esercito borbonico cacciato dalla Calabria.
Il 20 FEBBRAIO l'esercito francese fu diviso in tre corpi: del primo, composto delle divisioni Partouneaux, Gardanne, Espagne e Mermet, assunse il comando il MASSENA; il secondo, di cui facevano parte la brigata Compère, la divisione Verdier e una riserva del generale Franceschi-Delorme, fu messa agli ordini del REYNIER; e al DUHESME fu dato il comando del terzo costituito delle divisioni italiane del Lechi e del Dombrowsky.

L'incarico di operare contro l'esercito borbonico del Damas, fu affidato al Reynier, con il quale doveva collaborare il Duhesme scacciando dalla Puglia il corpo nemico comandato dal Maresciallo Rosenheim. Le operazioni cominciarono subito: il...
1° MARZO, l'avanguardia del Reynier, comandata dal Compère, partì da Salerno e, sebbene la stagione fosse piovosa e il terreno montuoso ed aspro, avanzò rapidamente e non tardò ad entrare in contatto con il nemico.
I Francesi, disperse poche centinaia d'insorti al ponte di Campestrino, il...
6 MARZO disfecero duemila uomini del colonnello Sciarpa, che custodivano il passo del Noce, ed entrarono quindi a Lagonegro, dove si abbandonarono a gravi violenze; quindi, in mezzo a grandi difficoltà perché costretti a marciare sotto la pioggia e la neve e per sentieri impraticabili, ma senza molestie dal nemico, procedettero verso Campo Tanese, dove il generale Damas aveva schierato il suo esercito.

9 MARZO, mentre nevicava, il Reynier diede l'assalto alle posizioni borboniche di Campo Tànese. Non fu molta la resistenza dell'esercito di Ferdinando IV. Temendo di esser presi alle spalle e di vedersi chiusa l'unica via di ritirata verso Morano, i borbonici fuggirono, lasciando in potere del nemico due generali, lo Tschudy e il Ricci, centosette ufficiali, milleottocentosessantacinque soldati, centoquarantasei cavalli e quindici cannoni. Ottenuta facilmente la vittoria, i Francesi si posero ad inseguire i Napoletani, penetrarono a Morano, che fu saccheggiata e per la valle del Crati si diressero verso Cosenza dove giunsero il 12 marzo.

Il giorno stesso della battaglia di Campo Tanese, il generale Rosenheim, che aveva preso posizione sulla linea del Roseto, ripiegava su Cassano e Rossano; l'indomani il colonnello borbonico marchese Rodio con alcuni ufficiali, con il duca di Ceserano ed una trentina di dragoni era catturato sulle montagne di Pomarico da un reparto di truppe italiane comandate dal tenente STOCCHI, che apparteneva al corpo del Duhesme, il quale, inseguendo il Rosenheim, il 15 marzo giungeva a Cosenza e si riuniva al Reynier.
L'inseguimento continuò ma senza risultato: i principi reali Francesco e Leopoldo erano già fuggiti in Sicilia e il ....
20 MARZO una cinquantina di navi, protette dalla flotta inglese, raccoglievano gli avanzi dell'esercito del Damas e lo trasportavano nell'isola. Dei diciottomila uomini, che ai primi di marzo aveva il comando, soltanto quattromila lo seguirono in Sicilia; gli altri o rimasero prigionieri dei Francesi dopo la battaglia dì Campo Danese, o disertando riuscirono a tornare alle loro case o si riunirono in piccole bande che più tardi ingrossate da nuovi elementi, tanto fastidio dovevano poi dare (e lo leggeremo nelle prossime puntate) alle truppe di GIUSEPPE BONAPARTE. Questi, il ....
30 MARZO del 1806, con decreto imperiale, fu proclamato re della Due Sicilie, conservando il titolo di "Grande Elettore di Francia" e i diritti di successione al trono dell'impero; ma una parte del regno, l'isola, era in mano di Ferdinando IV custodita dalla flotta inglese, e su qualche fortezza della terraferma, come a Civitella del Tronto e a Gaeta, sventolava ancora la bandiera borbonica.

15 MARZO - A questa data Napoleone affronta i Borboni di Napoli. Un suo esercito invade e occupa il regno borbonico i cui rappresentanti (re Ferdinando I ) sono costretti a fuggire in Sicilia con la protezione degli inglesi. Napoleone dichiara che nel Regno  é abolita la feudalità ma nello stesso tempo nomina Re di Napoli suo fratello maggiore Giuseppe, ed afferma che i diritti reali si possono riscattare. La stessa cosa ha fatto nella Repubblica Batava, che Napoleone trasformerà in regno d'Olanda  nominando Re il fratello Luigi (5-giugno)

Re Ferdinando I si rifugia in Sicilia, per sfuggire ai Francesi, sotto la protezione del Vicerè Nicolò Filangeri, principe di Cutò. La regina Maria Carolina d'Asburgo, insieme al fratello del Re, il duca Leopoldo, furono ospitati per tutto il periodo, nel palazzo Filangeri-Cutò, di S. Margherita Belice, che per questo fu ribattezzata, nel romanzo di Tomasi di Lampedusa (erede di Filangeri) "Il Gattopardo", in Donnafugata.(By: Renzo Viviani)
Alla caduta di Napoleone, i Borboni riprenderanno possesso del trono dopo il congresso di Vienna, restaurando il potere regio, pur serbando gran parte delle riforme promosse dai francesi. Le spinte liberali che sfociarono poi nei moti rivoluzionari del 1820 costrinsero Ferdinando a concedere una costituzione simile a quella di Cadice (detta anche di Spagna) del 1812. Ma impegnatosi a negarla davanti alla Santa Alleanza; perchè solo a queste condizioni l'Austria  lo riconfermò sovrano assoluto nel marzo del 1821.

Ma l'arrogante decisione austriaca  era stata già presa a Trappau  senza la presenza dello stesso re FERDINANDO, che ribadì quasi infuriato che decisioni così importanti su un regno sovrano richiedevano come minimo la presenza del sovrano stesso. Inoltre - aggiunse - si stava impegnando per comporre i contrasti eliminando le cause, e nello stesso tempo stava iniziando ad elaborare con i rappresentanti del suo governo una costituzione saggia e liberale, una nuova monarchia costituzionale conforme al luogo e ai tempi. Concludeva di voler partecipare alla nuova conferenza di Lubiana prevista all'inizio del prossimo anno, per mediare con le potenze europee e spiegare meglio i suoi progetti pacifisti, senza ricorrere agli interventi militari che spesso -disse- causano guai peggiori. Del resto la dimostrazione di una reciproca intesa era già una realtà. E a Napoli nella rivolta guidata da Pepe, le strade non si erano bagnate di sangue. Purtroppo a Vienna avevano già deciso, ed avevano un altro punto di vista che non era quello degli amanti della pace, come (sembrava essere in quel momento) Ferdinando.
(vedi poi anche il 1821 quando il re ancora a Lubiana -saputa la tracotante decisione- aveva  cercato di anticipare il peggio, inviando un accorato messaggio a Napoli che era già in fermento:  "...desistere dal progetto difensivo, ma accogliere invece gli austriaci per il bene del Paese". Quando rientrò dovette fare quello che gli imposero gli austriaci: la repressione. Forse gli imposero perfino di richiamare in servizio  il principe di CANOSA, che già  nel 1816  Ferdinando IV aveva esonerato per la troppa fanatica e feroce azione repressiva, che discreditava  la corte alimentando l'odio, invece di placarlo).
12 LUGLIO - Napoleone costituisce la Confederazione del Reno, che comprende la Baviera, Baden, Wurtemberg e altri piccoli stati, ma sempre sotto l'egemonia francese. La Prussia si sente minacciata e reagisce inviando un ultimatum ai francesi di sgomberare la zona germanica fino al Reno o altrimenti è guerra.
Purtroppo nonostante la IV coalizione anti-francese , l'esercito prussiano il ....14 ottobre (vedi sotto)
AGOSTO - I Napoleonici, guidati dal Generale Massena, penetrati in Lauria, opulenta Città del Regno delle Due Sicilie, perpetrano il "sacco" depredando gli abitanti (la cui quasi totalità era di fede borbonica). Lauria, infatti, nel 1799 era stata una fucina anti-giacobina, e lo stesso Vescovo Mons. Lodovici ne aveva guidato la "controrivoluzione" proprio da Lauria (che era stata decretata da Ferdinando I "Fedelissima"). 
La vendetta francese porterà alla morte di oltre duemila abitanti e alla distruzione di una gran parte del patrimonio artistico e culturale della Città.
Della repressione della rivolta calabrese ci limiteremo ad accennare gli episodi principali, che ebbero per teatro Camerotta, Acri, Sora, Amantea, Maratea, Reggio e Scilla.
CAMEROTTA, nel Cilento, forte per la natura del luogo, era difesa dal duca di POLLERIA, dalla banda del GUARIGLIA e da un distaccamento del presidio di Gaeta che, secondo i patti della capitolazione, doveva astenersi per un anno dal combattere contro i Francesi. Questi, comandati dal generale LAMARQUE, si presentarono davanti Camerotta il ....
1° SETTEMBRE del 1806 e, approfittando di un uragano, riuscirono ad espugnarla, passando a fil di spada tutti i difensori che non erano riusciti a fuggire.

SORA era il quartier generale di FRA DIAVOLO. Nel settembre fu affidato al generali ESPAGNE, al colonnello CAVAIGNAC e al caposquadrone FORESTIER, il compito di espugnare il covo del temuto bandito. Sebbene circondato, Fra Diavolo riuscì a fuggire; la città invece fu espugnata e messa a sacco (26 settembre 1806).
ACRI aveva una guarnigione di pochi Còrsi e di qualche centinaio di patrioti comandati dal tenente GIUSEPPE FERRARA. Il 14 ottobre del 1806 ANTONIO SANTORO, detto "RE COREMME", occupò la città costringendo i difensori a chiudersi nel castello; aveva una banda di circa tremila uomini, eppure, al sopraggiungere di una cinquantina di Còrsi provenienti da Bisignamo, credendola una colonna di maggior numero, si ritirò. Ritornato ad Acri, il Santoro si disponeva a bloccare la rocca quando questa volta fu assalito da una vera colonna francese comandata dal Verdier e costretto a fuggire fino a Longobuco, mentre Acri dopo averla saccheggiata fu data alle fiamme. Il Santoro si rifugiò in Sicilia, ma al principio del 1807 ritornò in Calabria e tentò di impadronirsi di Rossano. Respinto dagli abitanti e dal presidio, ritornò a Messina. E ancora verso la fine di maggio del 1807 lo troveremo con le sue bande ancora a Cotrone da dove il principe di Philippsthal, sdegnato dalle ruberie, confiscatogli il bottino, lo rimanderà in Sicilia.

AMANTEA rimase famosa per la resistenza accanita che oppose ai Francesi. Occupata da FRA DIAVOLO - come si è detto - qualche giorno prima della battaglia di Maida, era rimasta sotto il governo del nobile RODOLFO MIRABELLI. Per due mesi e mezzo non aveva avuto noie da parte dei Francesi, ma il ....
27 SETTEMBRE del 1806 giunse da Cosenza il generale Verdier con due reggimenti di fanteria, due cannoni e alcune squadre della guardia civica. Tutte queste truppe assalirono la città, ma furono facilmente respinte e si ritirarono a Cosenza.
Il Verdier ritornò con un numero maggiore di soldati il 3 dicembre e due giorni dopo diede l'assalto ad Amantea, ma fu respinto con sensibili perdite; ritentò la notte dell'8 ma fu nuovamente sconfitto e, scoraggiato dalle perdite che gli avevano inflitto gli Amanteoti e da quelle che aveva subite per opera delle bande di VINCENZO PRESTA, che da Belmonte lo molestava, fece ritorno ancora a Cosenza, e da qui, informati i suoi superiori della difficoltà dell'impresa, chiese qualche altro pezzo d'artiglieria, altre munizioni per rinnovare con maggiore probabilità di successo l'assalto della piccola città difesa così tenacemente dagli abitanti e dalle bande del Presta, di GIUSEPPE MELE e di IGNAZIO MORRONE.
Il 1° gennaio del 1807 il Verdier, accompagnato dal Reynier, si presentò per la terza volta davanti ad Amantea questa volta con tremiladuecentocinquanta soldati, sei pezzi d'artiglieria e una schiera di guardie civiche comandate dal maggiore FALCONE. Il 15 gennaio (sempre del prossimo anno - 1807) Verdier guidò personalmente le truppe all'assalto, ma questo non ebbe esito migliore dei precedenti. Allora il generale fu richiamato a Napoli e sostituito dal generale PEYRI'.
Il nuovo comandante il 31 gennaio del prossimo anno (1807) fece al MIRABELLI proposte per una onorevole capitolazione. Essendo state rifiutate, il Peyrì il 4 febbraio fece aprire il fuoco delle sue artiglierie ed il 6 ordinò l'assalto. Anche questa volta i Francesi furono respinti; ma la città, priva di comunicazioni con il mare per la vigilanza degli assedianti, trovandosi a corto di munizioni non era ormai più in grado di resistere. Le bande la notte del 6 febbraio abbandonarono la terra e la mattina del 7 il Mirabelli firmò una capitolazione; i Francesi concedevano l'amnistia agli abitanti e si permetteva al Mirabelli e al colonnello Stocchi di ritirarsi in Sicilia.

MARATEA, nella Basilicata, difesa da Alessandro Mandarini, che aveva sotto di sé i colonnelli ROCCO STODUTI e RAFFAELE FALSETTI, i maggiori ANTONIO GUARIGLIA e GIUSEPPE NECCO, il capitano DE CUSATIS, il tenente DE LIETO e un migliaio d'uomini, a differenza di Amantea non riuscì a resistere che pochi giorni ai quattromila uomini del generale Lamarque giunto ad assediarla.
Il Mandarini, abbandonato dalla flotta borbonica che avrebbe dovuto rifornire la città di viveri e di munizioni, il ....

10 DICEMBRE di quest'anno (1806) fu costretto a capitolare ottenendo che le persone e i beni dei cittadini non fossero molestati, che gli ufficiali, data la parola d'onore di non brandire più le armi contro i Francesi, potessero ritirarsi in Sicilia e alle truppe, con eguale promessa, rimandate a casa.
Tentò il governo francese di guadagnare alla sua causa il Mandarini, di cui conosceva l'ingegno e il valore, ma questi non volle tradire i Borboni. Giurò, secondo i patti della capitolazione, di non combattere contro il re Giuseppe ma volle anche giurare che non lo avrebbe mai servito, quindi si ritirò in Sicilia, da dove, solo nel 1815, ritornò in patria in qualità di Intendente per la Calabria Citeriore.

14 OTTOBRE - L'esercito prussiano subisce una sconfitta nella Battaglia di Jena, (VEDI LINK DEDICATO ) e in quella di  Auerstadt. I prussiani sono inseguiti da Napoleone fino a Berlino che é così occupata dai francesi. Dalla città tedesca Bonaparte ora detta legge a tutti gli Stati Europei proclamando l'embargo all'Inghilterra. Attua (o meglio obbliga) un blocco navale totale; nessuna merce deve partire o arrivare per la e dalla Gran Bretagna.
Napoleone vuole "togliere il respiro" all'Inghilterra; chiudendola anche dal mar Baltico temendo un'eventuale alleanza con la Russia. Per chiudere questa via, non esita al termine dell'anno di fare preparativi per un attacco all'esercito prussiano (già indebolito) e a quello russo. Invasione messa in programma già ai primi di gennaio, in pieno inverno.
In GERMANIA dopo la nascita della Confederazione del Reno, e dopo la sconfitta dei prussiani, la dieta é ancora più forte (ma é anche un'angosciata suddita). Nella lega vi entra anche la Sassonia. A perdere autorità, e anche il titolo d'Imperatore del Sacro Romano Impero, è FRANCESCO II d'ASBURGO, che deve accontentarsi ad essere solo imperatore d'Austria, cambiando residenza (era prima in Germania) e anche nome in FRANCESCO I.
Il "Sacro Romano Impero" era stato creato da Ottone il Grande nel lontano 962, e virtualmente si era sempre identificato con il regno di Germania. Dopo l'ascesa degli Asburgo nel 1438, la carica ereditaria di Imperatore continuò ad essere tramandata a questa casata.
Non erano mancate le lotte delle investiture tra Impero e Chiesa. Ma nella Riforma protestante queste lotte contro l'"impero cattolico" (romano e sacro) persero poi ogni significato, quando la Pace di Westfalia del 1648 sancì la sovranità autonoma degli stati imperiali tedeschi.
Restò il nome, che Voltaire sintetizzò però così "Questo impero non é né sacro, né romano, e neppure un impero".
La sua formale abolizione chiude dunque un capitolo della storia europea. E anche dopo la sconfitta di Napoleone, con la Restaurazione, non fu più ricostituito. Al suo posto sorse la Confederazione di Stati tedeschi.

EGITTO - Prima filo-inglese, ora, visti i successi dei francesi e le grosse difficoltà degli inglesi, vuole liberarsi da quest'ultimi e si schiera con i francesi. L'Inghilterra che aveva sempre dominato col regno dei Mamelucchi creato da loro con governi fantoccio, chiede ora un'alleanza alla Russia per prevenire pericolose iniziative francesi. Gli inglesi sbarcano ad Alessandria con un corpo di spedizione di 6000 uomini. Scontri con le truppe egiziane a Rosetta, dove però gli inglesi sono sconfitti. Mohammed Ali nominato Pascià dell’Egitto dal Sultano ottomano intima l'immediata evacuazione delle truppe britanniche dall'Egitto. Inizia la grande riforma dell’Egitto.

Questo imprevisto obbliga ora la Russia, colpevole di essersi schierata con gli inglesi, a doversi difendere e ad essere impegnata con gli Ottomani su tutti i suoi confini, favorendo così  l' invasione che sta progettando  Napoleone proprio in Russia.

Bibliografia:
ADOLPH THIERS - Storia della Rivoluzione Francese - 10 Volumi
R.CIAMPINI, Napoleone, Utet, 1941
EMIL LUDWIG Napoleone, Mondadori, 1929
NAPOLEONE, Memoriale di Sant'Elena (prima edizione (originale) italiana 1844)
Storiologia ha realizzato un CD con l'intero MEMORIALE - vedi presentazione qui )
E un grazie al sig. Kolimo dalla Francia - http://www.alateus.it/rfind.html

 

PER TORNARE ALLA TABELLA
UTILIZZA SEMPRE IL BACK
HOME PAGE STORIOLOGIA