RIVOLUZIONE FRANCESE

1810 - GLI EVENTI  di quest'anno
(i link inseriti sono per ulteriore approfondimento)


NAPOLEONE E
MARIA LUISA D'AUSTRIA (vedi > > ) - La sposa del "nemico"
IL DIABOLICO REGISTA: METTERNICH

NAPOLEONE Bonaparte il 14 ottobre dello scorso anno, ha costretto l'Austria a firmare il Trattato di Schonbrun con la Francia, mentre era abbastanza forte per infliggere alla V coalizione antifrancese una tremenda sconfitta.
Era al massimo della potenza militare. Forse all'Inghilterra, dopo la strepitosa vittoria di Wagram, (tra i più grandi e sanguinosi delle guerre napoleoniche, coinvolse oltre 300.000 soldati delle due parti) non era  necessario neppure proseguire  una guerra. Gli inglesi avrebbero accettato di restarsene sull'isola e lasciato dominare il resto d'Europa all'invincibile, e - dopo la strepitosa vittoria - ormai  temibile Napoleone.
Fare trattati economici con reciproche concessioni non doveva rappresentare un problema per entrambi i due paesi. Questo era già accaduto nel 1801. Non volevano certo perdere il mercato francese, nè correre anche il rischio di perdere quelli orientali
Eppure Napoleone, si è arrestato, non è andato oltre e ha preferito la pace di Schonbrunn e una  alleanza anche parentale. ("volevo unire il Vecchio al Nuovo..." dirà in seguito quando si trovò schierata la stessa Austria a combatterlo - "....ma fu un grosso errore")

11 APRILE, Napoleone  divorzia da GIUSEPPINA BEAUHARNAIS e sposa in seconde nozze l'arciduchessa MARIA LUISA d'AUSTRIA, figlia dell'imperatore Francesco I.
L'Austria tenta così di creare un periodo di pace con questa alleanza, che è anche una capitolazione dell'orgoglio dinastico degli Asburgo, già ridimensionato di autorità sull'Europa, dopo che nello scorso 1806, togliendo Napoleone a loro il titolo d'Imperatore del Sacro Romano Impero (creato da Ottone nel 962) l'ultimo discendente FRANCESCO II d'ASBURGO, ha dovuto accontentarsi di conservare solo il titolo di imperatore d'Austria, cambiando perfino residenza (era prima in Germania) e anche nome, in FRANCESCO I.

Di fronte a questa potenza della natura e alla fortuna di questo uomo che stava conquistando, dominando o intimorendo l'intera Europa  non c'erano alternative. Unire il "Vecchio al Nuovo!", un maquillage della monarchia in decadenza; una occasione per molti nobili decaduti per ritagliarsi una porzione di benefici dal nuovo "potente". ("quando aprii a loro il mio palazzo, si precipitarono dentro in mille a fare la questua" Napoleone, Memorie.
Napoleone di elemosina ne fece fin troppa: creò 31 duchi, 451 conti, 1500 baroni. Solo sull'impero tedesco c'erano 112 staterelli e 350 signorie tutte in sofferenza quando Napoleone si era affacciato in Italia, poi era divenuta divenuta angosciosa quando superò le Alpi.

Ritorniamo al 14 ottobre dello scorso anno: era stata firmata la pace, poi il 19 dicembre Napoleone aveva divorziato da Giuseppina, e  l'11 aprile il piccolo nobiluccio corso e soldato della rivoluzione sposava Maria Luigia D'Asburgo. Sposava una nobile ripudiando la donna che gli era stata data dalla rivoluzione.

Regista di questa operazione é l'abile ministro degli Esteri, il principe METTERNICH.
Succeduto a STADION, questo singolare uomo politico ha una visione molto diversa del conflitto militare, che sembra non avere altri sbocchi se non il suicidio della monarchia; preferisce dunque dare un diverso orientamento alla politica austriaca, pena la sua scomparsa totale.

Per salvare quello che é salvabile del Vecchio regime, cerca l'alleanza con il Nuovo e si fa propugnatore dei principi di nazionalità e di indipendenza che sono nati dalla rivoluzione: l'assurdità é che nella persona di Napoleone si combatte la rivoluzione, con le parole e le armi della rivoluzione stessa ma anche con quello stesso nazionalismo che prorpio lui Napoleone ha fatto nascere in ogni contrada d'Europa.

(Ma non dimentichiamo la stessa volontà di Napoleone, nel cercare di fare l'alleanza del Nuovo e del Vecchio, voleva salvare la sua creatura rivoluzionaria.  Lo confesserà lui stesso, più tardi a pochi giorni della sua caduta: "Sposando un'arciduchessa, ho voluto unire il presente al passato, i pregiudizi gotici alle istituzioni del mio secolo....Mi sono ingannato e oggi capisco il mio errore; mi costerà il trono".
Dov'era  l'errore? Una volta preda dei pregiudizi gotici monarchici e dinastici Napoleone, una volta entrato nei salotti, perse tutta la forza espansiva della rivoluzione, senza peraltro acquistare la forza delle monarchie. Mentre alle monarchie era possibile compiere la manovra inversa (con la purezza di stirpe, diritto divino, legittimità secolare, populismo, elargizione di elemosina, feste retoriche, ecc) mettersi cioè alla testa dei movimenti nazionali e dirigere contro Napoleone queste forze, cioè "carne da macello".

Con grande abilità Metternich riesce ad accostarsi a Napoleone con un trattato in cui l'Austria si inserisce nel sistema difensivo napoleonico; e convince perfino la Prussia con chissà quali promesse. - Forse con questa promessa a se stesso: "intanto facciamo alleanze, poi al primo traballamento gli daremo la spallata". Abbiamo detto forse; ma questo poi effettivamente accadde nella realtà.

Realista, con un Paese stremato dalle ripetute sconfitte, Metternich con molta spregiudicatezza preferisce accostarsi a Napoleone non usando le armi ma con la diplomazia (machiavellica), che perfezionò progettando il matrimonio  con la figlia dell'imperatore. Poi fu pronto con la stessa infida diplomazia - ai primi insuccessi di Napoleone (fra breve) - ad allearsi perfino con la Russia e la Prussia per la guerra che portò alla sconfitta totale Napoleone.

Dopo questo successo, Metternich divenne poi subito nella Restaurazione il maggior esponente del conservatorismo europeo specialmente, dal 1820 al 1830, e fino a quando la rivoluzione parigina del '48 venne a sconvolgere il suo sistema, e anche la sua stessa Vienna. Lui rispose rafforzando la monarchia assoluta e il dispotismo asburgico; ma dato che i tempi erano cambiati (i venti liberali e democratici circolavano ormai sull'Europa occidentale), si attirò le ostilità dell'opinione pubblica, e alla rivoluzione della stessa Vienna nel 1848 venne il suo turno. Cadde in disgrazia.

FERDINANDO I abdicò a favore del nipote FRANCESCO GIUSEPPE, che nonostante la giovane età (18 anni) emerse subito la sua personalità rigida e burocratica, affrontando con apparente imperturbalità i molteplici dilemmi dell'impero  e le numerose disgrazie familiari. (Ma il problema più grosso, Metternich, lo risolse subito, mettendolo alla porta).

Metternich, alla caduta di Napoleone (fra due anni) sosteneva l'idea dell'equilibrio tra le cinque grandi potenze. Il suo progetto fu poi in parte realizzato al congresso di Vienna. Questo patto di solidarietà tra gli Stati doveva garantire una pace internazionale. Non fu così. La rottura avvenne, perché il movimento liberale democratico europeo in alcuni paesi occidentali (come la Francia e l'Inghilterra) si stava rafforzando, mentre le potenze orientali con le idee di Metternich rimasero conservatrici; alla fisionomia settecentesca illuminata e cosmopolita si sovrappose solo il volto reazionario di una monarchia che soffocava con ogni mezzo le aspirazioni autonomistiche dei popoli soggetti. Ma la monarchia pagò poi tutte insieme le conseguenze di questa cecità, con una irreversibile decadenza, che la portò alla condanna definitiva (1918).

Metternich anche se fu poi travolto dalla rivoluzione del 1848, lasciò in eredità l'accumulo del ritardo nel movimento liberale democratico europeo, che continuò ad essere incolmabile (salvo qualche compromesso (1867) e concessioni parziali per far fronte alle crescenti agitazioni liberali) fino al 1918; e si trascinò fino alla comparsa di Hitler, che paradossalmente portando alla distruzione l'intera Germania, fece recuperare velocemente terreno (pur con la dittatura - ma il tedesco - capo fanatico di nazionalismo -questa voleva) al movimento liberale democratico; anche se nella parte orientale della Germania (pur in un sistema diverso e un'altra guerra mondiale, la "nda) rimase questo ritardo fino all'unificazione tedesca del 1990.

Ma ritorniamo alle difficoltà del blocco voluto da Napoleone, che non trova solo critiche dentro gli Stati alleati ribelli, ma nella stessa Olanda, dove Bonaparte aveva messo il fratello Luigi a regnare. Impegnato a non mandare in rovina l'economia del Paese, proprio Luigi vendendo e comprando merci dagli inglesi ha infranto il Blocco Continentale. Napoleone non perdona nemmeno lui, non si arrende alle evidenze di una situazione economica precaria in cui versa il Paese: lo costringe ad abdicare e lo sostituisce. Annette alla Francia l'Olanda e insedia dei funzionari imperiali di suo gradimento.

Colpo di mano anche in Svezia. Re Carlo XIII non ha eredi diretti. Ne approfitta Napoleone per insediarvi JEANNE BAPTISTE BERNADOTTE, un suo maresciallo che nomina principe ereditario. Diventa così re di Svezia con il nome di Carlo XIV. Ma anche lui non gli fu per nulla riconoscente: appena Napoleone entrerà in difficoltà in Russia, Bernadotte si alleerà con lo ZAR ALESSANDRO I contro Napoleone, contribuendo alla sconfitta di quest'ultimo nel 1813. Le elargizioni di Napoleone furono sempre mal ricompensate, e sono proprio queste tra i motivi non ultimi della sua caduta.

Napoleone grande stratega, seguita a sbagliare sugli uomini. L'amarezza più grande che esprime nelle sue memorie - e vi ritorna spesso - é proprio quella di aver creduto troppo negli uomini che aveva premiato dando a loro onori, denari e gloria. "Alcuni li ho tolti dal fango, ma quando ebbi bisogno di loro, li ritrovai stranieri in patria". "Elargivo loro denari, tanti denari perchè organizzassero feste nei loro palazzi per attrarre gli scontenti, gli agnostici, e invece non solo alle feste c' erano solo loro, ma contribuivano così a seminare odio, invidie, ostilità nei miei confronti".

NAPOLEONE era dotato di un genio militare che nessuna critica ha potuto scalfire; aveva la prontezza delle decisioni, la rapidità dei movimenti, le capacità nel variare schemi secondo le circostanze. Nessuna sua battaglia è uguale a un'altra. Tutti i dettagli (nelle sue Memorie) delle sue battaglie sono come le improvvisazioni violinistiche di Paganini. "Mi sento artista, come un violinista".
Lo scrive Napoleone! Indubbiamente sta pensando proprio a Paganini che in questi anni sta entrando nella leggenda proprio del virtuosismo.

Ma Napoleone era dotato anche di notevoli capacità propagandistiche. "Fu a Lodi, che mi accorsi di essere una mente superiore, che concepii il disegno di compiere grandi imprese".
Proprio a Milano fondò due giornali Le courrier de l'armèe d'Italie e La France vue de l'armèe d'Italie. Dovevano sostenere la sua politica e ad esaltare le sue gesta. Scoprì così nella stampa il potente mezzo di propaganda, e da quel momento la sua maggiore preoccupazione, sempre costante, fu proprio il controllo della stampa. I giornali dovevano tacere quello che lui non gradiva e pubblicare le notizie e i commenti che egli dettava. Molti non graditi li fece chiudere.
Poi i Bollettini, a decine di migliaia, stampati in diverse lingue e distribuiti in tutta Europa (con particolare attenzione a quelli in inglese che dovevano leggere i suoi avversari) li preparava lui.
La "sua" stampa doveva costantemente soffermarsi sull'immagine del "piccolo caporale corso" che trattava i "suoi" soldati come amici, che divideva con loro i disagi e che ricompensava generosamente".

Poi seguiva ad ogni numero il Catechismo imperiale, che doveva inculcare l'amore per il piccolo uomo "mandato dalla provvidenza" (una frase questa di Vincenzo Gioberti)  a salvare la Francia dall'anarchia e... a restaurare la religione; lui "figlio" di Voltaire! In questi ultimi anni, la ("sua") stampa insiste sul legame con Carlo Magno, del cui impero Napoleone si proclama l'erede ma soprattutto giustifica la sua politica, richiamandosi ai paralleli storici quando ci furono i risentimenti di quanti lo accusavano (alla sua inestitura imperiale) di aver tradito la rivoluzione e le aspirazioni dei popoli alla libertà e all'indipendenza.

Non mancarono i "suoi" giornali a scopi propagandistici di esaltare anche le imponenti opere pubbliche che promuoveva; di soffermarsi sulla straordinaria capacità di lavoro (18 ore) che Napoleone svolgeva in una giornata; sulla sua invincibilità sui campi di battaglia; sulla reverenza che avevano per lui uomini importanti; su un'aura divina di cui era circondata la sua immagine che famosi artisti contribuirono non poco a idealizzare.

(Fin qui sembra di rileggere passo passo il comportamento di Mussolini, anche nei minimi particolari. Infatti, Mussolini amava molto Napoleone, e probabilmente aveva letto le sue memorie quando disse "Da lui non ho preso nulla in prestito, ma mi ha distrutto tutte le illusioni che mi sarei potuto fare sopra la fedeltà degli uomini". Correva l'anno 1933. E nonostante queste considerazioni, affidò come Napoleone a degli inetti personaggi le sorti del Paese, che furono fatali anche alla sua, e alla fine fece una fine peggiore di Napoleone.
Altrettanto Hitler che nell'invadere la Russia commise lo stesso errore di Napoleone. La sconfitta per il gelo e la tragica ritirata in Russia. Hitler nello scatenare l'invasione volle scegliere lo stesso giorno, nella notte del 22-23 giugno - poi nello stesso 5-6 dicembre (quando Napoleone abbandonò l'esercito alla Beresina) fu inchiodato dai Russi alle porte di Mosca.

Tutto questo contribuì a far nascere nell'immaginazione collettiva il mito romantico, che preannunciava proprio il Romanticismo.
Le sue memorie di Sant'Elena sono del resto proprio un capolavoro del Romanticismo (poco conosciuto) soprattutto quando Napoleone si atteggia a difensore della Rivoluzione proprio con quello spirito cavalleresco romance. Narra con una tendenza lirico soggettiva, volta all'indagine interiore, e nello stesso tempo narra con la tendenza oggettiva realistica volta alla rappresentazione della realtà storica.
Respingendo la poetica classicistica (un dotto e raffinato poeta nella solitudine di Sant'Elena non avrebbe resistito a caderci dentro) Napoleone col suo memoriale, nel narrare le sue vicende, oltre le famose battaglie, soffermandosi anche su piccoli anonimi personaggi come i compagni d'armi quand'era un anonimo ufficiale, o l'anonimo stalliere che lo accompagnà col mulo al Colle di S.Bernardo, vuol far riscoprire con la poesia popolare (non solo pittoresca - perchè alcuni vecchi soldati non li dimenticò veramente mai!) il nuovo concetto di nazione ed affermare una nuova concezione della vita.

E' difficile dire se Napoleone col Memoriale (uscì nel 1822) prima di morire (nel 1821), come abile stratega della comunicazione per passare alla storia, diede l'ultima pennellata al suo mito romantico per contrapporsi alla "leggenda nera" di una certa pubblicistica inglese che lo dipingeva come un tiranno sanguinario e quella cattolica come un mostro della religione e un nemico dell'umanità. Difficile dirlo ma indubbiamente diede la prima pennellata al Romanticismo stesso; non a quello storico romanzato alla Scott, ma quello fatto da uomini come Napoleone, che presero a costruire il romanzato titanismo come in Italia l'Alfieri o il neoclassicista Foscolo.

Che si trattasse della prima pennellata del romanticismo lo testimoniano i vari Stendhal, i De Musset, i De Vigni, i Balzac, quando nel periodo della Restaurazione trionfò nuovamente la mediocrità che fece mancare quasi il respiro.
Del resto proprio Balzac propose di "continuare con la penna ciò che Napoleone aveva cominciato con la spada". Fu il migliore epitaffio.

Nel 1840, quando le ceneri di Napoleone tornarono a Parigi, quello che impressionò di più gli attenti cronisti, non fu la grandiosa cerimonia in onore di un uomo che stava entrando agli Invalidi e dentro la leggenda, ma le centinaia di migliaia di contadini (la ex gleba) che al suo passaggio piangevano a dirotto come bambini orfani. Molti dovevano a Lui se non erano più servi, a molti di loro Lui aveva garantito - emancipandoli - che avrebbe spazzato via il feudalesimo; a molti le angherie e le umiliazioni subite avevano tracciato ferite nel fisico e nell'anima, ma per quanto profonde, Lui distruggendo il regime feudale, le aveva lenite. Ecco perchè molti piangevano.

Gli altri, ancora refrattari alla commozione, nel vedere quelle facce di ex disperati - nella gioia della libertà ma sconvolte e deformate da spasimi e piene di lacrime - avvertirono anche loro una commozione, e insieme anche un profondo disagio interiore, infatti, dalla loro anima autonomamente stava formandosi un solenne impegno, che gli "unti dal signore" mai più dovevano ricomparire sulla terra di Francia.
Avvertirono questa spontanea volontà come una nuova legge esistenziale dell'essere umano che rientrava in possesso della sua dignità. Poi posando ancora una volta lo sguardo su quelle facce piene di lacrime, scoppiarono a piangere anche loro, ma di gioia, e capirono insieme gli uni accanto agli altri, da quel preciso istante, che la Francia stava avviandosi verso una nuova civiltà e che i protagonisti della storia, ora, erano soltanto loro, i cittadini della Francia, e con loro tutta la civiltà europea.

Il percorso era ancora irto di difficoltà, ma Napoleone aveva indicato la strada maestra, del resto nelle sue memorie scrivendo che "confiscava a proprio vantaggio le due forze in ascesa del XIX secolo, il liberalismo e il nazionalismo".

M.me de Staèl lo aveva definito "Un eversore di troni e di gerarchie, un modernizzatore delle società e delle istituzioni, un suscitatore, per adesione o per contrasto, di nuove energie politiche e intellettuali". E M.me de Staèl non era certo di parte, anzi le era nemica. Poco prima di morire fece uscire da una anonima tipografia una singolare "Autobiografia di Napoleone". (CHE ABBIAMO MESSO QUI PER INTERA > > > )

Nel campo del Diritto, lo abbiamo già detto nelle pagine dell'anno 1800, Napoleone é messo accanto a Salomone, a Cicerone, a Giustiniano. Ma non ha nulla a che vedere con loro: costoro operarono in un diverso tipo di società. Nella società guerriera, nella società aristocratica, nella società religiosa, che era sopravvissuta all'interno di una casta feudale fino all'epoca napoleonica, fondata sulla prepotenza delle singole individualità che veniva spudoratamente spacciata per volontà divina.
Con Napoleone inizia l'Era Moderna, l'epoca attuale, l'affermazione di quelle idee cardine di libertà, di tolleranza, di convivenza, che costituiscono la base comune di tutti i sistemi giuridici dei popoli liberi.
I meriti maggiori dell'opera di legislatore di Napoleone sono quelli della semplicità e della chiarezza. Riuscì a far capire anche ai servi della gleba cos'era uno Stato, e allo Stato a far capire chi erano i servi della gleba: cioè uomini uguali ad altri uomini. Forse solo allora  la volontà divina si manifestò veramente, e fu anche più credibile.
"Tutti nascono anonimi come me, in una anonima Ajaccio, in un'anonima isola, in un anonimo 15 agosto, di un anonimo 1769, da due anonimi Carlo e Letizia Ramolino; solo dopo diventano qualcuno; e se prima di ogni altra cosa sono capaci di non deludere se stessi, anche la volontà divina si manifesta sull'uomo."

Napoleone, prima volle, e non deluse se stesso, poi propose agli altri quello che a loro interessava.
"Il rispetto universale ed effettivo dei diritti dell'uomo".
Servi non si nasce, ma nulla poteva fare il singolo costretto a fare il servo perchè figlio di un servo: ci pensò allora Napoleone!
E noi tutti - se non siamo nati nobili ma non per questo dobbiamo a loro fare i servi - sentiamo di dovere a Napoleone qualche cosa!


ALTRI FATTI NEL CORSO DELL'ANNO

*** Un geniale cuoco di Napoleone (APPERT), per esigenze logistiche di guerra, inventa a "naso" il cibo da conservarsi in scatola. Ha fatto una semplice scoperta: che bollendo gli alimenti e messi subito in contenitori e poi togliendo l'aria, non vanno in deperimento e si possono conservare per molti giorni.  (PASTEUR ne capirà il motivo e ne scoprirà le ragioni solo nel 1864).

*** FRANZ JOSEPH GALL é il primo anatomista del cervello. In una sua opera riporta importanti osservazioni sul sistema nervoso centrale intuendo che "" alcune aree del cervello hanno compiti ben specifici per organizzare i movimenti del corpo umano o sovrintendere a molte altre funzioni, come il linguaggio e altri sensi e hanno perfino il compito di  governare molti settori intellettuali. Le informazioni arrivano tramite i cinque sensi utilizzando una ramificazione di assoni; sono questi, tramite impulsi elettrici a trasportare i messaggi verso piccoli contenitori di cui il cervello umano abbonda" (che oggi chiamiamo cellule neurali)
Per le sue intuizioni così vicine alla realtà della scienza moderna é considerato come il primo studioso in assoluto della neuroscienza.

Bibliografia:
ADOLPH THIERS - Storia della Rivoluzione Francese - 10 Volumi
NAPOLEONE, Memoriale di Sant'Elena (prima edizione (originale) italiana 1844)
Storiologia ha realizzato un CD con l'intero MEMORIALE - vedi presentazione qui )
E un grazie al sig. Kolimo dalla Francia - http://www.alateus.it/rfind.html

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