GRECIA - LA FILOSOFIA
"L'amore della sapienza"

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SCUOLA D'ATENE (Raffaello)

Etimologicamente "filosofia" vuol dire "amore di sapienza", ma in effetti la filosofia è una scienza che si propone di risolvere i problemi che riguardano l'uomo e la natura.  I primi si possono dividere in problemi speculativi (della realtà o metafisico, della conoscenza , della scienza e dell'arte), i secondi  in problemi pratici o morali (politico, economico, diritto, morale).
Altri problemi sono quelli religiosi, pedagogici e della storia.

Sulle origini della filosofia greca (quella notoriamente conosciuta in Occidente), fino a non molti anni fa era molto dibattuta la questione  se era un prodotto originale dello spirito greco, oppure  il risultato di influssi orientali.   Se  nata esclusivamente in Grecia oppure dipendente dal pensiero orientale.
Il dissidio nasceva soprattutto per carenza di conoscenze del mondo orientale, non solo ancora oscure ed ermetiche ma archeologicamente sconosciute. I primi scritti sumerici, indiani, egiziani sono venuti alla luce solo nel nostro secolo, mentre per  quelle rarissime opere greche in circolazione fin dal primi lampi del Rinascimento (1300 -  con la scomparsa dello spirito ascetico medioevale, ritorno alla mentalità propria dell'antichità classica, greca e romana) l'assolutismo politico e religioso  riuscì a mantenere vivi i pregiudizi. Possiamo dire che dal V al XV secolo era persistita una perdita relativa di autonomia della ragione filosofica, tutta subordinata alla teologia, che continuò a trattare l'essere perfetto: Dio.
Con l'umanesimo e il rinascimento il principio di autorità, sia esso teologico e filosofico, viene rimesso in discussione e la filosofia di nuovo autonoma, tende sempre più a "laicizzarsi": in particolare la filosofia naturale acquista un peso sempre maggiore creando le condizioni per quella che sarà la rivoluzione scientifica del XVI secolo, riprendono vigore le discussioni sulla teoria dello stato e del diritto, così come progressivamente si avverte la necessità di dare un'interpretazione filosofica della stessa tradizione filosofica del passato.

Oggi il problema  -sugli influssi orientali- é visto diversamente: in sostanza non si negano influssi orientali sulle origini delle filosofia greca (che forse ne hanno condizionato la nascita e il successivo sviluppo), ma nello stesso tempo si sottolinea che quella greca ha una radicale differenza che trova le sue fonti nel genio greco.
Dall'Oriente egiziano, mesopotamico e indiano, in Grecia, i veicoli di influssi culturali furono molti: la misurazione dei terreni, i metodi di calcolo, le cognizioni astronomiche e mediche, nonchè culti e dottrine religiose, e concezione del mondo, sono tutti concetti che i Greci appresero dagli Orientali; tuttavia queste concezioni   erano formulate  con un' aureola di magia o esposte  con una religiosità sacerdotale.
Il genio greco sulle stesse concezioni  ebbe l'intuizione iniziale di studiarle su un piano più scientifico, ponendosi il problema della ricerca razionale, attraverso l'osservazione della scienza intesa come conoscenza razionale della natura.
Abbiamo detto iniziale, perchè il primo problema (e qui nasce e inizia la filosofia greca - con la speculazione) era quello fisico o cosmologico, e solo dopo segue e inizia  il problema dell'Uomo; si giunge così infine alla ricerca di un principio che va al di là della fisica. Da questo momento la filosofia greca si avvia a diventare metafisica e d'ora in avanti si presenterà come ricerca di una causa prima.

Nel primo periodo,  il greco si pose il problema della natura, del mondo, della sua origine e della sua composizione chiedendosi quali sono le origini, gli elementi che costituiscono le cose e quali sono gli elementi della natura, e intende dare delle risposte razionali cercando di scoprire indagando, cercando di sapere analizzando. Le risposte che trova sono dette materialistiche (o realistiche)
E' il periodo NATURALISTICO; comprende la scuola IONICA, la PITAGORICA, la   ERACLITEA, la ELEATICA

Nel secondo periodo,  manca l'interesse per la natura. Ciò che ha importanza  e interesse sono gli uomini, la società e non la natura.  I greci non indagarono più sulle cose, ma sull'uomo e i suoi problemi quali la conoscenza, la società, la morale, l'arte oratoria, il diritto, lo Stato, il linguaggio, la interpretazione e la critica delle opere letterarie e poetiche. Le risposte che trova sono dette umanistiche (o spiritualistiche).

E'  il periodo UMANISTICO; comprende la scuola SOFISTICA (amore non più del sapere, ma amore per i sapienti che fanno sfoggio dell'arte della parola, la padronanza delle espressioni, l'accortezza negli affari. Più avanti, Platone li definì "abili parlatori capaci di rendere più forte.... il discorso più debole", mentre Aristotele li definì "venditori di saggezza e di sapienza più apparente che reale".

Le motivazioni di questo cambiamento così improvviso, ancora oggi non sono state spiegate e chiarite. Gli studiosi affermano che le prime intuizioni della filosofia Ionica, erano dovute all'affacciarsi di una vera e propria civiltà che abbandona i miti arcaici e cerca risposte realistiche, mentre i secondi - i Sofisti - sfiduciati nel vedere che non  trovavano i primi,  soluzioni razionali (come del resto avrebbero potuto in così breve tempo e con quali mezzi?),  e aumentando le problematiche politiche di una società sempre più eterogenea, vasta, complessa, difficile da coordinare e amministrare,  i nuovi pensatori si fecero avanti  per   trovare soluzioni immediate, studiando gli uomini. O meglio tutte quelle espressioni di sentimenti che sono manifestate dall'uomo - nei rapporti   (potenzialmente buoni o cattivi) - all'interno di una comunità che stava organizzandosi in Polis. Dove occorrevano regole, etica, ordine sociale. (ricordiamo che così aveva fatto in oriente Zarathustra).

E' la paura del diavolo e del gendarme che ha del resto impedito in ogni luogo di far nascere l'anarchia.
Cosicchè, Leggi religiose oppure Leggi statali sono dirette e immediate per risolvere immediatamente alcuni problemi sociali. Con le prime si minaccia la punizione degli uomini dal cielo, con le seconde si minaccia la punizione degli uomini ancora in terra. Se poi i due esponenti che hanno creato queste leggi si alleano, e diventano una cosa sola,  il risultato é la dominazione assoluta. Il potere temporale che prima era solo dei potentilo diventa anche per i Papi.

Convincere una  popolazione a non ubriacarsi emanando e diffondendo una ricerca scientifica razionale, si ottiene  poco ed é spesso  tempo sprecato, convincerla emanando una legge che minaccia  delle punizioni chi si ubriaca si ottiene invece molto e il  risultato é immediato. (duro a dirsi ma é putroppo così).
Un politico per ottenere quest'ultimo, ignora la prima "terapia" ed applica quasi sempre la seconda, spendendo volentieri  denari per organizzare un apparato repressivo,  piuttosto che uno scientifico di prevenzione.
In conclusione in Grecia  occorrevano  politici "sapienti", non tecnici "sapienti". Era più utile la dialettica (e le sue interpretazioni soggettive faziose) che non la scienza (che usa il metodo della verifica, l'obiettività e l'impersonalità della ricerca).
Pur con delle varianti, mutamenti, distinzioni, ricerca di equilibri, e tentativi di conciliare (soprattutto i contenuti spiritualistici)  i concetti di questa filosofia soggettivistica,  sempre incerta e astratta, andrà avanti costruendo nel suo cammino i "secoli bui"  fino al sec. XVII,  quando il realismo filosofico dei primi saggi  greci riesploderà,  riportando le garanzie dell'obiettività della conoscenza.

Fatta questa premessa iniziamo a conoscere questi primi "SAGGI" greci, considerati i primi filosofi. Da molto tempo alcuni sono scomparsi dai libri,  perfino in alcune importanti  enciclopedie, e addirittura nella monumentale Storia della Filosofia di Geymonat di 10 volumi.  Abbiamo però due fortune: una è quella di aver rintracciato e possediamo queste  biografie, e l'altra é che le stesse sono state stampate e pubblicate nel 1500-1600. Significa che cinque secoli fa questi autori non erano affatto sconosciuti in alcuni ambienti che desideravano rivisitare la storia; e ne rimasero sbigottiti e turbati.

Leggendo i testi scopriremo moltissimi concetti e alcune espressioni che sono state spesso usate da autori successivi, e ancora oggi alcuni moderni scrittori vi ricorrono scrivendo queste massime, spesso raccolte su carta preziosa ma che non valgono i soldi spesi,  perché ci sono presentate con parole "fresche, lievi, come le chiare acque di   un ruscello di montagna"  ma che in realtà sono vecchie di due tre mila anni. Scopriremo così saggi di sociologi e dispensatori di intuizioni folgoranti che copiano o ritriturano verità la cui data di nascita sono semmai comuni solo alle pietre del "ruscello", cioè molto vicine all'era neolitica. Scopriremo anche che Smith, il grande economista con le sue teorie, non inventò nulla. Un trattato filosofico di economia "materialistica realistica" , "liberismo" ecc. del 1700 rende giustizia al suo autore che presto presenteremo qui assieme a molti altri.

"Qualche lettore ostile ci farà osservare qui che la filosofia è inutile come gli scacchi, oscura come l'ignoranza, stagnante come la soddisfazione. "Non esiste nulla di più assurdo -dice Cicerone, - di ciò che possiamo trovare nei libri dei filosofi". Senza dubbio, qualche filosofo ha posseduto ogni specie di saggezza, eccettuato il senso comune; e parecchi voli filosofici furono dovuti alla forza elevante d'un atmosfera sottile. Siamo risoluti, in questo nostro viaggio, a soffermarci soltanto nei porti luminosi, ed evitare torrenti limacciosi della metafisica e i "mari multisonanti" della disputa teologica.

Ma la filosofia è forse stagnante? Sembra che la scienza progredisca sempre, mentre la filosofia vada sempre perdendo terreno. Ebbene, questo avviene perché la filosofia accetta l'arduo e rischioso compito di affrontare problemi non ancora accessibili ai metodi scientifici. Problemi come quello del bene e del male, del bello e del brutto, dell'ordine e della libertà, della vita e della morte. Non appena un campo d'indagine offre una conoscenza suscettibile di esatta formulazione, esso è chiamato scienza.

Ma ogni scienza incomincia come filosofia e finisce come arte; si solleva in ipotesi e scende a terra nell'azione. La filosofia è un'interpretazione ipotetica di ciò che è conosciuto (come nella metafisica), oppure di ciò che non si conosce esattamente; è la trincea di fronte all'assedio della verità. La scienza è il territorio conquistato; e dietro di esso si trovano le regioni sicure, in cui la conoscenza e arte formano il nostro mondo imperfetto e meraviglioso. La filosofia pare stia ferma, perplessa, ma solo perché lascia i frutti della vittoria alle sue figliole, le scienze; ed essa passa oltre, divinamente insoddisfatta, verso l'inesplorato.
Osservare i processi e costruire mezzi è scienza; criticare e coordinare i fini è filosofia.; e perché oggi i nostri mezzi e strumenti si sono moltiplicati oltre la nostra interpretazione e sintesi degli ideali e dei fini, la nostra vita è piena di rumore e di violenza, che non significa nulla. Poiché un fatto è nulla, se non in relazione al desiderio; non è complesso se non in relazione ad uno scopo e ad un tutto. (La scienza ci dice come sanare un uomo, riduce al minimo la percentuali delle morti, e poi ci uccide in massa in guerra).
"La scienza senza la filosofia, i fatti senza la prospettiva e la valutazione non possono salvarsi dalla rovina e dalla disperazione. La scienza ci dà conoscenza, ma soltanto la filosofia ci dà la saggezza." 

(Will Durant, The story of philosophy. New York, 1926)

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