L'INVASIONE DELLA  POLONIA

 

LA VOCE DI HITLER

( discorso delle ore 10, 1° settembre, 1939)
(Il discorso in audio, dal Reichstag,  trasmesso in diretta   negli USA)


"Seit 5.45 Uhr wird jetzT zurueckgeschossen....Wer selbst sich von den Regeln einer humanen Kriegfuhrung entfernt, kann von uns nichts andEres erwarten, als dass wir den gleichen Schritt tun. Ich werde diesen Kampf, ganz gleich gegen wen, so lange fuehren, bis die Sicherheit des Reiches und bis seine Rechte gewaEhrleistet sind" 

"Dalle ore 5,45 rispondiamo  al fuoco...Colui che di propria iniziativa si distacca dalle regole di condotta di questa guerra umanitaria, non può aspettarsi da noi null'altro che un ugual trattamento. Condurrò questa battaglia, contro chiunque, fino a quando i diritti non saranno garantiti".

25 AGOSTO - Per invadere la Polonia tutto fu predisposto; alle 4,30 del giorno successivo,
sul confine provocarono ad arte un incidente, onde avere il pretesto per invaderla.
Presero i corpi di alcuni polacchi uccisi, gli misero le uniformi tedesche e dichiararono
davanti al mondo
di aver subito un attacco per entrare in Germania. Noi rispondiamo con una "Guerra Umanitaria"

 

Perchè tutto iniziò partendo dalla Polonia?
Occorre prima fare dei grandi passi indietro nella storia.

L'ascesa della Russia come grande potenza europea fu dovuta innanzitutto a Pietro il Grande, e soprattutto dopo la "2a Guerra del Nord"  tra le sue truppe e l'esercito svedese di Carlo XII. Dopo la famosa
BATTAGLIA DI POLTAVA del 8 luglio 1709, la Russia zarista ebbe l'accesso alle terre che si affacciano sul Mar Baltico; quindi anche sul territorio polacco, il potente Regno dei Vasa (baluardo della controriforma, quindi paese cattolico), che a loro volta in precedenza nel loro ultimo tentativo espansionista approfittando della crisi che sconvolse la Russia prima dell'avvento dei Romanov, avevano (1a guerra del Nord) aggredito inutilmente i russi che usciti vincitori nello scontro, oltre che togliere ai polacchi l'Ucraina, ridussero la loro egemonia nel Baltico.
Comunque il regno ridimensionato sopravvisse ancora con la dinastia locale, fino a quando passò a un sovrano straniero, germanico, Augusto il Forte di Sassonia (1697-1733) che ebbe l'infelice idea di ritornare a fare conquiste a nord alleandosi con i danesi e i russi, contro re Carlo XII di Svezia (con mire espansionistiche invece a sud)  ma fu Augusto il primo a essere sconfitto  nello scontro con lo svedese nella battaglia di Kliszov. 

Sul campo rimasero a fronteggiarsi solo Carlo II e Pietro il Grande. E fu quest'ultimo con una strategia che verrà poi imitata dai suoi successori e perfino da Stalin, ad attirare lo svedese all'interno della Russia, fino a Smolenks (un luogo micidiale a molti, da Gengis Khan a Napoleone e l'ultimo fu proprio Hitler), poi incendiò l'intera città e, arretrando iniziò a lasciarsi dietro terra bruciata, non lasciando allo svedese nessuna possibilità di rifornirsi e, al tempo stesso, logorandolo con piccole azioni di guerriglia. Fino a quando lo zar lo mise in trappola nella morsa del gelo russo. A Poltava ci fu la disfatta totale, più della metà dell'esercito morì congelato o di stenti, l'altra metà a malapena si salvarono.
La Polonia già uscita stremata dal conflitto divenne un paese controllato (anche nell'elezione regia) dalla nuova emergente potenza russa dei Romanov; e inizia a seguirne la sorte.

Durante questa dominazione Russa  la coscienza nazionale polacca tornò a farsi sentire nella guerra di successione (1733-1738), ma la forte influenza zarista sul territorio e l'indebolimento politico militare del paese, non riuscì a evitare le tre successive spartizioni del 1772, 1793, 1795. Prussia e Russia in pochi anni con cinismo fecero sparire la Polonia come entità territoriale. La distruzione dello stato polacco fu totale nonostante la resistenza armata della popolazione, e non solo contro i russi, ma anche contro una fazione guidata dai nobili e dai latifondisti locali filo-russi.

Fu un periodo di anarchia; non dimentichiamo che il Rousseau politico, scrisse in merito Considerazioni sul governo della Polonia. ( in "Contratto Sociale")Pur coltivando le tradizioni nazionale (in particolare il culto cattolico) rimase sempre un sogno la rinascita di uno stato nazionale, anche perchè Prussia e Russia nelle loro zone d'influenza, indebolirono la consistenza culturale, religiosa  ed economica della popolazione, insediando coloni e mettendo a capo delle amministrazioni i propri uomini. (nascono così all'interno del paese due minoranze etniche, una di lingua russa e una germanica).
Venne poi la Rivoluzione Francese, poi Napoleone (che tornò a formare il Granducato di Varsavia), poi la Restaurazione. Durante questa come nel resto d'Europa, si formarono dei gruppi nazionalisti in esilio, e in patria organizzarono una serie di sanguinose sollevazioni (1830-1831). Poi altrettanto cruenta in quella del 1846-48 nella parte austriaca e prussiana; e ne seguì un'altra nel 1863 nella parte russa. Tutte represse nel sangue dalle due potenze occupanti.

Prima di arrivare alla vigilia della Grande Guerra, in Polonia le organizzazioni politiche non erano scomparse, anzi si erano ampliate e consolidate, ma purtroppo (come del resto in occidente) erano nei loro programmi divergenti. Molto attivi i socialisti nella zona occupata dai russi che ovviamente dopo i noti fatti nella stessa Russia puntavano tutto sulla rivoluzione sociale. Mentre i gruppi democratici-borghesi  speravano di riformare l'antico stato con l'aiuto di Francia e Gran Bretagna.
Durante la prima fase della guerra la questione polacca fu al centro di una accesa contesa quando gli imperi centrali occuparono militarmente la Polonia russa; ma mentre la Germania intendeva a guerra vinta annettersi il territorio, l'alleata Austria era invece favorevole a uno stato indipendente; che fu infatti  realizzato nel novembre del 1916, che era puramente di facciata. Ma la guerra non era finita! Cioè fecero i conti senza l'oste.
Fra i due litiganti (quando il conflitto prese un diverso andamento) si intromise Wilson, appoggiando un comitato di minoranza polacco in esilio a Parigi. (non certo fatto di proletari).

Il 7 novembre 1918 dopo la sconfitta militare tedesca, fu proclamata la Repubblica polacca proprio con questa minoranza; si misero così i nuovi confini voluti da Wilson. Ma in precedenza  nel 1918, nella guerra russo-polacca, contro la Germania, le truppe russe erano arrivate fino alle porte di Varsavia, e non fu facile poi  imporre al nuovo stato i nuovi confini. 

Nel Trattato di Brest-Litovsk (pace separata) del 3 marzo 1918, Lenin, con il suo governo bolscevico per difendere la rivoluzione e allontanare la minaccia tedesca, uscì dalla prima guerra mondiale ma accettò notevoli perdite territoriali. E anche allora (come Stalin col Patto Ribbentrop)  Lenin aveva dovuto fronteggiare la durissima opposizione interna. Ma lui poi si giustificò (come farà poi Stalin) che "aveva ceduto spazio in cambio di tempo". I fatti in effetti gli dettero ragione.
Quelli dell'Intesa all'epoca del trattato la guerra non l'avevano ancora persa e quando questo accadde i sovietici non riconobbero più il trattato. E tornarono con la loro influenza  a dominare politicamente i territori: i propri che avevano ceduto ma anche quelli dei tedeschi. E non fu semplice, il paese (anche se era diventata una repubblica) si divise in tre come vedremo più avanti..

Dentro il territorio oltre ai polacchi, c'erano minoranze di tedeschi, di ucraini, di ruteni e perfino cosacchi. I Russi iniziarono a fomentare moti comunisti in una parte del paese, mentre i tedeschi sconfitti nel modo che sappiamo, non accettavano i confini (e non solo quelli polacchi) nell'altra parte del paese (come nel territorio di Danzica)
Ci fu un tentativo della Francia di garantire la sicurezza del nuovo stato, ma impegnata a risolvere i suoi problemi, fu molto blanda questa garanzia, infatti nel 1926 in Polonia ci fu un colpo di stato militare di un generale (Pilsudski) il cui regime (sempre precario) sopravvisse fino al 1935 quando il generale morì, creando un'altra crisi. Ma lo scenario non era più quello del 1926.
L'avvento al potere di Hitler seguito subito dopo dalle sue rivendicazioni su tutto quanto era stato portato via alla Germania, ricrearono in Polonia un clima di guerra e la minaccia di far nuovamente scomparire lo stato repubblicano. Una piccola parte (quella tedesca) si schierò con il nazionalsocialismo, un'altra esigua (quella russa) con il comunismo, e un'altra più consistente schierata per l'indipendenza;  quest'ultima era anticomunista fino al punto che anche se aggrediti dalla Germania, avrebbero sempre rifiutato l'aiuto russo, erano intenzionati a far da soli. Del resto l'esercito polacco era consistente, Pilsudski in dieci anni aveva creato uno stato militare. Ma ancora a cavallo però, con le sciabole in mano. I carri armati non sapeva nemmeno cos'erano, e gli aerei erano del tutto sconosciuti. Cosa potevano fare i poveri polacchi davanti alle armate di Hitler!

Quando il 23 agosto 1938 fu stipulato il patto di non aggressione
Ribbentrop-Molotov fra Russia e Germania (vedi entrambi i due patti), il patto segreto aggiuntivo sanciva tra le due potenze la divisione dell'Europa in due sfere d'influenza (cioè una cinica spartizione dell'Europa). Questo fu il passo decisivo per far muovere -dopo soli tre giorni- le armate di  Hitler per invadere la Polonia. Un attacco fulmineo, non gradito da Stalin; che non tenne in nessun conto l'antifascismo internazionalista, ma anche perchè non era pronto a uno scontro con i tedeschi, fra l'altro in un territorio dove non era gradito un suo intervento, e tanto meno un alleanza contro il nazismo.
Prima del patto i tentativi di Stalin di fare un'alleanza antinazista con gli anglo-francesi  si scontrarono con la riluttanza dei medesimi, e Stalin temendo una aggressione tedesca in Russia, seguendo (come disse poi in seguito per giustificarsi) una realpolitik, firmò il patto "a salvaguardia degli interessi nazionali della Russia", "per guadagnare tempo" (memore di Lenin), "ci saremmo così preparati", e se vogliamo credere alla memorie di Chruscev quando Stalin quel giorno firmò il patto gli confidò: "lui crede di aver fatto il furbo con me ma in realtà sono io che l'ho messo nel sacco".

Ma Stalin non immaginava di dover subito iniziare una guerra dopo tre giorni, ma purtroppo Hitler così aveva  deciso. Dopo aver invaso la Polonia ( Hitler era già andato oltre la sua sfera d'influenza, era arrivato fino a Varsavia), ipocritamente sollecitò la Russia a intervenire a est per spartirsi il bottino, per non allarmarlo troppo, ma anche per coprirsi le spalle pensando già a occidente.
Una pagina oscura della storia, perché Stalin (pur riluttante a intervenire dopo l'occupazione nazista che fu particolarmente dura) il suo attacco fu moderato ma l'occupazione sovietica  fu altrettanto spietata: centinaia  di migliaia di intellettuali, ufficiali, tecnici furono uccisi o deportati, con l'intento di decapitare la società polacca.
Secondo Hitler, questa sarebbe dovuta essere ridotta a una massa di schiavi; ma anche i sovietici dettero un contributo in questa direzione. E il
MASSACRO di KATIN è una di queste testimonianze.

TORNIAMO AGLI EVENTI
ripartendo da luglio 1939

Nel corso del 1939, per ben due volte l'Unione Sovietica fa proposte alla Gran Bretagna e alla Francia per un fronte comune contro Hitler, ma Chamberlain è diffidente, mentre la Polonia stessa governata da un regime militare antirusso e anticomunista non è disposta ad accettare una garanzia sovietica. Churchill che non è ancora primo ministro, però è lungimirante, e avverte, al di là delle illusioni di Chamberlain e dei polacchi, che la scelta che l'Unione Sovietica farà al momento decisivo potrebbe essere fatale.
"Non posso prevedere l'azione della Russia: è un rebus avvolto nel mistero entro un enigma. Ma forse c'è una chiave; e la chiave è l'interesse nazionale della Russia".
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

23 AGOSTO 1939 - Il mondo conosce la soluzione all'enigma di Churchill. Stalin ha  firmato il patto con la Germania. (vedi PATTO RIBBENTROP-MOLOTOV).

25 AGOSTO - Dopo nemmeno 48 ore, Hitler è già pronto a invadere la Polonia. La Radio alle ore 11,30 trasmette una notizia che sembra concordata per giustificare l'attacco:
"la situazione fra il Reich tedesco e la Polonia è attualmente tale che ogni ulteriore incidente può condurre a uno scontro delle forze armate, da ambo le parti già in posizione".
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

25 AGOSTO - Tutto è già predisposto; alle 4,30 del giorno successivo, provocando degli incidenti ad arte, le armate tedesche sono già tutte pronte a oltrepassare il confine polacco per l'invasione. Ma nella notte Hitler apprende due sgradite notizie:
La prima è quella che Churchill ha firmato con i polacchi un PATTO DI ALLEANZA che significa aiutarla in caso di conflitto.
La seconda viene dall'Italia: Mussolini già inebetito, infuriato, ammutolito, due giorni prima per la notizia del patto russo-tedesco, fa irritare Hitler quando gli comunica l'appoggio morale, ma che non è disposto a schierarsi con lui, non essendo pronto, che non ha cioè i mezzi. Infatti gli scrive: "dopo i nostri incontri e secondo i piani concordati, la guerra era prevista dopo il 1942, io solo a quell'epoca sarei stato pronto per terra per mare e per aria" (Lettera-fono di Mussolini a Hitler, del 25 agosto, ore 17,30, inviata dal Conte Ciano all'ambasciatore Attolico a Berlino con l'ordine di rimetterla con urgenza a Hitler) (Lettere e documenti, di Mussolini-Hitler - op. cit.) 

Insomma Mussolini ormai è nello sconforto e forse è angosciato, non sa ancora da che parte schierarsi,e trova  pretesti per non partecipare facendo presente la mancanza del non preventivo accordo di una guerra a breve scadenza, non esplicitamente richiesto dall'alleanza; (quello dell'Asse - detto anche  "Patto d'Acciaio" stipulato appena tre mesi prima); quel legame contrattuale che era tale da impegnare i tedeschi a non prendere iniziative prima di una consultazione con l'Italia.
Mussolini nel dire "ni" nella lettera citata sopra, si barcamena, aggiungendo che "all'interno ho già predisposto un piano di difesa per far fronte a un eventuale urto di anglo-francesi ai confini, ma non sono pronto per fare una guerra, e non posso intervenire al Vostro fianco unicamente per la mancanza di materiali bellici e materie prime, senza i quali l'Italia non è in grado di partecipare alla guerra" (Ib.). Sembra che voglia dire: moralmente ci sentiamo obbligati a intervenire; vorremmo farlo, ma non possiamo".
La sera stessa Hitler gli risponde "Vi prego di comunicarmi di quali mezzi bellici e di quali materie prime Voi abbisognate ed entro quale tempo, affinché io sia in grado di giudicare se ed in quale misura io possa soddisfare le Vostre richieste".(Ib.)

26 AGOSTO - Alle ore 12,10, Mussolini dopo aver riunito nella notte i Capi di Stato Maggiore fa pervenire il fono a Berlino con una lunga lista (Ciano dirà "da tramortire un elefante")- " Furher, ecco il minimo e la quantità di materiale e materie prime che occorrono alle Forze Armate italiane per sostenere una guerra di dodici mesi".
E' una lunga lista, pari a 18 milioni di tonnellate di materiale. 
"Carbone 6.000.000, Acciaio 2.000.000, Oli minerali, 6.000.000, Legno 1.000.000, Rame 150.000, Nitrato 220.000, Potassio 70.000, Colofonia 25.000, Gomma 22.000, Toluolo 18.000, Trementina 6.000, Piombo 10.000, Stagno 7.000, Nikelio 5.000, Molibdeno 600, Tungteno 600, Ziconio 20, Titanio 400, 150 batterie da 90 e relativo munizionamento. E una lista a parte di macchinari indispensabili per accelerare la nostra produzione bellica".

Per il solo trasporto occorrevano 50 treni al giorno per un anno intero. Poi Mussolini chiude la lettera con celato pudore ma anche mettendo in guardia Hitler:
"Furher, io non vi avrei mandato questa lista o avrebbe contenuto un minor numero di voci e cifre molto minori, se avessi avuto il tempo d'accordo previsto per accumulare scorte e accelerare il ritmo dell'autarchia.
Senza la certezza di questi rifornimenti, ho il dovere di dirvi che i sacrifici ai quali io chiamerei il popolo italiano -sicuro di essere obbedito- potrebbero essere vani e comprometterebbero con la mia anche la vostra causa"  Mussolini
(Ib.)

La risposta di Hitler non si fa attendere; arriva alle ore 15.08:

"Duce, Attolico -(l'ambasciatore it. a Berlino. Ndr.)-  ha testè consegnato al mio Ministero la vostra richiesta e la lista di quanto occorrerebbe che l'Italia ottenesse dalla Germania per il caso di una guerra. Attolico ha presentato come condizione decisiva la richiesta della immediata consegna di tutto il materiale prima dello scoppio delle ostilità, io vedo con mio dispiacere che il soddisfacimento del Vostro desiderio non è possibile, per ragioni puramente organizzative e tecniche. In queste condizioni, Duce, io mi rendo conto della vostra situazione e vi prego soltanto di voler procedere a impegnare, come voi prospettate, le forse anglo-francesi mediante un'attività di propaganda e dimostrazioni militari appropriate.
Poiché né la Francia né l'Inghilterra possono raggiungere ad Occidente alcun risultato decisivo, mentre ad Oriente dopo l'abbattimento della Polonia la Germania avrà libere, in seguito all'accordo con la Russia, tutte le sue forze e la supremazia dell'aria è inequivocabilmente dalla nostra parte, non mi perito di risolvere la questione orientale, anche col pericolo di complicazioni ad Occidente" Hitler (Ib.)


Che delusione per Hitler! Lui sta per sferrare l'attacco fra poche ore alla Polonia, sta già pensando all'occidente, e Mussolini gli manda a dire sarò pronto minimo fra 12 mesi! 
Con la notizia di Londra e poi questa di Mussolini, l'attacco viene  rinviato. Ma è nell'aria. Tutta Europa sa che mancano ormai poche ore. Il cielo di Berlino è attraversato continuamente da squadriglie di aerei diretti a oriente. Hitler ha già tutta pronta  la sua macchina di guerra. 
All'amico alleato Duce, gli ha rifiutato il materiale, fa a meno della sua presenza, e gli ha detto di fare solo qualche spot pubblicitario. Insomma Hitler ha scoperto che l'Italia è un bluff. Si prepara a fare tutto da solo "anche con il pericolo di complicazioni ad Occidente".

27 AGOSTO - Il ministro polacco Ian Paderewsky, in missione a Londra (per firmare il patto accennato sopra) da Radio Londra legge un messaggio disperato:
"Tutto il mondo civile ha condannato le richieste irragionevoli e senza precedenti della Germania di Hitler. Questa è l'ultima e la minore preoccupazione di Hitler e dei suoi amici che ormai dopo alcune goffe finzioni di moralità politica, hanno sdegnosamente messo da parte tutti i principi morali che stavano sul loro cammino. Hanno proclamato come unica regola del loro comportamento il diritto naturale del Reich tedesco ad espandersi con la forza fino al massimo potere militare dei suoi eserciti bene equipaggiati. Tutto ciò che chiedono ora, facendo grande sfoggio di ipocrita indignazione, è di "essere lasciati in pace", e conseguentemente che gli si consenta di schiacciare la resistenza della Polonia nella sua impari lotta per l'onore e l'indipendenza nazionali. IL crimine così facilmente perpetrato sul corpo vivo della Cecoslovacchia ha perfezionato il metodo di attaccare le vittime prescelte una per una. Hitler ama la pace; ha fatto cenno a questo suo nuovo sentimento in numerosi discorsi, molte volte e in varie occasioni. Anche noi amiamo la pace. Perché allora non si può raggiungere una intesa con un metodo pacifico? Forse a causa del significato diverso che noi diamo alla stessa parola. La pace, così come la intende il cancelliere del Reich, significa "rinunciate" a qualsiasi speranza e a qualsiasi resistenza e cedete a tutte le mie pretese, non discutete sulla loro giustizia e accettate i miei desideri come legge inevitabile dello sviluppo storico della grandezza del Reich"
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

29 AGOSTO - Hitler prosegue nel suo atteggiamento ostile, e comunica all'Inghilterra che ormai non è più possibile raggiungere un negoziato. Ma anche l'Inghilterra -tramite il suo ministro Chamberlain- non è disposto a più nessun compromesso.

30 AGOSTO - Hitler si dichiara ancora disposto a ricevere a Berlino un plenipotenziario polacco cui sottoporre le sue richieste. Ma Varsavia non accetta, andare a Berlino vorrebbe dire come andare a Canossa. Il rifiuto non lo comunica direttamente, ma da Washington è l'ambasciatore polacco Petowsky a pronunciare il discorso alla radio, e a rispondere a Hitler.
"Per tutta  la durata dell'attuale crisi, il governo polacco non ha risparmiato alcun sforzo per risolvere le controversie con la Germania. Eravamo disposti a negoziare; eravamo disposti a fare concessioni per amore della pace. Ma ciò che nessuna nazione può fare per impedire la guerra, ciò che nessun governo libero può fare, è di consegnare il suo popolo in schiavitù in cambio di una pace temporanea. Combatteremo questa guerra per la Polonia, per la santità delle nostre case, per diritto di conservare la nostra fede e le nostre tradizioni. Ma combatteremo anche per allontanare dall'Europa lo spettro della violenza e dell'intimidazione, per garantire alle nazioni libere del mondo il diritto di godere la libertà, l'indipendenza, il diritto di perseguire la loro felicità nel modo che più ritengono opportuno"
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

1 SETTEMBRE - Il mondo alle ore 10.00  - mentre già l'esercito tedesco da quattro ore sta dilagando in Polonia e gli aerei stanno bombardando le città polacche- dalla radio ascolta  Hitler dal Reichstag che legge il suo messaggio (abbiamo la registrazione realizzata a Washington).

vedi nella pagina seguente > >

 "Tre settimane fa dissi all'ambasciatore polacco che se la Polonia avesse tentato, mediante ciniche iniziative politiche di annientare economicamente Danzica, la Germania non avrebbe potuto restare inattiva a guardare. Sotto questo punto di vista non si può confondere la Germania di oggi con la Germania di ieri. Mi sono perciò deciso a parlare alla Polonia con lo stesso linguaggio con cui la Polonia da mesi ci parla.
E' noto che la Russia e la Germania sono governate secondo due differenti ideologie. Una volta chiarita questa questione, non vedo più motivo alcuno per cui i nostri due paesi dovrebbero mai più mettersi uno contro l'altro.
per la prima volta questa notte truppe regolari polacche hanno aperto il fuoco contro il nostro territorio. Dalle 5,45 noi rispondiamo al fuoco. E d'ora in avanti ricambieremo ogni bomba con una bomba. 
Chi combatte col veleno viene combattuto col gas velenoso. (Wer mit Gift kampft, wird mit Giftgas bekampft). Colui che di propria iniziativa si distacca dalle regole di condotta di una guerra umanitaria (umanen Kriegfuhrung) non può aspettarsi da noi null'altro che un ugual trattamento. Condurrò questa battaglia, contro chiunque, fin a quando la sicurezza del Reich e i suoi diritti non saranno garantiti. Una parola non ho mai imparato, si chiama capitolazione. E perciò vorrei assicurare il mondo intero: un novembre 1918 non si ripeterà mai più nella storia tedesca.
Come io stesso sono pronto a dare la mia vita in qualunque momento -chiunque me la può prendere per il mio popolo e per la Germania- cos' pretendo la stessa cosa da ogni altro tedesco. Ma chi crede di potersi opporre a questo imperativo nazionale, in modo diretto o indiretto, sarà abbattuto. I traditori non possono aspettarsi altro che la morte!...(pausa). Se la nostra volontà sarà così forte che nessuna avversità potrà piegarla, la vostra volontà e l'acciaio tedesco domineranno qualunque evenienza. Germania, vittoria, evviva". Hitler.


1 SETTEMBRE - L'invasione tedesca è già in corso. L'Inghilterra avverte la Germania che è pronta a rispettare il patto che ha stipulato con la Polonia. Ed è pronta a scendere in guerra se le armate tedesche che hanno passato il confine non ritornano sui loro passi. Ma nessuno risponde.

3 SETTEMBRE - A Londra non arriva nessun segnale da parte tedesca. La Gran Bretagna tenta la sua ultima carta: alle ore 9 invia un ultimatum alla Germania con scadenza alle ore 11. Ribbentrop lo respinge. Chamberlain alle ore 11,15 dal suo ufficio si collega alla radio e annuncia al popolo inglese e al mondo il rifiuto dei tedeschi. 

"Questa mattina il nostro ambasciatore a Berlino ha consegnato al governo tedesco un ultimatum in cui si dice che se non avessero comunicato entro le ore 11 che erano disposti a ritirare immediatamente le loro truppe dalla Polonia, sarebbe esistito fra noi uno stato di guerra. Devo dirvi ora che non abbiamo ricevuto nessuna garanzia di questo genere e che quindi il nostro paese è in guerra con la Germania. (...) Fino all'ultimo momento sarebbe stato del tutto possibile arrivare a una composizione pacifica e dignitosa fra la Germania e la Polonia, ma Hitler non ne ha voluto sapere. Egli aveva chiaramente deciso di attaccare la Polonia, qualsiasi cosa fosse successa, e anche se adesso dice di aver avanzato proposte ragionevoli che i polacchi hanno rifiutato, quest'affermazione non è vera. Tali proposte non sono mai state rese note né ai polacchi né a noi; e anche se sono state annunciate dalla radio tedesca, giovedì sera, Hitler non ha aspettato di ricevere una qualsiasi risposta, ma ha ordinato al suo esercito di attraversare la frontiera polacca l'indomani mattina".
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

Alle ore 17.00 dello stesso giorno anche la Francia dichiara guerra alla Germania.

5 SETTEMBRE - La Polonia "assalita" dopo appena quattro giorni dall'invasione già agonizza. L'esercito -anacronisticamente a cavallo- è stato travolto, ormai battuto. Mentre gli aerei tedeschi sganciando le bombe sulle maggiori città polacche stanno seminando morti e distruzioni. Solo Varsavia resiste ancora, e dalla sua radio vengono diffusi al mondo intero i disperati continui e martellanti appelli, inframmezzati dalle famose gravose note della Polacca di Chopin.
"Tu movi Warzawa, serce narodu, tu movi Warzawa; Warzawa, s toba zwyciestwo albo smierc"
"Qui parla Varsavia, il cuore del popolo, qui parla Varsavia; Varsavia, con te la vittoria oppure la morte".
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

Ma cosa scrivono i giornali in Italia? Quali sono i commenti sulla stampa nonostante il silenzio tombale di Mussolini che da giorni e giorni non incontra nessuno, evita tutti, si è chiuso in se stesso.
 La propaganda inizia il suo corso, e scrive l'incontrario di quello che hanno detto sulla stampa e nei radio Francesi e Inglesi (vedi la pagina a inizio anno). "Inaudito egoismo"; "Conscia saggezza tedesca", "cieca intransigenza delle altre parti", "Tremenda responsabilità degli inglesi". "La superba compattezza della Grande Germania tutta stretta attorno al suo Furher", "All'edificazione  e liberazione dell'Europa  l'Italia non sarà estranea"; "Francia e Inghilterra sono precipitate nell'irreparabile"; 

La stampa riporta il giubilo della popolazione polacca all'entrata dei "liberatori", le pagine traducono il discorso, trasmesso alla radio quando il 19 settembre Hitler fa il suo trionfale ingresso a Danzica, accolto dal Gauletier Forster:
"Voi, mio Furher, avete riparato alla ingiustizia commessa a Versailles contro Danzica. Voi avete liberato la popolazione di Danzica dall'oppressione polacca, che per vent'anni ha gravato su di essa. Riportando gli abitanti di Danzica in grembo alla grande patria tedesca, avete reso loro la vita ancora degna di essere vissuta. La popolazione di Danzica, uomini e donne, ragazzi e fanciulli, vi ringrazia di tutto cuore, mio Furher, per il dono della libertà e perchè siete accorso qui per celebrare personalmente i ritorno sotto il dominio del Reich di questi tedeschi" 
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

Segue il discorso di Hitler, anche questo fatto ascoltare alla radio e riportato dalla stampa italiana.
"La Polonia non fu mai una democrazia. Una striminzita e tisica classe dirigente dominava qui non solo le nazionalità straniere, ma anche il suo cosiddetto popolo. Era uno stato tirannico, governato dagli sfollagente, dalla polizia e in ultima analisi anche dai militari. La sorte dei tedeschi in questo stato era spaventosa. C'è una certa differenza se un popolo di livello culturale inferiore ha la sfortuna di essere governato da uno culturalmente superiore, oppure se un popolo di alto livello subisce il tragico destino di essere violentato da un popolo inferiore. In tal caso nel popolo inferiore tutti i possibili complessi di inferiorità si rivolteranno contro il popolo migliore, depositario di cultura. Questo popolo verrà quindi maltrattato in modo crudele e barbaro e i tedeschi sono stati testimoni di questo destino da ormai vent'anni" Hitler 
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

28 SETTEMBRE - La campagna polacca di Hitler è praticamente conclusa. Anche l'Armata Rossa su sollecitazione tedesca è entrata il 17 in Polonia e, quasi senza sparare un colpo, ne ha occupato un vasto territorio.
Varsavia dopo un accerchiamento a tenaglia durato dieci giorni, ha capitolato; le truppe d'occupazione nella città mezza distrutta fanno razzia.
La supremazia della macchina bellica tedesca è stata schiacciante. Soprattutto nuova la strategia. Per la prima volta il mondo conosce il nuovo concetto di guerra di movimento, l'operazione congiunta di forze corazzate e forze aeree. Un gioco facile per schiacciare in pochi giorni i polacchi ancora a cavallo e ancora con le sciabole in mano.
Così nuova, schiacciante e travolgente l'invasione e la conclusione che Francia e Gran Bretagna esitano ad aprire le ostilità, e quando lo fanno esitano a  muoversi, ad andare avanti.
Viene perfino chiamata "guerra fasulla". 
In effetti in Inghilterra le idee non sono molto chiare. I discorsi di Chamberlain non hanno chiarito perchè gli inglesi devono andare contro i tedeschi, che fino a poche settimane prima (soprattutto i partiti di destra) consideravano il baluardo occidentale contro il bolscevismo e che rifornivano perfino di armi, motori, e materiale vario.
Altrettanto titubanti i Francesi che con la loro faraonica linea Maginot, paradossalmente mentre Hitler inaugura la "Guerra di movimento", loro i francesi rintanati dentro nella "grande muraglia" inaugurano la "Guerra seduta".
 Gran Bretagna  e Francia (nei primi giorni, poi non c'era più bisogno) non fanno nulla per alleggerire la pressione tedesca sulla Polonia. Si siedono dietro le proprie difese e osservano per otto mesi i tedeschi sulla Linea Sigfrido. Anche i tedeschi sono seduti, ma solo perché stanno aspettando che le panzerdivision, gli aerei, e i 3 milioni di soldati,  disimpegnati in oriente piombano a occidente a fare la "sorpresa" (quella del 10 maggio del prossimo anno), a polverizzare la Maginot, ad aggirarla nelle Fiandre, a far ritornare sull'isola i 345.000 inglesi sbarcati sul continente, e pochi giorni dopo a passeggiare sotto la Torre Eiffel.

Eppure la "sveglia" è già suonata quest'anno; a Londra  si prendono tanti provvedimenti, si chiudono i teatri, i cinema, si evitano le grandi riunioni sportive, si fanno le prove di allarmi aerei, si costruiscono rifugi. Infine  il 14 ottobre la "sveglia" inizia sul serio quando i primi sottomarini (gli U-BOOTE) entrano nella baia di Scapa Flow, ritenuta sicurissima, e affondano la prima corazzata inglese, la Royal Oak. Insomma anche in occidente ora le cose si fanno serie. Ma nessuno le ha prese in seria considerazione. Non sanno cosa li aspetta.

Intanto la Polonia non esiste più, come stato indipendente ha cessato di esistere.

Una guerra breve quella della Polonia che ha però pagato in 17 giorni di guerra un alto tributo di sangue. 60.000 i morti, 135.000 i feriti, 500.000 dispersi, 700.000 prigionieri internati nei campi di concentramento che stanno nascendo a Treblinka, Auschwitz, Maidanek e in altre località, dove poi nel corso di cinque anni di guerra, ci finiranno dentro sei milioni di individui, con le deportazioni di civili e militari di altre nazioni, e soprattutto quelli di stirpe ebraica di cui tre milioni di origine polacca.

Insomma sta cominciando la tragedia della Seconda Guerra Mondiale
"Le Olimpiadi della morte"
iniziano con le eliminatorie, seguono le finali, termineranno con la finalissima.

L'INVASIONE
(ma perchè DANZICA innanzitutto)  

Questa città è stata storicizzata, è diventata il simbolo delle rivendicazioni tedesche, Hitler la blandì come una bandiera per minacciare le potenze occidentali. Ma anche per la Polonia (quella nazionalista) la città era un simbolo.
Ma in effetti la città che "scatenò" (chiamiamolo espediente tattico) Hitler era un'altra città, una particolarissima città. La più giovane città d'Europa, il più giovane porto del mondo, che in poco più di dieci anni aveva eclissato una dozzina di grandi porti d'antica fama; GDYNIA.
Una città sorta al centro di quel corridoio che già nel 1934 viene considerata come una causa sicura della prossima guerra mondiale.
Il famoso giornalista americano KNICHERBOCKER  (Premio Pulitzer), proprio nel 1934 fa un giro del mondo, interroga 30 capi di Governo, Sovrani, Dittatori, capi di Stato Maggiore, analizza tutte le situazioni politiche e militari, e fa loro una precisa domanda: Ci sarà la guerra in Europa? Quando esploderà? Ci sono 6 milioni di uomini in uniforme, con il fucile in mano, che cosa aspettano?
Fu poi il titolo del libro che diede alle stampe in tutte le lingue (In Italia, Bompiani, 1 giugno 1934).

Era una inquietante esposizioni della situazione. Profetica negli sviluppi e nella conclusione, perchè accadde poi tutto quello che vi era esposto, come si sarebbe cronologicamente svolta la seconda guerra mondiale, la conclusione (sbagliò solo di tre mesi), quanti morti avrebbe procurato (sbagliò di poco e in difetto), che sarebbe finita con una superbomba, con la Germania perdente, con la disfatta dell'Italia perchè millantatrice, e non escludeva che per la vittoria finale Russia e America si sarebbero alleate (nel 1934 una cosa perfino inconcepibile, nonostante gli affari. Gli Usa -beffando l'Inghilterra che si era chiusa col protezionismo nella sua Isola- aveva riconosciuto l'URSS e aveva iniziato a fare ottimi affari con i russi. - Gli inglesi erano (nel "disgraziato" '29) a far abbandonare il gold standard a 22 Paesi che chiusero così tutte le importazioni americane. Fu un altro KO per gli Usa sconvolta dalla Grande depressione).Vedi link "Il crollo di Wall Street").

Il sottotitolo del libro era: "C'è la questione di Danzica. La questione Saar.  La questione dell'Anscluss. Le divergenze Italo-Francesi-Inglesi. La questione degli ebrei."
E che dopo una invasione a est, Hitler si sarebbe rivolto a occidente. In una pagina del libro c'è anche una imprudente  affermazione di un generale francese (imprudente ma realista e ottimo stratega). Sostenitore di una "guerra di movimento" e delle divisione corazzate, prendeva in giro chi aveva voluto in Francia la inutile linea Maginot. "Non serve a nulla, con i potenti carri si può penetrare nelle Ardenne e la si può sfondare, inoltre la si può anche aggirare nelle Fiandre". Hitler probabilmente acquistò il libro, perchè fece l'una e l'altra cosa.

  Tutto sarebbe partito da Danzica. Dove Hitler fin dal 1934 aveva già sul posto alcune sue Truppe d'Assalto che però tiene sotto controllo su questo territorio dove il social-nazionalismo alle ultime elezioni ha raggiunto risultati impressionanti. La conquista del comune delle Camicie Brune ha agghiacciato il sangue agli  Ebrei e ai Polacchi; ma si è anche detto che ha mozzato il respiro a mezza  Europa. Danzica da quando era stata proclamata Città Libera, non aveva avuto che liti con la Polonia che hanno interessato 259 volte la Lega della Nazioni, e dopo la ascesa al potere di Hitler  di questioni ne erano rimaste 34 ancora insolute. Ora gli uomini di Hitler sono al potere e hanno riorganizzato il territorio con quella "rigorosa conformità" che caratterizza ora tutta la Germania. Che significa ubbidienza a Hitler. Il delegato Rauschning è il Galautier di Hitler a Danzica.

Oltre il libro di Knicherbocker, contemporaneamente esce anche un altro libro dell'inglese Wells, L'ultimo ciclone di guerra. Sembra un romanzo, ma poi nella trama lui fa scoppiare la guerra mondiale a Danzica nell'anno 1940. Ed è inquietante la causa. Un povero Ebreo sporgendosi dal finestrino di un treno alla stazione di Danzica, sputa un seme d'arancio che si era cacciato nel palato, un milite delle Truppe d'Assalto trovandosi vicino interpreta il gesto come uno sfregio alla milizia tedesca, un insulto alla Fratellanza di Sangue Germanico, all'assoluto mistico concetto germanico . Suscita una lite, sbocca in una guerra locale, poi europea, fino al crollo della civiltà.

Ma cos'ha di particolare questa Danzica? La città polacca originaria slava era divenuta nel XII secolo centro mercantile tedesco. Entrata nella lega Anseatica nel 1361 si oppose all'ordine dei cavalieri teutonici (governi rigidi che ricorsero alla conversione forzata e allo sterminio dei popoli baltici fin quando furono sconfitti dai polacchi nel XV secolo) 
Danzica fu premiata da re polacco con uno statuto di piena autonomia, che durerà trecento anni, fino a quando la perderà nel 1792 quando i Prussiani con i Russi cinicamente si spartirono in due tutta la Polonia. 
Quando fu poi fondato nel 1870 l'Impero tedesco, ovviamente Danzica passò alla Germania.
Poi - dopo un periodo caotico per l'intera Polonia (vedi le vicende della Polonia in Invasione della Polonia) - a sconvolgere nuovamente Danzica e l'intera Polonia fu la disfatta della Germania.
A Versailles Wilson disegnò la nuova cartina d'Europa, in Polonia fu costituita la Repubblica, mentre la città di Danzica (con l'antica vocazione nel suo dna di città autonoma) fu nuovamente elevata a Città Libera a una condizione che lasciasse alla Polonia un accesso al mare, tramite un "corridoio" tra la tedesca Pomerania e la città. Ma nel fare il corridoio Wilson lo traccia su suolo germanico.
Quando Hitler non era ancora entrato in "birreria", ed era un perfetto sconosciuto, non ci fu un solo tedesco in tutta la Germania che non provò indignazione per questa ferita nel corpo del Reich.  (Quanti spinosi problemi forse (!?) si sarebbe potuto risparmiare senza questa ferita!)

Inizia qui l'avventura di GDYNIA che è tedesca, ma è al servizio della Polonia. Quando fu creato il corridoio, questa località era  un gruppetto di case, tuguri, abitati da un centinaio di pescatori. Non in Europa ma nemmeno in Germania e in Polonia l'avevano mai sentita nominare Gdyna. Che è sempre sul Baltico, è sempre nella stessa grande baia di Danzica, ma è in una posizione ancora più felice quasi dentro un grande golfo, che dal 1919 diventa  il terminale del corridoio polacco che sbocca sul mare.

Il piccolo borgo viene stravolto; le costruzioni edilizie nascono come funghi, il traffico diventa sempre più intenso, le banchine sul porto si moltiplicano ogni mese, gli affari fanno passi da giganti, in pochi anni come porto è già concorrente di Danzica, nel 1933, dopo appena dieci anni,  Gdynia ha già 50.000 abitanti tutti dediti agli affari, e ha il porto più attivo di Amsterdam, di Copenaghen, di Le Havre, di Bordeaux, di Brema, di Stoccolma. Ci sono più banchine e società marittime che abitanti.
2 miglia di dighe, 6 miglia di banchine, 122.000 metri quadrati di docks, un intrigo di binari che scendono al porto, una media di 50 navi ancorate ogni giorno. Nel 1924 attraccarono le prime 29 navi, nel 1932 erano già 3.610. Nel 1938 non esiste un conteggio ma secondo i tedeschi sfioravano la 6-7.000 unità.
Transita dal porto  il 70% del commercio estero polacco. La vita economica della nuova nazione polacca è legata tutta al porto di Gdynia. Abbastanza singolare (con i dati che abbiamo del 1934). Passano nel corridoio nel senso dei meridiani dodici milioni di tonnellate di mercanzia all'anno. Ma nel senso dei paralleli (tra il Reich e la Prussia Orientale) solo due milioni di tonnellate. Un rapporto di 1 a 6 a favore della Polonia. (ma nel 1938 era ancora aumentato. Quindi una mortale strozzatura dei mercati tedeschi verso est e ovviamente quasi totale nella stessa fascia ex territorio tedesco.

Già nel 1934 la Polonia su Gdynia  ha investito più di cento milioni di dollari oro, ed è solo una piccola frazione del valore che la Polonia attribuisce alla località, perchè ha la ferma volontà di farne una grande impresa commerciale europea, un porto a caratura mondiale. Con ulteriore preoccupazione di carattere economico per la Germania
Ma le considerazioni non sono solo di carattere commerciale, ma anche di carattere militare, perchè la Polonia sta creando a Gdynia anche un porto strategico militare. Che la Polonia non ha mai avuto nella sua storia. C'era la Danzica Città Libera, ma non ha dimenticato la Polonia -quando scoppiò la guerra con la Russia, che gli scaricatori  (comunisti) filo-russi nel grande porto incrociarono le braccia e si rifiutarono di spedire munizioni e materiale bellico alla Polonia per difendersi.

Ma non avvenne solo questo nel corridoio nel corso degli anni del dopoguerra. Creata questa fascia, sotto varie pressione della autorità polacche,  900.000 tedeschi -come risulta dalle statistiche- dovettero abbandonare il territorio (non trovando più nè lavoro né impieghi) così che la sua popolazione, già tedesca, nella fascia è divenuta tutta polacca.

Arriviamo agli anni critici. Il 1938-1939. 
La Polonia è irremovibilmente risoluta a mantenere il corridoio, perchè è persuasa che rinunciandovi si esporrebbe ad un nuovo smembramento, alla morte cioè del nuovo Stato.
La Germania (a parte il nazionalismo) dopo questa preoccupante ascesa economica ha incominciato da anni a dichiarare, che il corridoio tagliava fuori dal Reich la Prussia Orientale, che era "uno strozzamento alla sua economia" "recide un membro dal rimanente nostro corpo". 
Il corridoio inizia a tenere un posto di primo piano tra gli obiettivi della Germania, che persiste con determinazione di riconquistare il territorio a costo di scatenare una guerra su tutto l'occidente.
Hitler scrive a Mussolini tre giorni prima dell'invasione "non mi perito di risolvere la questione orientale, anche col pericolo di complicazioni ad Occidente".
Mentre Varsavia con altrettanta determinazione dalla radio lancia accorati appelli al mondo  "Warzawa, s toba zwyciestwo albo smierc", "o la vittoria oppure la morte".

Infine dobbiamo dare un'occhiata alla carta. Se la Germania aveva la ferma volontà di recuperare il territorio, e per fare un attacco avesse voluto trasferire le truppe nella Prussia Orientale, non avrebbe mai potuto mai farlo via terra. Salvo - dissero tutti in coro gli occidentali e quindi avevano ben presente il  "pericolo di complicazioni"- invadere tutta la Polonia.

Ed è proprio quello che fece poi Hitler il 1 settembre 1939! 

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Se in Europa non c'era molta volontà nelle varie conferenze di pace o negli incontri dentro le cancellerie delle nazioni occidentali per risolvere la questione Danzica  pur correndo il serio rischio di essere coinvolte dalle ostili intenzioni di Hitler, anche in America che era fuori tiro, questa volontà di essere vicina alle democrazie europee ("sono vecchi conflitti") non era inferiore, anzi non c'era proprio questa volontà.
Ma anche se c'era una minoranza di interventisti,  dato che era in atto da tempo una guerra commerciale tra Inghilterra e America, gli americani -tutti- avevano l'interesse a distogliere l'attenzione dall'Europa e soprattutto dall'Inghilterra (che pochi anni prima, dopo il '29 e nella grande depressione, si era defilata. Cioè il paese più liberista del mondo si era chiusa la porta alle spalle, lasciando l'America a leccarsi le ferite. Ma non aveva fatto una buona scelta. Nel 1938 entrò in crisi; non aveva  più il mercato Americano, e la Germania stava diventando la sua più temibile concorrente. 
Tentò, come vedremo più avanti,  perfino l'ultima carta: di unirsi con la Germania e fare una guerra commerciale contro gli Usa.

Non dimentichiamo che gli ottimi risultati della "Pianificazione" dell'economia tedesca con la Wehrwirtschaftsfuhrer,  negli anni 1937-38 stava sconvolgendo tutti gli equilibri e non solo in Europa.
(lo abbiamo scritto nelle ultime pagine nella BIOGRAFIA DI HITLER)

In America  invece il fantasma del 1929 era rimasto ad aggirarsi su tutta l'economia dal 1934 al 1938; per l'America era in gioco la sua stessa sopravvivenza, e proprio in un periodo in cui le tecnologie stavano decuplicando la produzione. Si pensi che esistevano 250 acciaierie in attività (l'Italia ne aveva 2), circolavano 30 milioni di auto, e possedeva il 58% delle risorse alimentari del pianeta.

Ma questo fattore iperproduttivo stava verificandosi anche in Europa e soprattutto in Germania (e come abbiamo visto anche in Polonia). Se la Germania avesse vinto (e forse avrebbe vinto senza far la guerra) la potenza industriale tedesca dominando l'Europa economica (con un mercato di 400 milioni di abitanti) avrebbe schiacciato per sempre nell'arco di qualche anno l'America (125 milioni di abitanti).

Roosevelt seguitava a fare dei bei discorsi ai suoi compatrioti renitenti e con un ritorno all'ottocentesco isolazionismo; infatti molti americani erano tornati ad essere isolazionisti anche se finita la Grande Guerra, dopo "l'avventura" in Europa,  avevano ottenuto non pochi vantaggi con la  produzione bellica e con i colossali crediti da incassare in Europa da vinti e vincitori. 
I discorsi di Roosevelt di questo periodo di crisi (il New Deal non aveva ancora risolto proprio nulla) come quelli di Wilson nel 1917, erano discorsi quasi identici "In Europa non possiamo nè vogliamo intervenire; ma aiutare l'Europa significa anche difendere il bene pubblico, cioè l'America". E il "bene pubblico" erano per l'America, le esportazioni, i mercati europei, che avrebbero fatto -con la produzione-  nuovamente decollare anche i consumi interni. Ma crisi o non crisi, l'opulenza americana c'era comunque, e agli americani  parlargli di riattraversare l'Atlantico proprio non ci sentivano. La voce di Roosevelt si perdeva nel deserto dei non interventisti. Ma la crisi c'era, e il New Deal  e l'assistenzialismo keynesiano non aveva ancora risolto tutti i problemi degli Stati Uniti.

E se gli Usa ancora a inizio '39 non avevano risolti i problemi creati dalla depressione, non aveva trovato una soluzione agli stessi problemi nemmeno in Inghilterra, anzi qui erano molto più seri.

I motivi erano molto semplici: In Inghilterra dal 1929 al 1937, l'aumento della produzione era aumentato del 24%, ma l'esportazione era caduta paurosamente a meno 16%. E le macchine delle industrie con le nuove tecnologia seguitavano a girare sempre più veloci sfornando montagne di prodotti di beni durevoli e di consumo, ma senza avere più un mercato interno né esterno.
Nel '38 gli inglesi dopo tante discussioni erano riusciti a stipulare uno straccio di accordo commerciale con gli Usa, che però nel frattempo (l'Inghilterra dopo il 29 aveva -egoisticamente sbarrato le porte) si era già  impossessata dei mercati di 20 paesi (I Panamericani, e riconoscendo l'URSS anche quelli sovietici). E proprio perchè era uno straccio di accordo, gli inglesi una soluzione ai loro problemi non l'avevano mica trovata all' inizio del 1939.

 Fino al punto che nel marzo del 1939, cioè a pochi mesi prima dall'invasione tedesca della Polonia, i rappresentanti dell'industria britannica si trovarono a Dusseldorf per diventare soci con la Germania per intraprendere una guerra commerciale contro gli Stati Uniti. Ma con i tedeschi gli inglesi conclusero poco, anzi diedero a Hitler la percezione che gli inglesi erano in grosse difficoltà, ed era vero; quindi l'idea di iniziare una guerra prima in Polonia poi in Occidente  non lo spaventava. L'Inghilterra in piena crisi era anche del tutto disarmata. 
Ecco così spiegate le tante riottosità e la fallimentare  politica "dell' appeasement (dell'accomodamento) di Chamberlain e soci di fare o non fare un patto con la Russia; seriamente difendere o non difendere la Polonia. Non volevano compromettere gli unici mercati che ancora avevano. Ecco dunque il comportamento appeasement a Monaco, l'avallo del blitz di Hitler sulla Cecoslovacchia, e infine le ambiguità con la Polonia (fanno il patto ma poi nessuno corre a difenderli (in tutto ebbero una (1) vittima, quando si mossero, per qualche ora). La Francia altrettanto, ebbe un migliaio di vittime, poi tornò a fare la "guerra seduta" dietro la faraonica Maginot di cartapesta..

Solo Churchill ebbe la visione più chiara della situazione. Ed essendo in ottimi rapporti con Mussolini, non si può escludere che lo stesso Mussolini abbia informato Churchill di quelle due famose righe che concludevano la lettera di Hitler il 31 agosto sera, che abbiamo visto nelle precedenti pagine "Siamo forti e determinati; Qui in oriente finiremo presto; a occidente manterrò un atteggiamento difensivo. Verrà il momento in cui anche colà faremo fronte all'avversario con tutte le forze della Nazione"

E cosa fa Churchill che  non è ancora primo ministro (è solo ministro della marina). Già l'11 novembre, dopo dieci settimane di guerra, ha (lui non Chamberlain) l'incarico dal governo di parlare al popolo inglese. Ed è un momento veramente drammatico ma anche solenne. Inizia un nuovo corso della politica inglese. Churchill convince tutti i suoi connazionali che fra poco l'Inghilterra sarà attaccata, e mette subito in chiaro che bisogna prepararsi a combatterla, questa brutta guerra, e che sarà dura. Fa subito scattare i provvedimenti per la difesa di cose e persone e inizia la mobilitazione.
(leggeremo più avanti per intero questo primo discorso di Churchill alla radio)

Ritorniamo all'America. Roosevelt di certo non temeva un attacco di Hitler in America, ma temeva che a breve o a lunga scadenza il conflitto -comunque andava a finire (con uno o l'altro vincitore) dopo, ci sarebbero state forte ripercussioni sul piano economico su tutta l'America. Lui era convinto di questo ma non era facile convincere gli americani. Gli isolazionisti erano più numerosi degli interventisti. 
Inoltre alla radio, sui giornali, nei congressi,  varie personalità,  nei dibattiti presero posizione contro l'intervento. Roosevelt (dopo la svolta del patto Russo-Tedesco) non aveva a favore  nemmeno i comunisti (solo dopo l'invasione di Hitler alla Russia questi faranno cortei, invocando a gran voce l'intervento e l'apertura del secondo fronte e cavalcarono pure loro l'indignazione per l'attacco a Pearl Harbor).

Alla radio mentre la Polonia stava capitolando parla il popolare transvolatore Charles Lindbergh; lui è ancora un mito ed è molto seguito, e va dicendo quello che pensano molti:
"Queste guerre in Europa non sono guerre in cui la nostra civiltà si difenda contro qualche intrusione asiatica. Non c'è un Gengis Khan o un Serse che marciano contro di noi, nazioni occidentali. Questo che si combatte in Europa è soltanto un altro di questi conflitti antichissimi entro la nostra famiglia di nazioni. Se noi ci impegnassimo a lottare per la democrazia all'estero, potremmo finire col perderla in patria" 
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

Sempre alla radio e alla popolazione si rivolge questa volta un generale, Hugh Johnnson: 
"Siamo spinti verso una scelta fatale fra l'immediato coinvolgimento in una guerra mediante i nostri stessi atti bellici, o l'astensione dalla guerra il più a lungo possibile. Siamo tragicamente impreparati oggi sia alla guerra sia alla difesa. Molti dei nostri recenti atti sono atti di guerra; sono una sorta di incauto gioco di dadi col destino per la posta della democrazia".
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

Ancora alla radio parla un ex candidato democratico alla presidenza, Alfred E. Smith. Che si barcamena fra l'intervento e il "non so, non me ne intendo":
"Personalmente non voglio entrare in merito alla questione se sia opportuno o no ritornare ai cosiddetti principi codificati dalla legge internazionale. Non sono un intenditore di legge, ma sono pronto a difendere la tesi che in questo momento non c'è rispetto per la legge internazionale"
(Questo discorso  alla radio lo abbiamo in originale. Lo metteremo in seguito).

Gli americani resteranno fuori dal conflitto per tutto il successivo 1940 e 1941, rimarranno a guardare. Con un Roosevelt impaziente.  Poi venne Pearl Harbour. E l'America finalmente sotto l'indignazione per l'attacco proditorio dei giapponesi  iniziò ad ascoltarlo e si schierò tutta al suo fianco, finalmente dandogli ragione. Soddisfatto sarà Churchill ("adesso sono anche loro nella stessa barca"), e felice sarà anche Stalin che non ha più i giapponesi alle spalle e può concentrarsi a sferrare (guarda caso nello stesso giorno 7 dicembre) la controffensiva ai tedeschi già arrivati alle porte di Mosca.

Perchè ci fu Pearl Harbour? resta un mistero. L'attacco non c'è dubbio era giapponese. Ma averlo provocato, o semplicemente cinicamente fatto accadere trascurando la sicurezza e le informazioni, possono essere stati tre personaggi. (Un generale lo aveva già annunciato questo attacco 16 anni prima!)
Churchill (per coinvolgere gli Usa), Stalin (per alleggerirsi) , o il medesimo Roosevelt (per convincere). Il processo che ci fu dopo, all'ammiraglio responsabile del disastro (salvo le circa 2000 vittime, non fu poi tanto grave) non convinse nessuno.
Né Hitler né il nazifascismo c'entravano. E di questo ne era convinto anche lo stesso Roosevelt; infatti rimase nel dubbio per cinque giorni se doveva o no dichiarare guerra anche alla Germania; poi a toglierlo di impaccio ci pensò Hitler stesso (subito seguito da Mussolini); ma non per i fatti giapponesi, ma per "operazione di disturbo sull'Atlantico".


Bibliografia
Hitler e Mussolini, Le Lettere e i documenti, King Feautures Syndacate, New York, 1946
Stalin, a cura di P. Spriano, 4°, 5° e 6° volume, Fabbri Editore 1980.
La Seconda Guerra Mondiale, A. Petacco, Curcio ed.


Storiologia ringrazia per l'articolo 
FRANCO GIANOLA, 
direttore di
Storia in Network

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