750-1258 - L'ASCESA DEGLI ABBASIDI
INIZIA UN PERIODO AUREO
MA POLITICAMENTE MINATO ALLA BASE

Le masse contadine e le correnti eretiche sciite che avevano appoggiato la rivolta degli Abbasidi e sono ora saliti al potere. iniziano ad essere deluse dalle riforme che i nuovi sovrani iniziano a varare.

Delusi e amareggiati sia nelle riforme sociali che si aspettavano prioritarie sia in quella religiosa che durante la lotta era stata presentata come la motivazione principale.

Come quasi sempre accade nelle rivoluzioni, i poveri fanno il gioco dei ricchi. Questi iniziano con le motivazioni sociali, conquistano le masse con la demagogia, con il terrore divino, poi una volta giunti al potere tornano a curare solo i propri interessi.

Tornano infatti, le vessazioni, le angherie, i soprusi di ogni genere, sulle popolazioni che contro queste prepotenze avevano lottato ritenendo responsabili di tutti i mali gli odiati Omayyadi.

Ora invece con gli Abbasidi al potere si accentua più di prima il regime assolutista teocratico dello Stato islamico; il califfo diventa perfino inaccessibile ai sudditi: viene adottato l’ampolloso e macchinoso cerimoniale di corte persiano e nasce una struttura amministrativa dello stato secondo i modelli persiani e bizantini.
L'amministrazione centrale consta di una serie di uffici sottoposti alla direzione di un primo ministro, il visir (gran cancelliere immediatamente inferiore al sovrano, creato proprio dagli abbasidi).

Nelle province il califfo è rappresentato da un comandante militare, l'emiro (titolo dato ai capi militari, agli alti funzionari o ai discendenti del Profeta) un governatore civile che sovrintende alle imposte e all'amministrazione civile; mentre la cura della giustizia è affidata a un cadì (giudice unico e inappellabile).

Sembra una struttura moderna, ma non sarà sufficiente a tenere insieme l'unità politica dell'impero dalle crescenti tensioni religiose, etniche, economiche e politiche che non a breve ma nel tempo torneranno ad essere ancora più sgretolanti di prima, perché agli elementi della fazione araba (Omayyadi) che è stata esautorata si aggiungono tutti i locali che si sentono defraudati dai diritti per i quali hanno lottato.

Inoltre con l’ascesa degli abbasidi viene anche delusa la stessa etnia dei governanti dei funzionari e di tutte quelle cariche importanti che sono state date quasi tutte a elementi di origine iranico-persiana; buona parte di loro provengono dalla Transixiana, dal Khorosan, dall'altipiano Iranico, e pochi e sempre più rari quelli di origine araba-siriana.

Insomma finito un periodo di tirannide ne iniziò un altro. A Baghdad, arriva inoltre il non riconoscimento del potere degli abbasidi, da parte della Spagna, dell'Africa settentrionale, dell' Oman, del Sind, e una parte del Khorosan. Nello stesso territorio (Iraq) viene imposto con il terrore e il sangue il califfo abbaside ai dissidenti dopo che hanno fatto undici mesi di resistenza.

In questo clima nel 760 si apre la seconda metà del secolo, mentre all’interno dell’Islam e nelle province lontane gli ex potenti o quelli che vorrebbero diventarlo, approfittano e si accapigliano fra di loro, per crearsi il proprio califfato personale, il proprio emirato, un territorio da governare, lontano dal potere centrale che fa fatica esso stesso a mantenersi a galla nel proprio paese; e non può né ha la forza di contrastare tutte queste pressioni indipendentiste.

Dell'Islam che era sorto a Medina è rimasto solo il nome, non sono osservati molti precetti del Corano, che non coincidono proprio per nulla con la condotta di coloro che hanno causato (e causeranno ancora) drammatiche situazioni.
Fama, denaro e successo sono forse gli ingredienti che stravolgono un popolo che ha in questo periodo in mano il paese più grande del mondo, ma che troppo in fretta è cresciuto in benessere e che in una lenta e corrosiva apatia inizia inesorabilmente ad andare in rovina.

Non subito, perché l’ascesa degli Abbasidi e la splendida fioritura della cultura a Baghdad procureranno al mondo arabo un periodo splendido come in nessun altro paese dell’allora mondo conosciuto. Tutta l’area araba mediterranea se ne avvantaggerà: tutto il mondo e perfino la stessa Europa con le sue Crociate. Fin quando tutto il mondo arabo più tardi finirà in decadenza.


Questo perché in questo periodo aureo degli abbasidi ci fu l’affermarsi ai vertici della società islamica dell’elemento iranico sul piano culturale e di quello turco a livello militare, mentre venne gradualmente attenuandosi fino quasi a estinguersi il predominio dell’arabismo.
Il califfato perse il carattere patriarcale che aveva conservato sotto gli Omayyadi per avvicinarsi sempre di più con quello Abbaside all’assolutismo tipico dell’antica monarchia sasanide.

Si affermò un governo essenzialmente fondato sul ricorso al reclutamento di milizie regolari direttamente legate alla persona del sovrano; si consolidò la regola della successione dinastica; si organizzò un’efficace ma assolutista centralizzazione amministrativa. Meno attenzione fu invece riservata a quelle province lontane che per circa un secolo erano rimaste legate al califfato di Damasco.


L’apice di questa vitalità culturale e della potenza abbaside coincise con i regni di al-Mansur (754-775), di Harun ar-Rashid (786-809), di al- Mamun (813-833), epoca di relativa assenza di conflitti, di grande prosperità economica e di vivace sviluppo dell’ingegno e del sapere umano.
Sotto questi tre grandi califfi, Baghdad, sembrò rivivere il periodo di Pericle ad Atene 1000 anni prima. Splendore, cultura, arte, letteratura, con in più la scienza; Baghdad diventò la capitale mondiale della bellezza e della sapienza.

La prima pietra della fondazione di Baghdad la capitale degli Abbasidi è il 762, voluta dal califfo al-MANSUR. Non è che in questo luogo non esistesse già una città, poco lontano c'era la grande BABILONIA, e nello stesso sito dove viene quest'anno fondata la nuova città, c'era la cittadina di DAR AS-SALAM.
E proprio poco lontano da quest'ultima viene interamente progettata una delle capitali che per secoli divenne nell'immaginario collettivo di ogni Paese, la città delle "MILLE E UNA NOTTE" cioè la citta di Aladino, di Ali Babà che per chi non le conosce, sono "narrazioni" fantastiche ambientate nel contesto storico di questo periodo, tramandate sempre per via orale, di derivazione popolare, ma tuttavia sempre legati alla descrizione di un mondo meraviglioso per gli Europei, non soltanto perchè le storie di questi racconti aprivano orizzonti sconosciuti ai lettori, e non soltanto perchè sono novelle di squisita fattura, ma proprio perchè i loro personaggi si muovono nel mondo incantato della fantasia, dove l'assurdo e il reale si sposano con una semplicità puramente poetica, dove l'uomo vive immerso nel mondo dell'irreale, del fantastico, del meraviglioso, non timoroso, come accade per le fantasie occidentali, di poter arrivare ai confini della realtà, ma libero e franco di muoversi nell'universo infinito dove la vita si dispiega senza alcuna esitazione tra i poteri terreni e quelli ultraterreni. E' questa la parte predominante delle Mille e una Notte , la parte che ne costituisce il maggior fascino.

L'arabo, l'orientale è estremamente sensibile alla bellezza, e ha il culto di essa, e nelle pagine di questi racconti la bellezza naturalmente è suscitatrice delle più dolci e voluttuose storie d'amore, dei più raffinati giuochi del desiderio e della passione, delle più alte comparazioni poetiche.
(Una prima incerta trascrizione apparve in Francia quasi mille anni dopo, nel 1704 ad opera di Galland, che si era recato appositamente in oriente per trovare le fonti orali di questi racconti.)

Baghdad nasce con un piano urbanistico tutto circolare; viene recintato da muraglia con torre cilindriche. Gli edifici sono disposti a cerchio intorno ad un vasto spazio vuoto al cui centro sorgevano il palazzo del califfo e la grande moschea. Dal questo momento della fondazione e fino al 850 la città divenne ad opera dei grandi califfi una città fatta di splendori, di bellissimi palazzi, di scuole università, bagni pubblici che superarono nel numero persino quelli di Roma imperiale, minareti stupendi costruiti con le migliori tecniche ingegneristiche di quel tempo.
Della Bagdad di questo periodo, ci rimase quasi nulla, nel 1258 fu completamente distrutta, livellata, incendiata dai mongoli, quegli stessi che buttarono nel Tigri il milione e seicentomila volumi che contenevano gli scaffali della biblioteca di Bagdad, il piu grande disastro della cultura dell'umanità, dopo la distruzione della biblioteca di Alessandria di Egitto che all'incirca conteneva gli stessi volumi, e che incendiarono non i selvaggi mongoli, ma i civilissimi romani di Cesare.

Ma gli Abbasidi in questo periodo fecero anche altro:

ARABI E CINESI si scontrano a Talas nelle vicinanze del lago Balhas. ( Lago del Kazakistan tra il Turkestan Orientale e la Steppa dei Chirghisi, a O del confine cinese) primi si sono alleati ai Turchi per ottenere un risultato comune; cioè contrastare l'avanzata dei Cinesi dell' impero T-ANG in Occidente, e se possibile entrare nel loro territorio e razziare le loro belle città piene di tesori, così come stanno facendo gli Arabi in Spagna e in Francia e fra poco pure in Italia.

Sconfitti i cinesi - non in grado di mettersi contro gli Arabi e i Turchi- questi in comune ora dominano fino ai valichi del Pamir e oltre l' Indo fino ai confini orientali della regione del Sind Cinese. Con queste conquiste gli Arabi mettono uno grossa ipoteca sulla via della Seta, che in breve tempo è chiusa dai cinesi nel versante orientale e dai turchi nel versante occidentale. Questi ultimi infatti avevano partecipato con gli Arabi, ma avevano mirato al controllo della Via, lasciando i loro alleati a dipendere da loro.

Ma le risorse arabe non conoscono limiti e quindi dalle coste nella Penisola Araba si sviluppa una attività navale considerevole verso l' India e quindi verso i porti della Cina come Canton. Che in breve diventa il piu' grande emporio del mondo orientale con scambi commerciali -ora che gli arabi dominano tutto il Mediterraneo- di entità enorme per le casse dei mercanti Arabi, che in breve diventano gli unici a commerciare le merci asiatiche in Europa, dove esiste una capacità potenziale di assorbimento incalcolabili.

Fiumi di denaro scorrono nelle tasche degli armatori, fiume di denaro nei porti dove i mercanti stoccano le merci, montagne di monete d'oro cambiano di mano per ottenere concessioni di distribuzioni nei mercati, nei trasporti via terra, l’esclusività di alcuni merci, l'acquisto di negozi e grandi centri distributivi. Negli uffici degli import-export gli impiegati non bastano mai, di ragionieri c'è penuria, e abili o almeno capaci nella finanza nelle banche che hanno creato, pure.

Inoltre anche l'indotto decolla, e in parallelo vi è bisogno di migliori infrastrutture; ma mancano geometri per le nuove case, architetti per le grandi dimore dei ricchi, mancano ingegneri per i nuovi porti, per i nuovi ponti, per le grandi opere civili, private, industriali. Le offerte di lavoro sono altissime, le domande invece calano sempre di più, provocando tutto questo fiume di denaro circolante un’inflazione galoppante.
Si ricorre all'amministrazione per emanare leggi severe nell'istruzione che è carente in questo anarchico sviluppo; diventa obbligatorio saper leggere e scrivere, perché manca una categoria all'altezza del veloce sviluppo economico; si offrono così incentivi statali per gli studi superiore e si fanno arrivare professori da ogni parte del mondo.

L'industria e l'artigianato non riescono a soddisfare i consumi, la domanda di beni è altissima, sembra un paese incline al benessere più sfrenato, soprattutto all'ostentazione di chi in poco tempo si è inserito in modo opportunistico nella classe imprenditoriale che oltre che produrre ricchezza crea il potere politico-economico.
E spesso queste trasformazioni avvengono in poche settimane. Infatti, basta un po' d’intraprendenza, un accordo commerciale di qualsiasi tipo, e subito si è fiondati nelle alte sfere dell'economia del paese, nei templi della finanza pubblica e privata, e quindi anche nei palazzi della politica che a sua volta riceve ed elargisce disinvoltamente appalti, privilegi e denari.

L'ubriacatura della ricchezza è contagiosa, denari e consumismo arriva pure nei piccoli paesi, e anche con la buona volontà nelle amministrazioni locali si ha poco tempo per regolamentare ogni cosa. L'anarchia diventa diffusa, l'egoismo per fare oppure per difendere ciò che si è fatto, fa ignorare ogni altro tipo d’interventi nelle infrastrutture e nel settore sociale, culturale, istruzione.
Se si fa qualcosa, si fa senza varare un serio programma di sviluppo a lunga scadenza, e altrettanto nel sociale; non tutti sono stati baciati dalla fortuna, ma girando tanti soldi, si risolvono questi problemi molto in fretta, ricorrendo all'assistenzialismo.

Ma questi mali non erano solo nel mondo arabo. Visto che abbiamo parlato sopra di Canton e Cina, in questo periodo ciò che sta accadendo nel mondo arabo, si sta verificando nell’impero della dinastia T-ANG. Dopo il favoloso periodo del gran benessere, la flemma che la ricchezza ha fatto nascere, sta provocando disinteresse e distacco in quasi in tutti gli altri settori vitali del paese. Dopo aver toccato nei precedenti anni l'apice economico, politico e culturale, l’indifferenza e l’indolenza di certe categorie, tronfi dei loro successi, ha fatto imboccare la strada in discesa della decadenza.
In questa critica situazione, ci penseranno fra breve i turchi-mongoli, a dare alla dinastia il colpo di grazia e a far precipitare il paese in un nuovo medioevo.


E se il 750 è la grande positiva svolta per il mondo arabo, contemporaneamente è la grande svolta negativa per la potenza cinese. La sconfitta subita a Talas, è solo la prima, ne subirà altre: una disfatta per opera delle tribù della Manciuria nel nord; una ripresa degli attacchi ad ovest del Tibet degli Uighuri di Po-Hai; ed infine gli attacchi di Silla in Corea.
Il paese con i T-Ang ha vissuto una sua epoca d'oro; con il benessere diffuso ma che è privilegio solo di un certo ceto, le nuove generazioni hanno dimenticato come si combatte, e soprattutto non hanno la minima idea di come difendere quel benessere conquistato dai loro padri. L'individualismo sfrenato trasformando ogni singolo in un egoista ha fatto precipitare nell'anarchia il Paese.

Come gli arabi, che iniziano la loro disgrazia solo adesso, i nuovi borghesi cinesi hanno dato vita ad un nuova casta, baciata dalla fortuna e dalla ricchezza, ma si sono interessati solo più a questa, ed ognuno alla propria: Hanno così permesso –spesso con la corruzione dei politici e dei funzionari dell’Impero- la nascita del permissivismo più selvaggio, hanno messo in crisi non solo il sistema sociale ma anche quello economico; cosicché il menefreghismo impera su ogni cosa che riguarda l'unità del Paese, e le discordie fra città e città hanno provocato solo disunione e di conseguenza non più in grado il Paese di affrontare certi problemi che d'ora in avanti l’impero sarà chiamato a risolvere.

Nel mondo arabo ora sta avvenendo tutto questo. Inoltre con la separazione – in questo stesso periodo - della Spagna, del Marocco, dell’Egitto, e in seguito le divisioni nello stesso califfato di Baghdad, con l’emergere dei capi turchi, solo più questi divennero i veri detentori del potere e provocarono la lenta ma inarrestabile decadenza, prima delle dinastie, poi con la definitiva invasione degli stessi Turchi, la fine del grande Islam.

FINE

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