YASSER ARAFAT


di Antonio Gaito

Esiste una disputa sul giorno e sul luogo di nascita di Yasser Arafat, il quale afferma di essere nato il 4 agosto 1929 a Gerusalemme, mentre il certificato di nascita ufficiale afferma che sia nato in Egitto, a Il Cairo, il 24 agosto 1929.

Nasce in una importante famiglia originaria di Gerusalemme, gli Husseini. Il suo vero e completo nome è Mohammed Abd al-Rahman Abd al-Raouf Arafat ma è stato anche conosciuto con un altro appellativo, quello usato in guerra, ossia Abu Ammar.

Trascorsa l'infanzia al Cairo e poi a Gerusalemme presso uno zio (dopo che la madre morì quando lui aveva quattro anni, il padre essendo invece un commerciante di successo), entrò praticamente da subito nelle fazioni in lotta contro la costituzione dello Stato israeliano. Il diciannovenne Yasser, dunque, fin da subito prende parte alla lotta palestinese.

Intanto, studia ingegneria civile all'università del Cairo dove, nel 1952, si unisce alla Fratellanza musulmana e alla Lega degli studenti palestinesi di cui diviene anche il presidente. Consegue il diploma di laurea nel 1956. Allo scoppio della guerra per il controllo del canale di Suez è sottotenente dell'esercito egiziano. Ormai facente parte del gruppo di leader del nascente movimento palestinese è un personaggio scomodo, ricercato dalle autorità israeliane. Per evitare l'arresto abbandona l'Egitto per il Kuwait, dove nel 1959, fonda, con altri importanti componenti delle fazioni ribelli, "al-Fatah". Questa organizzazione riesce a convogliare nelle sue fila centinaia di giovani palestinesi e a creare un movimento consistente ed incisivo. Dopo la sconfitta nella guerra araba contro Israele nel 1967, al-Fatah converge nell'OLP, "l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina": nel febbraio '69 Arafat diventa presidente del Comitato Esecutivo del Consiglio Nazionale della Palestina.

Con il suo carisma e la sua abilità politica, Arafat indirizza l'OLP verso la causa palestinese allontanandola dai disegni panarabi. Allo stesso tempo, la crescita del suo ruolo politico corrisponde a maggiori responsabilità militari: nel 1973 diventa Comandante in capo dei gruppi armati palestinesi.


Nel luglio 1974, Arafat decide una svolta importante dell'OLP, rivendicando per il popolo palestinese il diritto all'autodeterminazione e alla creazione di uno Stato palestinese; a novembre, in uno storico discorso all'Assemblea delle Nazioni Unite, Arafat chiede una soluzione pacifica, politica, per la Palestina, ammettendo implicitamente l'esistenza di Israele.

Nel 1983, nel pieno svolgimento della guerra civile libanese, sposta il quartier gnerale dell'OLP da Beirut a Tunisi e, nel novembre di cinque anni più tardi, proclama lo Stato indipendente di Palestina. Inoltre, chiede il riconoscimento delle risoluzioni ONU e chiede di aprire un negoziato con Israele. Nell'aprile 1989 è eletto dal Parlamento palestinese primo Presidente dello Stato che non c'è, lo Stato di Palestina.

E' un periodo rovente, che vede l'esplosione delle sue tensioni sotterranee nella Guerra del Golfo, scatenata nel 1990 dagli Stati Uniti contro Saddam Hussein, reo di aver proditoriamente invaso il vicino Kuwait. Arafat, stranamente (forse accecato dall'odio nei confronti dell'Occidente e soprattutto nei confronti degli Stati Uniti), si schiera proprio con Saddam. Una "scelta di campo" che gli costerà cara e di cui lo stesso Arafat avrà di cui pentirsi, soprattutto alla luce degli avvenimenti legati all'11 Settembre 2001 (attentato alle Torri Gemelle). Una mossa, insomma, che gli ha attirato sospetti consistenti di avere le mani in pasta nelle frange terroristiche che pullulano in Medio Oriente. Da qui, l'incrinarsi della sua credibilità come controparte sul piano delle trattative con Israele.

Ad ogni modo, Arafat è sempre rimasto, piaccia o non piaccia, l'unico interlocutore attendibile, a causa di un fatto molto semplice: è l'unica personalità che i palestinesi riconoscono come loro portavoce (e questo è vero almeno fino a qualche anno fa ed escludendo le solite frange estremistiche). Pur essendo accusato da più parti di essere fomentatore del terrorismo e della linea integralista insomma, per altri Arafat è sempre stato invece sinceramente dalla parte del pace. I negoziati fra Israele e palestinesi condotti da lui, d'altronde, hanno avuto una storia travagliata, mai conclusa.
Un primo tentativo si fece con la conferenza per la pace in Medio Oriente a Madrid, poi con trattative segrete portate avanti dal 1992, fino agli accordi di Oslo del 1993.

Nel dicembre dello stesso anno, per Arafat arriva un importante riconoscimento dell'Europa: il leader palestinese è ricevuto come capo di Stato dal Parlamento europeo, al quale chiede che l'Unione diventi parte in causa del processo di pace. Un anno più tardi, nel dicembre 1994, riceve il Nobel per la pace "ex ecquo" con importanti esponenti dello Stato israeliano, Yitzhac Rabin e Shimon Peres. Nel frattempo, il leader palestinese si è trasferisce Gaza, dove guida l'Autorità Nazionale Palestinese (Anp).

Oggi, la sua eventuale successione, all'interno di un quadro che vede le istituzioni dell'Anp assai fragili e poco consolidate, delinea potenzialmente scenari da guerra civile palestinese che rischiano di alimentare ancora di più il terrorismo internazionale.

In questa realtà, gruppi fondamentalisti e fautori del terrorismo più sanguinario come quelli di "Hamas" suppliscono all'assenza di uno Stato con attività di proselitismo, ma anche di assistenza, istruzione islamica e solidarietà fra famiglie. E' grazie a questa rete di supporto e di guida che Hamas riesce a condizionare i suoi adepti fino a portarli al sacrificio di se stessi nelle famigerate azioni suicide.
Sul piano della sicurezza dunque, sostiene lo stesso Arafat, non è possibile poter controllare tutte le frange di terroristi con un poliziotto ogni cinquanta palestinesi, in questo trovando supporto e consensi anche in parte dell'opinione pubblica israeliana.

Antonio Gaito


NOTA: - Arafat è stato più volte in Italia, a Roma, non senza trovare difficoltà e provocare dissensi nella stessa maggioranza di governo. Il 15 settembre 1982 è ricevuto al Quirinale dal presidente Pertini e ha incontri col ministro degli esteri Emilio Colombo tra le proteste di Psdi, Pri e Pli (ma Spadolini non lo riceve); il 23 dicembre 1988 si incontra col presidente del consiglio De Mita e col ministro degli esteri Andreotti e poi è ricevuto dal papa; il 4 aprile 1990 si incontra con il presidente Cossiga al Quirinale, con i presidenti delle due Camere (questa volta anche Spadolini lo riceve), con il presidente del consiglio Andreotti e il ministro degli esteri De Michelis, con i segretari della Dc e del Pci (ma non con La Malfa); prima di partire, ottiene un'udienza in Vaticano con il Papa.

Nel 1992 la pace sembra ancora una volta molto vicina. Ma le grandi incomprensioni restano e i rapporti si fanno sempre più difficili, con la richiesta dei Palestinesi di un ritiro totale israeliano dai territori palestinesi occupati.
Un altro accordo di pace avviene davanti a un Clinton soddisfatto, e viene siglato il 31 agosto 1992 tra Arafat e Rabin. Sembra esserci un riconoscimento reciproco quando il presidente dell'Olp con la mano tesa attraverso tutta la scrivania è andato a stringere la mano del primo ministro israeliano Rabin.
IYZHAK RABIN (vedi), fu poi assassinato il 4 novembre 1995; non da un palestinese nemico, ma da un giovane estremista ebreo, mentre partecipava a un raduno pacifista a Tel Aviv; aveva 73 anni
Il resto non è più storia ma cronaca dei nostri giorni e la lasciamo ai quotidiani.

 

 

Aggiornamento Novembre 2004
Yasser Arafat, ricoverato dal 29 ottobre in un ospedale militare parigino, muore l'11 novembre.
Il 12 novembre il feretro di Arafat, dopo la cerimonia funebre al Cairo, viene trasferito a Ramallah.

vedi "ARAFAT: UN BILANCIO POLITICO