LA PRIMA GUERRA MONDIALE
DAI BOLLETTINI UFFICIALI

1914

I FATTI - LA GUERRA

ANNO 1914 - SARAJEVO -
L'ULTIMATUM - L'ITALIA NEUTRALE (MA INTANTO)

L'ARCIDUCA EREDITARIO D'AUSTRIA ASSASSINATO A SARAJEVO - L'"ULTIMATUM" AUSTRIACO ALLA SERBIA - TENTATIVI DI SCONGIURARE LA GUERRA - RISPOSTA DELLA SERBIA - MOBILITAZIONI E DICHIARAZIONI DI GUERRA - TELEGRAMMI FRA I SOVRANI D' ITALIA E D'AUSTRIA - L'ITALIA DICHIARA LA SUA NEUTRALITÀ

______________________________________

L'ARCIDUCA EREDITARIO D'AUSTRIA ASSASSINATO A SARAJEVO

Il 28 giugno del 1914, FRANCESCO FERDINANDO, arciduca ereditario d'Austria, trovandosi a Sarajevo, capitale della Bosnia veniva ucciso a colpi di pistola con la moglie morganatica duchessa d'Hohemburg dallo studente serbo GAVRILO PRINCIP.

______________________________

Come scoppiano le guerre

mancano
50 secondi

alla morte di entrambi gli eredi al trono d'Austria

da 15 secondi -
é iniziata la  Prima Guerra Mondiale -
Qui, l'arresto di Princip

 

Oggi a Sarajevo, all'angolo di via Re Pietro e Corso Voivoda, una targa di bronzo
infissa nel muro dI una casa, reca incisa in caratteri serbi, l'iscrizione:
QUI GAVRIL PRINCIP
FU ARALDO DI LIBERTA' IL GIORNO DI VIDOVDAN 15 GIUGNO 1914

UNA LIBERTA' SOFFERTA.

Quel giorno (che corrisponde al nostro 28 giugno) nella locanda di Cemiz Vinara, a ottanta passi dall'angolo del corso Voivoda, alle ore 9,45, unico cliente era un giovane nemmeno ventenne che stava bevendo nervosamente una sliwowitz dietro l'altra, mentre tutti erano corsi all'angolo della strada, sui marciapiedi del Corso Voivoda ad aspettare di veder passare l'Arciduca Francesco Ferdinando e la sua consorte, in visita alla città, con l'appuntamento in fondo alla stessa strada, cioè al Municipio alle ore 10.
Quando alle 10 mancavano pochi minuti, e il brusio in fondo alla strada fu più vivo,  il giovane uscì dalla  locanda, si unì agli ultimi ritardatari, si avviò all'angolo dove ora sta la targa di bronzo e prese  posizione in prima fila. La sua mano affondata in una tasca stringeva qualcosa. Attendeva il suo momento, per compiere la sua "missione" quando la macchina sarebbe giunta davanti a lui.

Poi all'improvviso si udì poco lontano, in fondo al corso, il fragore di un'esplosione, e si vide l'automobile con sopra gli eredi al trono austro-ungarico  sfrecciare a tutta velocità, poi dirigersi verso il municipio;  non più per andare a un appuntamento festoso ma come se volesse cercare un riparo.
La "missione" del giovane Princip era fallita! Nella tasca la mano strinse con rabbia la pistola. Si rincamminò lentamente verso via Re Pietro, profondamente deluso e amareggiato di non essere stato utile alla "causa".

La macchina imperiale, nel frattempo raggiunto il municipio, vi sostò solo un attimo, il tempo per gettare in faccia al tremebondo sindaco le parole indignate  dell'arciduca:  "bella accoglienza! mi avete accolto a suon di bombe, hanno ferito il mio aiutante" poi, rivolto all'autista che aspettava a motore acceso (vedi foto sopra): concitato disse "Torniamo indietro, presto! A raccogliere il mio aiutante!"

L'autista,  prese nuovamente il Corso Voivoda, ma poi, per evitare la folla ancora ammassata,  frenò all'angolo della via Re Pietro e imboccò proprio questa strada parallela al corso, ma piuttosto angusta, guidando quasi a passo d'uomo. Princip, lasciato l'angolo, facendo ritorno alla locanda, la stava nuovamente percorrendo deluso. Ma il Destino invece lo volle nuovamente chiamare, aveva fretta e aveva scelto proprio lui per scrivere il suo nome sulle pagine della Storia d'Europa.
La macchina avanzava nella stradina quasi deserta rasentando il piccolo marciapiede; giunta all'altezza del giovane l'auto quasi lo sfiorava; Princip, stringeva ancora la pistola nella mano destra affondata nella tasca; all'improvviso le dita si agitarono  convulsamente e la tirarono fuori, Gavril distese il braccio e quasi appoggiandola addosso all'arciduca e alla sua consorte, sparò solo due colpi. I due coniugi morirono quasi all'istante, le guardie che sostavano all'angolo subito accorse agguantarono il giovane nella stradina senza più scampo (vedi foto sopra).

Gavril Princip, poi processato, non salì sul patibolo, perchè la severa giustizia austriaca non applicava la pena di morte a delinquenti d'età inferiore ai vent'anni, e a Princip mancava un mese al ventesimo compleanno. E proprio per questo motivo la giustizia gli salvò la vita; percosso malamente dalla polizia e dai suoi carcerieri, finì poi moribondo nell'infermeria del carcere; quando la Serbia era stata ormai spazzata via dagli eserciti austriaci. La nazione intera, combattendo passo passo,  era completamente distrutta.
A Princip era stata letteralmente interdetta in carcere ogni lettura; non vide mai un giornale, ma il carceriere lo aveva informato dei fatti che avvenivano fuori; il grande incendio divampato in tutta Europa. Mortalmente infermo e sotto le cure del Dott Pappenheim, anche da lui venne a sapere che il popolo serbo era stato schiacciato per sempre.

Il dottore tenne un diario (poi pubblicato) dei colloqui,  anche se Princip si esprimeva con difficoltà in tedesco e il dottore capiva poco di slavo. "Tutto quanto distrutto - si lamentava piangendo Princip - tutto quello che era scopo della mia vita, il mio ideale. Oh il mio popolo serbo! Non posso sentirmi colpevole. Non potevo sapere. La guerra mondiale sarebbe scoppiata comunque. Cause: vendetta, amore, libertà! Il mio popolo serbo! Nostro ideale, l'ideale di tutti gli studenti: l'unione del popolo iugoslavo, Serbi, Croati, Sloveni. Si credeva di  scatenare la rivoluzione mettendo l'Austria in posizione difficile. Mai pensato che potesse scoppiare una guerra. Non s'immaginava possibile una guerra mondiale per così poco. Si credeva scoppiasse un giorno o l'altro, ma non allora. Si credeva solo possibile una rivoluzione. Ho sentito la notizia tragica, che la Serbia non esiste più. E questo per colpa mia!"

Con alcuni (quindi non tutti - vedi in fondo) membri della sua organizzazione rivoluzionaria, Princip morì, credendo che il popolo serbo fosse stato schiacciato per sempre. Invece da quelle due pistolettate del 28 giugno 1914 all'11 novembre 1918 il suo popolo trovò  la libertà, ma a qual prezzo! Avevano trovato la morte in Europa dieci milioni di uomini.
I due colpi di Sarajevo si erano moltiplicati in miliardi di colpi.
Mai avrebbe immaginato Princip che il suo gesto avrebbe messo fine a tre quasi millenari imperi; tre dinastie che nell'incapacità di mettersi d'accordo uscirono dalla guerra tutte sconfitte.
-------------------------------------------------------------
In questi ultimi anni si è scoperto, dopo aver scartato gli archivi statali austriaci che sono rimasti immacolati per quasi un secolo, notizie interessanti sui rapporti dell'Austria con la Serbia. Sembra, infatti, che nei mesi precedenti all'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando e della Principessa Sofia ad opera di Gavril Princip, studente serbo-croato facente parte dell'associazione segreta "La mano nera", il primo ministro serbo Nicola Pasic fosse venuto a conoscenza del disegno terroristico previsto dall'associazione anarchica e avesse prontamente informato i servizi segreti austriaci del probabile attentato all' Arciduca...... Ma il 28 giugno 1914, a Sarajevo, i servizi di sicurezza asburgici risultarono decisamente inefficienti....... Avevano ignorato l'avviso, non perchè fosse infondato, ma perchè forse era quello che aspettavano da tempo. Un pretesto valido per stroncare definitivamente la forza emergente dei Balcani, la Serbia, che era l'unica a minacciare l'egemonia austriaca sulla penisola balcanica. Se fosse veramente così, fu un pretesto molto cinico; sacrificarono l'Arciduca!

___________________________
Inoltre...


Gavril Princip quel giorno non era del tutto solo, lui faceva parte di un complotto organizzato. L'uomo che aveva provocato la prima esplosione, in fondo a corso si chiamava Cabrinovic; dopo aver fallito il vero bersaglio ferendo solo l'aiutante dell'Arciduca, per sfuggire alla cattura si era gettato nelle acque del fiume Miliacka; inutilmente, perchè fu ripescato subito dalla polizia, a stento fu sottratto al linciaggio, poi condotto al palazzo municipale, e qui subì un primo interrogatorio. Ma lui non disse nulla, non rivelò nulla, non aprì mai bocca.
Con il secondo attentato, fu poi subito catturato e arrestato anche Princip - che di bersagli ne aveva centrati due. Il giovane studente non ancora ventenne fu interrogato dal giudice Pfeffer al quale era stato dato immediatamente l'incaricato di investigare. Ma sembra strano che questo giudice non mise in relazione i due attentati, che avrebbe permesso di scoprire il complotto.

Quasi sicuramente l'indagine avrebbe seguito solo il corso dell'imputazione di Princip. Senonchè quattro giorni dopo, la polizia nel fare uno dei tanti controlli, mise casualmente le mani su un certo Ilic, che però convinto di essere stato scoperto, sentendosi braccato, per aver salva la vita spifferò subito tutto, facendo i nomi degli altri membri del complotto, che così furono scovati e arrestati. Dopo esser giunto da Vienna il giorno 9 luglio il funzionario del Ministero degli Esteri Wiesner, per istruire il processo, finirono tutti sotto pesanti accuse. Tre di loro - Princip, Cabrinovic e Gabrez - sfuggirono alla sentenza capitale perchè non ancora maggiorenni, gli altri furono condannati a venti anni di prigione e rinchiusi nel carcere di Theresesienstadt. A due di loro Popovic e Cubrilovic la pena fu ridotta. Quest'ultimo e Gabrez morirono quasi subito in carcere di tubercolosi, e anche Princip morì il 28 aprile 1918.

Sorte migliore tocco a Popovic e a Cubrilovic. Terminata la guerra, crollato l'impero asburgico, furono liberati dalla prigione. Il primo fu poi nominato sovrintendente del dipartimento etnografico del Museo di Sarajevo, mentre il secondo in seguito divenne Ministro delle Finanze sotto il governo di Tito.

(1934) Ci sarà un'altra Sarajevo? (una profezia?)

 Così iniziava il capitolo di un libro di un famoso giornalista.
"Ci sarà un'altra Sarajevo? ....Probabilmente.  Nella Grande Guerra, andarono in aiuto alla Serbia i Russi, si mobilitarono gli inglesi, si schierò la Francia, scese in lizza l'America a partecipare alla carneficina per "salvare la democrazia mondiale" e così via fino alla rivoluzione hitleriana, e poi alla presente situazione europea, di questa Europa più pavida che mai nel prolungamento di una siffatta concatenazione di fatti.
Iniziò con il proposito dell'Austria, che era soltanto quello di punire la Serbia, e credeva di poterlo fare senza che nessuno intervenisse. E invece intervenne la Russia, e poi la Francia, l'Inghilterra, e poi quasi tutto il mondo.

"Non era certo colpevole Princip della guerra mondiale. Ma la storia degli assassini politici dimostra che nessuna forza di polizia é valida contro un uomo disposto a dare la propria vita per la vita di quell'altro che lui vuole sopprimere. Contro il fanatismo politico, é inetto qualunque provvedimento d'ordine. Finchè non declini, o almeno si disciplini, il furioso nazionalismo che oggi divide l'Europa, il continente non può considerarsi al sicuro, e non si possono ventilare pronostici sul mantenimento della pace senza specificare riserve relative a "un altra Sarajevo". Vi sono oggi in Europa almeno tre Capi di Stato la cui morte improvvisa può portare una catastrofe su tutto il mondo occidentale.

"Oggi l'Europa é divisa tra i popoli che hanno ottenuto quello che volevano e i popoli che vogliono quello che gli altri hanno. Forse c'é ancora qualcuno che pensa che una piccola spedizione punitiva, o una sanzione qui e un'occupazione là, possa giovare. Da quanto sento dire pare che oggi in Europa ci siano altri individui tormentati dalla stessa idea.

"Poi scoppiano le Sarajevo, le scintille,  e il mondo cade nel baratro. """"

(Dal libro inchiesta Ci sarà la guerra in Europa?
del famoso giornalista-saggista (premio Pulitzer)  Knickerbocker, anno 1934).

...l'uomo che poi vide in anticipo nei minimi particolari, nella sua inchiesta a tutti i capi di Stato del mondo, con notizie precise sugli armamenti militari dell'Europa in uniforme,  e come si sarebbe svolta la guerra di Hitler (ripetiamo era l'anno 1934!).
"L'inizio -scriveva- sarà a Danzica, poi la Cecoslovacchia, l'Austria, e poi, passo passo fino... a  pag 225, precisando come Hitler avrebbe superato la Maginot (che un generale francese (!!)  chiamò "guerra da seduti" e che "...non era per nulla invalicabile se la si aggirava nelle Ardenne, per conquistare la Francia".
Hitler pagò il libro 12 lire e si attenne alla lettera a quello che scrisse e aveva intuito Knickerbocker ; meno attenzione Hitler dedicò invece alla pagina 178 ......

"La Jugoslavia è il fattore militare più importante dei Balcani,  importantissimo da considerare. I serbi si sono sempre rivelati più pronti di ogni altro popolo nell'annusare da lontano l'odore di una guerra imminente. Se v'è in Europa una nazione che possa sapere se, come e quando scoppierà la guerra, dovrebbe essere la Jugoslavia. Loro sono realisti, non parlano di guerra, loro la fanno"

Hitler sottovalutò questa pagina. La pagò cara! A Belgrado - per una stupida rappresaglia - perse già la guerra con tre anni di anticipo. (dovette ritardare di mesi l'attacco alla Russia; un ritardo che il gelo di Mosca non perdonò alla perfetta macchina di guerra di Hitler l'invasione).

_________________________________________

L'assassino, che indubbiamente era il frutto della propaganda nazionale serba, diede occasione all'Austria-Ungheria di accusare di complicità il Governo di Belgrado e di trarne pretesto per dare una durissima lezione alla petulante nazione vicina, la quale, cresciuta in territorio, in potenza e in orgoglio dopo la guerra balcanica, rappresentava un serissimo ostacolo alla politica orientale austriaca.
Il Governo austriaco sperava che l'aggressione alla Serbia non avrebbe provocato l'intervento della Russia e della Francia; ma nel caso d' intervento di queste due potenze era certa l'Austria che insieme con la Germania avrebbe avuto ragione dei due avversari.

Il 6 luglio 1914, l'Austria segretamente ha già ottenuto il pieno sostegno della Germania.
Ma perché l'accorto Guglielmo II, offre questo sostegno all'Austria?
La Germania mirava a ridisegnare la mappa della supremazia politica, dal momento che il suo peso politico era inferiore al peso industriale, commerciale e finanziario che aveva acquistato negli ultimi decenni. Il governo di Berlino non credeva nella solidità dell’Intesa (Inghilterra, Francia e Russia) e dava per scontata la neutralità dell’Inghilterra, troppo impegnata nel difficile problema irlandese. Riteneva pertanto che l’occasione fosse propizia per battere la Duplice franco–russa e porre su salde basi la propria potenza mondiale. Il piano, che il generale von MOLTKE aveva ereditato dal suo predecessore von Schlieffen, affidava alle deboli forze di von PRITTWITZ nella Prussia Orientale e agli Austro-Ungarici l'incarico di contenere i Russi, mentre lo sforzo principale sarebbe stato operato immediatamente verso la Francia. Ma fu un grosso errore di valutazione nei riguardi dell'Inghilterra. Gli inglesi da secoli padroni indiscussi dei mari e dei commerci intercontinentali, partecipano fin dal primo momento alla guerra proprio perchè hanno deciso di voler stroncare la crescente potenza industriale (e imperiale)  tedesca che aspira - dopo quello economico - anche al  peso politico.

Dell'alleata Italia Vienna non faceva conto; e quando quest'ultima stabilì di inviare un'aspra nota a Belgrado si limitò a fornire una informazione verbale a Di SAN GIULIANO dall'ambasciatore a Roma VON MEREY.
Tale decisione di non informare in anticipo l'alleato italiano nasceva dal timore che l'Italia potesse avanzare richieste di risarcimenti territoriali in una guerra che l'Austria riteneva già vinta, da sola, o al massimo con il suo alleato germanico.
Iniziò con il proposito di punire la Serbia, e credeva di poterlo fare senza che nessuno intervenisse. E invece intervenne la Russia, e poi la Francia, l'Inghilterra (che non aspettavano altro) poi l'Italia, l'America, tutto il mondo.

L' "ULTIMATUM" AUSTRIACO ALLA SERBIA
TENTATIVI DI SCONGIURARE LA GUERRA!

La nota austriaca ufficiale, redatta in forma di ultimatum con data del 19, fu consegnata a Belgrado la sera del 22 luglio 1914 (e per conoscenza il 24 a tutti i governi europei). Essa accusava il Governo serbo di avere tollerato, anzi favorito nella Bosnia e nell'Erzegovina la propaganda irredentista, che aveva causato l'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando preparato in Serbia con la connivenza di ufficiali e impiegati governativi; imponeva a Belgrado di sconfessare pubblicamente gli odiosi maneggi iugoslavi; esigeva che si consentisse ad una commissione austriaca di recarsi in Serbia per eseguire indagini e collaborare con le autorità serbe alla repressione dei sediziosi e concedeva infine 48 ore per la risposta.

Il Governo austriaco nel comunicare alle Potenze l'ultimatum, lo accompagnava con una nota contenente un commento oltraggioso alla Serbia ed aggiungeva che se il Governo serbo non accettava le domande di Vienna, questa avrebbe rotto i rapporti con Belgrado.
All'Italia, sebbene alleata, l'ultimatum e la nota di accompagnamento furono inviate nello stesso giorno che agli altri Governi.

Avuta notizia dell'ultimatum alla Serbia, il Governo russo si affrettò a chiedere a Vienna che fosse modificata la forma dell'ultimatum stesso e ne fosse prorogata la scadenza. Dal canto suo il ministro italiano degli Esteri, con nota verbale del 25 luglio, ammonì l'Austria dei pericoli cui l'ultimatum la esponeva, dichiarò che il governo italiano non avrebbe seguito l'austriaco nella politica che questa aveva assunta, ed avverti che un'invasione austriaca del territorio serbo avrebbe (implicitamente) conferito all'Italia il diritto di reclamare compensi secondo i patti dell'alleanza.

Quasi le stesse cose, quel giorno stesso, Di SAN GIULIANO le aveva dette all'ambasciatore germanico VON FLOTOW, come risulta da un suo telegramma inviato al duca d' AVARNA, ambasciatore a Vienna:

"Oggi abbiamo avuto una lunga conversazione a tre, il presidente del Consiglio, il signor Flotow ed io, che riassumo per informazione personale di Vostra Eccellenza e per eventuale norma di linguaggio. Abbiamo Salandra ed io fatto notare anzitutto che l'Austria non avrebbe avuto il diritto, secondo lo spirito del Trattato della Triplice Alleanza, di fare un passo come quello che ha fatto a Belgrado, senza accordo con i suoi alleati. L'Austria, infatti, per il modo come la nota è concepita e per le cose che domanda, mentre sono poco efficaci contro il pericolo panserbo, sono profondamente offensive per la Serbia e indirettamente per la Russia, e ha solo dimostrato che vuole provocare una guerra. Abbiamo perciò chiaramente detto al signor Flotow che per tal modo di procedere dell'Austria, e per il carattere difensivo e conservatore della Triplice Alleanza, l'Italia non ha obbligo di venire in aiuto dell'Austria in caso che, per effetto di questo suo passo, essa si trovi poi in guerra con la Russia, poiché qualsiasi guerra europea è in questo caso, conseguenza di un atto di provocazione e di aggressione dell'Austria".

RISPOSTA DELLA SERBIA
MOBILITAZIONI E DICHIARAZIONI DI GUERRA

Lo stesso 25 luglio, prima che scadessero le 48 ore, la Serbia, che dalla Russia e dall'Italia aveva ricevuto consigli di prudenza e remissività, fece pervenire per mezzo del ministro PASIC alla legazione austriaca la risposta all'ultimatum, che dichiarava di accettare quasi completamente, chiedendo però che fossero attenuate le richieste, essendo incompatibili con l'indipendenza nazionale.
Ma il ministro austriaco dichiarò insufficiente la risposta e, rotte le relazioni diplomatiche, lasciò Belgrado. Contemporaneamente il Governo serbo, allontanatosi dalla capitale con la Corte, ordinava la mobilitazione mentre il Governo russo dichiarava di non potere rimanere indifferente al conflitto austro serbo e annunziava che avrebbe mobilitato l'esercito.

Il 26 luglio, il Governo inglese per temporeggiare propose una conferenza delle grandi potenze, ma l'Austria rifiutò la proposta dicendo che il conflitto con la Serbia non doveva interessare gli altri Stati e assicurando, anche in nome della Germania, che sarebbe stata rispettata l'integrità territoriale serba.
Dal canto suo la Germania rifiutò tanto la conferenza proposta dall'Inghilterra che la mediazione dell'Inghilterra, dell'Italia e della Francia, proposta da quest'ultima.

La Germania (escluse di avere preventivamente conosciuto la nota austriaca alla Serbia, ma dichiarò di approvarla, augurando però che il conflitto rimanesse localizzato) aderì invece a una seconda proposta inglese; cioè che le Potenze persuadessero l'Austria ad accettare la risposta serba come base per ulteriori discussioni: ma neppure questa soluzione del conflitto fu gradita all'Austria che dichiarò sdegnosamente di non voler subire alcuna pressione da parte delle altre Potenze.

Tentò la Germania di evitare la guerra, facendosi intermediaria tra la Russia e l'Austria, ma non vi riuscì, nonostante l'azione personale di GUGLIELMO II presso lo ZAR, che il 29 luglio propose all'imperatore di deferire la questione austro-serba al tribunale dell'Aja.
Ma oramai la parola era al cannone: l'Austria, che da ventiquattro ore aveva proclamato la mobilitazione generale, con l'esercito regolare in armi già bombardava Belgrado e la Russia a sua volta già dalla sera del 30 aveva mobilitato il suo esercito tanto alle frontiere austriache che a quelle germaniche.

Alla mobilitazione russa ed austriaca seguì quella tedesca il giorno dopo.

Il 31 luglio, l'ambasciatore germanico a Parigi presentò al Governo francese un ultimatum con il quale si chiedeva che la Francia dichiarasse la neutralità in caso di una guerra della Germania e dell'Austria-Ungheria contro la Russia.
Lo stesso giorno un altro ultimatum fu presentato dall'ambasciatore tedesco a Pietroburgo; con questo s'intimava alla Russia di sospendere la mobilitazione già in atto.
-----------------------------------------------
Per quanto riguarda l'Italia leggiamo i tre documenti originali:

L'Ambasciatore Austro-Ungarico a Roma, von Merey,
al Conte Berchtold

Roma, 30 Luglio, 1914 (Telegramma)

Il Ministro degli Affari Esteri ha spontaneamente introdotto oggi la questione dell'atteggiamento italiano nell'eventualità di una guerra europea.

Dato che il carattere della Triplice Allenza è puramente difensivo; dato che le nostre misure contro la Serbia possono precipitare in una conflagrazione europea; e infine, dato che non abbiamo preventivamente consultato questo governo, l'Italia non sarebbe stata obbligata a unirsi a noi nella guerra. Questo, tuttavia, non preclude l'alternativa che l'Italia possa, nell'eventualità, dover decidere per se stessa se i suoi interessi fossero serviti meglio alleandosi con noi in un'operazione militare o rimanendo neutrale. Personalmente si sente più incline a favore della prima soluzione, che gli appare la più probabile, purché gli interessi italiani nella Penisola Balcanica siano salvaguardati e purché noi non cerchiamo cambiamenti che probabilmente ci daranno un predominio dannoso agli interessi italiani nei Balcani.

VON MEREY
------------------------------------------------------------------

L'ambasciatore tedesco a Roma, Barone Ludwig von Flotow,
al Ministero degli Esteri tedesco [tx5940]* Telegramma 161

Roma, 31 luglio, 1914

Il Governo locale ha discusso, al Consiglio Ministeriale tenuto oggi, la questione dell'atteggiamento dell'Italia nella guerra. Il Marchese San Giuliano mi ha detto che il governo italiano ha considerato la questione in ogni aspetto ed è giunto nuovamente alla conclusione che la procedura austriaca contro la Serbia deve essere vista come un atto di aggressione e che di conseguenza un casus foederis, secondo i termini del trattato della Triplice Alleanza, non esisteva. Perciò l'Italia avebbe dovuto dichiararsi neutrale.

Alla mia violenta opposizione a questo punto di vista il ministro continuò a dichiarare che poiché l'Italia non era stata informata in anticipo della procedura austriaca contro la Serbia, poteva con meno ragioni aspettarsi di entrare in guerra, dato che gli interessi italiani erano direttamente danneggiati dall'azione austriaca.
Tutto ciò che poteva dirmi ora era che il governo locale si riservava il diritto a determinare se fosse possibile per l'Italia intervenire più tardi tra gli alleati, se, al momento, gli interessi italiani fossero stati soddisfacentemente protetti. Il ministro, che era in uno stato di grande eccitazione, disse per spiegare che l'intero Consiglio dei Ministri, eccetto se stesso, aveva mostrato un'evidente avversione per l'Austria.
Era stato ancora più difficile per lui contestare questi sentimenti, perché l'Austria, come seppi io stesso, continuava così persistentemente con una riconosciuta offesa agli interessi italiani, tanto da violare l'articolo 7 del Trattato della Triplice Alleanza, e perché stava rifiutando di dare una garanzia per l'indipendenza e l'integrità della Serbia. Rimpiangeva che il governo imperiale non avesse fatto di più per intervenire a persuadere l'Austria a una temporanea condiscendenza.

Ho l'impressione che non sia ancora necessario rinunciare a ogni speranza per il futuro qui, se gli italiani venissero accontentati parzialmente riguardo alle domande richieste sopra o in altre parole, se venisse loro offerto un compenso. Tuttavia, non può essere negato che l'atteggiamento che l'Inghilterra ha assunto ha decisamente diminuito le prospettive di una partecipazione italiana in nostro favore.

Nel frattempo, ho fatto notare al ministro nella maniera più evidente possibile l'impressione estremamente spiacevole che un tale atteggiamento avrebbe provocato in noi, e ho richiamato alla sua attenzione le conseguenze che avrebbero potuto svilupparsi per l'Italia nel futuro come risultato.

VON FLOTOW
-----------------------------------------------------------------------------------------------

L'Ambasciatore francese a Roma, M. Barrere,
a M. Rene Viviani, Presidente del Consiglio,
Ministro per gli Affari Esteri

Roma, 1 Agosto, 1914

Ho visto il Marchese di San Giuliano questa mattina alle otto e mezza, per avere precise informazioni da lui riguardo l'atteggiamento dell'Italia in vista degli atti provocatori tedeschi e dei risultati che essi potrebbero avere.

Il Ministro per gli Affari Esteri ha risposto che ha visto l'Ambasciatore tedesco ieri sera. Herr von Flotow gli ha detto che la Germania ha richiesto al governo russo di sospendere la mobilitazione e al governo francese di informarli riguardo le loro intenzioni. La Germania ha dato alla Francia un tempo limite di diciotto ore e alla Russia un tempo limite di dodici ore.

Herr von Flotow come risultato di questa comunicazione ha chiesto quali fossero le intenzioni del governo italiano.

Il Marchese di San Giuliano ha risposto che poiché la guerra intrapresa dall'Austria era aggressiva e non rientrava nel carattere puramente difensivo della Triplice Alleanza, particolarmente in vista delle conseguenze che potrebbero risultare da essa secondo la dichiarazione dell'Ambasciatore tedesco, l'Italia potrebbe non prendere parte alla guerra.

BARRERE
----------------------------------------------------


Nelle stesse ore del 31 agosto, a Roma, nella riunione del consiglio dei ministri, pur non diffondendo alcun comunicato (anche se era già trapelato l'atteggiamento dell'Italia) la posizione da tenere era unanime, ed era quella più realistica, espressa con la seguente frase "Per ora non è possibile guerreggiare".
La stessa sera, giunse al Quirinale un inviato straordinario di Berlino, il colonnello von KLEIST; la Germania intenzionata a schierarsi con la sua alleata, sollecitava il Re per l'invio del contingenti di uomini e mezzi, come previsto dalla convenzione militare stipulata con la Germania il 1° febbraio del 1888 (e rinnovata in aprile di questo stesso anno 1914 dal generale Pollio. Il Re tergiversò, affermando che voleva prima ascoltare il Parlamento.
Tuttavia il generale LUIGI CADORNA (che da soli 3 giorni, dal 27 luglio era subentrato al defunto generale ALBERTO POLLIO) ligio alla convenzione presentava al Re il piano -come previsto - per l'invio di truppe italiane sul Reno. (!! ??)

Il Re preso visione del memorandum, il 1° agosto, lo approvava in linea di massima, ma solo come "concetto di base", il giorno 2 agosto, proprio mentre il consiglio dei ministri annunciava la neutralità dell'Italia. Anche se Vittorio Emanuele III, aveva tutte le facoltà di poter decidere lui all'istante, senza l'approvazione del Governo. Poichè occorre tenere presente, che in politica estera, la corona godeva di una larga autonomia, consentita dall'art.5 dello Statuto Albertino, ancora ispirato a princìpi assolutistici.
(Gli stessi princìpi che V.E. III poi usò nel 1940 per "entrare" in guerra "a fianco" della Germania, e usò lo stesso art. 5, per "uscirne" il 25 luglio 1943, destituendo Mussolini -Tutte le dichiarazioni di guerra furono sempre dichiarate e firmate da V.E. III).

TELEGRAMMI FRA I SOVRANI D'ITALIA E D'AUSTRIA
L'ITALIA DICHIARA LA NEUTRALITA'

Nello stesso 1° agosto, FRANCESCO GIUSEPPE così telegrafava a Vittorio Emanuele:
"La Russia, che si arroga il diritto di immischiarsi nel nostro conflitto con la Serbia, ha mobilitato il suo esercito e la sua flotta e minaccia la pace d'Europa. D'accordo con la Germania ho deciso di difendere i diritti della Triplice Alleanza, ed ho ordinato la mobilitazione delle mie forze di terra e di mare. Noi dobbiamo trent'anni di pace e di benessere al trattato che ci unisce e la cui identica interpretazione da parte dei nostri Governi è da me accolta con soddisfazione. Sono felice in questo momento solenne di poter contare sull'appoggio dei miei alleati e dei loro potenti eserciti, ed esprimo i voti più calorosi per il successo delle nostre armi e per il glorioso avvenire dei nostri eserciti".

VITTORIO EMANUELE III così rispose a FRANCESCO GIUSEPPE:

"Ho ricevuto il telegramma di Vostra Maestà. Non ho bisogno di assicurare la M. V. che l'Italia, la quale ha fatto tutto ciò che poteva per mantenere la pace e farà tutto ciò che è in suo potere per ristabilire al più presto possibile la pace, osserverà verso i suoi alleati un'attitudine cordialmente amichevole, rispondente al Trattato della Triplice Alleanza, ai suoi sinceri sentimenti ed ai grandi interessi che deve tutelare".

Nelle sedute del 1° e 2 agosto, gli onorevoli Salandra e Di San Giuliano esposero al Consiglio dei ministri le domande che l'Austria e la Germania avevano rivolto all'Italia perché si schierasse al loro fianco. Il Consiglio dei ministri considerò ....
"in primo luogo la ripugnanza del popolo italiano alla guerra e l'impreparazione militare e finanziaria della nazione; in secondo luogo rilevò il carattere offensivo della guerra contrastante con il carattere difensivo e pacifico contenuto nei trattati della Triplice Alleanza; in terzo luogo notò come la guerra austro-serba pregiudicasse gl'interessi italiani nell'Adriatico e violasse i patti dell'alleanza, che stabiliva compensi all'Italia in caso di modificazione dello "status quo" orientale, compensi che però l'Austria non solo non offriva ma neppure accennava, dando motivo all'Italia di considerarsi sciolta da qualsiasi impegno".

Da ultimo il Consiglio ricordò (ma pochi ne erano fino allora a conoscenza) gli accordi dell'Italia con la Russia, con la Francia e specialmente con l'Inghilterra e decise di non partecipare al conflitto accanto agli alleati.

Tuttavia fu presa la decisione di chiamare in anticipo la classe 1894; e per i giorni successivi fu stabilito di prendere alcuni provvedimenti economici , come la chiusura delle borse, divieto di esportazione di molti prodotti soprattutto alimentari e l'emissione di moneta.

Il 3 agosto 1914 un manifesto del Governo annunziava ufficialmente la neutralità italiana nel conflitto europeo.

Il telegramma da Roma che notificava a GUGLIELMO II la decisione dell'Italia di restare neutrale, fu accolto dal Kaiser con una sfuriata isterica, accompagnata da epiteti di tenore poco protocollare all'indirizzo del Savoia (iniziò con "inaudito", continuò con "ipocrita" e terminò con quel "nano farabutto" che non aveva mai sopportato").
Tuttavia nel tornare calmo, attribuì quell'atteggiamento ad una tattica "furba" del Sabaudo; cioè che Vittorio Emanuele, voleva far sospirare il proprio appoggio per ricavarne il massimo beneficio possibile. Fu proprio con questa convinzione che il prussiano si rivolse a Vienna affinché guadagnasse alla guerra gli italiani con più allettanti compensi; anche perchè non dava tutti i torti agli italiani, visto che l'ultimatum alla Serbia era stato notificato all'Italia a cose fatte, inoltre - e questo lo sapeva bene- il patto che legava l'Italia all'Austria era puramente di natura difensiva e non offensiva.
Quello che invece il Kaiser non sapeva, era che tre persone stavano intavolando con le potenze dell'Intesa, trattative segretissime per staccarsi dalle due alleate della Triplice Alleanza; ma non per rimanere neutrale, ma per attaccarla insieme alla Russia, Francia e Inghilterra.
Erano così segrete le trattative, che nemmeno CADORNA (con in mano già il piano per l'invio di truppe sul Reno per soccorrere l' "amica" Germania) non ne era a conoscenza.

Un motivo c'era. CADORNA era un filo-tedesco-austriaco; e non era il solo convinto "triplicista"; in Italia era in buon compagnia con militari e uomini politici; tutti costoro erano convinti che l'avvenire fosse dei popoli germanici. Molti lo pensavano fin dal 1870 (dopo Sedan).

Del resto tale convinzione era anche giustificata dal fatto che la Triplice Alleanza era in vigore da trent'anni; e ad ogni scadenza era stata rinnovata; anche dopo l'avvento di Vittorio Emanuele III e Giolitti. Quindi, non solo Guglielmo II e Francesco Giuseppe, ma molti a Vienna, a Berlino, a Roma e in Italia, lontanamente potevano supporre che il Re d'Italia stava avviando trattative segrete con il governo inglese (e furono così "segretissime", che quando poi sfociarono nel "Patto di Londra" il 26 aprile del 1915, ciò che vi era scritto in quel patto, il Parlamento italiano lo apprese solo a guerra quasi finita e... quando a Versailles ormai valeva poco, perchè chi vinse veramente la guerra non era a quel Patto nè presente né l'aveva firmato: "scritti o non scritti per me non valgono nulla, non sono più validi, perchè sono io che ho vinto la guerra!" Wilson).

L'Italia a Londra aveva chiesto Trieste, Trento, l'Istria, gran parte della Dalmazia, il protettorato sull'Albania, il possesso di Valona, Gorizia, l'Alto Adige e Fiume, tutto verbalmente, ma poi nell'atto formale ci "si dimenticò" di far scrivere dettagliatamente i precisi confini dell'Alto Adige e di Fiume ( per questa dimenticanza nasceranno a fine guerra grossi problemi che si trascineranno anche dopo la seconda guerra mondiale).

Cos'era dunque accaduto in Italia per far cambiare "cavallo" a Vittorio Emanuele? Che negli stessi giorni 1 e 2 agosto, la Triplice Intesa (stipulata fin dal 1907 tra Inghilterra, Russia e Francia) visto l'ostile atteggiamento dell'Italia nei confronti dell'Austria, i tre rispettivi ministri all'ambasciatore italiano a Londra, GUGLIELMO IMPERIALI, fecero il primo passo, e avanzarono la proposta all'Italia di intervenire in guerra al loro fianco; contro l'Austria e la Germania !!!!.

Il 9 agosto, SAN GIULIANO in una lettera segretissima inviata a SALANDRA, prospetta per la prima volta l'eventualità di un'entrata in guerra dell'Italia "contro" l'Austria, ma solo qualora "si abbia la certezza della vittoria", e solo "quando le sorti della guerra fossero sfavorevoli all'Austria".
Nella stessa lettera il ministro ritiene necessario prendere subito accordi diretti con l'Intesa, per garantire i compensi territoriali che otterrà l'Italia nel caso di un suo intervento al loro fianco.

Il 15 agosto, IMPERIALI da Londra, dopo aver sentito il ministro inglese GREY, telegrafa a San Giuliano, che non ci sono difficoltà nell'iniziare questi negoziati per garantire i futuri compensi territoriali avanzati dall'Italia se questa si schiera con l'Intesa.
Purtroppo con i primi grandi successi della Germania (nello Champagne), San Giuliano cade nei dubbi, fa il prudente, non vuole esporsi troppo, e quindi i negoziati s'interromperanno fino a settembre.
Quando San Giuliano li riprenderà (16 settembre) inviterà gli anglo-francesi ad intervenire con una flotta nell'Adriatico, dando così un aiuto ai rivoltosi Serbi e Montenegrini, in questo modo l'Italia - accusando gli austriaci d'incapacità a mantenere l'ordine sui Balcani - potrebbe così giustificare il suo intervento contro l'Austria.

Torniamo al 1° agosto, quando fuori dall'Italia neutrale, gli eventi stanno precipitando.

E queste -nell'arco di alcune settimane - sono le prime dichiarazioni di guerra

28 Luglio: Austria-Ungheria alla Serbia
1 Agosto: Germania alla Russia
3 Agosto: Germania alla Francia
4 Agosto: Gran Bretagna alla Germania - Germania al Belgio
5 Agosto: Montenegro all'Austria-Ungheria
6 Agosto: Austria Ungheria alla Russia - Serbia alla Germania
9 Agosto: Montenegro alla Germania
11 Agosto: Francia all'Austria-Ungheria
12 Agosto: Gran Bretagna all'Austria-Ungheria
22 Agosto: Austria-Ungheria al Belgio
23 Agosto: Giappone alla Germania
25 Agosto: Giappone all'Austria-Ungheria
1 Novembre: Russia alla Turchia
2 Novembre: Serbia alla Turchia
5 Novembre: Gran Bretagna alla Turchia
5 Novembre: Turchia alla Gran Bretagna


Le "Olimpiadi della morte" sono iniziate
e quelle di sopra sono le prime squadre scese in campo per le prime gare eliminatorie;
ma siamo appena all'inizio; sono solo i primi 5 mesi di guerra.

L'ITALIA NEL DILEMMA: "GUERRA SI', MA CONTRO CHI?".

CONTINUA > > >

< < < INDICE

HOME PAGE STORIOLOGIA