1941
HITLER - BELGRADO, ATENE
(IN UN RITARDO FATALE) POI INVADE LA RUSSIA

25 marzo 1941


"...in aiuto degli italiani" avrebbero dovuto aggiungere
"le nostre forze (impantanate nel fango!!) sono a fianco"

"Distruggetemi, cancellatemi con attacchi aerei continui di giorno e di notte Belgrado dalla faccia della terra. Invadete la Iugoslavia, distruggetemi l'esercito serbo con spietata durezza, non preoccupatevi di sondaggi diplomatici; né presenteremo ultimatum. Agite subito!
Separatemi la parte meridionale del Paese,
allo scopo di trasformarla in una base per ulteriori operazioni"
Hitler, foglio istruzioni n.25

La situazione del 25 MARZO  1941

La situazione, nel marzo '41, precipitò. Mussolini si era impantanato in Grecia;  Hitler fu costretto ad attraversare la Iugoslavia, che era neutrale, per farlo uscire dal fango. Del resto una eventuale disfatta degli italiani in Grecia avrebbe provocato  una invasione inglese sui Balcani. Ed era quella che sperava e stava aspettando Churchill.
(alcuni avanzano l'ipotesi che a spingere Mussolini in Grecia sia stato proprio Churchill che sperava di mettere qualche sassolino slavo o greco nel perfetto ingranaggio della macchina bellica di Hitler).

Hitler da dicembre in gran segreto (!?) stava preparando con i suoi generali l'invasione della Russia; gli era quindi necessaria una buona copertura alle spalle, con una Iugoslavia neutrale o almeno non ostile, anche se una buona parte antinazisti dormienti gli slavi lo erano.

Nella notte del 25-26 MARZO era dunque stata presa la decisione di ritardare l'Operazione Barbarossa di quattro settimane per dirigersi in Grecia. Il  mattino dopo c'era stata la firma del Patto Tripartito con il governo (tutto filonazista)  Iugoslavo che permetteva l'attraversamento del territorio.  Ma fu invece respinto questo patto dalla Belgrado antinazista con un "colpo di Stato". Si formò un nuovo governo; a Belgrado scesero in piazza i nazionalisti con tutta la popolazione. Se il paese  doveva perire, sarebbe perito combattendo contro Hitler e non favorendo Hitler. Il 27 marzo il Paese era in  rivolta, ma  fu quasi una rivolta festosa, non ancora una guerra civile.
Da Londra Churchill (da gran volpone) si preoccupò di far conoscere alla stampa la propria soddisfazione "finalmente la Iugoslavia ha ritrovato se stessa"  ed esortava gli slavi ad "essere all'altezza di avvenimenti di portata mondiale"; e aggiunse:  "La disfatta di Hitler e Mussolini é certa... Nessuno di voi può dubitare di fronte alle decisioni concordi delle democrazie di Gran Bretagna e d'America.  Siamo decisi a impedire che la causa di libertà venga calpestata. Noi sappiamo che i cuori di tutti i serbi battono per la libertà e l'indipendenza del loro paese. Se la Iugoslavia dovesse piegarsi al destino...la sua rovina sarà certa ed irreparabile".

Per il  New York Times  questa esplosione di fierezza nazionale jugoslava era "come un lampo che illuminasse le tenebre che c'erano sull'Europa nazista".

(A. Petacco - Storia della Seconda Guerra Mondiale).
"L'entusiasmo popolare con le parole rincuoranti e decise di Churchill,  traboccò per le strade, specialmente in Serbia, dove la gente a Belgrado si riversò nelle piazze, ballando e cantando canzoni che dicevano "meglio la guerra...meglio la morte che la schiavitù" (loro nei secoli precedenti l'avevano provata, non per nulla si chiamano sclavi e serbi (schiavi e servi). D'incanto - con tanta audacia - su una quantità di finestre vennero esposte bandiere francesi e inglesi, la folla cantò e danzò per le strade tutta la notte. Individuata la Mercedes del ministro tedesco fu  coperta di sputi.
La folla poi si riunì  nella cattedrale per una solenne cerimonia; il giovane re Pietro II, riuscito a sfuggire, si calò all'interno del tempio da una grondaia; fu la sua consacrazione  e il suo trionfo;  nessun re al mondo era mai entrato in un tempio in quel modo per farsi incoronare. Un'apoteosi anche commovente"
.

La stessa notte,  una reazione eguale e contraria - ma con tanti scatti isterici - venne registrata a Berlino. HITLER  "il tradimento di Belgrado  lo considerò come un affronto personale", e reagì come un selvaggio - scrive William Shirer - con uno dei più violenti accessi di rabbia di tutta la sua vita. Hitler era fuori di sè e battendo i pugni sul tavolo affermò che era "sua ferma intenzione vendicarsi della Jugoslavia, deciso a distruggerla, raderla al suolo  "militarmente e politicamente, senza attendere eventuali dichiarazioni.... Agire subito!" . Non ci si doveva preoccupare di sondaggi diplomatici e non ci sarebbero stati ultimatum da presentare, ma senza indugio si doveva procedere con spietata durezza. Convocò  tutti i capi militari, consegnò  il foglio d'istruzione n.25, poi li affrontò  illustrandone e urlando il contenuto:

" E' mia intenzione invadere la Iugoslavia con potenti forze con direzione Belgrado e il territorio più a sud, allo scopo sia di infliggere  all'esercito iugoslavo una disfatta decisiva, sia di separare la parte meridionale dal resto del paese allo scopo di trasformarla in una base per ulteriori operazioni via terra.
(l'attacco alla Russia)
In particolare ordino quanto segue: non appena sia compiuta la concentrazione di forze sufficienti e le condizioni metereologiche lo consentono, tutti gli impianti a terra e la città di Belgrado devono essere distrutti con attacchi aerei continui di giorno e di notte".


Hitler avvisò l'Italia.  Mussolini  rispose " Sono stati da me personalmente dati ordini per far affluire le nostre sette divisioni, che si uniranno alle altre tre già esistenti sui Balcani, più invieremo quindicimila uomini sulla frontiera....Desidero anche dirvi, Fuhrer, che se la guerra si rendesse inevitabile essa sarà, in Italia, molto popolare".
(quello che fecero gli italiani in Jugoslavia, fu raccapricciante. Ne pagarono poi il fio in seguito)


Hitler aveva dunque ordinato all'aviazione tedesca di bombardare Belgrado. E lo aveva fatto gridando terribili improperi: Goring doveva distruggere la capitale jugoslava cancellandola dalla faccia della terra "con attacchi aerei continui di giorno e di notte". E conformemente alla volontà di Hitler, Belgrado   fu rasa al suolo. La città non era protetta nemmeno da una batteria antiaerea, perchè era stata fino allora considerata una Città Aperta;  fu ridotta a un cumolo di macerie. Il fumo degli incendi si potevano vedere da molti chilometri. L'apocalisse causò 17.000  morti e 20.000  feriti.
Il bombardamento era stato designato in codice con nome "Operazione Castigo"; lo scopo? Il rancore di un uomo. Questa "mossa sconsiderata"  verrà studiato dagli psichiatri! Perchè è a Belgrado che Hitler iniziò la sua "autodistruzione".
Hitler dovette  essere soddisfatto del  lavoro compiuto dalla Lufwaffe, così abbondantemente documentato dai cinegiornali (con l'inno della "cavalcata delle Walchirie") dai giornali e dai settimanali. Un tripudio di potenza!

Alla frontiera dov'erano ammassate  22 divisioni germaniche, 7 divisioni italiane e 9 miste, pronte a fare la passeggiata "lampo" (doveva durare secondo i piani di Hitler quattro settimane al massimo) e c'era un certo ottimismo tra i comandi, giacchè era ragionevole sperare che il bombardamento terroristico e indiscriminato della capitale avrebbe indotto il governo reazionario a piegarsi e chiedere la pace. Quindi raggiungere Atene sarebbe stata  una passeggiata!

Sbagliarono! Gli iugoslavi non si smentirono nemmeno in questa occasione e resistettero a dentri stretti sotto quella valanga di ferro e di fuoco. Il 9 aprile, dopo che era stata distrutta completamente Belgrado, quando fu chiaro che gli iugoslavi non intendevono cedere, l'attacco tedesco cominciò massicciamente  via terra, dilagando con la potente e micidiale  macchina bellica per tutta la Iugoslavia. Un inferno di fuoco fino in Grecia. Hitler voleva scalzare gli inglesi dall'Olimpo. E nonostante la reazione slava ci riuscì!  Come a Dunkerque gli inglesi cercarono scampo via mare. L'aviazione tedesca martellò uomini e navi incessantemente.
Inoltre  i tedeschi salvarono dalla brutta situazione in cui si era cacciato Mussolini. (forse non casuale la sua presenza in Grecia - le carte segrete di Churchill, e il discorso di Alessandria di Mussolini del 20 aprile 1945 (vedi - 1945 - 6a parte) avvalorano l'ipotesi del Piano Zeppellin  - Mussolini doveva attirare nella trappola dei Balcani, Hitler, fargli aprire un altro fronte per....."sbatterci contro il muso"
(Churchill)

In meno di un mese il "blitz" aveva portato i tedeschi in tutta la penisola balcanica. A inizio 1941, in Polonia, Francia, Finlandia, Olanda, Norvegia, Romania, Bulgaria, Danimarca, Austria, Iugoslavia,  sventolava la bandiera tedesca con le fiancheggiatrici Italia e la Spagna (qui un po' meno),  e ora... la croce uncinata sventolava sul Partenone dell' Atene di Pericle. Il simbolo della democrazia. Il mondo continuava a guardare sbigottito all'efficienza terrificante della macchina bellica del Terzo Reich.

C'era solo più l'Inghilterra. Sola! Churchill alla radio il 27 aprile impietosì il mondo. "L'Inghilterra  é toccata e commossa come non lo è mai stata in nessun momento della sua lunga e gloriosa storia...... Ma abbiamo promesso aiuto agli slavi e ai greci, e ci sono regole precise che non consentono di agire altrimenti.  A una sconfitta si può rimediare, ma un atto vergognoso ci toglierebbe il rispetto di cui ora godiamo in tutto il mondo.... intendiamo vincere o morire"

Ma come vincere? visto che era Hitler che stava vincendo.
Ma Hitler non conosceva chi erano gli Slavi! E gli Slavi salvarono Churchill!  Hitler era sceso in Iugoslavia quando mancava una unità nazionale  fra gli stati balcanici;  ma bombardardoli li aveva miracolosamente riuniti! 500.000 "fantasmi" cominciarono ad aggirarsi come corvi sul potente esercito nazista che andava verso lo sfacelo con gli attacchi di piccoli commando;
La sera del 25-26 marzo, Hitler aveva preso  la decisione più fatale di tutta la sua vita! Ma non lo sapeva!

Anche Churchill non pensava che a far sopravvivere l'Inghilterra ci avrebbero pensato gli Slavi. Il suo discorso alla nazione sembrò patetico. La gente si domandava  se questo duello non fosse davvero impari e se la sua sorte non fosse già decisa. A salvarlo fu proprio la Iugoslavia di Belgrado.  Lo scrive lui stesso nelle sue memorie: "Quella di Belgrado?  poche rivoluzioni hanno avuto uno svolgimento così tranquillo ma micidiale". Fu fatta in silenzio, da un popolo annientato, senza nessuna speranza, fatto di spettri  perchè non esisteva più un popolo slavo;  ma furono determinante questi fantasmi per le sorti della 2a guerra mondiale. La macchina di guerra tedesca era un perfetto ingranaggio bellico, meticoloso, efficiente, ma era un ingranaggio! E bastò mettere in mezzo i "sassolini" balcanici  per fermarlo".
Nessun storico al mondo ha mai messo in dubbio che l'invasione sui Balcani fu fatale a Hitler.
Altrettanto fuori dubbio che  nessun stato al mondo si liberò di Hitler da solo, come fecero invece gli Slavi.

"Fin dall'inizio - scrive lo storico L.M. Chassin - fu evidente che la situazione degli iugoslavi era disperata e che a parte il loro leggendario coraggio, avrebbero potuto giocare in loro favore solo la natura del terreno e le difficoltà di rifornimento. La Iugoslavia era circondata da tutte le parti. L'esercito non esisteva più, e quel poco rimasto  era   disorganizzato e si era  trascurato in precedenza la preparazione.  Anche con tutta la buona volontà non sarebbe servito a nulla. La Iugoslavia non esisteva più e, per quanto poteva dipendere da Hitler, non sarebbe mai più esistita.
Hitler a Belgrado scatenò  la 1a divisione corazzata la SS Adolf Hitler; quella con la più triste fama, appoggiata da altre 6 divisioni corazzate, delle 22 tedesche scese in campo. Un flagello. Uno spreco di mezzi, di uomini, ma soprattutto di prezioso tempo,   dovuto all'affrettata e sconsiderata decisione presa da un uomo vanitoso e infuriato."

Eppure, malgrado le apparenze, l'ostinazione slava di un intero popolo trasformatosi in tanti  fantasmi silenziosi e aggressivi, iniziò a rendere prima difficile le posizioni dei tedeschi, poi la fece critica, infine problematica per tutto il Terzo Reich. Nessuno l'aveva messa in conto, ma costrinse Hitler a ritardare  l'attacco contro la Russia. E questo gli fu   fatale!! (per la reazione Russa e per l'incombente inverno).
Il "suo" (nemmeno Mussolini  ne era a conoscenza) progetto "Operazione Barbarossa"  - l'invasione della Russia - avrebbe dovuto scattare all'inizio di maggio. Nel segretissimo comunicato n.21 del 18 dicembre, informava i suoi più fidati generali dell'invasione da compiersi  con tutte le unità a disposizione. Innanzitutto con tutte  le divisioni corazzate.

Gli strateghi avevano letto  minuziosamente ogni  pagina della campagna di Napoleone. Non volevano fare la sua fine, farsi sorprendere dal gelo. La campagna quindi doveva svolgersi nell'arco massimo di quattro mesi. Quindi partire all'inizio di  maggio e concluderla già a fine  Agosto, massimo Settembre. Hitler aveva previsto non più di 100 giorni per giungere a Mosca. Doveva insomma essere una rapida campagna.

Hitler invece a causa dei Balcani, ritardò di 6 settimane; inoltre senza tutte le divisioni, e in più  l'inverno in Russia arrivò in anticipo di 6 settimane quando ormai i panzer erano alle porte di Mosca. Le 12 settimane di ritardo  provocarono il disastro, la disfatta.
Come Napoleone, Hitler  non arrivò mai a Mosca, ma giunsero entrambi  alle porte di una città vuota, data alle fiamme dagli stessi russi, con temperature a 40 gradi sottozero e con tutti i rifornimenti tedeschi bloccati dalla neve. Mentre i russi erano imbottiti di   pellicce,  "filavano via come il vento sulle loro piccole slitte nella tundra innevata" e nell'andata si portavano dietro la bottiglia di Wodka da scolare, poi arrivati a destinazione la riempivano di benzina e si trasformavano nelle micidiali "molotov". Ogni bottiglia di wodka vuota riempita poi di benzina era un carro armato eliminato, e ogni carro armato eliminato - Molotov il generale che inventò il "gioco",   in premio cinque bottiglie di wodka, per ricominciare da capo il "gioco"; questo "sport"  diventò micidiale. E ogni 5 diventarono 25, da 25 al 125, e così via....)

Fatto singolare, e   non certo di buon auspicio, Hitler per invadere la Russia, scelse poi la data del 22-23 GIUGNO, proprio lo stesso giorno quando Napoleone  decise di invadere la Russia. Voleva sfidare il destino!

".... Questo rinvio all'attacco contro la Russia, allo scopo di permettere al Signore nazista della guerra di sfogare il suo rancore personale verso una piccola nazione balcanica che aveva osato sfidarlo, fu forse la decisione più catastrofica di tutta la carriera di Hitler. Non é eccessivo dire che nella circostanza che la prese questa decisione, durante un momento di ira convulsa, egli gettò via l'ultima preziosa occasione di vincere la guerra e di fare il più grande impero della storia tedesca, e di se stesso il padrone dell'Europa" (W. Shirer, Storia del Terzo Reich, Einaudi ed. pag 893)

Arriviamo al finale! Gli slavi considerati  subito per spacciati, non solo fecero  fallire i piani di Hitler, ma si liberarono da soli dai tedeschi e dagli italiani. Quando, in aprile, Hitler aggredì la Iugoslavia, Tito era già al lavoro per organizzare la resistenza; spuntarono 500.000 partigiani dal nulla. Tito che li guidava, dimostrò delle grandi doti militari e strategiche, tenendo impegnate più di venti divisioni. Quando  i nemici attaccavano un territorio, Tito si spostava in un altro settore dopo aver fatto terra bruciata.  Tecnica del "gatto col topo".  Sette offensive tedesche fallirono miseramente. Le "tane di lupi" furono micidiali. Il terreno operativo fu disseminato di agguati. Spingevano i tedeschi sia ad attaccare sia a ritirarsi, per farli cadere nelle trappole. E ogni metro del terreno iugoslavo era una trappola. La Lufwaffe aveva distrutto (che pazzesco errore strategico!)  i ponti sul Danubio, sulla Drina, sulla Sava, ma presto si rivelarono strategie suicida; addirittura quelli rimasti intatti, li fecero saltare gli stessi  partigiani. Così costretti ad aggirarli su un territorio che non conoscevano, i  tedeschi caddero nelle numerose trappole di un terreno infido.

Tito e i suoi partigiani i ponti, le ferrovie, i magazzini, li facevano saltare e bruciare loro stessi.  Se a bombardarli erano i tedeschi avrebbero perfino risparmiato le cariche di tritolo. L' attacco dei nazisti doveva provocare una autotrappola, in una terra che era diventata tutta infida. Dove perfino la Lufwaffe servì a nulla, solo a fare qualche buco in mezzo a tanti altri buchi.
Perchè in Iugoslavia i "buchi" e gli anfratti non mancano, sono le fortezze naturali; sono le tane dei "lupi". Piccoli gruppi di "lupi", con un "capobranco" che si muovevano, uscivano e rientravano rapidamente dalle tane dopo aver "azzannato a morte" il nemico..

Una vittoria così schiacciante che alla fine (nel '45) preoccupò persino Churchill che temeva un'eccessiva espansione del comunismo e dell'influenza dell'Unione Sovietica. La risposta di Truman non fu quella che  Churchill si aspettava:

Il Presidente replicò infatti che soltanto un attacco diretto delle forze iugoslave  contro gli americani lo avrebbero indotto a permettere il coinvolgimento degli americani nei Balcani.
(e per fargli capire meglio le sue intenzioni, gli mise davanti le informative inviate a Eisenhower e Alexander, dove li riteneva responsabili dei ritardi nel Pacifico; insomma bisognava vincere e smobilitare al più presto dall'Europa).

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