in breve I MOVIMENTI CULTURALI dell'Età Moderna
 che hanno interessato e influenzato la letteratura, la filosofia, l'arte, la musica, le varie forme di spettacolo


DECADENTISMO -  SIMBOLISMO - IMPRESSIONISMO - AVANGUARDIE STORICHE
ESPRESSIONISMO - FUTURISMO

DECADENTISMO ca. 1880.1890 (o 1920 per alcuni) 

 Il Movimento Decadentista nasce come reazione all'imperante naturalismo. A indicare il nuovo movimento con questo termine spregiativo  sono i critici accademici dell'arte e delle lettere. Come padre spirituale ebbe CHARLES BAUDELAIRE, e fu una diretta derivazione del Romanticismo. Esplorando le zone più recondite della propria sensibilità e del proprio subconscio, nacque questa nuova forma di espressione. Motivi tipici dei decadentisti sono la ribellione alla morale e alle abitudini borghesi, l'evasione dalla realtà quotidiana, l'egoismo, la celebrazione dell'individualità eroica o infelice. Una esasperata reazione all'ideologia positivista e come rifiuto della società industriale nei suoi aspetti di nazionalismo esasperato e di conflittualità di classe.

Il decadentista ha una visione aristocratica della vita (dà infatti vita al DANDYSMO,  l'esteta, che troveremo ne Il piacere del D'Annunzio, À rebours di Huysmans, Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde.); l'accoglimento di elementi irrazionalisti (ricerca del misterioso); il gusto raffinato fino all'estenuazione; l'evocazione di atmosfere orientaleggianti; la predilezione per gli stati psichici alterati (uso di droghe); infine -con una visione del sociale reazionaria- è  estraneo alla morale umanitaria;  mentre nei confronti dell'arte ne ha una concezione sacrale.
I maggiori rappresentanti del decadentismo li ritroveremo quasi tutti nel SIMBOLISMO, che in pratica  va a sostituire il movimento decadentista dopo appena una decina d'anni (1890), ma con una maggiore libertà, senza aver bisogno di stati alterati della coscienza, e  (più tardi, quando evolverà nel surrealismo bretoniano) non sarà estraneo alla morale umanitaria.
Non è estranea a questa spiritualità decadente l’opera di FREUD dalla quale si deduce tra l'altro una completa opposizione nei confronti della civiltà e della società stessa che, secondo l'autore, è basata sull'ipocrisia, sul soffocamento di alcune caratteristiche dell'uomo, sulle convenzioni; inoltre l'elaborazione, da parte di questo studioso, di una nuova scienza, la psicoanalisi, da una parte testimonia il nuovo orientamento della letteratura e della poesia che, mentre nel Romanticismo studiavano lo spirito ed il sentimento, ora si occupano di una nuova dimensione inesplorata, che è l'inconscio, dall'altra non mancherà di esercitare profonde influenze sulla narrativa moderna, come testimoniano le opere di Svevo e di Joyce.


SIMBOLISMO 1886 (Francia poi Europa - In Italia)

Questa tendenza, si è espressa  e si è sviluppata dentro il decadentismo. Usa particolari simboli, e nasce anche questo in Francia con  JEAN MOREAS (1826-1898), promotore del movimento con un manifesto  pubblicato sul Figaro il 18 settembre 1886, provocando una scissione nel movimento decadentista.
I simbolisti discendono dai romantici e sono influenzati dalle poesie di CHARLES BAUDELAIRE (1821-1867) considerato il precursore del movimento con un sonetto: ma il vero caposcuola fu
STEPHANE MALLARMÉ (1842-1898).

A differenza del Decadentismo, rifugge dalla confusione tra arte e vita e riduce la realtà a un insieme di analogie, che il poeta traduce in musica verbale. I simbolisti si sentono discendenti dai romantici, ma se ne distaccano per una sorta di misticismo antimetafisico; vogliono essere al di fuori di ogni costrizione metrica e la loro preferenza va al verso libero.
Numerosi i seguaci nelle arti e nelle lettere in Francia e fuori, e grande fu l'influsso nella letteratura contemporanea. L'unica corrente ottocentesca  che si  traghettò nel secolo successivo sarà solo il simbolismo, e andrà a rendere splendida (pur con tutti i caratteri della negatività, del pessimismo, della nevrosi, del "nero") la moderna letteratura del Novecento. (Ci ritorneremo sopra quando parleremo del movimento  Dada e il successivo Surrealismo).

Il Sonetto di Baudelaire che è il punto di partenza del simbolismo, è Correspondances. La natura vi è rappresentata come una foresta di simboli tra loro "corrispondenti" che racchiudono le chiavi del significato dell'intero universo. Il poeta deve interpretare la realtà non con il puro raziocinio, ma con strumenti di conoscenza diversi, molto più penetranti. Significativi i soggetti trattati dalla pittura, che sono allegorici, religiosi, storici, vi prevale la figura femminile con una linea stilizzata, una pura decorazione espressiva. Anche il colore ha una intonazione solo decorativa, mentre il disegno è sentito come un fine "arabesco" (non dobbiamo dimenticare che Baudelaire, nel 1841, a vent'anni,  fece un lungo viaggio in Oriente; e la sua sensibilità fu molto influenzata dai motivi esotici, poi ricorrenti nella sua poesia).
(inoltre visto che parliamo di inconscio, Freud, deve ancora nascere (1856-1939)

Come nella pittura dei simbolisti l'immagine è solo simbolica,  così nell'immagine letteraria il concetto di "simbolo" sono le segrete realtà, che devono evocare, sotto un velo di analogie e di miti, un mondo sotterraneo e misterioso. Devono riflettere le sensazioni del mondo inconscio.
Il realismo ottocentesco era un'idea di ricerca e di progresso, il simbolismo aspira invece alla trascendenza.
Nella poesia L’homme et la mer, tratta da Les Fleurs du mal, Baudelaire compara il mare all’animo umano. L’immensità della distesa marina, la mutevolezza delle sue onde, diventano immagini simboliche che corrispondono ai diversi aspetti e al mistero dell’animo umano.

Fra i maggiori francesi: il già ricordato Mallarmè; 
PAUL VERLAINE (1844-1896);
 
ARTHUR RIMBAUD (1854-1891); PAUL CLAUDEL (1868-1955);
 PAUL VALERY (1871-1945);
In Belgio:
JORIS  KARL HUYSMANS (1848-1907); EMILE VERHAEREN (1855-1916); GEORGES RODEMBACH (1855-1898); MAURICE MAETERLINCK (1862-1949);
In Inghilterra: CHARLES AWIMBURNE (1837-1909); GERARD MANLEY HOPKINS (1844-1889);
In Italia:
GABRIELE D'ANNUNZIO (1863-1938); GIOVANNI PASCOLI (1855-1912); DINO CAMPANA (1885-1932); ARTURO ONOFRI (1885-1928) e altri.

La PITTURA, dalla poetica letteraria prende anch'essa l'estetismo suggestivo e decadente, diffuso largamente in Europa, ed ebbe i maggiori rappresentanti in...
 Francia con GUSTAVE MOREAU (1826-1898); ODILON REDON (1840-1916); PAUL GAUGIN (1848-1903); PAUL SERUSIER (1865-1927) e il gruppo dei Nabis;
In Norvegia EDVARD MUNCH (1863-1944); 
In Belgio: FELICIEN ROPS (1833-1898); JAMES ENSOR (1860-1949); FERNAND KHNOPFF (1858-1921);
In Austria; GUSTAV KLIMT (1862-1918).
In Italia; GAETANO PREVIATI (1852-1920); NEDARDO ROSSO (1858-1928); GIOVANNI SEGANTINI (1858-1899).

Il termine "simbolismo" è usato alquanto genericamente, si riferisce ad una tendenza assai significativa dell'arte europea degli ultimi 15 anni dell'Ottocento.
Tra le file degli Impressionisti, verso il 1880, si manifesta una « crisi della realtà », intendendo per questa l'immagine della natura. Gli artisti dell'epoca cominciarono a prender coscienza del fatto che l'arte è un frutto dell'immaginazione, alla cui validità contribuisce soprattutto la sua potenza comunicativa. Si convincono che non esiste una realtà (cioè una natura, un soggetto) unica per tutti, ma tante realtà quanti sono gli individui.
Da qui la nuova presa di posizione, volta a definire la pittura come mezzo di espressione dello stato d'animo, delle emozioni e delle idee individuali, non attraverso la tradizione allegorica dell'atteggiamento, del gesto, del simbolo, ma piuttosto attraverso le intrinseche possibilità di espressione offerte dalla forma, dal colore e dalla linea, (in questa direzione, approfondendo il momento del subconscio su quello del sentimento, l'esperienza sarà ulteriormente portata avanti dal Surrealismo, e toccherà poi il suo vertice con l'Astrattismo).
È da questa « crisi della realtà » che si profilano alcuni movimenti di reazione all'Impressionismo. Da una parte operano i neo-impressionisti ed i divisionisti, dall'altra vi sono i Simbolisti, i Sintetisti ed i Neo-tradizionalisti.
Queste ultime correnti, che nascono, si intrecciano, si identificano e spesso si confondono con i movimenti letterari, hanno tutte una medesima ossatura ideologica.
La teoria simbolista si riallaccia ai concetti della omonima corrente letteraria che considerava l'immagine come un «simbolo» di segrete realtà, tendente a suggerire e ad evocare, sotto un velo di analogie e di miti, un mondo sotterraneo e misterioso.
I pittori, dal canto loro, tendono a sostituire il colore impressionistico, tutto permeato di stimoli emotivi, con un colore di intonazione decorativa, che dovrebbe assumere lambiccate significazioni, mentre il disegno è sentito come un fine arabesco.
Gustave Moreau, Odilon Redon, Rodlphe Bresdin furono i maestri ideali della nuova corrente, caratterizzata da una mutata sensibilità e dal desiderio di staccarsi da un culto stretto della natura. Il simbolismo si ricollegava così alle prime istanze romantiche e visionarie di Blake e Füssli ed all'allegorismo delle evocazioni classiche di Puvis De Chavannes.
La nuova estetica determinò mutamenti significativi anche nell'ambito di neo-impressionisti, tanto che Seurat e Signac sentirono la necessità di staccarsi dal naturalismo impressionista.
La prima importante manifestazione di queste idee fu forse il Sintetismo, stile creato da Gauguin intorno al quale si formò il gruppo di Pont Aven (1888) cui apparteneva, tra gli altri, Emile Bernard. Per opera dei pittori Sérusier e Denis, del critico Auries e di altri, le idee sintetiste si fusero con la poetica simbolista (sorta nel 1886 con Jean Moréas) e tale comunione esercitò una notevole influenza sulla generazione dei giovani artisti europei.
Non vi furono soggetti comuni tra i simbolisti ed ogni pittore aveva i suoi temi preferiti secondo la sua fantasia. Moreau trattò soggetti del mondo mitologico ed antico con una visione romanzesca, Puvis de Chavannes si dedicò alla pittura decorativa e di cavalletto; O. Redon creò forme fantasiose ed allucinanti, il belga Ensor preferiva le maschere ed il mistero; il norvegese Munch argomenti angosciosi e del terrore.
Analoghe tendenze simboliste si svilupparono anche in Inghilterra (con A. Beardsley), in Olanda (con j. Toorop), in Svizzera (con F. Hodler), in Germania (con A. Kubin).
A Vienna si raccolse intorno a G. Klimt, nel 1897, un gruppo di artisti fondando il movimento della « Secessione ».
Nel suo rapido diffondersi (la prima mostra simbolista si ebbe nel 1889 e vi partecipava Gauguin prima dell'esperienza tahitiana) il simbolismo perse alcune delle sue caratteristiche peculiari e manifestò sempre più il suo carattere estetizzante e formalista.
Gli ultimi sviluppi arrivano agli inizi del nostro secolo e palesano la sua importanza storica: esso sboccherà infatti nelle nuove correnti dei Fauves, dell'Art Nouveau e del Surrealismo e fornirà il substrato teorico dell'Espressionismo astratto.

IL SIMBOLISMO IN ITALIA

A prescindere dalla rottura operata dai cubisti, che costituisce un evento di incalcolabile portata storica, non esiste una frattura netta tra il Simbolismo e molte tendenze artistiche dei primi decenni del secolo: ne sono esempi evidentissimi i casi di Modigliani e di Matisse, e la complessa formazione dell'Espressionismo nell'ambito della cultura simbolista in centri come Vienna, Monaco, Dresda.
Perfino un movimento ostentatamente rivoluzionario come il Futurismo italiano non fu esente, almeno nella sua fase iniziale, dall'influenza dei più qualificati rappresentanti del Simbolismo nel nostro Paese: Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo.
Tutti e tre questi pittori aderiscono, sulla scorta del Neoimpressionismo francese, alla tecnica divisionista, nella quale videro (soprattutto i primi due) uno strumento adatto a esprimere una visione estremamente ferma e rigorosa della realtà.
Lo sforzo di rinnovamento e di chiarificazione del linguaggio pittorico intrapreso da questi artisti, in virtù del quale sarebbero stati di esempio ai futuristi, va di pari passo con l'assunzione di temi « impegnati »: l'esaltazione dei moti popolari nel socialista Pellizza da Volpedo; l'elaborazione di mistiche allegorie nel Previati. (qui sotto a sinistra "La madonna dei gigli"); in Segantini la poesia della montagna e il culto dell'amore materno (nell'immagine a destra "La vita che sboccia dall'albero contorto e secco"




L'IMPRESSIONISMO

Questo movimento non coinvolge la letteratura, ma solo la pittura, quando il 25 aprile del 1874, il critico d'arte Leroy, visitando le opere rifiutate dal Saloon di Parigi, ma esposte nelle sale del fotografo Nadar, in senso spregiativo richiamandosi al titolo di un quadro di Monet, Impression,  liquidò tutti gli altri con questo titolo; Spregiativo perchè per lui quei quadri, distaccandosi dalla pittura ufficiale, cioè quella insegnata nelle accademie, erano solo dei quadri "non finiti", degli "abbozzi". "Si vedono perfino le pennellate, ma che diamine!"
Se i critici non capivano i pittori invece sì; quella tecnica del colore, così diversa conquistò molti autori del vecchio genere. Ma quando si presentarono alle mostre ufficiali, quelle che davano la celebrità a un pittore, la severa commissione esaminatrice non accettava le loro opere, perfino di pittori con un precedente stile già molto noti, come Manet, e il rifiuto ebbe molta risonanza. Intervenne Napoleone III che decise che le opere rifiutate venissero esposte in un altro locale affinché fosse il pubblico a giudicare sulla loro validità. Non è che ebbero maggior fortuna gli "esclusi"; per il pubblico, per prima cosa perchè erano "rifiuti" e per seconda era fortemente condizionato dai critici; che oltre che esseri avversi a frequentare questi locali, quando lo facevano dicevano le cose che abbiamo letto all'inizio. Bocciarono così opere che più tardi furono riconosciuti come capolavori.

Il movimento quindi non nacque per svolgere un preciso programma, e del resto gli impressionisti non dipinsero certo tutti allo stesso modo, però scelsero tutti visioni di vita quotidiana -abolendo i motivi storici, religiosi, epici, maestosi- e tutti usarono colori molto vivi (frequente il violetto) spesso usati puri.

Il confine nella pittura impressionista, fra naturalismo ed impressionismo è piuttosto fluido. Le due correnti non hanno una precisa distinzione storica né concettuale. 
Tutti gli impressionisti si sono formati nell'ambito realista (che a sua volta come abbiamo visto è pur sempre legato al naturalismo-verismo cinquecentesco, si pensi a Brughel), ma poi si sono distaccati dalla realtà, non più puntando sul soggetto (pur essendoci nelle opere, scene di vita contemporanea, anche la più banale, come un paesaggio, un ponte, uno stagno di ninfee, una ballerina, due bottiglie su un tavolo, un covone di fieno ecc.) ma puntando "sullo stile", e sugli effetti di luce e colore per dare solo più "emozioni" e non più una "raffigurazione della natura" (ma siamo già a un passo dal "suicidio" della pittura naturalista, realista e quindi dello stesso impressionismo, anzi di tutta la precedente pittura).

Tutto lo "stile" dell'Impressionismo -pur sempre legato al naturalismo, al verismo- mira sempre a rappresentare la realtà, con la differenza che non è un essere, ma un divenire, non uno stato, ma un evento. E non è soltanto lo "stile del tempo", cioè dell'istante, della mutevolezza, ma è arrivato al culmine di quella pittura iniziata nel Rinascimento, ma nello stesso tempo è anche l'ultimo "stile europeo". 
L'IMPRESSIONISMO è l'ultima corrente che ha potuto contare negli ultimi vent'anni del secolo un consenso generale. Subito dopo - come vedremo più avanti- nessuno capisce più nulla; il pubblico, i critici, e a quanto pare molti degli stessi pittori, che presentano "opere" che non sono "opere", ma dicono e millantano che sono "ricerche", "approfondimenti" dell'arte. Il risultato è quello che cani e porci e artisti veri, fanno di tutto. E chi non capisce è perchè -dicono i primi- "non capisce nulla", non sanno cosa significa "moderno".
Gli stati d'animo di questi artisti?  "Voglia di far chiasso. Becerismo scatenato. Volgarità finalmente traboccante nell'impunità. Odi personali. Risentimenti profondi. Cretinismo furioso. Vigliaccheria in libertà. Sfogo degli inferiori contro i superiori. Vendetta contro colpi vecchi e nuovi. Asinità, Bovinità, Pecorinità, Maialità". 
Questo è ad esempio il programma della "grande serata futurista" del 12 dicembre 1913.
(vedi il giornale Lacerba, originale, a fondo pagina) che però lascerà il segno!

Ma che cosa è accaduto? E' che con l'inizio del '900, si è alzata una grande ondata reazionaria, che spesso è null'altro che anarchia del singolo e non solo di un gruppo; con il rifiuto totale dell'impressionismo, ma anche di tutta l'arte precedente.

 Tutta l'arte post-impressionistica rinuncia per principio ad ogni illusione realistica e si esprime attraverso la deformazione consapevole (ma abbiamo detto anche millantata, cioè chi entra in questa competizione senza studi o cultura, senza tecnica, senza un passato di artista) degli oggetti naturali. E' una (ma dentro i veri artisti) delle grandi svolte nella storia dell'arte, molto più profonda rispetto ad ogni altra, dal Rinascimento in poi, dato che da allora la tradizione del naturalismo era in qualche modo pur sempre rimasta intatta.

Il post-impressionismo non può più considerarsi in nessun modo riproduzione della natura. Ad ogni costo si vuole sfuggire dal compiacimento estetico. E questo fa mutare radicalmente i rapporti dell'uomo con le cose e contribuisce in tal modo a far precipitare quella crisi di coscienza generale presente nella società.
Stanno per nascere le NUOVE AVANGUARDIE,  il CUBISMO, il COSTRUTTIVISMO, il FUTURISMO, l'ESPRESSIONISMO, il DADAISMO, il SURREALISMO e altre che però non hanno lasciato tracce.

Sono tutte correnti pittoriche, che però coinvolgono non solo i pittori, ma i poeti, gli scrittori, i musicisti. E' una protesta contro tutti e contro tutto. Tutti i temi svolti, in pieno contrasto con il "vecchio", diventano la sintesi delle massime contraddizioni. Una lotta contro tutti i precedenti convenzionali mezzi espressivi, contro tutte le tradizioni, contro tutte le accademia, scuole, cenacoli, gruppi, associazioni; il molti casi anche contro il "buon senso".

Ma perché accade questo? Perché all'inizio di questo Novecento, il poeta, il pittore, lo scrittore, il musicista vogliono attingere dall'intelletto, non più dal sentimento. Purtroppo lo fanno -lo abbiamo detto - anche cani e porci, senza una cultura di base alle spalle. Ognuno pensa "ma quella cosa lì sono capace di farla anch'io", ognuno si sente artista e nelle lettere e nella musica, perfino gli analfabeti alzano la cresta; c'è la rivalsa lo  "Sfogo degli inferiori contro i superiori".

Ma prima di passare a questo caotico periodo, ritorniamo al VERO IMPRESSIONISMO

Di tutta l'intera pittura, quella impressionista è la più solare. Si apre a una maggiore percezione sensoriale. Rappresenta un'acuta sensibilità. Non è statica. Rappresenta un fenomeno irripetibile.
C'è la rappresentazione della luce, dell'aria, il gioco dei riflessi. Ogni cosa sembra tremule. Tutta l'immagine ha una rappresentazione virtuosistica di chi ha con i colori pennellato quelle superfici.
In termini estetici non è più il soggetto il protagonista, ma l'istante. E sono gli istanti che prevalgono sugli stati d'animo della vita di ogni essere umano.
Inoltre gli impressionisti scoprono la città, e vedono il mondo urbano con gli stessi occhi del cittadino, ne ritraggono la mutevolezza, il ritmo nervoso della stessa vita quotidiana, la moda e il costume: come la colazione sull'erba, la ballerina del Moulin Rouge, le donnine delle "case", la gita in barca, ecc. ecc.; sapientemente danno un'impressione della realtà, sembrano fugaci sguardi, i particolari sono sfumati, e così dal quadro si ha solo un'idea del soggetto, o meglio "un'impressione".
Ignorano la caratteristica psicologica,  non fanno nessuna denuncia sociale, sono strettamente legati a quello che vedono, non aggiungono nulla di fantastico

Una caratteristica questa che verrà traslata anche nella sapienti immagini fotografiche dei grandi reporter. Tutti i clik fanno delle fotografie, ma solo chi sa cogliere l'attimo "fa la fotografia", il capolavoro.

I  maggiori esponenti dell'Impressionismo: EDOUARD MANET (1831-1883);  CLAUDE MONET (1840-1926);  PIERRE AUGUSTE RENOIR (1841-1919); PAUL CEZANNE (1839-1906);  EDGAR DEGAS (1834-1917); CAMILLE PISSARRO (1830-1903); ALFRED SISLEY (1840-1899); GEORGES SEURAT (1859-1891); PAUL SIGNAC (1863-1935); PAUL GAUGIN (1848-1903).

La prima mostra impressionista è del 1874 ed è un fiasco e quella dell'anno successivo che organizzano all'Hotel Drouot cercando di vendere qualcosa ha scarso successo; ne organizzeranno altre 6, l'ultima  esposizione è del 1886, con qualche assenza e con l'impressionismo al punto d'arrivo. Lo stesso Monet e con lui Renoir che insieme compirono nel 1869 le prime esperienze eseguendo alcuni paesaggi in collaborazione, il primo inizia le sue "serie", mentre in secondo entra nel periodo "ingriste" (da Ingres).


AVANGUARDIE STORICHE

Questo termine e quindi questa tendenza che abbiamo appena accennato, lo si richiama per tutte quelle produzioni letterarie e artistiche che si propongono (o vorrebbero proporsi) come  innovative soluzioni del '900, dopo la grande "ondata rivoluzionaria" che sta spazzando via tutto un passato. Le soluzioni sono tante, perchè bastano quattro pittori per creare un proprio manifesto, una propria corrente, un nuovo progetto (che dovrebbe "rivoluzionare" tutto, arte, letteratura, musica)

 All'inizio di questo secolo, le varie "scuole" o "correnti" sono molte, tante, tantissime; e divengono movimenti artistici-letterari spesso legati a nuove ideologie, fedi, filosofie, teorie; che a loro volta sono molte anche queste, nascono come funghi in un letamaio; alcune sono vaghe, altre utopistiche, altre ancora rivoluzionarie, liberali, anarchiche;  perfino dentro in quella dottrina di lunga tradizione cattolica ci sono scissioni, creando delle diversità culturali e sociali, pochi anni prima impensabili. E quasi tutte -meno una, o al massimo due- si pongono fuori dalla tradizione; e ognuna sviluppa idee nuove, si inoltra in sentieri sconosciuti, unendosi con altri gruppi; oppure con scissioni dentro gli stessi gruppi. Nei primi due decenni del secolo, nascono e muoiono, cenacoli, associazioni, club e tante riviste letterarie dove spesso i redattori emigrano per fondarne o dirigerne un'altra. Tutti vogliono esprimere il senso di una realtà mobile, dinamica, sempre mutevole, in un ambiente e in un modo parossistico, non solo ironico. Nascono alle volte unite -e affermano a caratteri cubitali- per l'amore della cultura, ma al primo drammatico appuntamento del 1914-15 le spaccature ideologiche creano divisioni insanabili (come ne "La Voce" di PREZZOLINI, dove l'idealismo diventa militante, con l'Azionismo giovanile, fra pacifisti e interventisti).

Il Novecento inizia così! E continuerà per tutto il secolo così. Con tante scremature dentro questo grande pentolone in ebollizione, fra guerre, rivoluzioni, altre guerre, tragedie, miserie, uomini sulla luna, riflussi e globalizzazioni. Con i ritmi del charleston, del jazz, poi con la struggente Lili Marlen, la melensa e più banale "vola colomba" e infine con il rock . Con quella radio, che sentenziò uno "...gli amanti della vera musica  questa gracchiante scatoletta la ripudieranno ben presto con disprezzo" , o un altro più tardi  "...sedersi davanti e poi guardare questo scatolone solo un cretino lo può fare, noi tutti stiamo vivendo in un mondo dinamico, motorizzato, con i club, lo sport, le gite, i bar, gli incontri vari, la Tv non avrà mai un futuro, è fuori epoca".

Un mondo quello del '900,  in mezzo anche a sapori nuovi, come quello delle "mille bollicine", e che termina con una bella spalmata di gratificante cioccolata sul pane. "Che mondo sarebbe altrimenti"? 
Il mondo pazzo del '900 lo abbiamo visto com'è stato! E' terminato ieri e ha passato il testimone al 2000, che nonostante il consolante slogan, non sappiamo proprio nulla di come sarà. Anzi non sappiamo nemmeno più  noi chi siamo; siamo diventati tutti degli Espressionisti.
Come atteggiamento però, perchè in quanto a contenuti spesso si vede solo "il nulla".
Tutto è in mano alla cosiddetta "industria culturale";  si stampa solo se c'è il profitto del proprietario; che della cultura (o delle nuove avanguardie) non gli interessa proprio nulla.
Ultimamente un famoso filosofo italiano dopo aver scritto una prefazione, l'editore non l'ha pubblicata perché non conforme al suo pensiero. Sul Corriere della Sera l'autore così ha commentato: "Mi hanno comunque pagato, e questa è la cosa più importante, di tutto il resto me ne frego". 

Iniziando il 1900, Apollinaire aveva profetizzato: "Il '900? sarà un'epoca d'ignoranza e di frenesia".
E non aveva visto ancora nulla! Chissà cosa avrebbe detto a questo nuovo inizio del secolo!


ESPRESSIONSIMO 1905-1930

Dare una precisa definizione di questo movimento culturale non è facile, perché generalmente  nel darla non è mai chiaro a cosa  od a chi ci si riferisce precisamente; questo perché l'Espressionismo non è una corrente ma è un'ideologia, ripresa più volte da  diversi movimenti artistici, fra l'altro in diversi periodi. Ed era già nata molti anni prima che si chiamasse così. Forse qui ci ripetiamo, ma per comprendere meglio dobbiamo confrontare i due termini IMPRESSIONISMO - ESPRESSIONISMO, che quasi si assomigliano ma sono due cose sostanzialmente diverse.

Col primo si evidenzia l'importanza delle sensazioni avute nell'osservare la realtà esterna, cioè il mondo in cui si vive; come può essere il vivere all'aperto una bellissima giornata.
Col secondo si evidenzia invece l'importanza delle sensazioni che il nostro pensiero crea dentro di noi; cioè si può vivere  una bellissima giornata chiusi in casa anche se fuori il cielo è tetro.
Con l'impressionismo guardiamo quello che c'è davanti a noi, con l'espressionismo guardiamo quello che c'è dentro di noi.

Al pittore impressionista, oltre alla tecnica, gli occorre raccoglimento, l'elaborazione dell'idea, l'esecuzione dell'opera, la cura del particolare, la ricerca e la preparazione dei colori, e un modello

Al pittore espressionista l'opera la realizza con un gesto impulsivo, e deve essere conclusa sotto l'eccitazione immediata, senza indugio, senza raccoglimento, bandendo i particolari, usando i colori puri per non perdere estro e tempo, e non ha bisogno di nessun modello.

Il primo ha una creatività disciplinata, armonizzata, mentre il secondo ha uno spirito anarchico, tira fuori quello che cova dentro e spesso lo fa con sentimenti di rivolta primitiviste e spiritualiste.
Tutti i primi espressionisti erano accomunati dalla contestazione della società borghese, e anelavano alla riconquista d'una verginità primitiva, affrancata da barriere sociali e razionali, volevano evadere dal mondo in cui vivevano.

Questo movimento nacque in Germania, a Dresda, nel 1905, da un insieme di amici tutti abitanti nella stessa città che formano il gruppo "Die Brucke" (IL PONTE)  tutti potenziali "espressionisti" (il termine lo coniò il critico Worringer sulla rivista Der Sturm, ma non rimase legato solo al gruppo di pittori, ma lo estese anche nelle manifestazioni letterarie, musicali e cinematografiche).

 Nel riunirsi nel loro studio tutti questi amici hanno voglia di creare un'arte nuova, contraria a qualsiasi accademismo o suggestioni dall'esterno. Cosa cercano non lo sanno, in quale direzione andare neppure, perchè ancora nessuno ha creato un punto di riferimento dopo aver demolito tutti gli altri. Durerà il gruppo fino al 1913, poi si sciolse per incomprensioni; chi continuò la propria ex tendenza simbolista, chi quella impressionista, chi invece passò ad altre nuove correnti emergenti.
Ma nel frattempo nel 1911 a Monaco era nato un altro gruppo espressionista molto simile a quello di Dresda, con le stesse aspirazioni: sono quelli del " DER BLAUE REITER" che hanno l'intenzione di creare anche loro un'arte nuova, moderna senza alcun legame con le precedenti; fondono l'espressionismo con il cubismo, creando così un nuovo genere pittorico: l'ARTE ASTRATTA (che darà vita ad altre numerose correnti)
Finita la guerra, nel 1918, ne sorge un altro di gruppo espressionista, "IL DIE NEDE SACHLICHEIT" . Poi altri ancora, ma della originale intenzione rimase solo una grande confusione. Con qualche pezzo qui e là. Ma sempre in Germania.
Dei tre gruppi, ricordiamo i più importanti rappresentanti: VASILIJ KANDINSKIJ (1866-1944); FRANZ MARC (1880-1916); GEOGES GROSZ (1893-1959); KARL SCHMIDT ROTTLUF (1884-1976); ERNST L. KIRCHNER (1880-1938); 

Nel TEATRO si forma un gruppo con una recitazione con delle azioni drammatiche, in scene indipendenti, con personaggi senza individualità, con una recitazione esasperata. Non avrà un avvenire.

Nella MUSICA nasce il sistema atonale (DODECAFONIA) della scuola di Vienna; anche qui una rottura totale con il passato; che sconcerta ancora oggi il gran pubblico, forse perchè la cultura istituzionalizzata che abbiamo non ci permette di capire nulla. I più famosi rappresentanti sono ARNOLD SCHONBERG (1874-1951); ALBAN BERG (1885-1935); ANTON VON WEBERN (1883-1945).

Nella NARRATIVA, nulla di particolare da segnalare, salvo qualche ottima novella.

ESPRESSIONISMO rimase come abbiamo detto all'inizio il termine, e questo ci permette di inserire nell'ideologia" espressionistica, autori anche precedenti,che però nulla hanno avuto a che fare con Il Ponte; come VINCENT VAN GOGH (1853-1890) che anticipa l'arte espressionistica. L'artista ha già una notevole base dell'arte Naturalista; i suoi primi lavori, che si possono ammirare in quella grande raccolta cronologica a lui dedicata ad Amsterdam, sono del genere di Millet e di Courbet (che abbiamo già illustrato nelle pagine del Naturalismo). Poi Van Gogh abbandona ogni suggestione tipica del naturalismo, va a Parigi, passa per un breve periodo alle tonalità chiare e intense di timbro impressionista, ma subito dopo -spinto da una forte tensione interiore che lo sta trascinando nella follia - passa al cromatismo violento (alla pittura "senza indugi", "senza particolari", "senza raccoglimento")  usando il colore puro, fino all'esasperazione quasi allucinata delle immagini.
Quando al "Ponte" di Dresda nel 1905 nasce l'Espressionismo, Van Gogh che era già morto suicida nel 1890, aveva già anticipato di quindici anni questa pittura, che influì poi sugli sviluppi di tutta l'arte europea.

  Molto simile il percorso di EDWARD MUNCH (1863-1944). Anche lui a Parigi a formarsi nella scuola impressionista; ma dopo un breve periodo,  anche lui è teso a rappresentare la sua realtà interiore, ed inizia a realizzare opere con un linguaggio ricco di accenti drammatici, quelli tipici dell'espressionismo. Ma il suo Grido, é del 1893. Significa che anche lui come Van Gogh anticipa  Il Ponte, e già da dodici anni stava andando verso quella direzione indicata dall'inquieto olandese scomparso tre anni prima.

Un po' apparentemente meno inquieto, ma anche lui teso a rappresentare la sua travagliata realtà interiore (per la sua deformità permanente) è TOULOUSE-LAUTREC (1864-1901); grande disegnatore, grande esperienza anche lui dell'impressionismo, soprattutto con quello di Degas; conosciuta l'arte giapponese inizia a elaborare una pittura arabescata, dai colori brillanti stesi a zone piatte, ma non si distacca dall'arte naturalista-realista, anche se realizza opere ritraendo personaggi della vita equivoca parigina con grande immediatezza, senza pietà e senza falsi moralismi. Una immediatezza che lo porta ad entrare di diritto anche lui negli antesignani dell'espressionismo.

Infine PAUL GAUGUIN (1848-1903), il più anziano dei tre, naturalista e impressionista anche lui, ma inquieto pure lui come i tre appena accennati. Il contatto che è di repulsione-attrazione verso il giovane Van Gogh, fa esplodere anche il lui quando l'amico si uccide, la fuga dal mondo e va alla ricerca di contatti primitivi e incorrotti della vita. Evade dalla civiltà e fugge nell'isola di Tahiti, creando anche lui delle nuove impostazioni compositive violente e ancestrali che influirono profondamente sulla pittura degli espressionisti, dei cubisti, dei nabis, dei cubisti ecc.  Paul muore nel 1903, Il Ponte si forma due anni dopo e la nascita dell'Espressionismo pure.
Insomma l'Espressionismo era nato prima: nell'altro secolo nel XIX, e a quanto sembra non è poi nemmeno morto nel successivo nel XX; e nel XXI é ancora vivo e vegeto. Il materiale -dentro ogni ceto sociale- non gli manca. Sono molti quelli che non sanno ancora conciliare la realtà esterna con quella interna


FUTURISMO - 1909-1920 (ITALIA)

Il Futurismo è un movimento di avanguardia letterario e artistico, che ha origine dalla pubblicazione del Manifesto del futurismo su Le Figaro del 20 febbraio 1909.
Contrariamente all'espressionismo la corrente nasce e fu essenzialmente letteraria. Ma volendo fare un'analisi completa si deve parlare di pittura e scultura, di architettura, fotografia, cinema, scenografia ed altro, poichè comprende una vasta gamma di interessi, tutti però partenti logicamente da una stessa base: la rappresentazione del movimento intesa qui come vera e propria azione dinamica. E fu al momento un termine indovinato, ma anche profetico, nessun secolo è stato così dinamico, movimentato e così veloce.


AVANGUARDIE

Gli intellettuali delle cosiddette "avanguardie storiche del '900", che nascono proprio a inizio Novecento, hanno un atteggiamento sdegnoso e aristocratico nei confronti della realtà comune e dei valori classici e tradizionali. Ricercano l’originalità a tutti i costi, l’irrazionalismo inteso come esaltazione dell’ebbrezza di vivere momenti di fugace appagamento, l’esaltazione della tecnologia della società capitalistica. Questi motivi sono coerenti con il nuovo gusto di un pubblico avido di novità, che contestano i valori tradizionali, compreso il proprio presente che stanno vivendo.
I botti della Grande Guerra porrà fine al movimento, ma il grande botto, che provocò una vera e propria esplosione fu proprio quella del futurismo, che in pochi anni ha distrutto ogni cosa del passato. 
Ma ha il merito di aver esercitato una azione di rottura nei confronti del provincialismo della cultura italiana, e anche quello  di aver fatto rientrare l'Italia dentro la cultura europea.


COME SI DIFFUSE IL FUTURISMO


Il futurismo s’impone come un’organizzazione culturale, politica, editoriale con un’ideologia che tende a diventare un «costume di vita». Si organizzò come una scuola ben definita: il capo storico è FILIPPO TOMMASO MARINETTI (1876-1944) e l’atto di nascita è rappresentato dalla pubblicazione del 
Manifesto

  • Le famose «serate» di incontro col pubblico nei teatri: la componente spettacolare, legata alla recitazione dei testi, giungeva al coinvolgimento diretto del pubblico spingendolo alla rissa.
  • Riviste come Lacerba, DEL 15 DICEMBRE 1913  sulla quale venivano dibattute le idee futuriste. Incontri e scontri di una nuova gioventù letteraria.
  • L'appoggio dato ai movimenti nazionalistici e al fascismo; l'amore per la rissa e la violenza; l'atteggiamento spregiudicato e ultramodernista.
  • Per merito di queste iniziative, numerose e rumorose, il futurismo si diffuse in breve in tutta la penisola italiana, espandendosi poi in vari paesi europei.

    IL MANIFESTO DEL FUTURISMO

    1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
    2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
    3. La letteratura esaltò, fino ad oggi, l’immobilità pensosa, l’estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
    4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo...un’automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bella della Vittoria di Samotracia.
    5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
    6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
    7. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
    8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!...Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
    9. Noi vogliamo glorificare la guerra - sola igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore del liberatori, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
    10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
    11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le marce multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta. E’ dall’Italia che noi lanciamo pel mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

    I temi fondamentali del movimento, così come li espone Marinetti nel Manifesto del futurismo, sono:

  • l’amore del pericolo
  • l’abitudine all’energia
  • il culto per il coraggio e l’audacia
  • l’ammirazione per la velocità
  • la lotta contro il passato ("noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie")
  • l’esaltazione del movimento aggressivo (" l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno")
  • la guerra ("sola igiene del mondo").

    Il futurismo è il movimento dell’espressione del dinamismo del mondo moderno; vuole "cantare la civiltà della macchina", perché solo ad una velocità elevata si può avere una diversa percezione del paesaggio, si può attingere sensazioni nuove dal mondo della scienza e della tecnica.

LA LINGUA DEI FUTURISTI

Questi contenuti devono essere espressi in un nuovo modo, perciò Marinetti:

  • abolì il culto della tradizione, nelle poetiche e nel linguaggio;
  • rigettò la sintassi, le parti qualificative del discorso (avverbi e aggettivi);
  • propose di usare le «parole in libertà», cioè senza alcun legame grammaticale-sintattico fra loro, senza organizzarle in frasi e periodi;
  • sostenne la necessità di usare i più disparati elementi linguistici (espressioni dialettali, neologismi, onomatopee di suoni animali e meccanici), per esprimere immediatamente il meccanicismo psichico dell’impressione. 

GLI INTELLETTUALI FUTURISTI 
Marinetti rappresentò la figura più dirompente di un gruppo di scrittori e di artisti che trovarono in Parigi il punto d’incontro delle loro esperienze, idee e inquietudini.

Atteggiamento comune ai futuristi dell’area italo-francese (è da considerare a parte il Futurismo russo, che presenta alcune caratteristiche diverse, anche dal punto di vista dell’arte) è un esasperato vitalismo, che si traduce nel rifiuto della tradizione classica, dell’Illuminismo e del Romanticismo. La loro ideologia è ispirata a un individualismo al tempo stesso populista ed antidemocratico. 

LEGAME CON IL FASCISMO
Il futurismo portò ad uno sconvolgimento delle forme espressive dell’arte, ma non seppe o non volle elaborare né un’adeguata poetica né un’ideologia rivoluzionaria. Negli anni successivi esso sviluppò solamente un atteggiamento nazionalistico: Marinetti divenne in Italia uno dei più importanti rappresentanti della cultura fascista

ARTE 
I risultati migliori del futurismo furono ottenuti nella poesia, nella pittura e nella musica attraverso l’astrazione delle forme: il verso libero, l’astrattismo e il cubismo, la dodecafonia. Sul piano delle arti figurative il movimento fu uno dei principali incentivi a quella che si può chiamare la rivoluzione dell’arte moderna. 
L’ESEMPIO RUSSO
Il messaggio futurista non fu ambiguo in Russia, dove con la Rivoluzione d’ottobre vi fu un radicale rovesciamento del sistema produttivo e una presa di coscienza tragica e profonda del cambiamento delle strutture fondamentali della società. 
ATTEGGIAMENTO FUTURISTA 
Le caratteristiche essenziali dell’atteggiamento futurista sono due:

  • l’intento di "svegliare" la sensibilità attraverso una sensibilità definita "gagliarda", in cui tutti i cinque sensi fossero proiettati in una continua sollecitazione segnata dalla velocità;
  • il carattere analitico, mediante il quale le sensazioni vengono esaminate e razionalizzate, ridotte a formule facilmente applicabili a ogni aspetto dell’attività umana e della cultura.

Esponenti in LETTERATURA: CORRADO GOVONI (1884-1965); ALDO PALAZZESCHI (1885-1874); ARDENGO SOFFICI ( 1879-1964); ENRICO CAVACCHIOLI (1885-1954); PAOLO BUZZI (1874-1956); LUCIANO FOLGORE (1888-1966).

Esponenti dell'ARTE (sempre lanciata dallo stesso Marinetti nel febbraio del 1910 con il Manifesto dei pittori futuristi, seguito nell'aprile successivo da un altro Manifesto, firmato da UMBERTO BOCCIONI (1882-1916); CARLO CARRA' (1881-1966); GIACOMO BALLA (1871-1858);  GINO SEVERINI (1883-1966);  LUIGI RUSSOLO (1885-1947); ENRICO PRAMPOLINI (1894-1956); FORTUNATO DE PERO (1892-1960.  Nel 1912, sono loro ad uscire dai confini del provincialismo italiano presentando a Parigi la prima esposizione dei pittori futuristi, ma anche la prima espressione europea dell'arte italiana, che influenza vari movimenti d'avanguardia europei, e in special modo quelli russi. 

I maggiori esponenti nell'ARCHITETTURA che rompono anche loro con il passato e propugnano l'uso del cemento armato, del ferro, del vetro e altri material nuovi, sono ANTONIO SANT'ELIA (1888-1916) e MARIO CHIATTONE (1891-1957).

Anche per il TEATRO, Marinetti annuncia il suo programma nel 1915 con il Manifesto del teatro futurista, assieme a EMILIO SETTIMELLI e BRUNO CORRA.
Mentre per il CINEMA, i tre, più, GINNA, BALLA, CHITI, firmano il Manifesto della cinematografia futurista.  Che come influenza è decisivo per il ruolo di quella sovietica.

Nella MUSICA, anche in questa entra il futurismo, cercando nuove espressioni, che si ottengono con l'accostamento di nuovi "rumori"; a tal fine si sperimenta lo strumento "intonarumori". I maggiori autori LUIGI RUSSOLO (1885-1947) e FRANCESCO BALILLA PRATELLA (1880-1955).

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