1959

Dopo il "ciao ciao bambina",
arrivano i Juke box, (e la musica leggera esplode)
poi i Jeans, i Teddy Boys, e la "Legge Merlin" diventa legge

I JUKE BOX erano iniziati in america già negli anni '30, ma il boom lo si ebbe con l'avvento dei dischi 45 giri. Mentre in Italia i primi apparvero solo all'inizio di questi anni '50 (raggiunsero il massimo della diffusione fra il 1964 e il 1970) in contemporanea appunto con i piccoli dischi in vinile che già stavano diventando come prezzo alla portata di tutti.
Per farli conoscere, sia i juke-box che i dischi, dopo un grande successo di alcune canzoni come a San Remo tramessi in Radio e Tv, o dopo l'arrivo in Italia dei grandi successi americani (il Rock), una casa discografica - la RCA - di dischi a 45 giri ne produceva già in grande quantità proprio per quei gestori di bar che avevano avuto l'idea di installare uno di questi apparecchi nel proprio esercizio.

Funzionavano introducendo una moneta poi si faceva la scelta su una serie di circa 100 dischi.
Soprattutto in estate alcuni di questi bar con i tavolini all'aperto li installarono fuori. E non era raro che i giovani con i primi successi del Rock si scatevano ballando attorno a questa macchina "che annebbiava le menti".
I primi giradischi a valigetta non erano ancora alla portata di tutti, ma quei pochi che se li potevano permettere cominciarono ad organizzare le prime festicciole in casa o in garage. E anche qui il successo andò di pari passo con la nuova ventata di libertà che stava investendo i giovani.

Ma per ballare - soprattutto quelli un po' sincopati (prima una espressione per indicare il Jazz) ben presto - con l'uso delle batterie e chitarre - che eprimevano con ritmi semplici ed incisivi la forte sonorità del Rock, e di conseguenza i gesti, i soliti vestiti non erano i più adatti ai movimenti di queste nuove tendenze musicali, ed allora ecco una nuova novita d'oltreoceano: i Bleu Jeans, ideali per la "nuova generazione", per sentirsi più liberi.

Ma chi li indossava furono bollati come "Teddy Boys", come quei ragazzi che in Gran Bretagna già nel '54 incarnavano lo spirito di ribellione, e che ora l'ondata stava arrivando anche in Italia dove il malessere dei giovani nei confronti della massa era all'inizio, ma lo si confuse con il "teppismo".

Per i benpensanti perbenisti e bigotti, quel modo di vestire rappresentava un insulto. Il loro ballare poi una "oscenità". Il dimenarsi un "ballo di satana".

Musica Rock, Juke-box e Blue jeans, affermavano tutti i giornali, "favoriscono le bravate e le violenze"; e quindi i blue-jeans divennero il simbolo esteriore da criminalizzare. Si scatena così in questi anni una crociata contro i teddy boys per episodi di ordinaria delinquenza che il caso volle che vestissero Jeans.
In molte scuole alcuni presidi rimandavano a casa sia ragazzi che ragazze (pochissime) che li indossavano, i capi ufficio dei dipendenti pubblici e privati li proibivano sul lavoro ai loro dipendenti. L'autore che scrive, in un grande albergo di Stresa, fu invitato ad alzarsi e andarsene dal signorile ristorante "per conservare il decoro del locale" disse il direttore.

Se ne parlo' sempre con disprezzo da ogni giornale e su ogni rivista. Finchè un giorno comparve GIANNI AGNELLI in pubblico indossando un paio di jeans, dicendo che era un capo molto pratico da indossare in molte occasione della giornata; che dava un senso di libertà.
Da questo momento tutti i giornali tacquero, le crociate si estinsero; questo capo di abbigliamento diventò la più diffusa immagine di uomini e di donne nella quotidianità, abolendo perfino la distinzione dei sessi.
Quest'ultima poi inorridì i preti e i bigotti, e i primi si affrettrarono a citare il Deutoronomio (cap.XXII),
"la donna non si metterà un indumento da uomo, perchè chiunque fa tali cose é in abominio del Signore" .

Ma con Agnelli,
non fu più tabù, né abominio.

L'omologazione avvenne in poche ore, il mattino dopo, gli impiegati alla stessa Fiat si presentarono negli uffici con i jeans guardando negli occhi con aria di sfida il proprio capoufficio che non sapeva più che pesci pigliare dopo quanto era avvenuto così in alto. Insomma un altro (ipocrita, perfino senza senso) "baluardo" del costume cadeva a rotoli, a pezzi, nella polvere. Ed erano solo un paio di pantaloni!


Fece comunque ancor più effetto ("apriti cielo!") quando più tardi una ditta, che si era data un nome abbastanza singolare (Jesus) ma premeditato, con un gigante manifesto sui muri d'Italia ci fece trovare due floridi glutei di una modella in blue jeans corti, con la scritta dal timbro blasfemo e dissacrante:
"chi mi ama mi segua".

"Evangelismo e sesso.
Bestemmia lieve intrecciata al sorriso.
Nel rogo delle illusioni si spegne il secolo
"
scrisse qualcuno.

Si certo, a parte il bigottismo, non era sicuramente di buon gusto. Ma la pubblicità trovò comunque nei jeans la sua nuova frontiera segnando il limite massimo di questa rivoluzione dissacrante che la fantasia degli addetti cominciò cavalcare al gran galoppo.

 

Ma le discussioni dei "benpensanti", bigotti e dei preti, non furono solo queste, su musica e modo di vestire.
Anzi sembravano trionfanti quando in questo 1959 per gli italiani le "Case Chiuse" le chiusero.

Sono infatti passati tre mesi dal 20 SETTEMBRE del 1958,  quando è entrata in vigore la "LEGGE MERLIN" . Questa legge prese il nome dalla anziana senatrice socialista, che condusse una sua personale lotta, con testardaggine, portandola avanti fin dal 1948, sempre derisa sia dai conservatori che dagli austeri progressisti. (l'utilizzo della "case" era infatti per entrambi).
La legge abolisce le case di tolleranza finora affidate al controllo dello Stato dal 1883. Erano in attività in Itralia al momento della chiusura 560 case ed ospitavano 2700 prostitute.
A Milano le più famose erano nel quartiere Brera nel momento di maggiore successo si era arrivati a contarne una decina, tre addirittura in una sola strada, via San Carpoforo.
Nella zona portuale di Genova in Via Pre se ne contavano una ventina, quasi una difronte all'altra.

Da notare che si era esenti dal confessare al prete la frequentazione, perché questa non rientrava nei peccati. Non era cioé affatto immorale.
(A parte i ricordi personali, anche Gian Franco Venè, in Vola Colomba, pag. 244, afferma "Il catalogo dei peccati da recitare in confessione non prevedeva la visita al casino di Stato").

Cosa abbastanza curiosa:  non si accettava ed era peccato perfino avere il desiderio di un piacere sessuale, ma nello stesso tempo si era esenti dal confessare di essere stati in una casa di tolleranza a soddisfare questo piacere.
Infatti non dovendo confessare la frequentazione implicitamente non era peccato. Mai nessun teologo mi ha mai spiegato questa contraddizione nella morale cristiana. Che in un certo senso non considerava la dignità umana di queste donne, meretrici fin che si vuole, ma pur sempre era la nostra "metà del cielo". Insomma era pur sempre una offesa alla "donna" che veniva considerata oggetto, quindi al di fuori della "morale" vigente.

Quello che si faceva dentro questi locali ai moralisti, ai preti o ai bigotti non li riguardava, e le persone che vi prestavano l'opera erano considerate a quanto pare solo oggetti.

Non avevano l'assistenza spirituale, dai preti a loro negata, e proprio per questo forse non potevano ricevere quella comprensione umana di cui abbisognavano. Erano un nulla alla mercè dell'ipocrisia umana. Forse per questo le chiamarono "chiuse", mentre per una variopinta clientela di ogni età, censo, istruzione, condizione sociale, erano "aperte". C'erano quelle per i poveracci, ma c'erano quelle per i ricchi, dove gli arredamenti erano sfarzosi,  con donne di ogni nazionalità, giovani, bellissime, educate, anche istruite e di "classe" per gli esigenti borghesi.

In ogni città ne esisteva una o piu' di una di "case". Ogni quindicina vi si alternavano le 3400 (tante erano nel 1948, 2700 nel 1958) ospiti in una rotazione continua. Alcune volgari nell'aspetto e nei gesti, altre invece gradevoli, educate, riservate, con una carica umana e una ricchezza di esperienze che le faceva diventare per alcuni clienti la confidente delle proprie pene familiari e personali. Infatti per molti la "visita" al "casino" era un abitudine non necessariamente legata a un vero e proprio rapporto carnale, ma a un rapporto umano, e spesse volte (soprattutto in gruppo) la "visita" veniva vissuta goliardicamente e solo per vedere un po' di corpi quasi nudi.
Vi erano spesso le sollecitazione della tenutaria, con il suo "in camera ragazziiiii", ma persistendo le visite passive alcune facevano pagare 20 lire per questo estemporaneo "relax".
In quelle di "alto bordo", con entrate separate, pur ricevuti con molta discrezione, si potevano fare incontri curiosi con i personaggi più in vista nella città.

La rotazione era uno dei tanti motivi escogitati per non far nascere amicizie che potevano pregiudicare l'equilibrio del locale e quindi del "lavoro".

Ma le amicizie avvenivano comunque. Per un collega - dell'autore che scrive - di un reparto speciale di paracadutisti di stanza a Merano, quel rapporto di amicizia detto sopra fu così intenso, che si era innamorato di una di queste. Aveva lei poco più di 23 anni, con un passato in famiglia burrascoso; l'amico mi confidava che la "Maria" era una donna straordinaria, colta, intelligente e bella. Ed era vero!
E quando in questo inizio '59 le lasciarono a casa, l'amico prese una grande decisione (avventata dicevamo tutti noi) per non perderla. Gli prese una stanza in affitto e la mantenne fino alla fine del servizio militare. Poi se la portò a Pisa, dove la sposò, ed ebbe da lei 4 bambini.
Una scelta che - dopo molti anni incontrandolo -  si rivelò essere un'unione felice e per nulla avventata.

La campagna "pro chiusura" fu una vera e propria crociata, l'oratoria della Merlin, mise in piazza spudoratamente ciò che persino i preti ritenevano doversi tenere segreto: cos'erano le case, chi le abitava, come si vestivano, cosa si faceva e quanto costava la marchetta. Cioé quel gettone che dava diritto a 5-10 minuti in camera che andava dalle 200 lire in quelli di terza categoria, alle 500 in quelle di prima. Per quelle dei ricchi un quarto d'ora costava dalle mille alle 2000, un ora dalle 2000 alle 4000.

Scrive Vené: Le donne, spose e madri, intimamente giudicavano le case di piacere un pubblico servizio utile a placare gli eccessivi bollori, ad allontanare le amanti dai mariti, a preservare l'unità della famiglia, a collaudare la maturità fisica dei figli diciottenni. Ne conoscevano gli indirizzi, ne rispettavano il mistero". (Questa è comunque è l'opinione di un uomo; anche se sarebbe molto discutibile se fosse detta da una donna, sposa, madre). 

Lo stesso atteggiamento era tenuto dalla Chiesa che quindi non lo metteva nel catalogo dei peccati da confessare, e non di meno questo atteggiamento lo teneva lo Stato che sovrintendeva le "case" e obbligava le "signorine" a frequenti controlli sanitari.

Fu stravolto tutto.
"Signori, da domani 21 settembre solo piu' puttane a borsa nera e nelle strade" si congedò la tenutaria alquanto amareggiata. Infatti il fenomeno sempre più in crescendo, si diffuse negli angoli delle strade, prima in periferia usando come alcova la macchina, poi l'"esercito" scese liberamente nelle vie del centro, quindi negli alberghetti, mentre altre si organizzarono in autonomi appartamentini e iniziarono a esercitare la professione libera, i cosiddetti "massaggi".
Salirono i prezzi e si abbassarono (del tutto esenti, rispettando così la ipocrita privacy) i controlli sanitari. 2.000 in macchina, 5.000 in camera, piu' 2000 per l'albergo, fu subito la nuova tariffa di quest'anno 1959.
Era appena l'inizio della "libera professione". Infatti la legge puniva solo lo sfruttamento e il favoreggiamento, ma non la libertà di esercitarla. Era dunque sancita la libertà di vendere il proprio corpo a chicchessia.

E se prima nessuno aveva mai pensato di "fare la puttana", alcune di facili costumi trovarono in alcune loro parrucchiere (erano delle procacciatrici infallibili in questi anni) la possibilità di guadagnare qualcosa e di "divertirsi" con uomini facoltosi per comprarsi l'ultimo spolverino, farsi piu' spesso la messa in piega, o acquistare i costosi "profumi" senza dover chiedere soldi a mariti e padri che di fronte a una spesa che andava verso questa direzione, non erano capaci di far altro in casa che delle tragedie, salvo andare loro a spendere i soldi proprio a puttane.

A inasprire questa tendenza, dove la donna stava scoprendo i prodotti della bellezza ci pensò anche una "tempestiva" canzone moralista,  straziante:  "Mamma mormora la piccina, compri solo profumi e belletti e non balocchi per me". Ma non era vero! Semmai le donne in Italia ne compravano ancora troppo pochi! L'edonismo già in fasce decollerà più avanti.

Usa lo shampoo ..............ITALIA 19% -.OLANDA 80% -.G.B 63% -.FRANCIA 69% -.GERM. 68%
Usa i profumi ..................ITALIA 20% -.OLANDA 68% -.G B 43% -.FRANCIA 85% -.GERM. 69%
Maquillage donne........ITALIA 15% -.OLANDA 58% -.G B 58% -.FRANCIA 55% -.GERM. 49%
Uso del rossetto ..........ITALIA 22 %-.OLANDA 58% -.G B 73% -.FRANCIA 61% -.GERM.41%

La scoperta delle case chiuse abusive (alcune di alto bordo) iniziarono quando le beccavano per fare notizia sui giornali, con nomi e cognomi delle tenutarie (che venivano condannate a tre anni di lavori agricoli nelle case penali) e la "flora" risultò essere un mondo femminile insospettabile, di tutto rispetto, mentre la "fauna" era composta da altrettanto insospettabili professionisti, commercianti, perfino preti, che potevano contare ora sulla riservatezza, su luoghi molto piu' anonimi di prima e su "merce" di prima scelta e di ogni età e professione, che aveva un sapore molto diverso, ma alle volte anche amaro; a Trento, in quella casetta di piacere che era sulla strada del Monte Bondone, un padre si imbattè nella propria figlia e un altro nella propria moglie. Erano solo i primi inconvenienti. Le storie boccaccesche superarono la fantasia dell'autore di Certaldo.

Le tenutarie di queste "case di piacere", venivano punite con qualche anno di "case da lavoro" agricole o manifatturiere.

Poi le case abusive diventarono così tante che la notizia "non faceva piu' notizia". E di "case di lavoro" non se ne parlò più. Era cambiata totalmente una società. I rapporti con l'altro sesso degli italiani non necessariamente divento' un mercimonio. Le donne con la loro maggiore libertà e autonomia di scelta iniziarono anche loro a desiderare il piacere senza tabù, a scegliersi l'uomo con cui gioire in un rapporto d'amore senza veli di ipocrisia. Come diceva il Cantico dei Cantici della Bibbia.
Una conquista della donna ma anche una conquista (o ridimensionamento) dell'uomo che, se gradevole, simpatico, pulito, provò il narcisistico piacere non di scegliere, ma di essere scelto. E se frustrante è il non essere scelto, esaltante è il sapere di esserlo. Qualcosa gli uomini ci guadagnarono!

Nelle strade alla fine rimasero solo le extracomunitarie, e la clientela fu quella meno esigente, quella meno intraprendente, con meno occasioni interpersonali, piu' sbandata, isolata, senza molta fantasia, disinteressata al feeling e al profondo rapporto di amicizia fatto di tanti interessi in comune con il proprio partner con cui ci si unisce, che oggi, molte volte, sono proprio queste caratteristiche a farci desiderare una persona, anche indipendentemente dal rapporto carnale. C'è comunione di spirito, non quello che si voleva arbitrariamente indirizzare, ma quello che ognuno prova dentro di sè, che è inconfondibile perché nostro, non violentato, non deviato, non represso, ma solo nostro.
Il peccato visto con certe ottiche cominciò a non esistere piu'. Del resto questo lo vede solo chi con i suoi problemi personali non solo non comprende gli altri ma é incapace di comprendere soprattutto se stesso.

I puritani si scatenarono. Ma l'evoluzione era ormai una fatto compiuto. I preti demonizzarono, ma trovarono un muro di gomma (piu' tardi con la legge del divorzio e dell'aborto, il muro diventò di cemento) A schierarsi a favore furono anche una buona parte di chi votava democristiano. "Una apostasia" - sentenziarono alcuni! Ma erano i tempi che erano cambiati.

E ancora..."Se un tale per sua scelta fa il vinaio, non puo' dopo prendersela con chi beve acqua fresca, nè obbligarlo con la minaccia della punizione a bere vino e a fargli ripudiare l'acqua". Nessuno impedisce al vinaio-prete di seguitare a coltivare le sue "pecorelle", che trovano solo nello "spirito" la propria "illuminazione" la propria "esaltazione".

Lui dovrebbe essere tutto metafisico, teologico. Che cosa gliene importa e del resto cosa ne sa di quell'inebriante freschezza che da' quella "sorgente" della vita posta nella "cavita" del "monte di venere".
E vista la sua "vocazione" a fare il vinaio, nemmeno potrebbe capire perchè e quale piacere si provi nel dissetarsi in quella "sorgente". E' un incompetente! "Nulla dire se non cio' che puo' dirsi, e su cio', di cui non si puo' parlare, si deve tacere" è la filosofia di Wittgestein. Il metodo corretto della filosofia applicata a questi tempi "di ribellione".

BOB DYLAN, menestrello della protesta con chitarra, armonica e invettive sempre pronte (prima di mutar pelle - e lo fece tre volte- vedi 1967) mandava proprio con le sue canzonette questi messaggi " Non criticate/ Cio che non riuscite a capire/ I vostri figli o le vostre figlie/ Non potete comandarli" e ai giovani "non seguite i capi". Poi anche lui (nel 1997) comincio' a ubbidire ai capi, ai potenti, al mercato e a stringere la mano ai pontefici. Fu un terremoto. Perfino San Francesco, il "poverello" si ribello', mando' in quei giorni proprio un terremoto; il palco a Bologna sussultava con il Bob sopra, mentre ad Assisi la terra tremava, e veniva giù mezza chiesa.

 

E se le canzoni errano messe male per un "ciao Ciao Bambina" i film da "Peccato Mortale" erano messi peggio:
Il prossimo anno - 1960 - escono nelle sale....

"La Dolce Vita" di FEDERICO FELLINI.
L'11 Febbraio l'Osservatore Romano invita la magistratura a intervenire perchè "propaganda il vizio";  si afferma che il film "getta un'ombra calunniosa sulla popolazione romana, sulla dignità di Roma capitale d'Italia e del cattolicesimo".
Varie interrogazioni in Parlamento dai deputati della DC per il sequestro del film nelle sale cinematografiche.

"Noi ci auguriamo - ha detto il sottosegretario allo Spettacolo MACRI' - che la denuncia di episodi così indegni di Roma valga a far vedere nella sua giusta luce un'abiezione che non merita indulgenze e tolleranze" (Ansa 17 febbraio 1960, ore 15.08)


"Macrì ha risposto all'interrogazione  degli on. Quintieri, Pennacchini e Negroni che hanno chiesto al  presidente del Consiglio e al ministro degli Interni  "...se sono a conoscenza delle vive reazioni del pubblico che ha assistito alla proiezione del film, e delle vibranti proteste di persone e associazioni, preoccupate che la rappresentazione di un mondo moralmente deteriore, limitato a particolari ambienti di malavita, possa gettare un'ombra calunniosa sulla popolazione romana e italiana"
(Comun. Ansa, 17 febbraio, ore 19.30)

Al Teatro Eliseo di Roma "L'Arialda" di LUCHINO VISCONTI gli va invece due volte peggio. La censura, tramite il questore di Roma, gli vieta di rappresentarla, e lui indignato si reca con gli attori dal Presidente della Repubblica per protestare, ma Gronchi resta in linea, rifiuta perfino di riceverlo.


Mentre a Milano nelle sale il suo film Rocco e i suoi fratelli a sua insaputa viene oscurata una scena di 15 minuti. Polemiche del regista e produttore che si oppongono al taglio, rischiando il sequestro della pellicola perchè il film secondo il magistrato che ha visionato il film "contiene alcune scene considerate offensive alla morale, mentre altre sono da ritenersi raccapriccianti" (Comun. Ansa, 18 ottobre, ore 13,40)

Sempre a Milano a MICHELANGELO ANTONIONI non gli va meglio, la Procura della Repubblica gli sequestra il film L'Avventura per oscenità. La storia è un giallo psicologico che affronta le problematiche dell'incomunicabilità e della provvisorietà dei sentimenti. La protagonista era una stupenda MONICA VITTI.
Fu in pericolo l'unità della famiglia, guai a farlo vedere agli italiani.
"Nell'ordinanza del sequestro del film il magistrato (
Spagnuolo) ha rilevato che la pellicola contiene sequenze in cui si rilevano gli estremi di "rappresentazione oscena con episodi che offendono la pubblica decenza" (Comun, Ansa, 30 ottobre, ore 19,24)

A MAURO BOLOGNINI sempre lo stesso procuratore Spagnuolo, gli sequestra La giornata balorda, e denuncia gli sceneggiatori MORAVIA e P.P. PASOLINI per oscenità.

*** CLAUDE AUTANT LARA presenta alla "Settimana internazionale dei film" di Milano la sua opera "Non uccidere". Il film viene bloccato dalla censura. Visionato il film la commissione ha rilevato "...che il film esalta la figura dell'obiettore di coscienza e in esso si concreta quindi una forma indiretta di istigazione, consistente nella esaltazione di fatti costituenti reato...", "...scalza dalle fondamenta l'ordine sociale e deprime l'autorità chiamata dall'ordine della nature dall'ordine giuridico a sostenerlo e a tutelarlo efficacemente per il bene della collettività" (Comun. Ansa, 18 novembre, ore 13.16) 

L'oscenità giudichi il lettore da che parte stava e dov'era la maturità.

Nello stesso periodo arriva da oltreoceano il JAZZ BEBOP. I musicisti del JAZZ proseguendo su questo sentiero danno origine a un nuovo stile detto free, cioè libero, informale, dissonante, spesso aspro e rabbioso. E' questo il modello che darà vita (contaminazione dicono altri) a tutta la musica ROCK come vitalità, movimento, espressioni slegate da ogni tradizione, diventando la musica piu' libera del libero, cioè free and more free soggettivo, improvvisato, autonomo.

Ed è subito successo nel mondo che vive di conformismo musicale, regole e canoni universali fossilizzati.

Intanto a San remo del prossimo gennaio 1960, il seme dell'urlo di MODUGNO fa germogliare una scuola di cantautori e urlatori;  TONI DALLARA accentuando ancora di piu' questo modo di cantare, vince con la canzone Romantica di RASCEL, con cui fa coppia.
Mentre al 2° posto ancora Modugno con "Libero" (urlata anche questa e anche questa sembra un inno verso il futuro.

Nel San Remo invece del '61, due esordi che faranno molta strada: MINA e CELENTANO.

 

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