1962

E' l'anno dei BEATLES,
dei cappelloni, della generazione Beat ma in declino
ma é anche l'anno dell'assurda morte di Marilin Monroe


In Italia quest'anno ci sono tre Italie canore! Ma sembra che nessuna risponde ai gusti dei giovani che stanno guardando non solo il "molleggiato", e "la voce", ma anche oltreoceano e in Inghilterra.

In Italia sembra proprio finita l'epoca della gondoleta, delle mandolinata, del valzer lento, e dei gorgheggi dei cantanti melodici.  In Inghilterra compaiono i primi dischi dei capelloni BEATLES, che poi il prossimo anno nel '63 esploderanno con Please Please Me.
La beatlemania diventa il primo grosso fenomeno che ha trovato risposte sia dalla parte delle masse che degli intellettuali, e  le canzoni non sono che uno degli elementi del fenomeno. Sarà infatti analizzata questa "moda" sotto il profilo oltre che musicale, anche quello culturale, sociologico, economico, pubblicitario e cosi' via.

Ne riparleremo nel 1963 quando il manager da' loro un aspetto piu' educato e gradevole, ma ormai la "capellomania" era decollata, cavalcata, strumentalizzata, e ad arte diventa una fabbrica di quattrini per molti (non di giovani, ma di attempati manipolatori di giovani - che riusciranno a farli vestire tutti uguali).

Molti vanno dicendo che ora hanno un IO, intanto seguitano ad acquistare tante fette di "IO" messo in vendita da chi li tratta tutti come "tu"; tu devi far questo, tu devi vestirti così, tu devi divertirti come dico io, ecc. ecc. ecc. Spesso costui non è una mente sublime, è solo un capo mandriano, ma a lui nel farlo è più che sufficiente per portare a pascolare le pecore dove vuole lui, e ovviamente ricarvarci dei benefici.

Il 1962 é l'anno migliore del Paese, di quell'Italia precedente e di quella che verrà in seguito. Si é partiti a gennaio chiudendo poi l'anno con il PIL rispetto al precedente anno con un piu' 8,6% !!. Ecco perché fu chiamato "il miracolo economico".
Un record che fa sperare in un avvenire ancora più migliore, e anche se sarà uguale farà comunque percorrere un altro pezzo di strada, anche se dal '63 tutta in discesa.

In contemporanea c'è anche piccolissimo passo anche verso la libertà di pensiero. Viene eliminata la censura sulle Opere liriche e di Prosa. Ma non ancora quella sulle Opere cinematografiche, del Varietà e su quelle televisive (musica compresa).
In queste ultime  siamo ancora nel clima sessuofobo; siamo al centro di quell'epoca che sarà poi ricordata  dei "mutandoni". Anche se va a ruba Vado e torno, la rivista dei camionisti, che sull'esempio delle "pin-up" americane  pubblica le foto più osè delle attrice nostrane.
Di questi calendari se ne vendono a centinaia di migliaia, tutti li comprano, ma poi nessuno li vede in giro o in casa di amici, cosicché in base alle strepitose vendite di Vado e torno tutti gli italiani risultavano essere camionisti.

Ma é anche l'anno dove si producono molti frutti, anche se molti rimarranno acerbi, mentre altri troppo maturi e perfino un po' guasti (nei posti di potere sono ancora molti quelli del vecchio regime) che andranno a far marcire anche quelli sani nei prossimi anni.
La stessa Chiesa fino allora convinta di aver manipolato bene il partito cattolico, dal partito verrà essa stessa manipolata (e questo lo aveva già capito in anticipo Pio XII facendo
delle "amare scoperte", affermando "l’Azione Cattolica, per la quale sono stati fatti tanti sacrifici, non è più nostra" - vedi GEDDA);  verrà messa sempre di piu' in un angolo, esautorata perfino nelle canoniche delle piccole borgate. I suoi Comitati Civici furono lentamente lentamente fagocitati, sostituiti dalle sedi del partito che all'entrata hanno anche loro... il simbolo della croce e che sono ora le nuove sacrestie dove si ottiene tutto dai politici e non più dal curato.

Ma dentro alcune di queste sedi, inizia il forte dissenso cattolico che nonostante le aperture di papa Giovanni, a forza di delegare ai politici il potere anche dei "piccoli cortili", la Chiesa rimarrà alla fine orfana, e di quello scudo crociato usato e utilizzato da altri, gli resterà solo un'altra croce da portare sulla schiena; ("aspettavamo il sereno e invece sta arrivando la tempesta"  aveva detto amareggiato il futuro papa Paolo VI qualche anno prima; e aveva già visto lontano).

Siamo a una svolta! Al congresso DC a Napoli. ALDO MORO, il segretario del partito, convince dopo sette ore di "curiali parole", i convenuti sulla necessita' di "avviarsi verso sinistra per dare l'avvio a una nuova politica". Moro é mite ma é temuto, lo ossequiano e lo baciano in mille occasioni, ma dietro lo contrastano, lo attaccano. L'accusa: é un "sinistroide".
A inizio '63 sta per diventare Presidente del Consiglio e ha il progetto del "Centrosinistra", ma lo impallinano subito anche se a fine anno lo diventerà comunque. Guiderà il governo per 5 volte.
Ma più tardi gli stessi suoi amici lo umilieranno perfino, relegandolo a fare non più il segretario della DC, ma il Presidente, quella carica onorifica che proprio lui aveva inventato per mettere da parte i ribelli.
Chiuderà la carriera in un modo drammatico vedi anno '78.

L'italia del '62, abbiamo detto è nel pieno di un processo di espansione mai eguagliato nella sua storia. La produzione nazionale è in ascesa, l'inflazione è stata arrestata, i lavoratori comprano più automobili, lavatrici, frigoriferi. Le giovani generazioni - che nulla sanno degli anni del dopoguerra dei "matusa" - si stanno divertendo un mondo con la musica, con i loro beniamini, con i film che finalmente sanno di non far peccato vedendoli. La vendita dei biglietti per il cinema in questi anni toccherà cifre stratosferiche.
Ma soprattutto le donne imitando attrici e cantanti, diventano deliziose, ben vestite, profumate. Il balzo dei consumi di prodotti di bellezza registrano cifre da capogiro. Si aprono negozi di profumerie, di parrucchiere, di vestiti, sartorie, c é l'invasione delle riviste per donne, che iniziano a parlare di MODA.
Eppoi The danzanti, serate musicali in ogni cittadina e piccolo paese. E con queste aperture la promiscuità diventa totale. Più nessuna madre o padre riesce a trattenere in casa figlie e figli. Vogliono divertirsi, conoscersi, passare il tempo libero con un coetaneo. Ma anche acculturarsi.
E sono tanti i giovani !! Le nascite il doppio dei successivi anni 2000. Una manna per il consumismo!!

 

Un'ora dolente sembra rompere l'incantesimo festaiolo con un tragico comunicato radio:
"Los Angeles, 5 agosto. MARILYN MONROE la popolare attrice è morta poco prima dell'alba. E' stata trovata esamine dalla cameriera...il coroner, incaricato delle indagini ha lasciato intendere che con molta probabilità si tratta di suicidio" (Comun. Ansa del 5 agosto, ore 15.01).

"IL MONDO PERDE UN PO' DI BELLEZZA cosi titola il N.Y. Tribune. "L'attrice è stata la vittima della sua incapacità di adattare la sua sensibilità e le sue ambizioni alle caratteristiche di quell'ambiente artificiale in cui viveva e lavorava. Le sue limitate capacità di attrice erano ignorate. Hollywood vendeva il suo corpo. Questa è stata la tragedia di Marylin, questa è la tragedia di Hollywood" In N.Y Times aggiunge: "Le dure esperienze della giovinezza l'avevano resa vulnerabile. E' una storia umana e triste, molto triste. Al di là del volgare sfruttamento che, per ragioni commerciali aveva dato di Marylin un ritratto del tutto falso, vi era un attrice bella, sensibile e piena di spirito. Con la sua morte il mondo perde un po' di bellezza" (Comun. Ansa del 6 agosto, ore 7.45).

Poche settimane prima in un'intervista a Life, la Monroe non aveva nascosto una profonda tristezza e un senso generale di smarrimento. "La gloria non è per me che una felicità passeggera. La gloria non può essere una dieta quotidiana; e come il caviale: è buono, ma non a tutti i pasti, tutti i giorni. La mia vita non si identifica con la gloria"(Ib. ore 21.21)

La tragica fine della Monroe, non turbò solo chi amava il cinema e le attrici sensuali ma rattristò un po' tutti. Marilyn aveva vissuto i suoi anni ruggenti pur avendo un passato tragico e desolante. In dieci anni visse tutto: la gloria e l'abbandono, l'inferno e il paradiso, l'apoteosi e la dannazione.
In questo 1962 qualcuno scrisse "Fu tutti noi e fu uno splendido momento delle nostre vite".

Il colpo fu tremendo. Per alcuni sembrò che la morte nell'anima  iniziasse con la tragica fine di Marilyn, proprio lei  che era stata proposta come un simbolo straripante della vita;  altri invece avvertirono un profondo disagio, temendo anch'essi di essere vittime di una mentalità, di un costume, di una concezione della vita poggiante su simboli  mescolati ad arte per vendere e far vedere più rosa la facciata esterna del  mondo.
LE OPERE SOCIOLOGICHE O FILOSOFICHE CHE USCIRANNO DALLA SUA MORTE IN POI, SEMPRE "la gloria e la fragilità" SARA' IL TEMA CENTRALE.

Ma per fortuna dall'Inghilterra arriva per i giovani un'altra ventata di liberazione.

Irrompano i Beatles: un crogiolo di Moda e di Civiltà dei consumi di massa. La generazione dei beat (ribelli)   non possono far altro che adeguarsi e inchinarsi.

Non è solo musica, divismo, moda o irrazionalità. Nasce con loro la consacrazione della cultura di massa. "La quantità dell'effetto e l'effetto della quantità come nuovo fulgidissimo oggetto di venerazione, lottava ancora con l'aristocrazia ormai vecchia e cieca venerazione dell'alta qualità''. (molti anni prima lo aveva profetizzato Robert Musil e lo aveva anticipato).

Ma prima di andare al 1963, a scoprire meglio i Beatles (non più ribelli e non più cappelloni) soffermiamoci sulla generazione Beat.



E bisogna partire da lui, da Woody Guthrie

Negli anni,  prima, durante e poi dopo la Seconda Guerra mondiale, in Europa, l'immagine dell'America, cioè della provincia americana degli Stati Uniti, era quella bianca, benestante, attaccata ai principi morali puritani, con addosso i vestiti di quel carattere conservatore, falsamente pacifista e in ultima analisi radicalmente razzista. 

Soprattutto nell'immediato dopoguerra in Europa la società americana veniva sempre rappresentata dai grandi musical, dai western con gli immancabili "arrivano i nostri", dagli eroi che avevano combattuto in Europa e nel Pacifico, dalla comicità del tipo Bob Hope, dalle forme della Rita Haiworth (subito dopo arriverà la Monroe), o dalla rassicurante e confidenziale "voce" di Sinatra; anche se era un momento estremamente teso della storia americana: la condizione operaia era dura, quella dei neri esplosiva, il teppismo in ascesa, c'era l' assillo dell'antiamericanismo interno, la paura-aggressività con l'Est, la guerra fredda, il timore di un conflitto atomico.

A non mascherare questa ostentata e per alcuni falsa sicurezza, erano invece i giovani, la prima generazione che iniziava ad avvertire quell'inquietudine che aveva profetizzato ancora nel '29 Freud con il saggio Il disagio della civiltà.

Nella musica invece da tempo c'era più libertà, più integrazione; nell'arte dei suoni, contro le false realtà, ancora fin dagli anni Trenta l'intreccio tra musica bianca e musica nera era già avvenuto e aveva già segnato un enorme progresso dentro le due grandi comunità degli Stati Uniti. Si pensi al jazz, ai song, ai blues.

Iniziato negli anni della depressione, questo genere musicale era lontano dalle metropoli, era  appartato, del tutto separato dagli altri generi della comunità bianca. Ma comincia ad essere presente in quel corpo sociale  che l'ondata di migrazione aveva -durante la crisi- trasformato il ruolo sociale  dei neri, da quello di contadini-braccianti a quello di proletari e sottoproletari urbani.  Si era dunque trasferito dalle campagne nelle città; e fu proprio in questo periodo che tra la musica nera e quella bianca avvengono i primi contatti.
Un avvicinamento lento, di anni, con un genere all'inizio annacquato e commerciale (si pensi al "jazz bianco") più che altro per far divertire, far ballare le nuove spensierate generazioni degli anni '20 e '30. Un genere piuttosto popolare, dilettantesco.

Solo più tardi, con gli scambi sociali e culturali più profondi con la comunità nera, iniziano i grandi del jazz, del bleus, e del folk-country. Quest'ultimo genere era già presente nei bianchi ma di tipo western, popolare, spontaneo, quello soprattutto dei cow-boys, col tipico modo di cantare nasale e i testi non erano granchè. 

La grande svolta (che poi porterà fino al Rock) avviene in sordina, ma avviene negli stessi anni. E non la fa un nero ma un bianco, che cercò,  con i testi delle sue canzoni, di richiamare la classe sociale (quindi quella bianca) ai propri doveri civili e morali nei confronti dei concittadini di ogni razza e colore. Lo fa rimettendo nel country dei contenuti semplici ma piuttosto seri, diventando subito il grande ispiratore della canzone di protesta americana che sfocerà nel rock (da quello di Bob Dylan fino a Springsteen).
 
Fu chiamato questo autore il "Whitman del folk". 
Ed ecco la sua "dichiarazione di guerra" poetica.

"Odio le canzoni che ti fanno pensare che non sei buono. Odio le canzoni che ti fanno credere che sei nato solo per la sconfitta, che non danno valore a nessuno: perchè sei troppo vecchio o troppo giovane, troppo grasso o troppo magro, troppo brutto o questo e quell'altro. Odio le canzoni che avviliscono o scherniscono la gente colpita dalla sfortuna o afflitta da problemi. Io sono per le canzoni che ti dicono: questo mondo è tuo. Se hai sofferto, se più volte sei stato prostrato, la canzone deve farti sentire fiero di te, fiero del tuo lavoro. Le canzoni che io creo sono per uomini come te, quale che sia il tuo colore o la tua statura"


Il suo nome: WOODROW WILSON GUTHRIE, la sua immagine l'abbiamo vista sopra.
(Woody) era nato nel 1912 a Okemah, Oklahoma.
Morirà in ospedale nel 1967 dopo una vita molto difficile e il lungo calvario del morbo di Huntington.

Un artista immenso, autore di più di mille canzoni e padre della canzone popolare americana moderna. I suoi primi rarissimi dischi sono introvabili.
Suo anche l'inno "alternativo" degli Stati Uniti: This land is your land.
Lavoratore stagionale, già grande vagabondo a 20 anni negli anni della grande depressione, poi sindacalista, comunista militante, e così antifascista, fino al punto da scrivere sulla sua chitarra "questa  macchina ammazza i fascisti". 

Iniziò con una canzone che era tutto un programma "Pretty Boy Floyd", che erano poi le gesta di un "Robin Hood" tutto americano. Quindi nulla di romantico-esistenziale. Dedicò canzoni a Sacco e Vanzetti, alla fuga dei contadini dall'Oklahoma, ai disoccupati cronici, ai licenziati in cerca di lavoro, al contadino rimasto senza terra, a un grande territorio sbarrato da una diga per l'invaso (gli dedicò 20 canzoni), alle bellezze selvagge distrutte, al disagio di molti diseredati, ed infine all'odio-amore dei vagabondi come lui: che era il Re dei giramondo, il Sua maestà dei Globe-Trotter.

Woody era il vagabondo per eccellenza. Viaggiava su e giù per le terre d'America cantando nei club più strani, ma soprattutto cantava nelle strade, sulle piazze, alle manifestazioni politiche. Girava ininterrottamente, con ogni mezzo di fortuna, molte volte a piedi nelle lunghe e deserte strade, e portava ovunque  fosse possibile il suo canto e la sua persona, che in breve tempo diventa il simbolo di musica del popolo per il popolo.
 La sua popolarità, senza usare nessun mezzo di comunicazione di massa, si basò solo sulla sua presenza fisica. 
Poi negli anni Cinquanta con qualche provvidenziale e casereccia incisione, e di persona affidandola ai primi juke boxe disseminati nelle caffetterie sulle grandi arterie nazionali dove Woody si muoveva incessantemente da costa a costa, le sue canzoni e la sua chitarra diventano  la colonna sonora che accompagna la prima generazione di ventenni "vagabondi" on the road. E' la prima generazione che non ha combattuto né sa cosa è una guerra, eppure avverte i primi disagi della civiltà dei consumi e dell'opulenza ad ogni costo ("ma avete combattuto per avere solo questo?" chiedono i figli ai loro padri), malesseri per la corsa sfrenata alla produttività, avvertono la mancanza di prospettive per il futuro infine captano certe situazioni di squilibrio anche culturale, che danno il via alle prime proteste. 

Le ribellioni, gli atti di "teppismo", ad alcuni osservatori, alla stampa, ai sociologi di città, sembrano delinquenziali, forme patologiche, altri le reputano marxiste, e altri ancora non si allarmano perchè questi bluesmen e i loro gregari della protesta non hanno ancora "inquinato" le grandi città. Sono lungo le strade sperdute dell'America, nelle highway, negli incroci delle piccole province, tutte secondarie, oppure prosperano nelle campagne. Dove proprio qui il disagio dei giovani è ancora più grande. Solo fattorie, distante l'una dall'altra chilometri, i giorni tutti uguali, mentre radio, televisione, cinema  fa loro vedere  una vita nelle città spensierata, opulenta, colta. Lontanissima.

La musica di Woody, i suoi testi, sono un genere  riservato a pochi, non ancora giunti nelle grandi metropoli, nei grandi circuiti della musica leggera americana. E' ancora snobbata dai discografici e dai radiofonici come musica di basso ceto. Ci sono alcuni tentativi di creare qualche etichetta, ma sono pochi quelli che ci riescono.
 
Fino a quando arriva un singolare cantante di country e western, intraprendente ma anche con tanta gavetta alle spalle. Da quindici anni suona nelle orchestrine dixieland, e con il suo gruppo ha realizzato qualche disco; e dato che fa anche il disk jokey in alcune radio, ogni tanto inserisce i suoi dischi auto-prodotti. Non è proprio tanto famoso ma alcuni lo conoscono. Tutto lì. 
Ma ha il suo colpo di fortuna! Che abbinato al colpo di genio, finalmente sfonda! Con un solo disco venderà 25 milioni di copie.

E' BILL HALEY con i suoi Comets. Siamo nel 1955. Lancia una canzone  che andrà a scuotere tutto il mondo discografico, a sconvolgere tutta  la musica leggera e anche a rivoluzionare tutto il costume. 
Tre sono gli ingredienti che concorrono, ma tutti e tre sono geniali. 
Si sta girando un film, Il seme della violenza (Blackboard Jungle) il regista chiede a Bill di comporre alcune musiche e qualche canzone per la colonna sonora. Bill Haley per i testi dei motivi si avvale di un vecchio "vecchio" amico. 
Uno dei motivi è Rock Around the Clock. E' questo il battesimo del Rock 'n roll.

 Sembra incredibile e anche paradossale che sta per nascere l'inno della musica giovane di tutto il pianeta (e chissà per quante generazioni) eppure gli artefici sono tre personaggi che non sono proprio per nulla giovani. 

*** Max Freedman ha 63 anni. E' lui  l'autore del testo, che è molto singolare. Solo nel leggerlo ha  già il ritmo scatenato, la cadenza del verso è già musica e le parole ripetute -ed alcune con un incisivo significato- hanno già una funzione di suono.

*** Richard Brooks ha 43 anni. E' il regista del film, ed è lui a determinare il successo clamoroso della canzone. Ha fiuto. Non l'annega nelle scene della pellicola con gli alti e i bassi del sonoro. La canzone a lui gli piace intera, non la vuole rovinare, ed ecco la sua geniale soluzione: metterla nei titoli di testa del film che scorrono senza fretta. Così l'intera canzone passava intera e conservava tutto il suo ritmo diabolico, l'aggressività del suono, dall'inizio alla fine, anticipando le  scene del film; che era violento:  la tendenza del momento. Sugli schermi stava  andando infatti "Fronte del porto" di Marlon Brando.

***  Bill Haley ha 30 anni, è grassottello, stempiato e già affaticato. Sono 15 anni che suona; di esperienza però ne ha, tanta; del resto la sua orchestrina è una dixieland; la musica nera la conosce bene, dal rhythm and blues, al jazz caldo. Con quel testo di Freedman, Bill  ha  insomma il suo lampo di genio, che è anche la sua fortuna.

Esce il film. Ma alla proiezione nelle sale accade quello che non era mai accaduto in nessun altro film e in nessuna altra sala cinematografica. Agli spettatori interessa la musica dei titoli di testa non il film. E il ritmo è così scatenante e coinvolgente che nelle sale i giovani seduti, all'inizio si muovono, poi si agitano, poi si alzano, poi si dimenano, infine fanno spazio, accatastano le sedie in un angolo e si mettono a ballare; i macchinisti sono costretti a riavvolgere e a far ripartire la pellicola numerose volte. E in sala scene di isterismo collettivo, acrobazie da ossessi, con urli, pianti, con le ragazzine a strapparsi i capelli. (Un anno più tardi -anche se in minor misura- questo accadde anche in Italia).

In pochi mesi la musica nera, battezzata rock 'n roll, conquista tutte le platee americane nel modo più completo e incisivo. Questo "nuovo" blues arriva a una densità e a una tale forza così immediata da travolgere ogni genere musicale. Ognuno (Beatles, R. Stones, Dylan) in seguito scriverà e lancerà le proprie canzoni, ma tutti sono partiti da una matrice e una spinta comune: il rock 'n roll. Un grande sasso che uscito dallo schermo è rotolato in platea causando nell'oceano di giovani ten un vero maremoto.

Per sei mesi l'America rimase sconcertata davanti a quel fenomeno. Ma il bello doveva ancora venire.
(anche se qui ci ripetiamo).
Infatti dal Tennessee, spuntò fuori un ragazzotto di campagna.
Il rock aveva bisogno di un simbolo e i ragazzi di un personaggio in cui identificarsi. Occorreva quindi un principe del "reame rock". Trovarono invece subito un Re.
Il ragazzotto incide Hearthbreak Hotel, ha un modo di cantare e di muoversi  che fa sconcertare i benpensanti, lo bollano come "immorale", si formano associazioni cattoliche, puritane, protestanti, per proibire nei locali e nella Tv simili oltraggiosi spettacoli, organizzano e inviano petizioni per bandire le canzoni dalle stazioni radio e dai juke boxe. 
Ma i ragazzini e le ragazzine impazziscono per lui. Iniziano a chiamarsi teen-agers (età con l'1 davanti, da 11 a 19 anni). 
La settimana dopo il re del rock, il re dei teen-agers era lui!  ELVIS PRESLEY!
E questa è tutta un'altra storia; che abbiamo già raccontata nel'56.

Dobbiamo invece ritornare a WILSON GUTHRIE. Lui oltre che averlo messo nella musica, il seme lo ha fatto germogliare anche nel comportamento esistenziale. La sua vita, i testi delle sue canzoni, il suo vagabondare, ispirano uno scrittore attento e anche lui bizzarro e di grande inventiva.


" Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati "
 " Dove andiamo? "
 " Non lo so , ma dobbiamo andare "

E' JACK KEROUAC che mentre "vagabonda" pure lui, giorno su giorno, su un rotolo di carta di telescrivente, ci scrive un romanzo. Il rotolo-manoscritto se lo porta dietro nello zaino per sei anni, tutti rifiutano di prenderlo in considerazione. Quando l'amico Malcolm Cowley gli ridà la vita pubblicandolo, il libro ha un grande successo. Milioni di copie. Ma in poche settimane non è più un romanzo ma è diventato il "vangelo" della "generazione ribelle", della "beat generation"......
Un romanzo che avrebbe cambiato il modo di vivere, di pensare, di affrontare la realtà di milioni di ragazzi.

Non amato, beffeggiato, deriso, insultato, diffidato dagli addetti ai lavori (naturalmente accademici - che  il suo amico Ginsberg definiva "i drogati di cravatta"), ancora oggi il "maledetto" Kerouac non è entrato nell'olimpo dei classici, ma pare che sia diventato uno strumento per la carriera accademica e la pubblicazione degli studi "scientifici" . Oggi si stampa in edizioni eleganti, con caratteri raffinati e la carta preziosa.

Solo in Italia (su insistenza della sagace e "veggente" Fernanda Pivano, invocando di persona Arnoldo Mondadori) il suo romanzo ha venduto (ripetiamo in Italia) tre milioni di copie, a ragazzi degli anni Sessanta-Settanta confusi dall'incertezza politica, la corruzione sociale, con un anima buia ma con stimoli diversi, che amarono subito Kerouac, ignorando la critica.

Del resto gli accademici come avrebbero potuto capire il significato e il ruolo della narrativa di Kerouac, ma come può un accademico (che studia su una scrivania e legge in poltrona testi sociologici e filosofici) ingabbiare in schemi un autore così tanto libero e rivoluzionario: un pasticcio di passione e di angoscia, di speranza e di orrori. Ma anche tanta ansia di vivere, di fiducia, desiderio di fare tutte le esperienze (non in salotto ma in strada, su quelle strade dove ancora oggi, in piccole cittadine distante l'una dall'altra chilometri e chilometri, vive il 75 per cento degli "americani", di cento razze, religioni, caratteri, tradizioni, riti, genere di vita, leggi consuetudinarie, memorie).

Kerouac morì a 47 anni, di cirrosi epatica, bevendo ogni giorno il veleno che lo avrebbe ucciso, chiuso in una stanza, immobile su una sedia a dondolo, scrivendo pensieri che concluse con l'ultimo capitolo intitolato "And magic final cry" ("e magico urlo finale")
Ucciso dall'alcol per combattere l'insipienza degli editori.
Avrebbe voluto scrivere una "commedia umana" come quella di Balzac.
Chissà cosa ne sarebbe venuto fuori, senza metodo accademico e senza erudizione, ma solo "urlando magicamente" con la sua prosa spontanea, magari scritta su un rotolo di carta, come il suo più famoso romanzo.

Il segreto del suo successo? Rispose nel 1992 in una intervista a Torino proprio Allen Ginsberg: "Un motivo su tutti: non essere mai stato amato dagli accademici".

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In questo fine anno 1962

Compaiono nel mondo LE PRIME MUSICASSETTE della Philips. Se ne venderanno subito in pochi mesi, miliardi di pezzi; apriranno l'epoca della musica di massa facendo scoprire la stessa a tutti i ceti sociali.
Ma saranno i giovani e le emergenti mode delle nuove espressioni musicali che daranno una spinta epocale a questo consumo di massa. Una rivoluzione.
Per ascoltarle bisognava avere un mangianastri, ma con questo e una cassetta vergine, ognuno poteva cimentarsi in una sua registrazione, per farla ascoltare agli amici, e perché no, anche a qualche editore di dischi. Fu poi così che iniziarono molti cantautori per arrivare al successo.

ORA ANDIAMO AL 1963 E AI BEATLES....

Per chi vuole approfondire
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