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anni 1 - 222
222 - 336
336 - 432
432 - 530
530 - 606
607 - 640
640 -752
752-816
816 -882
882-928
928-999
999-1048
1048-1119
1119-1292
1294-1455
1455-1691
1691-1831
1831- 2005

ANNI DAL 752 al 816


STEFANO II (III ?), (forse di origini romana) (752-757)

Uno dei primi "gialli" della storia papale.
La sovrapposizione dei nomi in pochissimi giorni, ovvero l'omonimia non dà certezza degli eventi. Ad ogni buon conto il liber pontificalis cita ambo i pontefici di nome Stefano e mentre il suo predecessore non ebbe tempo di cambiare il proprio nome per esclusive ragioni di tempo ( in effetti non riuscì ad essesere consacrato), questo invece fu possibile al suo successore.
Infatti, dopo soli due giorni dalla morte di Stefano, il 26 marzo 752 fu eletto Stefano II, di origine romana. Con Stefano II nasce il pontificato vero e proprio e da qui in poi, attraverso il diritto canonico ai papi dovrà essere imposto un nome diverso dal nome proprio a "significare" la diversità tra l'esistenza temporale ed i poteri derivati da Dio.

La nomina imperiale tardò ad arrivare, non solo per la vera definizione pontificale, quanto per le continue diatribe tra i poteri temporali comandati da una parte da Pipino, dall'altra da Astolfo e dall'altra ancora da Liutprando, con l'aggiunta di Costantino V (ancora imperatore d'oriente).
Longobardi, franchi, arabi, turcomanni e slavi stavano costituendo una vera e propria miscela esplosiva, sia dal punto di vista etnografico che etnologico. Ovvero le esplosioni demografiche, in eterna gara tra di loro; spesso omologate dai diversi poteri temporali entrarono spesso in contraddizione in seno alle proprie prerogative tribali, al di là delle diverse culture e dei propri interessi comunitari; così come le guerre "guerreggiate" erano divenute un tutt'uno assieme a saccheggi e temporanee conquiste accompagnate da tasse, balzelli, umiliazioni, frustrazioni e persecuzioni nei confronti delle popolazioni più indifese.

Stefano II al di la delle proprie origini fu sicuramente un personaggio che si rifece ai comportamente ed alle volontà di SANTO STEFANO.

Tra mille peripezie attraversò la penisola italica in lungo ed in largo incontrando ora l'uno ora l'altro dei regnanti i vari possedimenti, sempre nella totale visione di preservare i territori sotto l'influenza pontificia, sino ad arrivare a Monselice ( nda: anc'or oggi odierna cittadina in provincia di Padova) nell'intento di dirimere le vendette, le faide e le continue pretese provvenienti da una o dall'altra fazione.

Le opere architettoniche di questo papa furono sicuramente il restauro della basilica di San Lorenzo in Roma e l'impressiosimento del "campanile di San Pietro che fu fatto ricoprire d'argento ed oro, senza dimenticare l'erezione di numerosi "ostelli" per peregrini e viandanti.
Stefano III cessò di vivere il 26 aprile del 757 e fu sepolto in San Pietro.

A sud est dell'impero d'oriente e del neo costituito stato teologale vaticano, governarono i califfi di Bagdad : Abul Abbas al Saffah ( 750-754) e Abù 'Ya Far al Mansur (754-775).

PAOLO I, romano (757-767)

Stefano III non stava ancora per raggiungere il regno dei cieli quando, le fazioni bizantine ed italiche si contrapposero per l'elezione del nuovo pontefice.
Il diacono Paolo I fu ordinato papa il 29 maggio del 757, fratello del suo predecessore, egli fu nominato dalla volontà popolare romana, in contrapposizione con l'arcidiacono Teofilatto suffragato dai sostenitori di Bisanzio.
Fu sicuramente un papato molto contrastato da tantissime rivalità temporali e religiose.

In campo temporale, nonostante l'alleanza con il re franco Pipino proclamato "patricius romanorum" , il quale in cambio della nomina inviò al pontefice una ciocca di capelli della figlia Gisella, si ebbero contrasti sia con i longobardi di Desiderio per la mancata promessa di assegnare i territori di Bologna, Imola, Osimo ed Ancona, sia con il duca di Spoleto Alboino e con Liutprando duca di Benevento. Questi ultimi gli uni contro gli altri.

In campo religioso le diatribe si reimpostarono con il concilio di Costantinopoli del 764, voluto dall'imperatore Costantino V il quale, attraverso la diaspora orientale riuscì a riaffermare il bando alla rappresentazione delle immagini sacre, la prima delle quali fu la rappresentazione di Cristo acheyrooietos portato sui labari dell'imperatore Costantino a ponte Massenzio ( vedi Cronologia anno 311 ), quando viceversa Pipino, re dei franchi in appoggio all'ortodossia cattolica in un concilio del 767 proclamava la venerabilità di quelle stesse immagini.

Ebbero così inizio quelle diversità filosofico-teologali che porteranno alle guerre iconoclastiche.

Paolo I cessò di vivere il 28 giugno del 767 e fu sepolto nel sepolcro da lui stesso fatto erigere nell'oratorio della Beata Vergine in Vaticano. Qualche storico riporta la sua santificazione nel XIV ma, oggi il suo nome non viene più annoverato nel calendario universale.

STEFANO III (IV?), siciliano (768-772)

Paolo I non era ancora morto, anche se gravemente ammalato, quando si innescarono tantissime vellleità, attinenti esclusivamente alla sua sua successione. Sfortunatamente gli avvoltoi non hanno sempre le ali!.
Cosicchè le diatribe interne (nda: ma non saranno le uniche nei secoli futuri) continuarono per ben altri tredici mesi, fino a determinare la consacrazione di Stefano IV, presule e cardinale di origine Trinacria (odierna Sicilia) per volontà del primicero (nda: = capo della milizia) Cristoforo, già consigliere del defunto predecessore .
Durante la "vacatio" ci furono ben due tentativi di usurpazione del soglio che andarano comunque a vuoto sia per le contrapposizioni degli imperatori d' oriente e d' occidente, sia per i tumulti popolari.
I due tentativi di usurpazione, ovvero senza il consenso del clero furono perpretati da due diversi personaggi: il primo tentativo andato a vuoto fu organizzato dal subiacono Costantino di Roma , suffragato dal fratello duca Nepi di Totone e dalle sue armate; mentre il secondo fu operato dalla fazione filolongobarda che con una controffensiva proclamarono il diaco Filippo.
Le morti dei due pretendenti furono entrambi atroci, ma non solo per loro: la nuova era vaticana ebbe inizio con una vera e propria ecatombe che comprese i famigliari dei due apostati e tutte le famiglie dei loro seguaci.

Stefano IV fu consacrato papa il 7 agosto del 768. Con lui iniziò il vero connubio tra il potere temporale e quello religioso, ovvero in Roma, nei suoi territori e nei suoi lasciti si instaurò una vera e propria teocrazia.
Lo stato vaticano iniziò ad avere così una vera e propria consistenza militare e politica, di conseguenza come tutti i gli imperi, reami, principati e ducati iniziò comportarsi come tali e, di conseguenza imporre regole, leggi, tasse, giudici teologici e... quant'altro ai " fedeli cristiani" non più considerati come tali ma veri e propri sudditi.

Se in un primo momento l'elezione di Stefano fu accettata dai grandi della terra, in un secondo tempo fu messa in discussione.
Da una parte i franchi di Pipino, che morì comunque il 24 settembre del 768, contro i longobardi ed il loro ultimo re Desiderio e, tutti contro tutti Giustiniano ultimo imperatore d'oriente che non avrà comunque molto gioco perchè nel frattempo sulla scena del mondo di allora stava affacciandosi Carlo Magno ( vedi cronologia ).
Le stesse diatribe interne alla chiesa imposero la convocazione di un concilio che iniziò il 12 aprile 769 in Laterano e che terminò con la dichiarata sconfitta delle fazioni laiche, proclamando la vittoria di cardinal Cristoforo e del sacrestano pontificio Sergio suo figlio.

Il pontefice si rese subito conto comunque di essere caduto tra le file di due burattinai quali in effetti tentarono di essere Cristoforo e suo figlio Sergio.
Il loro scredito derivò dalla visita di Desiderio avvenuta nell'estate del 769 quando, i due faccedieri fecero chiudere le porte di Roma ed il papa fu costretto a ricevere gli ospiti fuori mura.
Le spade furono sguainate in San Pietro gli uni contrapposti agli altri, solo la sagacia, la determinazione e la calma del pontefice riuscì a rimediare le cose.
Il clerico e sacrestano pontificio Sergio fu catturato da Afiarta, generale delle truppe pontificie, così come il padre Cristoforo. Il primo fu strozzato per mano di Afiarta, il secondo consegnatosi a Grazioso, un altro generale delle truppe pontificie morì per i maltrattamenti subiti.

Se da una parte si chiudeva il capitolo con i longobardi, dall' altra si apriva quella con i franchi di Desiderio, ancorchè imparentati con i longobardi attraverso matrimoni e figli, ivi compreso il matrimonio tra Gisella (cognata di Desideio) ed il figlio di Carlo Adalgiso (nda: l'Adelchi di manzoniana memoria), inviso al suocero perche onorato delle insegne di patricius romanorum.

Stefano IV non ebbe molto tempo da dedicare alle opere pie ed urbane, il suo pontificato fu esclusivamente all'insegna degli equilibri politici, spesso andati a vuoto. Il pontefice si spense il 24 gennaio del 772 e fu sepolto in San Pietro.

Contemporaneramente la potenza militare ed economica della " Serenissima Repubblica di Venezia" si stava sempre più rafforzando sotto il doge Maurizio Galbaio (vedi cronologia), mentre ad oriente i territori dell ex impero romano d'oriente stavano cadendo ad uno ad uno sotto l'influenza islamica capitanata dallo sceicco di Bagdad, Abu Ya'Far Al Masur (754-775)

ADRIANO I, romano (772-795)

I conclavi si succedettero ininterrottamente dopo la morte di Stefano III, cosicchè dopo soli 15 giorni fu eletto il diacono Adriano I, figlio di Teodulo a sua volta dux romanorum della fazione di origine franca.
La sua prima volontà fu espressa attraverso un editto mediante il quale riconvocò a Roma tutta la nobiltà ed i loro seguiti esiliati durante il pontificato di Stefano III e governato dalle milizie di Afiarta dux romanurm appartenente alla fazione filolongobarda.
Il secondo passo fu quello di richiedere i territori di San Pietro nella mano longobarda di Desiderio.

Da li tutta una serie di conflitti che riuscirono a minare gli equilibri anche tra le più forti famiglie dell'epoca: da Pavia a Ravenna e Ferrara; quelle signorie furono tutte percosse da faide, guerriglie e vere guerre guerreggiate, fino a produrre un tentativo di omicidio a scapito di Desiderio sfruttando il riccatto nei confronti dello stesso stesso Afiarta che avrebbe dovuto essere la mano armata del papa e dei franchi.

Mancato l'omicidio per mano papale l'opera fu completata da Leone pentarca di Ravenna, il quale riuscì ad intercettare l'ex dux romanorum con le sue truppe, di passaggio sui territori di San Pietro e a farlo trucidare assieme a non pochi altri cristiani.

Tuttavia la vicenda non ebbe risvolti prettamente esterni e la materia pur essendo estremamente complessa si può sicuramente ricondurre ai primi tentativi di nepotismo, soprattutto quando si volge lo sguardo agli assi famigliari degli ultimi pontefici, dei loro discentendi e dei loro ascendenti.
Giustappunto il terzo passo fu rivolto allo zio Teodato, anch'egli di nobile famiglia romana il quale fu nominato primicerio.

La risposta longobarda fu 'immediata con l'assedio e la conseguente occupazione di Senigallia, Montefeltro, Urbino e Gubbio indi, la marcia su Roma da parte dello stesso re Desiderio.

Il contezioso sulle terre di San Pietro (ex pentarcato) con l'aggiunta dei nuovi territori occupati ponevano i longobardi ormai in aperto contrasto con il papato ed i suoi alleati franchi. Nulla valsero molteplici incontri di riconciliazione.

Nel 773 a Ginevra, Carlo ed il figlio Carlomanno tennero il consiglio dei dodici pari, chiamato anche dei paladini dei franchi; la campagna militare iniziò nel settembre dello stesso anno.
Le forze militari franche, forti della fede e della politica papale riuscirono ad aver la meglio sull'esercito di Desiderio che fu costretto prima a subire l'assedio a Pavia e poi la fuga con la propria famiglia.

Durante l'assedio di Pavia Carlo ebbe comunque il tempo di recarsi a Roma per la pasqua del 774. Il 2 aprile il re franco fu ricevuto con tutti gli onori e con ovazioni popolari: benedictus qui venit in nomine Domini, ricevuto da Adriano I firmò una ulteriore promessa di restituzione dei territori conquistati, con l'aggiunta di Sardegna, Corsica da un lato nonchè di Croazia, Slovenia e Istria.

Ma come si sa, la politica non finì, come non finirà mai di strabiliare. Le promesse seppur stese su pergamena, controfirmate da tutti i pari di Francia e depositate sull'altare dedicato a San Pietro non furono mai mantenute.

Carlo, dopo essere partito da Roma con il suo esercito, ritornò a Pavia. Con il suo esercito riuscì a bloccare la fuga di Desiderio, la sua famiglia, il suo seguito e deportarli in terra di Francia.

Nella notte del 10 luglio dello stesso anno cinse la corona ferrea e fu proclamato re dei franchi, dei longobardi, patricius et defensor romanorum, ovvero più che re, Carlo divenne imperatore infatti, dal 10 luglio del 774 in poi sarà meglio conosciusciuto come Carlo Magno!

Con l'annessione dei territori longobardi, Carlo non ritenne di dover insistere oltre con la propria presenza nella penisola italica che abbandonò a se stessa ivi compreso lo Stato Pontificio. A nulla valsero le suppliche di Adriano che continuava a rivendicare i cosidetti "territori di San Pietro".
Dopo la partenza delle truppe franche si innescarono subito le prime rivalse con il vescovo Leone di Ravenna che effettuò una sorta di "colpo di stato" proclamando Ravenna indipendente da Roma e rivendicando le terre dell' ex esarcato quali "Stato di Sant'Apollinare" ( patrono della città). Altre rivendicazioni di indipendenza arrivarono da Spoleto e da Benevento rimasta in mano del duce longobardo Arichi.
Anche dopo la morte del patriarca Leone, avvenuta nel 777 le cose non mutarono perchè i franchi ritornarono a presidiare le terre dell'ex romano impero d'occidente e la sua ex capitale Ravenna.
Le suppliche di Adriano I arrivarono sino alla disperazione che rasentò lo squallore della più totale sottomissione: <<... Aspettiamo la Vostra dolcissima Altezza come la terra riarsa invoca la pioggia>>.
Carlo Magno ritornò a Roma per la Pasqua del 781 per il battesimo del figlio Pipino di quattro anni , padrino del quale fu lo stesso pontefice.
Gli interessi di Carlo Magno furono più che evidenti e non certamente ricollegabili al papa re: al vaticano furono concessi i territori di Ravenna della pentapoli e di Spoleto, mentre rimasero sotto influenza carolingia Spoleto e tutta la Tuscia; nel mentre portò a segno l'incameramento dei territori del beneventano e tutti gli altri rimasti sotto l'egida della diaspora longobarda, alleatasi ormai con Bisanzio, attraverso il fidanzamento della propria figlia Rotrud e Costantino, figlio minorenne dell'imperatrice d' oriente Irene.
Ritenuta conclusa la sua missione nella penisola Carlo Magno ritornò in patria, lasciando il pontefice nuovamenente nello strazio in primis perchè avrebbe avuto la pretesa di disporre di Carlo Magno quale braccio armato dello Stato pontificio, in secundis perchè ad oriente le apostasie si stavano sempre più moltiplicando, senza contare il proselitismo e l'espansionismo islamico.

Considerata la conlamata situazione di tutto l'occidedente orai assoggettato al potere di Carlo Magno, l'imperatrice Irene nel tentativo di riconquistare almeno le simpatie papaline, in aperto contrasto con l'ortodossia orientale, dichiarò ufficialmente il favore imperiale alla devozione delle immagini sacre, quali intercettrici delle umane condizioni verso DIO PADRE.
In completa autonomia e nella convinzione di dirimere le questioni interne al suo dominio, nel 785 Irene inviò ad Adriano I un invito alla partecipazione di un concilio da tenersi in Bisanzio, al fine di dirimere la questione cristiana tra i sostenitori dell'ikonografia e quelli contrari ovvero dell'ikonoclastia.

Il papa anzichè parteciparvi inviò due rappresentanti. Il concilio fu inaugurato il 17 agosto 786 a Costantinopoli ma, la Chiesa d'oriente impiantata sul modello ikonoclastico, attraverso la propria rappresentanza più elevata, riuscì a fomentare una rivolta tra le truppe imperiali.
Il concilio fu quindi sospeso e rinviato a giorni di più buon auspicio.
Nel settembre del 787 il concilio fu tenuto a NICEA ( VEDI "CRONOLOGIA") l'assemblea ecclesiastica dichiarò definitivamente la condanna del concilio iconoclasta del 754 ed approvò la venerazione delle sacre immagini.
Nel mentre Adriano esultò per il risultato conseguito che vedeva la Chiesa orientale ricongiungersi a Roma, Carlo Magno si ritenne offeso perchè non fu invitato e quindi escluso dal contesto, cosa da lui ritenuta ancor più grave in quanto "patricius e defensor romanorum" .

Le ritorsioni non si fecero attendere, per prima cosa ruppe il fidanzamento della figlia Rotrud con Costantino, figlio di Irene, successivamente, nell'ottobre del 786, ridisceso nella penisola italica marciò contro Arichi di Benevento che seppur sostenuta dalle truppe bizantine del console e generale Adalgiso, dovette soccombere alle truppe dell'impero d'occidente. Arichi ed il figlio Romualdo furono trucidati, così come il secondo genito Grimoaldo, dapprima insediato dallo stesso Carlo Magno, il quale accortosi però delle trame a favore di Bisanzio gli fece fare la stessa fine.
E per finire, ancor egli convinto iconoclasta, rivolse le sue bellicose attenzioni allo stesso pontificato. D'altro canto le sue idee a proposito della venerazione delle immagini erano ben note, perchè espresse in una serie di documenti, lettere, citazioni ed editti oggi noti come "Libri Carolingi" (nda: nonostante l'imperatore fosse assolutamente analfabeta).

Adriano, seppur sconvolto dalla piega degli eventi, riuscì ad argomentare la prevalenza della Cattedra di Pietro su qualsiasi altro patriziato romano.

Ma anche questo nulla valse contro gli impeti imperiali di Carlo Magno il quale, oltre la volontà di avvocare totalmente a sé il potere temporale ritenne indispensabile l'avvocazione anche del potere teologico.

Pertanto in contrapposizione al concilio di Nicea, nel 794 fece convocare dal clero accondiscendente il concilio di Francoforte sul Meno.
Le indicazioni imperiali furono ben precise per le conclusioni dello stesso concilio che stabilì la leggitimità di rappresentazioni iconografiche solamente quale parte integrante degli arredi ecclesiastici, vietandone la venerazione!

Tuttavia l'ingerenza di Carlo Magno non fu finalizzata ai ditinguo tra venerazione ed adorazione, quanto piuttosto , ancora una volta, alla riaffermazione del potere temporale e militare su quello della fede ed in particolar modo sulla supremazia delle conquiste territoriali, indipendentemente dalle alleanze.

Comunque il lunghissimo pontificato di Adriano stava per affacciarsi al tramonto. Ferma fu sino alla fine la sua opposizione alla scomunica di Irene e suo figlio Costantino, in contrapposizione con le volontà imperiali.

In Roma e sui territori sotto l'inluenza vaticana, Adriano riuscì a farsi assurgere quale uno dei più grandi mecenati. Solo per titolo indicativo si possono citare interventi di grand'issima importanza storica ancor oggi ammirabili:
- San Pietro fu quasi completamente rinnovato con coperture in lamine d'oro e argento;
- in San Giovanni in Laterano furono fatte lastricature in marmo in tutto l'atrio e parte del sagrato;
- a. D 791, dopo l'esondazione del Tevere fece completamente ridisegnare gli argini del fiume Tevere, nonchè le mura e le fortificazioni;
- successivamente fece ripristinare strade ed acquedotti e di questi ultimi ne amplificò la distribuzione che ancor oggi viene definita "acqua Claudia";
-non ultimo il rifacimento della chiesa di Santa Maria in Schola Graeca ( ovvero in Cosmedin = ben adornata) donata alla comunità greca fuggita da Bisanzio a seguito delle persecuzioni iconoclaste.

I meriti di questo papa sicuramente superarono i difetti e seppur non annoverato tra i santi ad egli si possono ascrivere il particolare interessamento per le popolazioni romane dell'agro pontino quotidianamente falciate dalla malaria, la grande attenzione verso i più poveri, ed umili, fino alla concessione gratuita e caritatevole di i proprietà appartenenti alla propria famiglia quali Capracorum, nella zona del Vejo.

Adriano I chiuse la propria esperienza terrena nel giorno di natale del 795, (nda: giorno quindi ascrivibile al 25 dicembre , dopo le riforme del calendario)

Fu sepolto in San Pietro, dove ancor oggi, alla sinistra del portale, nell'atrio della basilica si può leggerne l'epigrafe in marmo scolpito a lettere d'oro dal monaco Alcuino ed inviata dallo stesso Carlo Magno!

Nel frattempo la Serenissima Repubblica di Venezia fu retta dai dogi Maurizio Galbaio (764-787) e Giovanni Galbajo (787-804) - (nda - padre e figlio con sostanziale scritturazione dei soprannomi, ovvero dei cognomi - nota filologica e fonetica:- la differente scrittura del soprannome potrebbe essesere riconducibile ad un mero errore di trascrizione ma, più diversamente potrebbe essere riconducibile alla diversa pronuncia dalla stessa scrittura, ancor oggi in essere da sestiere e sestiere e tra città e terraferma o isolana della stessa Venezia. Inequivocabile è il significato, seppur corrotto :Galbaio = cavallo )
Mentre nel vicino oriente chi fece effettivamante da padrone, nelle terre dimenticate dagli imperi fu lo sceicco e califfo di Bagdad Harun al Rashid.


LEONE III, romano (795-816)

Il giorno successivo alla morte di Adriano I fu eletto il prete cardinale di Santa Susanna che fu consacrato il 27 dicembre del 795 ed assunse il nome di Leone III.
Questo pontificato, oltre ad essere uno dei più lunghi della storia vaticana fu senz'altro uno dei più interessanti per le contraddizioni non solo storiche che si innescarono: ovvero il tutto ed il contrario di tutto, sia dal punto di vista teologale che quello temporale, congiure e sottomissioni, ritorsioni ed allenanze, diplomazia e popolanesimo.
Non appena eletto il pontefice inviò a Carlo Magno, una lettera di comunicazione della propria avvenuta consacrazione, unitamente a dei doni molto importanti per il loro significato intrinseco : "le chiavi del sepolcro di San Pietro ed il vessillo di Roma", con il chiaro intendimento di eleggere il re dei franchi quale definitivo braccio armato della cristianità in quanto possessore delle chiavi della basilica ed in maniera rafforzativa, quale defensor della stessa Roma e della sua popolazione.
Carlo Magno, dal canto suo, ormai raggiunto l'apice della sua potenza militare ed economica, ricevette la comunicazione con un certo fastidio, proprio perchè le sue convinzioni ed il suo potere stavano per collidere con quelle pontificali. Infatti ambedue i personaggi pensarono ad una grande Mater Ecclesia che unisse ed evangelizasse tutti i popoli della terra (fino ad allora conosciuta), magari anche con l'uso delle armi ma, la differenza sostanziale fu che ambedue pensarono di impersonificare la quintessenza di una potenza teocratica.

Che Leone III la vedesse in questa maniera, il riscontro lo si trova in un mosaico del palazzo in Laterano cosidetto del "Triclinium", iniziato nel 796 ed ultimato nel 800, dove fu rappresentato Cristo seduto intento a consegnare le chiavi della Chiesa a San Pietro (simbolo del potere religioso) e a Costantino il labaro cristiano-romano (simbolo del potere militare e temporale), mentre su lato opposto, negli stessi atteggiamenti furono rappresentati Leone III e Carlo Magno.

Che la stessa maniera sia stata vista in maniera opposta da Carlo Magno fu dimostrato dagli atteggiamenti e soprattutto dai fatti. In risposta alla lettera papale il re franco fece pervenire, attraverso i suoi ambasciatori una risposta che non potè lasciare dubbi e che così si può riassumere: "E' nostro compito difendere la Santa Chiesa di Cristo, con l'aiuto divino e quello delle armi, contro gli attacchi dei pagani e le devastazioni provenienti dall'esterno, nonchè a rafforzare all'interno l'affermazione della fede cattolica. Però, a Voi santissimo Padre spetta come nei tempi di Mosè aiutare il nostro esercito con le mani alzate, affinchè la benedizione di Dio scenda sul popolo cristiano perchè sia sempre vittorioso".

Nel 797 il re assegnò al papa il compito di redimere le anime del popolo degli "avari" (tribù caucasica del Daghestan), sottomessi dagli eserciti carolingi.
Sempre nel 797, nel frattempo l'imperatrice Irene, dopo aver fatto acceccare ed incarcerare il proprio figlio Costantino aveva assunto tutti i poteri assegnati dall'impero d'oriente.

Nel 798 Carlo Magno ordinò al papa di indire un concilio a Roma al fine di definire la questione degli eretici " adozianistici" ( adoptiani = aderenti alla dottrina teologica dell' adozione di Cristo da parte di Dio Padre e non da lui stesso generato), cosa che fu celermente attuata e gli eretici altrettanto celermente condannati e perseguiti.

Ma a Carlo Magno questo non fu sufficiente così iniziò, ovviamente attraverso le "lunghe mani", a fomentare le varie fazioni della "nobiltà" romana. Invero, quelle a favore della teocrazia carolingia si allearono con le fazioni anti papaline intessendo rapporti con i casati sostenitori del papa predecessore che videro comunque in quello esistente un anello debole della catena, quelle favorevoli al papato non dissero di no all'imperatrice d'oriente Irene.

Il 25 aprile del 799 in occasione della processione per la ricorrenza della morte di SAN MARCO che si svolse tra il Laterano e San Lorenzo in Lucina, Leone III fu aggredito da una banda di congiurati mentre stava seguendo la processione a cavallo.
Il tentativo di accecarlo e strappargli la lingua andò a vuoto perchè nel trambusto riuscì a trovare scampo presso il chiostro di San Silvestro, governato da preti greci. Da li, il pontefice riuscì a trovare riparo presso il Vinigi (duca di Spoleto) e da Spoleto raggiunse Carlo Magno a Paderborn ( nella Renania-Vestafalia, ai piedi della selva di Teotoburgo), dove questi era intento a "convertire" e a sottometterre i Sassoni della regione.

A Paderborn il papa incontrò Alcuino ( York 735 - Tours 804), teologo e fine oratore il quale lo consigliò sicuramente sul metodo da intrapprendere con il sovrano. Alcuino, fiduciario di Carlo Magno, intervenne con tutta la propria influenza presso la corte regnante al fine di portare a casa una qualche unità cristiana, prima di tutto sfatando le dicerie sul conto del pontefice stesso che lo avrebbero voluto "lascivo e spergiuro" ed in secondo luogo suggerendo alcune alchimie diplomatiche affinchè la posta in gioco fosse ricondotta in mano del pontefice, ma senza per altro esporsi.

Nell'autunno del 799, il pontefice con le stesse accoglienze regali e trionfali dell'andata, fece rientro a Roma. Ma Alcuino precisò alcune questioni a sua maestà che in un primo momento aveva sottaciuto. In effetti ed in maniera molto ondivaga se dapprima consigliò il pontefice in un modo, in un secondo tempo risposò parzialmente le postulanze dei detrattori accreditandando di fatto quale capo della teocrazia sovrana Carlo Magno, scrivendo: " è necessario che Voi pensiate prima a guarire "il capo" ( riferito al papa) e poi i piedi (riferito al popolo sassone)".

Tra la lotta esterna equella interna, ben più difficile, perchè in seno alle famiglie romane, Carlo Magno Magno decise di risolvere frettolosamente le questioni belliche sassoni per puntare direttamente su Roma, nei pressi della quale, con una delle sue armate giunse attorno al novembre del 800.
Leone III gli andò incontro per salutarlo ed il 23 novembre lo incontrò a Nomento, a circa dodici miglia dalla capitale. A questo punto l'armata di Carlo Magno si divise in tre spedizioni: una diretta a Ravenna sotto il comando del figlio Carlo, un'altra capitanata dallo stesso Carlo Magno verso Roma e la terza al comando del figlio Pipino contro Grimoaldo duca di Benevento e filobizantino.
I detrattori del pontefice furono presi sotto custodia di Carlo. Alcuino fece sapere che sarebbe stata più proficua una sua permanenza a Tours "lasciando alle loro grazie le decisioni".
Leone III sentendosi tradito dallo stesso Alcuino e ritenendo di non aver altro scampo si risolse dopo quindici giorni a soggiacere ma anche a rivendicare il diritto teologico e quindi divini. Dinanzi a Carlo Magno si presentò come qualsiasi cittadino si potesse rivolgere ad un tribunale, con il vangelo in mano reclamò il diritto di essere giudicato solamente da Dio, rigettando qualsiasi infamante accusa (Giuramento di Purgazione).
Al sovrano non restò che accettare e condannare a morte i congiurati. Il primicerio Pasquale ed Il sacellario Campulo furono comunque beneficiati della "bontà" papale ed esiliati nelle terre dei franchi.

La rivalsa di Leone III , memore dei primi disinteressati consigli di Alcuino, sul sovrano avvenne la notte di natale del 800 quando durante la messa il papa impose a Carlo Magno la corona imperiale al canto di "... a Carlo/ piissimo augusto incoronato da Dio/al grande imperatore apportatore di vittoria/vita e vittoria...".

Carlo Magno seppur incoronato imperatore dal papa nel 800, fu però riconosciuto come tale solamente nel 812 da Michele imperatore d' oriente, quando fece introdurre, di fatto nel rituale ecclesiastico, la discenza teologica dello Spirito Santo!
Il contentere verteva da secoli sul filologismo della parola "filioloque" (" dal figlio" - eterno enigma e dogma in quanto tale! da chi discende lo Spirito Santo? e di conseguenza da chi discende l'uomo se non dalla formula rimasta invariata nei secoli" dal Padre, dal Figlio - "filioluque" e dallo Spirito Santo"?, anzichè dal Padre, Figlio e Spirito Santo !)

La riconoscenza a Bisanzio per la propria conferma portò Carlo Magno a riconoscere l'influenza dell'impero d'oriente sui territori e sui commerci di Venezia, Ravenna, Istria, Trinacria e penisola balcanica dell'Asia Minore.
Il vecchio imperatore stava comunque volgendo al termine della sua lunga galoppata ed il suo percorso si fermò ad Aquisgrana il 28 gennaio del 814, dopo essere sopravissuto ai figli Carlo e Pipino ed aver incoronato imperatore, egli stesso l'ultimo genito Ludovico.

Dopo la scomparsa di Carlo Magno, papa Leone III diede la stura ad ogni possibile repressione contro tutti i partigiani dell'imperatore, prima di tutto perseguì Pasquale e Campulo ed anche se esiliati riuscì a metterli a morte. Poi proseguì con una serie di epurazioni e condanne a morte di tutti i suoi detrattori, ivi compresi dei nuovi congiurati, scoperti attraverso le tante "orecchie di dionisio" ovvero le delazioni.
Nel 815 la situazione romana si presentò come una sorta di apocalisse avvolta nel caos più totale, gli uni contro gli altri e tutti contro tutti.
Leone III morì il 12 giugno del 816 e fu sepolto in San Pietro. Nel 1673 la Sacra Congregazione dei Riti inserì il suo nome nel Martirologio Romano al 12 giugno, ma nella revisione del 1963 la sua festa fu eliminata. Come molti altri papi riuscì comunque ad essere un buon mecenate, ad egli fu ascritta la costituzione della Scuola Palatina, dalla quale derivò l' Università della Sorbona a Parigi.

E' necessario aggiungere che durante il pontificato di Leone III, altri accadimenti occorsero quali quelli veneziani che nell'arco di ventuno anni videro succedersi, alla guida dell' ormai indipendente città lagunare due dogi : Giovanni III Galbajo e Obelerio Antenoreo (vedi cronologia ), quando a Bagdad governarono in maniera totalmente teocratica i seguenti califfi: Harun - al Rashid (786-809); Muhammad -al Hamin (809-813) e Abdallah -al Mamun (813-817) e l'espansionismo islamico aveva conquistato tutto il nord Africa ed era giunto in Spagna con la dinastia degli Ommayedi già nel 756 dove manterrà le posizioni sino al 1031, in particolar modo a Cordoba iniziarono le costruzioni delle grandi moschee.

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