Morto diciannovenne
Bonifacio, le sue due sorelle Costanza ed Eleonora, ancora
nubili, sollevarono delle pretese alla cessione della contea
di Savoia, che rimasero vane, anche perchè la Casa
Sabauda aveva ormai adottata la legge salica, secondo la
quale il titolo di conte passava dal padre al primogenito,
e, in mancanza di una discendenza diretta, dal fratello
maggiore al susseguente in ordine di nascita.
D'altronde
Pietro II, figlio di Tomaso I e zio di Bonifacio, avuta
notizia della morte del fratello Tomaso II e di quella del
giovane nipote, si affrettò a ritornare in patria
dall'Inghilterra, dove viveva da qualche tempo.
Nell'adolescenza, Pietro era stato destinato alla carriera
ecclesiastica, e, pur senza prendere gli ordini sacri, aveva
avuto i titoli di canonico della chiesa di Valenza nel Delfinato
e di preposto della chiesa d'Aosta. Ma poi, non avendo vocazione
per quella carriera, si era deciso ad abbandonarla, ed era
andato a combattere contro i Vallesiani insieme col fratello
Tomaso.
Eleonora di
Savoia, sua nipote, aveva sposato Enrico III, re d'Inghilterra,
e quale zio della regina, egli si era recato alla Corte
di Londra, dov'era stato accolto coi massimi onori. Il re
stesso, pieno di ammirazione per le prodezze da lui compiute
in alcuni tornei, l'aveva solennemente armato cavaliere
nella chiesa di Westminster, poi gli aveva dato in appannaggio
la contea di Richmond e in dono un bel palazzo in riva al
Tamigi. Quel palazzo, da allora, fu chiamato Savoy House.
Ritornato dunque
in patria dopo la morte di Bonifacio, Pietro pretese la
successione alla contea di Savoia e al ducato d'Aosta. Sembra
però che le sue pretese non avessero solida base
di diritto, perchè Amedeo IV aveva lasciato una disposizione
testamentaria nella quale era detto esplicitamente che,
in caso di morte di Bonifacio, la successione dovesse passare
a Tomaso III, figlio di Tomaso II. Ma quel nipote di Pietro
era allora bambino e prigioniero degli Astigiani, che lo
tenevano in ostaggio dopo aver sconfitto, come vedemmo,
suo padre. D'altra parte, tutto fa supporre che in quei
tempi non fossero ancora chiaramente stabiliti, nella Casa
di Savoia, i principi che dovevano regolare la successione;
e sta il fatto che Pietro II (anche perchè nessuno
insorse a far rispettare i diritti del piccolo Tomaso III)
successe a Bonifacio, facendo valere il diritto del parente
più prossimo all'ultimo investito.
Ottenuto il
riconoscimento della sovranità, il nuovo Conte di
Savoia rinnovò la guerra contro Torino ed Asti, anzitutto
per impadronirsi delle due città ed anche per liberare
il nipote. Ma i Torinesi e gli Astigiani gli opposero una
durissima resistenza. Torino fu presa solo per fame, dopo
un lungo assedio, ma non potè essere assoggettata
definitivamente, e Pietro si consolò di quella vana
guerra estendendo notevolmente i suoi possessi di
là dalle Alpi, specie nella regione che poi divenne
la Svizzera. Si dedicò poi a dotare i suoi Stati
di una buona amministrazione e a restaurarne le finanze,
mirando a renderli prosperi in ogni senso e perciò
dotandoli anche di provvide istituzioni.
Ritornato in
Inghilterra, vi ottenne da Enrico III l'investitura del
Chiablese e di Aosta, di cui, in altri tempi, Amedeo IV
aveva fatto formalmente omaggio a quel re. Le cronache narrano
che durante questo soggiorno di Pietro II a Londra un Grande
della Corona gli domandò quali titoli lo rendessero
signore dei luoghi di cui era venuto a ricevere l'investitura,
e che egli rispose semplicemente col trarre la spada dal
fodero, come per dire che in essa soltanto consistevano
i suoi diritti e che con essa era proto ad affermarli ed
a farli rispettare.
Le imprese
guerresche di questo principe ardito e valoroso furono molte
e quasi tutte coronate da notevoli vittorie, cosicchè
i contemporanei ebbero per lui grande ammirazione e gli
diedero il soprannome di Piccolo Carlomagno.
Moglie di Pietro
II fu Anna di Faucigny, principessa dotata di molto ingegno,
che si dimostrò capace di notevoli atti di governo
durante le assenze del marito. Ella gli diede solo una figlia,
Beatrice.
Le guerre,
i viaggi, una straordinaria ed incessante attività,
finirono col fiaccare la fibra fortissima del principe Sabaudo,
che si spense con lentezza nel suo prediletto castello di
Chillon il 7 di giugno del 1268.
Egli lasciò
fama d'essere stato saggio, liberale e d'animo generoso,
come risulta dagli statuti che promulgò e per i quali
il Cibrario potè definirlo « caldo amico
dei reggimenti comunali ». Dei liberi Comuni
infatti, egli adottò per il suo stemma l'insegna:
croce bianca in campo rosso, sostituendola all'aquila imperiale,
ed essa rimase poi sempre nel blasone della sua Casa.