BIOGRAFIA
(n. 1360 - m. 1391) - Conte 1383 -1391

Alcuni storici fanno derivare il soprannome di questo Conte di Savoia dal colore dei suoi capelli, altri da quello ch'egli soleva usare nelle sue vesti.
Nacque il 24 febbraio 1360, in Avigliana. Fin dalla prima giovinezza si meritò d'essere annoverato fra i migliori cavalieri e divenne prestissimo anche un prode guerriero. Finchè visse il padre, fu chiamato Conte di Bresse, dalla signoria che il padre gli diede in appannaggio, insieme con quella di Bauge.

Nel farlo signore di quei due possedimenti, Amedeo VI aveva voluto che fin da ragazzo egli imparasse a governare e a difendere i territori suoi. E presto quel provvedimento del saggio principe risultò opportuno, poichè il giovanissimo Amedeo VII dovette sostenere una piccola guerra contro Odoardo di Beaujeu, possessore di alcuni castelli della Bresse, che a lui rifiutava l'omaggio dovuto al signore feudale. Dando bellissime prove di valore, il futuro successore del Conte Verde riuscì in brevissimo tempo ad infliggere al signore ribelle una completa sconfitta e a vederlo umiliato e pentito.

Poco tempo dopo, Amedeo VII fu mandato dal padre a combattere in vece sua a fianco del re di Francia Carlo VI, ch'era in guerra coi Fiamminghi, e diede nuove prove di valore, distinguendosi specialmente nella battaglia di Rosbec, vinta dai Francesi il 27 novembre 1383.

Ritornato nella Bresse, vi fu raggiunto dalla- dolorosa notizia della morte del Conte Verde, del quale raccolse immediatamente la successione, ma ciò non gli impedì di recarsi nuovamente in Francia, dopo un breve intervallo, per combattere alla testa di settecento Savoiardi contro gl'Inglesi, che si erano alleati ai Fiamminghi e li soccorrevano con forze rilevanti nella loro strenua lotta col re Carlo VI.
Si distinse ancora in parecchie battaglie, e durante l'assedio di Bourbourg acquistò fama di formidabile guerriero nei tornei e nei duelli nei quali incessantemente gareggiavano in perizia e in valore i gentiluomini assediati e quelli assedianti.

Reduce in Savoia, nel 1385, dovette subito combattere per sottomettere i Vallesi, che, per istigazione dei Visconti, si erano ribellati al loro vescovo, Edoardo di Savoia.
Compiuta vittoriosamente quell'impresa, rivolse le armi contro i marchesi di Saluzzo, i quali ad ogni successione ricorrevano a nuovi pretesti per rifiutare di riconoscere la supremazia dei Conti di Savoia.
Ma, improvvisamente richiamato in Francia da Carlo VI, di nuovo in guerra con gl'Inglesi, il Conte Rosso dovette sospendere l'assedio di Saluzzo e concludere una nuova tregua coi suoi avversari.
Durante la sua assenza, i conti di San Martino e di Valperga provocarono col loro tirannico governo una grave insurrezione nel Canavese. Il marchese di Monferrato soffiò su quell'incendio, che si estese; ma ritornato Amedeo, l'insurrezione venne rapidamente sedata col concorso di Gian Galeazzo Visconti, e ai domini della Casa di Savoia poterono essere aggiunti parecchi possedimenti assai considerevoli per importanza ed estensione.

Ma un acquisto molto più importante era riservato ad Amedeo VII. I cittadini di Nizza, minacciati, nel 1388, dagli Angioini di Provenza, che odiavano fieramente, mandarono ad Amedeo VIII una solenne ambasceria, offrendogli la loro sudditanza. Amedeo accettò, e il 12 agosto di quell'anno entrò con gran pompa nella città e prese possesso della contea nizzarda, il cui esempio fu poi seguìto da Ventimiglia.
« La dedizione, nota il Predari, venne poi confermata dal trattato di Chambéry del 1419, concluso da Amedeo VIII e Violante d'Aragona, madre e tutrice di Luigi d'Angiò re di Napoli e di Sicilia, e per tal modo la Casa di Savoia ebbe, per consentimento dei due partiti avversari, quella importante regione».

Così Amedeo, primo fra i principi della sua Casa, estese fino al mare i suoi domini. Ebbe anche le valli di Barcellonetta e di Stura, ma nulla potè togliere ai marchesi di Saluzzo, e subì l'amarezza di vedere la contea d'Asti distaccarsi dalla signoria di Milano per passare in soggezione al duca d'Orléans, che aveva sposato Valentina Visconti. Amarezza lieve a paragone di quella, che la morte gli risparmiò, di veder chiamata in Italia, appunto dai Visconti, una nazione straniera. Infatti, come già i suoi predecessori, Amedeo VII fu fermo propugnatore dell'indipendenza degli Stati italiani da qualunque supremazia estera.

Splendido signore oltre ad essere valoroso soldato, egli ebbe il torto di prodigare troppo denaro per giochi e svaghi; ma se non lasciò ricco il suo Stato, lo lasciò notevolmente ingrandito dalle vaste e fiorenti province acquistate col suo valore.
Morì il Conte Rosso a trentun anni, nel castello di Ripaille, d'una morte che sembrò misteriosa e che, attribuita a delitto, ebbe un lungo strascico di complicate vicende. Noi narreremo brevemente i fatti accertati dalla storia, trascurando le leggende e le invenzioni romanzesche.

Amedeo VII, annoverato fra i più gloriosi principi di Savoia, aveva una salute assai cagionevole ed era pallidissimo e affetto da calvizie precoce. Un ciarlatano (Giovanni di Granville) che si faceva passare per medico, si propose e gli promise di fargli ritornare folta la chioma e colorito il viso. Secondo ogni probabilità, questo Granville somministrò ad Amedeo soltanto dei medicamenti a base vegetale; ma durante la cura il Conte, invece di migliorare, deperì a tal segno che, rottasi una tibia cadendo da cavallo, non fu in grado di resistere all'infezione che ne derivò.

Prima di morire, Amedeo manifestò la convinzione d'esser stato avvelenato, ed anche, a quanto pare, il sospetto che il Granville avesse agito per incarico avuto da altre persone. Naturalmente il ciarlatano medico venne arrestato e subito sottoposto ad un terribile processo e alle atroci torture che allora si applicavano per strappar confessioni agli accusati. Non potendo confessare un delitto che in realtà non aveva commesso, il Granville, per cavarsela, ritorse l'accusa contro il farmacista Pietro Lompnes, che aveva fornito i medicamenti, e contro la stessa madre di Amedeo, Bona di Borbone, la quale avrebbe voluto rimanere reggente dello Stato. In tal modo il medico ottenne il risultato di fare impiccare (o squartare) il farmacista, di farsi disprezzare per la calunnia contro Bona, e di farsi mandar libero oltre i confini.

Solo alcuni anni dopo, nel 1395, lo stesso Granville, in punto di morte, dichiarò e giurò in un atto notarile di aver falsamente accusato il farmacista e la principessa, non già per sfuggire a una condanna che non avrebbe meritata essendo innocente, ma soltanto per sottrarsi alle terribili torture a cui sarebbe stato sottoposto ancora a lungo se non avesse fatto una rivelazione qualsiasi.

Il processo per il preteso avvelenamento del Conte Rosso fu assai clamoroso, ebbe echi in tutte le Corti, strascichi lunghissimi e complicati, e fu causa di un grave duello in campo chiuso, nel quale rimase morto (in presenza di Amedeo VIII) Ottone di Grandson, gentiluomo che, insieme con Amedeo principe d'Acaia, era stato sospettato di complicità nel supposto delitto. Ma il Predari, confutando il Cibrario non alieno dall'ammettere che almeno certi sospetti fossero giustificati, osserva giustamente "La logica ed il buon senso ci persuadono essere stata la morte del Conte Rosso conseguenza naturale della ferita riportata nella caduta da cavallo. Il tetano sopraggiunto per l'ignoranza medica può aver dato a quella morte il carattere repentino e apparentemente doloso di cui parlano i cronisti".

Il Conte Rosso, prode cavaliere, signore splendido, amante dei piaceri non meno che dei tornei e delle guerre, non fu affatto dotato di saggezza politica, nè di abilità nel governare. Conscio del carattere di lui, Amedeo VI aveva disposto, morendo, ch'egli avesse a seguire i consigli della madre, nelle cure del governo, lasciandolo in tal modo sottoposto ad una specie di tutela.

Fu moglie di Amedeo VII Bona di Berry, sua cugina dal lato materno, sposata nel 1377. Ella gli diede un figlio, che fu poi AMEDEO VIII, e due figlie Bona e Giovanna, la prima delle quali sposò un principe d'Acaia.
Amedeo ebbe anche due figli naturali Giovanna e Umberto. Quest'ultimo, uomo di molto ingegno e di grande valore, ottenne dal padre cospicue signorie nel paese di Vaud. Andò a combattere contro i Turchi (1397) e rimase loro prigioniero per sette anni. Amedeo VIII suo fratello, dopo averlo riscattato, lo tenne come consigliere e ministro, e gli fu prodigo d'onori e di ricchezze.