Totale
definitivo comunicato il 18 giugno dalla Corte di Cassazione
in Parlamento
Dopo i controlli le cifre sopra subiscono queste variazioni:
1) da apportare le seguenti modificazioni
a) sottrarre ai voti attribuiti alla Repubblica 4 voti
b) sottrarre ai voti attribuiti alla Monarchia 30 voti;
c) aggiungere ai voti attribuiti alla repubblica 18 voti;
d) aggiungere ai voti attribuiti alla monarchia 25 voti
.
2) Integrare i risultati delle varie sezioni mancanti
a) aggiungere voti alla repubblica 45.142;
b) aggiungere voti alla monarchia 30.384.
TOTALE DEFINITIVO
A FAVORE DELLA REPUBBLICA VOTI
12.717.923
A FAVORE DELLA MONARCHIA VOTI 10.719.284
SCHEDE VOTI NULLI 1.498.136
(
scarto di 1.998.639 )
(il dato esatto con le correzioni successivamente apportate
fu l'originario (per la monarchia) 10.688.902 , più 30.384
e meno 30, più 25 - totalizzando un totale a favore della
monarchia in 10.719.281 anzichè 10.719.284 voti).
11
GIUGNO - Roma - Il consiglio dei ministri si consulta.
Ha interpretato nel senso più corretto l'art. 2 del decreto
del 15 marzo 1946 il quale fa sì che, proclamato l'esito del
referendum, "ope legis" i poteri del capo dello
stato debbano essere assunti dal presidente del consiglio.
Nessun'altra interpretazione è possibile. La Corte di cassazione
ha respinto le eccezioni riguardanti il quorum e la mancata
votazione a Trieste e Bolzano, che non costituisce motivo
per invalidare i risultati del referendum. (Ag. Ansa, 11 giugno,
ore 15.30)
11
GIUGNO ORE 14.30 - L'opinione di re Umberto espressa
al presidente del consiglio, è che la Corte di cassazione
debba emettere in un altra adunanza il necessario giudizio
definitivo prima dei passaggi dei poteri. - ORE 21.00. Difficile
passaggio dei poteri dopo vari incontri del presidente del
consiglio De Gasperi con il re. I partiti invitano De
Gasperi a uscire dalla situazione, prendendo rapidamente una
decisione perchè l'incertezza è pericolosa per il Paese. La
seduta prosegue nella nottata. (Ag. Ansa. 11-6- ore 14,30)
12 GIUGNO ORE 01.50 - Conflitto
di interpretazione tra governo e Corona. - ORE 02.40 Il governo
prende atto della proclamazione dei risultati comunicati dalla
Corte di Cassazione. (Ag. Ansa. 12-6- ore 02.40)
13
GIUGNO ORE 01.45 - Il governo riafferma la promulgazione
dei risultati fatti dalla Corte di cassazione ha portato automaticamente
alla instaurazione di un regime transitorio durante
il quale, fino a quando l'Assemblea costituente non abbia
nominato il capo provvisorio dello stato, l'esercizio della
funzione del capo dello stato medesimo spetta "ope legis"
al presidente del consiglio in carica. Tale situazione costituzionale,
creata dalla volontà sovrana del popolo nelle forme previste
dalle leggi luogotenenziali, non può considerarsi modificata
dalla comunicazione odierna di Umberto II al presidente del
consiglio.(Ag. Ansa. 13-6- ore 01.45)
13
GIUGNO ORE 18.45 - "Roma - Umberto II è
partito oggi in aereo dall'aeroporto di Ciampino alle ore
16.07. farà scalo a Madrid e proseguirà domattina per
Lisbona" (Ag. Ansa, ore 18.45 . Seguiranno particolari).
PROCLAMA
di UMBERTO (testo integrale) (Ag. Ansa, ore 22.30)
13
GIUGNO ORE 22.30 - "AG.
Ansa - Roma - Ecco il testo del proclama lanciato da Umberto
II agli italiani prima di partire: --- "Italiani! Nell'assumere
la Luogotenenza generale del Regno prima, e la Corona poi,
io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente
espresso, sulla forma istituzionale dello stato.
Eguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro
che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte di cassazione,
alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione
dei risultati definitivi del referendum.
Di fronte alla comunicazione di dati provvisori o parziali
fatta dalla Corte di cassazione; di fronte alla sua riserva
di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami
e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli;
di fronte alla questione sollevata e non risolta nel modo
di calcolare la maggioranza, io ancor ieri ho ripetuto che
era mio diritto e dovere di re attendere che la Corte
di cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale
repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.
Improvvisamente, questa notte, in spregio alle leggi ed al
potere indipendente e sovrano della magistratura, il governo
ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo con atto unilaterale
ed arbitrario poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa
di provocare spargimento di sangue o di subire violenza.
Confido che la magistratura, le cui tradizioni di indipendenza
e di libertà sono uno delle glorie d'Italia, potrà dire la
sua libera parola; ma non volendo opporre la forza al sopruso,
nè rendermi complice della illegalità che il governo ha commesso,
io lascio il suolo del mio paese, nella speranza di scongiurare
agli italiani nuovi lutti e nuovi dolori.
Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria,
sento il dovere, come italiano e come re, di elevare la mia
protesta contro la violenza che si è compiuta: protesta nel
nome della corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini,
che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto
della legge in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni
sospetto.
A
tutti color che ancora conservano la fedeltà alla monarchia,
a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io
ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare
l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese,
frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero
rendere più gravi le condizioni del trattato di pace. Con
l'animo sereno colmo di dolore, ma con la serena coscienza
di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri,
io lascio la mia Patria.
Si considerano sciolti dal giuramento
di fedeltà al re, non da quello verso la Patria, coloro che
lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante
durissime prove.
Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia
e il mio saluto a tutti gli italiani. Qualunque sorte attenda
il nostro paese, esso potrà sempre contare su di me come sul
più devoto dei suoi figli. Viva l'Italia!" (Ag. Ansa,
ore 22.30)
13
GIUGNO ORE 24 - LA REAZIONE DEL GOVERNO - "Roma
- La Presidenza del Consiglio comunica: "La partenza
del re, avvenuta alle ore 15,40 da Ciampino, è stata con ogni
cura tenuta nascosta al governo. Gli organizzatori della partenza,
dovendo chiedere l'aeroplano al ministro dell'Aeronautica,
gli telefonarono all'ultimo momento di non avvertire il presidente
del consiglio, al quale avrebbero essi stessi fatta comunicazione.
Il presidente invece ne fu avvertito da altra parte.
Poco dopo la partenza si è sparsa la voce che si stesse formulando
un proclama. Questa sera infatti l'Ansa trasmetteva alle ore
22.30 il proclama del re al popolo italiano.
"Il proclama è un documento penoso impostato su basi
false e su argomentazioni artificiose. Esso afferma il falso
quando definisce come semplice comunicazione di dati la proclamazione
dei risultati del referendum fatta dalla Cassazione il 10
giugno. Esso mente quando parla di una improvvisa affermazione
del Consiglio dei ministri avvenuta nella passata notte, circa
gli effetti costituzionali della proclamazione. E' vero al
contrario che già nella notte del 10-11 giugno il Consiglio
"prese atto della proclamazione dei risultati del referendum
che riconosceva la maggioranza alla repubblica, riservandosi
di decidere sui provvedimenti concreti che ne derivano.
Dopo ciò e nonostante questa affermazione risolutiva il sovrano
continuò a trattare col presidente del consiglio per i due
giorni successivi circa la proposta di una delega dei poteri
regi al presidente non denunciando in tale presa di posizione
del Consiglio alcun "gesto rivoluzionario nè alcun "atto
unilaterale e arbitrario".
Ieri mattina il sovrano mandava la nota lettera, la quale
ignorava la proclamazione avvenuta dalla Corte di cassazione
e costringeva così il governo a ribadire il suo punto di vista
circa gli effetti costituzionali della proclamazione.
A proposito di questo secondo ordine del giorno del Consiglio
che il proclama del re parla di "gesto rivoluzionario
e dell'assunzione unilaterale e arbitraria di "poteri
che non gli spettano", mentre nel testo dell'ordine del
giorno non si parla affatto di effettiva assunzione di poteri,
cioè dell'esercizio di essi, ma si fa solo la questione di
principio circa la competenza. Anzi risulta evidente che il
governo per far opera di concordia aveva differita la deliberazione
dei provvedimenti, già annunziati lunedì scorso.
Nessun pretesto quindi nè di accusare "di spregio alle
leggi e al potere indipendente e sovrano della magistratura
nè di aver posto il sovrano "nell'alternativa di provocare
spargimento di sangue o di subire la violenza".
Egli avrebbe potuto tranquillamente continuare le discussioni
e le consultazioni, oppure mantenere semplicemente le sue
riserve. Gli uomini che stanno al governo e in particolare
il presidente del Consiglio gli avevano dato fino all'ultimo
la prova che desideravano e ricercavano tenacemente una soluzione
pacifica. Bisogna aggiungere che il re personalmente aveva
riconosciuto più di una volta la lealtà e la correttezza di
tale atteggiamento, cosa che i compilatori del proclama sembrano
ignorare. Il re poteva quindi attendere con serenità il giudizio
sulle contestazioni e sui ricorsi da parte della Cassazione
(la cui libertà il governo intende rispettare pienamente)
senza temere soprusi e senza essere costretto a partecipare
all'illegalità.
I due ultimi periodi del proclama, quello che scioglie dal
giuramento e quello che rivolge un saluto ai caduti ed ai
vivi sono due periodi superstiti del proclama che Umberto
aveva in precedenza preparato per un pacifico commiato. Ameremmo
credere che quanto di fazioso e di mendace vi si è aggiunto
in questa definitiva sciagurata edizione sia prodotto dal
clima passionale e avvelenato degli ultimi giorni.
La responsabilità tuttavia è gravissima e un periodo che non
fu senza dignità si conclude con una pagina indegna. Il governo
e il buon senso degli italiani provvederanno a riparare a
questo gesto, rinsaldando la loro concordia per l'avvenire
democratico della Patria.
(Ag. Ansa, ore 24)
(Facciamo qui presente che Re Umberto
II non ha mai abdicato ed anzi in base alle dichiarazioni
fatte successivamente dal medesimo durante il suo lungo solitario
ed estenuante esilio forzato (a seguito del discusso referendum
istituzionale che lo stesso Massimo Caprara segretario dell'on.
Palmiro Togliatti ha rivelato che vi fu un aiutino di oltre
tre milioni di schede), ha sempre affermato che si trattò
di un golpe del governo che non avrebbe riconosciuto neppure
l'esito del referendum in caso di vittoria per la monarchia.
Sia il testo di Luciano Regolo, sia le dichiarazioni dello
stesso Umberto registrate dalla Rai, sia i testi di Gigi Speroni,
Silvio Bertoldi e dello stesso Amedeo Duca d'Aosta, mai smentite
da nessuno eccetto da stampa di parte, sono a sostegno di
ciò, nonchè numerosi testi di storia costituzionale
e di diritto, tra i quali in dotazione in numerosi atenei.
Inoltre la Repubblica non è stata mai Proclamata all'indomani
da parte della Suprema Corte di Cassazione che aveva competenza
giurisdizionale per il risultato dei voti e per la pronuncia
dell'esito del referendum.)
18
GIUGNO - Alle ore 18.00 nell'aula di Montecitorio,
il Presidente della Corte di cassazione, Giuseppe Pagano,
ha dato lettura del verbale relativo al giudizio definitivo
e ha comunicato i risultati dopo le contestazioni, le
proteste e i reclami dei monarchici. (le cifre che abbiamo
già riportato sopra).
Rimase
sempre il mistero sul numero complessivo degli aventi diritto
al voto, conteggiati in 28.005.449 contro (dicono alcuni -
vedi "Il Re di Maggio", accurata biografia scritta
da Lucio Lami) i 24.000.000 effettivi; e il numero delle
schede nulle non conteggiate nella definizione del quorum
di maggioranza. (vedi l'anomalia di Bolzano, Trieste ecc.
citata sopra)
"La Corte di Cassazione, alla quale competeva de jure
legis di verificare la regolarità del voto e di proclamare
ufficialmente i risultati referendari, fu "intimidita
e sopraffatta" - come spiega nei dettagli Lami - da Togliatti.
E il Governo, con un colpo di mano (che fu in effetti un vero
e proprio colpo di Stato) nella notte tra il 12
e il 13 giugno s'impadronì del potere, nominando Alcide De
Gasperi capo provvisorio dello Stato".
Lo riportiamo come dovere di cronaca.
L'ITALIA
DA OGGI - ORE 18 DEL 18 GIUGNO 1946
E' REPUBBLICANA.