-------------------------------------- STORIA UNIVERSALE --------------------------------------

59. FORMAZIONE DEGLI STATI ANGLO-SASSONI

segue capitolo "GENESI DI UNA MONARCHIA EUROPEA"
(da Giulio Cesare a Guglielmo)

I precedenti fatti storici li illustreremo in un successivo e riepilogativo capitolo, qui invece trattiamo il periodo degli sconvolgimenti europei dovuti ai popoli germani della prima età del medioevo, le cosiddette invasioni (via terra) seguite dal loro insediamento e presa di potere in molti stati dopo la caduta e lo sfascio dell'Impero Romano.
L'ardito spirito d'avventura spinse precocemente i Germani anche sul mare. Già all'inizio del V secolo troviamo un tratto di costa nella Gallia e nella Britannia che porta il nome di «riva dei Sassoni». Minacciati dai Celti non romanizzati, sembra che i Britanni romanizzati si siano indotti a cercare aiuti presso Sassoni, Jutlandesi ed Angli, ma invece di alleati trovarono in loro dei conquistatori aspiranti al possesso di nuove sedi, i quali dilagarono sempre più nel paese. Non fu molto diverso di quanto era accaduto a Roma, l'aiuto lo chiesero ai barbari e poi questi via via saliti negli alti comandi dell'esercito, alla fine si presero anche l'Impero.

Degli Angli emigrò press'a poco l'intero popolo. Gli emigranti (come in Italia i Longobardi) recarono con se le loro istituzioni nazionali e stabilirono una organizzazione che, fondendo insieme i concetti di esercito e popolo, rappresentò l'esercito stanziato nel paese secondo l'ordinamento tradizionale. La nobiltà guidò le spedizioni e dal suo seno uscirono i principi; gli ordinari uomini liberi formarono la massa idonea alle armi; tutti si divisero il paese, ma in un modo che ai semplici uomini liberi (i leti) toccò meno terra che non al nobile (il Corl).

L'organizzazione politica rispecchia una serie di gruppi sopraordinati l'uno all'altro; il consorzio minore era la comunità di villaggio o rocca fortificata; un certo numero di queste comunità formava la centuria, al di sopra della quale stava qual maggiore aggregato il cantone, che costituì la base di alcuni posteriori shires (contee).
Un fatto nuovo fu il sorgere della monarchia, ma un po' diversa da ciò che avvenne presso i barbari immigrati nel continente; essa si pose a capo dei vari piccoli Stati sorti sul nuovo territorio. Di questi Stati se ne ebbe all'inizio una quantità indeterminata e non sette od otto, come si suol dire.
Nel sud-est Engisto fondò il regno jutlandese di Kent, ad ovest fu fondato quello sassone di Sussex; i maggiori ricordi conserva la saga eroica del regno di Wessex, ove regnarono Cerdic e suo figlio Cynric, pretesi discendenti di Wodan. Ad essi oppose tenace resistenza Arturo, il famoso eroe della Tavola Rotonda, la cui reale esistenza è attestata in modo estremamente debole.

Arthur, questo eroe della resistenza britannica il cui mito si alimenterà nei secoli è citato per la prima volta dal bardo gallese Aneirin[è lui a dare inizio alla tradizione lirica in gaelico] che scrive intorno al 600 il suo poema “ Y Gododdin” in cui esalta le prodezze da guerriero di Arthur. Il monaco Nennius, nel suo trattato “Historia Brettonum” (830?) offre una relazione dettagliata ma inattendibile delle dodici battaglie della resistenza britannica in cui Artù eccelse ( * ) e il Morgan suggerisce che "...è possibile che un capo o un re del genere sia davvero esistito e che si sia trattato dell’ultimo uomo ad aver unificato l’ex provincia romana prima che si trasformasse in un coacervo di stati britannici e anglosassoni ma l’ignoranza degli eventi è tale che ha ben poco senso proseguire con le congetture" .(Kenneth O. Morgan, Storia dell’Inghiterra. Oxford University Press, 1984, cap. 1, pag 22).
( * ) Ecco il passo di
Nennius, in De excidio Britanniae. "In quel tempo i Sassoni aumentavano di numero e di vigore in Britannia. Alla morte di Hengist, suo figlio Ochta passò dal nord della Britannia al regno di Kent, e da lui ebbero origine i re del Kent. A quell'epoca Artù combatteva contro i Sassoni con i re brettoni: lui però era il capo in battaglia. La prima battaglia avvenne alla foce del fiume chiamato Glein. La seconda, terza, quarta e quinta presso un altro fiume, chiamato Dubglas, nella regione di Linnius. La sesta battaglia avvenne presso il fiume chiamato Bassas. La settima battaglia avvenne nella foresta di Celidon, ed è la battaglia di Coit Celidon. L'ottava battaglia avvenne nella fortezza di Guinnion, dove Artù portò sulle spalle l'immagine di santa Maria sempre Vergine e in quel giorno i pagani furono volti in fuga e ne fu fatta una grande strage per virtù di nostro signore Gesù Cristo e di santa Maria Vergine, sua madre. La nona battaglia avvenne a Città della Legione. La decima battaglia fu combattuta presso la riva del fiume chiamato Tribruit. L'undicesima battaglia si tenne sul monte chiamato Agned. La dodicesima battaglia avvenne a BATH HILL (Monte Badon), dove in un solo giorno novecentosessanta uomini caddero per un singolo attacco di Artù, e fu lui solo - non altri - ad abbatterli, lui che in ogni battaglia risultò vincitore". Nennio, Storia dei Bretoni. (non dimentichiamo che era un monaco !!!!)
A nord del Tamigi sorsero gli Stati di Essex, Middlessex, Norfolk e Suffolk, più tardi parzialmente riuniti sotto l'alta sovranità del re di Mercia. Oltre l'Humber attraggono l'attenzione i regni di Deira e di Bernicia.
L'antichissima storia della Britannia si sostanzia nella conquista dei paesi sino allora celtici da parte degli invasori germanici e nelle lotte dei nuovi regni fra di loro. Assai per tempo alcuni di essi cercarono di stabilire su un certo numero di altri piccoli Stati una specie di alta sovranità, una egemonia, designata in anglosassone come l'autorità del «bretwalda», cioè del signore di vasti domini.
Fra gli invasori stabiliti a nord dell'Humber seppe acquistarsi questo predominio Etelfrido di Bernicia, un valoroso guerriero, che nel 603 sterminò gli Scoti nella battaglia di Degsastein (probabilmente presso Carlisle), negli anni successivi soggiogò il regno di Deira e poi infierì terribilmente fra i Britanni occidentali. Egli riunì sotto il suo potere il nord dell'Inghilterra quasi alla stessa epoca in cui Etelberto di Kent acquistava una analoga egemonia sul mezzogiorno.
Così dai tanti piccoli "Stati" germanici vennero a formarsi due maggiori regni; quello settentrionale composto di elementi in maggioranza angli, quello meridionale di elementi in maggioranza sassoni Jutlandesi. Di fronte ad essi i Britanni si trovarono respinti e ridotti alle regioni litoranee occidentali dell'Inghilterra.
All'urto delle armi si unì ben presto anche una lotta per la fede. Nello Stato di Kent fece il suo ingresso la chiesa cattolica per merito del gran papa Gregorio Magno (i dettagli nel prossimo capitolo). Ad essa si oppose un'altra chiesa, l'antica chiesa cristiana britannica. Quando la Britannia apparteneva ancora all'impero romano (poco prima della sua caduta) vi era penetrata la religione di Stato dell'impero, il cristianesimo. Questo si era diffuso persino in Irlanda, che venne visitata a tale scopo prima da Palladio, poi da Patrizio, ambedue probabilmente per incarico di papa Celestino I (verso il 432). Nel frattempo all'incirca alla stessa data, arrivarono in Britannia i Germani con le loro Dee. Ma il cristianesimo, mentre soccombeva nelle parte orientali del paese, guadagnò terreno nell'occidente. Pieno di incrollabile fede in Dio, Patrizio proseguì il suo cammino come apostolo degli Irlandese. Alla fine del V secolo costoro, nonché i Britanni rimasti celtici, erano in sostanza convertiti al cristianesimo, ma ben presto a causa della loro situazione piuttosto remota ed appartata e per il frapporsi dei Germani invadenti da ogni parte si trovarono tagliati fuori dal generale svolgisvolgi della chiesa cristiana in senso romano-cattolico.
Mentre base dell'organizzazione ecclesiastica cattolica divenne il clero secolare, là invece si sviluppò una caratteristica organizzazione monastica. Non vescovadi, ma grandi monasteri divennero gli organi centrale dell' "esercito" ecclesiastico. Le scienze continuarono senza interruzione a coltivare e svolgere le conoscenze del IV secolo. Padre della Chiesa e classici, latini come greci, vennero lette e artisticamente ricopiati (si sono trovate recentemente liste di opere che un monastero locale chiedeva a un altro monastero sul continente, ed erano titoli di libri che per i successivi quindici secoli nessuno sapeva nemmeno la loro esistenza).

Questa corrente monastica altamente intellettuale allargò sempre più la sua cerchia e se diffuse ovunque esistevano dei Britanni di stirpe celtica. Si dice che il chiostro di Bangor nel paese di Galles contasse all'inizio del VII secolo 2000 monaci. Sulla piccola isola di Jona del gruppo delle Ebridi l'irlandese Colombano (seniore) fondò verso il 575 il monastero di Hy che nel suo ulteriore sviluppo salì al grado di un potente Stato ecclesiastico.
L'ardente zelo di Colombano junior non si accontentò della Scozia, ma fece sentire e suoi effetti fin dentro il territorio dei nemici Anglo-Sassoni ed anche oltremare; a mezzogiorno fino a Taranto, a nord fino alle Feroe ed all'Irlanda, ad est fino a Kiew. La Chiesa irlandese-scozzese così sorta coincideva per le dottrine con la Chiesa cattolica e del pari nella organizzazione degli ordini sacri, ma però se ne differenziava nei riti, nella data della Pasqua, e nella già accennata organizzazione monastica, per la quale essa non possedeva una gerarchia vescovile.
Rigida, tetra, aliena dal mondo e dalle pompe esteriori, essa formava per questi suoi caratteri l'antitesi netta della Chiesa cattolica.

Era inevitabile che le due chiese venissero a conflitto per la conquista degli AngloSassoni. Fra costoro dopo qualche oscillazione gli Dei pagani cominciarono a perdere terreno all'invasione delle dottrine cristiane. Il mutamento prese le mosse sostanzialmente dal regno di Kent, ove re Cadbald ricevette il battesimo.
Nel nord era divenuto l'uomo più potente Edwin del Northumberland; costui sposò la sorella de Cadbald, e con essa fece il suo ingresso nel paese il cristianesimo, zelantemente propagandato dal vescovo Paolino. Una assemblea dei «saggi» decise di accettarne gli insegnamenti e il giorno di Pasqua del 627 il re ed e nobili presero il battesimo.

York, sinora sede principale del paganesimo, divenne sede del primo vescovado cristiano e più tardi fu elevata ad arcivescovado. A questo punto si levarono contro Edwin il re del Galles, Keadwalla ed il re Penda de Mercia, un celto alleato di un anglo-sassone, un seguace di Colombano alleato di un pagano. Nel 633, alla battaglia de Hatfield, Edwin rimase sconfitto ed ucciso; con la caduta del regno de Northumberland minacciò di rovinare pure il cattolicesimo.
Parve per un momento che il principale profitto della lotta dovesse andar a favore de Keadwalla; egli estese metodicamente le sue conquiste, finché nel 634 fu sorpreso presso Hexham ed ucciso. Così morì l'ultimo famoso eroe del popolo britannico, che ne circondò la persona di una gloriosa aureola leggendaria.

Keadwalla era stato sconfitto da Oswald, un parente de Edwin, il quale ora riuscì ad insediarsi nuovamente re del Northumberland. La nazionalità germanica ed il cristianesimo furono salve, ma quest'ultimo non nella forma del cattolicesimo, sebbene in quella della Chiesa irlandese-scozzese cui apparteneva Oswald.
Oswald fece venire dei monaci da Hy; seri, austeri predicatori, capitanati dall'instancabile Aidan, cui fu assegnata l'isola di Lindisfarne (Holy Island) come sede della sua giurisdizione vescovile monastica. Cosicché i Germani restarono suddivisi in tre gruppi: a nord del Northumberland i seguaci della Chiesa irlandese-scozzese; nel centro del regno di Mercia ed i Sassoni orientali rimasero pagani; asud-est di Kent i cattolici.
Con alterigia Oswald si nominò da solo imperatore di tutta la Britannia. Ma cpme suo competitore si levò Penda di Mercia (626-55), una violenta figura di barbaro guerriero. Egli vinse nel 642 il rivale e gli fece tagliare la testa, le braccia e le mani in olocausto agli Dei.
La regione a nord dell'Humber si spezzò nuovamente nei due regni di Bernicia e di Deira, mentre Penda prese in mano l'egemonia, estese la propria sovranità sui regni vicini e in ultimo mosse contro OSWIN di Bernicia. Nel 655 si venne a battaglia sul fiume Winwed non lontano da Leeds, ma in essa il potente re di Mercia rimase sconfitto, essendo stato colto di sorpresa per tradimento. Del suo esercito, quello risparmiato dalla spada fu inghiottito dal fiume.
La caduta di questo vecchio ottantenne provocò la caduta della sua decrepita religione e la vittoria del cristianesimo northumberlàndese. Il rappresentante di questo, appunto Oswin, dominò quale bretwalda su tutti i regni anglo-sassoni a nord del Tamigi e persino sopra una considerevole territorio dei Pitti. Ma questa signoria non durò a lungo. Wullher, il figlio di Penda, spezzò il giogo northumberlàndese e restaurò il primato del regno di Mercia.
Sembrò che l'Inghilterra dovesse esser tutta conquistata dalla chiesa northumberlàndese, con a capo il potente chiostro di Lindisfarne che aveva raggiunta la posizione di suprema autorità religiosa nei paesi germanici convertiti.
Se non che si verificò una reazione in favore della chiesa cattolica, movimento che prese il suo impulso da Kent e di qui si diffuse nell'Essex e nel Wessex. Persino il Northumberland vi rimase coinvolto, principalmente ad opera della regina Canfied, una cattolica originaria del Kent, accanto alla quale spiegò là sua influenza Vilfrido che aveva preso in Gallia gli ordini sacri.

Ovunque le due confessioni vennero in conflitto. Per eliminare il dissidio, Oswiu radunò nel 664 un sinodo a Streaneshealch (Whitby), il cui risultato fu favorevole alla chiesa cattolica, la cui vittoria manifestamente offriva maggiori vantaggi anche al re. Ben presto gli Anglo-Sassoni si legarono strettamente al papato.
Da Roma venne mandato come arcivescovo il monaco greco Teodoro. Questi fu il fondatore della gerarchia ecclesiastica e della cultura letteraria inglese, fu come l'intermediario tra il mondo neolatino e quello insulare. In ogni campo egli spiegò la sua attività ordinatrice. L'Inghilterra cominciò a rientrare nella cerchia degli Stati civili occidentali, da cui era uscita al momento in cui era stata abbandonata dalle legioni. Sorsero chiese superbe. L'arcivescovo adunò nel 673 ad Hartford il primo sinodo nazionale, nel quale furono rappresentati tutti
gli Stati ad eccezione di quelli di Essex e di Sussex, e vennero adottate energiche misure contro i residui della chiesa irlandese-scozzese e della religione pagana.
Il cattolicesimo aveva riportato una grandiosa vittoria, resa possibile peraltro dall'accordo a suo favore dei tre re principali del paese, i quali in un quinquennio morirono rapidamente uno dopo l'altro; nel 670 Oswiu del Northumberland, nel 673 Egberto di Kent, e nel 675 Wulther di Mercia.
La religione cominciò ad operare una profonda trasformazione nella vita intellettuale e nel sentimento degli Anglo-Sassoni. Il clero acquistò influenza anche in materie temporali senza peraltro raggiungere una preponderanza oppressiva come sul continente; esso inoltre rimase soggetto alla giurisdizione laica. Canterbury finì per collocarsi a capo della gerarchia ecclesiastica dell'intera Inghilterra, venendo così a costituire un centro dell'organizzazione delle forze cattoliche, che permise di muovere alla conquista dei veri e propri dominii della chiesa scozzese.
L'anglo-sassone Egberto si recò nel 716 ad Hy, ove divenne l'abate e predicò metodicamente le dottrine romano-cattoliche. Hy sparì , è ben vero, dopo l'assalto di pirati normanni, ma il cattolicesimo penetrò ugualmente fra gli Scozzesi; soltanto nel paese di Galles l'antica fede resistette ancora per qualche tempo, perché qui chiesa e libertà nazionale erano strettamente legate fra di loro. Tuttavia alcune caratteristiche della chiesa sconfitta si insinuarono nel cattolicesimo anglo-sassone, quali la forte tendenza al monachesimo e la tendenza al pellegrinaggio ed alla propaganda di conversione.

La fascinosa tendenza alla tonaca e la smania dei pellegrinaggi a Roma assunsero per un certo tempo una vera forma morbosa. Persino il bellicoso Keadwalla del Wessex fu preso nel 688 dalla mortificazione ascetica; rinunziò alla gloria ed alle armi, andò ad umiliarsi dinanzi alla tomba di San Pietro, ne prese il nome e fu sepolto nella basilica di S. Pietro.
Quegli stessi che poco prima avevano avuto bisogno di reclutare sacerdoti dal continente, si lanciarono ora con ardore a predicare sul continente stesso. La loro influenza trasformò profondamente così il sentimento delle popolazioni dell'interno della Germania come lo Stato e la Chiesa del regno dei Franchi.
Lo zelo per il cristianesimo divampò anche nella popolazione laica d'Inghilterra in maniera addirittura violenta. L'indice più eloquente della sua forza si ha in Caedmon il quale tradusse in versi tutta la Bibbia. Egli morì verso il 680 dopo avere aperta la via alla poesia sacra nella lingua nazionale. Molti ne seguirono le orme, come il sassone Aldelmo ed il northumberlandese Cynewulf, l'autore del grande ciclo di canti della passione di Cristo. Ma in parallelo anche la lingua nazionale si affermò accanto al latino della chiesa.

Quest'ultima lingua ebbe il suo principale rappresentante in Beda (Il «venerabile»), l'erudito più importante e famoso dell'epoca di transizione, il primo tedesco che seppe dominare in tutta la loro estensione le cognizioni scientifiche ereditate dall'antichità, un grande lavoratore e uno scrittore di immensa fecondità. Beda lasciò una quantità quasi inesauribile di opere, che prese insieme contengono una specie di enciclopedia delle scienze fino allora conosciute. Egli divenne il maestro di tutto il Medio-Evo. Enorme e speciale importanza per la conoscenza degli avvenimenti ha la sua «Storia della Chiesa d'Inghilterra». Il «venerabile» morì nel 735.
La tendenza a scrivere era allora incredibilmente diffusa fra gli Anglo-Sassoni. Cominciò una attiva corrispondenza epistolare, anche con connazionali dimoranti all'estero. York divenne un centro di cultura allorché Egberto, appartenente all'antica stirpe reale, vi prese nel 732 il pastorale. Nel 735 fu da Roma nominato arcivescovo, ciò che pose fine alle pretese di assoluta supremazia spirituale di Canterbury; l'Inghilterra si divise in due province ecclesiastiche. In York sorse una scuola, della quale assunse nel 778 la direzione Alcuino, che nel 781 fu poi scelto da Carlo Magno come maestro del regno franco.
L'uguaglianza di fede, di costituzione e del diritto dei popoli germanici giovò a preparare la loro unificazione politica, tanto più che l'ottavo secolo fu un'epoca di dispersione, durante la quale non riuscì a sorgere ed affermarsi neppure un bretwalda. Noi non possiamo fermarci su tutti i particolari, e ci limitiamo ad osservare che il regno di Kent ebbe gravemente a patire per guerre, lotte di successione al trono e scissioni interne, di modo che l'unico punto luminoso in questo periodo fu costituito dall'arcivescovado di Canterbury.
Ancor più decaddero i suoi vicini, mentre al nord il regno di Northumberland e quello di Mercia mantennero il loro primato, pur facendosi guerra continuamente. Ekfrido, figlio di Oswiu, domò con i suoi northumberlandesi una insurrezione dei Pitti meridionali e mandò persino un esercito in Irlanda. Vinto ed ucciso in seguito dai Pitti settentrionali, si verificò una reazione in senso favorevole ai Celti, di modo che il Northumberland finì per trovarsi ridotto ai suoi originari confini; e qui le cose andarono sempre di male in peggio per i disordini interni, finché nel 729 si estinse la casa regnante. Con ciò il trono divenne elettivo e cadde volta a volta in mano al più prepotente.
Re Ceolwulf, stanco delle difficoltà con cui doveva lottare, abdicò ritirandosi sull'isola di Lindisfarne; suo cugino e successore Cadberto tenne a posto il rivale di Mercia e soggiogò il mezzogiorno della Scozia fino al corso inferiore della Clyde. Ma la fortuna lo abbandonò, ed anch'egli cercò finalmente pace in un monastero (758), abbandonando di nuovo il paese alle ire dei partiti avversi.
Etelredo tentò con pugno ferreo di restaurare alquanto l'ordine, ma non ci riuscì. Regnò la guerra di tutti contro tutti, le arti e la scienza tacquero. E per completare il malanno irruppero dal di fuori i Normanni; nel 793 essi saccheggiarono Lindisfarne, uccisero e trassero schiavi i monaci. Cardulfo cercò di consolidare il trono alleandosi con il clero; nel 796 alla sua elezione fece seguire una solenne incoronazione nel duomo di York, la prima di cui abbiamo notizia nei riguardi degli Anglo-Sassoni.
Ma neanche Cardulfo riuscì ad aver pace, nell'806 lo abbatté una congiura. Allora egli si rivolse a Carlo Magno ed a papa Leone III, ottenendo il risultato di riavere la corona con il diritto di trasferirla in eredità ai suoi discendenti in linea diretta. Ad ogni modo però il suo regno perdette la posiz
ione egemonica che prima aveva conservato a tutto vantaggio dei regni di Mercia e di Wessex.
All'inizio parve che anche il regno di Mercia dovesse sparire. Dopo varie vicende si estinse nel 716 la discendenza dell'energico Penda, e venne elevato al trono il suo collaterale più prossimo Etelbaldo. Con lui e col suo lungo regno (fino al 757) incominciò un secondo periodo di splendore per lo Stato. Egli si impegnò in una grande attività guerresca contro Britanni, Northumberlandesi e Sassoni occidentali ed assunse momentaneamente il titolo di re di Britannia. Trovò pero alla fine un rivale pericoloso in Cutredo del Wessex (740-56) che lo sconfisse nella giornata furiosamente disputata a Beorgford senza tuttavia che il regno di Mercia o quello di Wessex vedessero le loro condizioni interne migliorate e ricondotte all'ordine.
Soltanto con Offa di Mercia salì al trono un uomo che seppe consolidarsi «con la spada sanguinosa». Egli cominciò con lo sconfiggere i vicini più deboli per poi passare a combattere e annientare Cynewulf del Wessex, e finalmente a respingere indietro i Britanni, contro i quali eresse un vallo, da lui denominato la diga di Offa, che segnò per molto tempo il confine tra il Galles e l'Inghilterra. Il regno di Mercia con Offa re, dominò quasi tutta l'isola. Persino Carlo Magno ambì l'amicizia del potente re e chiese la mano di sua figlia per il proprio figlio.
Invece di stringer parentela, poco, mancò che tra i due scoppiasse la guerra; ma il pericolo venne eliminato. Da questo momento il Franco e l'Anglosassone vissero in buon accordo e con sentimenti di reciproca benevolenza. La posizione preminente acquistata da Offa lo mise in contatto anche col papa, allora Adriano I, il quale nel 786 inviò come legati due vescovi italiani che sotto la presidenza del re tennero due sinodi. In questi, in stretta intesa con il papa, Offa istituì un arcivescovado per le regioni a mezzogiorno del Tamigi, ma non fu di lunga durata e ben presto fu abolito. Con la durezza e la crudeltà Offa poi assicurò la successione al trono di suo figlio. Egli mori nel 796 dopo 38 anni di regno. La sua energica figura è molto simile a quella di Carlo Magno; energico ed attivo, perspicace ed accorto, bellicoso ed ambizioso; anch'egli inoltre compilò il diritto consuetudinario nazionale e promosse le scienze.
Con la morte di Offa ci fu l'estinzione della sua famiglia, e salì al trono un suo cugino, Coenwulf, principe mite e giusto, il quale con l'aiuto e l'alleanza dell'arcivescovo di Canterbury acquistò la piena egemonia sul regno di Kent. Ma proprio lui più tardi venne in aspro conflitto con l'arcivescovo, non senza forse la compartecipazione del suo collega di York. Papa Leone III temette persino che l'Inghilterra si staccasse dalla Santa Sede. Le discordie intestine indebolirono il regno; durante una campagna contro gli Angli orientali insorti Coenwulf perdette la vita, e l'egemonia della Mercia andò in rovina. L'ultimo rampollo della casa regnante soccombette nell'825 alle armi di Egberto di Wessex, che era destinato a raccogliere il frutto dell'opera di Offa.

Discendente da antica famiglia reale sassone, EGBERTO per timore di essere assassinato era fuggito ponendosi sotto la protezione di Carlo ed era rimasto per 13 anni in Francia, finché venne eletto re dai grandi della sua nazione (802-39). Dopo un primo periodo di regno pacifico, durante il quale raccolse e riordinò le sue forze, egli venne a guerra col regno di Mercia, il cui esercito sconfisse sanguinosamente presso Ellendun.
Questa battaglia diede definitivamente la preponderanza al Wessex. Con abilità e costanza Egberto estese ulteriormente la sua potenza, soggiogò i piccoli Stati, chiuse in un convento un nuovo re di Mercia e costrinse i Northumberlandesi ed i Gallesi a pagargli tributo. Cosicchè non ebbe più nessun competitore di qualche importanza e divenne il solo padrone. Egli nel suo esilio aveva avuto modo di conoscere l'organizzazione superiore del regno franco, e le circostanze gli furono favorevoli ad attuarla, perché quasi dappertutto si estinsero le vecchie famiglie regnanti.
Egberto come discendente di Cerdic incarnò l'ultima di queste case regnanti e non fece per così dire che occupare il posto che gli spettava di diritto. Alcuni Stati particolari continuarono bensì ad avere come prima principi propri, ma sempre sotto l'alta sovranità del re del Wessex. Nondimeno scopo di quest'ultimo non fu ancora la monarchia, ma l'autorità di bretwalda, costituita in maniera più solida e duratura. Questa dev'essere pure la ragione per cui non il nome del popolo sassone vittorioso cominciò ad essere adoperato per designare la totalità delle popolazioni riunite sotto il suo scettro, ma quella degli Angli più numerosi e per lungo tempo predominanti (Anglia, England).
Fatto sta che accanto alla «Francia» continentale sorse un'Anglia unificata insulare; unificazione che verso l'830 poteva considerarsi un fatto compiuto. La riunione delle molte forze sinora disperse ebbe una spinta, divenne in un certo modo una necessità, di fronte agli assalti reiterati con sempre maggiore veemenza dai Danesi pagani. Costoro avevano già messo un piede saldo in Irlanda; di qui penetrarono per le foci del Tamigi in Inghilterra, sconfissero Egberto in campo aperto, ma rimasero pure loro sconfitti insieme con i loro alleati Britanni sulle alture di Hengest.
Alla morte di Egberto, avvenuta nell'anno successivo, la corona passò senza contrasti sul capo di suo figlio Etelwulf. Ma questi non si mostrò all'altezza delle difficoltà da superare. I Danesi ricomparvero sempre più spesso e sempre più numerosi, senza che si riuscisse tutte le volte a respingerli.
Finalmente arrivarono addirittura 350 navi danesi, i cui equipaggi presero d'assalto Canterbury e Londra. Solo la sanguinosa vittoria riportata dai Sassoni occidentali ad Ockley salvò la nazionalità anglo-sassone.

Riconoscente a Dio il religiosissimo re imprese nell'855 un pellegrinaggio a Roma, ma al suo ritorno trovò una così cattiva accoglienza da parte del proprio figlio Etelbaldo, che gli cedette il trono con l'autorità di bretwalda e si accontentò del Kent che nell'858 lasciò per disposizione di ultima volontà all'altro figlio Etelberto.
Sicuramente sarebbe scoppiata una irriducibile lotta fra i due fratelli, se Etelbaldo non fosse morto poco dopo ed Etelberto non avesse riunito nuovamente in sua mano l'intero regno. E fece appena in tempo, perché proprio ora i Danesi ripresero i loro attacchi. Per essere lasciati tranquilli da costoro gli Anglo-Sassoni cominciarono dall'865 a comprare con denaro la loro ritirata. Ma non riuscirono che in parte nello scopo, perché le scorrerie continuarono e si protrassero persino sotto il successivo re Etelredo. Anzi gli invasori iniziarono a fondare stabili colonie sulle coste, allo stesso modo e nè pià mè meno come avevano fatto prima di loro gli Anglo-Sassoni; i Danesi si stanziarono all'inizio nella Britannia, i Normanni preferibilmente in Scozia ed in Irlanda. Il primo regno scandinavo sorse nel Northumberland con capitale a York.
Seguirono guerre a oltranza, estremamente sanguinose. All'antagonismo di razza si unì l'odio religioso; chiese e monasteri andarono in fiamme. Il re anglo Cadmund fu ucciso fra orribili tormenti perché non volle abiurare il cristianesimo ed il re danese Gutruno si impadronì del suo regno.
Nell'anno 871 la guerra imperversò nel mezzogiorno, finché non si risolse a favore degli antichi abitanti dell'isola con la battaglia di Esceduno, non lontano da Reading, ma per riaccendersi poi nuovamente poco dopo. Alla morte di Etelredo la situazione era così critica e minacciosa che non ebbe il coraggio di lasciare l'eredità ai figli e lasciarli salire sul trono ancora minorenni; il grave carico del regno lo affidò a suo giovanissimo fratello Alfredo. Fu la sua una ottima scelta.

Alfredo (871-901) fu l'uomo che ci voleva! ; la storia gli ha tributato il nome di Grande. Per la severa educazione ricevuta in mezzo al continuo strepito delle armi egli aveva fin dalla fanciullezza nutrito un profondo rimorso di coscienza. Egli si recò per questo motivo subito in pellegrinaggio a Roma, dove il papa lo consacrò re. In realtà non raggiunse tale dignità che a 22 anni per dover immediatamente combattere contro i Danesi. Probabilmente più che con i negoziati e col denaro che con la forza i nemici furono indotti ad allontanarsi e si recarono nel nord che loro offriva più facile preda. Qui vi soggiogarono il regno di Mercia, il cui re dovette promettere loro milizie ausiliarie e mantenimento. In seguito essi dilagarono ancora più a nord, ad occidente ed a mezzogiorno.
Il solo regno di Wessex si manteneva propriamente ancora indipendente in mezzo allo spaventevole incendio. Ed anche la sua ora sembrò suonata nell'876, allorché ricomparvero ai suoi confini i Danesi. Invano Alfredo cercò di allontanarli con i mezzi pacifici. Egli si trovò costretto a lottare per l'esistenza del suo regno per mare e per terra, e nel farlo fu assistito dalla dea fortuna.
Con la prima flotta che ricordi la storia d'Inghilterra riuscì dopo un felice combattimento navale svoltosi nella nebbia a spingere le navi nemiche a infrangersi sulle scogliere e così a costringere i Danesi che le avevano abbandonate per salvarsi a terra a ritirarsi nella Mercia. Il Wessex era ancora una volta salvo; da parte loro i Danesi presero sempre più stabili sedi nelle regioni settentrionali, rinforzati continuamente dall'arrivo di nuove schiere di connazionali. Tutto questo costituì un pericolo sempre crescente per il Wessex, e infatti offrì l'occasione ai Danesi di radunare un numeroso esercito e di muovere poi nell'878 verso il sud facendovi continui progressi. Da ultimo non rimase al re che rifugiarsi nelle foreste del Somerset.
Ma in questa triste situazione Alfredo non si perdé di coraggio. Egli rianimò i suoi, radunò un esercito, piombò sugli invasori e li sconfisse. Evidentemente nel frattempo essi erano stati conquistati dal cristianesimo, sino al punto che il loro re Gutruno prese il battesimo. Questo avvenimento rese possibile un compromesso tra Danesi ed Anglo-Sassoni ed esso infatti si concretizzò in un trattato con il quale si procedette alla spartizione della Britannia.
Il mezzogiorno dell'isola col Wessex e la metà del regno di Mercia toccò ad Alfredo, il resto rimase ai Danesi; ambedue le potenze si riconobbero uguali e stabilirono che le controversie fra loro dovessero essere risolte giudizialmente. Seguì un periodo di relativa tranquillità, durante il quale il paese profondamente esausto riprese in berve tempo vigore e risorse. Si ebbe qualche scorreria dei Vichingi, ma ora fu possibile fronteggiarla vittoriosamente.
Ma ad un tratto tutto tornò in una situazione altamente critica. Nell'anno 891 il re tedesco Arnolfo inflisse sul continente una terribile disfatta alle orde danesi devastatrici; seguì una grande carestia che le spinse a passare il mare per recarsi in Inghilterra. Una flotta di 250 navi approdò nell'893 sulla costa di Kent, una seconda guidata da Hasting entrò nel Tamigi; i Danesi dell'Anglia orientale e del Northumberland fecero causa comune con gli invasori. Alfredo fronteggiò questi pericoli con prudenza ed accortezza, combattendo lunghe lotte piene di alterne vicende, che si estesero fin nel paese di Galles. E indubbiamente le città ben fortificate fiaccarono le energie degli invasori. Essi pertanto nell'897 riconobbero l'inutilità dei loro sforzi e si sparpagliarono, recandosi parte nel Northumberland e parte in Francia sotto la guida di Hasting. L'Inghilterra era ancora una volta salva.
Con una fatica trentennale Alfredo non solo difese la sua patria, ma la portò ad un grado di floridezza mai raggiunta fino allora. Alle grandi doti militari egli univa doti non minori di uomo di Stato e la forza propria delle personalità autorevoli che fece sentire in ogni campo la sua influenza vivificatrice. La cura più urgente era la difesa del regno. A tale scopo egli trasformò l'ordinamento dell'esercito per renderlo più adatto ai suoi compiti, munì numerose località di fortificazioni che ne aumentarono la capacità di resistenza, costruì una flotta le cui navi avevano una portata maggiore di quelle nemiche.
Lo Stato, prima di lui indebolito e quindi molto fragile, fu addirittura sorprendente la sua ripresa, merito del sentimento dell'unità nazionale e politica che infuse questa nuova vitalità, che era appunto l'unione.
Come re ed alto signore di tutti gli Anglo-Sassoni Alfredo li assoggettò per la prima volta tutti ad una stessa legislazione, perseguendo il fine di mettere in armonia il diritto patrio tradizionale con i precetti della Sacra Scrittura. Regolò con norme stabili i tributi e tentò di risuscitare la cultura un tempo così diffusa nel paese. Quest'opera si rivelò particolarmente ardua, perché la nazione si era abituata alle armi ed aveva dimenticato l'inclinazione alla quiete dei chiostri. Ma il re l'affrontò del pari; fece venire dalla Mercia e dal continente degli ecclesiastici, i quali non erano soltanto dei dotti, ma anche persone fornite di capacità tecniche e pratiche. Sotto l'influenza del britanno Asser persino lo stesso Alfredo impugnò la penna.
Personalmente e con altri egli diffuse mediante versioni tra i suoi connazionali la conoscenza dei libri latini, sui quali si basava sostanzialmente la cultura dell'epoca. Ma nel far questo procedette con la massima libertà, tralasciando quel che non credeva utile tradurre dai testi ed aggiungendovi cose che non esistevano in essi; di modo che si trattò piuttosto di veri e propri rifacimenti più che di traduzioni. Nel tempo stesso istituì scuole. Tutti questi sforzi elevarono il livello della cultura sia dello stesso clero come del ceto laico: industrie ed arti rifiorirono. Naturalmente la cooperazione personale del re tornò a vantaggio della sua autorità ed accrebbe la potenza della corona.
Sugli ultimi anni di vita di Alfredo mancano notizie. Devono essere trascorsi tranquilli e messi a profitto dal re per promuovere lo sviluppo del paese. Probabilmente vittima del troppo lavoro cui si era sobbarcato con la non comune attività spiegata in molteplici campi, egli morì nel novembre 901 a soli 52 anni. La sua salma fu tumulata a Winchester e salì sul trono suo figlio Edoardo il vecchio (901-924), seguito poi da Athelstan (924-939) e da Edmondo (939-946) e altri che ritroveremo nel prossimo capitolo fino a Guglielmo il grande.
Il regno di Alfredo il "Grande", segna per l'Inghilterra la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova era; egli fu il Carlo Magno dell'isola. I piccoli regni erano ora incorporati o subordinati allo Stato sassone, salvo i Northumberlandesi e gli Angli orientali che si trovavano sotto il dominio dei Danesi. Insomma era stato messo un certo ordine. I selvaggi attacchi dei Vichingi cessarono.
La coltura anglo-sassone-cristiana ebbe una nuova fioritura ed accennò con la sua superiorità a dominare gli stranieri pagani. La Chiesa si mantenne strettamente alleata con Roma, ma conservò un carattere nazionale servendosi largamente della lingua del popolo. Costituzione, diritto ed ordinamenti militari rimasero sì germanici, tuttavia adattata ai tempi. Anche la stessa monarchia accentrò in sé larghissimi poteri senza che cessasse però la partecipazione del popolo (volgo ma attivo) e degli uomini più saggi al governo.
Erano così poste le basi per il futuro sorgere di uno Stato nazionale.

Nel prossimo capitolo ripercorreremo in dettaglio il periodo romano
e riprenderemo da re Alfredo il Grande, fino a Guglielmo


"GENESI DI UNA MONARCHIA EUROPEA"
(da Giulio Cesare a Guglielmo ) > > >

PAGINA INIZIO - PAGINA INDICE