-------------------------------------- STORIA UNIVERSALE --------------------------------------

CINA

DA CONFUCIO AL DOPO-MAO

BREVE STORIA DELLA FILOSOFIA CINESE
segue
CRISTIANESIMO E RELIGIOSITA' CINESE

 di Giovanni De Sio Cesari
( http://www.giovannidesio.it/ )
(testo concesso a "Storiologia")

Struttura:Introduzione - Confucio - Taoismo - Maestro Mo - Buddismo Principi e Spirito Universale
Ritormo agli Han - Cristianesimo - Incontro con l'Occidente - Marxismo e Mao - Dopo MaO

INTRODUZIONE

Se pensiamo alla cultura della Cina, il nostro pensiero va immediatamente ad antichi pensatori come Confucio e Lao tzu, immaginando che la cultura cinese sia rimasta immobile per migliaia di anni, come se essa non avesse avuto "storia". D'altronde da noi simili pregiudizi sono diffusi per tutte le civiltà extraeuropee.

Hegel riteneva che le civiltà orientali fossero ormai esaurite e più nulla potevano dare allo sviluppo della civiltà e della filosofia: concezione chiaramente basata sulla quasi assoluta ignoranza che si aveva allora delle altre civiltà

Naturalmente l'impressione di immobilità è del tutto errata: la Cina ha avuto una storia culturale e filosofica ricca almeno come quella dell'Occidente. Pur tuttavia l'impressione di "astoricità" della filosofia cinese deve avere pure una sua ragion d'essere.

Noi riteniamo che essa dipende da due fattori fondamentali: la concezione della storia e le vicende degli ultimi due secoli.

Innanzi tutto consideriamo la concezione della storia. Fino all'Ottocento, tanto da noi che in Cina si riteneva che la storia fosse la ripetizione di vicende simili, un alternarsi di età prospere e di età di crisi con la incrollabile tendenza a credere che i modelli per migliorare la società fossero nel passato: se in Cina abbiamo il ritorno continuo a Confucio, in Europa gli Umanisti teorizzavano il ritorno al mondo classico e la Riforma Protestante a quello dei tempi evangelici.
A un certo punto però in Occidente è nata l'idea di progresso storico indefinito: i modelli non sono più nel passato ma nel futuro: per affermare la positività di una istituzione diciamo che è "moderna", per combatterla diciamo che è vecchia, che è "ottocentesca "che è"medioevale". Ciò non avvenne in Cina o nelle altre civiltà se non per riflesso della cultura occidentale: pertanto esse appaiono "contemporanee del passato" come immobili (come in effetti da noi fino qualche secolo fa)

Un secondo fattore è dato dal progresso scientifico e sociale: per i Cinesi gli Europei non si identificano in Platone o in Aristotele, personaggi comunemente ignorati ma come i creatori della strabiliante tecnica moderna , i fondatori dello Stato Moderno, della democrazia e/o del socialismo,

Essi ci vedono essenzialmente per quanto abbiamo prodotto negli ultimi cento o duecento anni. Al contrario i Cinesi non hanno prodotto nulla di interessante per noi nè scientificamente nè culturalmente negli ultimi secoli: pertanto noi ammiriamo di essi le grandi opere di un lontano passato, (la Grande Muraglia , il pensiero di Confucio e di Lao tzu.)

Noi intendiamo mostrare che invece la Cina ha avuto una storia filosofica ricca e varia e che negli ultimi 150 anni a contatto con il pensiero occidentale dopo un non breve periodo di crisi ha ormai elaborato una cultura che possiamo definire moderna e che riteniamo possa a breve stare al passo con quella occidentale e dare al mondo un suo contributo essenziale .

Fino al 1800 i Cinesi ritennero che la loro non fosse " una civiltà" ma "la civiltà ": essi non avevano un termine per indicare il loro paese ma lo definivano il "centro". Al di fuori di esso essi ritenevano che esistessero solo popoli barbari , che nulla veramente di interessante potesse venire dal di fuori nè tecnicamente nè culturalmente. Quando cominciarono ad avere rapporti con gli occidentali li definirono barbari come gli altri popoli stranieri. Riconoscevano che alcune loro scoperte tecniche e scientifiche fossero interessanti , che era anche utili avere qualche commercio, perfino apprezzavano alcune idee ma sostanzialmente li consideravano sempre dei "barbari". Ciò che scosse questa granitica, millenaria certezza della propria superiorità civile fu la "guerra dell'oppio" nel 1842. Fu allora evidente e innegabile la supremazia europea che per i 50 anni seguenti li umiliò continuamente : realizzarono allora che la Cina era incapace di opporsi ai barbari venuti dall'occidente, che essi non erano come i Mongoli o i Manciu solamente capaci di fare la guerra: che avevano effettivamente una civiltà più avanzata. Negli ultimi 150 anni i Cinesi hanno affrontato questo problema drammaticamente: nè è nato un pensiero e una filosofia che non possono essere ignorate .

la Cina non è solo il paese di Confucio : è anche il paese degli scontri e degli incontri fra un antichissima civiltà e e le nuove idee importate dall'occidente.

 

CONFUCIO

Il nome di Confucio è la latinizzazione del termine cinese "K'ung fu tsu (cioe: maestro K'ung) operata dai Gesuiti nel 1600. Visse nel VI secolo a. C. piu o meno contemporaneo di Platone, di Budda in quella che viene definita "età assiale" in quanto nello stesso periodo sono vissuti i primi grandi pensatori delle tre grandi civiltà in Europa, India e Cina.

Per 2500 anni in Cina il pensiero di Confucio è stato un punto di riferimento costante:erroneamente però in occidente questo fatto viene visto come segno di immobilismo del pensiero cinese. In realtà il pensiero confuciano ha avuto interpretazioni varie e contrastanti succedutosi nei secoli, ha lottato con altri grandi movimenti di pensiero, ha conosciuto secoli di emarginazione.

Per una ampia esposizione del suo pensiero rimandiamo ad altra voce dello stesso sito. Noi ci limitiamo a fare alcune osservazioni generali

Egli visse in un periodo in cui la Cina era divisa in vari regni in perenne guerra fra di loro e si rimpiangeva un passato più o meno mitico in cui invece un solo imperatore aveva mantenuto pace e prosperità in tutta la Cina. Per Confucio quindi ordine e stabilità significano prosperità e felicità: il suo pensiero è essenzialmente il tentativo di dare regole che possano reggere la società.

Non è pertanto un metafisico :

 

 

Cosa è la morte? Se nemmeno sappiamo che cosa è la vita  come
possiamo conoscere la essenza della morte

Tuttavia egli non è un agnostico e tanto meno un ateo: la legge che regge i rapporti fra gli uomini è la legge morale che deriva direttamente al cuore degli uomini dal Cielo (= tien: il termine indica come anche in italiano sia il cielo materiale che la Divinità in generale) : un concetto del tutto analogo troviamo nel pensiero cristiano. Tuttavia egli non tratta gli aspetti metafisici ne tanto meno pensa a una rivelazione diretta di Dio.

I suoi principi vengono enunciati come autoevidenti , non vengono giustificati nè religiosamente e nemmeno dimostrati deduttivamente. Tutti debbono osservare i propri doveri verso la famiglia, verso la società ,verso lo Stato. Tutti debbono ubbidire ai superiori e tutti debbono agire nell'interesse dei sottoposti con giustizia e magnanimità: soprattutto l'Imperatore, il capo supremo deve ubbidienza al Cielo e preoccuparsi del benessere dei suoi governati. Concetti analoghi troviamo d'altronde nel pensiero cristiano.

Diamo qualche breve esempio degli insegnamenti di Confucio

SUL BUON GOVERNO :
  • Se il principe e i magistrato promulgano leggi o decreti ingiusti il popolo non vi ubbidirà e si opporrà alla sua esecuzione con mezzi violenti anche ingiusti
  • Quando il Centro e la Armonia hanno raggiunto il suo massimo grado di perfezione regnano pace e ordine in cielo e in terra e tutti gli esseri raggiungono la loro completa realizzazione
  • La prima cosa a cui deve badare il capo è che  la sua condotta sia semplice, retta e giusta in ogni momento: deve tener sempre in conto i consigli degli altri,deve sempre controllare i propri atti e mai comandare dispoticamente
  • Quale è l'essenza del buon governo? Non risolvere i problemi con precipitazione e non cercare il proprio tornaconto personale

SULLA CONDOTTA DELL'UOMO:

  • Dall'uomo più nobile a quello  più umile tutti hanno il dovere di migliorarsi
  • Controllati anche nella tua casa:non fare nulla di cui debba vergognarti anche nel luogo più segreto
  • Si può definire un uomo superiore se  è il primo che pone in pratica le sue idee e poi predica agli altri ciò che egli stesso ha realizzato.
  • L'uomo prudente parla poco ma è attivo nell'agire.
  • Quando un uomo è vicino alla morte le sue parole sono sincere e veraci
  • L'uomo volgare è orgoglioso e vano anche quando la sua posizione non sia elevata.. E' molto vicino alla perfezione l'uomo costante,paziente,umile e misurato nel parlare
  • Siate rigidi con voi stessi ma condiscendente con gli altri:in questo modo sarete liberi da ogni invidia e risentimento

Come si può constatare da queste brevissimi esempi in effetti si tratta di principi generali sui quali sarebbe difficile dissentire, anche un occidentale moderno sostanzialmente vi aderirebbe. Questo spiega a nostro avviso, la persistenza dell'insegnamento di Confucio per migliaia di anni. I problemi nascono in effetti quando questi principi vanno poi concretizzati:quando un decreto è ingiusto, quando una condotta è retta e semplice? Sono possibili infinite interpretazionI: in effetti tutti Cinesi possono dirsi Confuciani o forse tutti gli uomini possono definirsi tali. Confucio in realtà ha espresso il sentire comune dell'umanità è in questo possiamo indicare la sua grandezza ma anche forse il suo limite in quanto non opera scelte in argomenti controversi.

 

TAOISMO

 

Fondatore del taoismo fu Lao-tzu ( Lao tze secondo la vecchia grafia) contemporaneo ed oppositore di Confucio. Mentre infatti il confucianesimo è essenzialmente rivolto all'impegno civile il taoismo invece è orientato in senso metafisico e religioso. Il concetto essenziale è il Tao ( la via) : il termine è difficilmente traducibile perchè vuole indicare qualcosa che la ragion non può cogliere. Possiamo dire che il Tao è l'armonia del tutto, è Dio ma in effetti è qualcosa che non possiamo veramente comprendere ed esprimere ma che possiamo cogliere nella profondità del nostro essere secondo il detto di Lao tzu :

Quelli che conoscono non dicono, e quelli che dicono non sanno

Potremmo paragonarlo nella cultura occidentale all'ineffabile "uno" dei neo-platonici. Pertanto l'uomo deve cercare la via mistica, l'ascesi che lo porti al Tao. deve seguire la sua natura profonda . Da questo punto di vista le regole civili e quindi anche uno stato sono sostanzialmente un ostacolo: conseguentemente uno stato è tanto piu perfetto quanto meno agisce,

Si comprenderà chiaramente come una dottrina del genere non potesse certamente essere accettata dall'apparato amministrativo che logicamente si rifaceva sempre agli insegnamenti di buona amministrazione confuciana.

Il Taoismo è sempre stato vivo comunque in Cina: schiere di filosofi in piu di due millenni si sono addentrati in ardite e complesse speculazioni sul Tao e sulla via per raggiungerlo: si tratta di opere difficilmente comprensibili al di fuori di una cerchia di esperti e che possono essere quindi facilmente banalizzate

Ad esempio :

 

Lo YIN-YANG è il concetto Taoista che illustra il modo in cui l'universo è costituito da molti elementi contrari gli uni agli altri - ad esempio, maschio/femmina, positivo/negativo, luce/tenebre, attivo/passivo, vita/morte, e così via. Lo "Yin" è sinonimo di inerzia, e i suoi elementi sono rappresentati da una forma scura e delle linee spezzate, mentre lo "Yang" è sinonimo di azione, e i suoi elementi sono rappresentati da una forma chiara e delle linee intere

Notiamo però che il taoismo ha anche una sua versione popolare con una sua chiesa, con i suoi riti suggestivi che affascinano tuttora molti Cinesi, particolarmente quelle emigrati all'estero.

 

IL MAESTRO MO

Mo tse (il maestro MO) (479-391 a. C. ) visse poco dopo Confucio Il suo insegnamento è stata paragonato a quello di Cristo. La sua teoria può essere compendiata nell'amore universale. Bisogna amare tutti gli esseri umani senza distinzione. Se si ama solo la propria famiglia allora siamo disposti a fare il male delle altre famiglie per il vantaggio della nostra. Soprattutto egli, convinto pacifista sostenne che l'amore della propria patria porta alla lotta contro le altre nazioni generando la guerra alla quale egli era assolutamente e radicalmente contrario. Deprecava anche il lusso e lo sfarzo dei potenti il cui costo ricadeva sui ceti poveri. La sua concezione era sostenuta da una profonda fede religiosa nel"Shang-ti" (Signore del cielo) inteso in modo personale e negli "spiriti" che riempivano tutto l'universo. Prevedeva anche un castigo e un premio dopo la morte.

Come si vede le somiglianze con l'insegnamento cristiano sono impressionanti. Va notato comunque il diverso contesto culturale, la mancanza di una Rivelazione e naturalmente di tutti i dogmi cristiani

Il suo pensiero fu combattuto dai Confuciani che lo accusavano di distruggere i doveri concreti, codificabili , disperdendosi in una concezione vaga, astratta, irrealizzabile. Insomma ai funzionari imperiali i precetti di Confucio apparvero effettivamente realizzabili mentre l'afflato mistico di amore universale di MO una pericolosa utopia.

 

BUDDISMO

Il buddismo penetrò in Cina nel I secolo d. C. al tempo in cui l'impero della dinastia degli Han si estese fino al Pamir e apri contatti con l'India. Per secoli però la sua diffusione fu limitata. Solo dopo gli Han nel periodo delle "tre dinastie" nel V secolo ebbe ampia diffusione divenendo la religione dominante. La sua fortuna continuo anche con la riunificazione operata dai Sui e poi con la dinastia dei Tang (618- 902) sotto la quale raggiunse l'apogeo culturale. Verso la metà del IX secolo d. C., tuttavia la eccessiva potenza raggiunto dai monasteri buddisti provocò uno scontro con l'autorità imperiale. Da allora il buddismo cominciò a declinare sotto l'incalzare della rinascita del Confucianesimo pur restando fino ai nostri giorni una componente importante della cultura cinese.

Rimandiamo ad altra voce di questo sito per una illustrazione della dottrina del Budda limitandoci a qualche notazione nei confronti della cultura cinese.

Pur essendo una dottrina non cinese tuttavia, poichè si sviluppò molto lentamente in effetti non fu considerata una dottrina straniera quando essa effettivamente si affermò.

Il concetto fondamentale del Budda è la illusorietà di tutta la realtà, la non permanenza del "Tutto". Il Karma è la legge che determina la causalità fra le nostre azioni e il nostro destino in questa vita e nelle altre vite future (reincarnazioni). Non si nega l'esistenza delle divinità e dell'anima ma anche esse sono non-permanenti. L'illuminato" quindi ha come meta il Nirvana,la libertà dalle catene della illusorietà dell'essere: essa si raggiunge con la meditazione, con la rinuncia al desiderio perchè la vita è dolore. Si tratta quindi di una filosofia mistica, che vede il mondo come il male radicale : ciò non vuol dire che il buddista non compia il suo dovere nella società. Come nel Cristianesimo, la destinazione ultramondana dell'uomo non significa necessariamente fuga dal mondo stesso.Il monachesimo buddista poi in genere non è una condizione permanente della vita: prima di divenire "bonzo", in genere, l'uomo ha adempiuto ai suoi doveri mondani. 

Il buddismo poi si frantuma in una serie molto ampia di correnti e sottocorrenti che danno interpretazioni diversissime del pensiero del Maestro. Si noti che non si tratta di una religione rivelata per cui non si può parlare di una ortodossia ma di una dottrina filosofica per di più basata sulla esperienza personale, irripetibile: in fondo ognuno può essere buddista a proprio modo, secondo la propria irrepetibile esperienza o "illuminazione" 

in Cina si diffuse generalmente la versione detta" Mahayana"(In sanscrito: grande veicolo) e non quella "Hinayana" (in sanscrito: piccolo veicolo) la prima ha una dimensione più comunitaria, la salvezza viene cioè considerata più un fatto collettivo mentre la seconda in contrapposto tende più a una salvezza individuale. La "mahayana" corrispondeva meglio alla tradizione solidaristica e politica cinese 

Molta importanza ebbero anche i "Boddishava": persone che pure avendo raggiunto la soglia del Nirvana tuttavia rinunciano ad entrarvi momentaneamente per aiutare gli altri uomini nel loro difficile cammino. Essi assumono una funzione paragonabili ai santi del cattolicesimo, fatto naturalmente le debite differenze.

Una delle scuole buddiste Cinesi fu quella "ch'an", termine che deriva dal sanscrito "dyama " cioè "meditazione" che attualmente è molto popolare in Europa con il suo nome giapponese di "zen" . Secondo essa la "illuminazione" non si ottiene per gradi ma improvisamente come " quando in una botte viene meno il fondo e tutto il contenuto cade di colpo" e prevede particolari tecniche di meditazioni. 

Nel complesso il buddismo poteva incontrarsi con il Taoismo ma sostanzialmente veniva in contrasto con il Confucianesimo.

Il buddismo è comunque una dottrina che predica la rinuncia al mondo, Confucio invece come abbiamo notato non si interessa di astrusi problemi metafisici e mistici ma al nostro mondo . Budda vuole sfuggire il mondo ,sentito come dolore, Confucio lo vuol governare. La tradizione imperiale cinese comprensibilmente volle tornare a Confucio e lottare contro teorie considerate pericolose per l'Impero.

 

I PRINCIPI UNIVERSALI E LO SPIRITO UNIVERSALE

Con la dinastia Song la Cina fu riunificata definitivamente.Nel XIII secolo l'invasione mongola portò all'impero la dinastia Yuan (quella di Qublai kan di cui parla Marco Polo). Nel 1368  si affermò la dinastia nazionale dei Ming  che durò fino al 1664.
La necessità del governo dell'immenso paese  vide la rifioritura del pensiero confuciano che tuttavia battè strade diverse e si allontanò non poco dallo spirito originario del maestro. Si parla pertanto di neo-confucianesimo che assorbe molto della speculazione filosofica del buddismo e del taoismo. Si distinguono due scuole fondamentali : quello dei "Principi Universali"e quella dello "Spirito Universale" . 
La differenza fra le due scuole è stata  paragonata a quella fra realismo e idealismo  nella nostra filosofia occidentale dell'800

Secondo la prima scuola vi è netta distinzione fra i principi universali (li) e e la natura stessa ( ch'i) Pertanto nell'uomo si può distinguere una natura umana (hsing) che fa parte dei principi universali necessariamente buona e una coscienza (hsin) che potenzialmente può volgersi anche al male. Si può comprendere il principio universale della realtà partendo dalla comprensione dei singoli esseri particolari. Il maggiore esponente puoi considerarsi CHU HSI

Seconda la seconda scuola invece esiste una unica vera realtà :lo spirito (hsin) di cui sia  i principi (li) che dispiegarsi corporeo ( ch'i) sono determinazioni. Pertanto l'individualità di ogni mente umana è solo apparente : bisogna raggiungere quindi l'unità del tutto superando la illusorietà del contingente e da questa intuizione nascono le azioni giuste. Il  maggiore esponente può considerasi  Wang yang ming

CHU HSI: (1130- 1200) è il massimo esponente della scuola "Scuola dei Principi Universali" ed ebbe ebbe una influenza enorme in tutta la vita della Cina e fino a tempi moderni:dal 1300 infatti per circa 600 anni  infatti i suoi libri furono i testi sui quali ci si doveva  preparare per superare i concorsi a funzionario in tutta la Cina. Egli fu un sistematore del pensiero precedente più che un pensatore originale. Può essere paragonato al S. Tommaso nella nostra tradizione  filosofica di cui  fu anche quasi contemporaneo

Egli sistematizza il pensiero di Confucio facendo corrispondere a ogni realta terrena una categoria universale, immutabile. Nell'etica, in particolare, sostiene che la conquista del discernimento fra il bene e il male è il risultato della conoscenza della interconnessione degli aspetti della realtà che si raggiunge con lo studio e la meditazione paziente e continua della realtà

Il suo pensiero si prestava quindi perfettamente alla formazione di quella classe di funzionari che resse la Cina fino all'irrompere  della civiltà occidentale

   WANG YANG MING:  (1472-1529) puo essere ritenuto il sistematore e il massimo esponente della "Scuola dello Spirito Universale". Egli ritiene che per conoscere il tutto non è necessario uscire fuori di noi stessi perchè in effetti noi siamo il Tutto e il Tutto è in noi

Egli enuncia le "tre corde maggiori" (principi fondamentali, diremmo noi)

1° corda: la virtù illustre: consiste nell'essere in armonia con il  tutto, superando l'egoismo che ci porta al nostro particolare

2° corda:amare il prossimo:si comincia dall'amore per i nostri familiari, i nostri amici e la nostra città fino a giungere all'amore per tutto l'universo

3° corda:il bene supremo : si raggiunge l'intuizione del bene supremo che ci fa riconoscere infallibilmente il bene e il male, il giusto e l'ingiusto.

Nel 1529 le sue dottrine furono  considerate pericolose per l'ordine dello Stato e il loro insegnamento proibito nelle scuole. In seguito. però le sue opere furono devotamente riposte nei templi confuciani.

 

IL RITORNO AGLI HAN

Nella prima metà del 1600 la Cina del Ming entra in grave crisi economica e politica: ciò permette la vittoriosa invasione dei Manciu che nel 1644 installarono una loro dinastia , i Qing . I Manciu più che un popolo propriamente  barbaro era un popolo marginale dell'impero Cinese : dapprincipio i rapporti con la Cina furono di duro dominio ( fra l'altro imposero ai Cinesi l'uso del codino). Presto però, soprattutto con l'imperatore K'ang hsi i Manciu non  furono più considerati stranieri: la dinastia Manciu durò fino alla fine dell'impero nel 1911 e con essa in effetti ebbero rapporti gli Europei

La crisi politica portò a un  profondo ripensamento del pensiero neo confuciano. Si incolparono infatti della decadenza dell'Impero proprio le scuole dei Principi Universali e dello Spirito universale, in verità non sapremmo dire con quanta fondamento . Si accusarono le due scuole di aver smarrito il vero senso del pensiero di Confucio di aver costruito sovrastrutture taoiste e soprattutto buddiste.

Si parlo allora di una "ritorno agli Han" che avevano regnato  dal 206 a. C.al 220 d. C.   in contrapposto al periodo dei Song e dei Ming. (dal 960 al 1644 d. C.)

Si tornò quindi al pensiero "originario" di Confucio e poi degli altri classici anche con un grande fervore ideale e anche filologico.

Gli Europei incontrarono la cultura cinese in questo contesto culturale e quindi la Cina potè apparire ad essi come immobile nel tempo,fuori dalla storia perchè legata a un pensiero di 2500 anni antecedente  senza rendersi conto che in effetti si trattava di "ritorno"  dopo un grandi e complesse vicende e non di una semplice persistenza

Il "ritorno agli han" può essere paragonato al nostro Umanesimo. In entrambi si ritorna a un pensiero antico che era sempre stato presente nella storia della cultura ma che ora viene visto nella sua presunta " purezza originaria"

Platone ed Aristotele erano sempre considerati la base della filosofia medioevale ma erano stati interpretati secondo una visione cristiana: l'Umanesimo cerca di restituirne la visione originaria (Averroismo, neo-platonismo rinascimentale), e il processo si estende a tutti i campi della cultura. Analogamente in Cina con il "ritorno agli Han" Confucio e gli altri classici sempre presenti nella cultura  cinese vengono riletti senza le sovrastrutture delle grandi scuole neo-confuciane .

Anche una certa istanza laica ma non antireligiosa è presente sia nell'umanesimo che nel ritorno agli Han.

Ciò pero che , a nostro avviso distingue nettamene i due movimenti è lo svolgimento storico. Il nostro umanesimo succede a un lungo medioevo e segna l'inizio di quello sviluppo culturale e civile che portò la civiltà europea a imporsi al resto del mondo. Invece non esiste un "medio evo" cinese che tale non puo considerarsi il periodo Ming, e il ritorno agli Han ha segnato in effetti i l'inizio di una decadenza che ha portato la Cina agli inizi del 900 a un forte ritardo rispetto agli Occidentali. Insomma potremmo dire che l'Umanesimo Rinascimentale  è stato l'inizio del nostro sviluppo, il "ritorno agli han" invece l'inizio della decadenza della Cina

Ricordiamo alcuni autori del movimento

WANG FU CHING (1619-1642) Fu travolto dal crollo dell'impero Ming ad opera dei Manciu e di cio dette la colpa alle scuole neo confuciane. Si dedicò alla confutazioni delle loro dottrine inaugurando un metodo filologico per la scoperta dei genuini significati delle opere classiche

KU YEN-WU (18613-11682) anche lui travolto dal crollo dei Ming con i quali partecipò alla resistenza nel sud della Cina. Intraprese complesse studi filologici, con i quali intese riscoprire tutta la ricchezza del pensiero della Cina anteriormente al buddismo nel periodo appunto degli Han

TAI CHEN (1723-1777) invece ormai apparteneva  a una generazione nella quale ogni contrasto con i Manciu era superato e la dinastia Qing appariva come ormai cinese. Il suo pensiero può apparire più vicino a quello coevo degli occidentali. Egli propugnò un ritorno alla concezione del Tao inteso in senso dinamico come legge immanente e dinamica della storia che comportava un certo relativismo etico e politico. Anche per quanto riguarda i fenomeni naturali (Li) ritenne che essi andavano sempre spiegati con principi immanenti , concezione questa accostabile alle idee della rivoluzione scientifica in Europa. Malgrado i suggestivi accostamenti   tuttavia ci pare che il suo pensiero non fosse affatto in grado di provocare una rivoluzione scientifica e culturale paragonabile a quanto avveniva in Europa ; si trattava pur sempre di un ritorno all'antico non di salto nel futuro.

 

IL CRISTIANESIMO

NESTORIANI : nel VII secolo nella Cina si formò una comunità cristiana. Essa traeva origine dalla Chiesa che seguendo l'eresia di Nestorio   si era separata  dalla cristianità ortodossa  dopo il  concilio di Calcedonia del  451 ed aveva avuto notevole sviluppo in Mesopotamia .Di qua, attraverso le carovane che percorrevano l'asia centrale era giunta anche in Cina. Alla fine del 1200 la comunità  era ancora abbastanza  fiorente, come attesta Marco Polo della cui attendibilità tuttavia non possiamo essere sicuri. Tuttora a X'ian esiste una stele in lingua siriaca che ne attesta la presenza. La comunità in seguito però si estinse e comunque non ha avuto alcun rilievo nella storia culturale della Cina

MATTEO RICCI - Un rapporto importante con il cristianesimo si ebbe invece con l'arrivo degli Europei in oriente alla fine del 500.

Nel 1582 il gesuita italiano Matteo Ricci giunse in Cina. Si impegnò nello studio profondo della lingua e della cultura cinese di cui divenne tanto esperto da poter confrontarsi con successo con gli intellettuali confuciani di cui adottò anche la foggia dell'abbigliamento. Nel 1601 fu ammesso a Pechino presso la corte imperiale e fu molto apprezzato per le conoscenze astronomiche che riportava dall'Occidente; addirittura  fino alla fine dell'impero nel 1911 la funzione di direttore dell'istituto astronomico imperiale fu riservato ancora a un gesuita. In seguito gli altri Gesuiti che seguirono padre Ricci continuarono nella sua linea. I Gesuiti erano si di origine straniera ma si presentavano come partecipi della cultura cinese e quindi il cristianesimo non veniva visto come qualcosa di straniero, di barbaro. Per un popolo come i Cinesi che ritenevano di essere il "centro" del mondo la cosa era fondamentale : i Gesuiti speravano in tal modo di convertire la Cina nel suo insieme partendo dalla classe dirigente.Il loro  atteggiamento però scatenò quello che è passato alla storia come la ...
 

CONTROVERSIA DEI RITI CINESI : I Gesuiti ritenevano che il pensiero confuciano e in genere i riti religiosi Cinesi non fossero  incompatibili con il cristianesimo. In particolare i riti nei templi confuciani e le preghiere sulle tavolette degli antenati vennero considerati funzioni politiche, manifestazioni di rispetto per gli avi senza attribuire ad essi un vero e proprio valore religioso. Missionari cattolici francescani e domenicani invece ritennero che essi fossero manifestazioni pagane, di indubbio valore religioso che non potevano essere assolutamente tollerate. il problema riguardava anche il termine con cui designare Dio. in cinese non esiste propriamente una parola  che Lo indichi. Per i Gesuiti si poteva benissimo usare l'antico termine confuciano di "tien" ( cielo) o anche "Shang-ti" (Signore supremo ) pur esso tradizionale: per i loro avversari invece bisognava usare il termine nuovo "tien -chu" (signore del cielo): ovviamente non si trattava solo di una questione  linguistica ma di una continuità o rottura con la tradizione cinese

  La questione dei " Riti cinesi" fu allora rimessa al giudizio del pontefice e si trascino per oltre un secolo A un certo punto lo stesso imperatore  confermò la tesi dei Gesuiti. Crediamo che in effetti avessero ragione sia i Gesuiti che i loro oppositori: a un certo livello di cultura i riti  avevano solo un valore civile ma per il popolo essi erano effettive  manifestazioni religiose. D'altra parte questa dualità è tipica come abbiamo altrove visto della religiosità cinese (e non solo cinese:si pensa allo stesso ambito cattolico come tanto spesso le immagini di santi assumano il valore di amuleti). Nel 1747 alla fine Roma condannò senza appello i "riti Cinesi". Il tentativo di presentare il cristianesimo in veste cinese cosi falli. i missionari continuarono nello loro opera ma furono espulsi e ostacolati dalle  autorità e soprattutto furono visti come estranei in una civiltà tanto orgogliosa di se stessa.

NELL'ETA' DEL COLONIALISMO. Dopo la guerra dell'oppio (1842) la Cina fu costretta ad aprirsi all'Occidente. Anche se gli Europei non fecero della Cina una colonia tuttavia essi vi dominarono ampiamente spartendola anche in zone di influenza. In questa situazione, legato al predominio europeo il Cristianesimo fece molti proseliti in Cina anche basandosi sugli aiuti economici che essi potevano offrire a una  popolazione oppressa dalla fame e dalla miseria.Ma inevitabilmente  esso veniva visto come come una specie di terza colonna degli Europei. I movimenti nazionalistici furono infatti ostili: la rivolta dei Boxer si rivolse soprattutto contro di essi  perpetrando un terribile massacro. In seguito gli Europei imposero il rispetto dei cristiani il cui numero si accrebbe anche nella prima parte del 900 ma restando pero sempre una sorta di corpo estraneo.

LA SITUAZIONE ATTUALE: Con l'avvento del Comunismo nel 1949 si è avuto una lotta generale alle religioni che ha raggiunse  aspetti parossistici nella "Rivoluzione culturale "degli anni sessanta. In particolare il governo cinese promosse una Chiesa Cattolica Patriottica che rompesse ogni rapporto con Roma vista come una alleata del capitalismo e degli americani. In parte i cattolici Cinesi  resistettero e subirono feroci persecuzioni, in parte si piegarono alle  circostanze riuscendo a sopravvivere stentatamente.

Dopo la morte di Mao, con il nuovo corso pragmatico della politica cinese si è sperato in una normalizzazione dei rapporti ma questo non è avvenuto .anche se  la libertà religiosa dei cattolici è molto più ampia.

La "Chiesa  Cattolica Patriottica" e  quella restata  fedele a Roma non hanno seguito però il rinnovo del Concilio Vaticano II  e sono rimaste  a oltre 50 anni fa: ad esempio la messa viene ancora celebrata con il sacerdote rivolto con le spalle ai fedeli e talvolta anche in latino

Non ha giovato ai rapporti  fra vaticano e Cina anche il fatto che il papa ha elevato alla gloria degli altari, come martiri, 120 cristiani uccisi dai Boxer intorno al 1900

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE  - Noi riteniamo che la Cina possa aprirsi al cristianesimo solo seguendo la via tracciata dai Gesuiti. La Cina non può essere terra di missione della stessa natura dell'africa. Quivi la civiltà è essenzialmente quella europea: l'abbandono delle tradizioni tribali significa in effetti adottare le lingue europee, la civiltà europea e quindi anche la religione europea sia pure con tutti gli adattamenti necessari

Ma la Cina possiede una civiltà piu antica di quella europea, soprattutto una coscienza altissima di se stessa. Potrà accettare una religione proveniente dall'esterno (come accettò il buddismo) solo nella misura in cui essa riuscirà a  farsi cinse. 

Riportiamo per concludere l'autorevole  parere di un cristiano cinese, padre Joseph Wong:

Affinché la cristianità possa prendere piede in Cina è necessario collegare la dottrina e la pratica cristiana alla cultura cinese. Guardiamo l’esempio del Buddismo. Giunse in Cina dall’India e fu inizialmente rigettato come religione straniera. Ma i missionari buddisti ebbero pazienza e saggezza. Dopo alcuni secoli di lotta per sopravvivere, il buddismo fu in grado di adattarsi e integrarsi con la cultura tradizionale cinese. Alla fine vi fu un buddismo cinese e da allora è diventato la principale religione della Cina e dei paesi dell’Asia orientale. Il cristianesimo è stato introdotto in Cina quattro secoli fa in modo degno di nota. Per ragioni differenti non si è ancora radicato in modo stabile. Forse ciò che gli antichi padri greci fecero immettendo il messaggio giudeo-cristiano nel mondo greco-romano o ciò che il grande missionario gesuita Matteo Ricci fece collegando la dottrina cristiana con la cultura cinese dovrebbe offrirci un esempio in questo nuovo sforzo di portare il messaggio cristiano al popolo cinese. Sia la dottrina che la spiritualità cristiana hanno bisogno di essere inculturate.  Non soltanto la cultura cinese avrebbe beneficio dal messaggio cristiano ma lo stesso cristianesimo si arricchirebbe nell’incontro con le antiche e sagge tradizioni della Cina e dell’Oriente.

(Padre Joseph Wong osb è professo dal 1997 del monastero di Big Sur, New Camaldoli, della congregazione Camaldolese, fondato in California, USA, nel 1958.)

 

INCONTRO CON L'OCCIDENTE

Dalla metà dell'800 in Cina si cominciò a prendere coscienza che le sconfitte continuamente subite dalla Cina non dipendevano da una semplice supremazia militare degli Europei ma da un effettivo maggior sviluppo civile in generale.

Si produssero due correnti di pensiero.La  prima ritornava ancora una volta a Confucio interpretandolo in modo da inglobare elementi esenziali della cultura europea: di essa il maggiore esponente puo essere ritenuto K'ANG YU-WEI

Una seconda corrente invece riteneva che bisognava ormai abbandonare decisamente Confucio e la tradizione filosofica per aderire veramente al progresso e fu rappresentata fra gli altri da HU SHIH 

 

K'ANG YU-WEI (1857-1927 )Fu un intellettuale  di grande rilievo e leader di un movimento culturale molto ampio. Egli sosteneva di fronte all'invadenza della cultura occidentale un ritorno a Confucio  di cui però veniva data una particolare lettura. Secondo essa vi sono periodi di "disordine" e di "pace crescente". Il capitalismo, il nazionalismo, l'individualismo occidentale sono un momento di disordine a cui bisogna reagire ritornando al pensiero confuciano. Esso viene visto soprattutto come anelito alla giustizia sociale in una prospettiva  socialista e intenazionalista. Si tratta ,come si vede, di un pensiero che intende dichiaratamente tornare alla tradizione cinese ma in effetti  ingloba in sè gli ideali della sinistra occidentale. Lo stesso Mao ebbe grande stima del  pensiero di K'ANG YU-WEI e le sue opere furono integralmente  pubblicate solo nel 1935.

Dopo la sconfitta della Cina da parte del Giappone nella guerra di Corea nel 1996 egli fu chiamato dalla corte a realizzare le sue idee. In "cento giorni" furono emanati  circa 40 editti che modificavano profondamente in senso moderno, noi diremmo, l'amministrazione cinese. Purtroppo la reazioni di quanti vedevano minacciati i propri  privilegi fu fortissima: molti suoi compagni furono messi a morte e egli si salvò a stento. E la Cina continuo a scivolare verso il baratro

HU SHIH (1891-1962) Studiò negli Stati Uniti,e fu alunno di Dewey. Egli respinse l'opinione corrente che l’Occidente, nella sua prosperità, fosse materialista mentre l’Oriente, nella sua povertà, spiritualista e sosteneva che i termini materialismo e spiritualismo fossero mal definiti . Riteneva "altamente spirituale" che una civiltà potesse incarnare delle idee in macchinari ed altre opere d’ingegno, sollevando così la gente dalla miseria. Affermava che effettivamente un’automobile poteva definirsi materiale, ma che non c'era però nulla di spirituale in un risciò tirato da un essere umano.

Promosse una ampia  "rivoluzione letteraria" che ebbe fra i suoi effetti quello di sostituire la lingua cinese classica, ormai solo scritta,  con quella effettivamente parlata 

Nel 1919 invitò Dewey  e Russell a tenere delle conferenze all'università di Pechino e l'iniziativa ebbe enorme successo.

  Fu quindi esponente di una cultura che avvicinava la Cina essenzialmente ai modelli di democrazia occidentale a carattere pragmatico  e individualista più  specificatamente americana. Per questo fatto fu poi aspramente criticato dai comunisti e additato da Mao come un esponente del capitalismo e come tale "demonizzato".

 

MARXISMO E MAO

Nel 1949 dopo oltre 20 anni di guerre il partito comunista cinese sotto la guida da Mao Zedong  (  Mao Tze Tung  secondo la vecchia grafia) si installa saldamente al potere. Il marxismo nella sua versione maoista diventa quindi la ideologia ufficiale dello Stato fatta valere con pugno di ferro e senza compromessi in tutta vita cinese.

Non è questo il luogo per illustrare i principi filosofici del marxismo. Facciamo solo qualche notazione sul marxismo cinese che praticamente coincide con il pensiero di Mao.

Innanzi tutto si tratta del marxismo secondo la versione di Lenin (anzi i  i Cinesi non vollero mai condannare nemmeno l'operato di Stalin) : non sono presenti quindi in Cina le interpretazione  e le evoluzioni del marxismo al di fuori del cosi detto "socialismo reale": la scuola di Francoforte ,Althusser e Marcuse  non hanno avuto alcuna risonanza  in Cina 

Mao invece modificò il marxismo nel senso che non ritenne che la rivoluzione sarebbe stata promossa  dalla classe operaia (il cui sviluppo era modestissimo in Cina) ma fece affidamento su quella contadina. Nella concezione maoista quindi la rivoluzione comunista  non nasce da una fase avanzata dell'industrializzazione ma da un mondo ancora agricolo, non è il superamento di una società borghese ma di un mondo definito "feudale".ll termine "feudalesimo" viene però quivi impiegato per indicare l'ordinamento  tradizionale cinese. In verità in Cina non vi era nulla che potesse richiamare il feudalesimo occidentale  visto che almeno da  un millennio vi era uno stato assoluto retto da una immensa burocrazia gerarchica: le categorie impiegate da Marx potevano inquadrare la civiltà occidentale ma non quella cinese. Con il termine "feudalesimo" si indicò quindi la Cina tradizionale, la Cina di "sempre" contro la quale  la rivoluzione comunista doveva combattere per instaurare la dittatura del proletariato e quindi il Comunismo

La lotta alla borghesia , incarnata dal modesto sviluppo capitalistico dei tempi di  Ciang Kai Shek ,  pure presente, in fondo appariva come un aspetto  della generale lotta alla tradizione. In questo quadro  Confucio fu considerato il teorico della tradizione del "feudalesimo", il suo pensiero  come il grande avversario da combattere . La condanna di Confucio fu sempre chiara, inequivocabile da parte di  Mao. In  realtà molte interpretazioni erano state date del pensiero Confuciano ma qui non si trattava di una "nuova" interpretazione di Confucio ma proprio del suo rifiuto. Per la prima volta ,dopo piu di duemila anni Confucio non veniva più considerato il filosofo da "riscoprire" ma il nemico da abbattere. 

 A livello mondiale la concezione comunista cinese era più consona ai paesi del terzo mondo dove non c'era mai stata  come  in  Occidente una classe borghese contro la quale lottava Marx: nei  termini del pensiero di  Mao si diceva che  la "campagna" (cioè i paesi poveri) dovevano assediare la "città" (cioè le aeree industrializzate e ricche)

Per altro la parabola del comunismo cinese seguì quello sovietico: si ebbe dapprima una apertura alle altre forze sociali  paragonabile al periodo del NEP in Russia.

Nel 1956 si apri a forze comunque progressiste anche se non  marxiste con lo slogan  lanciato da Mao "Che cento fiori sboccino, che cento scuole rivaleggino"   (la frase è ripresa dal filosofo taoista Zhuangzi  - III secolo a.C.)

Quando pero ci si rese conto che in tal modo la rivoluzione marxista evolveva verso una rivoluzione  borghese allora si riaffermarono  violentemente i principi marxisti. Mentre però in Russia questo avvenne  da parte di Stalin con l'uso di terrificanti  purghe dell'apparato dello Stato che distrussero in pratica tutta la vecchia guardia rivoluzionaria Mao invece bandiva la "rivoluzione culturale" e faceva ricorso alle giovanissime  "Guardie rosse " contro l'apparato amministrativo 

Il fenomeno ebbe immensa eco anche in occidente influenzando certamente anche il movimento del 68 anche se è difficile precisare in  quale misura.  Per un momento i Cinesi si poterono illudere di essere  il centro del mondo come sempre avevano ritenuto di essere.

 I presupposti filosofici della rivoluzione culturale erano  il primato  dell'ideologico sulla tecnica e insieme il primato del "fare" sul "pensare". Si riteneva cioè  che per progredire era più importante una chiara coscienza proletaria, una salda conoscenza e fede nel marxismo-pensiero di Mao che non capacità organizzative e anche tecnico-scienfiche. Girava in Occidente un  filmato cinese nel quale si vedevano alcuni pastorelli salvare il loro piccolo gregge dalla tempesta: il merito era  ascritto al pensiero di Mao che li aveva ispirati e guidati ! Era preferibile alla direzione di una fabbrica una persona sicuramente comunista senza alcuna conoscenza tecnica e amministrativa a una esperta ma di incerta fede, inquinato da tendenze borghesi e feudali. E questo avveniva in un paese nel quale da millenni era presente un sistema di meritocrazia che si avvaleva di un sistema di pubblici concorsi che in Occidente si era avuto solo alla fin dell'800.

Nel contempo però gli studenti e gli intellettuali venivano invitati a lavorare manualmente  nelle comuni agricole ,secondo il primato dal fare sul pensiero. I "deviazionisti" venivano inviati al lavoro manuale per la rieducazione: noi occidentali interpretiamo la cosa come una semplice condanna ai lavori forzati: ma in verità vi era veramente l'idea che il lavoro a contatto con il proletariato avesse una funzione catartica, che "veramente" nascesse in questo modo  l"uomo nuovo" vagheggiato da Marx.

Il richiamo alle "guardie rosse" cioè a giovanissimi poco più che adolescenti era motivato dal fatto  che erano essi che non avevano vissuto nel passato tradizionale e feudale che potevano avere una più sicura coscienza proletaria. Nel paese che più di ogni altro aveva esaltato la gerarchia dell'età, il rispetto verso i genitori e gli anziani in generale, che da sempre si era retto sul culto degli antenati i  giovanissimi portava alla gogna gli anziani, li accusavano ,li mettevano sotto processo, li trascinavano  per le strade con cartelli infamanti. 

Vero è che i dirigenti dell'apparato del partito  salvarono almeno la vita mentre mentre quelli  russi la persero nelle sanguinose purghe staliniane: ma un numero imprecisabile di essi preferirono suicidarsi in un paese in cui la "faccia" l' "onore" era tutto per un uomo.

Spesso si ritiene  che le vicende della Cina di Mao in realtà si riducano a lotte per il potere  personali (fra Mao, Ciu-en- lai, la cosi detta banda dei quattro ecc ) delle cui vicende   poi in effetti non abbiamo conoscenze complete  e che sono paragonabili agli antichi intrighi di palazzo della "città proibita" .Certamente ci furono lotte per il potere ma anche una grande dibattito filosofico e ideologico che coinvolse veramente le masse cinesi, che veramente riguardò ogni singolo cinese personalmente ,spesso drammaticamente 

 Se è vero che il ricorso alle giovanissime "guardie rosse" fu un espediente di Mao ormai quasi prigioniero  dell'apparato statale e di partito  tuttavia non  si trattò di un fatto personale di Mao : effettivamente in Cina si fronteggiarono posizioni ideologiche diverse,effettivamente la società cinese fu scossa dalle fondamenta da quei giovanissimi.

 

DOPO MAO

 

 Le conseguenze sull'economia della "rivoluzione culturale" e in generale 'del modello maoista   furono ,a quanto in seguito si è accertato, assolutamente catastrofiche sul piano economico  e le carestie  che ne seguirono   provocarono la morte di milioni di persone,

Ancora vivente Mao allora la Cina iniziò a voltare decisamente pagina avviandosi a una economia di mercato che oggi permette alla  Cina incredibili tassi di sviluppo, intorno al 10% annuo. 

Tuttavia essa non ha mai abbandonato teoricamente il marxismo ufficiale.  Nel 1989 gli studenti di Pechino promossero un movimento fortissimo per avviare la Cina sulla via delle riforme di tipo occidentale. Si videro simboli e emblemi della "american way of life" . Sembrò per un momento che ad  economia di mercato seguissero anche libertà e democrazia di tipo  occidentale , che una cultura liberale occidentale prendesse il posto di quella marxista. A lungo ci fu incertezza anche nelle alte sfere politiche, l'opinione pubblica di Pechino sembrò tutta a favore degli studenti che rappresentavano il nuovo. Invece i dirigenti fecero affluire a Pechino  soldati provenienti da lontane province perche non si fidavano evidentemente di quelli locali: la piazza di Tien'ammen , fu il luogo simbolo di una sanguinosa repressione. che poi si allargò in tutta la Cina.

Molti ritengono che sotto la  ortodossia marxista maoista continuasse  a vivere la tradizione cinese, e fanno di Mao l'ultimo confuciano piu che l'ultimo marxista. Certamente è sempre possibile trovare paralleli e rapporti suggestivi tra il comunismo e la tradizione cinese come per qualsiasi coppia di movimenti. Ma a noi sembra che nulla possa essere nella sostanza  più lontano dalla tradizione filosofica cinese che il marxismo.

La tradizione culturale cinese era centralista. I mali derivavano sempre da una inadeguatezza del centro che non riusciva a governare provocando l' anarchia , anche i disastri naturali derivavano dalla cattiva condotta dell'imperatore che provocava la collera del Cielo. Tutto il pensiero cinese è inteso a dare le norme di comportamento delle classi dirigenti da cui si riteneva dipendesse la prosperità e la felicita dei governati :l'idea marxista che invece la felicità del popolo derivasse dal suo autogoverno e che lo Stato sarebbe nel tempo sparito era assolutamente contrario a tutta la tradizione cinese

La situazione culturale della Cina attualmente è pertanto veramente singolare: ufficialmente il marxismo è ancora la ideologia di stato,il ritratto di Mao campeggia ovunque, il suo mausoleo è ancora la meta di pellegrinaggi di milioni di Cinesi. Dall'altra parte ormai il pensiero di Mao  è quanto mai lontano dalla Cina moderna tutta immersa in una economia di mercato. 

Parimenti  antiche culture e filosofie ritenute  "criminali" anzi  "demoniache"   nel marxismo della versione maoista vengono tollerate e rifioriscono  in qualche misura, peraltro difficile da stabilire.

Le esigenze del turismo spingono a mettere in primo piano la Cina tradizionale: il turista vuole vedere l'esercito di terracotta di X'ian, i templi  Ming, poco o niente conosce e vuole conoscere del travagli culturali della Cina. Anche in Italia il turista" vuole"  vedere mandolini e gondole che in realtà non si usano poi da tanto tempo se non per esigenze turistiche.

D'altra parte accade sempre che una ideologia, quando è veramente superata, venga poi in qualche modo rivalutata.

Anche a Napoli esistono i neo-borbonici ma in realtà nessuno pensa di ricostituire l'antica monarchia  e tutte le nostre città celebrano tornei cavallereschi senza per questo pensare a un  ritorno al feudalesimo.

Nella Cina di Mao i templi confuciani vennero chiusi perchè si lottava contro Confucio: ora vengono riaperti: ma questo significa che rinascono gli ideali confuciani o solo che essi sono riconosciuti come parte del " passato ormai concluso" che non possono più influenzare il mondo moderno?

Non siamo in grado di rispondere a questa domanda.

A noi sembra che la grande cultura cinese  sia come addormentata: lo sviluppo economico prende il sopravvento su ogni speculazione filosofica. Dal 1992 i Cinesi hanno visto il loro grande vicino,  la Unione Sovietica,  crollare miseramente in una crisi economica spaventosa perchè in essa alla fine del comunismo si è sostituito il nulla. Il liberismo e l'economia di mercato non si creano da soli  se cade il comunismo ma sono conquiste lunghe e difficili.

Il momento che attraversa la Cina dal punto di vista economico è un momento magico, la Cina sta superando il gap che si era aperta nell'800 rispetto all'occidente: Shangai e Canton rassomigliano sempre di più a Boston e Chicago: i Cinesi hanno paura che un mutamento possa mettere in crisi il loro sviluppo. hanno sotto gli occhi  le folle di moscoviti costretti dalla miseria  a scavare nell'immondizia

Noi crediamo che con il progresso economico la Cina farà rifiorire la loro millenaria filosofia, che la Cina sarà in grado di competere anche culturalmente con gli Europei: quando ciò avverrà? Noi crediamo "presto" ma il "presto" in  termini  storici può significare anche 50 0 100 anni.

 di Giovanni De Sio Cesari
( http://www.giovannidesio.it/ )
(testo concesso a "Storiologia")

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