-------------------------------------- STORIA UNIVERSALE --------------------------------------

94. LA DECADENZA DEI CAVALIERI

Nella carriera delle armi nel corso di tutto il medioevo quello di scudiero era nel XIII secolo il primo gradino per salire alla dignità di cavaliere cui tutti aspiravano.

Questo perchè nell'età del medioevo il cavallo divenne l'elemento essenziale, diremmo il protagonista dell'arte della guerra. L'uomo d'armi è il cavaliere, ma il cavallo non è solo uno strumento di guerra ma è anche e soprattutto il segno distintivo di una classe sociale, l'elemento fondamentale di tutta una organizzazione sociale, di una filosofia di vita, diremmo. Ma oltre questo aspetto esteriore, l'elemento decisivo delle battaglie divenne il combattente a cavallo.

Per disporre di una cavalleria Carlo Magno promosse il sistema feudale: a ciascun fedele veniva assegnato una proprietà terriera (feudo) e i contadini per coltivarlo (servi della gleba) e in cambio si esigeva fondamentalmente l'obbligo di militare a cavallo (a proprie spese) al servizio del sovrano.

Ma il cavaliere medioevale non era solo un combattente: aveva una serie di obblighi morali e religiosi, un proprio codice di onore che lo distingueva nettamente da tutti gli altri. Poteva essere anche poverissimo (ed era un fatto molto più comune di quanto si possa pensare) ma era pur sempre un "cavaliere" con un proprio onore che poteva guardare con sufficienza al più ricco dei mercanti.
Combattere a cavallo con le armature richiedeva una abilità che non si poteva improvvisare: bisognava avviarsi al mestiere fin da giovane età. Per questo e per imparare anche i principi etici e il codice di comportamento, il giovinetto che aveva i natali adeguati veniva alloggiato presso un cavaliere che gli faceva da maestro: prima era paggio (viveva cioè a contatto con i cavalieri) poi diveniva scudiero cioè cominciava l'addestramento militare vero e proprio e seguiva il cavaliere nelle sue imprese. Infine diventava cavaliere con una suggestiva cerimonia religiosa e il suo stato era paragonabile a quello del sacerdote, era un giuramento al quale si restava legato per tutta la vita.

Le battaglie del Medio Evo erano, in effetti scontri di cavalleria: i combattenti a piedi furono denominati "fanti" cioè " i ragazzi" (in senso vagamente di sufficienza come il "garcon" dei francesi). Importanti a volte furono gli arcieri, sopratutto i balestrieri inglesi ma erano pur sempre plebei, canaglia perché non affrontavano il nemico faccia a faccia "in singolar tenzone.", "a lancia e spada, in campo".

La fine del Medio Evo fu anche la a fine dell'assoluta preminenza del cavaliere. In genere si pone in relazione il tramonto della cavalleria con l'invenzione delle armi da fuoco ma ciò non è esatto. Passò oltre un secolo, dalla fine della preminenza della cavalleria infatti e l'effettiva preminenza delle armi da fuoco. Gia dal 500 la cavalleria non fu più l'arma vincente mentre dobbiamo attendere al 600 almeno perché le armi da fuoco fossero tanto perfezionate da costituire effettivamente le armi principali delle guerre.

Bisogna dire che l'addestramento dei fanti era molto più semplice e questi furono arruolati fra i popoli o i ceti più poveri. Gli ufficiali invece continuarono ad essere costituiti dai ceti superiori, dai nobili che pur guidando dei fanti tuttavia in genere disponevano di un cavallo per spostarsi.
La cavalleria tuttavia continuò a costituire un importantissima specialità degli eserciti e i cavalieri non indossarono più le pesanti armature e divennero "cavalleggeri" (termine conservato fino ai nostri giorni) e ebbero costituzione sociale simile a quella delle altre specialità dell'esercito: solo gli ufficiali provenivano dalla nobiltà, ma il militare a cavallo non ebbe più quel significato sociale ed culturale che aveva avuto nel Medio Evo.

Comunque la cavalleria restò sempre importante e spesso le battaglie furono decise da cariche di cavalleria. Il perfezionamento, d'altronde molto lento delle armo da fuoco rese però sempre meno efficace la funzione della cavalleria. Infatti è difficile per un cavaliere usare armi da fuoco restando in sella: fondamentalmente la cavalleria operava lanciandosi contro il nemico nelle carica con sciabola o lancia . Man mano però che il tiro delle armi da fuoco diveniva più preciso e soprattutto più rapido la cavalleria veniva sempre più falcidiata prima di prendere contatto all'arma bianca.

Dunque tornando al nostro periodo medioevale, uno dei fenomeni più caratteristici dell'età di mezzo é la cavalleria, la vera e propria depositaria della cultura in seno alla società medioevale dell'epoca delle crociate e dei tempi successivi sino al sorgere dei comuni.
La sua culla fu la Francia; di qui lo spirito dell'istituzione e le particolari consuetudini della vita cavalleresca si diffusero nelle altre nazioni e portarono alla formazione di una classe sociale di rango elevato e d'indole internazionale con proprie leggi e con peculiari idee dell'onore cavalleresco e della missione della classe.

L'ordine cavalleresco abbracciava tutti coloro che facevano professione delle armi, non importa se in origine fossero stati liberi o soggetti (ministeriali). Ed il nome di miles (cavaliere) in senso largo designava infatti all'inizio tutti i membri della classe. Se non che a cominciare dal XIII secolo esso si applicò in senso più ristretto, e proprio a coloro che, dopo aver fatto il voto prescritto, venivano solennemente creati ed armati cavalieri; essi soli erano autorizzati a portate le insegne cavalleresche, gli speroni dorati ed il mantello scarlatto; inoltre spettava loro il predicato di «sire», un tempo riservato ai soli nobili.

Da questi «cavalieri » in senso stretto si distinguevano gli altri membri della classe, designati variamente nelle diverse lingue; in tedesco knechte o knappen; in latino famuli, servientes, armigeri, scutiferi; in francese escuyers; in inglese squires.

Abbiamo detto in apertura che nella carriera delle armi quello di scudiero era nel XIII secolo il primo gradino per salire alla dignità di cavaliere cui tutti aspiravano; a datare dal XIV secolo invece numerosi membri della classe militare, persino principi e segnalati guerrieri, si accontentarono per tutta la vita o fino ad età molto avanzata del grado minore di scudieri.

Per poter fruire delle prerogative della classe: la capacità di rapporti feudali, di essere ammessi al duello giudiziario ed ai tornei, di entrare in un ordine monastico cavalleresco, occorreva discendere da antenati di grado cavalleresco; ordinariamente bastava che avessero appartenuto alla classe il padre ed il nonno. Nulla impediva - almeno da principio - che persone facoltose dei ceti inferiori scegliessero la carriera delle armi e che quindi nella terza generazione la loro famiglia passasse nell'ordine cavalleresco. Peraltro in pratica questa via venne chiusa quasi completamente alle classi inferiori, ai contadini, mentre invece l'ordine cavalleresco si rinsanguò costantemente con elementi patrizi della borghesia cittadina.

Il vero e proprio elemento del cavaliere é la guerra; ad essa la cavalleria deve le sue origini, e come vedemmo parlando delle istituzioni militari, il ceto cavalleresco per un certo tempo impersona tutta la potenzialità militare delle nazioni. In tempo di pace l'occupazione principale della classe é il tenersi in esercizio nel maneggio delle armi ed il misurarsi nella giostra o torneo.
L'uso dei tornei si sviluppò sempre più a misura che andò decadendo la reale importanza militare della classe, cioè negli ultimi secoli del Medio-Evo. La sua origine va cercata anch'essa in Francia insieme con tutte le mille regole che l'accompagnarono e lo disciplinarono; é nei tornei che spicca sopra tutto il carattere esclusivista della cavalleria, perché il prendervi parte é sua prerogativa esclusiva.

Più precisamente erano in voga tre forme di tornei. In una prima (« Buhurt ») i cavalieri correvano in lizza senza armatura e rompevano una leggera lancia contro gli scudi; essa non presentava pericoli e più che altro serviva a mettere in evidenza l'abilità di ciascuno nel cavalcare. Più seria era una seconda forma (« Tjost »), la disfida tra due soli cavalieri che si gettavano l'un contro l'altro con la lancia in resta cercando con un colpo aggiustato di scavalcarsi; qui non era esclusa la possibilità di colpi pericolosi e di male cadute per il cavaliere ch'era levato di sella. La terza forma, il vero e proprio torneo, era il combattimento tra due schiere di cavalieri, una battaglia in piccolo.

Per lo più i tornei erano organizzati da principi e grandi signori. I cavalieri combattenti vi intervenivano con le loro più splendide armature, e la lizza era circondata da tribune pavesate dalle quali i principi, i signori e le nobili dame in ricche acconciature assisteva all'emozionante spettacolo. L'ordine era mantenuto da araldi, una classe professionale esperta delle regole dei tornei. Il premio della vittoria fu in origine un oggetto di poco valore, ma più tardi venne in uso che al vincitore spettasse il cavallo e l'armatura del vinto.

Le giostre erano corse con tanta veemenza che non erano rare le ferite gravi e persino i colpi addirittura letali.
Oltre questo inconveniente i tornei presentavano lo svantaggio del grande dispendio di denaro che imponevano a tutti coloro che vi partecipavano. Ed essi hanno non poco contribuito alla rovina finanziaria della classe cavalleresca.

Però la cagione principale di questa rovina per gran numero di cavalieri fu verso la fine del Medio-Evo il sorgere ed il diffondersi dell'economia monetarla che svalutò la proprietà terriera (spesso improduttiva); l'aumento del valore della moneta tornò più a danno che a vantaggio di questi cavalieri proprietari le cui rendite in generale non aumentarono in proporzione. Molte famiglie cavalleresche impoverirono e si ridussero a vivere insieme con un maggiore o minor numero di parenti (coeredi viventi in comunione) in un piccolo castello conducendo una esistenza misera sotto tutti i riguardi.

Le ristrettezze finanziarie spinsero molti o a dissanguare ed opprimere i loro contadini o a turbare la pace pubblica. I conflitti tra vicini per questioni dl proprietà contestate ed altre divergenze provocarono interminabili guerricciuole private (faide) nelle quali si sfogò lo spirito bellicoso della classe che non trovava più da esprimersi in altri campi.
Anche peggiori furono le noie che le città in via di sviluppo dovettero sopportare per l'invidia dl questa cavalleria decadente, che loro mosse guerra con ogni sorta di pretesti, insidiò sulle vie maestre le loro carovane mercantili trattando persone e beni dei mercanti come buona preda di guerra.

Naturalmente le città si vendicavano e quando riuscivano a cogliere uno di questi nobili masnadieri lo giudicavano sommariamente e lo appendevano alle forche; il che a sua volta eccitava lo spirito di vendetta e di rappresaglia da parte della famiglia del giustiziato.

Tuttavia la classe cavalleresca non si estinse!; i suoi membri verso la fine del Medio-Evo occuparono in numero sempre maggiore le più grasse prelature, furono chiamati ai servizi di corte ed ai posti amministrativi ed ai gradi e comandi degli eserciti permanenti; di modo che la cavalleria medioevale è stata la madre della bassa nobiltà moderna.

Una parte anche più importante che sul continente rappresentò la cavalleria, la «gentry», in Inghilterra; e ciò sopra tutto nel Parlamento dove entrò quale rappresentante della popolazione rustica e, procedendo in stretta solidarietà coi rappresentanti delle città, dlvenne per la sua ricchezza, la sua intelligenza ed il suo tradizionale prestigio, l'elemento dirigente della camera dei comuni.

Nella storia della cavalleria ha una profonda influenza la dimora di questi cavalieri, il castello o maniero («Burg»), perché ad esso la classe deve fino alla fine del MedioEvo in buona parte la conservazione delle sue particolari caratteristiche.
Il castello é collocato possibilmente in posizione elevata ed adatta all'offesa ed alla difesa. Soltanto dove la configurazione dei luoghi non permette di fare altrimenti esso si erge in pianura; ma allora si cerca di stabilirlo in località protetta da paludi o da corsi d'acqua, e lo si circonda senza eccezione con un largo e profondo fossato.

Come é naturale questi castelli presentano impianti svariati perché dovevano adattarsi al terreno su cui sorgevano, ma tuttavia l'identità del loro scopo fa sì che vi si riscontri una certa uniformità di tipo.
L'accesso al castello era reso più che possibile arduo, e talora già nella pianura, prima che cominciasse l'erta conducente al maniero, si levava una palizzata; la strada, di solito unica, che conduceva in alto si snodava a spirale, era stretta e scoperta e non di rado resa più difficile mediante ostacoli artificiali.
Dove era possibile anche un fossato, questo circondava l'altura su cui sorgeva il castello, protetto da un basso muro o da una palizzata. La strada o correva nel fossato o lo tagliava mediante un ponte, preferibilmente levatoio, la cui parte mobile sollevandosi faceva scudo alla porta dei castello, talvolta munita anche di saracinesche.
Fuori della porta correva il muro principale del maniero, che cessava dove la roccia piombava a picco, ed era provveduto di merli e feritoie. Agli angoli, o dove il muro faceva gomito si ergevano dei torrioni terminanti in tetto od in una piattaforma. Spesso dai muri e dalle torri si elevavano delle torricelle. Molti castelli avevano anche un torrione particolarmente forte che si levava o isolato o in contatto col muro o con l'edificio che serviva da abitazione. Non di rado i castelli avevano passaggi sotterranei che sboccavano in luoghi lontani e nascosti; in caso di assedio essi servivano per mantenere comunicazioni con l'esterno o occorrendo per mettersi in salvo .

Dal XII secolo il maniero serve da dimora stabile al cavaliere ed alla sua famiglia, e quindi ha pure degli edifici ad uso di abitazione. Il principale edificio, almeno nei grandi castelli, é un palazzo a due piani che si erge possibilmente isolato sopra una spianata; al piano nobile esso contiene il salone destinato più che altro a scopi di rappresentanza; al di sotto si trovano le dispense e la cucina. Gli altri edifici sono dipendenze accessorie; stalle, rimesse, granai, forni, abitazioni dei domestici, cantine sotterranee che servono anche da prigione.

L'arredamento di questi castelli era in generale scarso; ma naturalmente tutto dipendeva dalla posizione sociale e dalla ricchezza del loro proprietario. Nei castelli più importanti le porte e le finestre presentano ricche cornici e belle vetrate; le pareti e i soffitti delle camere principali hanno dipinti e decorazioni che spesso offrono interi cicli di raffigurazioni tratte dalle epopee di moda nell'epoca; le pareti del salone, se non sono tappezzate, sono decorate a ricche stampiglie policrome od anche ornate di scudi dipinti. I pavimenti sono più spesso a mattoni od a mosaico, meno di frequente in legno; talora si incontrano pavimenti a piastrelle decorate.

Al riscaldamento sono adibiti prevalentemente dei camini, e per l'illuminazione si impiegano tutti i mezzi noti nell'epoca. Una questione importante per questi manieri era l'acqua; si poneva ogni cura a raccogliere le acque piovane e nessun castello mancava di cisterna; siccome però essa poteva ridursi a secco, era necessario scavare attraverso la roccia sino a trovar l'acqua viva; molti di questi pozzi sono tuttora visibili, e di solito sono situati nel luogo meglio difeso del castello.
I manieri avevano anche giardini, viali di tigli, sia entro le mura, sia fuori delle mura. A piedi del castello una piazza d'arme serviva per le esercitazioni della guarnigione. Fuori dalle mura gli orti coltivati e la campagna.

 

L'epoca classica dei castelli medioevali é il periodo che va dal XII al XIV secolo. Sulla fine del Medio-Evo i cavalieri più ricchi ed altolocati hanno già il loro palazzo e la loro corte in città, ed al castello risiede un maggiordomo che ne cura non sempre una buona manutenzione. Spesso poi avviene che, se uno di questi castelli vien distrutto in guerra, non lo si ricostruisce più, oppure non più abitandolo né più disponibili di spendere denaro per farlo abitare dai guardiani, iniziano ad andare in rovina.

Oppure per qualche tempo in questi castelli risiedono delle famiglie, cavalleresche o no, decadute che vivono di estorsioni a carico di altri soggetti o di rapine sulle vie maestre. Gli offesi poi si vendicano, e questi castelli ben presto soccombono alle nuove armi offensive cui né mura, né torri, né fossati o palizzate sono in grado di resistere. Perciò sono pochi i castelli che hanno potuto vedere sani e salvi il sorgere dell'epoca moderna.

 

Lasciamo ora in alto i grandi manieri dei principi
e andiamo in basso a vedere ....

LA POPOLAZIONE CAMPAGNOLA > >

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