-------------------------------------- STORIA UNIVERSALE --------------------------------------

179. LA GUERRA MARITTIMA E IL SISTEMA CONTINENTALE


Caricatura dell'epoca: gli Inglesi temono lo sbarco dei Francesi.
Notare questi che sulla barca mostrano la ghigliottina.

Dalla battaglia in Egitto di Abukir in poi la superiorità della marineria inglese sulla francese era tacitamente riconosciuta, e con la giornata di Trafalgar ebbe termine la guerra marittima di grande stile, sebbene un'accanita inimicizia durasse ancora per dieci anni. Questa si manifestò ancora in sostanza per mezzo di piccole imprese militari e del blocco continentale.

La flotta francese si trovava in una evidente decadenza. Facevano difetto marinai e ufficiali, abilità, addestramento e coraggio. Se tutto questo escludeva i grandi successi, rimanevano però possibili dei singoli fatti più o meno fortunati. Così nel 1805 undici vascelli di linea poterono uscire da Brest, ma furono colati a picco a S. Domingo e a Terra Nuova.
Il 4 gennaio 1808 l'ammiraglio francese Allemand lasciò il porto di Rocchefort, raggiunse Tolone e trasportò a Corfù una spedizione di truppe. Nell'aprile 1809, mentre stava con dieci vascelli di linea nella rada di Aix, le sue navi furono assalite dagli Inglesi e in massima parte distrutte. Anche in altri luoghi si venne a piccoli combattimenti di ogni sorta.

L'anno 1809 ci mostra la marineria inglese al sommo della sua potenza. Contava allora 684 navi da guerra, fra le quali 113 vascelli di linea, che tenevano il mare con 130.000 uomini d'equipaggio. Uno spiegamento simile di forze permetteva di bloccare tutti i porti militari nemici, di occupare tutte le piazze importanti e di assalire con forze superiori ogni squadra che si avventurasse ad uscire dai porti. Ufficiali, equipaggi, armamento e provviste e inoltre tutto lo spirito della marineria inglese erano eccellenti. Era insomma in mare una pergetta macchina da guerra.

La nazione britannica si valse di queste circostanze favorevoli per estendere i suoi possedimenti coloniali e per questo venne a proposito che le colonie spagnole si mantenessero fedeli alla Casa di Borbone e si unissero alla sua causa.
A S. Domingo scoppiò un'insurrezione contro i Francesi, che condusse alla perdita di quell'isola. Caienna soccombette a un assalto nemico, la Martinica, la Guadalupa e le Antille franco-olandesi dovettero arrendersi agli Inglesi. Questi s'impadronirono, delle isole più fiorenti e ricche d' Isle de Francè (Maurizio) e le Isle Riunione nell'Oceano indiano. Tra le colonie olandesi furono perdute le Molucche, le Isole di Banda ed anche Giava. D'altra parte non fu mai posto in esecuzione un disegno di Napoleone per sostenere i Maratti contro l'Inghilterra, e nemmeno quello più rilevante del 1808, che doveva finire con la conquista delle Indie grazie all'alleanza con la Russia. Gli Inglesi erano e rimasero là padroni del paese e dovunque dominatori del mare.

Per quanto poteva, Napoleone rivolse grande attenzione alle colonie. Si adoperò perché fossero ben governate e vi mandò provviste e rinforzi. Con una tenacia ammirabile provvide pure alla marineria; assicurò con batterie i porti ed amplio in modo grandioso quelli di Cherbourg e di Anversa. Fece poi senza stancarsi tutto il possibile anche per costruire delle navi, così che la Francia alla sua caduta possedeva ancora 68 vascelli di linea e i suoi alleati più di 30. Mirando al futuro Napoleone voleva accrescere gradatamente la flotta e rendere possibile la difesa delle coste, per potere finalmente impegnare la grande lotta decisiva con il suo terribile avversario.

Per questo avversario non doveva servire soltanto l'aumento delle proprie forze, ma provocargli indebolimento e deterioramento con la guerra di tipo corsara e col blocco continentale, che ambedue si dovevano collegare insieme per ottenere la massima efficacia.
Questo modo di combattere dell'imperatore si comprende ordinariamente nell'espressione di «sistema continentale». Il suo scopo era di scacciare del tutto la Gran Brettagna dal commercio continentale, esporla all'impoverimento e costringerla a sottomettersi. L'idea non era nuova, ma risaliva al concetto del sistema mercantile e alla dottrina del Rousseau sul dovere collettivo di una nazione.
Fu posta in atto dagli uomini della Rivoluzione, ma soltanto da Napoleone condotta a compimento sistematicamente, con la violenza e in modo brutale. Già la Rivoluzione aveva decretato che i prodotti industriali del nemico dovessero essere proibiti e che ogni nave con mercanzie inglesi fosse confiscata nei porti francesi.

All'inizio del consolato la guerra commerciale raggiunse il suo culmine; la pace di Amiens mutò ben poco questa lotta, che semmai aumentò ancora, quando divampò la nuova guerra. Fino d'allora convenne chiudere al commercio inglese grazie al «sistema litorale» i territori della Germania settentrionale ed altri ancora. Napoleone fece vigilare rigorosamente l'Olanda, occupò l'Annover e disturbò con le sue imposizioni le città anseatiche.
Dopo aver sollecitato il re di Prussia a prendere l'Annover, l'obbligò a chiudere i suoi porti alle navi inglesi. Le conseguenze furono terribili. L'Inghilterra confiscò 400 bastimenti prussiani, chiuse il Mare del Nord e dichiarò la guerra alla Prussia.

A poco a poco il commercio nel Mar Baltico e nel Mar del Nord ritornò libero; parve che si sarebbe finito con l'abituarsi a questa nuova condizione. Allora Napoleone il 21 novembre 1806 fulminò da Berlino un decreto, che è un capolavoro di arte politica pratica ma anche teatrale.
Dichiarò le Isole Britanniche in stato di blocco e vietò ogni commercio con esse. Ogni suddito britannico in Francia o negli Stati continentali alleati doveva essere imprigionato, ogni proprietà ed ogni nave britannica col suo carico doveva essere confiscata.

L'Inghilterra rispose con una dichiarazione che vietava dal canto suo il commercio con la Francia e con quei porti, dove venivano escluse le navi inglesi. Dopo questo divieto Napoleone il 25 gennaio 1807 da Varsavia decretò la confisca di tutte le merci e dei prodotti inglesi nelle città anseatiche. Questo da parte degli Inglesi ebbe come conseguenza il blocco della costa tedesca del Mar del Nord.
Quando poi la Prussia, la Russia e la Danimarca con la pace di Tilsit si furono alleate strettamente alla Francia, l'Inghilterra procedette anche contro di loro applicando misure rigorosissime; ogni commercio dei prodotti di un paese, che escludesse le navi e le merci britanniche, era considerato come illegale, e i suoi bastimenti col loro carico si giudicavano come potensiale buona preda. Anzi si andò molto oltre da considerare come suscettibile di confisca ogni carico, che non fosse britannico.

Era impossibile che il rigore di queste disposizioni potesse mantenersi a lungo, e perciò si venne ben presto a delle agevolazioni verso quegli Stati, a cui il sistema continentale era stato imposto. Frattanto l'autorità di Napoleone si estendeva da Memel fino a Ragusa, e perfino la Russia scendeva in lizza contro l'Inghilterra.
L'imperatore francese, credendo che il superbo regno insulare dovesse andare presto in sfacelo per la crisi economica prodotta da queste misure, nel dicembre del 1807 aggravò i suoi attacchi, ordinando che fosse preso ogni bastimento, il quale venisse da un porto britannico o presidiato da milizie britanniche.
La guerra con la Gran Brettagna e il sistema continentale operarono una trasformazione completa delle vie e delle relazioni commerciali. Nell'anno 1787 il commercio totale francese era salito ancora a 1073 milioni di «livres», dei quali 346 spettavano al commercio con le colonie. Questo venne poi a cessare, e l'industria britannica rifornì essa i mercati d'oltremare.

In compenso Napoleone si cercò un risarcimento sul continente. Qui le fabbriche della Francia, del secondo Stato industriale, dovevano fornire i loro prodotti ai rimanenti Stati, in modo che la Francia esportasse in questi le sue merci, mentre quelle dei paesi stranieri erano tenute lontane dalla Francia con dazi elevati e con divieti d'importazione. In un perfetto insieme la dominanza politica e militare dell'impero doveva operare nello sfruttamento economico dell'Europa. Questo poteva esser considerato addirittura come una integrazione positiva del blocco continentale che per tante ragioni agiva negativamente.

Napoleone rivolgeva una grandissima cura all'aumento dello spaccio delle merci francesi. Egli univa nel modo più intimo il regno d'Italia alla Francia, allo Stato dominante, verso il quale attirava anche tutti gli altri Stati più vicini per mezzo della politica, di trattati, di tariffe doganali, di misure rigorose, di costruzioni di strade e di canali. Anche l'alleanza con lo zar ebbe per conseguenza un'amicizia politico-commerciale con la lontana Russia, che però ebbe una breve durata.
Nella Turchia Napoleone creò la sua influenza a favore dei propri sudditi. Nella primavera del 1807 convinse la Sublime Porta a rifiutare i prodotti inglesi e ad accogliere solo quelli francesi. Così la sua onnipotenza riuscì ad ottenere che l'intero continente venisse più o meno a trovarsi in una dipendenza economica dalla Francia.

Ma volendo egli soltanto prendere e non dare e perciò arricchire la Francia addirittura a spese degli altri paesi, seguiva una cattiva strada. Napoleone danneggiava i paesi esteri ed alla loro depressione politica accoppiava quella economica. Anche i fedeli alleati dovettero riconoscere che il sistema continentale arrecava loro soltanto dei danni. Ne rimase indebolita l'energia economica e quindi quella commerciale e paralizzato il buon lavoro; essi miravano all'Inghilterra come alla loro liberatrice, e tutto il risultato degli immensi sforzi fatti da Napoleone contro la tenace Albione fu posto finalmente in questione. La politica commerciale di Napoleone di fronte al continente divenne a lungo andare insostenibile come il suo sistema politico.

Lo sfruttamento economico degli alleati dipendeva dalla produzione industriale, di cui era capace la Francia. Napoleone cercò di accrescerla con ogni mezzo. Nel tempo stesso cercò di rendere il suo Stato per quanto era possibile indipendente rispetto alle merci coloniali. Così per esempio, avendo lo zucchero raggiunto il prezzo proibitivo di 6 franchi alla libbra, egli commise ai suoi chimici di procurare un surrogato e a questo si riuscì mediante lo zucchero di barbabietola, che presto si fabbricò in grande quantità (in precedenza ne era stato perfino proibita la fabbricazione per non arrecare danno ai monopolisti importatori di quello di canna.

Si riuscì a produrre anche una specie d'indaco ed altre sostanze. Ma i coloniali in sé stessi non si potevano sostituire e questa privazione, la forzata rinuncia a comodità tradizionali agiva in modo deprimente. La vita degli affari ad onta del suo forte sviluppo tecnologico si dimostrò malsicura e poco solida; la gente si dette a tristi speculazioni, finché nel 1810-11 una terribile crisi aprì ferite insanabili.

Queste severe disposizioni iniziate nel 1807 si poté accettarle nei primi tre anni, anzi il commercio francese per via della produzione locale aumentò fino al 1810, mentre l'esportazione inglese diminuiva, poi insieme a questa iniziò a calare. Nel 1811 Napoleone diceva apertamente che ancora sei mesi e l'Inghilterra sarebbe andata in rovina. Questa naturalmente cercò dal canto suo di ampliare i mercati di smercio dei suoi prodotti. Perciò fin dal 1809 aveva ristretto i limiti del suo blocco all'Olanda, alla Francia e all'Italia, ed anche qui ne allentò la rigorosa applicazione. Tuttavia le città industriali del superbo regno insulare soffrivano in modo così terribile che accarezzavano idee di pace con la Francia, finché la sollevazione della Spagna ruppe l'anello ferreo, posto dall'imperatore intorno all'Europa centrale e occidentale.

L'aiuto concesso agli Spagnoli prendeva quindi per gli Inglesi la forma di una questione vitale. Le vittorie di Wellesley aprirono i porti del continente iberico e delle vaste colonie spagnole dell'America centrale e meridionale, i cui mercati furono inondati di merci inglesi. Ma le perdite aumentarono. L'impresa di Walcheren andò a vuoto, l'Austria (come vedremo più avanti) fu vinta, la guerra peninsulare andava alle lunghe, e i Paesi Bassi deperivano e andavano incontro alla loro rovina.
Invano Luigi, fratello di Napoleone e re nominale d'Olanda, cercò di mitigare il sistema continentale; dové abdicare e il 9 luglio 1810 il suo regno fu annesso all'impero francese. Questo avvenimento era per l'Inghilterra un colpo straordinariamente grave. La carestia minacciava; scoppiò una crisi monetaria, pericoli ai quali si poté ovviare con grande difficoltà. Aumentò enormemente la produzione interna, mentre le navi neutrali accrescevano questa sovrabbondanza con i prodotti dei paesi esteri; i prezzi per l'abbondanza delle merci scesero alla metà e ne seguirono numerosi fallimenti. Si cercò di trarsi d'impaccio con un forte contrabbando, facendo arrivare ed esportando merci inglesi e coloniali sotto bandiera neutrale. L'isola di Helgoland divenne la sede principale del contrabbando nel Mar del Nord con grandiosi magazzini di merci, che provvedevano al rtifornimento delle coste vicine. Lunghi convogli di carri o chiatte sui fiumi portavano poi queste merci dentro la terraferma.
Il re Girolamo partecipava pure lui a questo lucroso commercio. Lipsia divenne il centro commerciale più importante della Germania settentrionale e centrale con merci che provenivano anche dalla Russia. Si vuole che nel 1810 alla sua fiera fossero inviati 700 carri di prodotti coloniali.

Nel Mediterraneo specialmente Malta serviva come stazione di contrabbando; di là i carichi proibiti per Salonicco passavano in Ungheria, in Austria, e perfino nella stessa Francia.
Napoleone riconobbe che tutta la forza e tutta l'arte adoperata fino allora non bastavano per mandare in rovina l'Inghilterra. Per conseguire ancora questo fine e nel tempo stesso per riempire le casse dello Stato, nella seconda metà del 1810 adottò altre tre misure: la tariffa di Trianon, i decreti di Fontainebleau e l'annessione della costa settentrionale tedesca.

Con la Trianon pubblicò all'inizio una tariffa determinata, con un dazio medio del 50%. Per la sua attuazione ci volle un esercito di impiegati; agenti segreti di sorveglianza dovevano andare ovunque. Una grande flotta mercantile di circa 600 bastimenti con mercanzie britanniche sotto bandiera neutrale, che in autunno andava verso il Baltico, in seguito alle insistenze di Napoleone fu confiscata. Soltanto le perdite della Russia in questa occasione salirono a un milione e mezzo di sterline (37 milioni e mezzo di franchi circa).

Nell'ottobre seguirono i decreti di Fontainebleau. In virtù di essi tutte le merci: britanniche negli Stati napoleonici dovevano essere pubblicamente distrutte e bruciate. Per dare forza a questi decreti, l'imperatore affidò alla Francia tutta la costa settentrionale tedesca fino a Lubecca. Anzi, per assicurare il commercio dal Baltico verso l'Elba, evitando il tragitto marittimo, voleva aprire un canale fra la Trave e l'Elba. Seguì un periodo di rigorosi controlli senza il minimo riguardo. In tutti i porti e le città di commercio furono fatte ripetute e improvvise perquisizioni domiciliari e grosse partite di merci furono confiscate e bruciate. Valori immensi andarono perduti, un gran numero di case di commercio furono mandate in rovina, mentre si triplicava il numero dei soldati che guardavano le coste. Il malcontento era grande, ma rimase impotente.

Per resistere contro il sistema continentale il governo inglese, specialmente dal 1806 al 1810, accordò lettere di franchigia a sudditi di paesi neutrali o solo apparentemente nemici. Queste lettere assicuravano i loro bastimenti di fronte agl'incrociatori britannici. Oltre a tali licenze possedevano altre lettere che si presentavano nei porti di arrivo della terraferma.
Napoleone nel 1809 e nel 1810 introdusse licenze simili, ma soltanto per l'esportazione di merci sopra navi del paese cui la persona apparteneva. Al tempo della tariffa di Trianon estese queste licenze per attirare il caffè, lo zucchero ed altre merci nei porti di Francia, alla condizione che in cambio si caricassero prodotti francesi.

Naturalmente questo condusse a danni di ogni sorta, a enormi corruzioni, a contrabbandi e a frodi. Molte volte l'imperatore appare come il contrabbandiere di sé stesso.
Napoleone attribuiva un'importanza capitale alla vigilanza rigorosa delle coste del Mar del Nord, e in seconda linea a quella delle coste del Baltico. Qui Amburgo poteva considerarsi come il porto più importante per le merci inglesi. Per la vicinanza della città danese di Altona e con la corruzione dei funzionari francesi fino al ministro, s'iniziò un enorme contrabbando così che l'effetto dei decreti vi rimase così insignificate da essere quasi nullo.

Questo stato di cose mutò in seguito all'editto del 1810 e alla severa vigilanza del Davout. Tutto quello che sembrava merce inglese, ogni commercio, qualsiasi industria fu distrutta. Nell'anno 1811: più di 300 bastimenti stavano disarmati nel porto e di 428 raffinerie di zucchero una sola continuava ad essere in attività. Nella Francia propriamente detta si usava volentieri un trattamento più mite e si vendevano a vantaggio dello Stato le merci di contrabbando.

Il blocco continentale ha per lungo tempo inflitto all'Inghilterra gravi perdite e avrebbe raggiunto il suo scopo se fosse stato applicato rigorosamente. I prezzi dei prodotti greggi salivano fortemente, in parte fino al quadruplo. Nel 1812 l'Inghilterra era per la seconda volta minacciata dalla carestia. Il commercio in se stesso era libero, ma le spese accessorie erano così elevate che per un bastimento di 100 tonnellate di carico da Londra e Calais e viceversa potevano ascendere a 50.000 sterline (1.250.000 franchi circa). Gli Inglesi avevano perduto ogni anno 524 bastimenti, nel 1810 ne perdettero 619, ma nel 1814 soltanto 145.

D'altra parte la navigazione francese era veramente annientata; soltanto nel Mediterraneo si manteneva ancora qualche commercio costiero. Invece la perdita di navi mercantili saliva soltanto a 37 ed era quindi insignificante rispetto a quella degli Inglesi. Però la Francia e i suoi alleati dovevano lamentare una perdita tanto maggiore di navi da guerra.

La ferrea mano francese gravava terribilmente su tutti. I paesi dipendenti dovettero adattarsi; non così gli Stati del nord e la Russia. Nella Svezia specialmente il Bernadotte era avverso al sistema continentale e si avvicinava all'Inghilterra, mentre l'imperatore insistendo nel senso contrario, nel marzo del 1811 prendeva le misure più rigorose contro i regni del Baltico.

La condotta della Russia fu perciò decisiva. Non sopportò più a lungo l'interruzione delle sue esportazioni. I buoni rapporti fra lo zar e l'imperatore cominciarono a raffreddarsi; Alessandro mosse delle obiezioni intorno alla detronizzazione di suo cognato, il duca di Oldenburgo e il 31 dicembre 1810 quasi per ripicca pubblicò un «ukase», che permetteva l'entrata delle merci coloniali nel suo impero, mentre era vietata quella di certi articoli di lusso francesi.

Quando Napoleone infuriato inviò delle truppe verso oriente, Russia e Svezia si unirono più strettamente. Nel 1811 lo zar si allontanò sempre più dal sistema continentale, al quale diedero una fine completa i trattati di pace conclusi fra l'Inghilterra, la Russia e la Svezia.

Sorse allora per l'imperatore dei Francesi una nuova speranza. Iniziò una guerra tra l'Inghilterra e gli Stati Uniti. Se Napoleone ne avesse approfittato, forse tutto avrebbe preso un'altra piega. Era però troppo tardi. L'impegnativo e accanito sforzo per distruggere la potenza inglese lo aveva gettato ora in una guerra contro la Russia, che ampliatasi fino a divenire una guerra generale produsse la sua rovina.

Il sistema continentale appare come l'opera gigantesca di un solo, il quale volle imporre all'Europa la sua volontà; questa essendo estremamente dannosa e contro natura, suscitò dovunque odio, malumore, disperazione e profonda inimicizia, che poi dovevano riuscire a lui fatali.
La ragione di quest'errore grandioso fu la signoria dell'Inghilterra sul mare. Questa nazione accettò la guerra e la condusse a termine con la tenacità di un mastino. Quando tutto si piegava di fronte a un potente, la bandiera di Albione ondeggiava liberamente al vento, orgoglio e speranza dell'avvenire. Ma nel tempo stesso l'accorto Anglo-sassone sapeva approfittare del momento presente e con l'industria, la potenza navale e le conquiste coloniali fondare un impero mercantile e mondiale, che è durato fino al sorgere della grande potenza politica industriale ed economica statunitense. Quest'ultima da colonia che era, ha trasformato in colonia la sua ex patria.
All'indomani della fine della Prima guerra mondiali, un politico degli Stati Uniti accorsi in Europa a far terminare la guerra aveva profeticamente detto "bisognerà cominciare a pensare a cosa ne faremo in futuro di questa isoletta". Poi, alla fine della seconda guerra mondiale il pensiero non era più tale.

Sotto questo aspetto Napoleone é stato l'ultimo, che abbia affrontato seriamente e con ostinazione la dominazione inglese, certamente il più forte di tutti gli altri. In questo egli rappresentava non soltanto le tradizioni della Francia, ma anche gli interessi del continente europeo e ciò dà un'importanza storica mondiale a quella lotta titanica, decisiva, che però non gli è riuscita. E la grande punizione che gli diedero sta a dimostrare la tanta paura da lui suscitata.

Prima di terminare questo decennio
dobbiamo ricordare e narrare le due guerre sostenute da Napoleone
Quella con l'Austria e quella con la Spagna.
Iniziamo con la prima ...


LA GUERRA CONTRO L'AUSTRIA - 1809 > >

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