ANNO 1921

DISCORSI E SCRITTI
DI MUSSOLINI NELL'ANNO 1921

« FASCISTI A NOI ! »

(Il Popolo d'Italia, N. 109)
(7 maggio 1921)
(durante il clima elettorale, per le elezioni del 15 maggio)


"MALAFEDE"

"La direzione del Partito Socialista Italiano, con l'ordine del giorno votato nella sua riunione di ieri, ha documentato ancora una volta la sua malafede. Parlare di « bande armate » che «terrorizzano gran parte d'Italia » è una solenne menzogna.
Le « bande armate » non esistono che nella fantasia sovreccitata dei socialisti, a meno che questi signori non ritengano « bande armate » le potenti organizzazioni fasciste, che sono, in realtà, associazioni di carattere squisitamente politico e per le quali la violenza non è un sistema o un mestiere. Altra menzogna è contenuta nel secondo a capo di quest'ordine del giorno, quando si accusano i partiti cosiddetti borghesi di condurre la campagna elettorale con « mezzi terroristici ».
Ora basta scorrere le cronache di questi giorni per convincersi che la violenza va diventando sempre più sporadica. Non vi fu mai, ad esempio, campagna elettorale più tranquilla di quella che si svolge seralmente nei comizi milanesi. I richiami degli organi dirigenti dei Fasci hanno già ottenuto lo scopo. Voti di assemblee, scritti di giornali, parole di oratori e gesti dei Fasci - tipico quello di Chiari citato dall'Avanti! dell'altro giorno - stanno a dimostrare che il fascismo sta controllando le sue manifestazioni e respinge senza indugio e chiaramente le responsabilità che non gli spettano. D'altronde, un partito che ha nel passivo della sua storia la campagna elettorale veramente terroristica del novembre 1919, dovrebbe sentire il pudore di non alzare troppo la voce in argomento.

Dopo una serie di lamentazioni, l'ordine del giorno sente il bisogno di denunciare al proletariato nazionale e internazionale il terrore bianco italiano. Questa denuncia ci trova indifferenti. Il proletariato internazionale (quale: quello di Mosca o quello di Amsterdam?) ha sull'Italia le più incerte nozioni. In genere, se ne infischia. Si è commosso mediocremente per il vero « terrore bianco » ungherese; non si commuoverà affatto per l'inesistente terrore bianco italiano. Quanto al proletariato nazionale, esso si divide nelle seguenti frazioni. Ci sono molti milioni di proletari - dai dieci ai dodici - che non sono organizzati in nessuna congrega. Dei rimanenti tre o quattro milioni, non arrivano a due gli operai che seguono più o meno da vicino il Pus. Pronti a combattere o a morire per l'idea ce ne sono pochissimi e lo si è visto. Sintomo straordinariamente eloquente dell'attuale stato d'animo degli operai è il ritorno alle officine delle maestranze della Fiat (Alla serrata della Fiat, gli operai spinti dalle commissioni interne, protesteranno, ma solo fino al 6 maggio, poi capitoleranno. Ndr.).

La disfatta del fanfaronesco comunismo torinese - fanfaronesco anche e soprattutto per quel suo bergsonismo andato a male ! - non potrebbe essere più clamorosa e completa. Gli operai hanno dimostrato di essere stanchi della esosa tutela dei pedagoghi che si contendono il monopolio dell'ideale. Si può dunque affermare che l'appello del Pus cadrà nel vuoto. Intanto i socialisti si recheranno alle urne. Voteranno - vedrete! - anche nei paesi dove hanno dichiarato di astenersi. La notizia che i socialisti voteranno ha tolto un grosso peso dal cuore di troppi borghesi, i quali - invigliacchiti! - non sanno assolutamente immaginare un'Italia che non abbia nel suo Parlamento una rappresentanza del socialismo politicante.
Per quel che riguarda i fascisti, essi non commetteranno violenze per impedire l'esercizio del diritto di voto. Ma il signor Fabrizio Maffi è pregato di non interpretare balordamente - come ha fatto nel numero di ieri dell'Avanti! - queste nostre raccomandazioni.
Senza assumere arie da profeti, si può anticipare, per quel che riguarda i socialisti, il risultato delle elezioni: saranno decimati e il trionfatore sarà Filippo Turati. Una delle conseguenze più appariscenti dell'azione fascista è la ripresa turatiana. Le azioni di quest'uomo, che non valevano una « palanca greca » nel congresso di Bologna, oggi sono quotatissime nel « borsino » del Pus. La storia gli ha dato ragione. Ma senza il fascismo, Turati sarebbe già precipitato da un pezzo nel gorgo dei dimenticati.
Comunque, l'azione fascista, titanica ondata purificatrice che ha percorso e percorre in ogni senso e sino nei suoi più remoti angoli l'Italia, non ha ancora esaurito la sua missione, come fingono di credere certi elementi confederali.
Il fascismo, dopo essere stato combattimento, sarà equilibrio; dopo essere stato, come doveva essere, distruzione, sarà creazione. - MUSSOLINI

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A elezioni avvenute, Mussolini da 0 seggi nelle ultime elezioni del novembre 1919, entra in Parlamento con 35 deputati.

(Il Popolo d'Italia, N. 118)
(18 maggio 1921)

" FASCISTI D'ITALIA: « A NOI ! » "

"Se noi avessimo le perverse, bestiali abitudini dei socialpussisti, le quali consistono nell'imbottire e mistificare i cervelli di chi li segue, sin da ieri avremmo potuto concederci il lusso di stampare a caratteri di scatola sulle sei colonne della prima pagina questo titolo corrispondente alla genuina verità : il fascismo ha vinto ! Dal complesso dei risultati parziali che ci venivano sotto gli occhi, balzava chiaro che il fascismo era uscito trionfante dalla prova delle urne, eppure ci siamo limitati a parlare di « successo notevole » semplicemente.
Le ultime notizie sono tali che ci consentono di proclamare che il fascismo ha vinto in pieno la sua battaglia elettorale. Questa constatazione di fatto non ci spinge alle vette del lirismo. Non ci esaltiamo. Prendiamo atto con soddisfazione. P oramai sicuro che dai trenta ai quaranta deputati fascisti - esclusivamente fascisti - andranno alla Camera. La cifra è rispettabile. Non è soltanto per il numero che ci compiacciamo, ma è per la qualità dei nuovi eletti, che suscita nell'animo nostro le più superbe speranze.
Dall'Istria, che manda alla Camera una decina di fascisti, tutti ex disertori dell'esercito della « Defunta », alla Basilicata, dove i fascisti hanno provocato l'insuccesso di Nitti, in tutte le quaranta circoscrizioni i candidati fascisti occupano i primi posti. Questo dà alle trascorse elezioni quel carattere nettamente fascista che era nei nostri ideali. Non si arriva a capire - quando si voglia astrarre dai metodi della propaganda e della polemica pussista - non si arriva a capire come i socialisti osino cantare vittoria. Perderanno non meno di quaranta seggi e vedono arrivare alla Camera quaranta fascisti autentici, di qualità garantita e collaudata in mille prove.
Anche la strombazzata vittoria di Milano, quando si prescinda dai ventimila e più dipendenti del Comune socialista, si riduce a più modeste proporzioni. In ogni caso, il blocco nazionale, che supera i centomila voti, è una forza che il pussismo non può ignorare. Non è una « quantità trascurabile » questa massa imponente di liberali, fascisti, nazionalisti, democratici.
Quando il computo nazionale degli scutini sarà ultimato, si vedrà che gli inni, sia pure in tono minore, dell'Avanti!, erano prematuri.
A computo ultimato, sarà possibile prospettare altri elementi della situazione. Sin da questo momento si può affermare che il comunismo esce schiacciato dalla competizione e che il Partito Repubblicano, malgrado il suo filo-bolscevismo ultimo stile, non ha migliorato le sue posizioni. Il fatto dominante rimane sempre l'entrata in Parlamento di un folto gruppo di giovani e piuttosto combattivi deputati fascisti. Che cosa voglia significare l'entrata di questo gruppo alla Camera italiana lo, si vedrà in seguito.

"La gioia legittima per la nostra vittoria elettorale è però turbata profondamente dal sangue fascista che in questi giorni ha irrorato le piazze d'Italia. C'è stato un disfrenamento della efferata criminalità socialista e comunista. Il metodo non è cambiato, è sempre lo stesso : il metodo dell'imboscata o dell'uccisione a tradimento. Davanti al rinnovarsi di tali gesta, il compito dei fascisti rimane invariato : non provocare, ma applicare la rappresaglia immediata e inesorabile ! La nostra pagina di ieri, terribilmente documentata, dovrebbe fare arrossire di vergogna l'on. Turati, che parlava in questi ultimi giorni di sterminio «progromistico» di socialisti. I fascisti non hanno mai e poi mai compiuto gesta che rassomiglino, anche da lontano, a quelle di Vercelli, di Pisa, di Mantova!
Ma col sinistro buffone del riformismo italiano riprenderemo il discorso in separata sede. Daremo molto filo da torcere alle carogne parlamentari del Pus. Ora potrebbe venire il bello!
Fascisti di tutta Italia : « a noi ! ». - MUSSOLINI.

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Dopo l’intervista al Giornale d'Italia, nella quale Mussolini sosteneva che il Gruppo parlamentare fascista non doveva ufficialmente partecipare alla seduta reale di riapertura della Camera, ma disinteressarsi dell'avvenimento.

(Il Popolo d'Italia, N. 123)
(24 maggio 1921)

" PAROLE CHIARE ALLE RECLUTE "

"Non sono, intendiamoci, le reclute che vestono il nostro gloriosissimo grigio-verde quelle a cui vogliamo rivolgere queste parole schiette e sincere sino alla brutalità, come è nel nostro costume; sono le reclute del fascismo che devono aprire bene gli orecchi per afferrare e ritenere e meditare il nostro discorso. Queste reclute non sono tutte delle giovani classi. Anzi noi pensiamo che per i nuovi alla vita politica, per coloro che si affacciano per la prima volta sulla scena, questo discorso è assai probabilmente superfluo. I giovani ci comprendono magnificamente e non hanno gli strani timori, le curiose oscillazioni proceduristiche e formalistiche nelle quali molta gente s'impiglia e perde la propria coscienza.
Molte reclute che sono venute al fascismo nel 1921 ignorano evidentemente la storia del fascismo italiano; non conoscono evidentemente le idee programmatiche direttrici del fascismo italiano e stanno pescando dei granchi piuttosto vistosi, che non hanno proprio niente di comune col fascismo italiano. Tutto ciò a proposito della mia intervista al Giornale d'Italia, nella quale prevedevo e sostenevo che il Gruppo parlamentare fascista non deve ufficialmente partecipare alla seduta reale di riapertura della Camera e deve disinteressarsi dell'avvenimento.
Qualche fascista si è dimostrato « curiosamente » sorpreso di queste affermazioni che io naturalmente mantengo e spiego. Affermazioni che sono tipicamente fasciste e perfettamente intonate alla linea generale del fascismo.
Io non sono qui a rivendicare « autenticità » di sorta; ma non permetto nemmeno che siano alterati i connotati di quel fascismo che io ho fondato, sino a renderli irriconoscibili, sino a farli diventare monarchici, anzi dinastici, da « tendenzialmente repubblicani » che erano o dovevano essere.

"Quella che si svolge alla riapertura della Camera, è una cerimonia squisitamente dinastica, che dà luogo a inevitabili manifestazioni di lealismo dinastico. Si grida: « Viva il re! ». I fascisti gridano: « Viva l'Italia! ». Il nostro simbolo non è lo scudo dei Savoia; è il Fascio littorio, romano e anche, se non vi dispiace, repubblicano.
Nei postulati fondamentali del fascismo viene respinta ogni pregiudiziale (quindi anche quella repubblicana e la monarchica), ma vi si aggiunge che « nessuno deve considerare i Fasci come monarchici o dinastici ».
Sempre negli stessi postulati è detto che i «fascisti non si ritengono affatto legati alle sorti delle attuali istituzioni monarchiche, come domani non si riterrebbero legati ad eventuali istituzioni repubblicane se la repubblica si appalesasse prematura o incapace di garantire maggiore benessere e maggiori libertà alla nazione ».
Ora, di fronte al caso della seduta «reale», il disinteresse è veramente l'unico atteggiamento fascista. L'intervento con carattere di adesione sarebbe grave offesa alla «tendenzialità» repubblicana del nostro movimento; l'intervento a scopo di protesta potrebbe accomunarci con altri elementi, dai quali molte cose ci dividono profondamente. Non resta dunque che disinteressarsi di questa formalità dinastica. O le parole hanno un senso o non ne hanno alcuno; ma se la frase «tendenzialmente repubblicano» significa qualche cosa, significa che - per lo meno - non si può decentemente aderire a manifestazioni d'ordine dinastico. Altrimenti dove va a nascondersi la nostra «tendenzialità repubblicana»?

"Le reclute nuove, quelle che sono venute, in buona o mala fede, a deporre le loro uova nel nido caldo e ardente del fascismo italiano - noi gliele romperemo le uova e qualche cos'altro, se sarà del caso ! - non conoscono la storia del fascismo. Non sanno niente delle tre grandi adunate regionali, nelle quali il fascismo si è dato - checché ne dicano i faciloni e gli imbecilli - una fisionomia e un programma ideale. Ecco che siamo costretti a compiere la più noiosa delle nostre funzioni sfogliare la collezione del giornale. E necessario. È interessante. E istruttivo. Può essere convincente. Ridarà la quiete a talune coscienze alcun poco turbate.

"Nella prima adunata costitutiva dei Fasci Italiani di Combattimento, quella tenuta a Milano nel marzo del 1919, chi ha l'onore e il piacere di buttare dell'inchiostro (e anche delle idee!) su questi fogli si esprimeva in senso molto tendenzialmente repubblicano. Ecco le idee attorno alle quali si raccolse l'unanimità di quelli che furono i pionieri del fascismo italiano.
«Io ho l'impressione - diceva allora Mussolini - che il regime attuale in Italia abbia aperto la successione. C'è una crisi che balza agli occhi di tutti. Abbiamo sentito tutti durante la guerra l'insufficenza della gente che ci governa e sappiamo che si è vinto per le sole virtù del popolo italiano, non già per l'intelligenza e la capacità dei dirigenti.
«Aperta la successione del regime, noi non dobbiamo essere degli imbelli. Dobbiamo agire. Se il regime sarà superato, saremo noi che dovremo occupare il suo posto. Perciò creiamo i Fasci, questi organi di creazione e agitazione capaci di scendere in piazza a gridare "Siamo noi che abbiamo diritto alla successione perché fummo noi che spingemmo il paese alla guerra e lo conducemmo alla vittoria!”
« Dal punto di vista politico abbiamo nel nostro programma delle riforme : il Senato deve essere abolito. Mentre traccio questo atto di decesso devo però aggiungere che il Senato in questi ultimi tempi si è dimostrato di molto superiore alla Camera.
« Ci voleva poco! È vero, ma quel poco è stato fatto. Noi vogliamo dunque che quell'organismo feudale sia abolito; chiediamo il suffragio universale, per uomini e donne; lo scrutinio di lista a base regionale; la rappresentanza proporzionale. Dalle nuove elezioni uscirà un'assemblea nazionale alla quale noi chiederemo che decida sulla forma di governo dello Stato italiano. Essa dirà: repubblica o monarchia, e noi che siamo stati sempre tendenzialmente repubblicani, diciamo fin da questo momento: repubblica! Noi non andremo a rimuovere i protocolli e a frugare negli archivi, non faremo il processo retrospettivo e storico alla monarchia. L'attuale rappresentanza politica non ci può bastare; vogliamo una rappresentanza diretta dei singoli interessi, poiché io, come cittadino, posso votare secondo le mie idee, come professionista devo poter votare secondo le mie qualità professionali.
«Si potrebbe dire contro questo programma che si ritorna verso le corporazioni. Non importa. Si tratta di costituire dei Consigli di categorie che integrino la rappresentanza sinceramente politica.
«Ma non possiamo fermarci su dettagli. Fra tutti i problemi, quello che oggi interessa di più è di creare la classe dirigente e di munirla dei poteri necessari.
«È inutile porre delle questioni più o meno urgenti se non si creano i dirigenti capaci di risolverle».

"Dunque : costituente e repubblica ! Ma poiché la crisi che si veniva delineando minacciava di sboccare nel bolscevismo, noi, giustamente pensosi soltanto del destino della nazione, non già dei nostri programmi, virammo piuttosto a destra e mettemmo un po' di sordina a quelle corde. Ciò non di meno, pochi mesi dopo, nell'ottobre, a Firenze, in una grande adunata nazionale, il fondatore del fascismo teneva un discorso, in cui, a proposito del regime, si esprimeva in cotal guisa:

«E veniamo alle nostre cose. Noi siamo degli antipregiudizialisti, degli antidottrinari, dei problemisti, dei dinamici; non abbiamo pregiudiziali né monarchiche né repubblicane. Se ora diciamo che la monarchia è assolutamente inferiore al suo compito, non lo diciamo certo in base ai sacri trattati. Noi giudichiamo dai fatti e diciamo : in questi mesi di settembre e di ottobre si è fatta in Italia più propaganda repubblicana che non si fosse fatta negli ultimi cinquant'anni, perché quando la monarchia chiama al Quirinale Giovanni Giolitti, quando la monarchia mantiene al potere quello che ormai passa bollato col marchio d'infamia trovato a Fiume; quando essa scioglie la Camera e tollera che Nitti pronunci un discorso in cui si fa un chiaro appello alle forze bolsceviche della nazione; quando essa tollera al potere un uomo che non è Kerensky, ma Kàroly; quando infine ratifica la pace per decreto reale, allora io vi dico chiaramente che il problema monarchico che ieri non esisteva per noi in linea pregiudiziale, si pone oggi in tutti i suoi termini.
La monarchia ha forse compiuto la sua funzione cercando ed in parte riuscendo ad unificare l'Italia. Ora dovrebbe essere compito della repubblica di unirla e decentrarla regionalmente e socialmente, di garantire la grandezza che noi vogliamo di tutto il popolo italiano».

"Queste idee raccoglievano l'adesione unanime di tutta l'assemblea senza eccezioni. Queste idee noi ritroviamo nell'acuta, fortissima relazione che sul « problema del regime » stendeva l'amico Cesare Rossi per la seconda adunata nazionale dei Fasci tenutasi a Milano precisamente un anno fa. Anch'egli respingeva ogni pregiudiziale e respingeva l'idea che si dovesse fare una rivoluzione (che sarebbe stata, specialmente allora, un terribile salto nel buio) per abbattere il regime monarchico, ma riaffermava però nettissimamente lo spirito tendenzialmente, spiritualmente repubblicano del movimento fascista.

« Così nei riguardi dei problemi politici ed istituzionali - diceva Rossi - non ci sentiamo legati a nessuna forma precisa. Se il grido evocatore della repubblica significa fedeltà ad un nome e ad un'idea tradizionale che ha sempre infiammata la nostra fede, per mio conto l'accetto, anche perché io particolarmente non ho mai creduto né alle virtù né alle glorie di casa Savoia».

"Con questi chiarissimi precedenti storici e ideali, il caso di partecipare o meno alla seduta reale non deve più turbare le coscienze di chi sia veramente fascista nell'anima e non soltanto nella tessera. L'astenersi dalla seduta reale non impegna certamente il fascismo ad un'azione antimonarchica. Per questo ci sono i repubblicani. L'astensione fascista . è un gesto di pura e semplice coerenza. Partecipando alla seduta reale, saremmo in sospetto ai monarchici e ai repubblicani. I primi potrebbero chiederci : se siete monarchici e dinastici, perché avete inciso nel vostro programma che siete tendenzialmente repubblicani? I secondi, a loro volta, potrebbero domandarci : se siete tendenzialmente repubblicani, per quale motivo partecipare a una cerimonia dinastica?

"Siamo certi che il fascismo parlamentare si orienterà su queste idee.
L'enorme massa dei fascisti - e c'è l'unanimità fra quelli della vigilia - le condividono.
Comunque io sono disposto a sostenerle contro tutti. Non è permesso di predicare in un modo e praticare in un altro. Se per avventura queste mie idee non incontrassero l'approvazione del fascismo, non me ne importerebbe affatto. Io sono un capo che precede, non un capo che segue.

Io vado - anche e soprattutto - contro corrente
e non mi abbandono mai e vigilo sempre,
in specie quando il vento mutevole gonfia le vele della mia fortuna".

MUSSOLINI

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