ANNO 1923 (02)

CRONOLOGIA DELL'ANNO 1923
(seconda parte)


LUGLIO - AGOSTO - SETTEMBRE - OTTOBRE - NOVEMBREA - DICEMBRE
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LUGLIO 1923


5 LUGLIO - Nasce il ministero dell'economia nazionale. Sostituisce: il ministero del lavoro, quello della previdenza sociale, quello dell'industria e commercio, quello dell'agricoltura. A guidarlo il ministro Mario Orso Corbino.
8 LUGLIO - Violenze e intimidazioni a Firenze in seguito al ferimento di 2 fascisti.
10 LUGLIO Come già accennato, Don Luigi Sturzo si dimette da segretario politico del partito popolare.
L'intenzione è quella di non offrire il sostegno dei deputati popolari alla legge elettorale. E in effetti la legge non dovrebbe passare senza il voto dei popolari, che ha più di cento deputati, e quindi i loro voti sono decisivi per la sopravvivenza o meno del governo Mussolini.

10 LUGLIO - Nello stesso giorno delle dimissioni di don Sturzo, alla Camera si apre il dibattito per il disegno di legge della riforma elettorale; che prevede il sistema maggioritario all'interno di un collegio unico nazionale. Viene introdotto il premio di maggioranza: la lista che ottiene il maggior numero di voti si vede assegnare i due terzi dei seggi (356), mentre i seggi restanti (179) vengono ripartiti su base proporzionale tra le liste rimaste in minoranza.
Il giorno 16 la Camera riconferma la fiducia al governo con 303 voti contro 140 e 7 astensioni, e delibera, con 235 voti favorevoli, 139 contrari e 77 astenuti, il passaggio agli articoli del progetto elettorale.
Giolitti, Salandra e Orlando votarono a favore, rafforzando così la posizione di Mussolini. Ma anche nelle liste popolari (alcuni deputati non seguirono la disciplina di gruppo) votarono a favore(Vassallo, Merizzi, e Cavazzoni a nomi di altri). Il 21 luglio la Camera inizia ad approvare l'articolo della legge elettorale che prevede al partito maggioritario un premio quorum del 25%. Il 22 giugno la Camera approva definitivamente la legge di riforma elettorale con 223 voti contro 123.
E', in pratica la fine del vecchio Parlamento prefascista, colpevole di molti errori, ma soprattutto vittima del suo estremo frazionamento.

L'iter della legge, non ha solo provocato la netta opposizione dei partiti della sinistra e dei popolari, ma anche contrasti all'interno del movimento fascista, che, infatti, si era diviso in due posizioni: quella di Bianchi, favorevole al premio di maggioranza (come è stata esposta da Acerbo) e quella di Farinacci che voleva il collegio uninominale puro e semplice. Dopo una seduta al Gran Consiglio, la tesi di Farinacci si è trovata in minoranza, 21 voti a favore di Bianchi, solo due per Farinacci, e due astenuti.
Anche i liberali
dichiarano pubblicamente la piena fiducia al governo di Mussolini, e ricordano (temendo di essere messi da parte) la preziosa "opera di collaborazione" che hanno offerto in passato al vecchio movimento fascista e vogliono ricordarla. Del resto per loro il fascismo si presenta l'unica forza politica che combatte il bolscevismo, e dichiarano apertamente, che se é necessario bisogna usare all'occorrenza anche le maniere forti; "solo questo - affermano - è rassicurante".

10 LUGLIO - Il governo decide di prendere delle misure (limitazione e controllo) sulla libertà di stampa. Sorgono contrasti e una decisa avversione a questi provvedimenti all'interno dei vari organi di stampa. Nulla potranno però fare, quando nel luglio del prossimo anno, viene risolta la crisi per il delitto Matteotti, con severe misure di ordine pubblico e quindi di limitazioni della libertà di stampa; accusata di essere "diffamatoria contro lo Stato".
Pochi mesi dopo a partire dal gennaio 1926, sul
territorio nazionale non usciranno 58 giornali, 149 periodici, e migliaia e migliaia di opuscoli, manifesti, libri e altro. Inoltre, molti dei grandi quotidiani (Il Mattino, La Stampa, Il Corriere della Sera ecc.) si cambieranno i direttori, e si costringerà i proprietari a cedere le testate.

AGOSTO 1923

1 AGOSTO - Esce a Milano, clandestinamente il settimanale "Lo Stato operaio", diretto da Palmiro Togliatti.
3 AGOSTO - A Milano viene presentato il progetto del primo tracciato della metropolitana.
8 AGOSTO - Panico alla Borsa e per le vie di Berlino; il disordine si diffonde in tutta la Germania.
12 AGOSTO - Berlino: il gabinetto Cuno è virtualmente rovesciato con una mozione di sfiducia dei socialisti. Il nuovo gabinetto è affidato al popolare Gustav Stresemann, leader nazional-liberale, con l'appoggio dei socialdemocratici. Ma quando farà sciogliere i governi filocomunisti della Sassonia e della Turingia, perde il loro appoggio e il 23 novembre dovrà cedere il governo a Marx del Partito di centro.

14 AGOSTO - Bologna: 24 feriti nel Molinellese, in seguito a scontri tra le leghe rosse e fascisti.
24 AGOSTO - Ad Argenta nel Ferrarese, viene ucciso da una squadra fascista Don Giovanni Minzoni. E' l'inizio di una lunga serie di violenze che culmineranno il prossimo anno con l'uccisione di Matteotti.
Credendo di far bene, gli intransigenti, ovvero le squadracce, nel clima di ostilità che si era instaurato tra fascismo e partito popolare, capita loro di non fare molta distinzione tra il prete e il dirigente politico, colpiscono nel mucchio, devastando circoli e organizzazioni cattoliche. Provocando così la morte di tanti don Minzoni e molto sdegno nel Paese.
Mussolini questo lo capisce, ed invia telegrammi dal ministero degli Interni ai prefetti di Pisa e Firenze: "Data ripercussione sfavorevole in Vaticano ultimi incidenti anticattolici, sarebbe bene che direttorio locale federazione provinciale fascista si recasse sede arcivescovo presentare deplorazione rinnovando attestazione alto rispetto fascismo per religione cattolica".

I Fascisti maneschi e rissosi obbediscono e le scuse vengono presentate. E' dunque un atteggiamento a doppio binario, quello che Mussolini porta avanti. Non vuole perdere gli intransigenti, ma nemmeno vuole perdere il prezioso appoggio dei cattolici, che per ottenerlo sta usando tutto il suo spregiudicao pragmatismo per averli come compagni di viaggio. Ma con il delitto Matteotti - che metterà in crisi il fascismo brutale- sarà costretto a usare metodi più radicali con gli intransigenti.

28 AGOSTO - Cinque membri della missione italiana di armistizio vengono assassinati in Grecia, nei pressi di Ianina. Gli ufficiali erano stati incaricati di delimitare il confine greco-albanese. La loro morte provoca sdegno in Italia. Mentre il governo italiano replica facendo occupare dalle truppe l'isola di Corfù.
27 AGOSTO - Dopo essersi conclusa la conferenza di Losanna (il 24 luglio) tra la Grecia, gli Alleati e la Turchi, quest'ultima il 29 ottobre viene proclamata Repubblica. Mustafàa Kemal ne diviene il primo presidente. Il 13 ottobre Ankara è eretta capitale del nuovo Stato. Scompare definitivamente l'impero Ottomano. Gli stretti sono smilitarizzati ed aperti alle navi di tutte le nazioni. L'Italia si è vista riconoscere e quindi conserva il Dodecanneso.

30 AGOSTO - Energiche proteste e richieste di danni del governo italiano alla Grecia per l'eccidio della missione italiana in Albania. Intanto prepara alcuni reparti militari.

SETTEMBRE 1923

1 SETTEMBRE - Senza consultarsi con la Società delle Nazioni, il governo di Mussolini fa occupare dai militare italiani l'isola di Corfù.
2 SETTEMBRE -Per l'occupazione la Grecia protesta presso la Società delle Nazioni. Che infatti, condanna l'occupazione. Il 4 settembre l'Italia sostiene che la Società delle Nazioni non è competente a decidere sul conflitto con la Grecia. Tuttavia viene indetta una conferenza.
8 SETTEMBRE - La conferenza degli ambasciatori fissa le riparazioni dovute dalla Grecia all'Italia, e nomina la Commissione d'inchiesta per l'eccidio di Ianina. La nota viene approvata dal governo italiano replicando che Corfù sarà sgombrata a riparazione eseguita. Il 10 settembre la Grecia accetta le condizioni formulate dagli ambasciatori. L'Italia invece sgombrerà Corfù il 27 settembre, termine perentorio per le riparazioni greche.

12-14 SETTEMBRE - Pronunciamento militare in Spagna da parte del generale. La guarnigione di Barcellona con un ammutinamento ha aderito al movimento separatista catalano. Il generale Primo de Rivera, con l'approvazione di Re Alfonso, con un colpo di Stato, sciogli la Cortes, proclama la legge marziale e con pieni poteri occupa militarmente Barcellona reprimendo la ribellione.

28 SETTEMBRE -Proclamato lo stato d'assedio in Germania. È stato provocato dall'iniziativa del governo bavarese di nominare « commissario di Stato » con pieni poteri il primo ministro Gustav von Kahir. Nel frattempo a Monaco sta montando la protesta di un gruppo di estremisti bavaresi facenti capo al generale (l'uomo che ha guidato la Germania durante la guerra) Ludendorff e a un estremista-estremo, che è capo di un piccolissimo partito Nazionalsocialista: Adolf Hitler, che ha intenzione di fare un colpo di Stato (vedi 8 novembre).

- Roma: aspri contrasti in seno alla Giunta esecutiva del partito fascista: viene espulso Massimo Rocca. La motivazione è quella di aver pubblicato sulla rivista "Critica Fascista" un articolo ("Fascismo e Paese") innescando la polemica tra i revisionisti e gli intransigenti (quest'ultimi legati a un fascismo "integrale", mentre i primi favorevoli alle esperienze politiche e culturali provenienti da altri partiti). Alla fine della polemica gli intransigenti prevalgono sui "revisionisti", con l'espulsione di Rocca che li ha definiti "pseudomussoliniani in sessantaquattresimo".
Stranamente Mussolini non interviene subito nella polemica, lasciando fare agli intransigenti, anche se ne ha "piene le tasche" di "teste calde" che vogliono emularlo, o peggio, sostituirsi a lui. (uno di questi De Vecchi, che spedisce a fare il governatore in Somalia). Interviene però il 29 settembre disapprovando l'espulsione di Rocca.

A questo punto (ma sembra che Mussolini stesso le abbia pretese) seguono le dimissioni della giunta esecutiva del partito. Se ne riparla il 12 ottobre, quando interviene il Gran Consiglio, che commuta l'espulsione di Rocca con la semplice sospensione per tre mesi dall'attività politica. Ma nella stessa seduta Mussolini ribadisce i limiti e i compiti del partito, rispetto a quelli degli altri organismi del Governo. Tutto questo rientra in un disegno di contenimento del potere dei capi di partito che dalla Marcia su Roma, non hanno mai smesso di muoversi nella fronda. Cionostante, di molti, Mussolini non si libererà, e alcuni li ritroveremo dopo venti anni alla fronda del 25 luglio 1943 (De Bono, Grandi, Gottardi, Pareschi, Marinelli, Cianetti, ecc. e non sarebbe di certo mancato - se non moriva prima- Italo Balbo - che nella fase del processo Matteotti, fu costretto a dimettersi dalla carica di comandante ad interim della Milizia, per precise sue responsabilità (come ras di Ferrara) nell'uso della violenza).

OTTOBRE 1923

2 OTTOBRE - Disordini in Germania: 16 morti e 80 feriti a Dusseldorf. Un tentativo rivoluzionario marxista nell’ottobre del 1923 ad Amburgo fallisce. In novembre, Un altro putsch - come vedremo più avanti- fallisce anche a Monaco, organizzato da Ludendorff e Hitler.
23 OTTOBRE - L'unità tedesca minacciata. I separatisti proclamano la Repubblica nelle zone belga e francese. Il ministero Stresemann vacilla, anche se vara una importante riforma monetaria ed introduce il "Rentenmark". Inoltre parte il "piano Dawes": concessione degli Stati Uniti di un enorme prestito che consentono all'economia tedesca di risollevarsi rapidamente e recuperare la propria concorrenzialità sul mercato internazionale. Ma in effetti tutti gli sforzi e quasi tutti i guadagni dell'economia tedesca, o che tornano oltreoceano (e nei Paesi vincitori d'Europa) per i pagamenti dei danni di guerra, o che finiscono nelle tasche degli speculatori e delle banche tedesche. (vedi a proposito la Repubblica di Weimar)
Sia la Repubblica che il "Piano"
, attenuando il contrasto tra la Germania e i vincitori, sembrò inaugurare una fase di distensione dei rapporti internazionali. Ma non quelli interni. Se la macchina produttiva tedesca fosse stata messa in grado di lavorare a pieno ritmo, forse anche le riparazioni avrebbero potuto essere pagate e i prestiti sarebbero stati rimborsati. Non bastava che la Germania (quella ricca) era "divenuta socia degli Alleati".

24 OTTOBRE - Il popolo renano scaccia i separatisti dai centri conquistati.
24 OTTOBRE - Numerose celebrazioni in Italia per la ricorrenza del primo anniversario della Marcia su Roma. Il 24 a Torino, con sfilate della Milizia, e con Mussolini che visita gli stabilimenti Fiat.
Il 28 l'anniversario si celebra a Milano. Il 29 a Bologna il mattino, il pomeriggio a Firenze. Si conclude a Roma con una grande parata nelle vie della città. Il Re firma il decreto di amnistia per i reati politici, economici e sociali.
Da circa un mese Mussolini sta affrontando il delicato rapporto coi ceti imprenditoriali. Anche se si sono conclusi importanti accordi sindacali fra la Confederazione Generale dell'Industria e la Confederazione delle Corporazioni fasciste, gli ambienti industriali che pure hanno fin dall'inizio favorito l'ascesa del fascismo, sono in attesa di altri provvedimenti economici, che non vengono; e sono ritardi che iniziano a creare diffidenze in certi ambienti dell'alta industria e della finanza. Perchè in effetti Mussolini non ha ancora delineato bene il suo programma. Alcuni imprenditori, temono di perdere la loro autonomia e di essere ingabbiati come i sindacati in quella struttura che il fascismo ha delineato "corporativa".
Il 15 novembre al Gran Consiglio, Mussolini affronta il problema dei rapporti con gli imprenditori, incaricando Rossoni di assicurare gli industriali che il fascismo nei loro confronti nutre "un proposito di collaborazione" nel rispetto delle identità reciproche; e offre delle garanzie come "compagni di viaggio". (vedi 19 dicembre).
Indubbiamente queste garanzie spazzano via le diffidenze, visto che alle prossime elezioni la Confindustria si schierarerà a favore del "Listone" del Fascismo, partecipandovi direttamente con una ventina dei suoi esponenti. Analoghi assicurazioni e garanzie nei confronti degli agrari, con eguali, rassicuranti risultati.
Mussolini con questi risultati, con gli ottimi rapporti (sindacati, confindustria, agrari, cattolici) e con la nuova legge elettorale maggioritaria, si prepara a consolidare il proprio potere.
Inoltre ha il Re; di cui va dicendo "Col Re soldato non vi può essere che una intesa".

NOVEMBRE 1923

3 NOVEMBRE - Crisi politica in Germania per il ritiro dei socialisti che avevano appoggiato il governo Stresemann.
Mobilitazione in Baviera: si prospetta una marcia su Berlino guidata da Hitler e Ludendorff.
8 NOVEMBRE - Colpo di Stato nazionalista a Monaco. Hitler e Ludendorff, tentano un colpo di Stato, noto come il "Putsch della Birreria". Con un migliaio di ribelli, vogliono imporre la dittatura del Reich.
9 NOVEMBRE -Scacco fulmineo del putsch bavarese. Hitler e Ludendorff sono arrestati e imprigionati per un anno.
24 NOVEMBRE - Berlino: dimissioni del Ministero guidato da Stresemann. Il nuovo governo è affidato a W. Marx del Partito di Centro

30 NOVEMBRE - A Varese arrestato l'ex direttore dell'Avanti, Serrati, per mancata denuncia d'armi. - Il villino di Nitti a Roma devastato durante una dimostrazione ostile di fascisti.

DICEMBRE - 1923

1 DICEMBRE -Costituito in Germania un governo di centro, guidato da Wilhelm Marx.
9 DICEMBRE - Il ministro delle Finanze De Stefani annuncia al Senato la progressiva riduzione del deficit del bilancio: da 3 miliardi nel 1922-23 a 700 milioni nel 1924-25.
10 DICEMBRE - A Milano dopo un comizio contro le opposizioni, alcune squadre d fascisti assaltano la tipografia del giornale del PSU, "La Giustizia".
12 DICEMBRE - Per motivi di ordine pubblico, vengono sospese le pubblicazioni dei giornali Il Sindacato rosso, L'Internazionale, Sport e proletario, Guerra di Classe, Scintilla, l'Avanguardia, Lo Stato operaio, Compagna!, Più Avanti!.

19 DICEMBRE - A Roma, a Palazzo Chigi, in una solenne cerimonia, con la presenza di Mussolini viene siglato il patto delle Corporazione fasciste con la Confindustria. La confederazione delle corporazioni viene ufficialmente riconosciuta dalla Confindustria come controparte privilegiata. Si afferma il principio che l'organizazione sindacale deve "ispirarsi alla necessità di stringere sempre più cordiali rapporti tra i singoli datori di lavoro, i lavoratori e le loro organizzazioni sindacali".
Infine dichiarano i contraenti di "armonizzare la propria azione con le direttive del governo nazionale".
E' il primo passo verso l'"Ordinamento Corporativo" che verrà poi approvato nel 1934 (vedi).

26 DICEMBRE - L'on. Giovanni Amendola viene aggredito e bastonato a Roma. Direttore del giornale "Mondo", Amendola, era una delle voci più autorevoli dell'opposizione democratica al fascismo (il prossimo anno ribadirà alla Camera le accuse fatte da Matteotti, e dopo l'assassinio, sarà il suo giornale a pubblicare il memoriale di Cesare Rossi; documento che risulta evidente la diretta o indiretta responsabilità di Mussolini nel delitto Matteotti).
Subirà un'altra violenta aggressione nel luglio del '25, in conseguenza della quale per le ferite postume morirà nell'aprile del 1926 in Francia dove si era rifugiato)
28 DICEMBRE - I dirigenti del partito fascista deplorano l'aggressione ad Amendola.

Mussolini e la Monarchia

Quali erano i rapporti di Mussolini, in questo primo anno con il Re e la famiglia reale?
La migliore analisi fatte in poche righe, riteniamo sia quella di Arrigo Petacco in Storia del Fascismo, nel 1° dei 6 volumi, a pag. 32.

"La Casa Reale, nei confronti di Mussolini, così come del movimento fascista, appare divisa. Il duca d'Aosta continua a manifestare il proprio favore, non disdegnando, all'occorrenza, di prendere parte a manifestazioni che vedono Mussolini come protagonista assoluto. Anche la Regina madre è una estimatrice di Mussolini, che addirittura l'ha incantata, durante i ricevimenti che si tengono periodicamente al Quirinale, con le sue « buone maniere ». In estate Mussolini è stato per un breve periodo ospite dei sovrani a San Rossore. Concisamente, ha dichiarato: « Col Re soldato non vi può essere che una intesa ».

Che cosa poi, in realtà, pensi di Mussolini Re Vittorio Emanuele, è oggetto delle più raffinate congetture.
Secondo alcuni il sovrano lo disprezza profondamente, non ama i suoi modi che egli giudica « plebei anche quando si colorano di buone maniere ».
Secondo altri, e fra questi il generale Cittadini, in Vittorio Emanuele si nasconde un sentimento di « genuina ammirazione per l'uomo, Mussolini, che evitando la sovversione del Paese vi ha altresì riportato l'ordine, la pulizia ».

Più sottile l'interpretazione di quanti ritengono che nell'animo del sovrano si celino sentimenti contrastanti, di ammirazione, ma anche di gelosia, di disprezzo e insieme di timore, in perfetta sintonia con l'introversione che lo caratterizza.
Piccolo di statura, reso goffo dalle uniformi militari che l'etichetta di Corte gli impone tuttavia di indossare, conscio, perché intelligente, dei suoi limiti, incapace di quei trasporti che creano, nella folla, la popolarità di un uomo, Vittorio Emanuele sembra assistere all'affermarsi di Mussolini con una sorta di impotente sorpresa. Sicuramente non lo comprende appieno. Al tempo stesso, forse suo malgrado, ne è affascinato.
Ma quali siano i suoi reali sentimenti, non lo confessa a nessuno; anche perché, di amici con cui confidarsi, il Re non ne ha. La piattaforma naturale, il punto di forza dal quale contrastare le ambizioni di Mussolini, dovrebbe essere l'esercito.

Del resto l'appellativo che Vittorio Emanuele si porta dietro è quello di « Re soldato », per la sua puntigliosa presenza al fronte, o quanto meno nei comandi d'armata, durante il conflitto mondiale. Eppure nemmeno nell'esercito gode di grande popolarità. Le massime gerarchie militari, Diaz come Thaon de Revel, stimano Mussolini, di cui ammirano la forza, la tenacia, il senso dell'ordine. Essi fanno rispettosamente ala a Mussolini, nelle cerimonie pubbliche, come compare nelle fotografie dei giornali del tempo; è un indice della simpatia che le forze armate, almeno nei gradi più alti, dimostrano nei riguardi del fascismo e della volontà, da parte loro, di condividerne la popolarità e la fortuna".

I rapporti di Mussolini col sovrano, nella prima fase meritano un discorso particolare. Nelle giornate dell'ottobre 1922 il Re ha accettato Mussolini come il minore dei mali, per scongiurare - così ha creduto - il trionfo dei « rossi » e la guerra civile, spronato anche da certi sospetti nei confronti del duca d'Aosta, e dal timore che l'esercito potesse disubbidire all'ordine di opporsi alle colonne in marcia verso Roma. Il Re, tutto sommato, considerava il fascismo un male necessario, ed era convinto che si trattasse di un fenomeno passeggero. «Tanto fra sei mesi...... borbottò guardando le colonne di squadristi che sfilavano sotto i balconi del Quirinale, ..... li rimandiamo a casa ». (*)

Invece è passato un anno e Mussolini è ancora saldamente al suo posto; e con la nuova legge elettorale maggioritaria, anzi, si prepara a consolidare il proprio potere.

Il potere lo perse invece il re, soprattutto quando, Bonomi, gli portò perchè lo leggesse, il "memoriale" di Cesare Rossi, sul delitto Matteotti: "Mi dispensi da questa lettura,
Io non sono un giudice, io regno, non governo". Fu l'unico momento (con il vuoto che sembrò farsi attorno a Mussolini e con i giornali che gli tuonavano contro) che poteva sbarazzarsi di lui.
Ma non ne siamo sicuri. Il Re anche se voleva, non sapeva come fare per metterlo alla porta, Mussolini godeva di un'ampia maggioranza parlamentare, e perfino con il voto del Senato, Mussolini aveva ricevuto il chiaro appoggio della classe dirigente.

Infatti, quando Mussolini in quella critica situazione chiese alla Camera Alta un voto di fiducia (un NO avrebbe potuto fornire al Re il pretesto costituzionale per intervenire, al limite anche per sollevare Mussolini dall'incarico di presidente del Consiglio), il Senato invece si pronunciò con un netto SÌ: 225 voti a favore, 21 contrari e 6 astenuti. Un successo per Mussolini! Uno scorno per il direttore del Corriere della Sera, che era uscito il 3 gennaio con un invito a Mussolini "di fare la cosa più saggia: dare le dimissioni".

Quanto all'opposizione parlamentare, non gli diede fastidi e travagli, se n'era andata tutta sull'Aventino lasciandogli libero il campo.
Dirà Mussolini "
..... certi gentiluomini della politica si sono messi fuori gioco da soli, sbagliando tattica....la migliore strategia é quella di rimanere al proprio posto"


"" L'opposizione di centro-sinistra, continuò a battibeccare senza costrutto. Avevano organizzato un comitato segreto per coordinare la lotta antifascista, ma non avevano armi e del resto il comitato era pronto a lottare contro i comunisti, in caso di necessità, e i comunisti lo sapevano bene. I comunisti, dal canto loro, la pensavano ancora diversamente: " Lo spostamento a destra della situazione generale è un elemento assai favorevole per noi" disse Togliatti. "Contribuisce fin d'ora a seminare negli ambienti proletari e anche in alcuni strati di media borghesia proletarizzata e tra i contadini la sfiducia nei confronti delle opposizioni".
Pura illusione. Era invece chiaro che non c'era alcuna possibilità di organizzare un'azione concertata di opposizione contro Mussolini "".(**)

"....nessuna preparazione tecnica si era compiuta. Non c'era un piano d'azione. Vagamente si era chiacchierato di armamento, di atti di sabotaggio, di offensiva a fondo, senza che alle parole corrispondesse la benché minima opera pratica e concreta"
(Nenni, Storia di quattro anni, p.212)

I "grattacapi" paradossalmente a Mussolini glieli diedero semmai gli "squadristi" (i "rassisti") furiosi di tutte le mosse conciliatrici del capo del Fascismo". (*)

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