ANNO 1929

Due vane imprese aviatorie
di Bassanesi e De Bosis
su Roma e Milano

mentre l' "UNTO DAL SIGNORE"
l'11 febbraio ha compiuto il "miracolo" della Madonna di  Lourdes.....
( non è Lui a dirlo, ma il clero )

....le due imprese sono invece iniziative propagandistiche
di due organizzazioni
impegnate nella lotta contro il fascismo.

La prima fu finanziata dal fondatore de Giustizia e Libertà Carlo Rosselli e Alberto Tarchiani con il temerario pilota GIOVANNI BASSANESI presidente della sezione parigina della Lega italiana per i diritti dell'uomo.
Bassanesi impara a volare, prende il brevetto e l'11 luglio di quest'anno piomba su Milano lasciando cadere manifestini con l'invito a "Insorgere" e a "Risorgere". Hanno tutti   l'intestazione "GIUSTIZIA e LIBERTA'" e iniziano con l'appello "Italiani milanesi non fumate".
Segue un incitamento di tipo risorgimentale. "I milanesi del '48 hanno iniziato la campagna contro l'Austria astenendosi dal fumo". "La parola d'ordine sia: Chi fuma é fascista"; "Viva la libertà". "Via i ladri". "Un pensiero libero nell'Italia libera!".

Veramente un po' poco per fare una rivoluzione antifascista. Nel 1930 poi! Mentre per quanto riguardava i "ladri", il testo dimenticava di dire chi erano i predatori. Nel corso degli ultimi mesi, non era certo il regime il "profittatore", ma erano semmai LE BANCHE che stavano mandando in rovina l'Italia. Mussolini, anzi, toglie - in questo stesso anno - dalle loro mani la peggiore arma del ricatto che stavano usando nei confronti delle industrie; tutte in difficoltà - piccole e grandi - dopo la crisi mondiale iniziata con il crollo di Wall Street.

Le banche nel fare - quelle che loro dichiarano essere "operazioni cautelative" - esigevano garanzie molto esose dalle industrie in crisi, e quelle che erano molto esposte chiedevano dall'oggi al domani di rientrare.
Cioè le banche private, a garanzia dei crediti temporaneamente inesigibili (sono ben 2 milioni i protesti nel corso dell'anno) gradualmente fagocitavano i pacchetti azionari delle grandi imprese, e quelle piccole le facevano fallire e le chiudevano.
La conseguenza più immediata fu che in brevissimo tempo in Italia si trovarono a spasso più di un milione di lavoratori.
Ma il male peggiore non era solo questo, ma venne fiaccata la volontà del rischio; sia nelle piccole aziende dove operava l'imprenditore intraprendente, come pure nelle medio-grandi dove affluivano i capitali dei risparmiatori (dove in breve i titoli subirono un crollo del 40%). 

(In entrambe (salvo quelle che avevano operato nella produzione bellica) per molti anni, fino al 2ndo dopoguerra inoltrato, si porteranno dietro il fantasma di questi anni. L'iniziativa privata ricomparve coraggiosa solo alla fine degli anni Cinquanta; poi negli anni Settanta sfidò anche i grandi complessi, costretti a decentrare e non più a concentrare).

Nel 1930, alle banche non interessava proprio nulla le prospettive di una ripresa, e non era interessata neppure ai macchinari delle aziende e tantomeno alla gente che rimaneva senza lavoro. Puntavano sul semplice valore immobiliare, non su quello mobiliare. In pratica stavano fagocitando l'intera industria italiana senza tirar fuori una lira.
Il gioco era molto semplice; si chiedeva prima a breve termine il rientro delle somme erogate, e se l'azienda non era in grado di farlo (ed erano molte in simili condizioni) ci si appropriava delle azioni dell'azienda, calcolando "solo" il valore immobiliare: il terreno e i muri.
Grandi aziende passarono così sotto il controllo delle banche per la cosiddetta "pipata di tabacco".

Altro che "Milanesi non fumate", in Italia le banche avevano fatto smettere di "fumare" migliaia di ciminiere. Si contarono nel corso del 1929-30, 14.000 "carcasse" spolpate dai cinici "avvoltoi".
Fallimenti o aziende in coma con le banche subito al loro capezzale per prendersi gli immobili e così diventare sempre più potenti, oppure prendersi quelle industrie in posizione dominante, che hanno le sicure commesse statali. Con cinismo le banche stavano condizionando l'intera economia. Mussolini quest'anno interviene, e quello che va a creare, lo abbiamo già elencato nella pagina precedente.

Potremmo dire che fu l'anno dove Mussolini - diciamolo onestamente - dimostrò tanto coraggio, e s'inventò (merito di
BENEDUCE ) la migliore strategia economica di tutto il ventennio, ma anche la migliore di tutti gli stati in crisi.
In un periodo in cui  perfino i grandi economisti americani non sapevano cosa fare dopo la Grande Depressione; che era causata dagli stessi motivi: la concentrazione dei capitali e la monopolizzazione della produzione che permetteva di condizionare i salari sempre più bassi e di conseguenza questi erano insufficienti per acquistare i prodotti di consumo e tanto meno quelli durevoli.
I primi a pagare e a chiudere  furono naturalmente le piccole aziende; quelle grandi avevano le spalle coperte, ed erano così ciniche da aumentare  (ormai rimaste sole sul mercato) perfino i prezzi. Producevano meno e senza tanti sforzi guadagnavano di più. (idem in Italia, quindi non era il fascismo il male, erano invece le grandi industrie e le grandi banche che stavano strozzando l'intera economia).

Bassenesi volò dunque su Milano, lanciò i manifestini, con quel banale manifestino, ritornò a Mendrisio per atterrare, poi ripartendo per la Francia, si schiantò al suolo subito dopo.

La seconda impresa fu quella di LAURO DE BOSIS, compiuta quest'anno, il 3 ottobre. Un esule che ha dato vita ad un movimento, AN, Alleanza Nazionale, contro il fascismo. De Bosis impara anche lui a volare; poi su un aereo, il Pegaso, partendo dalla Costa Azzurra, compie un volo su Roma lanciando manifestini. Al ritorno scompare nelle acque vicino alla Corsica, non si sa se abbattuto da qualche aereo levatisi in volo o per mancanza di carburante.
Ma
De Bosis nel partire era stato profetico "Andrò a portare un messaggio di libertà a un popolo schiavo di là dal mare. Per far cadere il fascismo ci vogliono giovani che sacrifichino la loro vita. Bisogna morire. Spero dopo di me, molti altri seguiranno, per scuotere l'opinione pubblica" .

Nella spericolata trasvolata, durò mezz'ora il suo volo su Roma, su piazza Venezia, sul Corso, e a piazza del Popolo, lanciando manifestini con un appello rivolto al Re (anche qui rievocano memorie risorgimentali).
"Sono sette anni che vi vediamo firmare decreti di Radetzky con la penna di Carlo Alberto"..."Dal fondo della loro disperazione, quaranta milioni di italiani vi guardano". "Lottiamo contro il fascismo con Alleanza Nazionale"

Fu tutto inutile. Gli italiani furono chiamati a stringersi attorno a Mussolini; erano stati gli stessi cattolici clerico-papalini a indicarlo nel '29 come "uomo della Provvidenza". E tale al successivo "Plebiscito" 10 milioni di italiani lo incoronaro.
Dopo qualche incomprensione reciproca con i Patti Lateranensi, Mussolini si inventa un nuovo modus vivendi con la Chiesa; la pace tra i cattolici e fascismo nel 1931 sembra fatta. Addirittura a Mussolini gli verrà conferito il 9 gennaio, lo Speron d'Oro, la più alta onorificenza pontificia; ed è ricevuto in udienza solenne da Papa, Pio XI; che ha al suo fianco EUGENIO PACELLI, della segreteria di Stato Vaticana, il futuro Papa Pio XII.

E proprio a lui, al cardinale Pacelli,  lo Stato Fascista dell'anticlericale Mussolini, spinge il suo anticlericale Re, a concedere pochi giorni dopo, il 3 marzo,  in gran pompa magna, il collare dell'Annunziata, la più alta onorificenza reale. Questo significava diventare cugini del Re.
(Nel 1940 il Re il "collare d'oro" lo diede anche al famigerato Goring che finì poi davanti al processo di Norimberga;  ma non sopportando di finire appeso con il "collare di corda" , si suicidò pochi minuti prima).

IL "MIRACOLO" DI MUSSOLINI

PACELLI era presente alla firma dei Patti Lateranensi del '29, documento steso fra l'altro da suo fratello Francesco avvocato, che ha fatto da intermediario nella Riconciliazione, ha scelto il palazzo dove doveva avvenire la firma, e perfino il giorno: l' 11 febbraio, che essendo la festa della Madonna di Lourdes, il tutto doveva apparire come un miracolo (ma i posteri non ne parleranno più).

Pacelli a 25 anni era già nella Segretaria di Stato nel 1901. Nel 1915 fu inviato in Missione segreta a Vienna. Nel 1920 accreditato come Nunzio Apostolico presso il Governo del Reich si trasferisce a Berlino nel 1925. Nel 1929 prestò il suo contributo per la firma del concordato.
Poi subito dopo con la Santa Sede, il 20 Luglio '33 Hitler firmò un concordato (come Mussolini) e ricevette pieno riconoscimento della Chiesa al suo nazismo.
Addirittura il leader del Partito Cattolico Tedesco Kaas (che moralmente ne favorì l'ascesa) andrà a Roma per diventare consigliere prima presso Papa Pio XI, poi dello stesso futuro Papa Pio XII quando Pacelli salirà sul soglio pontificio nel 1939. (piuttosto strano!!)

Nel Concordato tedesco c'erano due clausole segrete:
1) Un fronte comune contro la Russia comunista;
2) Il dovere dei sacerdoti chiamati a servire l'esercito tedesco.
L'ultima era una decisione tassativamente vietata dal trattato di Versailles. Aggirandola e sottoscrivendola, la Chiesa dava un implicito riconoscimento formale alla politica di Hitler. Anzi ambiguamente la benediceva. Per poi in seguito pentirsene.

Infatti, Hitler nello stesso anno, come aveva fatto Mussolini, una volta ottenuta l'alleanza con la Chiesa, fa sciogliere tutte le organizzazioni cattoliche, perfino quelle a carattere sportivo, e alle suore che insegnano nelle scuole (il 65%) le manda a casa (scenderanno in pochi mesi al 3%).
Il Papa cominciò - tardivamente - ad essere addolorato, inizia le sue proteste, condannerà il nazismo nel '37 ma dopo quattro anni ormai era troppo tardi. (e quello che avvenne poi dopo, con Pacelli Papa, dal '39 in poi, é sempre rimasto molto oscuro).

Sappiamo però che quando Hitler presentò il disegno di legge per i pieni poteri che lo rendesse dittatore in maniera legittima, la Chiesa tedesca (e i cattolici del Centro) votò anch'essa a favore della dittatura di Hitler (si disse poi "per salvaguardare la sua posizione, impotente ad offrire una resistenza"). 

Ma torniamo ancora al "miracolo" di Mussolini; al Concordato.
ALCIDE DE GASPERI che nelle file cattoliche non era un conciliatorista e dissentiva perfino con Civiltà Cattolica, fu profondamente amareggiato; "Da tempo si stanno trascurando i precetti della dignità. L'educazione clericale insegna a stare in ginocchio ma dovrebbe apprendere anche a stare in piedi. Così adesso sono contenti i clerico-papalini e sono contenti i fascisti. Per Mussolini é un trionfo!"

Disse anche di peggio:
Una frase, anche se l'abbiamo già citata in altre pagine, vale la pena riportarla; De Gasperi è sì fortemente polemico, ma ha una coscienza vigile:
"I cocchi dei trionfatori passano schizzando fango sui travolti che stentano a salvarsi sugli angoli della via".... e più avanti: "A palazzo Colonna, riaprendo i famosi battenti, qualcuno crederà di riaprire le porte di secoli in cui s'intrecciarono lo scettro e il pastorale. Ma la realtà del XX secolo non tarderà a farsi sentire, le grandi masse ricompariranno dietro allo scenario"
.
(A. De Gasperi, Lettere sul Concordato, Morcelliana Brescia 1970, pag. 59).

Che profeta !!!

Mussolini quel giorno, fin dal mattino, pensava solo ad una cosa. Al film Luce girato per l'occasione. Dopo la firma disertò perfino lo spettacolare ricevimento a Palazzo Colonna - riaperto dopo 60 anni - dov'era presente tutta l'aristocrazia nera fedele al Papa, ed era presente tutto il Sacro Collegio. E ovviamente presenti i più alti gerarchi del fascismo, osannati e riveriti.

Mussolini invece corse a casa, il film lo volle subito sviluppato. Lo visionò, poi impartì gli ordini....
"deve vederlo tutto il mondo ! e su Il Popolo d'Italia in edizione straordinaria oggi e in quello di domani, sotto il titolo a sette colonne mettete...
"Una grande vittoria politica e spirituale del Regime"
poi aggiungere
"Emozione in tutto il mondo"
e sopra il titolo
"Inizio di una nuova era per l'Italia e la Cristianità"
.
Lui era un giornalista no?

Il Re, un anticlericale accanito, pure in questa occasioni (qualcuno malignò) firmò "con la penna di Carlo Alberto", anche se non ci aveva capito nulla, né colse la enorme portata politica della Conciliazione; del resto non era riuscito a capire nulla neppure quando quel partito di massa nel '22 emerse da una minoranza.
(O forse aveva capito benissimo: che se andava male, il trono l'avrebbe perso. Era meglio non rischiare. - Idem, l'8 settembre 1943)

L'opera propagandistica di "divinizzazione" di Mussolini inizia con la patetica macchietta STARACE che viene nominato proprio quest'anno - il 7 dicembre - segretario del PNF curando personalmente la Dottrina Fascista, il Credo, il Giuramento sull' Icona del nuovo Ente Supremo. 
Come Dio, anche  "Duce si deve scrivere sempre con la D maiuscola; anzi di più, con tutte le lettere maiuscule: DUCE".
L'opera quindi  di "beatificazione" e di "santificazione" di Mussolini  è iniziata già con la Chiesa, dopo che la monarchia sabauda lo aveva creato Cesare già da tempo; dal '22.

Tutti gli altri, intellettuali e fior fiore di scienziati, docenti ecc. al giuramento di fedeltà al fascismo - su 1200 grandi nomi solo 13 (più agnostici che coraggiosi) non giurarono; tutti gli altri con le lodi iperboliche e gli osanna si unirono semplicemente al coro.
Dunque,  questo sempre più accentuato culto della personalità, non dipese soltanto da lui, o dai cortigiani che gli erano attorno, ma dalle istituzioni servili, per servirsi del "tribuno" fino a quando a loro avrebbe fatto comodo. Da usarsi come opportunistica stampella e potersene poi sbarazzarsene all'occorrenza.

Non fu facile, perché come nel '22, anche Mussolini usò invece proprio alcuni di loro come stampella. All'indomani dei patti ottenne subito un massiccio plebiscito dagli italiani, poi nel 1931, alla conciliazione lui assesta i primi colpi, causa le  prime incrinature: partono le disposizioni per lo scioglimento delle associazioni giovanili cattoliche e fa apparire subito incompatibile l'adesione al fascismo e l'iscrizione all'Azione cattolica. "I balilla non devono essere trasformati in chierici". (L'anticlericalismo dei tempi giovanili della Lima,  riemerge).

C'è insomma la disputa per avere il monopolio dell'educazione dei giovani, che Mussolini vuole tutto per se'. Le polemiche diventano roventi, e non basterà l'enciclica di Pio XI per porre fine ai dissidi: (Non abbiamo bisogno - di cui il passo più cocente è "....In nessun Paese al mondo l'Azione Cattolica è perseguitata come in questa nostra Italia".

Perfino gli ecclesiastici di ogni grado, prima devono giurare di essere fedeli alla "religione del fascismo", e solo se a quest'ultimo sono graditi possono occupare posti di responsabilità che la gerarchia della Chiesa ha loro destinato. Perché: "Il fascismo non ha mai pensato di mettersi agli ordini del Papa" scrive un autorevole giornalista fascista.

Insomma la Chiesa é diventata una subalterna, e troppo tardi si accorge di essere stata giocata, messa da parte, utilizzata da Mussolini solo per avere il massiccio consenso dei cattolici.
Che proprio tutti uniti non sono. La polemica infatti divampa tra Pio XI e Milano, con il cardinale Schuster, che seguita a benedire i gagliardetti;  celebrerà in Duomo ogni anno gli anniversari  della Marcia su Roma; e in seguito benedirà le legioni in partenza per la Russia, per l'Africa "impegnate a portare la luce della civiltà" (usando anche i gas)

Per il Re, Mussolini, era "un brav'uomo che non pensa che al bene del Paese", mentre per la Chiesa era nel '29, "l'uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare". - "Più "santo" di San Giovanni Bosco che sulla "questione romana" ha fallito"

Gli italiani cosa dovevano fare a questo punto? Si unirono ai "saggi". E più che attaccarsi ogni giorno di più al Duce, il DUCE fu "attaccato addosso" a tutti gli italiani e in tutti i modi; la popolazione fu sommersa nella sua vita quotidiana dalla "Informazione" (la Minculpop) e quindi volente o nolente obbligata ad ascoltare e leggere i piccoli "tribuni" e i "pennivendoli" tutti impegnati nei panegirici a indicargli che Mussolini era il capo del fascismo, era il capo del governo, che lo Stato era Mussolini, che Mussolini era lo Stato, e infine gli avevano detto nel '29 che era anche capo della "nuova religione".
E a sostenerlo non c'erano più i lacchè, gli squadristi, i ras di provincia, le teste calde,  ma fu lo stesso clero a dargli  questo ambito riconoscimento, fino al punto che esso stesso - il clero - accettò di giurare di essergli fedele.

Nel '22 Mussolini era entrato (abbiamo visto come) solamente dentro nella sfera politica, ma nel '29, nella sfera del trascendente più che entrarci lui - a forza - ce l'avevano messo dentro gli altri.
E dato che lui controllava sia i giornali che gli altri potenti mezzi d'informazione, non riuscì fare a meno (ma prima lo aveva fatto) di smettere di pronunciare la benchè minima frase di autocritica al fascismo; e nemmeno più a se stesso.

Da Alessandro in avanti, tutti, appena giungono a governare un Paese, si ammalano di "alessandrite". Conquistano un "cortile", hanno un "pugno" di consensi, e subito credono di poter conquistare il mondo.
Se poi questo consenso arriva anche dalla più autorevole istituzione religiosa, i soggetti entrano nella "parte", e l'"autoesaltazione"  non riescono più ad evitarla.
Salendo a uno ad uno i gradini del potere, la ceca "autoesaltazione"  è sempre proporzionata al numero di gradini saliti.

Per scalzarlo da questi gradini in alto, non bastavano certo i due temerari voli dei due antifascisti ricordati sopra. Mussolini oltre che sentirsi ormai una divinità (così Alessandro, Cesare, Diocleziano, e tanti altri) gli italiani iniziarono a adorarlo veramente come tale e soprattutto iniziarono - era saggio - ad allevare i loro figli con quel suo credo e con quel suo vangelo, del "Credere, Obbedire, Combattere"; proprio quelli che poi nel '43 gli piombò addosso il "mondo di quei saggi padri"
Non sapevano più a chi credere, a chi ubbidire e chi combattere con le mani ormai nude.

Gli analfabeti (che erano ancora tanti) non ci hanno (ovvio) lasciato nessuna testimonianza di questa adorazione, ma basta leggere sui giornali  il fior fiore delle migliori penne dell'epoca per intuire che gli incolti si comportavano come le più intelligenti e aperte menti politiche, culturali e religiose del tempo: cioè praticavano l'incensamento (e non solo metaforico).

A Mussolini, nemmeno gli sfiorò la mente l'idea che era stato messo sull'altare come una confezione regalo patacca; il popolo era la carta dorata che avvolgeva la scatola ma la scatola era vuota, la borghesia che lo aveva utilizzato non c'era dentro, era solo virtuale.
Quando il 25 ottobre del 1938 se ne accorse, era ormai troppo tardi. Mussolini quel giorno già non era più nessuno ed era già solo; e lo sapeva benissimo, altrimenti non avrebbe detto quella sprezzante famosa frase "quel mezzo milione di borghesi che si annidano nel paese". 

Fra l'altro pochi mesi dopo,  il 10 ottobre 1939 i "barbetta" e i "Savoia"  tramarono la prima congiura per destituirlo. Erano gli stessi uomini che l'attuarono poi il 25 luglio del '43. Fallì quella precedente solo perchè - interpellato - Papa Pacelli non diede il suo appoggio! Non volle sentirne parlare.

Ma in questo 1930 nulla lo faceva presagire. Alla borghesia Mussolini era utile, mentre il popolo nei successivi anni, fra manifestazioni sportive, parate, e anche tante pagliacciate, si diverte pure, si spella le mani negli applausi, e sacrifica pure una parte dello stipendio (che servirà paradossalmente ai capitalisti per portare i capitali all'estero).

Turati ( proprio lui! prima di essere espulso - per uno scandalo - proprio nel '31 ) così descrisse la situazione: "Ogni giorno, su ogni piazza, i mille cuori del fascismo urlano le stesse parole: Amore, Devozione, Fedeltà, Disciplina fino al sacrificio".
In effetti - scriverà Petacco in Storia del fascismo - quando si instaura questa "religione del Duce", corrisponde, in una certa misura, anche ad un'autentica inclinazione dell'animo popolare, a quel gusto del cesarismo che, in genere, affascina o può affascinare le folle". 

E alle folle basta qualche "tribuno" che seguita a ripetere "il popolo mi ama", "il popolo é con me", "il popolo lo vuole", "chi è scelto dal popolo è unto dal Signore", e il popolo incantato più dall'immagine che da un progetto (quante volte è accaduto nella storia! E accadrà ancora!) segue il pifferaio di turno fino al baratro.

Nel maggio del '31 gli italiani iscritti al Fascismo sono 2.907.969, nel 1939 ammontavano a 24.239.982. Mancavano i lattanti, cioè solo quelli che non sapevano leggere, e data anche l'età erano gli unici che non capivano ancora nulla.
Ma gli altri ne avevano la facoltà. Eppure....finì come sappiamo. Tutti dietro al pifferaio e tutti dentro nel baratro.

Non era la prima volta, e forse nemmeno l'ultima. Ogni tanto spunta uno che afferma convinto che è stato scelto dal popolo, che  si sente "unto dal... Signore".
Anche in questi anni 2000 qualcuno ha iniziato a dirselo da solo; e a sentir lui, fa già i miracoli.
E' convinto di esserlo perché non conosce né il "Popolo" ("che ogni tanto fa quello che vuole"), né tanto meno sa chi é il "Signore" (che pure lui fa quello che vuole, da sempre).

Chi avrebbe mai immaginato
in questi suoi anni d'oro
questa tragica scena di Piazzale Loreto ????

 

Eppure !! è accaduto !!!

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