ANNO 1941 (2)


Quasi contemporaneamente alle vicende che abbiamo appena letto, in Africa va un po' meglio agli italiani con i tedeschi in Africa. Qui é giunto in soccorso degli italiani (pur a ranghi incompleti) con il suo Afrikakorps, il reparto corazzato del Maresciallo ROMMEL che sferra il 24 marzo una offensiva contro gli inglesi (anche loro indeboliti per aver inviato forze in Grecia)  recuperando el-Agheila, al confine tra la Tripolitania e la Cirenaica, persa in precedenza dagli italiani.
Il 31 Marzo
Rommel attacca Marsa el-Brega, località della Cirenaica a nord-est di el-Agheila. Gli inglesi sono costretti a ritirarsi.

2 APRILE -
Rommel riconquista Agedabia e Zuetina.
(vedi Diario di Rommel )

Rommel è audace, dinamico, brillante, alla difesa preferisce l'attacco, scompagina con i suoi fulminei blitz le forze avversarie, poi scompare nei luoghi più impensati a rintanarsi (scopriremo dopo perchè. Più che una strategia queste improvvise sparizioni erano una esigenza)
Viene soprannominato la "volpe del deserto". (Ma gli inglesi nel gioco della "caccia alla volpe" sono molto più abili dei tedeschi, e Rommel alla fine (il 4 Novembre del '42) finirà nella trappola di MONTGOMERY, che seppe attendere ( i rinforzi), ebbe la pazienza (capì il punto debole), lo fece scorrazzare per il deserto, facendolo allontanare sempre di più dalle basi logistiche, consumando così carburante e munizioni, per poi alla fine rimanerne senza o l'appena sufficiente per mettere in salvo la sua divisione, lasciando tutti gli italiani a piedi (120.000) e quindi nelle braccia del generale inglese, (compreso il padre di chi sta scrivendo queste memorie. Che per ironia della sorte si fermò con il suo camion 3 Ro con l'autobotte vuota e anche lo stesso camion senza carburante, proprio in quel punto dove oggi in Libia sorgono i ricchi pozzi di petrolio).
Mentre i mezzi ancora riforniti o efficienti li requisirono i tedeschi di Rommel per mettersi in salvo.

(ARDITO DESIO, geologo (famoso per la spedizione al K2) con una relazione presentata nel '39 al Duce, cercando pozzi d'acqua, aveva scoperto con vari assaggi geologici il petrolio da queste parti. Ma MUSSOLINI non aveva molto tempo per ascoltare il lungo rapporto che parlava di "....un ritrovamento di un po' di acqua sporca nel deserto" (dalle Memorie di Desio). E gli italiani (ironia della sorte) in Libia sono ora senza carburante, paradossalmente a calpestare il più grande giacimento di petrolio che avessimo mai potuto immaginare. Altro che oro delle banane, c'era l'oro nero!!)

IL 4 APRILE Rommel con delle operazioni blitz, guidando personalmente gli attacchi con i suoi carri, e dando ordini ai generali italiani si muove con grande maestria tattica.
Da Agedabia, riconquistata il 2 aprile, Rommel scatena poi la sua offensiva in Cirenaica, in tre direzioni verso nord, in direzione di Bengasi, verso nord-est per Msus e el-Mechili e in direzione est per Ben-Gama e Tengeder, minacciando cosi le retrovie britanniche. Dispone della 5a divisione motorizzata leggera tedesca (che invia parte in direzione di Msus-el-Mechili e parte, assieme alla divisione italiana Aride, su Ben-Gama e Tengeder) e delle divisioni italiane Trento e Brescia che lancia in direzione di Bengasi. A difendere la Libia gli inglesi hanno lasciato il generale Philip Neame con la Il brigata, la 2a divisione corazzata, la 9a divisione australiana e una brigata motorizzata indiana. Ben poca cosa dunque e per questo motivo, molto saggiamente, il generale Neame ha avuto l’ordine, in caso di massiccio attacco nemico, di ritirarsi perché non sono disponibili rinforzi. Rommel incontra perciò scarsissima resistenza e lo stesso 4 aprile le sue truppe entrano a Bengasi.

Il 5 APRILE i carri di Rommel avanzano ancora e conquistano a nord Barce e a sud Tengeder.
Il 6 APRILE occupano el-Mechili e Msus. La 9a divisione australiana comincia a ritirarsi da Derna, ma con un fulmineo blitz Rommel prende prigionieri i generali inglesi Richard O’Connor e Philip Neame.
7 APRILE -  Nei pressi di el-Mechili, in Cirenaica, le truppe dell’Asse hanno la meglio sulla 2a divisione corazzata inglese e sulla III brigata indiana. Intanto gli inglesi della 9a divisione  australiana, una brigata di fanteria, una contraerea e un reggimento corazzato, al comando del gen. LesIie James Morshead cominciano a rinforzare il presidio di Tobruk.
10 APRILE - Tobruk, è completamente isolata. I soldati dell’Asse  la cingono d’assedio. Tutto il perimetro difensivo della piazzaforte si trova entro il raggio d’azione dell’artiglieria tedesca e italiana; esposte al fuoco sono pure le squadre che lavorano nel porto.

13 APRILE -  Rommel dichiara di voler proseguire la sua avanzata almeno fino a Mersa Matruh, in Egitto, indipendentemente dall'evolversi delle operazioni attorno a Tobruk. Da Berlino invece si suggerisce di consolidare il fronte a Sollum, al confine tra Libia ed Egitto, e soprattutto di eliminare in qualsiasi modo la resistenza della guarnigione inglese di Tobruk.
Rommel aveva avuto una premonizione, guardava lontano. Infatti stanno iniziando sul Mediterraneo gli inquietanti attacchi degli inglesi sui convogli dei rifornimenti italo-tedeschi in Africa.


16 APRILE -  A notte fonda, alle 2,20, nei pressi delle coste tunisine, all’altezza delle secche di Kerkenah, una formazionie di cacciatorpediniere inglesi attacca un convoglio italiano di 5 navi scortato da cacciatorpediniere. I piroscafi del convoglio e 3 cacciatorpediniere italiani di scorta (il Tarigo, il Lampo e il Baleno) sono affondati. Siamo appena all'inizio di una situazione sempre più critica. E' per gli Inglesi l'isola di Malta una importante base strategica.
20 APRILE - Reparti dell' 8a armata britannica cerca di sbarcare a Bardia nel tentativo di recare soccorso ai difensori di Tobruk, ma viene respinto dalle truppe italo-tedesche.  Rommel decide di attaccare nuovamente Tobruk appena potrà disporre della 15a divisione corazzata tedesca.
Ma anche il comandante in capo delle forze inglesi, gen. Wavell, chiede a Churchill rinforzi di mezzi corazzati.

21 APRILE - Forze navali inglesi provenienti dall'isola di  Malta e dalla base di Alessandria d’Egitto (rifornita dopo aver fatto le navi il periplo dell'Africa) bombardano il porto di Bengasi.
25 APRILE - E' di turno Rommel che attacca il passo di Halfaya, chiave d’accesso alla strada orientale verso l’Egitto, e riesce a ricacciare gli inglesi sulla linea Buq-Buq-Sofafi. Cinque giorni dopo Rommel lancerà una grande offensiva su Tobruck. (la riprenderemo più avanti)

LA PERDITA DELL'ABISSINIA
COSTATA COSI' TANTO AGLI ITALIANI


S
empre nello stesso mese di Aprile contemporaneamente su un altro settore .....in Africa Orientale...
Gli italiani sono costretti a sgomberare la capitale Addis Abeba. Nei giorni...
 3 e 4 MAGGIO il viceré Amedeo d’Aosta ha distribuito le forze che gli restano in vari centri di resistenza nelle regioni montuose del paese, dall’Amba Alagi al Galla Sidarno, all’Asmara.
5-6 MAGGIO Addis Abeba viene occupata dalla 12a divisione coloniale comandata dal generale Wetherall (lo stesso giorno 5 anni prima, la occupò Badoglio). 
Dal 10 gennaio, da quando gli inglesi sono penetrati nella Somalia Italiana, hanno percorso circa 2700 km, non hanno sostenuto grandi battaglie, e le loro perdite assommano a bennemo 500 uomini. 
Gli italiani nello stesso periodo hanno perduto buona parte dell’armamento, gli equipaggiamenti, le scorte viveri, e accusano decine di migliaia di prigionieri.

8
MAGGIO - Gli inglesi sferrano il loro attacco in Eritrea, conquistano Massaua. Dei 13.000 uomini che la difendevano oltre 3000 restano uccisi e 5000 feriti. Proseguendo l'offensiva il...
 10
MAGGIO - ...entrano per il trionfo nella capitale Addis Abeba e rimettono sul trono il Negus HAILE SELASSIE', esattamente dopo cinque anni e nello stesso giorno quando "sui colli fatali di Roma" Mussolini aveva proclamato l'Impero.

(Hailè Salassiè, tornato in Etiopia, apprezzò molto l'opera degli Italiani. Più tardi inviò all'Italia (Ministro degli esteri il FANFANI) il rimborso dei danni subìti dagli italiani affinchè tornassero in Etiopia. Può confermarlo Sig ARBOCO' milanese il cui padre aveva un negozio di merceria ad Addis Abeba, oltre  il padre dell'autore che scrive; che nella stessa città abissina nel '36 aveva avviato una impresa di autotrasporti).

Finisce il sogno! Forse Badoglio ormai messo da parte da Mussolini, per non essersi allineato alle sue autonome idee strategiche in Francia, poi capo espiatorio nelle fallimentari operazioni in Grecia, deve provare una certa soddisfazione; che però deve subito contenere perché in Italia c'e' un'altra oscillazione in positivo negli entusiasmi con l'Asse che con Rommel vince in Africa, e vince in Grecia.

 Infatti.....torniamo un po' indietro


IL 5 APRILE
la Jugoslavia firmando un patto di alleanza con i russi (a indurli a fare questa anomala alleanza la provocò proprio l'Italia con la sua offensiva in Grecia e in Albania) mette in allarme HITLER che il giorno dopo, con un blitz fulmineo di armate e aerei partendo da Belgrado porta a termine l'invasione (i fatti li abbiamo narrati nelle pagine precedenti). 

Il 6-7-8-9-10-11-12 APRILE
la Jugoslavia (per il momento) si è disgregata, le armate tedesche provenienti  dall'Austria e Ungheria, con quelle della Romania, si congiungono a Belgrado, presidiano poi a Est le Porte di Ferro, proseguono le altre verso Salonicco. Il 9 aprile
l’armata greca  comandata dal gen. Bakopoulos, è costretta a capitolare, con l’autorizzazione del Comando Supremo. 70.000 uomini sono fatti prigionieri. 15 divisioni tedesche proseguono l'avanzata verso l’Egeo scontrandosi con le restanti truppe greche e con il corpo di spedizione britannico comandato dal gen. Henmy Maitland Wilson, che (davanti alle famose Termopili) dà l’ordine di ritirata a...mare, cioè rimbarcarsi (è quasi una seconda Dunkerque). 
Ma anche ad Atene il gen. Papagos e i generali inglesi Wavell e Maitland Wilson decidono in concerto l’evacuazione del corpo di spedizione britannico dalla Grecia continentale. La resistenza continuerà nelle isole.

Circa 43.000 britannici e polacchi del corpo di spedizione si reimbarcano nei porti di Nàuplion, Monemvasia e Kalàmai. All’evacuazione provvedono 6 incrociatori, 19 cacciatorpediniere e numerosi trasporti di piccolo tonnellaggio.
Nella disastrosa campagna il corpo di spedizione ha perduto 12.712 uomini di cui 9000 caduti prigionieri dei tedeschi, e tutto il materiale pesante. L’evacuazione (operazione"Demon") ha comunque successo.

19 APRILE - I greci sul Pindo con il passo di Metsovsi bloccato, si vedono tagliare la via della ritirata dai carri della divisione corazzata SS Adolf Hitler. Con l'armata greca in macedonia che ha già trattato la resa, Per i greci è la fine.
Ma la corazzata SS Adolf Hitler, non ha solo spezzato in due le armate greche, ma si è messa alle spalle dello schieramento greco contro gli italiani. Sono a Salonicco e a Larissa.
Il 21 APRILE i tedeschi fanno tutto loro. A Làrissa, presso il comando della 12a armata tedesca di von List, i plenipotenziari greci firmano la capitolazione. Gli unici assenti sono gli italiani (vedi più avanti).
Il 25 APRILE la divisione corazzata SS Adolf Hitler attraversano il canale di Corinto, poi dilagano sul Peloponneso.
Con la direttiva n. 28 Hitler ordina l’operazione “Merkur” (invasione di Creta con i paracadutisti)
27 APRILE - Le armate tedesche entrano ad Atene. Sul Partenone sventola la bandiera nazista.
1 MAGGIO - I tedeschi occupano tutte le rive dell’Egeo ma non sono riusciti, com’era loro intento, ad annientare il corpo di spedizione britannico.
3 MAGGIO - Grandiosa  parata italo-tedesca ad Atene per celebrare la vittoria dell'Asse.
A Berlino, parlando al Reichstag, Hitler annuncia l’esito trionfale della campagna balcanica.

Ma torniamo all'inizio dell'invasione Iugoslava - Con l'Italia alleata di Hitler

A ovest l'Italia, dopo aver Mussolini assicurato a Hitler il suo appoggio, il 6 aprile (mentre il Furher scatena la tremenda rappresaglia su Belgrado) dichiara guerra alla Iugoslavia. E' convinto di dargli un prezioso appoggio, dopo aver visto nell' "amico" tanto accanimento sugli Slavi.
Cerca di aiutarlo e
di rendersi utile. Avendo reparti in Albania e ai confini di Tarvisio e Trieste, chiude in una morsa il territorio slavo, con  a nord  i tedeschi che non lasciano scampo ai Serbi. 
In cambio poi Mussolini riceverà solo una sprezzante gratifica. Che non é un magnanimo regalo di Hitler, lui pensa solo alle sue spalle per la futura campagna in Russia di cui Mussolini non sa ancora nulla. Anzi proprio perchè Mussolini aveva schierato mesi prima alcuni reparti sul confine, preoccupato di un suo "colpo di testa" (una invasione) gli scrisse (quasi rimproverandolo) che bisognava tenersi buoni gli Slavi. Lui sapeva perchè, Mussolini no, e neppure capì.
 
Le sue truppe il giorno 6 occupano subito qualche villaggio di frontiera nella Venezia Giulia con la 2a armata italiana comandata dal generale Ambrosio.
l'11 Aprile  penetra in Iugoslavia avanzando lungo due direttrici: una all’interno verso Lubiana; la Slovenia e la Croazia sono occupate; l'altra direttrice lungo la costa verso Spalato (Split) e Ragusa (Dubrovnik).
Infine altre 4 divisioni italiane irrompono nel paese da sud, dall’Albania. Il filo-fascista Ante Pavelic assume la carica di capo dello stato croato, ma è un fantoccio di Mussolini. Segue quell'occupazione dispotica che darà poi origine nel '45 ai noti problemi (la cacciata degli italiani, indiscriminatamente, fascisti o non fascisti; le foibe, gli eccidi) (vedi più avanti per le altre spartizioni).

Il 13 Aprile mentre le divisioni tedesche avanzano nell’Epiro, gli italiani tornano a impegnarsi in una offensiva con i greci; in Albania sono riconquistate Corcia (Korce), Permeti (Permet), Argirocastro (Gjinokastrè), Porto Palermo (Portè e Palermos). 
Il 16 Aprile mentre i tedeschi occupano Sarajevo, gli italiani occupano Antivari e Danilovgrad, mentre un reparto del reggimento da sbarco San Marco si impadronisce dell’isola Veglia.
L'esercito
iugoslavo è ormai distrutto e anche la Bosnia cede le armi; il ministro degli Esteri A. Cincar-Markovic e il gen. Jankovic per la Iugoslavia, il gen. von Weichs per la Germania e il col. Bonfatti per l’Italia firmano a Belgrado il 17 aprile l’atto di resa. 334.000 uomini sono stati fatti prigionieri dalle forze dell’Asse. 

Gli italiani occupano Ragusa (Dubrovnik) mentre la 9a armata avanza neIl’Epiro.
Ma anche i tedeschi avanzano nell'Epiro. Anzi la divisione corazzata SS Adolf Hitler proveniente da Salonicco occupa Giànnina, alle spalle dello schieramento greco contro gli italiani.
Il 21 Aprile a Làrisa, sotto il Monte Olimpo, presso il comando della 12a armata tedesca (von List), i plenipotenziari greci firmano la capitolazione. 16 divisioni greche depongono le armi. La notizia riempie di sdegno Mussolini perchè non lo hanno nemmeno chiamato (lui che aveva iniziato la guerra!).
Poi per ordine di Hitler, la cerimonia verrà ripetuta, con l’intervento di un rappresentante italiano, due giorni dopo, il 23 Aprile in una villa nei pressi di Salonicco.

Il 3 Maggio, anche gli italiani sfilano nella grande parata trionfale ad Atene.
Termina la guerra, iniziata Italo-Greca, ma finita in Greca-Tedesca.

Perdite italiane nei sei mesi della campagna: 13.755 morti, oltre 50.000 feriti, 12.368 congelati gravi e 25.067 dispersi.
Perdite tedesche in Iugoslavia e Grecia: 1684 morti e 3752 feriti, 548 dispersi.
Perdite greche: 15.700 fra morti e dispersi. Circa 300.000 uomini sono caduti prigionieri delle forze dell’Asse, ma a eccezione degli ufficiali saranno rilasciati quasi immediatamente.

A parte questo, ora si chiedono tutti cosa farà Hitler. Solo lui lo sa. Siamo a inizio MAGGIO. Ha accumulato ritardi, deve riunire le armate, e i Serbi al ritorno dalla Grecia  gli faranno perdere altro tempo prezioso. Quelle imprestate a Mussolini in Africa Hitler le vorrebbe indietro, ma ormai non può più farlo, se gli inglesi vincono, hanno la via aperta per il Caucaso, e sono in pericolo i vitali (per lui) pozzi di petrolio, oltre che trovarsi gli inglesi a sud della Russia.
Dentro la sua efficiente macchina di guerra iniziano a entrare i sassolini slavi, e dal deserto africano arrivano manciate di sabbia. Il resto lo farà poi Stalin, con le "sorprese" che gli riserva quando Hitler deciderà di attaccarlo....

IL 22 GIUGNO HITLER SFERRA L'ATTACCO ALLA RUSSIA
(MA DI QUESTO PARLEREMO IN ALTRE PAGINE)

l'8 LUGLIO  Germania e Italia proclamano la fine dello stato iugoslavo. Il nuovo assetto politico dato al paese è il seguente: la Croazia è costituita in regno indipendente sotto Tomislao Il (Ajmone duca di Spoleto, nipote di Vittorio Emanuele III).
La provincia autonoma di Lubiana, appena costituita, è aggregata al regno d’Italia. La maggior parte della Dalmazia e le isole dell’Adriatico sono pure assegnate all’Italia, insieme alle Bocche di Cattaro (Boka Kotorska). Gran parte della Bosnia è posta sotto presidio e amministrazione italiana. Il Montenegro diventa un protettorato italiano, per il quale sarà decisa, ma mai attuata, la restaurazione della monarchia. La Croazia aderirà il 12 luglio al Patto Tripartito, il 25 novembre al Patto Anticomintern.
Alla Germania sono incorporate la Bassa Carinzia e parte della Carniola. All’Ungheria viene assegnato il territorio compreso tra la Sava e il Mur, la parte della Barania (tra la Sava e il Danubio) attribuita alla Iugoslavia nel 1918, e, in Serbia, parte della Backa.

Il 14 LUGLIO - In Iugoslavia e in Montenegro incominciano le azioni armate dei partigiani contro gli occupanti italo-tedeschi. A capo della resistenza è il misterioso Tito (Josip Broz), della cui identità si favoleggia. 


Torniamo in AFRICA

Il
10 maggio gli inglesi in Africa Orientale, hanno riconquistato Addis Abeba e rimesso sul trono il Negus HAILE SELASSIE'. L'Abissinia per gli Italiani è persa. Ci restano male in Italia, ma una breve consolazione arriva dalla Libia

Infatti abbiamo visto in Africa Settentrionale,
a fine APRILE gli attacchi di Rommel che hanno capovolto la critica situazione dei soldati italiani, e Rommel sta preparandosi per sferrare il 30 APRILE una offensiva su vasta scala su Tobruck, dove si sono asserragliati la 9a divisione  australiana, una brigata di fanteria, una contraerea e un reggimento corazzato, al comando del generale LesIie James Morshead (resisteranno fino a novembre, poi romperanno l'assedio, a permetterlo gli "strateghi" di Roma).
1 MAGGIO - Gli inglesi stanno aspettando rinforzi, ma anche Rommel ha richiesto fin da aprile una armata. Tuttavia con quello che ha, inizia l'attacco con un pesante bombardamento aereo e di artiglierie, e prosegue con l’intervento dei mezzi corazzati e della fanteria nel settore occidentale delle linee di difesa. La reazione inglese, violenta e compatta, è affidata al fuoco incessante dell’artiglieria; tuttavia alla fine della giornata, gli attaccanti sono riusciti a penetrare nelle difese inglesi nel settore occidentale formando un saliente profondo 3 Km.

2 MAGGIO - Infuriano i combattimenti nel saliente prodotto dalle truppe italo-tedesche nel perimetro occidentale delle difese di Tobruk. Per ampliare il varco, Rommel invia continuamente in prima linea truppe fresche, ma ciò nonostante non riesce a compiere progressi apprezzabili. Dopo quattro giorni il suo tentativo può può considerarsi fallito. La fascia che lo divide da Tobruck è invalicabile.
Dopo questo secondo insuccesso, i comandi dell’Asse a Roma e Berlino, elaborano un piano di potenziamento delle rispettive forze nell’Africa settentrionale. I contingenti italo-tedeschi dovrebbero assumere l’entità di un’armata, formata da 3 corpi d’armata (2 italiani e 1 tedesco) con 5 divisioni corazzate (3 italiane e 2 tedesche), 7 divisioni motorizzate (italiane) e 4 divisioni non motorizzate “da occupazione” (anche queste italiane). Per la sola parte italiana questo progetto comporterebbe il trasporto in Africa di 100.000 uomini, 14.000 automezzi e 850 cannoni. 
Ma hanno messo il carro davanti ai buoi. Insomma il piano rimarrà sulla carta.

Hitler non si è ancora reso conto dell'importanza strategica, e anche in Italia nessuno presta attenzione a quello che va dicendo Rommel. L'importanza dei rifornimenti e dei rinforzi per conquistare Tobruck ma anche per arrivare in Egitto con alle spalle i rifornimenti. Ma per ottenere sia i rinforzi che i rifornimenti bisognerebbe prima eliminare Malta, la base da dove partono le navi e gli aerei che colpiscono le navi che fanno la spola. Ma a Roma hanno fretta di arrivare in Egitto. E a Berlino i piani per l'invasione della Russia nessuno li vuole cambiare.

7-8-9 MAGGIO - Tentativi falliti degli inglesi per rompere l'assedio di Tobruck. Ma falliscono anche i tentativi di Rommel con un altra offensiva, e si indebolisce ancor di più, non avendo rinforzi e rifornimenti. 12 MAGGIO - I primi rinforzi arrivano invece per gli inglesi. Giunge ad Alessandria d’Egitto (dopo aver fatto il periplo dell'Africa) un convoglio (denominato “Tiger”) di navi cariche di carri armati (238) e di aerei da caccia del tipo Hurricane (43). L’invio è stato deciso dallo stesso Churchill ed è la sua risposta al messaggio urgente speditogli da Wavell il 20 aprile in cui si reclamavano rinforzi per raddrizzare in qualche modo la situazione al confine tra Libia ed Egitto, dopo che l’arrivo di Rommel ha vanificato l’attacco inglese in Cirenaica.
Ma anche Rommel è in difficoltà, seguita a chiedere rinforzi, rifornimenti e vuole che sia eliminata Malta. 

14 MAGGIO - Si dà un po' ascolto a Rommel. Aerei italiani e tedeschi fanno alcuni tentativi per bombardare basi aeree e navali dell’isola di Malta. Ma qui fin dal 16 gennaio, i caccia inglesi preposti alla difesa di Malta hanno abbattuto 62 velivoli tedeschi e 15 italiani: anche se hanno perduto in combattimento 32 Hurricane. Inoltre il 15 giugno arrivano di rinforzo sull’isola altri 43 aerei da caccia del tipo Hurricane, provenienti dalle portaerei Ark Royal e Victorious: e prima della fine del mese ne giungeranno altri 64. Malta si trasforma in una formidabile fortezza e diventa una formidabile base dell'intero mediterraneo.

15 MAGGIO - Gli inglesi corrono in aiuto di Tobruck. Inizia I‘operazione “Brevity”, nome convenzionale che designa l’azione decisa dal gen. Wavell, comandante in capo delle forze armate inglesi in Medio Oriente, per riconquistare il passo di Haifaya, al confine tra Libia ed Egitto, dal 25 aprile in mano tedesca. WavelI ritiene il contrattacco indispensabile se si vuole organizzare una qualsiasi operazione per alleggerire la pressione italo-tedesca su Tobruk.  Convinto che si tratti di un attacco di vaste proporzioni Rommel sferra un immediato grande contrattacco che vede impegnati 3 reggimenti corazzati e il 54° fanteria.  I britannici non reggono alla controffensiva e ripiegano. Ma il risultato per Rommel è molto misero: è sulle stesse posizioni e ha sprecato mezzi, uomini e munizioni. 

16 MAGGIO - Il capo di Stato Maggiore Generale tedesco, maresciallo Franz Halder, ordina a Rommel di lasciare agli italiani il compito di continuare l’assedio a Tobruk e di concentrare invece le sue truppe nei pressi di Sollum. Gli italiani fanno quello che possono per alcuni giorni, anche loro vorrebbero fare qualche offensiva e non stare seduti; ma il....

30 MAGGIO - ...un rapporto del Comando Supremo Italiano giudica sconsigliabile un attacco in forze contro la piazza di Tobruk: “fino a che le forze nemiche non subiscono notevoli aumenti, la situazione può essere guardata con serenità... Solo nel caso che il nemico rinforzasse molto e con intenzioni aggressive e a noi arrivassero modesti rinforzi (o nessuno) la situazione potrebbe capovolgersi e divenire pericolosa per noi, fino al punto da obbligarci a togliere l’assedio a Tobruk...”. 
Hitler vuole incontrare Mussolini al Brennero il 2 giugno per gli scottanti problemi militari che lui ha nella sua pentola a pressione in ebollizione; ma non gli dice nulla dell'invasione russa. Lo informerà solo il 21 giuigno, il giorno prima dell'attacco.
(vedi più avanti)

MA DOBBIAMO RITORNARE IN AFRICA ORIENTALE
DOVE I PROBLEMI SONO ANCORA PIU' DRAMMATICI

... dopo la conquista degli inglesi di Adis Abeba il 6 APRILE, e l'8 APRILE di Massaua, ultimo centro della resistenza italiana in Eritrea che è stata costretta a cedere le armi dopo 3000 morti e 5000 feriti e 13.000 uomini prigionieri, le truppe del gen. Cunningham marciando verso nord giungono il...
 17 APRILE  nei pressi di Dessiè, importante centro a nord-est della capitale Addis Abeba. Sull’Amba Alagi si rafforzano le difese italiane attorno al viceré Amedeo di Savoia. 
Il 22 APRILE  gli inglesi con le truppe del gen. Cunningham espugnano Dessiè. 
Il 25 APRILE  sull'Amba Alagi con l'assedio degli inglesi la situazione si fa molto critica.
Il 1° MAGGIO cresce la pressione inglese e degli indigeni di ras Sejum alleati, sull'Amba Alagi.
 3850 uomini vanno a rinchiudersi sulla montagna di 3411 metri dell'Amba Alagi. Il Duca AMEDEO D'AOSTA dopo una resistenza impossibile a sostenersi senza uscirne tutti morti (davanti hanno 40.000 inglesi del Generale Platt con cannoni e aviazione e  30.000 indigeni di ras Sejum) il...
17 MAGGIO deve arrendersi con tutti i suoi uomini, che finiscono come lui prigionieri degli inglesi a Nairobi. Vi morirà l'anno dopo.
Il 19 MAGGIO il duca Amedeo d’Aosta firma la resa. Gli italiani che hanno difeso l’Amba Alagi ottengono l’onore delle armi mentre agli ufficiali viene lasciata la pistola.
Mussolini alla notizia della resa fu cinico e sprezzante "hanno scoperto con la resa il modo di non combattere".
Dagli inglesi il duca invece ricevette gli onori militari, e il colonnello STEVENS alla sua scomparsa dedicandogli una trasmissione a Radio Londra, disse di lui "fu un vero condottiero di uomini che seppe essere grande anche nella sconfitta." Un Savoia come pochi!
 
Il 10 GIUGNO gli inglesi  attaccano a fondo il centro di resistenza della regione. 
Il 21 GIUGNO a Gimma, località a sud-ovest di Addis Abeba, il presidio italiano si arrende agli inglesi. 
Alcuni reparti vanno arroccarsi nella zona del Lago Tana, a sud di Gondar, terranno ancora duro fino a novembre sotto la guida del gen. Guglielmo Nasi. Resistono tre mesi.
Il 28 SETTEMBRE il presidio italiano di Uolchefit, nell’Amara, sulla strada Adua-Gondar, si arrende per fame agli inglesi.
Il 21 NOVEMBRE il presidio italiano di Culquaber, presso Gondar, al comando del colonnello Augusto Ugolini, dopo aver resistito per oltre 4 mesi si arrende ai britannici.

E' FINITA COSI'
L'IMPRESA IN AFRICA ORIENTALE INIZIATA NEL 1935.


Ma ritorniamo in Africa Settentrionale. Rommel inizia ad essere in difficoltà. Gli aerei dell'Asse bombardano Tobruck, ma la fortezza è inespugnabile. Inoltre con i rinforzi del pomeriggio del 14 GIUGNO le forze inglesi avanzeranno da Sidi el Barrani avvicinandosi di circa 40 km alla frontiera libica. Verso sera, mentre l’avanzata riprende dopo i rifornimenti, Rommel mette in stato di allarme le sue truppe.
Ma anche Churchill non dorme, il 21 giugno decide di sostituire Percival Wavell, comandante in capo delle forze inglesi operanti in Medio Oriente, con Claude Auchinleck.
Da GIUGNO fino a NOVEMBRE le forze dell'Asse, quasi dimenticano Rommel, mentre gli inglesi seguiteranno non solo a bombardare Bengasi, Tripoli, e altre postazioni, ma seguiteranno gli aerei inglesi ad attaccare i convogli delle navi italiane dei rifornimenti. E questo con il teatro di guerra che nel frattempo si è spostato tutto a Est.
Eppure Rommel in Africa farà "miracoli", riprendendo l'iniziativa. Che fa illudere Mussolini e Hitler.
(La leggeremo in altre pagine)


ORA DOBBIAMO RITORNARE AI DUE STRATEGHI MA.....
.....HITLER E MUSSOLINI SI NASCONDONO MOLTE COSE

Per la terza volta sta cambiando lo scenario bellico in Europa.

 Ma non dimentichiamo che il giorno che fu firmato il patto Molotov con la Germania a Mosca c'erano le inconcludenti missioni Inglesi-Francesi per fare la stessa cosa (potenza Inglese e Francese che voleva unirsi alla Russia contro la Germania). Quindi o Germania e Russia contro Inghilterra-Francia; oppure Inghilterra-Francia e Russia contro Germania.
Stalin non aveva altra scelta;  ma quale la migliore? questo fu il suo grande dilemma.

Stalin fu abile ma non fu un buon stratega (solo di tempi però) quando scelse la Germania contro Inghilterra-Francia; pensava che lui, Russia (neutrale), da lontano poteva rimanere a guardare per un bel po' di tempo mentre gli altri si scannavano. La colpa grave fu proprio questa neutralità, non partecipando all'"Olimpiade della morte" in occidente, sconvolse però l'equilibrio delle forze a suo danno. E quando cadde la Francia, e l'Inghilterra dopo soli 5 giorni se ne ritornò sull'isola con i suoi 338.226 uomini, abbandonando i francesi allo loro sorte, Stalin con il patto con i tedeschi non solo aveva sconvolto un equilibrio, ma la sua stessa Russia iniziò a correre un pericolo mortale per una resa così facile e disastrosa (?!)  della Francia e per quel disimpegno di Hitler in Inghilterra, che puzzava molto di bruciato. Maledisse Inglesi e Francesi, chiedendosi sconvolto "ma come è stato possibile?".

 Il non attacco di Hitler all'Inghilterra, mentre questa era in gravi difficoltà non solo sconcertò Stalin, ma è sempre rimasto uno dei grandi misteri della guerra di Hitler in occidente.
Hitler rivolgendo le sue armate ora a est, era ben cosciente di avere alle spalle un nemico (ma nemico lo era ancora?), e aveva ben presente che la prima guerra Mondiale la Germania l'aveva persa proprio perché aveva aperto (gli stessi) due fronti, uno a est e uno a ovest. Non poteva Hitler essere così avventato.
Quindi qualche garanzia doveva pur averla ottenuta.
E la dichiarazione di guerra dell'Inghilterra alla Germania?
Mussolini nello scrivere a Hitler ci dà la risposta "La dichiarazione di guerra degli inglesi ha solo lo scopo di risollevare il morale dei sudditi che è molto depresso". (SINGOLARE OPINIONE!!!)

Se la Germania  perdeva contro Inglesi-Francesi, Stalin non avrebbe dovuto preoccuparsi più di tanto, la sua neutralità sarebbe stata (anche se malvolentieri) ricompensata o almeno non punita dagli inglesi e dai francesi.
Ma (e bisognava metterlo pur in conto) se la Germania sconfiggeva Inghilterra-Francia, con  la Russia ormai sola come unica potenza, Hitler si sarebbe rivolto contro la Russia con tutta la sua forza (e infatti questo poi accadde; e la Russia si ritrovò sola).
Cosa insomma aveva sperato Stalin? che i paesi capitalistici si sarebbero fatti la guerra tra di loro? ignorando la Russia? Aspettava che si dissanguassero? Forse non mise in conto quello che fu poi il grosso "enigma" di Dunquerke? (che avrebbe scoraggiato chiunque)
.
Tuttavia, per quanti dubbi avesse Stalin non fu proprio così tanto ingenuo; quel patto (che sconcertò Mussolini) lo considerava abbastanza valido (diciamo utile) per un certo periodo, sufficiente per organizzarsi (e si stava organizzando! e lo dimostrò con la "sorpresa" (materiale) a Smolenks e
l'incontro precedente con il giapponesino (politico); ma non poteva certo immaginare che nemmeno dopo una settimana si sarebbe trovato a dover fare i conti con una situazione così improvvisa, esplosiva, catastrofica (ma abbiamo visto quanto ambigua - anche in Francia)  fatta nascere da Hitler in Occidente in poche settimane.
Certo è, possiamo concludere, che se Stalin voleva ingannare Hitler a lunga scadenza, non può certo lamentarsi che l'amico a sua volta il tradimento lo sta compiendo adesso. 
Comunque non è che Stalin non ha delle carte da giocare; ci ha pensato da tempo. Altro che impreparato!

IL 2 GIUGNO Hitler e Mussolini si incontrano al Brennero dove si parla dei gravi problemi militari in Africa e della situazione in generale, ma in modo sfuggente si accenna alla Russia. L'alleato gli tace cosa ha messo a "bollire" in pentola. Qualcosa intuisce CIANO  che però fa innervosire Mussolini, che ha un altro problema: ha poche speranze di salvare l'Alto Adige in fermento. Questo è in  "felice attesa" di essere invaso da Hitler che viene considerato "l'arcangelo Gabriele" di questo difficile territorio; i sudtirolesi infatti non hanno dimenticato il 1918, né hanno dimenticato la recente italianizzazione forzata operata da Mussolini in A.A.; e considerano il grande monumento della Vittoria fatto erigere al centro della città di Bolzano una provocazione; infatti è preso come un simbolo negativo per alimentare l'irredentismo dei sudtirolesi. (lo sarà ancora nel periodo anni 1961-1972 (anni dei "bombaroli") per il non riconoscimento dell'autonomia altoatesina - Patto De Gasperi-Gruber, sempre ostinatamente rimandato)  

IL 21 GIUGNO Ciano sa già che l'attacco alla Russia é imminente (una confidenza su questo attacco l'ha ricevuta fin da 15 giugno a Venezia da Ribbentrop); e qui appare sconcertante che pur con queste inquietudini del genero (possibile che non le abbia rivelate?)  Mussolini il comandante delle Forze Armate, se ne va tranquillamente una settimana in vacanza al mare, a Riccione.
La Farnesina a Roma alle ore 2,30 del 22 riceve l'annuncio dell'invasione e più tardi una lettera di Hitler a Mussolini che annuncia l'attacco.
Lettera che viene anticipata via fono alle ore 5,35. Hitler gli scrive " Ho deciso di porre fine all'ipocrita Commedia del Cremlino, in quest'ora, dopo una continua attesa che mi ha logorato i nervi, prendero' la decisione piu' grave della mia vita"... seguono altre lunghe considerazioni, un misto di cinismo, machiavellismo, sincerità, malafede, arroganza, superficialità e giustificazioni morali "Mi sento spiritualmente libero, l'alleanza con la Russia, era stata fastidiosa, contrastava nel mio atteggiamento primitivo...ora sono assai contento di essermi liberato da questo disagio spirituale". (dalla lunga lettera fono di H. a M. del 21-6, ore 5.35) 

QUESTA LETTERA LA RITROVIAMO  INTERA  
NELLE PROSSIME PAGINE
CON LA RISPOSTA ENTUSIASTA DI MUSSOLINI

Intanto alle 3 di notte al ministero degli esteri è giunta la notizia "bomba".

Ha scelto Hitler per l'invasione lo stesso giorno che Napoleone scelse per invadere la Russia: il 22 giugno. E si concluderà allo stesso modo. Anzi peggio. Napoleone almeno Mosca personalmente la vide e ci mise - nella città vuota, gelida e spettrale - pure il piede dentro. I tedeschi furono fermati a 35 chilometri, in pratica alle porte di Mosca (ci sono oggi entrambe le due lapidi ricordo).

Ciano viene informato a notte inoltrata, alle ore 3 del mattino; trafelato non senza titubanza, conoscendo le abitudini del suocero fa svegliare Mussolini in vacanza al mare, che accoglie la notizia perfino infastidito "io di notte non disturbo nemmeno i servitori, e i tedeschi mi fanno saltare dal letto senza il minimo riguardo".

Fra le righe del messaggio c'e' un Hitler dove sembra ringraziare nell'immaginare le sue buone intenzioni di marciare al suo fianco con quella che verrà poi chiamata in Italia la "crociata antibolscevica", anche se in molti passi di questa lettera Hitler
ritiene che non ci sia bisogno di un suo intervento, e lo invita " per il momento a soprassedere".
I suoi consiglieri militari sanno in quali condizioni è l'esercito italiano. Non hanno mezzi di trasporto, non hanno attrezzature idonee a una simile guerra, non hanno generali di cui si fidano. Fanno presente a Hitler che gli italiani in Russia intralcerebbero la perfetta (e velocissima) macchina da guerra. Insomma non li vogliono al loro fianco.

Mussolini invece vuole uscire dalle brutte figure fatte fino ad ora, dalle umiliazioni degli ultimi mesi (Francia, Inghilterra, Grecia, Africa, Jugoslavia), che stanno minando perfino il regime. Addirittura i fidati cominciano a dubitare della sua infallibilità, si sta già creando (maturo fin dal 1938, e fino a poche settimane dallo scoppio della guerra) quel movimento che partorirà poi il "25 luglio" 1943.
Viste poi le operazioni che seguirono in Russia (dei generali Messe, Carboni, Cavallero, Gariboldi, Ambrosio ecc) questi dubbi sono perfino giustificati; le sostituzioni al comando della Csir poi dell'Armir; i rancori, e infine le liti degli stessi generali,  questa campagna era già destinata al fallimento prima ancora di iniziare. Inoltre ritroveremo questi "condottieri", l'8 settembre '43 schierati contro il regime, quindi questo movimento antimussoliniano (o di scetticismo) c'era,  e non poteva certo portare in Russia, prima il Corpo e poi l'Armata a risultati migliori, ma solo a una disfatta.


Ma Mussolini ha bisogno di una azione spettacolare, frustrato ancora una volta dall'invincibilità di Hitler, di cui é succube, lo odia perfino (da' ordine con le sue veline di "non scrivere sui giornali "Hitler guida le armate", "Hitler vince quì", "Hitler vince là", adesso basta!!!  scrivete "le armate dell'Asse".

Tuttavia Mussolini soppesa le ultime parole della lettera di Hitler, e ignora deliberatamente il
suo " per il momento a soprassedere". (Anche nell'attacco alla Francia gli aveva scritto di fare solo "propaganda"). 
La notte stessa ancora in pigiama, prima di partire per Roma, convoca lo Stato Maggiore per costituire dei reparti pronti a marciare verso la Russia, e fa comunicare la dichiarazione di guerra alla Russia da Ciano all'incredulo ambasciatore russo a Roma, che si fa ripetere in mille modi diversi la notizia convinto di non aver capito il senso. Ma Ciano sbrigò la "faccenda" in pochi minuti e considerò "la cosa, una formalità da niente, insignificante".

La insignificante "cosa", "la faccenda" di quei pochi minuti, saranno fra breve pagati cari dai 235.000 soldati del CSIR e dell'ARMIR, con 84.830 morti e dispersi nelle tundre russe, con la tragica e drammatica ritirata nell'inferno del gelo russo.

Ma Mussolini aveva, come abbiamo letto in precedenza, perso il treno per la Francia, e questa volta voleva salire subito su quello che andava in Russia; convinse Hitler il giorno stesso di accettare "un po'" di soldati italiani, convinto di andare a finire sui libri di storia come il castigatore del mondo comunista. Infatti, gli scrisse:
"Il popolo italiano e' consapevolmente deciso a marciare fino in fondo col popolo tedesco e a sostenere tutti i sacrifici necessari.....vi posso annunciare fra l'altro, che il raccolto del 1941 é superiore a quello dell'anno passato. Non comunicherò la cifra al popolo per non suscitare illusioni e rallentamenti nella disciplina dei consumi. (Nota: la razione di pane viene ridotta a 200 gr a testa) La vostra decisione di prendere alla gola la Russia ha trovato in Italia una adesione entusiastica. In una guerra che assume questo carattere, l'Italia non puo' essere assente".
Ciano, suo genero (notoriamente antitedesco) questa volta gli fa eco.
"l'idea della guerra alla Russia è popolare in se stessa in quanto la data del crollo del bolscevismo dovra' essere annoverata nella storia tra quelle della civilta' umana".
(Lettere/Documenti Mussolini-Hitler, Doc. N. 45-King Features Syndacate, New York, 1946)

L'ATTACCO TEDESCO CON LE OPERAZIONI
DEL 22 LO TRATTEREMO PIU' AVANTI

IL 22 GIUGNO non era una data qualsiasi. Era l'anniversario dell'invasione di Napoleone avvenuta 129 anni prima, con le conseguenze e l'epilogo che sappiamo, ma con la differenza che Napoleone riuscì perfino ad entrare a Mosca, mentre Hitler verrà fermato a pochi chilometri (a 36). Ma in entrambi i casi ci fu la disastrosa ritirata, e in entrambi i casi gli inglesi ne approfittarono per riarmarsi, riorganizzarsi e attenderli al ritorno, per distruggere quello che aveva risparmiato il gelo. (Come allora! Alla Beresina)

Hitler in un primo momento era infastidito di questo appoggio italiano, poi come vedremo, quando perse 800.000 uomini cominciò a sollecitarli. Alcuni generali chiamati a organizzare la prima spedizione fecero presente che non c'erano i mezzi di trasporto, Hitler era stato chiaro, non ne avrebbe messi a disposizione, ma un generale Cavallero (Capo di S.M.) propose di mandarli a piedi; e invece di farli marciare a 18 chilometri al giorno (come recitavano i regolamenti), disse, "bastava aumentare a 40 i chilometri".
Mussolini e i suoi generali avevano promesso ai tedeschi reparti e soldati "autotrasportati"; ma salvo il trasferimento verso la Romania avvenuto dall'Italia con 275 treni, quando misero piede in Russia, con raccapriccio i tedeschi chiesero dov'erano i camion e auto. Gli italiani con Messe chiarirono l'equivoco dicendo che "autotrasportati" significava che "i soldati si trasportano da soli con le loro gambe".


Messe segue la sfilata dell'armata;
carrette e muli
per... l'invasione della Russia !!!!

Si va quindi a piedi, e con le carrette, quando per arrivare solo alla prime difese russe bisognava percorrere 1000 chilometri in un ambiente naturale avverso. Inoltre quando i reparti ALPINI della Tridentina, Cuneense e Julia il 6 agosto dall'Italia finalmente arrivarono sul posto, il comando tedesco aveva deciso di impiegarli diversamente, di andare a combattere in pianura con ridicole 216 bocche da fuoco di corta gittata, adatte al tiro parabolico in montagna ma non in pianura. E altrettanto assurdi (quindi anche questi ridicoli) erano i 72 (settantadue) mortai in dotazione, contro i giganteschi carri armati russi di 52 tonnellate, con una corazza di 75 mm. che sgomentarono perfino Hitler.

Mentre la fanteria è anche questa senza mezzi e armi (ma con i fucili '91 che pesano come un uomo a digiuno);  si sposta a piedi, va allo sbaraglio e sta andando incontro a quel terribile inverno che li coglierà nel 'dicembre del 42 a Stalingrado e sul Don con le divise estive, con cappotti e coperte in lanital con 40 gradi sottozero e con i scarponi chiodati e le suole in Cuoital (cartone compresso).

E CONTEMPORANEAMENTE IN AFRICA COME STAVANO?

In Africa le cose non stanno meglio: ""L'antiareea è costituita da vecchissimi Skoda da 75 mm., ancora della guerra 1914-18; ho visto perfino mortai di bronzo antiquati, quelli requisiti all'esercito austro-ungarico... Gli aerei sono logorati e non vengono ricambiati. I piloti italiani fanno miracoli. L'unica cosa viva è il valore e il coraggio dei piloti; un nostro aviatore rifiuterebbe di decollare con quegli apparecchi che qui chiamano a ragione "Totebahren" ("Casse da Morto"). I fucili italiani si chiamano modello 91, perché rimontano all'anno 1891; gli italiani non posseggono mitra, i carri armati da 6 tonn. sono ridicoli" (Dal
Diario di Rommel- Su questo sito).

In Russia Inoltre sorgono le prime difficoltà (le gelosie) nei comandi italiani per l'arroganza che hanno i tedeschi di comandare, di disporre e impiegare a loro piacimento i reparti. Gli italiani  non riescono a imporsi. "Coi tedeschi non si può trattare se non a pugni nello stomaco" dirà Messe poi esautorato per tanti motivi logistici (tuttavia realistici) ma anche per quello che va dicendo, l'insofferenza per i "Sigfrido" che ovviamente non è gradito ai tedeschi.
Il generale GARIBOLDI  andrà poi a sostituire l'irritato generale quando sorsero queste prime difficoltà e attriti - Lug. '42 - poi le stesse difficoltà le ebbe Gariboldi, perfino peggiori, quando il Csir con l'invio di altri uomini (assommarono poi a 230.000) divenne Armir. Cioè da Corpo di spedizione si trasformò in Armata Italiana in Russia.

A partire per primi, quest'anno, il 26 giugno,  sono i 62.000 uomini del CSIR. Sono della divisione "Torino", "Pasubio" e "Duca d'Aosta" guidate dal Generale Messe dopo che ne ha preso il repentino comando  per l' improvvisa malattia del suo superiore. Infatti il ...
13 LUGLIO  del 1941, il generale ZINGALES si ammala nel suo viaggio di trasferimento; prese così il suo posto MESSE, che mantenne poi il comando fino all'inizio del 1942.
La prima tragedia che si abbatté nei reparti durante la sua permanenza la racconterà lui stesso (per giustificarsi e minimizzare le sue responsabilità o incapacità) nelle sue memorie apparse in cinque puntate sulla rivista Oggi, del 9 febbraio 1950 e seguenti).

MESSE  fu infatti rimosso dal comando del Csir e lui furibondo non passò a GARIBOLDI -inviato a sostituirlo- nemmeno le consegne, se ne ritornò a casa in Italia, senza neppure incontrarlo. 
Le gelosie tra generali é già una tragedia annunciata. (Messe assunse poi il comando nel  marzo del '42 della 1a armata  in Africa, ma a maggio si arrenderà in Tunisia al generale inglese Freyberg. Volerà poi a Londra come prigioniero di lusso, dopo aver ricevuto da Mussolini la nomina a Maresciallo d'Italia. Stranamente, dopo l'8 settembre, sarà lui, rientrando in Italia a novembre a coordinare (sic. !!) con la nomina a Capo di Stato Maggiore lo sbandato esercito "ottosettembrino" del Governo regio-badogliano). (che strana guerra! e che strani comandanti tuttofare! Una volta di qui e una volta di là - con quale ideologia non si sa.
Altri per giustificarlo direbbero che "sono i governi irresponsabili che stanno una volta di quì e una volta di là". Comodo!

Eppure dalla Tunisia Messe in una lunga relazione aveva scritto a Mussolini: "condividerò la sorte dei miei soldati, anche con la prigionia se necessario" e aggiunse "..siamo impotenti, di fronte agli stormi alleati che "oscurano il sole", e giù elogi per gli inglesi che "hanno armi, armi e armi".
Mussolini fece sì pubblicare sui giornali la relazione di Messe, ma eliminò gli "elogi" ai "nemici".
Poi nel previsto disastro, Mussolini, con un senso di rispetto per i soldati, in quel tragico frangente, lo lascia libero di prendere le sue decisioni. E Messe il giorno dopo si arrende.
Per alleviargli il dolore della cattura,  Mussolini  promuove Messe Maresciallo d'Italia per meriti di guerra. Ma lui non "condivide la sorte dei suoi soldati con la prigionia" ma vola invece a Londra come "ospite di riguardo" degli inglesi. 
Questo trattamento riservatogli dagli inglesi fa pensare che intercorressero precedenti accordi fra le parti. Ciò mette in diversa luce il sacrificio dei soldati e il presunto tradimento del Capo. Al Duca d'Aosta pochi mesi prima non venne invece riservata tanta cortesia. Gli inglesi lo spedirono al campo di concentramento di Nairobi, dove ammalatosi morì.

Mussolini in seguito quando - dopo pochi mesi di soggiorno a Londra - Messe rientrò in Italia chiamato da Badoglio (o imposto a Badoglio dai machiavellici inglesi) commentò: "
...in quella relazione distribuiva più elogi agli inglesi che non alle forze italiane; eccessivi tali riconoscimenti ai nemici che si rinfrangevano anche sugli italiani, in quanto dimostravano che i nostri soldati avevano combattuto contro soldati non di seconda classe ma di prima classe. Oggi, alla luce del tradimento particolarmente obbrobrioso di Messe, ci si domanda se tutto ciò non fu calcolato e intenzionale, in vista di una cattività che Messe non poteva escludere dal novero delle possibilità. E' altresì indubbio che Messe, attraverso la sua relazione, godé di una immediata buona stampa in Inghilterra, ed è altresì documentato dalle fotografie che, giunto in volo nei pressi di Londra, il Messe fu accolto da uno stuolo di generali non come un prigioniero e italiano per giunta, ma come un ospite di riguardo"
(Articolo di Mussolini, pubblicato sul Corriere della Sera del 1945, poi raccolti insieme ad altri  in "Il tempo del bastone e della carota").

(Queste considerazioni di Mussolini, collimavano esattamente con quelle del padre di chi scrive, che era in Tunisia con Messe, anche se quelle di Mussolini le ha lette solo dopo qualche anno, quando ormai il padre era morto per i disagi e le umiliazioni subite. Era andato in Africa nel 1935, poi nel '36 dopo la proclamazione dell Impero, vi era poi rimasto avviando una discreta impresa di trasporti in Adis Abeba. Poi nel 1940 allo scoppio della guerra gli requisirono i camion e lui lo aggregarono ai reparti in Africa alla guida degli stessi 3RO. Nel frattempo in Italia (nel '40) gli avevano recapitato la cartolina precetto, e con lui assente, il distretto che non aveva ricevuto dall'Africa la nota di aggregazione, lo bollò come disertore. E tale rimase fino al ritorno nel marzo del 1946, finendo appena rientrato sotto processo.
Lui in Africa, si era fatto tre anni di guerra e tre anni di prigionia in sud Africa. Alla fine al distretto riconobbero l'errore (ma ci vollero le dichiarazione degli inglesi (che addirittura inviarono un encomio) e di alcuni commilitoni che avevano combattuto con lui in Libia e Tunisia). Gli pagarono sì i tre anni di servizio aggregato, ma gli altri tre anni gli dissero che era stato a vitto e alloggio fornito dagli inglesi e nulla gli era dovuto perchè si era arreso. Nè poteva pretendere un indenizzo dei camion che gli avevano requisiti perchè questi erano stati distrutti o acquisiti dai vincitori. Che la guerra l'Italia l'aveva persa e che era già tanto se era ritornato vivo. Insomma dieci anni di lavoro e di servizio buttati al vento).


MONTGOMERY nel suo libro di memorie . scitto nel dopoguerra - gli italiani li liquidò con poche righe feroci "..In Tunisia... si arrendevano a mandrie, al comando di generali che avevano preparato già le valige". "Messe fu catturato come un pollo".
(due righe che in Italia provocarono decine di violenti articoli, un tipo lo sfidò perfino a duello).

Anche ALEXANDER nel dicembre del 1944, scrisse un rapporto...
" ...con apprezzamenti molto sfavorevoli a noi, accusati di aver voluto l'armistizio, non perchè costretti dalla inferiorità delle forze, non sotto le spinte delle masse popolari, stanche ed esauste dalla guerra, e neppure perchè attratti dagli ideali democratici, ma per il preciso e pratico scopo di unirsi ai vincitori per raccogliere le briciole del loro banchetto"...
"Dopo un trattamento così poco lusinghiero, tre mesi dopo e precisamente nel marzo 1945, contraddicendosi, egli ha invece per gli italiani, e per il nostro soldato parole di alta stima"

(tutto il corsivo sopra viene riportato dallo stesso Maresciallo Messe, nel suo intervento sul n. 26 di "Oggi", del 29 giugno 1950, dal titolo "Il rapporto di Alexander").

La "contraddizione" a Messe sfugge. Non afferra i motivi politici. Agli alleati nel marzo del 1945, con il clima di insurrezione che tirava in Italia, conveniva parlar bene degli ex fascisti e degli ex combattenti, c'era a Est la incombente Russia comunista quasi alle porte d'Italia, e non la si poteva certo respingere con i partigiani quasi tutti di sinistra. I comunisti italiani non aspettavano altro che i Titini entrassero a Trieste per dar vita alla nuova RSI, Repubblica Socialista Italiana.

E c'erano inoltre gli stessi russi che aveva già proposto a fine '43 non solo un processo ai generali tedeschi (poi svoltosi a Norimberga) ma anche un processo ai generali italiani, con le stesse accuse: quella di aver fatto una guerra di aggressione alla Russia, e di aver commesso crimini contro inermi cittadini russi e aver incendiato e distrutto fabbricati, come ospedali, cliniche, dispensari, consultori per bambini ecc." (e citavano fra le altre la città di Enakievo che fu rasa al suolo dagli italiani e resa deserta da tutti gli abitanti).
Era questa una nota fornita dal ministero della difesa - alla commissione d'inchiesta per i criminali di guerra italiani - in seguito a richiesta del tribunale (inchiesta che si concluse nel dopoguerra con l'assoluzione dei dodici nomi riportati nella relazione come autori dei crimini).
Non dimentichiamo che all'inizio dell'aggressione dei nazisti alla Russia, l'alleato corpo C.S.I.R. era comandato proprio da Messe, che ubbidiva a Mussolini. E per questo stesso motivo finirono sulla forca i generali nazisti che avevano ubbidito a Hitler.

Con un altro articolo su Oggi n. 6, del 9 febbraio 1950, dal titolo "Legata a dodici nomi la sorte dei nostri prigionieri" (c'era in quel periodo la famosa inchiesta della sorte dei prigionieri non restituiti all'Italia ma trattenuti in Russia per non riferire agli inquirenti i patimenti subiti, o per chissà quale altro machiavellico motivo, o ricatto agli americani che volevano incriminare pure loro per i loro crimini - perchè anche i russi con i tedeschi avevano fatto una guerra di aggressione alla Polonia) così si giustificava Messe:
"Anche noi avremo provocato certamente delle distruzioni, ma soltanto nel corso della battaglia, quando cioè le offese investono una zona senza potere materialmente attenersi ad una discriminazione minuta degli obiettivi o, quanto meno, la sola discriminazione ammissibile deriva da un criterio di valori tattici. Per quanto riguarda la città di Enakievo, che era occupata per metà dai russi, la battaglia infuriò a lungo, tra il novembre e il dicembre del '41. Noi indipendentemente dall'opportunità di migliorare le nostre posizioni, sentivamo l'urgente necessità di sgomberarla interamente dai russi perchè avevamo assoluto bisogno di garantire alle nostre truppe un ricovero per l'inverno, se volevamo salvaguardare la vita. I Russi dal canto loro, avevano l'interesse opposto, d'onde una lotta lunga e violenta e spesso feroce, da ambo le parti, di rione in rione, di casa in casa. E' probabile che nel corso di questi accaniti combattimenti qualche ospedale e qualche clinica siano stati sfruttati coome centro di resistenza e siamo andati distrutti.
Alla stessa stregua di una logica serrata, operavano in una sistematica, spregiudicata e scientifica distruzione le truppe rosse in ritirata. Stalin stesso perentoriamente invitava la popolazione a distruggere e incendiare tutto ciò che che potesse riuscire di una quyalche utilità al nemico, comprese le proprie abitazioni, se necessario, fdele alla tradizione russa di creare la classica "terra bruciata" all'invasore".

Insomma - sembra dire Messe - con le distruzioni e la cacciata degli abitanti, gli italiani fecero un favore ai russi (che però non erano invasori, ma a casa propria).

Si è parlato di tanto eroismo di Messe in Tunisia. Mio padre invece mi raccontò l'incontrario. Che non avevano più una cartuccia da sparare, che non c'era più nulla da mangiare, e che l'ordine anche se non dato, era quello di "aspettare gli inglesi", se si voleva mangiare, che tanto la guerra "era ormai persa".
Inoltre se l'eroismo di Messe assieme ai soldati c'era veramente stato, perchè mai solo lui vola prima a Londra come ospite di riguardo e poi rientra in Italia a combattere i suoi ex camerati tedeschi, mentre i suoi soldati furono mandati nei campi di concentramento fino al 1946? - Erano o non erano eroi come lui?

Invece i veri eroi furono scaraventati nel Sud Africa, in Rhodesia;  torneranno dalla prigionia nel 1946!. Umiliati perché avevano perso, offesi perché si erano arresi, disprezzati perché gli onori in quel periodo (1946 e successivi) erano riservati tutti ai partigiani che in Italia dalle caserme erano prima scappati a casa e poi sui monti. In Africa invece non si poteva fare altrettanto, non era così semplice scappare !
C'erano diecimila chilometri in mezzo.

Nello stesso periodo della disfatta in Africa, in Russia si stava consumando un dramma peggiore, si era in piena tragedia, ormai nel baratro.
Questi sfortunati soldati italiani iniziano a marciare a piedi nelle sconfinate e innevate pianure con le scarpe chiodate, le fasce, le giberne, la bustina con la stecca rigida, gli indumenti di lana autarchica, i muli al posto dei carri armati e con 1200 calorie (fra poco 900, poi neppure più quelle) al giorno.   Occorrevano invece mezzi, scarponi anfibi foderati, pellicce, colbacchi, razioni energetiche e veri comandanti.
Marciano prima sotto il sole di luglio e agosto con un maniacale comandante Zampieri che dà le disposizioni di marciare con la regolamentare giacca abbottonata e in testa la bustina con la "stecca",  in piena estate (per decoro). Ma poi nella disfatta, a dicembre con 40 sotto zero  diventarono  inutili le disposizioni di come marciare,  anche perché 84.830 di loro diventarono immobili, delle statue di ghiaccio, compresi i comandanti; il gelo, le polmoniti, la dissenteria, non guardavano i gradi. La Morte li falciava senza scrupoli; del resto erano stati loro -in quelle pessime condizione- ad andargli incontro fin dall'inizio.

Purtroppo la iniziale farsa, si trasformò in una immane tragedia.

Scriverà nel suo diario Luciano Mela (Luciano Mela - Pietro Crespi, Dosvidania, p. XIV).
"...i nostri Comandi mandano in prima linea una divisione! Mi ero ripromesso di non scrivere che delle note, delle note-ricordo, per poter aiutare la memoria a riandare al tempo trascorso; senza esprimere opinioni, fare critiche, giudicare. Ma non ne posso più! Non ho paura che questi quaderni vadano in mano ad altri; non ho paura di dire che chi manda avanti una divisione nello stato in cui si trova la nostra, senza mangiare, colle scarpe rotte, le uniformi a brandelli, senza munizioni, ché le munizioni, a parte le poche in dotazione individuale, sono sugli autocarri fermi senza benzina a 200 Km, quel tale è un assassino." (ib., p. 79). 
E ancora: "la situazione infatti è (...) quasi tragica. Noi siamo quel che siamo, si sa: carri armati nessuno; artiglierie? Quelle, e senza munizioni, di anteguerra; armi individuali, il fucile 91, il moschetto 91: 50 anni di vita! I tedeschi quando vedono i nostri fanti con quella specie di alabarda ottocentesca, ridono con sprezzante ironia..
E, quantunque ciò faccia venire i nervi, non ci si può negare che abbiano ragione, di ridere. Ma il Duce dice che in guerra è lo spirito quello che conta; è l'entusiasmo quello che vince. Per tenere su questo spirito e rinfocolare l'entusiasmo, si lasciano i soldati quasi senza mangiare (...), senza indumenti di lana, colle scarpe rotte, i pantaloni a pezzi. Io parlo coi soldati, vivo la loro vita, li ascolto. Bisogna fare un monumento al soldato italiano per il suo spirito di sacrificio: bisogna meravigliarci, dico meravigliarci, che non succeda qualcosa di molto grave. Perché sarebbe una cosa assai logica se qualche soldato rifiutasse di marciare: noi aspettiamo che un reggimento sia accerchiato per far giungere le munizioni al di là del Dnieper (!), che qualche decina di soldati, molte decine, siano congelati per far giungere qualcosa che li difenda dal freddo."
(ib., p. 100). 

Ma ne parleremo ancora a suo tempo in altre pagine dedicate.


Mentre il vicino di casa di chi sta scrivendo, un certo Lino Pontello, uno degli scampati, racconta "Molti di noi se sono ritornati vivi lo devono ai morti. Appena cadeva uno gli toglievamo subito il cappotto, le coperte che ognuno di noi portava addosso, e guardavamo subito se aveva gli scarponi migliori di quelli che avevamo addosso. Non si stava tanto a guardare di che nazione era, e alcuni di noi che riuscirono a raggiungere l'Italia, alla fine avevano addosso un cappotto tedesco, la divisa polacca, le scarpe russe, e il copricapo cosacco. Di italiano più nulla, anche perché il nostro vestiario non era altro che stracci, e gli scarponi dopo il primo giorno di marcia già non esistevano più."

continua

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