ANNO 1945

La 2nda Guerra Mondiale?
finì ...in un lampo
in una Apocalisse
con l'arma di distruzione di massa
( pardon si chiama "arma tattica nucleare")

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qui la voce di SANDRO PERTINI
in occasione del Grande Sciopero Generale

Pertini
La voce di Pertini

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QUI OCCUPIAMOCI DELL'ITALIA

5 GENNAIO - La Rivolta del Sud. - Il Nord Italia come abbiamo visto lo scorso anno é sotto il controllo del Governo della RSI (quasi 30 milioni di abitanti). Questo emana bandi per l'arruolamento volontario, ma anche ordinanze e avvisi alla chiamata alle armi dei cittadini coscritti dell'anno 1924 -1925 (i giovani di 18 e 19 anni).
Alcuni si diedero alla macchia o fuggirono all'estero, altri raggiunsero i partigiani, e altri ancora dopo la minaccia della pena di morte (ma questa è la legge del resto di tutti i governi statuari - e la Rsi lo era) o di rappresaglie alle loro famiglie, i renitenti o i disertori (quelli dell'8 settembre)  furono costretti a presentarsi ai distretti.
(il paradosso per alcuni fu o darsi alla macchia e poi dare la caccia ai fascisti quindi essere prede dei soldati repubblichini, oppure presentarsi ai distretti (pur essendo antifascisti) per dare poi la caccia ai partigiani ed essere (paradossalmente) prede dei partigiani.

La posizione anagrafica di ciascuno era conosciuta dalle prefetture (i prefetti erano quelli che c'erano prima, c'erano allora, e saranno al loro posto anche dopo a guerra finita)  quindi o rifiutare il diktat fino alle estreme conseguenze (ripetiamo, questa è la legge del resto di tutti i governi) o presentarsi al distretto per evitare guai molto seri a se stessi e alle proprie famiglie. Lo faranno 82.000 italiani per sfuggire al plotone di esecuzione dei renitenti, ma dopo il 25 aprile per il solo fatto che loro malgrado indossavano la divisa della RSI molti finirono davanti ad altri plotoni di esecuzione e massacrati dalla cieca furia giustizialista . Una pagina molto nera fra le tante eroiche, della Resistenza, e se vogliamo essere obiettivi anche eroiche tra i fascisti, perchè i loro padri quello gli avevano insegnato, fin dalla culla; mica potevano quei giovani alzarsi una mattina e girare "l'interruttore".
 
Nessuno di noi, un bel mattino, può mettersi a scrivere sulla lavagna, cosa lui personalmente vuol fare, come farlo, dove farlo, e contro chi.
Ha ragione (oppure non ha ragione?) Azelio Ciampi, quando ricordando quelle sue giornate di "fuga" sui monti della Maiella,  afferma "fu un atto istintivo di ribellione"..."ascoltai la coscienza".
 
Quindi se era istintivo, e di coscienza, allora le leggi non servono a nulla! Ognuno in una guerra - giusta o sbagliata che sia - decide secondo la propria coscienza e il proprio istinto contro chi combattere, se con i nemici di ieri o i nemici di oggi, che (o ieri o oggi) hanno indicato i governanti; Leggi che allora non servono a nulla, come non servono a nulla i comandi supremi, gli ufficiali superiori, e quelli inferiori. Cade tutta l'impalcatura di uno Stato di diritto oltre che la disciplina degli eserciti. Si crea così un clamoroso precedente.
 
Se ognuno è convintissimo di vincere da una parte, ognuno allora "istintivamente" e con "coscienza" può andare dalla parte che vuole. 

Nel Regno del Sud, in quest'altra Italia, la situazione non é migliore, anche se i problemi sono di natura diversa. Non sono legati alla contrapposizione ideologica (poco interesse per il superamento del fascismo in questa popolazione più immobilista, conservatrice, mai stata palesemente fascista), non conosce la Resistenza, non conosce o ha conosciuto pochissimo i bombardamenti, quindi nessuna guerra di popolo alle prese con le rappresaglie di una fazione, o con i folli giustizieri vendicatori dall'altra.

Ma sulla grande isola c'e' il "male" (o bene, secondo i punti di vista) dell'indipendentismo siciliano.
(Non dimentichiamo che gli Inglesi sono al loro terzo tentativo di staccare la Sicilia dall'Italia. Il primo nel 1815, il secondo nel 1860 aiutando Garibaldi, poi arrivò Farina, mandato da Cavour. Quest'ultimo per questo "sgarro" agli inglesi, non sappiamo se qualche mese dopo veramente morì per malattia o fu assassinato ( vedi in altro link in proposito).

 Quello estremista inizialmente seduce un po' tutti. Borghesi, latifondisti, mafia americana, mafia siciliana, e avventurieri ma anche isolani, sono convinti che lo smembramento dell'Italia é cosa fatta, voluta e determinata dagli stessi alleati. Del resto, di fatto, a fine '43 troviamo una Italia già spaccata in due dagli eventi sia militari che politici. Uno scollamento è già avvenuto. E come sarebbe andata a finire nessuno lo sapeva.

Ma parallelamente un'altra fazione più moderata (più saggia o opportunista - secondo i punti di vista) si distacca dall'estremismo e punta a un riformismo parlamentare facendo perdere all'altra fazione le illusioni di una Sicilia indipendente (sembra di tornare indietro di 80 anni, la repressioni di Crispi nel 1894 contro i Fasci Siciliani- vedi). L'isola é  riconsegnata da Eisenhower al governo italiano. E' chiaro che i secondi, gli indipendentisti,  devono ora giocare altre carte.

Il fascismo aveva relegato quasi in un angolo e tolto il potere politico ai notabili e ai latifondisti siciliani. Alla sua caduta, con la Liberazione, alcuni gruppi avevano dato vita a un movimento separatista per non essere ancora una volta depredati da Roma dei propri granai. Alcuni vi parteciparono solo mirando ai futuri guadagni delle forniture sul continente (e non andarono per il sottile nell'arruolare bande di avventurieri), altri mirando all'amministrazione politica dell'isola avevano gli stessi obiettivi ma si cautelarono con l'appoggio della nuova classe politica che stava formandosi a Roma con l'approvazione degli alleati (più americani che inglesi, che nel grande scacchiere questi ultimi ormai contavano sempre meno).
(vedi "Sicilia e indipendenza" La Sicilia nel Vento del Sud > >


A guidare il movimento indipendentista più acceso ed estremista, quasi  ai limiti della legalità (quale? non c'era la legalità in nessun luogo d'Italia!) troviamo ANDREA FINOCCHIARO, uomo abile e brillante, con tante amicizia politiche fin dai tempi del governo Nitti (1919), poi con quello di Mussolini, e che sorprendentemente lo troviamo allo sbarco alleato a fare il fac-totum (é abilissimo a destreggiarsi fra Londra e Washington). E' proprio lui (e non il Re o Badoglio) a ricevere di fatto dagli Alleati, la luogotenenza della Sicilia liberata; poi forte di questa posizione, appoggiato, aiutato, ma anche eccitando gli animi, a Comiso crea un suo esercito personale, l'EVIS (Esercito Volontario Indipendenza Sicilia). Concepisce poi la Repubblica Siciliana in una estemporanea Federazione Italica, infine prepara un programma politico in cui parla di indipendenza, industrializzazione dell'isola (i grandi appoggi li aveva!), riforme agrarie mirate al sociale e una lotta antifascista; anche se di fascisti nell'isola non ce n'erano. E' un movimento che si scontra con quello ora stranamente moderato (i ricchi proprietari) che prende non solo le distanze ma relaziona e poi sollecita Roma ad intervenire.
(si ripete quasi la stessa situazione del "brigantaggio" degli anni 1860-80 - chi lotta per la propria indipendenza è un "brigante", un "bandito".)

In questo 5 gennaio il movimento si é ormai esteso sull'isola e nelle altre province in un modo autoritario che ha provocato (nel timore, sollecitato)  l'intervento del Governo con reparti dell'esercito del nuovo Regno del Sud, per domare le rivolte con il sangue (quindi anche qui abbiamo scontri di italiani contro italiani -idem 1860). Ma il problema non é per nulla risolto e l'indipendentismo siciliano rimane per qualcuno costantemente una minaccia .

28 GENNAIO - A Napoli si riforma il sindacato della CGIL; a guidarlo troviamo il democristiano ACHILLE GRANDI, ORESTE LIZZADRI (PSIUP), GIUSEPPE DI VITTORIO (PCI). Una guida variegata politicamente, che però é stata già decisa a Roma il 3 giugno del '44, prima ancora del governo Bonomi del 6 giugno.

31 GENNAIO - Per la prima volta nella Storia d'Italia con un provvedimento governativo viene riconosciuto il diritto di voto alle donne, che riescono così a conquistare il diritto al suffragio universale dopo vani tentativi fatti nel lontano 1881 e nel 1907 dal movimento femminista guidato dalla dinamica Montessori (la prima donna laureata in medicina in Italia)
Il Voto alle donne (una curiosità) fu dato per la prima volta in uno Stato USA (nello Wyoming) nel 1869, la prima nazione che lo fece esercitare fu pero' la Nuova Zelanda (1893), Finlandia (1907), Norvegia (1913), Islanda (1914), Danimarca (1915), Canadà (1917), URSS (1917), Germania (1919), e l'Inghilterra nel 1918 quando elesse la sua prima deputata.

Si preparano dunque, per quando finirà la guerra, le liste elettorali per le future elezioni amministrative e per il previsto Referendum Monarchia Repubblica. Il principe Umberto, luogotenente, infatti aveva proposto in una intervista al Times, che la questione istituzionale doveva "essere risolta attraverso il ricorso di un referendum popolare, poi dai risultati si sarebbe formata una Costituente per scrivere la nuova Costituzione". De Gasperi il 22 ottobre di quest'anno, appoggiato dagli alleati (o meglio dagli Usa) farà sua l'idea di Umberto, che però a risultati ottenuti sarà proprio il rappresentante di Casa Savoia -non ottenendo la vittoria sperata ma una sconfitta- a mettere in dubbio il risultato accusando il referendum  di irregolarità e di brogli.

4 FEBBRAIO - CHURCHILL, STALIN, ROOSEVELT si riuniscono a Yalta; discutono del futuro assetto dell'Europa a Guerra finita. Cioé la divisione della Germania in quattro zone di occupazione e (come nel 1919) la sua completa smilitarizzazione. 
Viene anche decisa una formazione di governi "liberalmente eletti" nei paesi liberati, ma ricordiamoci che nel famoso foglietto a quadretti di Churchill e Stalin (a Mosca l'8 ottobre '44 - vedi) la spartizione dell'Europa era stata già decisa in due blocchi, quindi in pratica gli americani pur con la presenza di Roosevelt al tavolo delle trattative, hanno poco da aggiungere o togliere, tutto era stato già deciso.
(la "cortina di ferro" e la "guerra fredda" era virtualmente già una realtà, anche se ancora sulla carta) 
Ma non proprio tutto era stato deciso. Roosevelt morirà dopo poche settimane; gli subentrerà Truman, con idee molto diverse, e poco incline ad ascoltare il pessimismo di Churchill (che nel suo Paese è in declino). Inoltre ha nei magazzini già (quasi) pronte le bombe atomiche - Non dimentichiamo che lo stesso Churchill verrà silurato quando mancavano 6 giorni alla fine della guerra mondiale).

3 MARZO - Dopo i primi passi con i servizi segreti americani per la resa dei tedeschi in Italia fatti il 4 febbraio dal comandante delle SS nella RSI, KARL WOLF, a Zurigo avviene con ALLEN DULLES un altro incontro.
Wolf  ha buone intenzioni, è disponibile a farsi mediatore per la resa dei suoi colleghi generali in Italia e in Germania. I colloqui sono compromessi e hanno uno stallo quando il 19 anche i russi (offesi di non essere stati informati e invitati) intendono prendere parte alle trattative, ma Roosewelt e soprattutto Churchill (che ha altri piani e vuole aggirare Stalin) si oppongono.

8 MARZO - Grande offensiva finale degli alleati in Germania. Arrivati al confine ovest il 7 febbraio, la Terza Armata americana entra nella Ruhr. Il 5 marzo é a Colonia sulla riva del Reno, l'8 lo attraversa per sferrare l'ultimo attacco, e, come é nei patti con i russi, dovrà puntare e raggiungere Magdeburgo. Questo é l'obiettivo finale della Guerra in Europa concordato dagli alleati.

L'Armata Russa il 9 e il 10 é ai confini dell'Austria, il 29 di questo mese é invasa,  il 13 aprile entra  a Vienna.

13 MARZO - MUSSOLINI pur conoscendo o intuendo i passi che sta facendo WOLF con gli alleati per una resa in Italia delle truppe tedesche,  tramite il cardinale Schuster  autonomamente all'insaputa del tedesco (che senza informarlo ha già condotte delle tratttative) sta conducendo altre trattative. Avanza proposte per una resa dell'esercito RSI agli alleati, ma vuole  delle garanzie per la propria incolumità  e quella dei suoi uomini.

29 MARZO - Dopo l'ondata di scioperi in tutte le regioni del Nord Italia occupata dai tedeschi e sotto la RSI, viene deciso dal CLN-AI e CVL e dal governo Bonomi di fare una insurrezione; mirata soprattutto a difendere gli impianti industriali; occupare le province man mano liberate; assumerne il governo, poi  solo a guerra finita rimettere i poteri a Roma. Inoltre si mobilita per condurre operazioni di disturbo, di sabotaggio e in ogni modo ostacolare la ritirata dei tedeschi.

Sembra esserci perfino una tacita intesa con gli alleati. A guidare il comitato insurrezionale vengono chiamati LEO VALIANI (PdA), SANDRO PERTINI (PSIUP), EMILIO SEVERI (PCI). Mentre alla presidenza del CLN-AI troviamo RODOLFO MORANDI.

5 APRILE- E' finalmente decisa dagli alleati dopo cinque mesi di stallo la grande offensiva finale ripartendo dallo Linea Gotica, mentre il 9 si muoveranno anche le divisioni ferme da mesi sul litorale Adriatico romagnolo. Destinazione ora é il Po.
Nello stesso giorno viene deciso dal governo Bonomi di nominare una Consulta nazionale; vi parteciperanno 430 membri del CLN, sindacati, reduci e partigiani.

10 APRILE - LUIGI LONGO rende nota a tutte le formazioni partigiane con la direttiva N.16 la data dell'insurrezione. Direttiva inviata da Togliatti dove si invita a prendere nel Nord Italia tutte quelle misure necessarie per organizzare, dare l'avvio e quindi gestire la sollevazione popolare prima della traversata del Po degli alleati. La data viene fissata il 25 aprile; su Milano si decide di far convergere quasi tutte le formazioni partigiane.

13 APRILE - Muore improvvisamente il presidente degli Stati Uniti ROOSEWELT. Il giorno stesso prende il suo posto TRUMAN, che è piuttosto  impreparato agli eventi (lo confessa lui stesso nelle sue memorie) che stanno sconvolgendo in questo preciso istante l'Europa. Si stanno decidendo le sorti della guerra mondiale con la grande offensiva congiunta con i russi che dovrebbe portare a stringere in una morsa la Germania.

In Italia la notizia della morte del Presidente giunge mentre gli alleati superata la Linea Gotica  iniziavano ad attraversare il Reno per poi puntare sul Po.
Nello stesso istante si stava decidendo anche l'attacco al Giappone cercando di conquistare Okinawa - che dista solo 650 chilometri, invece dei 2400 delle Isole Marianne.
Su queste ultime c'erano le basi dei bombardieri americani ma erano troppo lontani dagli obiettivi, e questo impediva una risoluzione militare rapida. Okinawa era dunque una necessità strategica e proprio in questi giorni 500.000 uomini erano stati lanciati alla sua conquista.

Truman anche se l'aveva colta di sorpresa "questa catastrofe dove non ero affatto preparato ad affrontarla"(Memorie) era comunque più portato a operare con l'azione e non con le  manovre della politica perseguita da Roosewelt che fino agli ultimi giorni, anche se con poca convinzione, avallava i piani geopolitici di Churchill che erano quelli del "foglietto a quadretti" concordati con Stalin, di cui Truman fino allora forse ignorava persino l'esistenza e quindi gli accordi.
Comunque a Yalta gli impegni erano che gli anglo americani sarebbero arrivati a Magdeburgo e non oltre, e i russi avrebbero fatto altrettanto. Churchill comunque aveva altri piani, lui voleva arrivare ben oltre Magdeburgo. A intuire questi suoi progetti fecero presto i russi tramite i loro servizi segreti, e già qui qualche incrinatura nei rapporti di Churchill con Stalin ci furono, visto che il russo venne a sapere che gli anglo (americani) stavano per proprio conto trattando la resa della Germania tenendolo all'oscuro.

Questo negoziato a parte avrebbe indubbiamente impedito l'avanzata russa sulla capitale tedesca. Infatti se  le forze tedesche si fossero disimpegnate in occidente si sarebbero concentrate tutte sul settore est, quindi contro la Russia impedendo alle armate di Stalin di avanzare verso Berlino est difesa dai locali ma anche dalle forze non più occupate a ovest.
A Mosca questa oscura manovra degli Alleati (che non era solo "ma allora a che gioco giochiamo?", la presero come un tradimento.

Poi arrivò Truman che da una parte voleva far finire la guerra subito anche lui a Magdeburgo, dall'altra il pericolo rosso era anche per lui un'ossessione e voleva fermarle le armate russe più a est possibile. Non per nulla ancora nel 1941 proprio lui aveva affermato "Se vediamo che la Russia sta per vincere dobbiamo prestare aiuto alla Germania e lasciare così che si ammazzino il più possibile l'un l'altro". Non erano ancora i tempi dell'alleanza di Churchill con la Russia,  ma quella era la sua idea, che però ora stava applicando nella realtà.

Le truppe sovietiche in questo 13 aprile, mentre Truman giurava come Presidente, erano giunte a Vienna, e già marciavano verso Berlino. Inoltre con l'aiuto di Tito si stavano affacciando pure in Italia. E se in un primo momento Churchill con l'entrata in scena di Truman ancora inesperto si trovò quasi in crisi, poi nel nuovo Presidente trovò un alleato  nel non far trapelare ai russi le trattative di negoziati degli anglo-americani con la Germania.
I due si trovarono in perfetto accordo. Concordare autonomamente la resa della Germania, e continuare senza ostacoli l'avanzata fino a Berlino mentre i tedeschi continuavano a tenere impegnati i russi.

A Stalin non sfuggirono queste intenzioni; molto risentito aveva scritto ai suoi alleati  "Questi vostri negoziati vi frutteranno certi vantaggi, poiché le vostre truppe avranno la possibilità di avanzare fino al cuore della Germania quasi senza resistenza da parte dei tedeschi; ma perché nascondere questo ai russi, e perché non ne sono stati informati i russi, vostri alleati?"
(sta già per nascere la Guerra Fredda)

Ma per Churchill il rischio che Stalin finisse per dilagare in Europa occidentale c'era, e ne era ormai più che convinto.
Lo statista inglese aveva distrutto la potenza filo-tedesca francese, distrutta quella italiana, rimesso le "reni" alla Grecia, fatto un tornado in Africa, stava quasi facendo capitolare i tedeschi, ma si ritrovava tra i piedi ora i Russi (i "diavoli") che arrivati a Vienna, puntavano contemporaneamente su Berlino e Belgrado con il risultato di avere in mano mezza Germania, tutti i Balcani, e non remota era l'ipotesi che dilagassero nell'Italia del Nord con gli appoggi dei Titini e dei comunisti italiani.

Ed infatti slavi e comunisti italiani proprio questo stavano pensando.  Addio dominio sull'Europa occidentale. Churchill convinse dunque gli americani a proseguire oltre Magdeburgo. E le ragioni erano ben motivate:
1) La Russia stava diventando un pericolo mortale;
2) Bisognava porsi ora come obiettivo Berlino;
3) Bisognava frenare l'offensiva di Tito (che ha l'appoggio della Russia) verso l'Italia.
Solo agendo così si poteva arrivare a una sistemazione dell'Europa  prima che la guerra arrivasse al suo termine.

ALLEN DULLES, capo dei servizi segreti americani, ci illumina sulla capitolazione dei tedeschi in Italia "Non si tratta solo di una capitolazione militare al fine di evitare altre distruzioni e vittime. Un cessate il fuoco in questo momento consente agli anglo-americani di bloccare l'avanzata dei russi a ovest verso Berlino, ma anche di opporsi alle minacce di Tito verso Trieste per impedire una eventuale aiuto a una insurrezione armata comunista che ha molto probabilmente l'intenzione di instaurare una repubblica sovietica nell'Italia settentrionale".

Gli esperti militari, gli storici si sono alla fine chiesti a cosa era allora servita la guerra degli alleati in Italia. Risposta:
1) Per tenere impegnate le divisioni tedesche.
2) Per avere il controllo del Mediterraneo e quindi gli aeroporti e le portaerei vicine.
Di nessuna importanza era ritenuta ai fini di una conquista l'Italia. La penisola era solo da usare. Ma non per questo ora doveva cadere in mano sovietica.

Hitler era sempre rimasto convinto che  gli alleati (vedi Piano "Bodyguard" nella sesta parte, carteggio Churchill), sarebbero sbarcati sui Balcani, non sapeva ovviamente nulla dell'accordo del "foglietto a quadretti", era convinto che russi e anglo americani non si sarebbero "pestati i calli" l'un l'altro (la Grecia ne era un esempio), anche se era convinto che l'alleanza liberismo-bolscevismo non sarebbe durata molto a lungo (l'esperienza con i russi Hitler  l'aveva fatta) e su questa previsione possiamo dire che non si sbagliò affatto (vedi poi la "guerra fredda").

 Cadde invece Hitler nel tranello dello sbarco. Le 26 divisioni che Hitler con questo errore di valutazione  impiegò in Italia, potevano benissimo anche con  metà forze, arroccarsi sulla Linea Gotica fin dal settembre del 1943, mentre con l'altra metà se venivano impiegate nel nord ovest della Germania non avrebbero mai permesso lo sbarco in Normandia. 
"Se ci fossero state sulle coste de La Manica 13 divisioni di Hitler in piena efficienza, lo sbarco si sarebbe trasformato in un disastro di portata incalcolabile"
(é lo stesso Churchill ad ammetterlo nelle sue memorie -ed infatti nonostante questo ingenuo errore di Hitler, lo sbarco in Normandia ebbe un momento di grave crisi, pur attuato con imponenti mezzi).

E' solo una ipotesi astratta, perchè anche se gli sviluppi sarebbero stati questi -ipoteticamente positivi a favore dei tedeschi- non dobbiamo dimenticare che negli hangar americani erano quasi pronte per essere sganciate 12 bombe atomiche, 6 all'uranio e 6 al plutonio, e Truman desiderava finire la guerra subito; quindi se le cose andavano per un altro verso, la guerra lui l'avrebbe fatta terminare  in Europa subito,  come farà in Giappone fra breve.

E sembra che Harris "mister bomber" avuto sentore che c'era quasi pronta una nuova micidiale bomba, avesse chiesto di usarla.
Ma c'è un particolare: che le bombe non erano pronte, mancavano due cose determinanti per usarle. L'uranio e l'innesto per farla esplodere. Che sembra sia poi giunto in America proprio con la presa di Berlino - vedi In 2nda Guerra Mondiale, Bormann
  MA L'ATOMICA ERA TEDESCA? )

Harris non demorse. Era anche lui era d'accordo di far finire la guerra subito, aveva già pronti 540 bombardiere da mandare su quella Milano che voleva fare l'insurrezione armata. In un colpo solo - Harris avrebbe eliminato sia i tedeschi (anche se meno pericolosi, e già in trattative con gli Usa, tali da allarmare Stalin) e sia i bolscevichi dall'Italia del Nord (che gli alleati temevano avrebbero fatto entrare in Italia da Est quelli di Tito - che erano già arrivati a Trieste).

 

MOBILITAZIONE GENERALE PER IL 25 APRILE


partigiani fermatevi !!!


13 APRILE - Mentre si stanno decidendo i destini del mondo, in Italia, ai partigiani impegnati con la Direttiva N. 16 di Longo  ("tenersi pronti per l'insurrezione finale") arrivò il perentorio comunicato di CLARK (comandante le forze alleate in Italia).
Abbiamo accennato al disatteso diktat di ALEXANDER sulla smobilitazione e il disarmo delle Brigate Partigiane nello scorso inverno, poi rientrato; ma  ora, quello del nuovo generale, avuto sentore della iniziativa insurrezionale dei partigiani (infuriati gli alti comandi e lo stesso TRUMAN) da' l'ordine a tutte le forze partigiane di astenersi da qualsiasi operazione militare, insurrezionale, di mobilitazione politica o anche sollevazione popolare.

DULLES  nelle sue memorie scrive "Si temeva che arrivassero da Trieste i russi con le forze partigiane di Tito e che si unissero ai comunisti; come tali venivano qualificate tutte le formazioni partigiane che non avevano deposto le armi nel Nord Italia dopo l'invito di Alexander poi ripetuto da Clark". 
Con molta supponenza vennero bollati tutti i "gruppi" come delle "bande armate" cui gli alleati diedero all'inizio poco affidamento e alla fine temettero essere un grosso pericolo, non di certo militare, ma politico.

Gli americani organizzavano la guerra secondo i metodi della grande industria, per loro la guerriglia partigiana era un fatto anacronistico e anarchico, privo di interesse, e nemmeno volevano capirla; avevano accettato in un certo periodo la Resistenza, ma poi la volevano a loro disposizione, e non esitarono più di una volta e in vari luoghi ad abbandonarla al suo destino; perfino  boicottarla e combatterla quando incominciò a intralciare i loro piani politici; ne diffidavano perché convinti che erano persone e bande in armi con una marchio ideologico inconfondibile e per loro piuttosto inquietante.

Ma ormai il CLN-AI era un organo delegato dal governo di Roma, che gli aveva dato pieni poteri "civili e militari", e in virtù di questa forza, contrapponendosi alle indicazioni di Clark proseguì la sua azione.
E c'erano tutte le condizioni ottimali materiali e morali perchè queste liberazioni (di città e paesi) diventassero dei successi autonomi (ed infatti in alcune città questo accadde -vedi qui di seguito, le varie date dal 18 in avanti).


Comunque gli alleati rimasero sulle rive sud del Po in una infastidita attesa degli sviluppi di questi eventi pieni di incognite, temuti più politicamente che militarmente; di mezzi ne possedevano, non erano certo preoccupati,  infatti seguitarono a bombardare (anche dopo il 25 di Milano) tutto l'Est (ALTRO CHE LIBERAZIONE!) fino al 28 aprile: Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Mestre, dove tatticamente non era nemmeno necessario (i tedeschi si stavano ritirando - senza combattere se non attaccati - verso il Brennero, la Valsugana, Tarvisio - come del resto a Como, anche qui quasi indisturbati visto che i partigiani cercavano solo i fascisti, davano la caccia solo a loro e non ai tedeschi. Purtroppo i bombardamenti politicamente furono ritenuti necessari. Le bombe cadevano nel Veneto ma in effetti erano dei segnali precisi mandati a est. Per  impedire un'avanzata e un golpe proveniente da quelle parti. Per dire in modo chiaro e tondo qui ci siamo noi !!!

Non avevano tutti i torti; agli alleati facevano più paura gli italiani comunisti che non i tedeschi; infatti arrivando con sole poche ore di ritardo su Trieste, il ritardo fu fatale, i partigiani comunisti vi erano già entrati  e quelli locali (comunisti italiani) si unirono ai titini occupando la città. Il 2 maggio sono a Gorizia  a Monfalcone e sull'Isonzo.
E sembra che a Roma in certi ambienti qualcuno brindò alla notizia.

16 APRILE - Dopo una riunione con i tedeschi nel quartiere generale a Gargnano il 14, Mussolini decide di trasferire il governo della RSI nella sede della prefettura di Milano.

18 APRILE - Torino non attende la data fissata dell'insurrezione impartita dalla Direttiva 16.  Gli eventi incalzano con la ritirata dei tedeschi i cui reparti dovrebbero attraversare Torino. Le formazioni partigiane prima riescono a promuovere una grande sciopero generale nelle grande fabbriche che sono infatti subito occupate, poi scatenano l'offensiva che si estende in tutte le valli e la regione piemontese soprattutto nel Cuneese, nel Biellese, nella Valsesia,  ecc..
La sollevazione popolare torinese (e solo in questa circostanza fu quasi totale, ma gli americani erano ormai alle porte) non conoscerà soste fino al 28 aprile, quando riusciranno a cacciare gli ultimi tedeschi ed entreranno gli alleati nella città ripulita. Non abbastanza nella periferia, dove il 1° maggio ci fu l'ultimo massacro dei tedeschi a Grugliasco; furono catturati e fucilati 66 partigiani.

Da questo momento inizia la caccia non più solo al tedesco (piuttosto blanda e solo proprio se commettono delitti lungo il percorso) ormai in ritirata verso est, ma inizia la caccia esclusivamente al fascista, ai delatori, ai collaborazionisti. 
Al Cmrp (Comando Militare Regione Piemonte) si fecero prendere anche  la mano. "Nelle disposizioni c'era l'ordine di passare alle armi non meno di 350.000 soldati che avevano indossato la divisa della RSI. Ma proprio tutti. Perfino quelli della polizia ferroviaria, della portuale e della stradale." (Claudio Pavone,
Una guerra civile, Ed. Bollati-Boringhieri, 1991)

Non tutte le esecuzioni sommarie avvengono solo per motivi politici, scorre sangue anche per altri abietti motivi, come vendette e perfino rancori personali. Alcune spedizioni furono fatte quindi  per odio, per interesse, per vendetta o per il semplice gusto di farlo. Eliminare indisturbati l'antico vicino insolente e qualcuno perfino il parente scomodo (adulterio, eredità, rancori); un giudice che aveva fatto perdere tempo addietro una causa o quel funzionario che aveva negato qualcosa durante le sue funzioni; il professore dell’ateneo arrogante o quel noto commerciante che aveva fatto i soldi con la borsa nera.

Le cronache del Biellese, nel Torinese, Astigiano, in Valsesia  o nel Ferrarese, registreranno episodi inquietanti, dove spesso furono vittime anche persone innocenti, o con peccati veniali (aver rifiutato a suo tempo di consegnare alcuni sacchi di farina costò  a un mugnaio lo sterminio della famiglia, 10 persone). Ci fu insomma una vendetta incontrollata di bande che infangarono le molte gesta di vero eroismo che si erano guadagnati regolari reparti della Resistenza in vere e proprie operazioni militari, come il sabotaggio di ponti, ferrovie, caserme ecc. questo era lecito. Sparare a donne
, perfino incinte, questa era follia di primitivi.

In questo contesto di vendette, un brutto momento lo passò a Torino anche VALLETTA, alla Fiat dal 1921, amministratore delegato dal 1939, presidente poi dal 1945 al 1966. Tutto il ventennio del fascismo lo aveva visto protagonista, e lo sarà anche nel dopoguerra per altri venti anni. Era il più potente uomo di Torino e forse d'Italia.
Ma il CMRP voleva la resa dei conti e appena liberata la città il primo pensiero fu quello di catturarlo e processarlo. Rifugiatosi presso un comando alleato, questi rifiutarono di consegnarlo, ma anzi rivelarono con documenti alla mano che Valletta aveva fatto durante i mesi della Resistenza il doppio gioco con i nazisti, rimanendo sempre in contatto con gli inglesi per boicottare la produzione bellica con scioperi e serrate pretestuose. Valletta scampò così alla vendetta improvvisata.
Non andò invece così bene in Germania all'ultimo erede dei Krupp, anche lui catturato per i grandi profitti ottenuti con gli armamenti di Hitler. Fu processato e messo in carcere per sei anni, fino a quando nel 1951 fu prosciolto.


21 APRILE - Anche a Bologna dal giorno 19 i partigiani organizzano e fanno scattare l'insurrezione che avrà momenti drammatici con centinaia di morti per le strade sia di fascisti che tedeschi con le rappresaglie verso i partigiani, che ormai affrontano i nemici in campo aperto in vere e proprie battaglie militari. Un'epopea della città rossa, dove i suoi partigiani inseguono i tedeschi in ritirata, li precedono per tagliare loro la strada, li accerchiano, li catturano, o li mettono precipitosamente in fuga.

Il tutto mentre 1673 missioni di bombardieri (dei liberatori) sganciano sulla città e in periferia, sul Serio e sul Santerno, 100.000 bombe e spezzoni incendiari. Gli americani quando arrivarono, la città era già stata liberata, ma fumava ancora per i loro bombardamenti non proprio molto precisi; tanta era la distruzione e si contavano in ogni angolo della città molti morti e feriti.

L'assurdità era (a questo poi conduce la folle guerra) che alcuni applaudivano i bombardamenti, e si gridava "ancora! ancora!" mentre le bombe distruggevano case, uccidevano cittadini, amici, parenti. E con i morti ancora caldi, quando entrarono in città i "liberatori" trovarono la folla in tripudio. Altrettanto fecero a Vicenza (il 28 aprile - altro che LIBERAZIONE!) con una città distrutta poche ore prima e con i corpi delle vittime dei bombardamenti della notte prima ancora caldi.

23 APRILE - Il segnale insurrezionale a Genova scatta nelle prime ore di questo giorno. I partigiani scendono dalle colline, sbucano dalle gallerie e dagli anfratti, assaltano il porto, dilagano nelle strade, bloccano i reparti in ritirata, catturano quasi diecimila tedeschi, e proseguono la lotta per cinque giorni; quando in città - il 27, alle ore 21.20  - entrano i primi reparti della 5a Armata degli alleati, Genova era già una città libera; e non doveva niente a nessuno.

24 APRILE - Gli alleati finalmente attraversano il Po ma non dilagano subito, non si affrettano, nel frattempo tutti i bombardieri nelle vicine basi sono allertati per Torino e Milano.
E non solo allertati ma seguitano a fare missioni di bombardamento; infatti nel Veneto non sono risparmiate le incursioni aeree che proseguiranno fino al 28 senza una motivazione strategica, quasi inutili sul piano tattico militare, ma solo utili per piegare e fiaccare il morale degli italiani; ma anche per  mandare segnali di pericolosità territoriale se qualcuno oltre Trieste e il Friuli aveva intenzione di invadere e occupare il Veneto. Vi erano tutte le condizioni oggettive per farlo. I partigiani di Tito non aspettavano che un ordine. Non di meno certi interrogativi provenivano da Milano, dove in città si attendeva con il cuore in gola l'esito della Direttiva 16 aprile. Mancavano 24 ore al giorno 25.

25 APRILE - A Milano a mezzanotte è scattata l'ORA X. E' iniziato lo sciopero generale. Tutte le fabbriche vengono occupate. Il CLN-AI assume pieni poteri, si insedia nell'amministrazione della giustizia, nel tribunale di guerra, nei consigli di gestione delle grandi aziende, nei posti chiave del governo della città. Dalla pianura e dalle valli convergono tutti i partigiani nella metropoli. La guerriglia si sposta ora dalle campagne nelle vie di Milano. La caccia ai fascisti, ai gerarchi diventa spasmodica, la vendicatività cruenta. Le esecuzioni sommarie diventano migliaia. Si spara dalle finestre, dai tetti, dal cielo, in terra e da ogni luogo, e spesso cadono innocenti solo perché loro malgrado hanno una divisa diversa.

anno 1945

Gli alleati a Milano vi entreranno il 30 con la città  liberata e già con un governo provvisorio del CLN. Purtroppo è una città liberata da un mostro che ha partorito un altro mostro, quello della vendetta, l'orrore motivato e giustificato con una "restituita" rappresaglia.
Un bagno di sangue, che é anche messo in mostra come in uno spettacolo, come trofeo, il trofeo di altrettanti pazzi sanguinari, che si sono arrogati di "fare giustizia".
Sembrano risuonare le parole di un poeta: "Ecco, scriveva Rimbaud nell' "Illumination", "ecco un altro tempo degli assassini".

25 APRILE - ORE 8 -Al collegio dei Salesiani di Via Copernico, nella biblioteca del collegio milanese, alle ore 8 del mattino del 25 aprile, si riunirono Marazza, Pertini, Arpesani, Sereni e Valiani. Ci fu la riunione più risolutiva del Clnai. Approvarono il primo decreto: "Tutti i poteri al Clnai"; il secondo riguardava l'amministrazione della "giustizia". Cioè le sentenze di morte (un po' all'ingrosso!). E tra queste fu anche decisa l'eliminazione di Mussolini. Il Duce non doveva essere consegnato agli americani! Ma giustiziato dal Popolo.

25 APRILE - ORE 16 - Mussolini ignaro di quanto è stato deciso in via Copernico, dalla prefettura si reca in Arcivescovado; nell'incontro con il cardinale Schuster propone o riceve la proposta di arrendersi. L'invito del prelato che intercede per conto degli alleati, è di arrendersi senza condizioni; per la sua incolumità gli ha già preparato una stanza per la notte, in attesa dell'arrivo degli alleati per poi a loro consegnarsi. Sono invitati a partecipare e a esaminare le condizioni i rappresentanti del CLN-AI. Sono i moderati ACHILLE MARAZZA (DC), GIUSTINO ARPESANI (PLI), RICCARDO LOMBARDI (PdA). 
L'unico che non sa ancora nulla é SANDRO PERTINI (PSIUP) che il mattino in via Copernico aveva una sola idea "Mussolini doveva arrendersi senza condizioni, e poi sarebbe stato passato per le armi" ( lo scrive lui, nelle sue memorie).

25 APRILE - ORE 17.30 - Ritorniamo nella sala del cardinale e al dialogo che si é svolto nei pochi minuti. Il CLN-AI detta le condizioni:
1) L'esercito e le milizie fasciste consegneranno le armi e verranno fatti prigionieri con le norme della Convenzione di Ginevra.
2) Le famiglie dei fascisti, come tali non avranno alcun fastidio, ma tutti devono abbandonare Milano.
3) Mussolini deve consegnarsi al CLN-AI.

Sembra tutto filare liscio, Mussolini nella stanza del cardinale sembra quasi soddisfatto anche se non sa la sorte che lo aspetta; ma a rovinare tutto é  GRAZIANI che si fa uno scrupolo: quello di non volere tradire i tedeschi, non informati della resa.
Ma PAOLO ZERBINO reagisce e non può trattenere di dire quello che ha saputo da poche ore: comunica a tutti i presenti che WOLF ha già trattato la resa. Il cardinale Schuster che già sapeva, conferma la notizia. Mussolini é furibondo e indignato " Ci hanno sempre trattati come schiavi e servi e alla fine mi hanno anche  tradito".
Crolla dunque nell'indignazione il dialogo; Mussolini chiede di poter ritornare in prefettura per prendersi un'ora di tempo e per deliberare non sentendosi più  legato ai "traditori tedeschi - e aggiunge- e poi dicono di noi!" .

25 APRILE - ORE 19 - Irrompono in arcivescovado (mentre Mussolini vi sta uscendo) EMILIO SERENI, e LEO VALIANI con SANDRO PERTINI che brandisce una pistola in pugno. Dalla foga salendo le scale ha incrociato un gruppo di persone, in mezzo alle quali c'è Mussolini, ma non lo ha notato. ("Gli avrei sparato subito" dirà in seguito Pertini)
Entra impetuosamente e quasi insulta il cardinale quando il prelato gli riferisce  i tre punti esposti da Mussolini per la resa. "Mai! Deve solo consegnarsi a noi", "per cosa fare?" chiede il Card. Schuster, "Questa é cosa che non la riguarda" risponde Pertini.
E rivolgendosi agli altri "siete stati tutti giocati". Monsignor Bicchierai presente riferisce anche altro nelle sue Memorie "Uno dei tre ci minacciò pure..."per voialtri c'é un colpo di rivoltella pronto".

25 APRILE - ORE 20 - CARLO TIENGO che ha assistito alla scena corre ad avvisare Mussolini in prefettura "Vi vogliono giustiziare, stasera stessa". Mussolini viene quindi dissuaso o  ritiene lui stesso di non doversi più recare in arcivescovado; decide di fuggire a Como per incontrarsi con un misterioso emissario di Churchill. Ha con sé una cartella con importanti documenti di cui parleremo più avanti.

26 APRILE - Giunto a Como Mussolini si dirige verso Menaggio; qui passa la notte; lo raggiunge la sua inseparabile amante Petacci, e la mattina successiva si aggrega a una colonna di automezzi tedeschi che in ritirata e quasi indisturbati si stanno avviando verso il confine svizzero per il rientro in Germania. Tenterà inutilmente due volte di sganciarsi da loro per raggiungere attraverso i monti il confine. Ma i tedeschi non lo perdono di vista.
Salito su un camion vestito con un cappotto e un elmetto tedesco, a un posto di blocco a MUSSO (il destino!), MUSSOLINI viene riconosciuto da due partigiani saliti sul camion per un controllo.
I tedeschi in ritirata li lasciano passare indisturbati,  ma i partigiani quel sistema dei fascisti in fuga di mimetizzarsi con i tedeschi  lo conoscono già, quindi fanno meticolose perquisizioni su ogni mezzo. Ed ecco che su uno di questi trovano nascosto Mussolini.  I due partigiani sono PEDRO (Pier Bellini delle Stelle), e BILL (Urbano Lazzaro). Mussolini viene dunque catturato e portato in un casolare a passare la notte (nel frattempo é stata catturata anche la Petacci) la notizia rimbalza fino a Milano, e nella notte "qualcuno" parte per fare, si dirà, "giustizia" in "gran fretta".

In Italia nessuno sa ancora nulla. Le prime notizie giungono invece da Berna e da... Londra (ma guarda un po! da Londra!!!!)

Il primo comunicato viene dalla Svizzera la sera stessa e lo comunica l'Ansa - "Berna . L'Agenzia telegrafica svizzera apprende da fonte bene informata che Mussolini sarebbe stato catturato dai patrioti nei pressi di Pallanza" (Comun. Ansa, 26 aprile, irradiato alle ore 23.25)

27 APRILE MATTINA - Londra - Un dispaccio ricevuto dal Daily Mail  nelle prime ore di questa mattina dal suo corrispondente speciale a Zurigo dice che Mussolini è stato catturato da patrioti italiani mentre fuggiva dall'alta Italia verso il rifugio bavarese di Hitler ( Comun. Ansa, 27 aprile, irradiato alle ore 08.20).

27 APRILE  SERA - "Milano "Radio "Milano Libera", citando il giornale "La Libertà", organo del CLN di Milano, ha detto questa sera che è stato diramato il seguente comunicato: "Mussolini, Pavolini e Farinacci sono stati arrestati sul lago di Como" (Comun. Ansa, 27 aprile, irradiato alle ore 20.10).

"Precisazione. Sull'arresto di Mussolini le stazioni radio internazionali hanno diffuso una serie di notizie contraddittorie" (Ib. irradiato alle ore 20.25)

28 APRILE - Mussolini con altri cinquantuno fascisti fra cui 16 gerarchi sono consegnati ("si racconta") al colonnello VALERIO (WALTER AUDISIO) all'alba giunto da Milano a Dongo. Convocato un improvvisato Tribunale di guerra, con un rapidissimo processo sommario in base ("si dice") alle disposizioni del CLM-AI, sono tutti condannati a morte e fucilati nella piazzetta di Dongo davanti a tutta la popolazione, mentre Mussolini e la Petacci portati fuori Dongo a Giulino di Mezzegra, fatti scendere dall'auto davanti a un cancello ("si dice") sono stati giustiziati.
In effetti dopo le rivelazioni fatte dal segretario di Palmiro Togliatti, MASSIMO CAPRARA il 23 gennaio del 1997, a sparare a Mussolini fu ALDO LAMPREDI; Togliatti per non offuscare la popolarità di uno dei capi storici del PCI, diede invece la celebrità a Walter Audisio che ("si dice") recitò la parte per anni.

Delle due verità sembra che nemmeno questa di Togliatti sia quella giusta. Infatti arrivano le clamorose rivelazioni di BILL (Urbano Lazzaro) di Vicenza, che ora vive a San Paolo del Brasile. Il 27 agosto sul Borghese ha dichiarato con tutta la sua piena responsabilità che "Valerio non era Walter Audisio, come si continua a raccontare da due generazioni, ma LUIGI LONGO, Comandante generale delle Brigate Garibaldi,  a quell'epoca numero due del partito comunista dopo Togliatti. Egli nell'ordinare le fucilazioni di Dongo, non eseguì affatto un legittimo ordine del governo di Sua Maestà il luogotenente, ma una disposizione interna del PCI e dunque dell'Armata Rossa sovietica, di cui il PCI, era la longa manus in Italia". Scopriremo più avanti un altro particolare, coincidente, che legato a queste dichiarazioni fanno diventare il tutto abbastanza credibile.
(ma sulle ore dell'esecuzione di Mussolini e la Petacci qualcosa non quadra)

29 APRILE - Eseguite le condanne, raccolti i cadaveri dei giustiziati su un camion, si parte per Milano nella notte; i corpi massacrati sono scaricati all'alba sul selciato di Piazzale Loreto e lasciati il balia della folla imbestialita che si avventa assetata di sangue per vedere lo "spettacolo". A terra i cadaveri ricevono lo scempio, calci, sputi, dileggio, "una donna ha scaricato contro il cadavere di Mussolini cinque colpi di rivoltella".
( Comun. Ansa, 29 aprile irradiato alle ore 13.30)".

La folla si accalca sempre più numerosa, la moltitudine vuol vedere, si pigia e si fa largo a forza di spinte, preme, spinge, urla. Tutti vogliono vedere. Qualcuno ha la "brillante" idea macabra di prendere i corpi e appenderli per i piedi al traliccio di un chiosco di un distributore di benzina della Standard,  dove rimangono esposti "al pubblico" in un modo oltre che tragico, anche osceno. La donna più famosa d'Italia, odiata, disprezzata, per anni invidiata e chiacchierata, appesa per i piedi, essendo senza mutandine, mostra in quel modo le sue vergogne. Una donna presente forse offesa dalla sua dignità di donna, si sfila una spilla, raccoglie e ricompone la gonna della sciagurata. Le "vergogne" sono cosi occultate, la "vergogna" di quello spettacolo invece no. Quello scempio tribale non fu una liberazione, ma un incubo che un popolo di milioni di italiani vedrà chissà fino a quando, oltre la stessa esistenza delle varie generazioni che vi hanno o no assistito.

Così concludeva Italia Libera, dando il resoconto dello "spettacolo".

"di spettacolare bellezza".

Sandro Pertini, raccontò Leo Valiani, già il 25 aprile riteneva "indispensabile deferire Mussolini a un tribunale popolare; ma dopo lo spettacolo di Piazzale Loreto commentò: "L'insurrezione si è disonorata". Ferruccio Parri definì l'esposizione dei corpi "un'esibizione di macelleria messicana".
Fu quella di Mussolini una esecuzione e uno "spettacolo" gratuito? - Molti concordono che il processo l'avrebbero fatto gli americani (i vincitori contro i vinti, come poi avvenne a Norimberga). E sarebbe stato per l'Italia imbarazzante, e forse ancor più imbarazzante per gli inglesi se sul banco degli imputati compariva e parlava Mussolini. E se compariva lui, a fianco sarebbero stati chiamati anche tutti coloro che con lui avevano portato al disastro l'Italia, e con loro tutto il fascismo. Quindi il processo sarebbe stato un processo contro l'intera nazione.
Dirà il giornalista-scrittore Giorgio Bocca "La morte del dittatore era inevitabile e fu accolta con manifestazioni di gioia non soltanto da noi antifascisti. Lasciare a Mussolini la parola in un processo avrebbe significato consentirgli di chiamarci tutti in causa, anche noi partigiani, che eravamo stati fascisti come tutti".
(in una prossima puntata racconteremo come e perchè in Italia - nonostante tanti responsabili pari a quelli che comparvero a Norimberga - non ci fu un "Processo di Norimberga". Non dimentichiamo che agli anglo-americani, avevano bisogno degli ex fascisti per difendere il confine a est dagli uomini di Stalin e i partigiani comunisti di Tito. Già arrivati a Trieste).

Sullo stesso foglio di Italia Libera di quel giorno, scrivendo ai margini (qualcuno indubbiamente lo impose)  fu poi stilata l'autopsia del cadavere di Mussolini all'obitorio comunale milanese, protocollandolo col numero 7241. Firmato dal Prof. Cattabeni, Prof. Scolari, Prof. D'Abauto.
(ma nel referto, in quest'autopsia, c'è qualcosa che non quadra. I colpi sul corpo ricevuti da Mussolini non sono di una esecuzione frontale. I vestiti sono stati messi dopo. Gli stivali infilati non se li aveva di certo calzati  Mussolini; il piede non era del tutto dentro, e la cerniera, chi la voleva chiudere nella rigidità delle prime ore della morte, si era rotta.
 Ma basterebbe guardare la foto dei 4 cadaveri appesi per capire che certi fatti non sono andati come sono stati raccontati. I primi due sono Mussolini e la Petacci. Hanno le braccia rigide. Il quarto è ACHILLE STARACE (vedi nella sua biografia l'esecuzione), ma le sue braccia ricadono, perchè era un corpo caldo, appena fucilato sul posto). La rigidezza della morte in un cadavere appare dopo un certo numero di ore, ma dopo un certo numero di ore c'è nuovamente il rilasciamento degli arti del cadavere. Quindi Mussolini e la Petacci erano morti  prima di quanto è stato riferito (solo 8 ore prima, nella stessa notte). Inoltre i fori delle pallottole non corrispondevano a una esecuzione come quella raccontata.))))



Traversalmente i "giustizieri" erano da entrambi le parti, chi più chi meno avevano le menti assetate di sangue; perfino alcuni credenti, negli eccidi, nelle esecuzioni di massa, fecero il distinguo sul decalogo cristiano dove c'e' scritto "non uccidere"; "...il comandamento - dissero- riguarda il singolo, il privato, non la comunità, lo Stato". Era una frase scritta al tempo delle altrettanto sanguinarie Crociate, e così anche questo massacro fu giustificato!

Piazzale Loreto non era stato scelto a caso per fare questo sacrificio degno di tribù arcaiche della più profonda e nera Africa, era una compensazione o una rivalsa ad un altrettanto delitto e strage che era stata fatta alcuni mesi prima (il 10 agosto 1944), quando furono trucidati da altri pazzi "italiani" e tedeschi 15 partigiani e lasciati lì nella piazza per giorni, come monito. Un monito osceno pure questo, simile a quello successivo.

Ora dovevano in questa occasione anche questi poveri corpi offrire lo spettacolo in un modo raccapricciante. Ma pur con questa attenuante del particolare momento psicologico, così altamente emotivo e dettato dalla vendetta, rimane il fatto che l'episodio non fu un buon inizio della fine della guerra, anzi la scelleratezza, la sete di sangue iniziò proprio da questo momento. L'esempio veniva dall'"Alto", dalla "giustizia" sommaria; e tutti si sentirono dispensati dalla morale, dalla dignità, dall'etica umana; e tutti coloro che erano nati e avevano latente la voglia di uccidere o la predisposizione al sadismo più necrofilo, ebbero a disposizione le loro vittime in abbondante quantità per il sacrificio; dal vicino di casa che un tempo faceva il gradasso nel quartiere, a quello che magari un giorno aveva rifiutato loro qualche chilo di farina; da quello che aveva osato dargli uno schiaffo in pubblico a quello che lo aveva licenziato per aver parlato male di Mussolini o del fascismo. Tutto andava bene per fare una mattanza catartica. Ognuno voleva sparare a qualcuno per mettere o rimettere a posto la propria coscienza o per prendersi una barbara rivincita. Sparando sulle odiate vittime ci si toglieva i veleni che si avevano dentro di sè. Ma era una illusione.

Una giustificazione dunque? Umanamente non accettabile. 
Ma che era sentita vergognosamente  ce lo dimostra il fatto stesso che in rarissimi testi storici  non compaiono le motivazioni che scatenarono quella rappresaglia; cioè il perchè dell'uccisione dei 15 partigiani prelevati dal carcere di san Vittore, e il perchè l'esposizione di quei corpi proprio a Piazzale Loreto.

 la vera storia la raccontiamo qui > >

Nei giorni che seguirono il 25 aprile (quindi alle cessate ostilità) i "giustizieri" improvvisati, come brutalità e ferocia e con vaghe motivazioni, andarono molto oltre la ritrovata "libertà" (di farsi giustizia) e andarono oltre la "giustizia".

A un certo punto i giustizieri imitavano le gesta dei giustiziati. Si calcola insomma che da questo 25 aprile e fino al 6 luglio siano stati giustiziati secondo alcuni fonti circa 20.000 fascisti, ma secondo i parenti delle vittime (che per ovvi motivi tacevano) furono circa 50.000. 

L'ultima strage fatta dai "veri" o "falsi"  partigiani  il 7 LUGLIO (stiamo parlando di questo 1945, a guerra in Italia finita da oltre due mesi) a Schio quando un commando si impossessò del carcere dove vi erano rinchiusi 91 detenuti con le accuse più varie in attesa di processo; "gli uomini liberi" entrati dentro divisero i detenuti in due stanze e  li mitragliarono a bruciapelo falciando uomini, donne e ragazzi. Quaranta e cinquanta  vite dentro un angusta stanza che si contorcono, gridano, rantolano, e cadendo uno sopra l'altro muoiono in mezzo a cervelli spappolati, budella fuoriuscite, in un satanico lago di sangue.

Il crimine nefasto suscitò sdegno e orrore  al generale Dunlop giunto a Schio dopo la sanguinaria e orribile mattanza; ed ebbe parole durissime: "Non potete guadagnarvi l'amicizia degli Stati Uniti finchè vengono commessi atti turpi come questo...Non è libertà che delle donne vengano colpite al ventre con raffiche di mitra a bruciapelo..."- "Punirò i colpevoli, questi delinquenti".

Furono infatti individuati, catturati, poi processati. La Corte alleata condannò alla pena di morte gli autori dell'eccidio. Tre, altri due fiancheggiatori presero l'ergastolo, mentre altri fuggirono in Jugoslavia. Ma le sentenze non furono mai eseguite. Nel 1952 a Milano  si celebrò un nuovo processo. Furono confermate le condanne all'ergastolo, ma poi fra amnistie, buone condotte e condoni  più nessuno  finì in carcere.
Fra questi responsabili, esecutori e mandanti, c'era il capo della polizia partigiana di Schio, e l'ex presidente del CLN di Schio.
(ancora oggi le targhe ricordo che vengono messe al cimitero, subiscono le alternate tendenze politiche locali. Ogni tanto le targhe vanno a pezzi. L'ultima polemica è scoppiate nell'anno 2000 con l'amministrazione di sinistra. Ma se cambierà, il prossimo anno con una di destra, quella del 2000 verrà rimossa o fatta a pezzi dai soliti "ignoti", ovviamente come quelli che li hanno preceduti).

Sempre a Vicenza l'eccidio di Pedescala del 30 aprile. Una banda partigiana attaccò un reparto tedesco in ritirata (era un reparto disarmato, in segno di resa, aveva lasciato perfino le armi nella piazza del paese). Il gruppo sceso dalle montagne ne uccisero sette, poi secondo le abitudini, fuggì sui monti lasciando la popolazione alla mercé della rappresaglia. I tedeschi uccisero 63 persone innocenti, incendiarono il paese e andarono via. Quando si sentirono al sicuro i partigiani dopo tre giorni scesero a valle.
Nel 1983 Pertini si recò a Pedescala per consegnare la solita medaglia, che però venne rifiutata dalla popolazione con la seguente motivazione. "Spararono poi sparirono sui monti, dopo averci aizzato contro la rabbia dei tedeschi, ci lasciarono inermi a subire le conseguenze della loro sconsiderata azione. Per tre giorni non si mossero, guardando le case e le persone bruciare. Con quale coraggio oggi proclamano di aver difeso i nostri cari" (Il Giornale, 29 aprile 1983).

E questo un caso emblematico di come accaddero certi fatti incresciosi.

Citiamo anche Giorgio Bocca, storico partigiano, non di parte, anche se ex fascista: "La gente, pur continuando a odiare i tedeschi, si domandava la ragione del soffrire e la scorgeva nell'azione dei partigiani...e urlava, pregava, minacciava perché i partigiani stessero lontani. Cosa vogliono, dicevano, quei disgraziati in montagna? Non fanno che provocare dolori, scappano, non sanno combattere, ci fan bruciare la case" (Giorgio Bocca, partigiani della montagna, ed Bertello Cuneo 1945).

E citiamo anche il molto più esplicito storico torinese Romolo Gobbi: " La tattica del mordi e fuggi adottata dai partigiani doveva non risultare gradita a coloro che in quelle zone dovevano vivere, restando abbandonati dai partigiani alle rappresaglie nemiche. La diffidenza dei contadini verso i partigiani si trasformò in certi casi in vera e propria ostilità obbligandoli ad andarsene, come nel caso delle valli valdesi nell'estate del 1944, o addirittura chiedendo l'intervento dei nazifascisti" (Romolo Gobbi, Il mito della resistenza, pag 69, ed Rizzoli, Milano 1992).

In quei giorni pietà non ve n'era stata prima, non ve ne fu durante e nè dopo. Dominava la follia dell'uomo selvaggio, anzi peggio era andato oltre le istruzioni che alcuni "uomini civili forti" avevano dato ad altri uomini civili deboli.
Per anni a milioni di persone avevano insegnato a fare la guerra, non li avevano nemmeno più chiamati soldati ma erano tutti diventati "baionette", e ora questi ormai tutti plagiati (padri contro figli, e figli contro padri) non riuscivano più a premere l'interruttore, a spegnere la furia, seguitavano a ballare la danza funerea tribale sacrificale anche con la musica dei cannoni spenti da più di due mesi; e questo da una parte e dall'altra.  Ai selvaggi e agli animali questo non accade, hanno sempre una motivazione valida, salvo essere in piena follia, come questi che abbiamo citato e che molti si ostinavano a volerli chiamare "uomini", aggiungendo perfino "...liberi".
Non erano meno "schiavi" degli altri, e come gli  altri erano assassini perchè usavano gli stessi bestiali metodi.

 Lo studioso tedesco Gerhard Schreiber si allinea alla cifra fornita dall’Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza che parla di 9.180 vittime.  Lutz Klinkhammer in un suo recente saggio scriveva "Per il momento dobbiamo dunque partire dalla cifra di circa 10.000 civili assassinati da tedeschi appartenenti alla Wehrmacht". Ma lo scorso anno Raimondo Ricci scriveva: "Qual è la dimensione complessiva delle stragi compiute dai nazisti sul territorio italiano dall’8 settembre 1943 alla fine della guerra? Dobbiamo amaramente constatare che, nonostante la grande rilevanza dell’argomento, a tutt’oggi non esiste un esauriente censimento dei crimini commessi dai tedeschi sul nostro territorio…….Per Tristano Matta i fatti in questione , prendendo in considerazione quelli che hanno comportato un numero di vittime non inferiore a otto, assommano a oltre 400 con un numero di circa 10.000 vittime secondo i dati proposti anche da Giorgio Rochat . Ma questa stima è sicuramente inferiore alla realtà: un più realistico conteggio degli episodi criminosi conduce ad una somma che si avvicina alle 15.000 vittime".


O Marzabotto o Schio, follia pura era. Mitragliare il ventre di una donna non era giustizia, come non era giustizia quella di Marzabotto, dove i tedeschi usarono perfino il forno del pane buttandoci dentro i bambini.

A Marzabotto assieme alle  1830 (*)  persone uccise, c'era Giorgio Bensi che aveva sei mesi, Iole Marchi tre mesi, Tito Lelli ventidue giorni, Valter Cardi era venuto al mondo - in questo mondo di orrore - da soli 12 giorni, buttati dentro nel forno del pane. Chi fu il responsabile? Tutti! Chi fu l'assassino? Tutti! Chi erano gli innocenti? solo loro, questi bambini!

E poi ci dicono certi predicatore che la vita ha un senso,
e che abbiamo il "libero arbitrio"!!



Ma questa "MATTANZA"  avveniva solo nella plebe ignorante, strumentalizzata. Nei posti chiave, in tutte le istituzioni, nelle prefetture, nella polizia, nella magistratura, nelle caserme, nei giornali, nelle banche, nelle industrie, rimasero al loro posto tutti; pur notoriamente compromessi con una fazione o con l'altra; fascisti e antifascisti.
C'erano prima, durante, dopo il 25 luglio e l'8 settembre, e rimasero al loro posto anche dopo il 25 aprile. Stragi di "Personaggi" nei "Palazzi" non ce ne furono; di "poveri disgraziati"   invece molte. Una mattanza fratricida fino al 7 luglio del 1945. 
Si fecero tanti processi, che durarono a lungo, ma ai veri responsabili non si torse un capello. Il successivo colpo di spugna  cancellò i delitti di ogni genere. Amnistiati furono così non solo quelli che non operarono con onestà, ma anche quelli che erano stati degli assassini. 

Secondo il diritto internazionale (Art. 1 della convenzione dell'Aia del 1907, firmati anche dall'Italia) quei delitti erano tutti illegittimi, cioè compiuti da appartenenti a un corpo di volontari che non rispondeva ad alcun requisito di un esercito regolare. Anzi quest'ultimo era l'unico legittimato a fare rappresaglie. (quello tedesco, quello della RSI, ma anche quello del Sud di Badoglio, che era sempre quello Regio, lo stesso che aveva fatto delle "legittime" rappresaglie in Africa - Es. l'eccidio di Graziani).
Solo in seguito  con il n. 194 del 12 aprile 1945; gli attentati  dei partigiani furono considerati legittimi perché: solo successivamente, furono considerati belligeranti contro i tedeschi".


(*) PRECISAZIONE -  Nell'opuscolo Il Martirio di Marzabotto, testo della relazione commemorativa tenuta in Marzabotto il 30 settembre 1945" a p.16 si leggeva: "Qui oggi commemoriamo i 2.000 morti di Marzabotto, morti per cause belliche varie .... 1.830 sono i morti del nostro Comune finora   accertati....".
Così per decenni si è accettata la cifra "provvisoria" di 1.830. Poi tra il 1995 e il 1997 il Comitato Onoranze promosse nuove ricerche per cui i civili vittime della strage avvenuta nei tre comuni di Marzabotto, Grizzana e Monzuno risultarono "770 tra il 29.9.'44 e il 5.10.1944", tra cui "216 bambini fino a 12 anni, 142 ultrasessantenni, 316 donne, escluse le minori fino a 12 anni" .  Ma il primo calcolo delle vittime lo avevano fatto gli stessi carnefici: e il numero dei morti stimato dal comando germanico fu di 718, divisi tra 497 "banditi" e 221 "fiancheggiatori".

Le rappresaglie dei nazisti in Italia secondo le Procure Generali Militari (che aprirono dei fascicoli per i processi- che non si tennero poi mai, salvo rari casi) si contano 415 stragi.

Qui alcuni Comuni con i morti accertati: Boves 45. Cervarolo, 24. Alla Benedicta, 51. Trieste via Ghega, 71. Fondotoce, 42. Fossoli, 68. Stazzena, 560 abitanti. Valla, 107 abitanti. San Terenzio 53. Bassano d. G., 31. Vinca  200 abitanti. Marzabotto  770 abitanti. Cumiana, 51. Fosse Ardeatine, 355. Capistrello, 32. Francavilla, 20. Pietransieri, 128 abitanti. - Limmari, 30 abitanti. Onna  16 abitanti. Filetto, 17 abitanti.

Seguono questi Comuni con un certo numero di vittime, ma mai del tutto accertate dagli stessi Comuni. Come non furono mai accertati nè quantificati i morti causati dai partigiani.
(Eppure i registri anagrafici c'erano. Ma nessuno li volle aprire, fare la conta. E un motivo ci doveva essere. Ci fu qualche processo. Poi tutto insabbiato. Poi ogni tanto venivano fuori i "processi burletta", i capi espiatori di una guerra, che nemmeno li riguardava. 
Come il "caso "beffa" di Franco a Milano"


QUESTE ALTRE LOCALITA' - I MORTI NESSUNO SA QUANTI
NE' DA UNA PARTE DELLA BARRICATA, NE' DALL'ALTRA.
 
Acerra, Acquaviva, Adria, Agna, Arizola, Arcinazzo, Arezzo, Asciano (Pisa), Ascoli Piceno, Badicroce, Bagnoli, Bagnone, Borgo Lucrezia, Borgo Montenero, Braccano, Caiazzo, Caluso, Calvi, Camaiore, Cannobio, Caporosso, Caprello, Carrara, Carso Caselle, Casteinuovo val di Cecina, Castelnuovo dei Sabbioni, Castel Madama, Castiglion Fibocchi, Cedegolo, Cercaiola, Cesena, Chiesina, Cicalaia di Lari, Cigliano, Città di Castello, Cividale del Friuli, Civitella val di Chiana, Colico, Collodi, Comunanzia, Cornia, Cossato, Crispino, Cumania, Falzano, Fanano, Fara S.Martino, Podernuovo, Favalto, Ferrara, Fiano, Firenze (Castello), Foiano della Chiana, Fornelli (Campobasso), Forno, Forte dei Marmi, Fraghetto, Fucecchio, Galeate, Gamberale, Genova, S.Giovanni val d'Arno, Gombitelli, Guardistallo, Gubbio, Isola Maggiore, La Chiana, Lago Maggiore, La Palazzina, Lanciano, Lauro, Manciano, Marcellina, Mantale, Matera, Massa Marittima, Meleto, Modena, Moggiona, Mommio, Mondragone (Caserta), Montale, Montalto, Montebono, Monsummano, Monte Giorgio, Montecatini Terme, Montemugnaio, Monte Pomponi, Monte Giovi, Monte Maria, Mugnano, Montepulciano, Monte Scalari, Monte San Savino, Nalo, Nodica (Pisa), Offagna, Orvieto, Padova, Padule di Vecchiano, Palazzo del Pero, Palombara Savina, Panzali, Partina, Passignana, Pesaro, Pescara, Piacenza, Pianoro, Piavola di Buti (Pisa) Pietrasanta, Pietre, Podernuovo, Pomino, Pontassieve, Ponte Murello, Ponte Tresa, Quarrata, Recoaro, Ripafratta, Ristolli, Roma, Sant'Agata, San Casciano, San Rossore, San Sepolcro, 5. Giovanni alla Vena (Pisa), S.Giustino val d'Arno, S.Leolino di Bucine, San Pancrazio, San Piero, San Polo, 5. Silvestro, Scalenghe, Selvatelle (Pisa), Sesto Fiorentino, Staggiano, Stia (Vallucciole), Sulmona, Tonecella, Torlano, Torre Pellice, Trieste, Tuoro, Val Sessina, Vicopisano, Vicovaro, Villa S.Maria, Villa Vallelonga, Volvaia. 
(fonte: Deputy Judge Advocate General's Office (D.J.A.G.O.) of the Britisli Genernì Headquarters, Central Mediterranean Forces e dal  S.I.B - Special Investigation Branch Branca Investigativa Speciale).

(per il momento quelli che conosce l'Autore) 
(Si prega di segnalarne altri - di qualsiasi colore. I morti non hanno colore!)

Una cinquantina l'Autore che scrive - che aveva a quei tempi otto anni -li ha visti fucilare davanti a se' (abitava dentro un comando tedesco - poi diventato americano, composto da reparti indiani e neozelandesi) sia "prima" che "dopo" in un alternarsi incredibile di follia.
Perchè anche quando entrarono gli americani lo sport preferito dai cittadini italiani fu subito quello di dare quasi impunemente la caccia a quelli che erano stati fino al giorno prima capi fascisti locali. Ne catturarono uno il più efferato e odiato della città (Cascatella) e ne fecero scempio. I miseri resti li misero su una barella e li trascinarono  lungo tutto il corso Marruccino, con ai lati una folla come nel giorno della processione del Venerdì Santo. Grida di giubilo, salti di gioia isterici e gara di sputi in quantità sul cadavere. La MP alleata non intervenne mai. Lasciò fare. Non voleva immischiarmi in "faide" locali.

RICEVIAMO - "Ho avuto modo di approfondire l'argomento con raccolte, interviste, testimonianze sia di partigiani che di fascisti, e studi vari nonché numerosi sopralluoghi sia a Bonzanigo di Mezzegra a casa De Maria, sia a Villa Belmonte, sia a Tirano, Grosio, Madesimo, Dongo, Sondrio e in altri luoghi testimoni di battaglie, fucilazioni o rappresaglie. Vorrei segnalarvi, quindi, alcuni episodi interessanti che ho avuto modo di mettere a fuoco e che fanno parte delle grandi verità storiche che "qualcuno" ha sempre voluto mantenere nascoste. A Valmasino, per esempio, intorno al 2/3 maggio del '45 (la guerra era finita) una trentina di fascisti (tra i quali anche alcuni contadini non RSI rei solo di non aver aderito ai movimenti partigiani) sono stati obbligati a scavarsi ognuno la propria fossa. Terminato il loro macabro lavoro sono stati gambizzati a fucilate, cosparsi di benzina e bruciati vivi. Negli stessi giorni a Sondrio, altri fascisti e figli di fascisti sono stati appesi ancora vivi con ganci da macellaio alle mura di una delle piazze della città. Il 28 aprile a Verceia sono state fucilate 11 persone tra le quali il padre di un maestro di sci di Madesimo la cui madre tutt'oggi ricorda quei giorni. E ancora a Campodolcino un milite della Confinaria è stato accoltellato davanti alle sue due figlie adolescenti (entrambe in vita) e, dopo essere stato trasportato a Chiavenna per il ricovero in ospedale, è stato abbandonato su un carro dove due giorni dopo (!!!!!), senza nessuna cura, è morto. Il postino di Dongo, che era privo di un braccio, dopo l'omicidio dei gerarchi era sospettato di aver scoperto chi aveva rubato l'Oro di Dongo. (noti capi).  Dopo essere stato gettato nel lago, visto che riusciva a nuotare seppur con un solo braccio, è stato raggiunto da due uomini in barca che con un remo gli hanno fracassato il cranio. Tutto questo solo in provincia di Sondrio e nell'alto Lago di Como. Tutto questo solo per la coscienza che dovrebbero avere tutti gli ITALIANI di consegnare alla storia e ai giovani che la studiano, la verità, solo la verità" (By.Christian Guanella)


RICEVIAMO:

La Strage di Vallucciole
13-4-1944= Dopo una decisione del comando tedesco di occupazione di avviare un'operazione di rastrellamento della popolazione civile sparsa sull'Appennino Tosco-Romagnolo reparti tedeschi formati dai paracadutisti della divisione Herman Goering e da uomini del 278 reggimento di fanteria germanico con l'appoggio di elementi della Milizia fascista si dirigono a Vallucciole nella vallata del Casentino (comune di Stia, Arezzo). Ivi una volta occupate alcune case contadine incominciò un'operazione di rastrellamento: dopo aver bruciato le case dei dintorni tutti coloro che erano stati raccolti furono portati verso il cimitero di Vallucciole dove vennero tutti quanti fucilati, senza fare distinzione fra uomini, donne e bambini per un complessivo 108 morti. E non era finita lì: lo stesso giorno morirono sempre nel Casentino nella vicina Partina (comune di Bibbiena) 29 persone, tutti fucilati. Altri atti di barbarie furono poi compiuti dai tedeschi contro i civili in Casentino: cinque giorni dopo a Moggiona (comune di Poppi) vennero giustiziate 19 persone e a Lonnano (comune di Pratovecchio) 3 fratelli. Altri civili moriranno a Montemignaio, a Cetica (comune di Castel San Niccolò) e in altre frazioni prima che giungessero gli alleati. (By: Alex Ducci)

Dall'alto della sua innocenza, chi  scrive aveva 8 anni, non era ancora entrato nel "tempio della saggezza (!)  dei grandi" c'era una sola constatazione nel guardare i visi di quelle persone che sparavano e che infierivano sui corpi diventati cenci prima ancora di esser morti. Provavo sempre lo stesso sbigottimento nel vedere con quanta indifferenza - ma spesso con sadico piacere-  alcuni "uomini" eliminavano altri uomini come loro senza pietà, con alcuni piangenti, imploranti, poco rassegnati, disperati malcapitati; nessuna pietà fino in fondo, ed infine scaricavano su di loro -a chi aveva ancora un respiro e si rantolava a terra- il colpo di grazia, che provocava in quei crani un effetto devastante. Si spaccavano come angurie e dalle crepe  il cervello continuava per molti minuti a uscire lentamente fuori come la spuma di una birra.

Non certo mi diedero l'impressione che erano "uomini", nè potevo capire perchè lo facevano. In casa, fuori, i parenti, gli insegnanti e perfino nella  cattedrale (ci abitavo quasi dentro) mi davano degli insegnamenti, mi dicevano dove stava il bene e il male, chi erano gli eroi e chi gli assassini, per chi dovevo pregare, chi maledire, chi  ammirare e chi odiare. Poi contrordine, non più quelli, ma gli altri, poi altri ancora.
I miei zii e nonni imprecavano contro i bombardamenti americani poi a Tollo dove ci eravamo rifugiati li vidi indicare a Montgomery in persona la nostra casa sulla cartina per farla bombardare, per far fuori quelli che abitavano con noi, il comando tedesco, che invece la sera prima avevano mangiato con noi, bevuto con noi, scherzato e cantato con noi. Impossibile capire. Oltre che sbigottito rimanevo inebetito.

Come si fa a fare domande agli adulti in simili ipocrite circostanze? Si diventa muti, smarriti e sgomenti. Si tace. Il guaio è che quella domanda che vorresti fare ti rimane dentro per tutta la vita. Anche dopo, sai che nessuno ti darà mai una risposta; alla fine di domande non ne fai più, perchè sai  già (questo lo avverti) che tutti mentiscono.

Se quando si diventa grandi - pensavo - si diventa cinici, falsi e traditori così, speriamo che Dio mi faccia rimanere piccolo, che non mi faccia diventare "grande". Ma grande di cosa? Già a otto anni mi avevano coinvolto, forse plagiato, o forse fu la stessa legge della sopravvivenza a far danzare anche a me di gioia su un cadavere. 
Noi ragazzini stavamo giocando a pallone in piazza San Giustino a Chieti, una città su un cucuzzolo, che non si avverte il rumore quando dalla bassa Valle del Pescara giunge un aereo. All'improvviso come in un lampo sulla piazza comparve a bassissima quota  un caccia americano a  mitragliarci; noi nella grande piazza, non sapendo dove rifugiarci ci buttammo a terra come ci avevano insegnato. Sentimmo sull'asfalto le pallottole rimbalzare vicino a noi, poi dopo un attimo un forte schianto di ferraglie; l'aereo riprendendo quota dalla piazza, virando aveva toccato con un'ala la guglia del campanile della cattedrale ed era precipitato come un sasso e si era sfracellato proprio davanti a noi. Attorno a quel pilota morto sul colpo, ballammo come facevano gli stregoni zulù, la danza tribale della morte, infierendo sul cadavere e gridando di gioia come degli ossessi.
Eravamo diventati pazzi anche noi bambini!! Questo ci avevano insegnato i "grandi", i "padri", i "saggi".
Ma dopo poche settimane, entrarono a Chieti gli americani, si piazzarono sempre a casa nostra, dove prima c'era il comando tedesco. I "grandi" mi dissero che ora erano quelli i "liberatori", gli amici, e non più gli altri.

Non erano solo pagine oscure e improvvisate della vita di un singolo bambino, ma erano pagine della vita di tutta una umanità che mi circondava. Forse non erano nè più nè meno di quelle altrettante pagine oscure, immotivate e folli del 1915-18, del 1861, giù e giù fino alle caverne e nelle tane dei primi selvaggi ominidi. Dov'era la differenza?

Civilta? Morale? Etica? Quanti scuotimenti di testa quando diventato grande (e si diventa grandi in fretta con queste esperienze) iniziai a leggere testi di filosofia o di teologia di tante persone dette "colte";  dove ti spiegano cos'è la civiltà, l'etica e la morale; ma dopo queste letture mi sono convinto di una cosa sola: che per duemila e più anni  le dispute sul male e il bene hanno solo riempito inutilmente montagne di pagine. 
Era bastato un proclama di un paio di pazzi e la civiltà (gente che aveva studiato, gente all'apparenza perbene) era ritornata subito nelle caverne e negli anfratti, nelle grotte e nelle foreste, a fuggire e a nascondersi, animali cacciatori e animali da cacciare. Non un degno spettacolo né da una parte né dall'altra, pur avendo dentro nelle loro file -loro dicevano- uomini colti, che "lottavano per la giustizia".

Tutti i partecipanti a quella follia dovevano essere interdetti in perpetuo nello scrivere e nel raccontare. Invece -che squallore e che indecenza- dopo cinquant'anni quei protagonisti fanno ancora la morale e "interpretano" i fatti. Non hanno avuto nemmeno il pudore di stare zitti. Si sono tutti riciclati, alcuni più volte, e stanno ancora  in mezzo a noi alle soglie del 2000. Fate almeno silenzio, e lasciateci piangere in pace dalla vergogna. Prima sparirete è meglio sarà, indegni ospiti di un pianeta.
Quando li incontrate scantonate, non fidatevi; in una zona del cervello hanno ancora quella pazzia. Il loro presente è sempre eco e propagazione di quella vita, e in ogni loro fremito convive la più  malvagia menzogna. E che menzogna!!


29 APRILE - Anche a Trieste è stato dato l'ordine di insurrezione, ma qui più che altrove i locali partigiani sono "rossi" e non hanno difficoltà a unirsi con i "compagni" slavi, che hanno già occupato Cividale; e sembrano molto decisi a penetrare nella pianura veneta. Il giorno dopo, il 30 aprile, veniva affisso un manifesto a Trieste con un comunicato a firma di Palmiro Togliatti, pubblicato anche dal Lavoratore,  nel quale ....
"si invitava la popolazione ad accogliere come liberatori i titini e a collaborare con essi nel modo più assoluto"

Ma già in precedenza Togliatti aveva inviato il 7 febbraio 1945, una inquietante lettera al capo del governo Bonomi, nella quale si minacciava la guerra civile se ai militari e partigiani italiani
(ovviamente non rossi) fosse stato ordinato di prendere sotto controllo la Venezia Giulia e bloccare così l'avanzata delle truppe Jugoslave.
(questa lettera scomparsa, è ricomparsa negli anni '80; ed è archiviata con n. 161, fascicolo n. 25.049, nell'archivio della Presidenza del consiglio dei ministri, anni 1944-1954.  La riproduzione della lettera è stata pubblicata per la prima volta da Storia Illustrata dell'8 ottobre 1989, con articolo di Antonio Pitamitz).

Si limitò Palmiro Togliatti alla Venezia Giulia; di più non poteva fare. Non come desiderava Giorgio Amendola (comandante militare dei "volontari della libertà", inserito nell'ambito del Cln)  esautorato quando, tornando in Italia da Mosca (a Napoli arrivò Togliatti
il 27 marzo 1944) con la sua "Svolta di Salerno" seguendo le direttive imposte da Stalin (realista e lungimirante? - no, c'erano i patti con Churchill!! )
E sappiamo cosa fece Stalin
nell'insurrezione comunista greca: non mosse un dito.  Senza mezzi termini gli disse che "...nulla Mosca avrebbe potuto fare quando i soldati americani avessero represso in Italia un eventuale tentativo insurrezionale comunista"
Nella "Svolta di Salerno" Togliatti seguì le istruzioni decise da Stalin, decisioni che presero in contropiede il "triunvirato rivoluzionari"  composto da Giorgio Amendola, Luigi Longo e Pietro Secchia, già tutti pronti a far scattare  "l'insurrezione nazionale liberatrice" se tra le correnti antifasciste fosse prevalsa quella non comunista. (Longo, nel 1948, parlando a Montecitorio lo ammise  pure "Noi comunisti non abbiamo mai nascosto che l'unica via era quella dell'insurrezione").

"Stalin non voleva la rivoluzione" (confermate poi dalle memorie di Nikita Kruscev), e Togliatti a Salerno scese per dire  che la "politica dei comunisti italiani era una politica di unità nazionale e di rinascita del paese; e che i partiti antifascisti dovevano pur non rinunciando alle loro posizioni di principio (cosa !?) operare tutti assieme"; disposto a collaborare con Badoglio e con il Re, rinunciando a impadronirsi del potere con la forza".
Un bel colpo per i rivoluzionari. Soprattutto quando Togliatti ventidue giorni dopo veniva nominato ministro e prestava giuramento nelle mani del sovrano.
E sembra che il 29 gennaio 1945, era dalle parti della basilica di San Pietro per un incontro segreto con Pio XII.
(Tutte queste notizie, con un'ampia documentazione, citazioni, bibliografia, sono nel monumentale lavoro di Mario Spataro: Dal caso Priebke al nazi gold, 2 vol. Ed. Settimo Sigillo, 1999)


Torniamo a Trieste e a Gorizia. - La situazione  si presenta subito come quella Francese in Val d'Aosta e in Piemonte (che vedremo il 7 maggio) e se qui la rivalsa-vendetta risaliva al 1940, in Iugoslavia veniva da più lontano, era l'odio del 1918 (con Gorizia, Trieste, Fiume, D'annunzio -che non dimentichiamo era con D'Ambrei, "rossiccio").
Ora a parte che da soli i titini, di fatto, stavano sgominando tedeschi e i fascisti (quindi anche gli italiani) che avevano invaso il loro paese, le loro pretese su Trieste, Gorizia e Fiume erano che gli italiani, allora avevano costretto gli slavi a sloggiare, ora loro si preparavano a fare altrettanto con gli italiani, e convinti che la fine della guerra e la pace avrebbero modificato il confine, occuparono la città di Trieste, l'Istria, e una parte di quell'Italia che oggi si trova in Slovenia ma che per conquistarla morirono inutilmente quasi 200.000 soldati (Caporetto).

Ma ecco cosa si leggeva in un altro proclama, firmato dal commissario politico Vanni della divisione partigiana comunista italiana "Garibaldi": " Compagni! Tutti i partigiani italiani operanti nell'Italia nord orientale debbono porsi disciplinatamente alle dipendenza delle unità del maresciallo Tito. Sono nemici del popolo tutti coloro che non intendono appoggiare il movimento di adesione alla Jugoslavia progressista e federativa di Tito. I territori della Venezia Giulia sono legittimamente sloveni e sugli stessi perciò il maresciallo Tito ha pieno diritto di giurisdizione"
(Citazione-proclama, riportata sul Il Giornale del 1° settembre 1996, a firma di Paolo Granzotto).


MA DOBBIAMO RITORNARE A DONGO E AL CARTEGGIO DI
MUSSOLINI-CHURCHILL

La Pagina storica dell'anno - 8 Maggio

30 APRILE - MUSSOLINI aveva con sé nella fuga una cartella; nei suoi spostamenti non si era mai separato, quindi indubbiamente doveva contenere importanti documenti che gli avrebbero permesso in seguito se catturato e processato di giustificare tutto il suo operato, forse chiamando in causa chi aveva suggerito alcune scelte o certi suoi comportamenti (rimasti purtroppo oscuri) prima e durante la guerra, con chissà quali contropartite e promesse.

(Delle prime ambiguità con Churchill dettate dalle circostanze o volute, le abbiamo già lette. Ma in seguito (1943) non ne mancarono delle altre. Di contatti indiretti ce ne furono per uscire dalla brutta situazione, prima del 25 luglio, durante, e forse anche dopo).

Al primo inventario, quando fu depositata in una banca di Dongo, si trovavano nella cartella, lettere segrete con Hitler, rapporti militari, delle note (intime) non simpatiche su Umberto di Savoia, ma soprattutto c'era il carteggio di Mussolini-Churchill. (62 lettere).
Riportata la cartella il giorno dopo al comando della 52ma Brigata Clerici (dove furono subito fatte foto riproduzioni- 3 esemplari di ogni documento) il giorno dopo fu annunciato che nel corso della notte qualcuno nella banca aveva rubato una parte dei documenti, e più precisamente quelli in originale di Churchill.

Da questo momento le versioni sono tante. Furono proprio rubati? Quello che si sa é che alcuni uomini di Churchill erano da alcuni giorni nella vicina Moltrasio a Villa Donegani, e ripartirono stranamente subito il giorno dopo che era stato data la notizia del furto. Purtroppo Churchill solo dopo venne a sapere che di quei documenti ne esistevano tre copie fotografiche. Churchill  si dannò fino al 1949, con i servizi segreti, per venirne in possesso, ma riuscì a recuperarne solo due, l'altro è divenuto un mistero. E se Churchill ci teneva tanto a queste lettere un motivo ci doveva pur essere.

L'ipotesi più attendibile é quella che i partigiani con chissà quale contropartita, consegnarono a Churchill i fogli (quelli rubati, gli originali) che lui riteneva essere gli unici esistenti visto che erano originali; non sapeva che in quelle poche ore erano stati fotografati in triplice copia.
Due di queste copie come abbiamo detto le recuperò, l'altra copia, la terza non riuscì a venirne in possesso, forse prese la strada per Mosca e qui venne sepolta in qualche archivio segreto da Stalin. É una ipotesi avvalorata dal fatto che "qualcuno" portò a Stalin il mitra (un Mas 7,65) che aveva ucciso Mussolini e che oggi é esposto a Mosca. Non sembra proprio che a fare il viaggio con questi "tesori" possa essere stato un personaggio qualunque. Non certo quell'anonimo Valerio, ma molto più probabile o Togliatti o lo stesso Longo, quindi diventa credibile l'affermazione di Bill, quella che abbiamo già riportata sopra.
Il 24 giugno 1945 il mitra era già esposto in una teca, nella grande parata della Piazza Rossa. Basterebbe sapere chi fece il viaggio e chi era quel giorno presente a Mosca alla parata. Non è molto difficile. Il nome ci appare molto chiaro dalle cronache dell'epoca.

Sul carteggio di Churchill possiamo fare delle ipotesi sul suo contenuto. Ma alcune indicazioni ci provengono proprio da una (imprudente?) dichiarazione dello stesso Mussolini rilasciata in una intervista apparsa sul Popolo di Alessandria il 20 aprile; 8 giorni prima (!!!) della sua esecuzione. ( la riportiamo in fondo alle pagine di questo anno, ed é molto illuminante. Mussolini si era molto esposto, mandava segnali criptici ma anche molto chiari, fino al punto che..... ci sembra abbia firmato la sua condanna a morte. Iniziava così "Ho una documentazione che la storia dovrà compulsare per decidere....Io sono tranquillo....Non so se Churchill é, come me, tranquillo e sereno....".

30 APRILE - L'"Armata Rossa" sferra nella notte del 30 l'ultimo attacco alla Germania; e con grande disappunto di Churchill il giorno 31 i russi entrano a Berlino. Sul pennone più alto del Reichstadt sventola la bandiera rossa. Sotto, in un bunker, l'uomo che aveva fatto tremare il mondo, portato al disastro la Germania e l'intera Europa, il "caporale" HITLER, si spara un colpo a soli 2 giorni dalla morte dell'altro suo collega, il "caporale" MUSSOLINI.
In Europa il 30 aprile finisce l'incubo Hitler - Mussolini.

Rimane il fatto come abbia potuto Hitler spazzare via dalla Germania una disoccupazione catastrofica, risanare una economia che era scesa con Weimar a zero, far riarmare un esercito che era diventato subito il più potente esercito del mondo e ridare la sicurezza ai tedeschi, il tutto in 10 anni, 3 mesi, meno un giorno.
Il dilemma storico é se fu lui e il suo nazismo a creare quella Germania o fu quella Germania a creare Hitler e il suo nazismo. Lo stesso dilemma é del resto quello del fascismo in Italia, fu Mussolini a creare il fascismo o i potenziali fascisti italiani a creare Mussolini.
Non dimentichiamo che è sempre il popolo che si sceglie una guida. E se la guida riesce a sopravvivere per tanti anni è perchè ha dei consensi. E che consensi! C'era la borghesia, la classe media, gli intellettuali, e perfino la Chiesa. Anzi quest'ultima lo chiamò "l'Uomo della provvidenza".

Il "mistero", "l'imponderabilità, sta nelle masse, che creano e disfano i personaggi perdenti o vincenti, sconvolgendo e travolgendo ogni ragione ospitata in quella recente zona della corteccia della mente umana. Domina quella più antica (ipotalamo) la primordiale zona che ignora del tutto in certe circostanza le scelte razionali (zona troppo recente); questa vecchia parte del cervello si riprende il dominio dell'istinto, spesso non solo del singolo ma dell'intero branco.
Questo "mistero" sfugge a ogni indagine intellettualistica, ed era presente sia nella tragica fine dei due perdenti, ma anche (e non trascuriamo questo aspetto) nella "fine" del vincitore morale (anche se non traumatica la sua): CHURCHILL.

Ed era presente sia nella popolazione italiana (con un alibi - responsabilità al fascismo e a Mussolini) come in quella inglese (ma l'alibi qui qual'era? Churchill aveva dato l'anima per la vittoria e l'aveva alla fine ottenuta! Eppure finì nella polvere! In un altro 25 Luglio del 1945!

Malgrado avesse lottato da solo contro tutti - galvanizzato e ubriacato per anni le folle di retorica e di orgoglioso nazionalismo pari se non superiore agli altri due (il suo discorso che abbiamo messo qui, fa ancora oggi accapponare la pelle! vedi anno 1940); cioè quello di aver portato gli inglesi a vincere su ogni porto, su ogni fiume e in ogni contrada, in terra, in mare e in cielo, con tutto l'orgoglio patriottico non molto diverso dagli altri due anche se con un'altra ideologia -  finiva ingloriosamente!

la voce di Churchill e il suo famoso discorso
"non ci arrenderemo mai!!"
nell'anno 1940 > >

A due anni esatti dal fatidico 25 luglio di Mussolini e a 6 giorni dalla fine della guerra mondiale (ripetiamo a soli 6 giorni dalla fine) crollava il mito.

Per vincere questa guerra Churchill  aveva  per cinque anni chiesto "lacrime e sangue" agli inglesi,  Eppure Churchill fu liquidato, deposto, messo da parte, rifiutato e umiliato, non da un uomo, ma da tredici milioni di suoi concittadini, proprio nei giorni della conclusione della guerra.

Gli negarono di guidare l'Inghilterra negli ultimi sei giorni quando lui stava raccogliendo gli ultimi suoi frutti. Questa cocente umiliazione gli fu servita su un piatto freddo, nel bel mezzo dell'ultima conferenza dei Grandi. A poche ore dalla fine della guerra. Neppure un romanziere avrebbe concluso una carriera di un uomo così singolare e cinico, ma comunque straordinario.

Mai nessun uomo nella storia, aveva vinto tanto, guidato così tanti uomini alla vittoria, e poi alla fine ricevuto una simile ingratitudine. Faccia una riflessione su questa sorte, chi crede ancora nel carisma di un uomo, nella sua ideologia e nelle sue virtù messianiche. Basta un "misterioso" vento  solare e si é spazzati via! I popoli  fanno ciò che vogliono.

Ma dobbiamo fare dei passi indietro e ritornare nella cronologia dei fatti
compresi quelli di Churchill,  nella sua ora più umiliante.


2 MAGGIO - L'Armata Rossa completa l'occupazione di Berlino, mentre nello stesso giorno a Trieste arrivano le truppe del generale Harding con la città in mano ai partigiani di Tito.
Churchill é doppiamente preoccupato: russi a Berlino, russi a Vienna, russi a Trieste e poi?
É una preoccupazione che diventa una ossessione, fino a un punto tale che Truman prende le distanze da lui: "io entro in Iugoslavia solo se Tito mi attacca. Per Trieste se ne parlerà, troveremo un accordo, faremo una linea di demarcazione a Gorizia e a Trieste fra Italia e Iugoslavia. Io ora ho bisogno delle truppe per il Pacifico. Per me la guerra in Europa é finita !");

Da Churchill prendono le distanze perfino al suo Paese i politici, la corona, i militari e una forte maggioranza della stessa popolazione, che accusava Churchill di "piacergli troppo la guerra".

Sta avvicinandosi il suo "25 Luglio". Come il suo ex amico Mussolini ha quasi la stessa sorte pur vincendo la "sua" guerra. E che guerra!! - Infatti tra il 25 e 26 luglio (vedremo più avanti) a due anni esatti dalla "liquidazione" di Mussolini, c'è il "complotto anche per Churchill per "liquidarlo" togliergli il comando, esautorarlo. Chi l'avrebbe mai detto? Mussolini nella sua tomba forse si mise a ridere. Cosa avrebbe pagato per essere presente!

Churchill esce dalla scena politica mondiale e nazionale. Messo nell'ombra. L'uomo che aveva osato sfidare da solo Hitler e tutto il nazismo lo si vuole mettere da parte a pochi giorni dalla vittoria finale. Anche in Inghilterra sono cambiati i tempi.
"Si va a sinistra? " titola un giornale, non capendoci più nulla per gli ostinati timori di Churchill verso l'Est, scambiati per simpatia per l'Est.

Ma la gente sfugge a ogni indagine, cambia cavallo e a quanto pare anche quando vince.

Se Mussolini avesse fatto soltanto la metà di quanto aveva ottenuto Churchill, lo avrebbero divinizzato in vita, come Cesare Augusto. Churchill aveva vinto il "diavolo", aveva mobilitato un popolo contro il "male", aveva con lui sofferto e pianto, lo aveva reso leggendario, guidato in una lotta che si riteneva impossibile; eppure cadeva nella polvere. 13 milioni di inglesi gli dissero "basta, Winnie ci hai stufato, vai a casa".

In Italia era successo la stessa cosa: gli italiani avevano detto basta, e se la presero con Mussolini perdente, e se era vincente forse avrebbe detto basta ugualmente, si erano arresi al fronte già 1.360.000 italiani.
Tutti cercavano un capo espiatorio o una scusa per far cessare quella guerra; erano tutti stanchi; non c'erano ragioni nazionalistiche né la difesa della "propria" Patria; la maggior parte di loro erano stati proiettati in contrade che prima non avevano nemmeno mai sentito nominare, e a combattere per cosa? Anche questo nemmeno lo sapevano.  Nessun essere zoologico combatte con impegno fuori dal suo territorio.

L'uomo neppure, ma purtroppo trova sulla sua strada chi gli dice di farlo. E allora spesso lo fa male. Oppure non lo fa per niente, si arrende, cambia bandiera, si mette a scrivere sulla lavagna della sua coscienza quello che vuole. E se uno si sentì nel diritto di piantare un reparto militare e andare sui monti, un altro si sentì nello stesso diritto di piantare un altro reparto militare e andare a Salò. Dunque andare a casa, alla macchia, sui monti o a Salò conta ben poco poco. Ma allora dove finiscono le leggi, le distinzioni morali, civili, penali, le idee di patria e di dovere che ad ogni cittadino s'impartiscono fin dalla culla?

Un neuroscienziato direbbe che appena fuori dal "recinto" all'uomo gli viene a mancare il 90% della sua aggressività, perchè non ha la primordiale motivazionalità.
La produzione di serotonina è sempre a livelli bassissimi fuori dal suo territorio. Si assiste al processo demotivazionale del fattore R (rettiliniano), che nel nostro ipotalamo possiede un Dna arcaico, ha 250 milioni di anni.  L'uomo ha iniziato ad agire (o a ubbidire) con le parole di un suo simile solo molto tardi, e di conseguenza non è riuscito a modificare la produzione di serotonina a comando.
E troppo giovane la neo-corteccia, quella dove noi abbiamo messo negli ultimi  miseri 3-4 mila anni, "...quella di cui gli uomini vanno orgogliosi. Come si chiama quella cosa che li rende orgogliosi? Essi la chiamano "Cultura", ed è ciò che li distingue dalle capre...." (Nietzsche, Cosi Parlò Zarathustra).

Questo molti governanti guerrieri non lo hanno mai capito. Dovrebbero rileggersi tutte le guerre (certi tracolli che sembravano inspiegabili, almeno fino ad oggi; dai Romani fino all'ultimo flop americano in Vietnam) e anche leggere qualche testo di neuroscienza.

Si cercano alle volte ragioni storiche, sociologiche, economiche, motivazioni politiche, scontri ideologici, poi quando accadono queste cose, ci si accorge che non serve nessuna indagine intellettuale, domina solo un fattore che non é poi tanto imponderabile; é quello biologico del comportamento, che fa saltare tutti i teoremi, e ogni analisi "colta" va a finire nella grande pattumiera che la natura tiene sempre accanto.
L'uomo é imprevedibile, anche punendolo, violentandolo o premiandolo per guidarlo ai propri scopi, a un certo punto "pensa", agisce e si muove come natura vuole, come il fattore R vuole.
Neppure violentandolo con un Mussolini, o premiandolo con un Churchill non lo si può guidare. Va come e dove il vento solare vuole. Tempeste magnetiche mentali collettive scatenano l'irrazionalità.

Ma chi l'ha detto che sia irrazionale la Natura? Ha solo tempi più lunghi, alcune volte ritarda di qualche minuto dando l'impressione al potente di turno di fare lui la storia, ma le ore le batte tutte.

3 MAGGIO - Dunque, a giungere primo a Berlino é Stalin, che in poche settimane estende la sua influenza nei territori che ha liberato; crea il suo regime comunista su tutta l'Europa orientale, dando di malavoglia  una specie di indipendenza alla Iugoslavia (Tito si era liberato da solo e ora pretendeva lui la guida del Paese) ma resta bene in sella con il potere sulla intera Polonia. Stalin aveva fatto molto di più di quanto c'era scritto nel "foglietto a quadretti" del 9 Ottobre. Si sentiva forte ed é assai dubbio che gli alleati gli potevano impedire di prendersi quello che voleva.
Stalin aveva sì già sacrificato la Grecia, ma di sacrificare pure la Iugoslavia e la Polonia non ne aveva proprio le intenzioni, ed aveva inoltre in mano un esercito ancora potente. Cosa che (come Hitler) Churchill non aveva previsto.

Le fosche profezie di Churchill circa le mire di Stalin, la disunione alleata, il fallimento all'organizzazione delle Nazioni Unite, i grandi contrasti che prevedeva, si avverarono.

A Yalta, il defunto Roosewelt si era dimostrato troppo fiducioso sulla politica di Stalin, e a Potsdam Truman troppo sospettoso della politica di Churchill. Ma lo statista inglese aveva cercato di far capire ad entrambi che il problema Stalin andava molto al di là del destino della Polonia, della Iugoslavia e della Grecia. E lo aveva scritto a chiare lettere anche a Stalin " Non é confortante guardare a un futuro in cui lei e i paesi da lei dominati, più i partiti comunisti di molti altri paesi, sarete schierati tutti da una parte, mentre gli altri saranno schierati dall'altra, perché é del tutto ovvio che questo antagonismo lacererà il mondo intero".

Il grande statista non sbagliò affatto, con la sua grande realistica lucidità profetizzò che era perfino "ovvio".

7 MAGGIO - Con l'appoggio dato dalla Francia agli alleati nella guerra in Italia, alla liberazione del Piemonte, le truppe francesi che erano sconfinate sul territorio italiano (malgrado Alexander e Clark non le avesse mai autorizzate) avevano occupata la Val d'Aosta e la parte alpina del Cuneese.
I francesi per rimanerci parvero decisi a tutto, anche minacciando. Volevano occupare, amministrare e annettersi alla Francia questi territori a spese dell'Italia. "L'Ordine é di DE GAULLE" precisò il suo generale Doyen.
Ma Truman fu piuttosto sbrigativo, se questo era un ricatto, De Gaulle lo avrebbe ripagato con la stessa moneta e scrisse allo statista francese "Se non vi ritirate immediatamente dai territori italiani, tutti i rifornimenti americani alla Francia saranno sospesi".

De Gaulle dovette piegare la testa e ritirarsi, non poteva prendersi la vendetta sull'Italia covata fin dal 1940, ma al Trattato di pace, la spuntò su Briga e Tenda, che così passò alla Francia. Fu solo una insignificante rivalsa, perchè in queste due zone  non esiste nessuna ricchezza, non è un Passo frequentato ed è rimasto fino ad oggi un territorio depresso.

8 MAGGIO - Con la resa ufficiale della Germania,
Truman, Stalin, Churchill
annunciano la fine della guerra in Europa.


2-7 GIUGNO - Il 9 maggio scorso la Democrazia Cristiana aveva avanzato la richiesta di un nuovo governo; il successivo 10 maggio PIETRO NENNI aveva proposto la sua candidatura; il 12 invece si propose FERRUCCIO PARRI, mentre la stessa DC dopo un'altra riunione indica in questi giorni 2-7 giugno, ALCIDE DE GASPERI. Il trentino inserisce e propone subito un suo programma: prima delle elezioni politiche per la Costituente si devono svolgere quelle amministrative. Nello stesso tempo i CLN regionali propongono di estendere il governo a tutti e sei i partiti dell'Unità Nazionale.

11 GIUGNO - TRIESTE e la sua divisione. L'occupazione dei territori da parte dei partigiani di Tito viene riconosciuta dagli alleati e la Venezia Giulia viene divisa in due, con Trieste separata da una linea di demarcazione: Zona A (Italia) Zona B (Iugoslavia).

12 GIUGNO - Dopo le dimissioni del governo BONOMI si forma il nuovo governo con presidente e ministro degli Interni  FERRUCCIO PARRI, il comandante partigiano delle formazioni di Giustizia e Libertà, si assume l'ingrato compito di presiedere il nuovo governo di unità nazionale formato dai rappresentanti dei partiti antifascisti della Resistenza. Vi aderiscono i democratici cristiani con DE GASPERI che assume il dicastero degli Esteri, i liberali e il Partito Socialista di Unità Proletaria  (PSIUP) con Manlio BROSIO e Pietro NENNI nominati entrambi vicepresidenti del Consiglio, e i comunisti con TOGLIATTI, SCOCCIMARRO e GULLO che s'insediano rispettivamente ai ministeri della Giustizia, delle Finanze e dell'Agricoltura, oltre naturalmente al Partito d'Azione di cui Parri è un esponente di spicco.


Un governo che pero' si scontra subito con le forze politiche moderate che fanno ostruzionismo e forti resistenze su i vari progetti e i programmi presentati dalle sinistre per il rinnovamento e la ricostruzione del Paese.  Parri dovrà dimettersi per una manifesta ingovernabilità.

PARRI, fervente antifascista, dicono specchiato galantuomo, dicono uomo onesto, cortesissimo e di animo mite, si è assunto un compito impossibile e superiore alle sue forze, una parentesi effimera destinata a estinguersi di lì a pochi mesi. 
Il 21 novembre 1946 i liberali, che accusano pretestuosamente il capo del governo di aver agito in modo "disordinato e incontrollato", decidono di ritirare i propri ministri dall'esecutivo, assestando il colpo di grazia a una compagine governativa che fin dall'inizio si era mossa tra un mare di insidie. Tre giorni dopo anche i democristiani rinunciano alla loro partecipazione al governo costringendo Parri a rassegnare le dimissioni.

Da quel momento le redini della Nazione passano in mano ai cattolici e ai comunisti, con De Gasperi e Togliatti inizialmente uniti da una sorta di potere consolare che li vede affiancati nella maggioranza di governo, poi in un secondo tempo uniti da un patto di collaborazione con i comunisti all'opposizione ma fattivamente coinvolti attraverso i sindacati e il mercato del lavoro sul cammino del progresso e della ricostruzione. Nel frattempo l'Italia era divisa da una scelta che infiammava gli animi di cocenti e contrastanti passioni. Monarchia o Repubblica?

26 GIUGNO - Si riuniscono a San Francisco i rappresentanti di 50 Paesi.
Firmano lo statuto dell'ONU, che dovrà garantire la sicurezza mondiale, la Pace, la Libertà dei Popoli, la Democrazia.
Ma non molto lontano (che anacronismo) si sta portando a termine il più terribile strumento di sterminio che gli uomini abbiano mai concepito: il distruttivo "Sole atomico". 
Mai il termine nichilismo fu così bene adatto per indicare la follia autodistruttrice dell'uomo.


UN 25 LUGLIO...  ANCHE PER CHURCHILL
A 10 GIORNI DALLA FINE DELLA GUERRA!


17-25 LUGLIO - Colpo di scena. A Potsdam si riuniscono i Tre Grandi: Churchill, Stalin e Truman in una conferenza; si esaminano i problemi del dopoguerra e gli ultimi sviluppi del conflitto sul Pacifico. Si definiscono gli equilibri europei, le spartizioni, le nuove strategie belliche e gli interventi contro l'ultimo ostacolo alla pace mondiale, i Giapponesi.

Ma nel bel mezzo della conferenza non ancora quindi giunta al termine Churchill riceve la "batosta" dal suo stesso Paese, é stato "liquidato" alle elezioni. Impietosamente deve lasciare la poltrona. Al suo posto siede ora il nuovo vincitore, il Primo Ministro CLEMENT ATTLE.
Subito gli americani trovano in lui un alleato alla loro politica, ma proprio per questo salgono le tensioni tra le due grandi potenze come a Magdeburgo (ma questa volta sono i Russi a soffrire).
Una potenza sta trattando all'insaputa dell'altra con i Giapponesi la resa, mentre l'altra cerca una soluzione di forza per spazzare via l'impero nipponico con uno spiegamento di forze impressionanti, fino a prendere in considerazione l'annientamento totale di un popolo, visto che gli americani dal 17 luglio, già sperimentata ad Alamagordo, hanno pronte 12 bombe atomiche.
Truman é intenzionato a far finire la guerra subito, prima che i Russi facciano o una pace con i giapponesi o, sferrando un attacco, riescano a occupare militarmente o politicamente i territori nipponici.

5 AGOSTO - In aprile gli americani, partendo dalle Isole Marianne poste a 2400 chilometri dal Giappone, si erano lanciati alla conquista di Okinawa posta a soli 640 chilometri, un'isola a una distanza ideale per stanziarvi una base con circa 1000 bombardieri di cui 333 B.29 e varie portaerei. Conquistata Okinawa il 7 giugno, da questa testa di ponte micidiale, partirono giornalmente le missioni sul Giappone, che furono catastrofiche. Fino al questo 5 agosto erano state bombardate 66 città giapponesi, causando la morte di 185.000 civili, distruggendo le case di 9 milioni di giapponesi di cui 3 milioni nella solo Tokio con un quarto della città  rasa al suolo.

Dopo queste incursioni apocalittiche la situazione in Giappone era quasi diventata disperata tanto che l'Imperatore HITO HITO decise di inviare il principe Konoy in Russia per fare negoziati di pace a qualsiasi costo. Ma perché Mosca?
Stalin aveva deciso per assicurarsi una posizione nell'estremo oriente di entrare in guerra contro i giapponesi all'ultimo momento, quando fino ad ora aveva mantenuto una posizione di neutralità.
(quella che aveva permesso a Stalin e alle armate russe di concentrarsi a ovest, per affrontare quelle di Hitler.
  Aveva si' combattuto contro l'Asse, ma in Oriente aveva coltivato un progetto, quello di impossessarsi dei territori della Manciuria e altri ancora senza combattere apertamente contro i Giapponesi, ma ricorrendo a una politica sottile, di attendismo, utilizzando segreti canali diplomatici, il tutto all'insaputa degli americani. Alla fine Stalin era quasi riuscito a trovare un punto in comune con i giapponesi, più disponibili ai russi che non agli americani.

Ma ora non era più possibile visto che gli americani conquistata Okinawa intendevano spingere a fondo l'acceleratore e impossessarsi militarmente dell'Estremo Oriente. Aveva quindi Stalin deciso di dichiarare (ma solo sulla carta) apertamente guerra anche lui al Giappone (attenzione!) proprio per l'8 agosto (un fumo negli occhi agli americani). Nelle trattative di pace che Hiro Hito aveva proposto negli ultimi giorni, indubbiamente c'erano dei risvolti politici ambigui. Non per nulla erano avvenuti nella massima segretezza.

Non abbastanza! Il servizio segreto americano intercettò mediante il codice Magic i messaggi tra i giapponesi e i russi con le ultime trattative. Stalin avrebbe dichiarato guerra l'8 e il giorno dopo i giapponesi si sarebbero arresi ai russi. Gli americani erano proprio a un passo da una grande beffa.

Questa notizia fu per gli americani un vero shock. C'era da risolvere immediatamente l'inquietante problema di chi arrivava prima in Giappone militarmente.

TRUMAN per come far finire subito la guerra non ebbe più alcuna esitazione, sia alle prime intercettazioni che anticipavano questa mossa, che alle seconde che la confermavano, ; "desiderava" far finire il conflitto a suo favore con ogni mezzo, e il mezzo era a disposizione. La Bomba Atomica!

L'ammiraglio LEALY si oppose di usare una simile arma, l'aveva vista all'esperimento di Amalagordo, e l'aveva definita terrificante; al momento critico dell'esperimento nessuno sapeva cosa poteva accadere; lo stesso Einstein aveva ipotizzato una casualità: l'esplosione della bomba innestando una reazione a catena provocata dall'alta temperatura nell'ordine di milioni di gradi, questa avrebbe potuto incendiare l'ossigeno che avvolge l'intera Terra e trasformarla in un millesimo di secondo in una Stella Nova, dentro un universo che sarebbe rimasto a guardare del tutto indifferente la scomparsa del nostro pianeta.

LEALY era quasi indignato "Il mio parere era che, essendo stati i primi a usarla, noi avevamo adottato uno "standard" etico degno dei barbari del medioevo".
Ma non erano d'accordo altri suoi colleghi e lo stesso Truman. Era, come assicuravano gli scienziati il mezzo più rapido e facile per porre fine alla guerra. "Se davvero aveva la potenza prevista dagli scienziati si doveva adoperarla per ottenere rapidamente i risultati più spettacolari ed eloquenti possibili".

Così il 6 agosto la prima bomba atomica fu sganciata su Hiroshima. I giapponesi sbigottiti diedero con un comunicato il cessate le ostilità a tutti i reparti in armi, gli americani analizzarono i punti e le virgole di quel messaggio, loro volevano la resa incondizionata (la solita poco saggia e miope richiesta che in Europa aveva protratto la guerra per altri due anni). Poi senza porsi altri scrupoli sulle virgole e i punti che potevano essere chiariti, e dopo aver intercettato i colloqui (letti già sopra) fra giapponesi e russi per una resa, decisero di sganciarne un'altra il 9 a Nagasaki che avrebbe reso del tutto inutile la resa (messa in scena) di Hiro Hito a Stalin.
Il Giappone se voleva la resa doveva trattarla solo con gli americani. Altrimenti c'erano pronte altre 10 bombe atomiche simili sugli aerei.

 

TUTTI PARTIGIANI ?

 

ITALIA -21 AGOSTO - Con un decreto legge che porta questa data, il n. 518, si fa finalmente chiarezza chi erano stati i veri partigiani che potevano ricevere una benemerenza storica, che avevano una certa credibilità e per dare riconoscenza ufficiale al loro operato per la lotta nella Liberazione.
Questo perché si stava assistendo al più grave e disgustoso fenomeno. Non c'era un solo uomo che non si vantasse di aver combattuto contro i tedeschi o di aver aiutato o salvato qualche partigiano. Se all'8 settembre a un tratto nessuno era stato fascista, dopo il 25 aprile tutti erano stati partigiani. Al doppio gioco ricorsero gente di ogni risma, avventurieri, imboscati e delinquenti che stavano appannando (e nonostante tutto le offuscarono) vere e proprie epopee condotte con tanti sacrifici umani e con vero patriottismo contro una invasione straniera; che se non avevano sollecitato, nemmeno però erano stati contrari ad allearsi a Hitler (montando sul carro del vincitore) quando lo avevano visto quasi alle porte di Parigi. "Ma allora per cosa ci siamo alleati a fare?", scrivevano i loro migliori giornali.


Decreto Legge 21 Agosto 1945. N.518
Riconoscimento dei partigiani
operanti nelle varie regioni d'Italia e i caduti.

Attestati 240.969, morti 44.720, mutilati e invalidi 21.168.

Emilia 49.720 (6084 morti) - Veneto 33.690 (6006 m.i.)
Piemonte 33.175 (5598 m.) - Lombardia 20.907 (5048
m.i.)
Liguria 17.902 (2794 m.) - Toscana 16.604 (
m.i. 2089)
Marche 13.202 (529 m.) - Lazio 10.863 (1272
m.i.)
Abruzzo 7498 (337 m.) - Umbria 3.725 (486
m.i.)
Campania 2.632 (260 m.) Venezia Giulia 746 (386
m.i.)


277 vennero decorati con medaglia d'oro ma solo 20 a viventi - 987 con medaglia d'argento di cui 525 alla memoria, mentre il più giovane partigiano decorato alla memoria fu Franco Cesana di 13 anni.

Dall'altra parte della barricata di questa guerra civile, non si conobbe mai esattamente il numero dei giustiziati, si é parlato di 20.000 fascisti, ma dalle dichiarazioni dei parenti delle vittime, che a fine guerra in quel clima di disfatta nessuno raccolse, né furono tanto meno avanzate dagli stessi parenti (comprensibile) alcuna richiesta di chiarimenti per la scomparsa così traumatica dei loro cari, si calcola siano stati circa 50.000.
Secondo fonti germaniche: tedeschi uccisi dai partigiani furono circa 1000. Di fascisti (italiani) uccisi dai partigiani furono circa 45-50 mila.

Mentre da fonti alleate questo è un documento:  "Londra 7 aprile 1945 - Secondo un rapporto sull'attività dei patrioti italiani nell'Italia settentrionale diramato oggi dal ministero britannico delle informazioni, i membri attivi delle formazioni partigiane assommano a più di 200.000. Il rapporto riferisce che le perdite nemiche in seguito alle operazioni dei patrioti ammontavano al dicembre scorso a 2.418 uccisi e 1580 prigionieri, mentre fra le armi catturate erano 24 mortai e 106 mitragliatrici. Fra gli atti di sabotaggio si contano 39 ponti fatti saltare. (Comunic. Ansa del 7 aprile 1945, ore 16.30)

Non è agevole ricostruire la memoria di questi venti mesi, che corrono dal settembre 1943 all'aprile del 1945. Molti documenti, infatti, sono stati distrutti e, di altri, non ne è possibile la consultazione.
Inoltre si è fatto di ogni erba un fascio e molte azioni sono state contrabbandate come resistenziali,  anche se prive di qualsivoglia movente politico o patriottico.
Unica iniziativa che questi ultimi riuscirono a prendere fu quella di regolare i conti personali, nel proprio rione, nel proprio villaggio, nella propria città, per i torti subiti; spesso anche alla cieca (vedi Schio), scatenando umane reazioni. Pochi, pochissimi (lo abbiamo appena letto sopra) furono quelli che contribuirono veramente ad eliminare il nemico, molti italiani erano impegnati ad eliminarsi tra di loro, soprattutto  i propri concittadini, più giovani…quelli che avevano allevato, istruito, catechizzato in venti anni. Cioè dalla nascita.

La maggior parte di queste vittime erano quasi tutti giovani; "figli" "vittime", di "padri" "giustizieri".

Scrive Marina Addis Saba "Al crollo del regime ci fu uno straordinario e oggi incomprensibile scambio delle parti per cui i giovani, che avrebbero dovuto essere gli accusatori, furono invece gli accusati, mentre assunsero il ruolo di accusatori gli adulti, dove la maggior parte di loro erano stati conniventi con il fascismo e tutti d'altronde erano se non altro colpevoli di omissione verso le nuove generazioni".

Molti furono dentro questo numero i giustiziati per equivoci o per la orribile fretta di farsi giustizia sommaria. Alcuni furono anche clamorosi come il direttore del carcere di Regina Coeli a Roma, CARRETTA, che dopo aver fatto evadere dal carcere SANDRO PERTINI e GIUSEPPE SARAGAT (i futuri Presidenti della Repubblica) e molti altri, per un irresponsabile indice puntato su di lui da una donna, la folla impazzita lo linciò; fu buttato nel Tevere poi finito a bastonate e fatto affogare tenendogli la testa sott'acqua con i piedi. Una sequenza fotografica passata ai posteri impressionante.

Per tre volte si giustiziarono tre cittadini per il solo fatto che avevano barba e baffi simili a un famoso generale, fu inutile implorare che erano in errore, che erano solo dei sosia. Gli "Uomini" avevano fretta.
"Uomini e no" è il libro di Vittorini, e i "non uomini" erano solo i fascisti; tutti gli altri erano per lui tutti "galantuomini" (!).
(Come quelli che giustiziarono gli appena accennati sopra, come quelli di Schio! e tanti altri).



2 SETTEMBRE - Dopo "sei anni e un giorno"
(Hitler l'aveva cominciata il 1° settembre 1939)
TERMINA LA 2a GUERRA MONDIALE
55.000.000 di vittime, 35.000.000 di feriti. Paesi e popoli distrutti.


Oltre a questi morti, la grande tragedia degli Ebrei! Nei campi di concentramento si calcola che, nella hitleriana antirazziale "soluzione di massa", nei forni crematori siano scomparsi milioni di individui. In Italia la comunità Ebrea era composta di 47.252 individui, ne deportarono 8369 e a fine guerra ne ritornarono 980.

Nelle future cronologie come questa ci ricorderanno come una "umanità" che a un certo momento fu presa da una follia distruttrice; i nostri pronipoti ci commisereranno.

21 AGOSTO - L'Italia diventa uno dei Paesi inseriti nell'UNRRA e beneficia degli stanziamenti economici erogati per la ricostruzione delle nazioni colpite dalla guerra. Nel corso di dodici mesi l'Italia riceverà 450 milioni di dollari. Molte nazioni -cosa che non piacque alle sinistre- con questi aiuti (che poi erano debiti - o contratti per decine e decine di anni) si faranno condizionare la politica, l'economia e anche la cultura visto che per anni, cinema (ritorneranno i film di Hollywood), letteratura (si traduce Hemingway, Steinbeck ecc), musica (booige woogie, poi il rock) e soprattutto lo stile di vita che emulato dal consumismo d'oltreoceano modificherà tutta la vita degli italiani, compresi gli aspetti peggiori. Conosceremo presto anche le rapine in banca, il far west delle migrazioni, i rapimenti, e anche tutte le "americanate".

3 OTTOBRE - Finisce in Sicilia il sogno separatista. ANDREA FINOCCHIARO che abbiamo conosciuto all'inizio dell'anno, capo del Movimento Indipendentista; é arrestato e mandato al confino dal governo PARRI. E' accusato -con in mano il Codice Rocco fascista- di attentato all'integrità dello Stato (un Bossi formato Sicilia).

Con l'arresto di FINOCCHIARO, abbiamo subito pronta sull'isola la conversione di coloro (patrioti sinceri, uomini astuti, opportunisti) che hanno inizialmente appoggiato la sua lotta separatista.
Una certa maggioranza avanza forme di rivendicazioni più moderate che andranno poi verso la creazione di una Consulta; un'assemblea che verrà eletta nel 1947 e che poi darà vita alla Regione Siciliana a statuto speciale, anche se nel frattempo un altro gruppo di siciliani proseguirà con l'illegalità.

Creando bande (come quella del BANDITO GIULIANO nominato colonnello dei separatisti) e seminando il terrore fra i contadini, il proletariato e l'autorità costituita che difendeva gli interessi dei borghesi e dei latifondisti che avevano preferito l'ordine della "legalità" al disordine delle "bande". (Ma cos'era legalità e  illegalità non lo sappiamo ancora oggi. La storia della Sicilia è complessa).
Inoltre gli "illegali", a posteriori, sono sempre quelli che non hanno vinto.

1 NOVEMBRE - Chiara e forte é la sfiducia degli americani nei confronti del Governo PARRI. Il mondo degli affari sta legando la sua sorte ai finanziamenti americani. Infatti fanno subito quadrato attorno al presidente della Bank of America, AMEDEO GIANNINI, un italo-americano, in visita ufficiale in Italia per incontrare i rappresentanti delle maggiori forze produttive del Paese.
Indubbiamente sono stese delle strategie economiche (ma anche dei diktat di scelte politiche) che andranno fortemente a condizionare tutta la futura economia italiana.
Con i grandi prestiti (e quindi ricavi) che i beneficiati riceveranno, riusciranno a condizionare tutta la classe politica; che otterrà il potere (puramente di facciata), ma dovrà dare come contropartita,  detassazioni, svalutazioni moneta, incentivi, aiuti, scelte di priorità in certi settori piuttosto che altri, nicchie di potere all'interno dell'ex parastato ex mussoliniano, e per fare con i vari decreti quello che i potenti desideravano e poi indicavano di fare.

Prodotti durevoli invece che di consumo, auto invece di camion, autostrade invece che una riforma nell'agricoltura, frigoriferi invece che allevamenti di bestiame. Con esportazioni e profitti alle stelle e con un proletariato che mangerà per anni tanto pane e mortadella.
Poi il "sistema" sfugge ancora una volta di mano a entrambi. Alla politica e al settore produttivo. E inizierà un'altra epoca. Ma ne riparleremo più avanti.

9 OTTOBRE - Il decreto delle epurazioni del 27 luglio '44 (Alto Commissariato) per le epurazioni e punizioni di uomini fascisti inseriti nella amministrazione statale e nelle società di capitali, era stato esteso ulteriormente il 4 agosto di quest'anno anche ai piccoli apparati dello Stato e alle società con capitali fino a cinque milioni.
Ma subito il 5 ottobre altre norme riducono tali provvedimenti e sanzioni; poi il 9 di questo mese sono ulteriormente modificate. Ma anche queste sono disattese,  l'8 febbraio del prossimo anno verranno definitivamente soppresse. L'Alto Commissariato é eliminato e tutte le decisioni e i provvedimenti di epurazione a carico dei dipendenti in odore di fascismo, passano alla Presidenza del Consiglio che emana delle disposizioni che sono un "autentico suicidio giurisdizionale" (S. Lanaro)-

Tutti i procedimenti di epurazione a carico di dipendenti dello Stato e degli Enti Pubblici, possono essere avviati solo su iniziativa della amministrazione di appartenenza. É una pagliacciata; un direttore dovrebbe segnalare i dipendenti che sono stati fascisti e questi ultimi comportarsi allo stesso modo, cioè - se é stato fascista lui - devono fare altrettanto. Scatta l'omertà corporativa (entrambi capiscono che si é sulla stessa barca) e quindi tutto prosegue come prima, bastava solo riempire nuovamente "il vecchio tubo" pirandelliano.

É caduto il fascismo e la RSI, ma ogni uomo rimane al suo posto, si assiste alla "continuità dello Stato". Gli istituti del fascismo (o connotati dal regime) ora cambiano nome e sono il "nuovo Stato". Gli organismi, le gerarchie, gli addetti; quindi magistratura, Polizia, Finanza, impiegati ministeriali, insegnanti, provveditorati, presidi, parastatali, si adeguano alle circostanze, operando un trasformismo contro ogni logica di quello che viene presentato come il "Nuovo Stato Riformato" scaturito dalla partecipazione popolare.

La transizione dal fascismo alla democrazia liberale é una "commedia", diventa una pura e semplice restaurazione di un altro regime, che non deve creare nulla, deve solo mettere le mani su quello che c'è.
( vedi "LA GRANDE ABBUFFATA"

Leggiamo cosa diceva un autorevole personaggio

"Via i prefetti"
aveva tuonato LUIGI EINAUDI rientrando dalla Svizzera dopo il 25 aprile con l'Italia liberata "via tutti i suoi uffici e le sue ramificazioni. Nulla deve più essere lasciato in piedi di questa macchina centralizzata. Il prefetto se ne deve andare, con le radici, il tronco, i rami e le fronde. Per fortuna, di fatto oggi in Italia l'amministrazione centralizzata é scomparsa. Non accadrà nessun male se non ricostruiremo la macchina oramai guasta e marcia. L'Unità del Paese non é data da prefetti e da provveditorati agli studi e dagli intendenti di finanza e dai segretari comunali e dalle circolari ed istruzioni romane. L'unità del Paese é fatta dagli italiani".

Retorica. Parole al vento, buoni i propositi, ma c'é l'incapacità di realizzarli dentro un sistema che non é cambiato, ha solo cambiato camicia.

Lui stesso (ma proprio lui) LUIGI EINAUDI nominato Presidente della Repubblica nel 1948, riconfermerà molti vecchi prefetti del regime (22), e (proprio lui) ne farà degli altri che con il regime avevano iniziato la carriera. Sopravviveranno non solo gli Enti (con un altro nome, con il quadro alla parete sostituito, e una mano di bianco sul nero) del regime, ma persino quelli che Luigi Lanaro definisce "Enti autarchici territoriali" udite, udite, enti che erano nati nel 1865, e che "peseranno come macigni sullo scrittoio del Presidente" a ricordargli il fallimento delle sue speranze di riforme.

Non si tocca il Testo unico di Pubblica Sicurezza del 6 Nov 1926, non si tocca il Codice Penale del 18 Giu. 1931 (Codice Rocco) e non si tocca tutta la spina dorsale che aveva tenuto insieme il fascismo. Il "tubo" lo si prese senza quasi neppure vuotarlo.

Molti italiani insomma  se l'erano presa con l'uomo Mussolini; con quelli che indossavano la camicia nera; questi a loro volta con quelli che portavano il fazzoletto "rosso"al collo , altri quello "verde". Entrambi presi da un fanatismo omicida/suicida, scatenandosi in una grande caccia alle streghe. Una lotta di poveracci. Intanto nei grandi saloni e nei soliti salotti, i giochi avvenivano con il compromesso, con la disinvoltura e con il solito machiavellismo di sempre ("diamo in pasto il reo, il popolo si sfogherà con lui, e noi diventeremo uomini della "giustizia", e saremo il "nuovo").
Fecero esattamente in questo dopoguerra quello che avevano fatto altri nel  prima dopoguerra  1919-22. Anzi in alcuni casi nel "circo tragico" c'erano gli stessi personaggi.

Il nuovo ordinamento ribadiva che avrebbe favorito la partecipazione popolare alle scelte politiche, ma quando queste avvennero la vecchia ossatura delle istituzioni centralistiche erano già in mano a chi aveva "giocato" in anticipo. Buttando sul tavolo verde della penisola  l'asso di "denaro", che voleva dire "America", Voleva dire aiuti, voleva dire "pane",  e gli italiani erano con la cinghia ancora al "foro mussolini", all'ultimo buco. Per risalire di un paio di buchi avrebbero dato l'anima al diavolo, e infatti la diedero, più della metà si allearono con quelli che ci credevano proprio al diavolo: i cattolici.

A favorire tutto questo, le solite, vecchie e antiche divisioni dentro la sinistra purtroppo ancora ferma al 1919-22 e come allora all'interno le stesse spaccature, la stessa miopia, la stessa dissociazione dalla realtà di una nuova epoca. Tanti errori  nelle confuse mobilitazioni, nei dibattiti e poi tante lacerazioni.

Gli avversari ne approfittarono e con le tante connivenze del passato non fu difficile riorganizzarsi sotto altri simboli. Poi intervennero tanti altri mezzi psicologici
(le mobilitazioni di GEDDA, l'Anno Mariano, le scomuniche, le madonne che piangevano, e  le 27 mila parrocchie furono tutte insieme una strategia d'appoggio che si rivelò vincente).
Non c'erano però solo nelle file i pii e  i timorati di Dio c'erano anche quelli che non dimenticarono l'arroganza del regime, nè dimenticarono come ci si può riempire le tasche  a spese di quegli illusi che si stavano scannando reciprocamente per un "nuovo sistema", per una "nuova Italia".

Questa volta però il cittadino italiano, passato il momento di irrazionalità, non era più il bifolco del primo dopoguerra, del '22. Per un po' di anni (fino alla fine degli anni '60) recitò bene la parte, diede l'impressione di essere un timorato di Dio e un ubbidiente servitore, poi diventò lui il protagonista.

Nessuno o quasi, tranne qualche illuminato uomo politico come i due leader di opposte tendenze, il democristiano Alcide De Gasperi e il comunista Palmiro Togliatti, si rende conto che l'Italia, da grande o media potenza che era, è diventata una nazione subalterna in balìa dei due grandi blocchi, gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica, che nell'incontro di Jalta fra Churchill, Roosevelt e Stalin, questi hanno definito le rispettive sfere d'influenza nella nuova spartizione del mondo: all'URSS i Balcani e l'Europa centrale, agli occidentali l'Italia, la Grecia e gran parte della Germania.

Nelle parole che abbiamo letto di EINAUDI solo l'ultima frase si avverò (autonomamente anche se con qualche anno di ritardo): "L'Unità del Paese verrà fatta dagli italiani".
Infatti gli italiani penalizzarono la sinistra, servirono il "nuovo" sistema per servirsene, nelle processioni si  misero a portare la croce, accettarono perfino la catena di montaggio, il cottimo, i sacrifici;  mangiarono pane e mortadella per un po' di tempo, fino alla fine degli anni '60, e poi si ribellarono e scesero nelle piazze, e questa volta non solo gli operai, ma gli studenti, poi i colletti bianchi. Un fenomeno che nessuno aveva previsto.


Da lontano veniva questo movimento; questa "onda"  ed era partito, da questo 1945. Non per merito di qualche capo partito ma perchè era un fenomeno nuovo; un "onda" biologica!

Gli Italiani  faranno in cinquant'anni tutto da soli. Modificando l'economia, la società e la stessa politica, sfuggendo a ogni regia, a qualsiasi disegno politico di uno o più potenti , sfuggendo a ogni dottrina e ideologia politica, compresa quella  bigotta quando non ebbero nemmeno più paura del diavolo. (referendum divorzio prima, aborto subito dopo, e poi l'individualismo più esasperato).


L'italiano é imprevedibile. E' capace di andare -insieme ad altri 3 milioni di suoi simili- in guerra cantando, e poi arrendersi in 1.500.000 senza vincere una sola battaglia, ma é poi anche capace  di mettere insieme un manipolo di 1000 persone e vincere una guerra.
E ' capace di mangiare per mesi e mesi pane e mortadella, mandare giù grossi rospi e poi trasformare  in pochi anni una società rurale in una società industriale, con i responsabili sia politici che imprenditori non ancora del tutto maturi e sensibili ai problemi sociali, incapaci persino di farsi una autocritica. Si dimostrarono così gli italiani molto più capaci di mille studi economici e sociologici. C'era l'"onda" biologica a guidarli.

Gli italiani  andranno a creare il "miracolo economico", poi finito questo, s'inventarono fuori da ogni pianificazione  il  sommerso, il  terzista,  la "Terza Italia" , provocando   perfino crisi nella grande industria, che non attenta si era fatta una specie di karakiri credendo di poterlo solo utilizzare questo italiano lavoratore formica come nel '22, non avendo capito in tempo che bisognava trovare alternative, adattarsi in fretta agli eventi, riproporsi con un altro modello di sviluppo sia industriale che sociale.

Solo BASSETTI in seguito fu onesto e lapidario "Visto che gli addetti non ci capivano nulla hanno scelto di lasciarsi guidare dal Paese. L'hanno lasciato nella logica della foresta e per fortuna ci è andata bene, perché il paese, fuori, era più forte della politica, e anche più intelligente".

Non era quindi stata solo una pagliacciata quell'esperienza fatta nel ventennio, ma un movimento dove convergeva e si era formata una nuova massa, la nuova imprenditoria, e perfino  il grosso capitale era stato costretto a concedere qualcosa al sociale
. Anche i giornalisti, gli intellettuali, i grandi artisti sono usciti da quelle esperienze positive. Sotto "mamma chioccia"  BOTTAI, figuravano e si potevano esprimere - perfino dentro il famoso CAF - molti anche di sinistra - quindi con la prospettiva di un libero dibattito e quindi una loro crescita. Uscirono da quei cenacoli i Quasimodo, Moro, Vecchietti, Pintor, Pelizzi, Bilenchi, Spini, Alicata, Pratolini, Montale, Pavese, Zavattini, Biagi, Brancati, Ungaretti, Bacchelli, Buzzati, Abbagnano, Argan, Gatto, Guttuso, Carrà, Casorati, Manzù, Treccani, De Pisis, Mafai, Sassu,
Montanelli, e tanti altri.

Il fascismo insomma non é stato solo la "farsa" di un politico (lo dimostra che dopo tanti anni é ancora oggetto di discussioni geopolitiche e geoculturali oltre che sociologiche), ma un periodo storico e una espressione di quella gente che stava vivendo dentro un regime, ma nello stesso tempo camminava  a passo di corsa fuori dal massimalismo socialista verso un Paese indubbiamente più moderno di tanti altri. A qualcosa quell'esperienza - diciamolo - è pur servita.

Un giorno forse eliminati tutti gli attriti di natura ancora quasi personali, gli italiani si soffermeranno di più sulla genesi di questo fenomeno con più obiettività evitando pregiudizi di altra natura, quelli che ancora oggi a pochi mesi dell'anno 2000, sono utilizzati per bassa propaganda politica, rivangando delitti e colpe di un periodo che solo più gli studiosi dovrebbero interessare.

Alcuni fatti devono rimanere solo nei libri di Storia che deve giudicarli non fingendo di ignorarli, ma nemmeno additarli all'autorità giudiziaria perchè appartengono a un ciclo storico ormai chiuso. Questo dovrebbero comprendere quelli che vanno a rivangarli  quei fatti con lo squallido opportunismo.
Bisognerebbe ad alcuni dire "smettetela"; pensiamo ad altro.
Quasi lo stavano facendo, infatti....


MANCA UN PREAMBOLO NELLA COSTITUZIONE
CHE FU VOTATO ALL'UNANIMITÀ, MA POI MAI INSERITO

 

Pochi lo sanno ma alla unanimità fu votato un articolo alla Costituente che doveva con un solenne preambolo iniziare lo Statuto della nuova Italia. Era stato deciso che prima dell' art. 1 figurasse questa premessa nella Costituzione:
"A DECORRERE DAL 1° GENNAIO DELL'ANNO 2000 NESSUN UOMO O PARTITO POLITICO O MOVIMENTO AFFINE POTRA' DICHIARARSI RESPONSABILE DEI PROPRI ERRORI, NE' PRETENDERE A UNA DIMINUZIONE DEL BIASIMO PUBBLICO, ALLEGANDO CHE C'E' STATO IL FASCISMO "

Siamo alle soglie del 2000, bisognerebbe ricordarlo ad alcuni politici.

24 DICEMBRE - Cade il governo Parri. Il 21 il PLI aveva deciso di ritirare i suoi ministri, il 24 la DC fa altrettanto, entrambi all'interno del governo ma anche all'esterno. Giudicano inopportuno continuare e accusano il PSI di un riformismo grasso, lacunoso, chiacchierone e attendista. Ne' dimenticano che nei venti mesi di lotta partigiana il suo ruolo é stato lacunoso rispetto ai comunisti, poco limpido l'atteggiamento politico, visto che nelle Brigate Matteotti c'erano dentro bande di avventurieri.
Ma l'accusa più grande é quella di "essere stati ambigui a condurre trattative quando Mussolini propose la socializzazione. LELLO BASSO con il suo PSIUP riteneva che la guerra di Liberazione nazionale era soltanto un diversivo che complicava l'instaurazione di un regime socialista per il quale esistevano le condizioni oggettive e soggettive" Silvio Lanaro.

Parri con queste accuse e con un governo tripartito dei partiti di massa non può governare, é incapace di fare e attuare un programma, quindi é costretto a dimettersi mentre  il....

10 DICEMBRE - DE GASPERI vara il suo primo governo. Ne diventa il Presidente conservando il ministero degli Esteri, e nomina vice PIETRO NENNI, PALMIRO TOGLIATTI alla Giustizia, GRONCHI all'Industria, SCELBA alle Poste ecc.

31 DICEMBRE - L'anno si chiude con un importante  accordo stipulato il 6 dicembre tra Confindustria e CGIL, dove vengono firmati: 1) I minimi salariali dei lavoratori. 2) L'introduzione del cottimo. 3) Il meccanismo della Scala Mobile (contingenza) che regola i salari in rapporto al costo della vita.

La contropartita é lo scioglimento di quei consigli di gestione che si erano formati nelle aziende subito dopo la Liberazione. Cioè riprendere in mano le proprie aziende.

Inizia la grande avventura della ricostruzione, e dello sviluppo economico dell'Italia.

Quasi tutte le città italiane del Centro Italia e del Nord oltre a Napoli, hanno molte case, fabbriche e ferrovie diventate un cumulo di macerie, con l'economia a zero.
Fatta 100 la produzione industriale italiana nel 1938, nel 1942 era scesa a 89, nel 1943 si era abbassata a 69, e in questo 1945 era precipitata a 29. Ma Non basta !. Gli italiani sono dei vinti! I beni materiali sono nulla al confronto delle distruzione del morale e l'umiliazione della sconfitta, che si avverte tutta attorno, nelle macerie, negli stracci che si indossano e in quel poco che si mette ogni giorno sul tavolo per pranzo.
C'e' la tessera e ciò che riceve con la tessera sono 900 calorie al giorno (!), il resto chi ha soldi se lo deve procurare a borsa nera, chi non li ha saltare i pasti.

Rientreranno nelle case dopo 20 mesi 200.000 partigiani ("Signori la guerra é finita, andate a casa e buonanotte") i circa 500.000 italiani che da due anni si erano nascosti o fuggiti all'estero; poi lentamente 1.360.000 prigionieri sparsi nei cinque continenti, che ritornando in patria non solo sono senza un lavoro, ma sono additati e umiliati come gente che è stata in alcuni casi in vacanza, come i 411.971 in mano britannica fin dal 1942-'43, o i 122.651 in mano americana. Meno allegri e più patiti sono i 630.000 che erano stati deportati in Germania, i 65.554 in Francia, 106.678 nei paesi balcanici, o quelli in Russia che non sono mai stati contati fra prigionieri, morti e dispersi. Ma anche per questi c'era il disprezzo.

Quasi 2.100.000 uomini che ricomparvero all'improvviso, con degli stracci addosso, dimagriti, piegati nella volontà, senza futuro, ne' patria ne' dignità. Con tanto risentimento. Poi  ritrovando un pò di lucidità mentale, iniziarono a vergognarsi, per quello che prima erano stati, per quello che prima avevano pensato, e quello che ora erano, con un futuro davanti che appariva come un tunnel molto buio, senza fine. Per alcuni fu peggio della prigionia (parlo per esperienza personale: quella di mio padre, rientrato a 1946 inoltrato, dalla prigionia in Rodhesia - mia madre che aveva con due figli dovuto fare sacrifici immensi per 4 anni, quando lui parlava della sua guerra e della sua prigionia, lo metteva subito a tacere "Ma stai zitto; bella roba hai fatto!!").

Nessuno venne festeggiato, sembrarono quasi ingombranti, e spesso vennero accusati quasi con rancore di aver voluto e di essere loro i responsabili della guerra, e, (trionfalisticamente dicevano ora, gli imboscati, i renitenti, i disertori) "che ora potevano vedere, cosa era servita, solo a ostacolare la pace e la fine della guerra, e che loro lo avevano capito fin dal primo momento".
Insomma i furbi, si sentirono in dovere di alzare la cresta e di giudicare i fessi che erano andati in guerra.

L'Italia è divisa in due, fisicamente. Il 15 ottobre si ricostruisce un ponte-fortuna sul Po per far passare qualche treno, ma i traghettatori ormai diventati un reggimento "lesi nei propri interessi", incendiavano le traversine e buttavano nel fiume la notte le putrelle che venivano montate di giorno. Ci furono dimostrazioni, tumulti, la polizia fece una blanda rappresaglia, poi tutto fini' con qualche arresto e tante promesse di interventi speciali integrativi.

L'Italia è divisa in due, politicamente
e profondamente. Nel Nord le diverse motivazioni per la  difesa del territorio sollevano in chi aveva operato aspettative di vaste riforme e un rinnovamento civile; nel Sud questo non accade, esiste un conservatorismo, ancora legato, affezionato alle istituzioni e alla figura monarchica e alla figura del latifondista che domina i territori ricchi. Vedremo nei prossimi anni le agitazioni, i tumulti e i morti di quest'altra "guerra della fame".

L'Italia é divisa in due, monetariamente.
Non ha più una circolazione monetaria; si ricorre all'emissione dei biglietti angloamericani AMLIRE, ma questa marea di denaro contingente porta l'inflazione al galoppo. Le due monete si distruggono a vicenda, e a vicenda si annullano con il potere di acquisto. Un bene che si acquistava con una lira nel 1938, nel 1944 ne occorrevano 8,58, e in questo 1945 a fine guerra era già 20,6.

L'inflazione nel '43 era al 68%, nel '44 al 344%, in questo '45 del 97%
E mancano case, strade, ponti, industrie, ferrovie, pane e lavoro. Rimaneva solo la speranza. Con solo questa l'Italia ricominciava tutto da capo.

Molti appena ritornati dovettero ripartire per trovare lavoro all'estero. Inizia così un altro penoso esodo le cui cifre le abbiamo riportate in una tabella nel link "Curiosita". Cinque milioni dal 1945 al 1965. Ma una ci preme riportarla la umiliante e disumana legge varata il 19 Ottobre di quest'anno. Una intesa con i Belgi che si impegnavano a darci 2 quintali di carbone-mese per ogni uomo che mandavamo nelle loro miniere di Marcinelle, di Charleroi ecc. affinchè potessimo avere carbone per le nostre acciaierie che andranno a far nascere da lì a poco "il miracolo italiano".
Un miracolo che aveva in ogni pezzo di quelle lamiere  appiccicato il sudore e anche il sangue di un povero disgraziato italiano che era sceso nelle viscere della terra, e qualche volta dentro quelle rimase pure sepolto (le stragi delle miniere fatiscenti - come a Marcinelle).
Partirono dall'Italia 50.000 uomini-carbone, 23.000 venivano dal Nord-est, dove non c'erano fabbriche, risorse, attività, ma solo tanta fame e tanta disperazione. Un'altra pagina della storia italiana molto nera.

fine

appendice

 

L'ULTIMA INTERVISTA
QUI DETTATA, CORRETTA, SIGLATA DA MUSSOLINI  IL 22 APRILE 1945

L'intervista di Mussolini rilasciata il 20 aprile 1945 al direttore del  Popolo di Alessandria.
Che puo' farci intuire cosa c'era nel "Carteggio Churchill-Mussolini.


"Ho una documentazione che la storia dovra' compulsare per decidere. Voglio solo dire che, a fine maggio del 1940, se critiche venivano fatte, erano per gridare allo scandalo di una neutralita' definita ridicola, impolitica, sorprendente. La Germania aveva vinto. Noi non solo non avremmo avuto alcun compenso, ma saremmo stati certamente, in un periodo di tempo piu' o meno lontano, invasi e schiacciati. " cosa fa Mussolini? Quello si e' rammollito. Un'occasione cosi' non si sarebbe mai piu' presentata". Cosi dicevano tutti e specialmente coloro che adesso gridano che si doveva rimanere neutrali e che solo la mia megalomania e la mia libidine di potere e la mia debolezza nei confronti di Hitler aveva portato alla guerra....."
Siamo stati i soli ad opporci ai primi conati espansionistici della Germania. Mandai le divisioni al Brennero; ma nessun Gabinetto europeo mi appoggio'..... Una caldaia non scoppia se si fa funzionare a tempo una valvola. Ma se la si chiude ermeticamente, esplode. Io volevo la pace e questo mi fu impedito. Bisognava impedire alla Germania di rompere l'equilibrio continentale. E nello stesso tempo provvedere alla revisione dei trattati; arrivare a un aggiustamento delle frontiere; soddisfare la Germania nei punti giusti. Ecco quello che avrebbe impedito la guerra......
Io ho qui tali prove di aver cercato con tutte le mie forze di impedire la guerra che mi permettono di essere perfettamente tranquillo e sereno sul giudizio dei posteri e sulle conclusioni della storia. Non so se Churchill e', come me, tranquillo e sereno.
(!!!). Ricordatevi bene: abbiamo spaventato il mondo dei grandi affaristi e dei grandi speculatori. Essi non hanno voluto che ci fosse data la possibilita' di vivere.... Assistiamo a questo straordinario spettacolo: la stessa Chiesa alleata ai suoi piu' acerrimi nemici. La Chiesa non vuole, a Roma, un'altra forza, preferisce degli avversari deboli a degli amici forti.
Io sono come il grande clinico che non ha saputo fare la cura esatta e che non ha piu' fiducia dei familiari dell'importante degente. Molti medici si affollano per la successione. Molti di questi sono gia' conosciuti per inetti; altri non hanno che improntitudine o gola di guadagno. Il nuovo dottore deve ancora apparire. E quando sorgera' dovra' riprendere le ricette mie. Dovra' solo saperle applicare meglio.
Lasciate passare questi anni di bufera. Un giovane sorgera'. Un puro. Un capo che dovra' immancabilmente agitare certe idee. Collaborazione e non lotta di classe; carta del lavoro; la proprieta' sacra fino a che non diventi un insulto alla miseria; cura e protezione dei lavoratori, specialmente dei vecchi e degli invalidi; cura e protezione della madre e dell'infanzia; assistenza fraterna ai bisognosi; moralita' in tutti i campi; lotta contro l'ignoranza e contro il servilismo verso i potenti; esaltazione dello spirito di orgoglio di essere italiano; Abolizione di ogni dogana; libero commercio fra paese e paese, regolato da una convenzione; moneta unica; educazione in profondita' e non, purtroppo in superficie, come e' avvenuto per colpa degli avvenimenti e non per deficienza ideologica. Liberta' di pensiero, di parola e di stampa? Si', purche' regolata e moderata da limiti giusti, chiaramente stabiliti. Senza di che, si avrebbe anarchia e licenza. E ricordatevi soprattutto la morale deve avere i suoi diritti. Sara' un giovane a fare tutto questo. Io non saro' piu', ma la storia mi dara' ragione."
(QUI L'INTERO TESTO > > >

Purtroppo queste prove che aveva contro Churchill non vennero mai fuori, e a sentire Mussolini non doveva il premier britannico essere tranquillo e sereno. Infatti per quattro anni lo statista diede una ostinata caccia ai documenti spendendo tempo e denaro. E per quanto molti minimizzano, qualcosa quei documenti dovevano pur contenere. Forse era stato lui a spingerlo alla neutralità, forse lo sbarco degli inglesi sulla costa francese era una messinscena (Dunkerque e la indisturbata ritirata -concessa da Hitler- rimane un mistero). Forse fu proprio Churchill a incitare Mussolini a dare il colpo di grazia alla pur sempre atavica odiata Francia. (Del resto Churchill aveva favorito più il riarmo della Germania (in funzione antibolscevica ) che non della Francia).

 Forse fu proprio Churchill subito dopo a suggerirgli di invadere l'Africa. Forse fu proprio Churchill con chissa' quali compensi promessi a fine guerra, a spingerlo ad attaccare sui Balcani (Grecia e Albania) per bloccare Hitler. (E proprio sui Balcani -da Belgrado ad Atene- Hitler, perse la sua guerra!)

Forse perfino lo sbarco in Sicilia poteva essere stato concordato o avallato per tenere impegnate e dirottare in Italia -nel sud- le truppe tedesche, e questo quando Churchill pensava ancora prima del 25 luglio (di questo periodo sono gli approcci di Mussolini  -con Alberto Pirelli e con gli inglesi per svincolarsi dallo scomodo alleato nazista)  dello sbarco in Normandia; che gli sarebbe riuscito meglio (e fu così) senza le 26 divisioni che Hitler inviò in Italia per frenare una (falsa) grande offensiva, che non venne mai dagli alleati, anzi per due inverni (nel '43 sulla Linea Gustav, nel '44 sulla Linea Gotica) gli alleati iniziarono un immotivato stallo.

Non lo sapremo forse mai, ma analizzando bene gli sviluppi su tutto lo scacchiere europeo, ci sembra che dalla Manica all'Africa, e da Gibilterra a Malta e fino in Grecia, ci sia sempre stata la regia di Churchill, e Mussolini l'attore.
Ci sembra di sentirlo Churchill il 10 maggio del 1940 "Caro Benito, vai qui, vai la', manda pure un (uno) bombardiere su Gibilterra, Malta (possibile che fu un errore Malta?
 qualcosa su  Alessandria, ma poi sparisci, fai la mossa, e mettiti da parte. Attacca in Africa, poi fai melina e chiama aiuto, Hitler manderà i rinforzi e prenderemo in trappola la sua migliore "volpe" nel deserto. Sbarca in Albania, in Grecia, fai la melina anche li', poi chiama ancora in aiuto Hitler mentre noi gli prepareremo la trappola sulle soglie di casa. Finita l'altra melina in Africa poi noi sbarcheremo con un po' di navi in Sicilia e Hitler scendera' anche in Italia, e una volta arrivati nel sud noi ci disimpegneremo

Infatti il 1° gennaio del '44, sul Sangro Churchill venne a prendersi di persona Montgomery e lasciò gli altri, a far melina per dieci mesi. I tempi furono cronometrici, le reazioni dei tedeschi quelle previste. Nulla sembrò affidato al caso o agli eventi.
Ancora lui a provocare i Giapponesi e far entrare in guerra gli Stati Uniti. E come poi non ricordare quella anomala ed enorme massa di "prigionieri" in Africa. Il padre dell'Autore che scrive, che era stato su tutti i campi di battaglia dal 1940 in avanti in Africa Orientale e infine "catturato" in Tunisia, racconto' (salvo qualche fanatico filo-tedesco e tedesco) che non spararono un colpo; in centinaia di migliaia attesero gli inglesi, non come nemici ma come liberatori di una situazione dove non c'era nemmeno la pur minima idea che si trattasse di una offensiva, ma di una guerra quasi finta, una resa concordata.
Il generale Messe assunse nel gennaio del '43 il comando della 1a armata  in Africa, ma a maggio già si arrendeva (???) in Tunisia con 120.000 uomini, su ordine di Mussolini, al generale inglese Freyberg. Volerà poi a Londra come prigioniero di lusso, e riceverà da Mussolini la nomina a Maresciallo d'Italia, e stranamente sarà lui rientrando in Italia a novembre sempre del '43, a coordinare con la nomina a Capo di Stato Maggiore l'esercito del Governo Brindisino del Sud regio-badogliano.

Il padre di chi scrive, guidava le colonne dei rifornimenti, ma l'ordine dall'alto era di evitare quanto più possibile di rifornire i tedeschi;  e quando questo doppio gioco non era possibile, di autosabotare il convoglio in mille modi. Il timore era che i tedeschi si sarebbero impossessati dei rifornimenti per darsi alla fuga (cosa che in effetti poi accadde).
Sua Maestà Britannica in cambio avrebbe riservato vitto e alloggio e un buon soggiorno ai 411.971 italiani (quindi non solo al padre dell'Autore che scrive)  e fino alla fine della guerra,  in Sud Africa, in Rhodesia, a Durban, Port Elizabeth, Johannesburg, che piu' che una prigionia fu in effetti un vero e proprio soggiorno, pagato però molto caro al ritorno, avvenuto nel 1946 dopo un anno che era già finita la guerra nel nord, due anni dopo quella nel sud.

Per mesi e mesi, oltre quell'indifferenza e rancore di cui abbiamo già parlato, le "nuove" autorita' militari (che cinica sfrontatezza!) lo sottoposero (mio padre) a interrogatori estenuanti e umilianti, per "sapere" perchè si era arreso lui e i suoi camerati tre anni prima agli inglesi, e proprio al padre dell'Autore, dalla paga gli tolsero il "vitto e alloggio" perchè questo lo aveva ricevuto dagli inglesi. Un marchio di infamia. Insomma anche dopo la liberazione (quindi caduta del fascismo, caduta della RSI) le autorita' del "nuovo Stato antifascista"- ripetiamo antifascista-  punivano paradossalmente chi non era stato con abnegazione non fascista fino in fondo.

Disprezzo e nessun riconoscimento morale e materiale a centinaia di migliaia di reduci prigionieri ex militari, né ai combattenti partigiani, ai marittimi imbarcati sulle navi requisite alle società di navigazione (perchè questi non rientravano in una giurisdizione militare), disprezzo per chi aveva combattuto "inutilmente" da una parte e dall'altra,  rancore per quelli che invece erano rimasti a casa a badare agli affari loschi, alle carriere e a specializzarsi nel doppio gioco.
Poi arrivò anche la doccia fredda che era un'ingiuria per chi prima aveva combattuto, si era sacrificato, tenuto fede al Re  o alla RSI considerato un governo legittimo dall'altra metà dell'Italia quasi  più del primo perchè quello del Re era subordinato al Comando Alleato occupante che giuridicamente dopo la resa (e non "armistizio" nè tanto meno fatto da "alleati") era sempre il "nemico" dell'Italia e legittimamente si comportava da "padrone" sovrano.

Badoglio e il Re non contavano proprio nulla. Il testo dell'Armistizio Lungo parla del resto chiaro. Ma anche i fatti, visto che lo stesso Re e Badoglio non potevano emanare nessuna legge, ed è lo stesso Badoglio a scrivere "qui a Brindisi non contiamo nulla, ci comanda anche un caporale".

Cosicchè quelli della classe 1924-25 in entrambi i due territori dovevano per forza rispondere alla chiamata alle armi. Disertori erano considerati quelli che non rispondevano alla chiamata del Regno del Sud sottoposto come detto all'Amministrazione Militare Alleata, e disertori erano quelli che non si presentavano alla RSI del Nord. 
I governi e le leggi non le fanno i giovani ma i governanti. E i giovani dovevano ubbidire.
Più sfortunati invece quelli del Nord. Al Cmrp (Comando Militare Regione Piemonte) si fecero prendere la mano. "Nelle disposizioni c'era l'ordine di passare alle armi non meno di 350.000 soldati che avevano indossato la divisa della RSI. Ma proprio tutti. Perfino quelli della polizia ferroviaria, della portuale e della stradale." (Claudio Pavone, Una guerra civile, Ed. Bollati-Boringhieri, 1991).

25 APRILE - Al collegio dei Salesiani di Via Copernico, nella biblioteca del collegio milanese, alle ore 8 del mattino, si riunirono Marazza, Pertini, Arpesani, Sereni e Valiani. Ci fu la riunione più importante del Clnai. Approvarono il primo decreto: "Tutti i poteri al Clnai"; il secondo riguardava invece l'amministrazione della "giustizia". Cioè le sentenze di morte, un po' all'ingrosso anche se meno folli di quelle del Cmrp di Torino.

In quella di Milano fu decisa l'eliminazione di Mussolini.  Quando già c'erano disposizioni degli alleati di consegnarlo a loro; era stato infatti già predisposto un aereo per il prelievo in caso di cattura o di spontanea consegna. Il cardinale Schuster all'arcivescovado aveva infatti già predisposto una stanza per ospitarlo nella notte  del 25.

A fine anno poi si cominciò ad essere meno folli. Alla fine si livello' tutto. Con una circolare del 3 dicembre di Emilio Lusso per l'assistenza postbellica si preciso' "Non e' possibile ne' opportuno distinguere fra combattenti e non combattenti. Fra regolari e irregolari. In una parte o nell'altra. La guerra ha investito tutto il territorio nazionale e tutti. Non bisogna fare il distinguo fra quelli che hanno operato nei campi di battaglia e gli altri".
Per molti innocenti (da una parte e dall'altra) finì un incubo. I "folli" si erano messi d'accordo.

"chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato, scurdammoce 'o passato"
e' la strofa della canzone Tammuriata nera di questo periodo di De Filippo. 

E finì proprio così,  a "tarallucci e vino", la seconda guerra mondiale in Italia.

Bisognava non parlarne più (vedi il "preambolo" nella pagina precedente). Ma dopo oltre cinquant'anni, alcuni non sono ancora paghi di certi scempi. Anche se non c'erano, o erano ancora bambini, alcuni covano ancora vendette, si insultano reciprocamente; insomma un po' di quella follia a molti è rimasta e quel che è peggio quel Dna se lo tramandano da padre in figlio.


E se di sporco plagio parlarono quelli del '43-45 che si rivoltarono contro quel regime  in cui erano cresciuti loro e i propri figli, la stessa cosa possiamo constatare oggi. Molti nacquero dopo, ma si trascinano l'odio e il rancore che gli hanno trasmessi i padri e i nonni. Plagio è anche questo. Simile a quello del Ventennio.


(INTERVENTO DI UNO STORICO dall'Inghilterra)
Sono uno storico inglese, e ho scoperto questo sito assolutamente per caso, e lo trovo interessantissimo.
Per quanto riguarda la fine di Mussolini, ed in particolare il presunto contenuto dell'incarto "Churchill", devo dire che non sono stato per niente sorpreso delle conclusione alle quali siete arrivato: ero arrivato a conclusioni quasi identiche dopo aver analizzato il libro di Anthony Cave-Brown "Bodyguard of Lies". In esso appresi per la prima volta l'esistenza del piano "Jael", che diventa poi "Bodyguard", destinato a confondere i Tedeschi per quanto riguarda le intenzioni alleate in Europa.
Questo incredibile tessuto di inganni, disinformazione, manipolazione e doppio giuoco era controllato a Londra dal segretissimo LCS, London Controlling Section, che faceva parte del gabinetto di guerra di Churchill, e perciò dotato di poteri assoluti. Molto si è detto sul piano "Fortitude", facente parte di "Bodyguard" per distrarre i Tedeschi in Francia in preparazione dello sbarco in Normandia, ma poco o niente fú scritto prima sul piano "Zeppelin", che facendo parte anche questo di "Bodyguard", aveva per scopo di far credere ai tedeschi che gli alleati intendevano invadere l'Europa attraverso i Balcani. 

Che Mussolini sia stato una pedina piú o meno cosciente in questo piano non sembra troppo improbabile. Ma la cosa che mi sono sovente chiesto sull'assassinio di Mussolini e il perché... Perché il PCI doveva ucciderlo? Difatti, finito in mani Italiane, Mussolini era da considerarsi quasi certamente fucilato, non per vendetta politica, non per il fascismo, ma per alto tradimento, in quanto egli aveva, accettando di collaborare nella RSI,  tradito il Re. Dunque perché un uomo dal sangue freddo come Togliatti, che più tardi sarà anche capace di scrivere a Stalin per sconsigliargli di liberare i prigionieri di guerra italiani affinché essi non possano dare una vera immagine dell'URSS agli altri italiani (chissà poi perché...) si sente il dovere di mandare una squadra di "killers" per liquidare un uomo che non ne ha più per molto? 

Certamente non per vendetta. Ubbidiva questa squadra a ordini, ma ordini di chi, e perché? A qualcuno premeva dunque che Mussolini non potesse "cantare";  ma di che razza di segreti poteva essere il detentore? Certo non interessava a nessuno un accidente di sapere quello che Mussolini aveva fatto a Salò. Diverso (ma molto diverso) era invece di sapere quello che aveva fatto prima, in particolare negli anni immediatamente prima della guerra, come pure nei primi anni di guerra. 
E' un fatto storico che Mussolini si sia schierato in un primo tempo contro la Germania di Hitler...
(Mentre Hitler iniziava la "sua" guerra, Mussolini, sui valichi dell'Alto Adige, proseguiva le imponenti fortificazioni, costruiva e riempiva di reggimenti le caserme altoatesine; e le relazioni di Ciano sul capopopolo Hofer (sul piede di guerra con 250.000 altoatesini in armi, tutti  in attesa di Hitler)  preoccupavano non poco Mussolini. - Ndr.)

...come pure é storico il fatto che le potenze dell'epoca, Francia ed Inghilterra, gli negarono il concorso necessario per causa di miopia acuta, che non solo non volevano capire che Hitler era un pericolo gravissimo, ma anche dovevano punire l'Italia "cattiva" che aveva cacciato quel povero pirata terrestre, Haile Selassié. 
Comunque, se Churchill poteva essere imbarazzato da rivelazioni, perché furono allora i comunisti ad ucciderlo? Con quelli Mussolini non era mai stato amico. A meno che.... durante la guerra Mussolini non abbia fatto il gioco degli Inglesi, e partecipando a "Bodyguard" nei Balcani, avrebbe potuto imbarazzare sia Churchill che Stalin. Saluti, JEAN-CLAUDE).

fine

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