ANNO 1963

CULTURA E COSTUME
(in costruzione)

I Beatles:un crogiolo di Moda e di Civiltà dei consumi di massa
(i (beat)=ribelli   non possono far altro che adeguarsi, e inchinarsi)

Irrompono sulla scena quattro ragazzi di Liverpool. Non è solo musica, divismo, moda o irrazionalità.
Nasce la consacrazione della cultura di massa. "La quantità dell'effetto e l'effetto della quantità come nuovo fulgidissimo oggetto di venerazione, lottava ancora con l'aristocrazia ormai vecchia e cieca venerazione dell'alta qualità''. 
(
Robert Musil lo aveva anticipato)

Il fenomeno Beatles, che aveva attirato l'attenzione della cultura e del potere ufficiale contiene, in forma macroscopica ed eccezionalmente amplificata, tutti gli aspetti, gli atteggiamenti, le tensioni e le contraddizioni dei giovani anni Sessanta.
E' la prima gioventù che non sa nulla della guerra, sa poco dei sacrifici dei genitori, anzi di quella "molto strana" guerra che hanno fatto i padri non ne vogliono sentire nemmeno parlare; del resto molti di quei padri non avevano proprio nulla di che vantarsi - sia quelli che erano da una parte che dall'altra, e  molti a distanza di anni interrogandosi non sapevano ancora perchè si erano schierati da una parte, per che cosa e PER CHI; di questi ultimi, moltissimi (politici, manager, funzionari, dirigenti, giornalisti ecc ) sempre ai loro posti erano. Si erano tutti riciclati. I più furbi la loro ideologia l'avevano cambiata dalla sera alla mattina.

 Ma per quanto molto appariscente, il fenomeno Beatles va ricondotto più che altro come fatto di moda imposto, anche se c'era "qualcosa" in più nell'aria: una "nuova" società (quella giovane) che facilitava molto questa prescrizione. Ma da sola non sarebbe andata da nessuna parte.

Non sono stati i Beatles a creare i giovani,
ma (di fatto) i meno giovani a creare i Beatles.

(Sembra incredibile e anche paradossale;  l'inno della musica giovane che era andato nel 1955 a sconvolgere tutto il pianeta,  gli artefici di questa "rivoluzione" erano tre personaggi  proprio per nulla giovani. 

Max Freedman aveva 63 anni!!!!  E' lui  l'autore del testo di Rock Around the Clock, cioè il battesimo del Rock 'n roll.
Con lui c'era Richard Brooks che aveva  43 anni, il regista del film Il seme della violenza (Blackboard Jungle). E' lui a determinare il successo clamoroso della canzone. Ha fiuto. Non l'annega il pezzo nelle scene della pellicola, nei dialoghi, con gli alti e i bassi del sonoro in sottofondo. La canzone gli piaceva intera, non la voleva rovinare, ed ecco la geniale soluzione: metterla nei titoli di testa che scorrevano lentamente.
Così l'intera canzone passava intera e conservava tutto il suo ritmo diabolico, l'aggressività del suono, dall'inizio alla fine, anticipando le  scene del film; che era piuttosto violento (intanto si stava pure girando "Fronte del porto" di Marlon Brando).
E infine c'era Bill Haley; che aveva già 30 anni, grassottello, stempiato, già affaticato.
Da 15 anni suonava dove gli capitava; di esperienza però ne aveva tanta; del resto la sua orchestrina era una dixieland; la musica nera la conosceva bene, dal rhythm and blues fino al jazz caldo. Con quel testo di Freedman, Bill  Haley  ha  insomma il lampo di genio, e anche la fortuna dalla sua parte. Ne venderà 25 milioni di copie).
(me vedi l'intera storia in BEAT GENERATION

Le canzoni e le proposte dei Beatles non avevano nulla di particolarmente illuminante e sconvolgente, sono però diventati i quattro ( quest'anno) degli esemplari "capelloni a caschetto",  in quanto modelli riconosciuti da una enorme fetta della società; prima giovanile, poi in quella più matura, che non riuscì a ignorarla, compresi gli intellettuali,  i sociologi, gli economisti, e dopo quarant'anni (con un po' di ritardo) anche il teologi. 

Un successo senza precedenti dovuto a un buon fiuto di un  manager, all'onnipresenza del messaggio televisivo, e alle comunicazioni in toto;  che andavano di pari passo col boom economico; con la società del benessere; con il sistema che era riuscito a manipolare bene il fenomeno gonfiando come un pallone il mito dei giovani, dove tutto ciò che era giovane, era bello, e tutto ciò che doveva essere venduto, doveva essere giovane o far diventare giovane tutto quello che era vecchio. 
Creando l'effetto contrario, furono così i più maturi a trasformarsi in giovani, e i giovani paradossalmente diventarono subito "vecchi".

Giovani che avevano recepito dai messaggi (suadenti o gridati in ogni luogo) che la gioventù non era uno stato provvisorio in cui ci si dovesse preparare a diventare adulti (così predicavano una volta i vecchi), ma era la grande stagione da vivere in tutta la sua pienezza, amando, cantando, beffeggiando il grigiore di chi l'aveva trascorsa senza viverla pensando solo a un passato triste di cui ormai (nel boom economico) non si vedeva nemmeno più l'ombra. 

Impararono quindi a non aspettare, a voler tutto e subito. Ma avevano anche dimenticato che era un micidiale boomerang  il volere imporre quello che a loro era stato inconsciamente imposto. Quello che predicavano, in pochi anni si sarebbe ritorto su di loro, subentravano le nuove leve, e loro purtroppo non avevano previsto che dopo cinque anni, nel '68, erano gia' vecchi e stanchi. Non erano cresciuti e  nel medesimo tempo a 20 anni non erano nemmeno più giovani. Dieci anni dopo andò ancora peggio, quelli del '77 rivolgendosi a Sessantottini li chiamavano già "matusa".

Nella prospettiva della Storia,  i Beatles non dobbiamo ne sopravvalutarli (non erano l'unica energia motrice di idee e movimenti mondiali), ne' sottovalutarli relegandoli a semplici fenomeni di moda e di spettacolo perchè sono stati comunque il crogiolo che ha reso possibile la fusione di tanti elementi di una nuova società che stava cercando di costruire o di ricostruire in questi anni un nuovo modello di sviluppo, compreso quello esistenziale, ormai completamente diverso da quello del dopoguerra.
Ormai libera e priva di cappe ombrose era una società che stava imborghesendosi anche se in un modo artificioso. 

I nuovi ricchi  solo perchè avevano in tasca soldi credevano di essere saliti sul carro dell'aristocrazia  e si pavoneggiavano, mentre i lavoratori dopo anni di sub-umano proletariato, appena fecero qualche conquista nei beni (che poi era qualche etto di mortadella in più e qualche patacca) li stavano anche loro scimmiottando senza averne i mezzi e nemmeno la cultura. 

Il boom aveva in tutto il mondo occidentale drogato il sistema. Un sistema che alle prime avvisaglie dovette drammaticamente interrogarsi dove aveva sbagliato. Chi non era stato toccato dal benessere pretendeva di partecipare a questa opulenza, e chi c'era già dentro si accorse che non bastava più una macchina, un televisore, il frigo, un pranzo a mezzogiorno e sera, ma occorrevano servizi sociali, cultura, centri di aggregazione, trasporti, ospedali, città vivibili, e soprattutto le generazioni giovani volevano aspettative molto diverse da quelle dei padri, di quella vecchia società disattenta che si ritrovò a fare i conti con quelli che prima (nessuna precedente generazione aveva mai considerato i giovani) non aveva neppure notato o  aveva commiserato con il solito "ai miei tempi ecc," e  neppure lontanamente pensava che le pretese dei giovani riguardassero anche lui. 

Solo dopo se ne accorse e dovette presto rivedere il suo mondo, quando esplose nel '68 la grande contestazione. Contestazione di cosa? a una cultura e quindi a una esistenza mummificata, non per nulla la contestazione iniziò nella scuola e poi andò a unirsi a quella proletaria, compresi (e questo non era mai accaduto prima di allora) i figli dei nuovi ricchi (di soldi), che in casa sì avevano tutto, ma mancava il "resto".

Non è assodato che chi la fece la contestazione guadagnò molto, ma è certo che non perse il messaggio per strada, perchè fece riflettere tutti, e molti cambiarono se non proprio la vita, una parte di essa, anche se non cambiò di molto la società. Chi rubava platealmente, iniziò a rubare di nascosto creando le scatole cinesi.
E per i giovani i problemi aumentarono quando si accorsero che non bastavano solo le manifestazioni; ricorsero così ad "altro", convinti che "si poteva" spaccare tutto,  perchè "siamo forti", "hanno paura di noi!".(vedi anno 1968).

I giovani di allora, che hanno vissuto quell'euforia, dopo il '68 passeranno direttamente dalla gioventù alla vecchiaia, senza lo stadio della maturità, e non cercarono più altre vie. Si integrarono nel sistema, salvo qualche scheggia impazzita. Negli anni '70-77 infatti ci fu il "riflusso". Tutti a casa! 

Lo avevano del resto detto loro, fin da questi primi anni, con degli slogan; dopo i venticinque anni si e' matusa, e le nuove generazioni li presero in parola. Li misero subito da parte quelli del '68, ed ogni successiva generazione si comportò allo stesso modo, suddividendosi sempre di più. Negli anni Settanta i sedicenni, erano già un'altra cosa rispetto ai ventenni, e questi non avevano nulla a che vedere con i venticinquenni. Ogni classe di età si era creata la sua nicchia, i suoi beniamini, la sua moda.
Libera? Individualista? Nemmeno per sogno: conformista e sempre seguendo quei canoni che l'industria  consumistica creava appositamente per loro. E loro ubbidivano!

Realisticamente oggi nel 2000, quel periodo beffeggiante che va da questo 1963 al '67 (con i giornali dell'epoca che scrivevano che gli amanti dei Beatles avevano un quoziente di intelligenza inferiore alla media, salvo poi cavalcare tutti insieme, compresi gli intellettuali e i sociologi, il fenomeno) sbiadisce, e volerlo rivivere ancora con quegli aromi, significa come profeticamente gia' in questi anni diceva McLuhan "guardare il presente in uno specchietto retrovisore. Si arretra nel futuro". 

Questo guardare indietro lo si fa quando si è di fronte a situazioni assolutamente nuove,  spesso prima di fare un sorpasso di un'era o di una età, ma bisognerebbe non indugiare troppo nello specchietto, si rischia di non vedere più la via davanti e andare fuori strada. A una buona parte, accadde proprio questo, ci fu chi diventò agnostico - dopo questo periodo veramente unico- chi reazionario, chi anodino, chi terrorista, chi menefreghista di tutto e di tutti, e chi seppe approfittare degli uni e degli altri ideologizzandoli o politicizzandoli. Ma una cosa rimase a tutti,  l'"individualismo" di "massa", che era proprio il contrario di quello che voleva dire la generazione beat di questo periodo (un termine che significa ribelle)

I Beatles durarono cinque anni; fino al ''66 sulle scene, e come complesso fino al '68 (!!), realizzando 19 miliardi di lire e creando una notevole catena di imprese commerciali. Poi furono vittime del loro stesso successo. Alcuni rimasero con la testa sulle spalle, altri caddero nel delirio dell'onnipotenza, tanto da far dire a uno di loro, JOHN LENNON, che erano diventati più famosi di Gesù Cristo. (ai concerti andavano perfino gli storpi convinti di essere miracolati dai nuovi "riti concerto").

 E fu proprio Lennon a scatenare il fanatismo di un altro giovane che si sentì tradito, venne infatti ucciso nel 1980 con una revolverata a bruciapelo, quando ormai Lennon viveva nell'esaltazione dei paradisi artificiali e nella ostentata opulenza.
Non fu l'" Eta' dei Beatles" una nuova epoca, furono solo uno strumento di un epoca!!

Nasceva infatti l'opportunistica plutorockrazia, che divento' consumorockrazia, e arriveremo fino al 1997 quando si trasformerà persino in teo-rock-razia.

Il rock e i Beatles ribelli? diabolici? trasgressivi? libertari? Una balla! Ribelli lo sono tutti i giovani quando hanno meno di venti anni. Poi si adeguano.
I Beatles  erano beat (ribelli) fino a quando conobbero Epstein, che li ripulì, li rivestì, li pettinò bene e disse loro d'ora in avanti fate come dico io, fate i bravi educati  ragazzi, e fate sempre un profondo inchino al pubblico che paga. Solo così diventeremo voi e io ricchi.

Il profondissimo  inchino nella foto di apertura del 1963, non è certo quella dei ragazzi "ribelli" che Epstein aveva incontrato la prima volta al Cavern di Liverpool, "in un locale buio, umido, maleodorante, col rumore assordante, non molto puliti, mangiavano, cantavano, fumavano, sbraitavano, ridevano" (affermazioni di Epstein, in I Beatles, di H.Davies, ed. Longanesi, pag. 122).

Epstein (già un uomo ricco) da poco era entrato nel giovanissimo business dei dischi, fu il loro architetto, il loro ragioniere, il loro manager, il Pigmalione della situazione. Lui persino a mettere dentro il batterista Ringo Star, togliendo dal quartetto proprio Pete Best la cui madre aveva messo su per i quattro giovanissimi amici, in un locale casalingo, il piccolo Club Casbah dove si riunivano a suonare i ragazzi della scuola Quarrybank dove studiava Lennon. Infatti il loro primo  nome era Quarrryman.
Solo nel 1959 spunta fuori in nome Silver Beatles, che ne '60 diventa solo più Beatles.

 Insomma Epstein iniziò a "edificare"  il suo "miracolo" come voleva lui, fino a costruirci sopra in soli quattro anni  una "religione" e un potente impero finanziario. I potenti di turno hanno sempre inventato tante beatlemanie; ogni religione e ogni politica all'inizio è beat = ribelle; è contestazione dei valori correnti in nome di un individualismo anarcoide permeato di istanze irrazionalistiche. Del resto anche beat-ificare significa trasformare l'uomo a "servo di Dio" e molti uomini pur in questa condizione vi trovano la beat-itudine e la felicita'. (cosa c'era di diverso? a sentire molti giovani, nulla)

Quello che mancava in questi anni, anche se erano passati i tempi  più difficili,  era appunto un po' di felicità. C'erano già i mezzi: la televisione, la pubblicità, la rapidità delle comunicazioni, i facili consumi, con i media che li propagandavano tali; ma gli adulti erano ancora imperturbabili, avevano sempre davanti lo spettro gli anni precedenti.
Non c'era del resto, madre o padre di questi giovani che non avesse vissuto 5-6 anni della sua migliore gioventù in quel cataclisma di orrori, di miseria e di fame della lunga guerra o del dopoguerra.
Come potevano dimenticare e rispondere alle sollecitazioni del consumismo dei figli chi aveva ancora i segni dei geloni nelle mani, o conservava ancora nell'armadio (dicendo "non si sa mai") i vestiti rattoppati? Il '63 era ancora un periodo in cui non si buttava via niente. Nelle immondezze c'era proprio solo immondezze. 

Fu così che il mondo del business si rivolse al mondo dei giovani senza le "ferite" nel cuore e nell'anima; bisognava rivolgersi a questi primi 16-18 enni del dopoguerra -e costoro furono contenti di uscire dal grigio ambiente familiare- per fargli vivere (anche se era una illusione - per non dire follia collettiva) la loro beat-itudine, pur rimanendo sempre  "servi" di un sistema.

Il Mondo del business iniziò così ad allargare il suo regno partendo dai giovani ma  poi riuscì a sedurre anche gli adulti e le mature signore, stregate anch'esse dalla minigonna che esce quest'anno, con la sua provocatoria e irritante giovinezza (da imitare ad ogni costo - già preludio di quella rivoluzione sessuale che lacererà del tutto il bempensantismo).

L'immagine dell'eva frustrata salta, e quella dell'adulto serioso anche. Sta alzandosi una ondata ubriacante; e in crescendo ne saranno travolti tutti. 
Lo slogan "se non hai questo non sei felice e non ti godi la vita" oggi fa sorridere anche il più disincantato, ma nei primi anni Sessanta era una cosa seria; si provava una vera frustrazione. Perfino il linguaggio causava avvilimento (come vedremo sotto).

*** CINEMA - FEDERICO FELLINI presenta il film Otto e mezzo Una narrazione confessione dei ripensamenti di una carriera artistica con inquietanti riferimenti alla realta' contemporanea e alle sue contraddizioni.Una autobiografia immaginaria e straordinaria con apparente svagatezza in temi come l'Arte, la Memoria e la Morte. Famosa anche la musica di Rota. Vinse due Oscar, ma soprattutto e' un film che si rivede sempre volentieri. Ha 4 stelle nella storia del cinema. Un capolavoro. ****

*** JOSEPH LOSEY esce con il film Il servo Si impone subito all'attenzione per una profonda critica dei comportamenti degli individui all'interno delle strutture borghesi. Un saggio sui rapporti di classe con la logica di un thriller. Indimenticabile il protagonista Dirk Bogard con il suo ghigno luciferino. Un capolavoro; quattro stelle nella storia del cinema. ****

*** VISCONTI gira Il gattopardo; MONICELLI I compagni; DE SICA Ieri, oggi, domani; KUBRICK Il dottor Stranamore;

*** LETTERATURA - NATALIA GINZBURG (nata Levi) scrive Lessico familiare. La tematica sono i piccoli fatti della vita familiare quotidiana.

*** ARBASINO scrive Fratelli d' Italia. Un viaggio dentro quell'Italia che abbiamo descritto in Storia. I cantieri che nascono come funghi velenosi nelle contrade d'Italia, dove pullula la fauna dei faccendieri. E sono questi gli autori del (loro) Miracolo Economico

*** LUIGI MENEGHELLO dall'Inghilterra dove insegna, ci manda in Italia il suo Libera nos a malo. Nello sfacelo di un'acculturazione anomala e perversa, come l'aveva descritta Pasolini in Ragazzi di Vita, Meneghello cerca ad ogni costo di salvare la memoria di un vivere che sta tramontando con l'integrazione degli immigrati, la lingua ufficiale scritta istituzionale, la televisione. Tutto un mondo che si sta allargando non solo nelle citta' ma anche nei piccoli paesi, persino nelle campagne, riuscendo  perfino a far dimenticare loro il linguaggio, il dialetto, il nome delle cose, e con esso il tramonto di una cultura, e di tutta quella saggezza paesana, che sta scomparendo e che prima era, e aveva, valore esistenziale. E' il momento in cui in Italia si pensa ancora in dialetto e si traduce in una lingua ancora ostica, quasi incomprensibile, quella imparata a fatica a scuola, e che appena usciti si metteva poi da parte.
In questo mondo popolare e dialettale Meneghello fa splendere la sgrammaticata grammatica, il pensiero puro non ancora contaminato dalla modernità, un mondo dove il popolano è ora costretto a viverci ma non capisce e spesso non è piu' capace di esprimersi, di tradurre i propri pensieri.
E' il periodo dove molti italiani per non essere (o non sentirsi) mortificati preferiscono stare zitti. Spesso perfino a casa con i figli, che ora nel '63, hanno già tutti un "diploma" di scuola media.

Troppo immediato il salto. Infatti metà popolazione italiana, 25 milioni ha solo la licenza elementare, 10 milioni non ha un titolo di studio ma sa leggere qualcosa, e 6 milioni sono ancora analfabeti.
In sostanza 41 milioni hanno un vocabolario italiano molto ristretto, e conosce bene solo la lingua parlata (appunto il dialetto locale) e non quella scritta che si parla invece in televisione, e, come se non bastasse, nel nord, i locali non capiscono i 4-5 milioni di immigrati del sud che gli uomini si trovano accanto in fabbrica o le donne nelle bancarella del fruttivendolo; al massimo il primo ti racconta la partita di calcio che ha visto e il secondo come si cucinano le melanzane e i peperoni, ma poi basta, non vanno oltre perche' appena iniziano un discorso su altre cose serie reciprocamente fanno fatica a  capirsi.

***
A Solanto si forma il "Gruppo '63", un'avanguardia, con tante polemiche sulla cultura attuale. Fra gli altri SANGUINETI e UMBERTO ECO.

*** BETTY FRIEDAN pubblica in America il testo piu' significativo per il movimento di liberazione della donna, The Feminine Mystique .

*** PRIMO LEVI pubblica La tregua una narrazione della sua diretta esperienza nel campo di concentramento e del ritorno a casa attraverso una caotica Europa in mezzo alla distruzione e nel caos ideologico totale.

*** EMILIO GADDA pubblica La cognizione del dolore si ritiene essere questa sua opera la migliore come stile dove appare tutta la sua umanità di scrittore.

*** IL CAMPIELLO e' un singolare Premio Letterario che viene istituito a Venezia. Ogni anno le opere vengono inizialmente prima scelte da una giuria poi attraverso un giudizio popolare di trecento lettori viene assegnato il premio al vincitore.

*** ROLF HOCHHUTH provoca scalpore rappresentando la sua commedia Der Stellvertrer: accusa il Vaticano di inazione di fronte allo sterminio nazista degli ebrei, e poi si allarga in una critica severa e spietata su tutta la cultura cristiana occidentale.

*** ARTE - LUCIO FONTANA esegue l'opera Concetto spaziale, inizia la sua poetica dei suoi famosi tagli che indicano il segno sulla materia.

*** ENRICO BAY inizia a porsi all'attenzione con i suoi Generali, ricchi collage dove con un filone tardosurrealista mitizza e ironizza con medaglie a profusione queste figure umane informi.

*** ROY LICHTENSTEIN con la sua arte dei fumetti stupisce, fa quadri dove li ingigantisce tentando di recuperare i vecchi sistemi di comunicazione di massa, condannando cosi' quelli moderni per l'uso che ne fa la società contemporanea. Di quest'anno e' appunto uno delle sue prime opere piu' significative Drowning girl

MUSICA LEGGERA- Nel 1963 è sempre alla ribalta MINA ma stavolta non per le sue canzoni ma per un fatto che segna la storia del costume nazionale. La cantante, il 18 aprile di quell'anno, mette al mondo Massimiliano. Il bimbo è figlio di Corrado Pani, famoso attore teatrale, in quel periodo sposato con una propria collega di lavoro, Renata Monteduro.
Mina entra dunque nell'occhio del ciclone in quanto è diventata ragazza-madre, per di più di un uomo sposato con un'altra donna. La stampa (anche quella non scandalistica) e la televisione (quest'ultima strettamente collegata al mondo cattolico) condannano la cantante che è costretta a subire prima la censura e in seguito un ostracismo dalle scene per circa un anno.
L'Italia si trova di fronte ad una donna che per la prima volta osa sfidare il finto perbenismo e l'ipocrisia latente che serpeggiavano nella moralità nazionale. Ma l'Italia del 1963 non era poi forse così bigotta. Mina infatti tornerà trionfante in TV nel 1964 e soprattutto l'anno seguente con STUDIO UNO.
Il pubblico l'ha capita e le è rimasto assolutamente fedele. Infine la sua vicenda è stata certamente di aiuto per le donne italiane le quali si rendono conto di quanto sia importante il valore della libera scelta nella vita di ogni essere umano.

*** MUSICA LEGGERA - A San Remo vince quest'anno TONI RENIS in coppia con EMILIO PERICOLI con la canzone Uno per tutte, al 2° posto si piazza EUGENIA FOLIGATTI con CLAUDIO VILLA con la canzone Amor, mon amour, my love, e al 3° posto COCKY MAZZETTI e PINO DONAGGIO con la canzone Giovane giovane. Si nota MILVA con Ricorda (qui TUTTI I FESTIVAL FINO AL 2000 > >

FINE

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