ANNO 1970
LA LEGGE SUL "DIVORZIO"
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DIVORZIO
"L'Italia divorzia. Sposa il suo secolo"
commenta il Times
LEGGE SUL DIVORZIO: Alla Camera "ha fortuna" LORIS FORTUNA del PSI con il collega BASLINI ; la loro proposta viene approvata con 325 sì e 283 no. Ci si straccia le vesti in alcuni partiti democristiani e di destra.
Dalla Chiesa vengono anatemi per i cristiani che vi ricorreranno.
Si modificheranno poi alcuni punti, ma ormai non basterà nemmeno il referendum per l'abrogazione. Sulla carta infatti i democristiani dovrebbero vincere perchè puntano molto sulle donne (timorate da Dio), ma molte donne all'inferno cristiano non ci pensano, preferiscono sottrarsi all'"inferno" familiare di un matrimonio fallito, smettere di fare la serva a un marito che gli ha in certi casi tolto la dignità come persona, oltre che come donna.
(Andra' ancora peggio al referendum per l'aborto dove gli italiani diranno no il 17 Maggio 1980 con un 67,9% contro l'abrogazione della legge n. 194)
I DIVORZI PRIMA E DOPO LA LEGGE. Separazioni e Divorzi 1946 (4200), 1947 (4696), dal 1951-'60 (media anno 5000), dal 1961-'70 (media anno 5500), 1971 (29.000 primo effetto della legge), dal 1972-'80 (media anno 40.000), dal 1981-'85 (media anno 45.000), dal 1986-'95 (media annua 65.000- cioè il 22% dei matrimoni)Da notare che i matrimoni dal 1946 al 1970 erano di media 400.000 all'anno, mentre nell'ultimo periodo degli anni '90 i matrimoni saranno 295.000 all'anno. Prima si separava o divorziava una coppia ogni 80, mentre negli anni '95 un matrimonio su 4,7 fallisce. Ma in questa media, molto diversi sono i dati regionali (anno 1994)
Val d'Aosta 1 su 2--Liguria 1 su 2,1-Piemonte 1 su 2,6 Lombardia 1 su 3,2--Alto Adige-TN 1 su 3,5--Veneto 1 su 4,8--Friuli 1 su 2,4--Emilia R. 1su 2,5-Toscana 1 su 3,0 --Marche 1 su 4,9- Umbria-Lazio 1 su 4,0--Abruzzo 1 su 6,7--Molise 1 su 11,3-Basilicata 1 su 14,2 Calabria-Campania 1 su 9,0--Puglia 1 su 9,8--Sardegna-Sicilia 1 su 6,8.
E' evidente che dopo tale precarietà nel matrimonio la tendenza alla bassa procreazione diventa un fenomeno molto legato alle disinvolte separazioni e al divorzio. Fenomeno abbinato poi ad altri fattori (migrazione interna, carenze sociali, emancipazione della donna) che incideranno e sconvolgeranno la demografia del Paese.
Ma uno di questi fattori é indubbiamente costituito dalle migliori condizioni economiche della coppia, per gli impegni di lavoro di entrambi, ma è soprattutto l'emancipazione della donna che ha spazzato via il più grosso pregiudizio; può benissimo vivere sola, e con il suo lavoro può pensare a se stessa e ai figli nel caso già avuti.
Guardando la dinamica negli ultimi 20 anni sia nelle regioni meridionali che in alcune sacche povere dell'Italia del Nord, troviamo che il reddito della zona ha sempre un legame con la percentuale dei divorzi e non incide affatto la mentalità conservatrice arcaica, del sentimentalismo marcato, i pregiudizi locali o la tradizione cattolica.
Insomma è l'indipendenza economica che ha cambiato i pregiudizi e la morale. Certe concezioni giudaiche-cristiane sono cambiate anche in quelle zone tipicamente fino a ieri molto condizionate da queste. Vedi ora il divorzio e vedremo più avanti pure il fenomeno del ricorso all'aborto, ancor più legato a quelle concezioni.
C'e'' insomma in questi anni Settanta (con il "dissenso") un forte declino del cattolicesimo popolare tradizionale, che invece nei decenni precedenti (soprattutto in quello contadino) vincolandosi a un partito, alla DC (un vincolo molto sofferto da Pio XII con De Gasperi) credeva come in passato di riuscire a guidare la vita civile del Paese in ogni sua espressione.
Era convinta la Chiesa, con alcuni politici integralisti della DC, e con tutti i mezzi a disposizione (censure a 360 gradi, madonne piangenti o pellegrine, scomuniche, anatemi, clientelismo assistenziale, favori nelle istituzioni locali ecc. ecc.) di aver imposto al cittadino italiano la morale cattolica piu' intransigente, il timore di Dio, e di aver creato su queste la propria egemonia che permetteva di monopolizzare le coscienze.
(ci vengono in mente gli apparati propagandistici di Gedda, i suoi Comitati Civici, le sue crociate, le sue mobilitazioni, le sue legioni della fede, le armate di Cristo, ecc ecc. Era Gedda che dominava dal 1948 al 1960, sempre presente in cielo, in terra e in ogni luogo) VEDI GEDDATutte iniziative che si rivelarono essere solo propagandistiche, folcloristiche, tripudi collettivi ma senza i contenuti piu' profondi, e con tanta incapacita' di capire i tempi, e quindi tutte destinate a un grande clamoroso fallimento. (in seguito sentiremo molti "mea culpa")
L'Italia correva veloce in una direzione, anche se erano incapaci autonomamente i "nuovi" cittadini di elaborare nuovi modelli, creare in sostituzione altri valori, scorgere nuovi punti di riferimento. Ognuno a un certo punto del suo cammino in mezzo a tante carenze politiche e a un forte conservatorismo intransigente della Chiesa, dovette arrangiarsi da solo per risolvere i suoi piccoli e grandi problemi materiali e di coscienza che venivano a crearsi dentro le realtà quotidiane.
Per molti non fu facile, mentre per altri l'ipocrisia, la spregiudicatezza, l'intrallazzo, divento' routine. Mentre chi "guidava" il Paese e le Coscienze rimase a guardare o a strattonarli verso altre direzione, su vecchi sentieri rivoluzionari o sanfedisti, pur essendo loro stessi ciechi ed incapaci di prendere una precisa direzione.Che erano ciechi anche nelle piccole cose lo possiamo a distanza di decenni scoprire. Basta vedere tutte le espressioni culturali di questi anni dove si abbatte' la scure della censura. Che ci fanno perfino sorridere, quasi di compassione. Riguardiamoci oggi il film Poveri ma belli, e cerchiamo di capire in quale punto videro il pornografico in questa pellicola.
Anche uno sprovveduto degli anni 1960-'70 avrebbe capito vivendo in mezzo alla gente che le cose stavano cambiando, e che coloro che ritardavano o soffocavano certe modeste, ingenue e necessarie "aperture", apparivano delle figure patetiche, bigotte, anacronistiche, fuori dal tempo. E si' che per cultura, istruzione e mezzi a disposizione, l'intellighenzia poteva meglio di chiunque altro capire o almeno intuire il cambiamento che si stava verificando dentro la societa'.
Macchè, i più ignoranti si dimostrarono loro.E che la societa' stava cambiando basterebbero solo i dati dello sviluppo della motorizzazione, dei telefoni, della televisione, e della spesa giovanile di questi anni. (gli acquisti di questa fascia in poco piu' di un decennio come spesa pro-capite, si quintuplicarono).
Riguardo alla motorizzazione i sociologi affermano che "è stata proprio questa "accelerata mobilita' sociale" a provocare i mutamenti nella societa' italiana. Tutto il resto, direttamente o indirettamente legato a questa mobilita' - mercato e permissività, costume e stile di vita - se li trascino' dietro".
E se così fosse, allora avrebbero ragione i bistrattati politici e le oscene scelte programmatiche fatte dai governi negli anni 1950-'70, e gli Agnelli e i Pirelli passerebbero per benefattori.Peccato che a contraddire platealmente la tesi dei sociologi di sopra, c'e' l'esperienza del Giappone. Questo Paese prima pensò alle infrastrutture, ai trasporti, alla tecnologia, all'istruzione, ai servizi, ai libri, ai giornali, e solo dopo iniziò a produrre auto (2 camion ogni 1 auto prodotta, mentre in Italia 0,8 camion ogni 10 auto).
Renzo Arbore inizia quest'anno "Alto Gradimento"! Mike Bongiorno va in onda con il "Rischiatutto". I titoli rispecchiano proprio le due realta' del Paese. Una parte dell'Italia "gradiva", era soddisfatta e stava vivendo una relativa opulenza, l'altra quella senza una meta, un programma, una guida, iniziò a "rischiare tutto".
140 ANNI DI
NASCITE - MATRIMONI - DIVORZI - ABORTI
(dal Libro-Agenda "FINO AL 2001 E ....RITORNO" di Francomputer- Copyright - deposito SIAE)Anno
Popolaz. It.
Nati x 1000
Nascite media anno
Aborti media anno
Matrimoni
Separazioni- Divorzi
1861
22.300.000
36,6
946.000
non rilevati
189.000
(?) 3.000 circa
1871
27.300.000
36,9
1.010.000
non rilevati
209.000
(?) 3.000 circa
1881
28.900.000
37,8
1.106.000
non rilevati
231.000
(?) 3.000 circa
1891
29.100.000
35,0
1.098.000.
non rilevati
228.000
(?) 3.000 circa
1900
32.900.000
32,7
1.089.000
non rilevati
255.000
(?) 3.000 circa
1910
35.800.000
27,2
971.000
non rilevati
237.000
(?) 3.000 circa
1920
38.400.000
28.2
1.097.000
non rilevati
317.000
(?) 3.000 circa
1930
41.600.000
24,9
1.026.000
non rilevati
276.000
(?) 3.600 circa
1940
47.000.000.
20,9
937.000
non rilevati
273.000
(?) 3.800 circa
1950
49.000.000
18,5
860.000
non rilevati
328.000
(?) 4.500 circa
1960
52.300.000
17,7
929.000
non rilevati
397.000
(?) 4.800 circa
1970
55.300.000
16,3
906.000
non rilevati
385.000
(?) 5.600 circa
1971-77
55.400.000
14,8
816.000
non rilevati
404.000
19.000
1978-80
55.800.000
11,0
644.000
203.000 (2)
305.000 (0)
26.000
1981
56.100.000
11,0
623.000
224.000
306.000
43.500
1982
56.600.000
10,9
618.000
234.000
307.000
45.400
1983
56.700.000
10,3
600.000
231.000
303.000
43.900
1984
56.750.000
10,2
587.000
227.000
302.000
49.300
1985
56.800.000
10,6
575.000
210.000
299.000
49.500
1986
56.800.000
10,4
561.000
197.000
310.000
52.400
1987
56.800.000
10,3
560.000
191.000
315.000
49.000
1988
56.900.000
10,1
577.000
179.000
311.000
50.000
1989
56.900.000
10,1
557.000
171.000
312.000
50.000
1990
56.950.000
9,6
580.000
165.000
310.000
50.000
1991
57.980.000
9,5
559.000
160.000
309.000
50.000
1992
57.000.000
9,4
575.000
155.000 (3)
303.000
50.000
1993
57.000.000
9,3
547.000
140.000
307.000
50.000
1994
57.100.000
9,1
488.000
131.000
299.000
50.000
1995
57.200.000
8,8
488.000
130.000
266.000
52.000 - 27.000 (1)
1996
57.300.000
9,9
526.000
130.000
272.000
57.000-32.000
1997 57.550.000 10,5 540.000 131.000 270.000 60.000-33.000. 1998 57.613.000 10,6 532.000 130.000 276.000 62.000-33.000 1999 57.979.000 10,7 537.000 130.000 278.000 64.000-34.000 2000 57.844.000 10,6 543.000 132.000 277.000 71.000.37.000 2001 56.300.000 10,5 529.000 135.000 270.000 75.000-40.000 2002 57.000.000 10,4 530.400 135.000 265.000 79.000-41.000 2003 58.000.000 10.9 531.200 134.000 264.000 81.000-43.000 2004 58.462.375 10,5 553.000 135.000 247.000 88.000-45.000 2005 58.500.000 10,5 563.000 134.000 245.000 82.000-47.000 2006 58.700.000 10,6 560.000 133.000 245.000 80.000-49.000 2007 59.130.000 10,4 563.000 131.000 250.000 81.000-50.000 2008 59.620.000 10,3 576.000 130.000 246.000 84.000-54.000 2009 60.045.000 10,5 569.000 130.000 (4) 230.000 (0) 86.000-54.000
(0) Sono compresi i matrimoni civili e religiosi.
Matrimoni nel 2011. In Italia ci si sposa sempre meno e si preferisce sempre più il rito civile a quello religioso. - Secondo i dati dell'annuario dell'Istat: Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%) ma nelle regioni del Nord quello civile nel 2011 ha fatto il sorpasso e prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello celebrato in chiesa.
Sono sempre di più le coppie che decidono di sposarsi davanti all'ufficiale di stato civile, da 79 mila nel 2010 a 83 mila nel 2011. E' soprattutto nelle regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale, dove la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso è del 76,3%, contro il 48,3% del Nord e il 50,1% del Centro.(1) Il 1° Dicembre 1970 viene approvata definitivamente la Legge del Divorzio (confermata poi con il referendum del 1974). Le altre cifre citate negli anni precedenti si riferiscono ad annullamenti della Sacra Rota o a scioglimenti per morte presunta.
Mentre le cifre degli ultimi 18 anni sono in difetto perché per varie ragioni (compromessi vari fra coniugi - per alti costi - non punibilità dell'adulterio ecc.), alle separazioni e ai divorzi legali si sono diffuse le separazioni di fatto.
(ma attenzione: La separazione di fatto non produce alcun effetto sul piano giuridico, né è sufficiente a far decorrere il termine di tre anni per addivenire al divorzio. Inoltre, sebbene la separazione di fatto non sia sanzionata da alcun provvedimento dell'autorità giudiziaria, l'allontanamento di uno dei due coniugi dall'abitazione familiare o l'instaurazione di relazioni extra-coniugali potrebbero essere motivo di addebito della separazione nel caso di separazione giudiziale. Infatti su entrambi esiste la minaccia di una denuncia di adulterio, con le conseguenze patrimoniali, tutela dei figli ecc. ecc,
Unico vantaggio sulla separazione di fatto - di due che si erano un giorno amati - è solo quella di una vita serena senza che alberghino sotto lo stesso tetto insofferenze, sgarbi di ogni genere, rancori.In Italia, le coppie di coniugi che chiedono al tribunale la separazione legale sono tra nove e diecimila ogni anno, ma quelle che si separano di fatto, per conto proprio e senza l’intervento di magistrati, sono circa quarantamila. Il primo dato è controllabile, il secondo è fatto a stima: gli ottimisti dicono oltre trentamila, i pessimisti arrivano a quasi cinquantamila l'anno. Ciò significa che circa quattro milioni di cittadini vivono come dei fuorilegge del matrimonio.
Statisticamente la percentuale dei casi di separazione giudiziale promossi dalle donne al Tribunale si calcola intorno al 70%, ma anche le numeose separazioni consensuali in realtà scaturiscono dalla volontà della donna.
Di contro gli uomini, quasi mai sono gli artefici della domanda giudiziale di separazione, ne promuovono meno ma solo perché sono più preoccupati delle conseguenze personali e patrimoniali. Una causa di questo genere dura anni, e può costare cifre iperboliche. Ma spesso la colpa é solo sua, perché non dimentichiamo che statisticamente quasi il 90% delle relazioni extra coniugali vengono iniziate proprio dagli uomini, anche se spesso a carattere fisico più che sentimentale. Mentre quest'ultimo per la donna e importante se non di più rispetto il rapporto fisico.
La donna non è interessata, salvo rare eccezioni, ad un rapporto fisico con un soggetto nei cui confronti non provi preventivamente una qualche forma di affetto. Né in genere, una volta che si senta pienamente appagata sentimentalmente e fisicamente dal rapporto stabile con un uomo, dal quale si senta protetta e curata, è interessata alla ricerca di rapporti sessuali con altri possibili partner.
Il DIVORZIO é stato introdotto dell'ordinamento italiano con la legge del primo dicembre 1970 numero 898 modificata dalle legge 1 agosto 1978 e dalla legge 6 marzo 1987 numero 74.
La legge non parla espressamente di divorzio, ma di casi in cui si verifica lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili. Si distinguono, in primo luogo, le ipotesi di matrimonio celebrato con rito civile rispetto a quello celebrato con rito religioso.
"""" rispetto matrimonio civile l'articolo 1 della legge espressamente parla di " scioglimento del matrimonio ", mentre per il matrimonio religioso regolarmente trascritto si parla di " cessazione degli effetti civili conseguenti alla trascrizione al matrimonio """".
La ragione della differenza è evidente, perché il matrimonio religioso non può essere sciolto dalla giurisdizione italiana che può, invece, intervenire sugli effetti civili. In altre parole mentre il matrimonio religioso come atto è di competenza della sola giurisdizione ecclesiastica, il matrimonio civile inteso come rapporto è di competenza della sola giurisdizione civile.
In tutti e due i casi lo scioglimento del matrimonio o la cessazione degli effetti civili sono pronunciate dal giudice quando, dopo l'esperimento del tentativo di conciliazione, si accerta che non può essere mantenuta o ricostituita la comunione spirituale e materiale tra i coniugi per i motivi indicati dalla stessa legge dell'articolo 3.(2) Il 29 Giugno 1978 il Senato approva la Legge sull'Aborto, con 160 SI e 148 NO. La Camera l'aveva approvata il 14 Aprile con 306 SI (Pci, Psi, Sinistra Indipendente, PSDI, PRI, PLI) e 275 NO (DC, MSI, Dem Naz, DP, Radicali). Sconosciute le cifre degli altri anni presi in esame che comunque si pensa, quelli clandestini non erano poi molto inferiori a quelli successivamente legalizzati. Negli annali storici degli ospedali la percentuale dei ricoveri per emorragie dovuti agli aborti "casalinghi" o "clandestini", sia prima che dopo la legge, nei primi anni, rimasero quasi identici.
(3) Apparentemente sembra che diminuiscono gli aborti, in effetti le percentuali si mantengono quasi uguali agli anni precedenti. Infatti le interruzioni di gravidanza fanno diminuire le nascite e quindi di conseguenza anche la presenza di femmine nate. Ricordiamoci che la metà delle nascite è composta di feti di sesso femminile che provocano successivamente dopo 15-18 anni la mancanza di fattrici. Negli anni 1940-50 in media nascevano 510.000 donne, mentre negli anni 1985-95 ne sono nate in media solo 255.000. E se queste figlie si comporteranno come le madri, dimezzeranno ancora la cifra in 125.000, e queste a loro volta le seguenti a 63.000; fino all'irreversibile estinzione. (per andare a pari nascite del 1940-1950, nel dopo 2010 ogni donna dovrebbe almeno mettere al mondo 4 figli.
Contrariamente a quanto si pensa il numero di femmine nate sono inferiori a quelle maschili come numero, e inoltre (un retaggio arcaico soprattutto nei paesi rurali) sono pure maggiori gli aborti di sesso femminile. Poi però le donne (così penalizzate da antichi pregiudizi maschili ("in casa una femmina basta e avanza") si rifanno, e campano più degli uomini (6 - 7 anni) e diventano più numerose come numero.
Secondo le stime relative al 2011, la speranza di vita alla nascita migliora sia per gli uomini (79,4) che per le donne (84,5), grazie all'influenza positiva della riduzione dei rischi di morte a tutte le età.(4) Matrimoni nel 2011. In Italia ci si sposa sempre meno e si preferisce sempre più il rito civile a quello religioso. - Secondo i dati dell'annuario dell'Istat: Il matrimonio religioso resta la scelta più diffusa (60,2%) ma nelle regioni del Nord quello civile nel 2011 ha fatto il sorpasso e prevale con il 51,7% rispetto al 48,3% di quello celebrato in chiesa.
Sono sempre di più le coppie che decidono di sposarsi davanti all'ufficiale di stato civile, da 79 mila nel 2010 a 83 mila nel 2011. E' soprattutto nelle regioni meridionali a prevalere un modello di tipo tradizionale, dove la percentuale dei matrimoni celebrati con rito religioso è del 76,3%, contro il 48,3% del Nord e il 50,1% del Centro.
FINE
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