ANNO 1974

CRONOLOGIA DELL'ANNO ( 2a PARTE )

MESE PER MESE

1- 18 GENNAIO - Torino é in crisi, la "mazzata" auto ferme, il costo della benzina, le pressioni sindacali, sta mettendo in ginocchio il Signore del Nord.
A dare spallate a tutto il comparto del triangolo industriale del Nord è CEFIS, che non solo mette a disagio tutti (compreso quello che lo aveva aiutato, Cuccia, il primo a sinistra nella foto) con i suoi colpi di mano, ma ormai ha in mano i politicanti che erogano i finanziamenti che gli permettono di mettere in difficoltà chiunque, anche gli Agnelli. Molti pamphelt di questo periodo, danno la Grande Famiglia ormai per spacciata. Mentre qualcuno a Roma ha già pronto dei fantomatici dossier che dovrebbero distruggere la grande azienda torinese. Non ultime le Brigate Rosse che stanno studiando un clamoroso sequestro su Torino, o su Milano, dove qui l'obiettivo é PIRELLI (a destra nella foto).

La stessa Confindustria non sa chi mettere al vertice. Proporranno a molti la presidenza, ma la poltrona é bollente, e l'unico ad accettare con poca voglia é proprio GIANNI AGNELLI che pone però un limite: "Al massimo ci resto un anno". Certo non lo fa per sacrificarsi, ma pensa per prima cosa alla sua azienda e come interloquire con governo e sindacati.


La situazione è molto delicata e complessa e le esigenze dei tre interlocutori appaiono contrastanti. L'adeguamento al costo della vita lo vogliono ad ogni costo i sindacati; gli industriali pur tenendo conto della crisi e del costo del denaro non si tirano indietro ma temono di non essere più competitivi e quindi di perdere fette di mercato con l'estero che secondo loro aggraverebbe ancora di più la situazione occupazionale; ma il terzo incomodo é il governo che ha la preoccupazione che ogni aggiunta di massa salariale crea l'effetto inflazionistico, e quindi rema contro. La logica è proprio lapalissiana ma anche cinica: "facciamo mancare soldi in tasca, i cittadini così non acquistano, e noi non importiamo nulla, così la bilancia dei pagamenti è salva".

 In questo 18 gennaio in un convegno di giovani industriali, proprio GIANNI AGNELLI si esprime a favore di riforme "di struttura" e di una seria programmazione economica. Assidui diventano i colloqui con CARNITI finora "congelato" ai colloqui.

Qualche disgelo avviene; infatti, già in questi primi mesi dell'anno l' industriale torinese non calca la mano a pugno, é distensivo. Da liberale moderno com'era definito (La Malfa è l'uomo politico che gli è più congeniale - e come interlocutore alla fine dell'anno avrà proprio La Malfa), ritorna ad avere una concezione "socialdemocratica", quella del consenso, una strategia simile a quella del suo "maestro" e anche suo tutore, VITTORIO VALLETTA.

Ecco cosa dirà poi Agnelli dopo un intero  1974 "caldo" che sta solo ora iniziando, già nel mese "freddo" di gennaio: "D'ora in avanti prima di chiedere la procedura della Cassa Integrazione sentiremo i sindacati. La conseguenza é un primo avvicinamento alla conoscenza e quindi alla responsabilità nella gestione dell'azienda. Ora speriamo che il rapporto del vertice scenda e coinvolga anche la base". Insomma ora cercate di convincere gli operai.

Così conciliante e opportunista Agnelli che il prossimo gennaio (già Presidente della Confindustria) firmerà con le tre confederazioni un importante accordo sulla contingenza (il punto unico per tutte le categorie - il punto pesante). Un capitolo nuovo, con nuovi rapporti con i sindacati che in pratica otterranno quello che era l'"atavico" e ambito  sogno delle tre confederazioni: la "responsabilità nella gestione delle aziende". Si evitano così - dicono- numerose conflittualità. Ma poi il sindacato reso euforico da questi successi, invadendo troppo il terreno del management, inizia da solo a lastricarsi il cammino di ostacoli, fino al famoso 14 ottobre del 1980, quando nella marcia dei 40.000 subirà una sconfitta, e il management -appoggiato dalla base- si riapproprierà dell'azienda.

 20 GENNAIO - Una manifestazione del Partito Radicale al Teatro Adriano di Roma promuove la raccolta di firme per "Otto referendum contro il regime". Ma il più importante è quello per l'abolizione delle norme del Codice Penale che vieta l'aborto in determinati casi, come quello terapeutico o per stupro.

 25 GENNAIO - Sciopero (a pochi giorni dal disgelo e dall'atteggiamento conciliante) alla Fiat a Torino per rinnovo del contratto integrativo. E' lo spunto per FANFANI per pronunciare un discorso e mettere il mondo politico sindacale in un mare di polemiche. La linea di condotta del sindacato è turbata dalle sue dichiarazioni allusive;  afferma che è  "una necessità urgente proteggere il sindacato da "ipoteche politiche". - Ma è un fatto che l'intervento di Fanfani si sta rivelando la più pesante ipoteca politica che negli ultimi anni non sia stata mai accesa sul processo unitario e sulla strategia che il sindacato sta discutendo per "organizzare una risposta di massa alla preoccupante involuzione politica provocata dall'inerzia e dalla passività dei pubblici poteri". Ma è chiaro che proprio questo suo programma (che perfino all'estero riconoscono valido, e dicono che "è  l'unico vero potere esistente in Italia") susciterà polemiche, persino dentro un'ala della democristiana CISL:  una forza di destra rema contro, ed è sempre in aspra polemica con la CGIL. (vedi 22 febbraio).

 

( il trio PI-RU-BI )

1 FEBBRAIO - Escono i giornali con titoli a 8 colonne. La truffa dei petrolieri. Dati falsi per ottenere l'aumento della benzina. Si parla di trenta miliardi di "bustarelle" a funzionari ministeriali e forse -si afferma- ad importanti uomini politici. La magistratura apre un'inchiesta giudiziaria sulle tangenti che politici del PSI, della DC, del PSDI e del PRI avrebbero ricevuto dall'Unione petrolifera italiana per aumentare il prezzo della benzina. Gli italiani così scoprono che sono andati a piedi la domenica solo perché qualcuno aveva interesse a fare soldi a palate con quello che possedeva in stoccaggio nei grandi serbatoi delle raffinerie.

9 FEBBRAIO - Mandato di cattura contro l'ex presidente dell'Unione petrolifera che avrebbe pagato più di un miliardo per indurre l'Enel a sviluppare le centrali termoelettriche e non quelle nucleari. Anche qui gli italiani scopriranno molto più tardi che tutte le campagne popolari antinucleari furono fatte solo per far desistere i politici dal costruire centrali a combustibile nucleare. Fra l'altro c'era il paradosso che molti italiani proprio non capivano: mancava petrolio e si volevano fare proprio ora un tipo di centrali che funzionano solo col petrolio. Si mobilitarono solerti scienziati per criminalizzare il nucleare, si spinsero e si foraggiarono i promotori delle manifestazioni di piazza anti-atomo e pochi si resero conto che l'unico scopo era quello di assicurarsi per almeno altri venti/trenta anni le forniture di petrolio per le centrali termiche (lo abbiamo spiegato nei dettagli in SCIENZA lo scorso anno, 1973 - Vedi)

 10 FEBBRAIO - Il CIP stava già riunendosi per aumentare un'altra volta il prezzo della benzina e degli alimentari, ma i nuovi sviluppi della situazione e la piega delle indagini della magistratura sullo scandalo dei falsi costi dei petrolieri hanno consigliato il governo di rinviare i rincari, solo per non perdere la faccia davanti a milioni di cittadini presi in giro con le domeniche a piedi. 

 16 FEBBRAIO - Nel pieno della lotta che va facendosi sempre più tesa ed esasperata tra i due schieramenti in vista del referendum per il sì e il no all'abolizione del divorzio, 92 intellettuali cattolici platealmente escono all'aperto e firmano un appello in favore del no all'abolizione della legge sul divorzio.

 20 FEBBRAIO - Il Consiglio dei ministri aumenta il prezzo della benzina super da 200 a 260 lire il litro e decreta la circolazione delle auto a targhe alternate con l'ultimo numero pari o dispari. L'ingegno degli italiani diventa inesauribile anche in questa occasione: si affittano perfino le auto "giuste" a chi la domenica è appiedato. Per chi ha invece due o più automezzi non é un problema. Come il solito a rimanere appiedato é solo il "povero" con una sola auto, e fra poco gli tasseranno anche quella, nonostante abbia un'utilitaria. (con l'una tantum)

 22 FEBBRAIO - La serie di scioperi nazionali continua per i miglioramenti salariali. E' il turno degli insegnanti che scendono in piazza appoggiati dalle tre confederazioni sindacali CGIL, CISL e UIL. Nella CISL esistono però forze frenanti che agiscono per conto della destra democristiana. Il dibattito all'interno di questo schieramento ha messo in evidenza una contrapposizione tra due linee, tra le due politiche. Ma anche quella espressa dalle forze moderate non è riuscita a fornire motivazioni convincenti.  Ed entrambe nessuna coerenza con l'esperienza che il sindacato ha vissuto in questi mesi per arrivare ad una unità.

In sostanza la destra sindacale rimprovera alla maggioranza di proporre una linea "conflittuale"; sostiene che il sindacato non dovrebbe ricorrere all'arma dello sciopero, ma "offrire la propria disponibilità" per "una maggiore flessibilità contrattuale del fattore lavoro", in altre parole accettare un maggior sfruttamento della manodopera per abbassare i costi.

La posta in gioco di questo aspro dibattito è che se questa linea prevalesse, tutto il movimento sarebbe ricacciato indietro, e il terreno guadagnato in questi anni di lotta per l'unità andrebbe perduto.

Nei giornali conservatori questa posizione della destra riscuote molti consensi, mentre altri affermano che il sindacato non può essere ridotto a fare l'interlocutore di comodo del governo e dei padroni, i lavoratori alla fine si "sveglierebbero" e li punirebbero (in parte è proprio quello che accadrà in seguito, l'intransigenza farà perdere lungo la strada -nei prossimi sei anni- molti consensi, fino al 1980 quando nelle fabbriche si ristabilisce l'autorità del management, e d'imperio Craxi nel '84 taglia (e non si era mai visto in materia di contratti) i punti della contingenza e troveremo solo la CGIL, e nemmeno tutta, a ribellarsi.

 27 FEBBRAIO - Altro sciopero generale unitario di 4 ore per l'occupazione, i salari e per gli investimenti pubblici.

 28 FEBBRAIO - UGO LA MALFA si dimette da ministro del Tesoro per divergenze con il socialista GIOLITTI sulla politica economica che vuole impegnata sull' "austerità necessaria in conseguenza della crisi petrolifera". Le più grosse divergenze sono quelle che riguardano la concessione di un grosso prestito richiesto al Fondo Monetario Internazionale (1 miliardo e 200 milioni di dollari) ma pur dettando condizioni capestro (garanzie con le riserve auree) il problema è un altro: dove andranno a finire poi - si chiede La Malfa - questi soldi? Certo non a progetti "congiunturalmente utili", che politici, imprese e sindacati non hanno mai ne concordato né presentato, quindi il destino di questo fiume di denaro come il solito si prosciugherà nelle "cattedrali inutili" e nei corridoi dei partiti.

Inizia un periodo per il governatore GUIDO CARLI molto scomodo. Accade a tutti i banchieri del mondo quando entrano in frizione con i politici, ma in Italia è peggio che altrove, perché il banchiere centrale non ha come interlocutore soltanto il ministro del Tesoro, ma anche il suo partito, le varie correnti del partito del ministro, gli altri partiti della coalizione, ed infine i possibili alleati di domani, inclusi i sindacati.

CARLI si sente usato e strumentalizzato, gli pesa la mancanza d'autonomia e la perdita d'autorevolezza, anzi ha l'impressione che lo si voglia usare come il capo espiatorio di tutti i mali d'Italia; comincia a meditare le dimissioni.

2 MARZO - L'uscita del PRI e dello stesso LA MALFA come ministro del Tesoro, portano alle inevitabili dimissioni del IV governo RUMOR.

Il 6 marzo è nuovamente incaricato a formarne un altro; il 14 presenta la nuova coalizione, sempre di centrosinistra ma questa volta lasciando fuori il PRI che fornisce solo il suo appoggio esterno.

 8 MARZO - A Torino la lunga dura lotta dei sindacati con la Fiat, iniziata il 25 gennaio scorso con tanta rigidità e contrasti termina alla fine con la direzione aziendale che concede a tutti i lavoratori, un aumento in media di circa 20.000 lire mensili. Purtroppo non siamo nel periodo del "miracolo economico", ma siamo in piena crisi dell'auto, e questi oneri aggiuntivi vanno ad incidere sui profitti dell'azienda che in ottobre sarà costretta a ripiegare su forme varie di "assistenza", come la cassa integrazione per 65.000 operai (vedi il 2 ottobre).

 14 MARZO - Quinto governo RUMOR. Un tripartito DC, PSI, PSDI, con l'appoggio esterno del PRI e della SVP. Un governo che il 23 marzo ottiene la fiducia alla Camera con 343 sì (DC, PSI, PSDI, PRI, SVP) e 231 no. Mentre al Senato il giorno 27 riceve 183 sì e 119 no.

Impiegano più tempo a formarlo e a votarlo che non ad esercitare il proprio mandato governativo, infatti, dura nemmeno settanta giorni, il 10 giugno è già dimissionario (vedi 10 giugno).

 30 MARZO - L'industriale PIAGGIO è coinvolto e incriminato dalla magistratura per finanziamenti al fantomatico gruppo dei servizi segreti deviati, detto della "Rosa dei Venti". Quella struttura parallela del SID, composta da militari e civili, collegata a strutture sovranazionali sorte in ambito Nato con lo scopo di lottare con ogni mezzo contro il comunismo. Il teorema che quest'organizzazione sia quella che coordina gruppi eversivi è del giudice Tamburino che il 13 gennaio ha fatto arrestare il colonnello AMOS SPIAZZI e lo scorso novembre il generale FRANCESCO NARDELLA insieme al colonnello ANGELO DOMINONI.

 

17 APRILE - Dopo i vari scandali dei "fondi neri" di alcune importanti aziende come la Montedison del prima-Cefis, dell'Anas, dell'Enel e del recente scandalo dei petrolieri, la proposta di legge per il finanziamento pubblico dei partiti subisce un'accelerazione;  sia alla Camera sia in senato la legge è votata in un paio di giorni. Sono stati anche decisi gli importi da distribuire ai partiti: 45 miliardi l'anno, più altri 15 quando vi sono le elezioni. A votare contro la legge troviamo solo il PLI. La buon'intenzione è quella di far evitare che i partiti per finanziarsi siano "costretti" (!) ad accettare "regali" molto compromettenti.

 18 APRILE - Fulminea impresa di un commando di cinque uomini delle Brigate Rosse. Rapito a Genova il magistrato SOSSI. "un uomo al centro di mille polemiche" titola il Corriere della Sera. Un protagonista di clamorose vicende giudiziarie e PM al processo contro la banda del "22 ottobre". Esattamente un anno prima il giudice rilasciò dichiarazioni di gran soddisfazione quando la corte comminò pene pesantissime (tra cui quattro ergastoli) per quasi tutti gli imputati, i responsabili del sequestro GADOLLA, e dell'uccisione del fattorino FLORIS. (la foto fece il giro del mondo, quella dove uno dei banditi seduto sul sellino posteriore di uno scooter, girandosi, spara con il braccio teso verso il fattorino, freddandolo).

"Roma . Lotta Continua in un comunicato afferma che il rapimento del giudice Sossi "ha uno squisito sapore di provocazione, tesa ad assecondare una grossolana operazione reazionaria condotta dalla destra DC in combutta col MSI" per "accreditare la tesi di un sequestro politico programmato e compiuto dalla sinistra" (Comun. Ansa 19 apr, ore 01.43)

Ma sono subito smentiti da un altro comunicato: "Genova - Un nucleo armato delle Brigate Rosse ha arrestato e rinchiuso in un carcere del popolo, ove verrà giudicato. Sossi è una pedina fondamentale dello scacchiere della controrivoluzione, un persecutore fanatico della classe operaia, del movimento degli studenti, dell'organizzazione della sinistra in generale e della sinistra rivoluzionaria in particolare" (Comun. Ansa, ore 10.27)

SOSSI a Genova non gode molta simpatia, e soprannominato "dottor manette" e pur non dichiarandosi di destra affermava: "Mi chiamo fascista soltanto perché voglio far rispettare la legge". E' lui che che ha iniziato ad indagare su DARIO FO e la moglie FRANCA RAME, ritenendo che la loro organizzazione "Soccorso rosso" altro non era, che una struttura in cui si celerebbe un piano eversivo per fomentare una rivolta nelle carceri italiane.

Lo scontro con Dario Fo fu particolarmente violento e pesante durante una conferenza stampa dell'attore del 13 ottobre 1972: "La sua è una farsa che rappresentata a teatro finirebbe a fischi".

Lo strano è che dopo il rapimento di Sossi, dopo cinque giorni il 24 scoppia proprio a Genova la rivolta nelle carceri, e il 9 maggio sempre con Sossi in mano ai sequestratari la rivolta scoppia anche nel carcere di Alessandria, e vi scorre molto sangue, 7 morti (di cui 5 ostaggi) e 14 feriti gravi. (vedi 10 maggio).

Ma la sfida tra Brigatisti e Giustizia inizia ora e si protrarrà fino al 23 maggio (vedi).

 18 APRILE - GIANNI AGNELLI è designato presidente della CONFINDUSTRIA. Lo riporta il Corriere della Sera di oggi. Elezione quasi all'unanimità a voto segreto, 88 sì, 8 bianche, 2 no. E' una svolta nella storia della CONFINDUSTRIA. Una difficile scelta quella dei vertici del capitalismo italiano. Molti designati hanno rifiutato la carica: come Pirelli, Visentini e Umberto Agnelli. E lo stesso Gianni Agnelli, appena eletto si è affrettato a ricordare che non resterà in carica per tutto il biennio ma solo fino alla fine dell'anno '74. Nel suo intervento di accettazione, Agnelli ha anticipato l'obiettivo e il metodo del suo programma di lavoro, dove sarà affiancato da quattro colleghi: LEOPOLDO PIRELLI, BRUNO VISENTINI, GIUSEPPE LOCATELLI e... come Vice, ecco spuntare clamorosamente EUGENIO CEFIS.

Il prossimo anno 1975 alla nuova designazione avremo un'altra clamorosa sorpresa: quella di CARLI, finora anche lui con Cefis dall'altra parte della barricata. La "razza padrona" è insomma arrivata agli alti vertici della grande industria italiana, nella stanza dei bottoni dei Signori del Nord, costretti  al "cappello in mano".

Secondo molti l'arrivo di Carli è stato deciso fin d'ora, visto che già si parla di dimissioni clamorose di CARLI come governatore della Banca d'Italia (vedi 24 luglio). Intanto ha tutto il tempo per favorire alcune strategie dei grandi industriali mentre è ancora al vertice.

Lo fa anche subito, infatti, passano appena 12 giorni e sono adottate delle misure governative che sembrano fatte apposta per Agnelli e soci.

Il 30 aprile si frenano le importazioni, colpendole con un deposito alla Banca d'Italia del 50% del valore/merce da importare. Ma sono escluse le materie prime, l'energia e i beni strumentali. La Fiat può tirare un sospiro di sollievo. Le misure sono a "doc" . Ma non basterà questo trattamento di riguardo

 23 APRILE - Le Brigate Rosse che trattengono prigioniero nella "prigione del popolo" il giudice SOSSI, inviano alla stampa il classico comunicato con la stella a cinque punte con la sua foto e chiedono il blocco delle indagini sul gruppo eversivo "22 Ottobre". Il 5 maggio con un altro comunicato chiedono la scarcerazione degli 8 colleghi; i condannati con la requisitoria del PM Sossi. La richiesta sarà accolta dalla corte d'assise di Genova; il 23 maggio Sossi sarà poi liberato, ma la magistratura non rilasciò gli otto detenuti.
"Il procuratore generale della corte di cassazione, Francesco Coco  ha impugnato l'ordinanza della corte d'assise, per la scarcerazione, definendola ""anomala", "inesistente", "improponibile", "irricevibile sotto ogni profilo di giustizia formale, di giustizia sostanziale e di equità e umanità" e tale da poter "dar luogo, se considerata positivamente, ad un provvedimento abnorme ed ineseguibile".(Comun. Ansa, del 5 Ago. ore 04.36).
"Secondo Coco "i giudici hanno esercitato una potestà riservata dalla legge ad organi amministrativi e legislativi" e " l'istituto della libertà provvisoria è stato in questo caso utilizzato illegalmente, fuori dalla casistica prevista, con manifesto abuso di potere" (Ib. ore 18.58)

Era invece d'accordo l'ex presidente della Corte costituzionale Giuseppe Branca "Se deve scegliere tra la scarcerazione di uno o più delinquenti e la morte sicura di un innocente, lo stato giusto sacrifica il suo potere repressivo alla necessità di salvare una vita umana" (Ib. 20 Mag, ore 18.51)

Non era d'accordo la sinistra che con l'Unità scrive "la linea di principio, quando si cede dinanzi a chi vuole imporre con la violenza e con il ricatto la propria volontà non solo si rende incerto ogni diritto e ogni giustizia, ma si espone tutta la vita dello stato e della società ai rischi che sono evidenti. Ogni banda di criminali può, se segue questa linea, tentare di rovesciare una giusta sentenza" (Ib. ore 22.34)
(Coco sarà il primo magistrato ad essere poi assassinato l'8 giugno del '76)

 30 APRILE - Entrano in vigore le misure governative (già annunciate il 18 aprile - il famoso 50% di cauzione) per frenare le importazioni e far diminuire così il passivo della bilancia dei pagamenti. Gli alimentari di cui l'Italia é carente subiscono un'impennata. Da poco anni abituati a mangiare la carne (dai 9 chili si era passati ai 27) gli italiani dovranno in pochi mesi pagare la fettina il 50% in più, e nell'arco 12 mesi il 100%. Mentre per gli altri prodotti la situazione è selvaggia, si aumentano i prodotti importati ma di riflesso anche quelli locali. Capire cosa si produce in Italia è un mistero per tutti. Si paga il doppio anche il vino, che invece in Italia abbonda.

 

3 MAGGIO - Alla ribalta un singolare personaggio, che da questo momento diventa un protagonista della vita politica italiana. Si batte sul fronte divorzista e tiene ovunque banco con le sue arringhe contro la "partitocrazia".

E' un tribuno nato, passionale, irruente, ostinato, vivace, esuberante, ma soprattutto così estemporaneo nelle battaglie dialettiche che "parla" e si fa sentire  anche quando s'imbavaglia davanti alle telecamere. E' MARCO PANNELLA del partito radicale, l'animatore della Lega Italiana per il Divorzio. a1974h.jpg (4999 byte)La RAI è accusata di non dare spazio agli antidivorzisti, sempre banditi dalle trasmissioni. Pannella tenta più volte di farsi ricevere dal Presidente della Repubblica LEONE, che rifiuta l'incontro e non vuole ascoltare chi è a capo di un partito che non è rappresentato in Parlamento. Pannella inizia un singolare sciopero, quello della fame, a oltranza, e non molla nemmeno quando i divorzisti festeggeranno la "sua" vittoria, fino al 18 luglio, quando finalmente Leone non ne potrà fare a meno di riceverlo. Pur grande e grosso Pannella è diventato con il digiuno un fantasma. Un fantasma che vince!
(attendiamo da chi ci legge una fotografia di quei giorni - grazie)

 6 MAGGIO - Se Cristo non si è fermato a Eboli a fare i miracoli, non si é fermata a far miracoli nemmeno la  FIAT:  nel "miracolo" di Agnelli ormai ci speravano in tanti. Era stato già deciso e concordato - tra Fiat e governo - che il nuovo grande stabilimento della casa torinese sarebbe sorto a Eboli. Ma dopo pochi giorni quando sembrava proprio un miracolo per gli abitanti dimenticati da Dio e da Cristo, il CIPE con chissà quali pressioni di qualche "padrino" locale, cambia le carte in tavola, lo stabilimento si farà in Irpinia. A Eboli scoppia la rivolta, tutta l'intera cittadina blocca strade, ferrovia, autostrade e fa scontri con la polizia. Alla fine non rimane agli abitanti di Eboli che piangere dalla rabbia, il più potente padrino ha vinto, e sta costruendo la sua fortuna elettorale proprio nell'Irpinia, ad Avellino, la capitale del suo feudo: CIRIACO DE MITA. Un uomo colto, molto preparato -malgrado tante illazioni e il suo linguaggio poco "nordico"- concretamente un progressista con idee geniali (tante da dar fastidio a molti, e non ai nemici ma ai suoi stessi amici di partito).

1974: Eboli in rivolta
di Paolo Sgroia (scritto il 20-01-2001)

(((((( Sono trascorsi circa 30 anni da quel famoso maggio 1974, quando gli ebolitani, uniti quanto mai, bloccarono l'Italia tra il Nord e il Sud con una rivolta popolare che durò ben quattro giorni.
Il venerdì 3 maggio, in una quiete sera che presagiva grandi avvenimenti, nei pressi della Piazza della Repubblica all'incrocio con Via Matteo Ripa, incominciarono all'improvviso dei subbugli: delle persone incominciarono a diffondere (gridando) la notizia che il complesso industriale della FIAT destinato a Eboli (SA) sarebbe stato realizzato nella Valle dell'Ufita. 
Tutte le persone che in quel momento si trovarono in Piazza ed erano accorsi alle grida, furono prese da un'indicibile rabbia per tutte le promesse fatte alla città dai politici di turno e mai realizzate.
Era il periodo di espansione d'investimenti nel Mezzogiorno dell'industria pubblica e privata, incoraggiata dalle leggi speciali emanate dal governo per favorire lo sviluppo economico del Sud.
I giovani di quell'epoca videro in quei progetti del governo la possibilità di non andare in cerca di un lavoro al Nord o addirittura all'Estero. 
Per questo motivo ci fu un vero boom d'iscrizioni all'Istituto Tecnico Industriale di Eboli, anche perché in giro s'era diffusa la notizia che l'Aeritalia-Boeing avrebbe costruito nella Valle del Sele un complesso industriale con 2000 unità lavorative; la fabbrica, però, fu costruita a Foggia con grande delusione di quei ragazzi che avevano scelto la specializzazione "Aeronautica" appositamente istituita per formare giovani tecnici.
Dopo questo episodio furono promessi dal governo, in sostituzione dell'Aeritalia-Boeing, due stabilimenti FIAT con 3000 posti di lavoro. È il massimo che uno poteva desiderare, la fabbrica che aveva dirottato tanti emigranti del Sud nella Torino della FIAT, ora si trasferiva al Sud. 
Immaginate l'entusiasmo di tutti gli ebolitani quando il 21 maggio 1973, l'onorevole Flaminio Piccoli, presidente del gruppo parlamentare della DC, arrivò a Eboli a portare la lieta notizia.
La FIAT sia alla Fiera di Bari che in un discorso di Umberto Agnelli del marzo 1974, nel presentare il programma di investimenti dell'azienda, confermerà la decisione di costruire gli stabilimenti nella Valle del Sele.
Ma ancora una volta sarà tirato un tiro mancino agli ebolitani: il CIPE, sotto la presidenza dell'on. Giolitti e alla presenza dei ministri Mancini, De Mita e Matteotti, deciderà di concentrare tutte le attività produttive della FIAT a Grottaminarda, in provincia di Avellino.
L'on. De Mita la spunterà sui parlamentari salernitani con la sua "politica" di sviluppo industriale che privilegi l'asse Napoli-Avellino-Bari, togliendo investimenti industriali alla fascia costiera che dovrà cercare il suo sviluppo nel turismo, valorizzando il suo patrimonio artistico-culturale.
Stanchi di false promesse, quel gruppetto di ebolitani decise di manifestare la propria delusione inscenando una manifestazione: presero a braccia un palco pronto per i comizi, e lo portarono come trofeo dell'inganno giù per il viale Amendola andando ad occupare l'Autostrada del Sole. 
La notizia si divulgò in un attimo, e tanti altri ebolitani accorsero in aiuto di quel piccolo gruppetto che ormai si trovava in serie difficoltà nel reggere la furia degli autisti che erano stati bloccati sull'autostrada; tanti altri, poi, si riversarono per tutto il territorio del Comune occupando tutte le strade, la stazione ferroviaria e la linea ferroviaria delle Calabrie a San Nicola Varco. 
Mai come allora ci fu nella città tanta unità e solidarietà, tutti indistintamente diedero il proprio contributo, si unirono alla lotta anche i commercianti che lasciarono aperti i negozi solo un paio di ore la mattina per la distribuzione di viveri di prima necessità. 
Si formò un comitato di lotta che seppe tenere ben salde le redini della rivolta organizzando gli aiuti materiali per gli ebolitani che presenziavano i blocchi stradali giorno e notte, e per le persone che loro malgrado dovettero subire, involontariamente, lo sciopero rimanendo bloccati nelle macchine e nei treni.
Frattanto i consiglieri comunali si attivarono nel contattare il governo e mandarono una delegazione a Roma.
L'8 maggio fu indetto dai sindacati uno sciopero generale regionale: a Eboli arrivarono da tutta la Campania in segno di solidarietà circa 30.000 lavoratori e, con a capo il Sindaco di Eboli, dopo aver sfilato per le strade cittadine si portarono sulle barricate dell'Autostrada. 
Nel comizio che ne seguì, il Sindaco inneggiò alla vittoria della lotta affermando che il governo aveva dirottato altri investimenti su Eboli. 
Tra abbracci e pianti di gioia e, con grande gioia delle persone bloccate ormai da quattro giorni sulle strade e sui treni, la rivolta terminò e i manifestanti tornarono nelle proprie abitazioni con la solenne promessa del governo di localizzare ad Eboli cinque impianti della SIR (Società Italiane Resine).
Nella seduta del 7 giugno 1974, il CIPE confermerà la decisione del governo di costruire gli impianti della SIR a Eboli, con uno stanziamento di 134 miliardi e un'occupazione di 3300 unità.
Ma la SIR, nota nel settore petrolchimico, a causa della crisi petrolifera era un'azienda già in declino e, il suo crollo definitivo avverrà agli inizi degli anni ottanta.
Sfumata definitivamente anche quest'opportunità, il gruppo consigliare della DC di Eboli chiederà al governo, in sostituzione di tutte le mancate realizzazioni, lo stabilimento Alfa-Nissan che si doveva costruire nella Campania.
Un copione già letto e riletto, si riceveranno ancora promesse dai ministri della DC, ma l'esito sarà sempre lo stesso: l'Alfa-Nissan sarà insediata a Pratola Serre nell'Avellino dell'on. De Mita; la sua "politica" risulterà ancora una volta vincente nei confronti della corrente scarlatiana della sezione DC di Eboli.)))))

 7 MAGGIO - Assieme alle misure adottate il 30 aprile, già viste sopra (il 50% del deposito per le importazioni) entrano pure in vigore le restrizioni valutarie per gli italiani che viaggiano all'estero per turismo. Dal Comasco al Verbano da Mendrisio a Bizzarrone passano ogni giorno la frontiera a migliaia i corrieri di valuta verso la Svizzera, con gli "spalloni" specializzati in questo lavoro, mentre al governo si cerca di frenare le centomila lire del turista che va a comprarsi qualche stecca di sigarette in Svizzera alla domenica. Si guarda il filo di paglia e non si vede (o non si vuole vedere) la trave. (Sindona e la "carica" dei "500" - (gli esportatori di valuta a iosa).

10 MAGGIO - La rivolta nel carcere di Alessandria finisce nel sangue. Sette morti (di cui cinque agenti di custodia) e quindici feriti. Il bilancio supera le più pessimistiche previsioni fatte quando erano iniziati alcuni tentativi di trattative con i rivoltosi. Si sa anche (lo rivela il Corriere della Sera del 11 maggio) che "esiste un piano di rivolta generale nei penitenziari italiani più importanti, che dovrebbe essere attuato in concomitanza del referendum, quando in quei giorni le forze dell'ordine sono occupate nei seggi elettorali". Poi un'altra rivolta scoppia nelle carceri di Padova.
Chi ci sia dietro queste trame eversive così anomale, e fra l'altro alla vigilia del voto sul referendum nessuno lo sa. Sui giornali ognuno dice la sua, chi parla di neri e chi parla di rossi e chi accusa i soliti anarchici.

Intanto il giudice SOSSI resta nella "prigione del popolo" a subire il "processo del popolo".


11 MAGGIO - REFERENDUM DIVORZIO


Il clima è davvero storico. Gli appelli negli ultimi comizi trasformano questo appuntamento in un evento di portata epocale per tanti motivi; politici e religiosi. Potrebbe sancire il voto la prosecuzione o il tramonto della cultura cattolica ufficiale che ha dominato l'Italia per quarant'anni. Scrive Silvio Lanaro, in Storia dell'Italia Repubblicana, Marsilio editore: " Non delle "culture" cattoliche, che nella circostanza si sono coraggiosamente divise, nè tanto meno dell'adesione di una fede e a una speranza cristiana di salvezza, bensì dell'ambizione di identificare una dottrina morale con la morale "naturale" e della pretesa di annettere un'intera società a un'unica visione del mondo e a un solo modo di impostare la vita privata, i rapporti sessuali, i legami di paternità e di maternità."

 Tanta folla agli ultimi comizi nelle piazze d'Italia. Questa volta seguiti da milioni di donne, normalmente assenti alle solite dispute politiche ideologiche, spesso astruse. Questa volta c'è di mezzo la loro "vita di donna", e nessuno meglio di loro sente il diritto di impostare la propria vita privata meglio di qualsiasi teorico maschio, sociologo, politologo, teologo. Anzi la "donna anno 1974" non agisce nemmeno in un modo individuale, è scattata una solidarietà straordinaria, quella "naturale", che non conosce ceto, età anagrafica, ideologie politiche, divisioni religiose. Se un oculato osservatore avesse posato gli occhi sulla folla dei comizi, dove si parlava di Si e di No, avrebbe potuto capire al volo chi avrebbe vinto. La partecipazione massiccia voleva dire una cosa sola, che la donna seguiva il dibattito, e già solo il fatto di seguirlo significava che una scelta era stata fatta, e non poteva essere che una sola: la sua autonomia. Insomma non voleva che a decidere fossero gli uomini.

Ma nessuno riuscì fra i politici ad auscultare il cuore della propria donna  e nemmeno vedere la popolazione italiana femminile com'era veramente fatta, che a poche ore dal grande appuntamento era già la vera e unica "protagonista".

I comunisti non avevano dato loro importanza, mentre i cattolici erano convinti che la maggioranza della popolazione femminile era ancora sotto la "sottomissione" dell'educazione cattolica, timorosa di Dio e... del peccato, patito, spesso inconsapevolmente. Come conoscevano poco le donne! Le proprie madri, figlie, sorelle, nonne e bisnonne. Non conoscevano esseri umani che alcuni "inferni" familiari li avevano già provati "in terra", cioè dentro le "quattro mura", o sentiti raccontare con tanta amarezza, a quattr'occhi, dall'amica, sorella, figlia, conoscente; da duemila anni senza interruzioni.
Gli uomini una volta sposati non parlano più con gli amici e nemmeno con i parenti delle vicende sentimentali di casa (buone o cattive), le donne invece parlano solo di questo con le amiche, si confidano, cercano sostegno, spesso aiuto.

Questi non erano argomenti con dei limiti temporali e individuali, ma erano rimasti sempre argomenti scottanti e attualissimi nel tempo, passando da madre a figlia, da nonna a nipote.
Era una consapevolezza passivamente sempre subita e con tanta amarezza raccontata. 
Non era questo "evento del divorzio", figlio del consumismo o della libertà moderna, ma era un problema secolare e universale e faceva parte dell'"altra metà del cielo", apparteneva al mondo cosmologico femminile, dove la sopraffazione non era mai cessata di esistere, al di là del tempo e dello spazio. Di tempo perché la prepotenza (il "dovere" di moglie) seguitava ad essere riproposta con ogni ideologia, regime, governo, e potere costantemente maschilista. Di spazio, perché non era fisico ma interiore, e non per motivi genetici ma educativi, di bigotta educazione ignorando di concedere la libertà non a un qualsiasi animale "domestico", ma a una metà del genere umano, che ipocritamente poi l'uomo chiamava "compagna", la "metà", e in entrambi i casi "la mia", cioè il "possesso" di una "cosa".

Ma ascoltiamo gli ultimi comizi:

La MALFA "Con uno sforzo supremo l'Italia può superare le sue difficoltà, può uscire dalla crisi, può rientrare a pieno titolo nella comunità europea, ma se la battaglia sul divorzio fosse perduta, nessuno potrebbe impedire di concludere al mondo e a noi stessi, che l'Italia rimane l'eterno Paese della Controriforma, del sillabo di Pio IX, l'Italia pecora nera fra le stesse nazioni cattoliche".

 MALAGODI: "Lo Stato italiano deve mantenersi integro e autonomo, libero da ogni integralismo e totalitarismo, e deve riaffermare il principio di Cavour, Stato e Chiesa sono indipendenti e sovrani ciascuno nel suo ordine".

NENNI: "L'Italia ha un solo torto, di essere in ritardo di due secoli rispetto alla Rivoluzione francese, e di poco meno di un secolo rispetto alla moderna legislazione divorzista di tutte le nazioni europee. Il Sì e il No non è solo divorzio, è il Sì e il No al tentativo di colpire l'autonomia dello Stato nei confronti della Chiesa ed al suo diritto di intervento in ogni materia civile, divorzio compreso".

 PARRI: "Deploro fortemente che un'ostinata volontà democristiana di scontro abbia mascherato e turbato col referendum e le severe prospettive del momento economico e socialmente più critico del 1974 creando un urto pretestuoso in nome di una usurpata rappresentanza del mondo cattolico".

Non mancano naturalmente gli appelli contrari dove FANFANI appena ritornato alla segreteria DC, si trasforma nel più accanito crociato per l'abolizione della legge 898. Per prendere consensi anche dai laici, furbescamente il battagliero uomo politico (forse è stato richiamato solo per questo) imposta tutta la sua campagna agitandosi e correndo dalle Alpi alla Sicilia. Un impegno irruente. Ma rarissimamente toccando i tasti religiosi. Mette in risalto invece tutti i pericoli sociali e culturali della rottura del matrimonio; paventa il libero amore come una depravazione della società civile, con le apocalittiche conseguenze sulla crisi della famiglia, con padri, madri e figli in preda a varie turbe psichiche. Paventa la violenza, l'immoralità, la fine dell'amore, la perdita dei valori nella famiglia, nella società, nel costume. Per spronarli nella battaglia non nasconde ai suoi amici colleghi, il timore della sopravvivenza della stessa DC se il Sì passa.

Sempre furbescamente tocca il lato economico venale (non esiste ancora il diritto di famiglia e la divisione dei beni - entrerà in vigore il 22 aprile del 1975). "I beni comuni della famiglia - illustra con dettagli Fanfani - "diventeranno preda di fameliche concupiscenti e venali concubine. Le mogli con la "tragedia divorzio" hanno davanti una sola prospettiva: lo spettro di un'angosciante solitudine, avvolta nella miseria più nera".

" intervento di un lettore: "E' vero che Fanfani si sbracciò contro il divorzio girando l'Italia intera. Tuttavia lo fece decisamente controvoglia, solo perchè glielo imposero le autorità ecclesiastiche, ma in cuor suo sapeva già che la battaglia sarebbe andata perduta e col convincimento, in cuor suo, che quella legge non fosse neanche tanto sbagliata. In questo senso vedere le dichiarazioni della Sig Maria Pia Fanfani, il giorno della morte del marito" (Fausto).

 I COMUNISTI non si sono sottratti ai comizi, ma li hanno fatti da soli. Senza tanta enfasi. Non per nulla hanno sempre ritardato quest'appuntamento referendario (4 anni) per non scatenare una guerra di religione, e nutrono anche ora, alla vigilia, un vero e proprio tetro pessimismo. Anche loro sono convinti e pensano come i cattolici, che le donne sono timorate, che il vecchio sanfedismo delle antiche  casupole contadine vive ancora dentro i "nuovi tinelli" dei condomini. Quando bastava andare dentro una parrucchiera in questi tempi, e il polso delle donne delle tre età lo si poteva tastare benissimo. I sociologi e gli psicologi si sono persi il meglio e i teologi le vere "confessioni" delle loro fedeli.

 All'ultimo comizio comunista, ieri in Piazza San Giovanni a Roma, questo pessimismo era palese, di molto superiore a quello di Piazza del Popolo di questa sera, dove si sono avvicendati i non comunisti o dichiaratamente anticomunisti: LA MALFA, MALAGODI, PARRI, NENNI, SARAGAT con gli appelli che abbiamo letto sopra. Questi ultimi accennavano all'avvenimento storico che c'era in gioco, anche se la vera portata storica si avvertiva molto di più a Piazza San Giovanni, i "silenzi" dei comunisti rimbombavano di più in questa piazza.

  
a1974b.jpg (12123 byte)12 -13 MAGGIO - REFERENDUM DIVORZIO - Finalmente si è arrivati alla fatidica data e al responso. Fra lo stupore generale il 59,3% degli italiani, in modo geograficamente abbastanza uniforme, ha risposto "NO" all'abrogazione della 898, la legge che lo garantisce.

Il laconico comunicato di Avvenire, traspira di amarezza e di sconfitta: "Anche se milioni di italiani hanno votato contro il "divorzio" hanno prevalso i "No". Dobbiamo prendere coscienza che si é dinanzi a un mutamento di costume e di cultura".

I divorzisti, a Piazza Navona, con BASLINI e FORTUNA (sono loro i due padri putativi della legge) e con l'onnipresente PANNELLA, esultano, così tutti i partiti divorzisti, con NENNI spietato: "Hanno voluto contarsi, hanno perduto! Questa è la sorte comune dei Comitati Civici. Questa è la sorte della Chiesa. Questa è politicamente la sorte della DC".

La DC! La ferita è enorme, perché i No sono geograficamente abbastanza distribuiti in modo uniforme su tutta la penisola. E  non è assente la beffa, visto che si registrano imprevedibili risultati anche nelle regioni ad alta concentrazione di voti democristiani, come nella "balena bianca" del trio PI-RU-BI: il Veneto. In alcune città e paesi con - da decenni- uno stabile e consolidato serbatoio DC pari al 75%, hanno risposto con il Sì al divorzio il 70% (la media generale il 48,9.

Altra sorpresa il Sud con questo referendum, e ancora più clamoroso fu quello poi sull'aborto.

 Ma ecco i risultati: 37.646.322 i diritti al voto.
 Votanti 33.023.179 (87,7%). 
No all'abrogazione della legge 898, 19.138.300 (59,3%) 
mentre sono a favore della legge 13.157.558 (40,7%).

Nelle singole regioni: Valle d'Aosta 75,1%, Piemonte 70,8, Liguria 72,6, Lombardia 59,9, TN A.A. 49,4, Veneto 48,9, Friuli V.G. 63,8, Emilia R. 71, Toscana 69,6, Marche 57,6, Umbria 67,4, Lazio 63,4, Molise 40, Abruzzi 51,1, Campania 47,8, Puglia 47,4, Basilicata 46,4, Calabria 49,1, Sicilia 50,6, Sardegna 55,2. (f. Istat). Media totale 59,3%.

Ma al referendum per la legge n. 194 sull'aborto, andrà ancora peggio per la DC, la percentuale a favore toccherà addirittura il 67,9%. Con il Veneto che tocca il 56,6%, e tutto il Sud con una media uniforme del 65%. L'Italia non era solo un Paese cambiato, ma era un altro Paese.

Si sono liquidati istituti feudali e anacronistici che consentono ora ai cittadini italiani di utilizzare quelli giuridici che tutto il mondo possiede da tempo. Per i milioni di fuori legge del matrimonio che hanno vissuto questi quattro anni con ansia e preoccupazione, la battaglia è vinta: le famiglie, di fatto rientrano nella legalità repubblicana. E vi è qualcosa di più grande dell'approvazione di questa legge, ed è il modo come essa si è conclusa.

All'introduzione della legge un giornale estero ha scritto: 
"L'Italia é finalmente entrata nel secolo XX".

E' la nuova laicità di massa che ha vinto, disposta a convalidare un costume instauratosi quasi inavvertitamente dentro l'accelerazione della mobilità sociale. La motorizzazione ha enormemente contribuito a questa mobilità, le aggregazioni si sono moltiplicate con la cultura di massa, col tempo libero, con gli sport, le vacanze, coinvolgendo sempre di più la donna, che ora si muove liberamente, più spavalda, più sicura, più determinata in ogni settore.
Inizia questa disinvoltura già dalla scuola e continua nei posti di lavoro, dove oltre che avere tantissimi rapporti interpersonali apprendono (prima questo non avveniva) tutte quelle complicazioni e quelle ambiguità che esistono negli ambienti familiari, spesso accettate e sopportate per convenzione e non per scelta. Condizionate da paure conservatrici e dai maestri della mistica della Vita che predicano la rassegnazione, ignorando del tutto il razionalismo della Vitalità dentro una società che vorrebbe diventare migliore;  che però  non è capace da sola di elaborare nuovi modelli, nuovi valori, autonomie, perché gli "operatori spirituali" seguitano a interessarsi del particolare ignorando il generale, si soffermano inclementi sulle apparenze di un vestito e hanno perso il contatto con l'anima che c'è dentro quel vestito. Spesso in pena e tenendosi dentro tutto il vuoto che avverte; ma a chi chiedere aiuto? 

Tutti i perdenti, dimostrano in questi anni di essere stati dei mediocri psicologi, degli incompetenti dello spirito, degli insensibili ai sentimenti e alle passioni umane e che non conoscono nè le une nè le altre. Come neppure conoscono gli entusiasmi della Vita che non è affatto nata per la rassegnazione, né vuole l'esistenza grigia e piena di rinunce predicata dai "maestri", gli stessi che hanno rinunciato a vivere una esistenza a due  ma nonostante questo vogliono insegnare agli altri come viverla; perfino alle donne di cui conoscono solo l'abito ma non la "natura".

16 MAGGIO - A Milano arrestato all'alba il più misterioso bandito siciliano del dopoguerra: forse è il "cervello" dei clamorosi rapimenti degli ultimi tempi avvenuti in Lombardia e Piemonte. E' LUCIANO LIGGIO,  di Corleone, da quasi trent'anni al vertice e da dieci anni "Primula rossa" della più potente "organizzazione" siciliana, con al suo servizio e come guardiaspalle, gli emergenti SALVATORE RIINA e CALOGERO BAGARELLA sempre di Corleone. Con lui arrestati altri due siciliani implicati nell'ultimo sequestro di TORRIELLI e ROSSI di MONTELERA.
Da dieci anni era inafferrabile. Ma viveva a Milano, a dirigere la sua '"organizzazione", in un bell'appartamento, in un nuovo recente bellissimo complesso immobiliare che ha costruito un palazzinaro per gente in, con prato all'inglese, laghetto al centro, anatre e cigni che svolazzano, parco giochi bambini, e  inquilini accanto, simpatici, della Milano bene nuova, emergente e vincente.
CESARE TERRANOVA il giudice deputato che sta conducendo la lotta alla mafia esulta, "li prenderemo tutti. Vinceremo la lotta; è dal 1904 che lo Stato non registrava un successo così importante".
Ma Liggio forse l'ha già condannato a morte. Il 29 settembre del 1979, Terranova verrà assassinato in un agguato a Palermo. Rivendicato da Ordine Nuovo (e chissà perchè O.N.).


 19 MAGGIO - Un neofascista di 22 anni salta in aria con la sua stessa bomba che trasporta dentro il suo motoscooter, a Brescia (vedi poi il 28). Di questi dilettanti ne abbiamo già parlato in precedenza, sono dei giovani strumentalizzati che non hanno la minima conoscenza di esplosivi. Ma proprio perché hanno questa superficialità operativa, quella logistica è ancora più pericolosa perché agiscono con le improvvisazioni, e non si sa quando e dove colpiranno.

E' comunque un segnale che in alcuni ambienti ci si aspettava da un momento all'altro. Subito dopo il referendum,  nell'aria in questi giorni c'è già qualcosa: c'è il timore di qualche attentato terroristico e forse anche  una strage.

Forse proprio per questo motivo, quasi a voler stemperare le apprensioni troviamo la Corte d'Appello di Genova disposta a trattare con le Brigate Rosse dopo l'ultimo comunicato, dove si chiedeva la liberazione degli otto detenuti della "XXII ottobre" e si comunicava che il giudice SOSSI è stato dal "tribunale del popolo" condannato a morte.
Il 20 la Corte accetta di liberare gli otto detenuti. Sossi è quindi rilasciato il 23, ma poi quelli della Corte si rimangiano la parola e gli otto detenuti sono trattenuti in carcere.
(ne abbiamo già parlato nella prima pagina di apertura)

C'è d'aspettarsi ora una vendetta e in alcuni ambienti del ministero degli Interni si prendono delle iniziative che non si sa, se per far vedere che si fa qualcosa, oppure per concretizzare alcune serie misure, visto che il terrorismo, prima e dopo le consultazioni, seguita a far titolare a grossi caratteri le prime pagine dei giornali.
Si sta pensando insomma alla creazione di un reparto speciale antiterroristico e affidarlo a un uomo per comandarlo.

 22 MAGGIO - L'ANTITERRORISMO - Sono bastati due giorni per arrivare alla decisione chi mettere a capo di questo reparto speciale, e come organizzarlo. Nel chi,  la scelta é caduta sul generale dei carabinieri CARLO ALBERTO DALLA CHIESA (vedi foto mese settembre), nel  come  é lo stesso generale (hanno trovato proprio l'uomo giusto!) che dice "no grazie! Mi avete fatto comandante? allora io mi scelgo gli uomini", "prendere o lasciare". Dalla Chiesa non è il solito generale subalterno ai politici, e l'esperienza del generale De Lorenzo l'ha seguita, gli é servita come lezione e l'ha capita. L'hanno utilizzato e poi buttato a mare, destituito, liquidato, e quando aprirà bocca al processo di Catanzaro i politici gliela chiudono con gli "omissis" e lo mandano a casa, e tutta la stampa a indicarlo come l'uomo del golpe, il capo dei "colonnelli", l'uomo del Sifar, dei servizi deviati, insomma il capo espiatorio, e inoltre senza potersi difendere, perché, gli si ricorda il "segreto di Stato".
Lo stesso atteggiamento assumerà RUMOR (ma ne riparleremo a suo tempo)

 DALLA CHIESA, non ci sta. Odia l'apparato burocratico, non sopporta le interferenze sul suo lavoro, ha un alta concezione dello Stato, e la sua intelligenza lo ha portato nel corso della sua carriera ad avere accanto non uomini subalterni da comandare, ma uomini che da lui non desiderano altro che essere comandati per l'alto carisma che si è guadagnato in mezzo a loro, perché più che un dovere, lavorare con lui diventa un arricchimento dell'esistenza. Dalla Chiesa è una di quelle persone che quando s'incontrano nella vita difficilmente si dimenticano, diventano dei punti di riferimento quando non credi più a nulla e ti sembra che l'ingiustizia regni sovrana.

Il piccolo nucleo, una cinquantina, è un insieme di uomini quasi anonimi, ma forti; non uomini che il potere e l'autorità (i politici) ha delegato ad essere tali, semmai l'incontrario. Quando, infatti, in seguito vedranno l'alta efficienza - e solo in questo Dalla Chiesa e i suoi uomini appaiono "forti" e sicuri di sé - useranno una sola arma, l'isolamento, e se non cadono prima, esiste la destituzione alla "De Lorenzo". Ma tutto questo per Dalla Chiesa deve ancora accadere... in Sicilia il "generale amen" andrà incontro al suo destino. Guardiamo cosa sta accadendo ora.

 I politici, rossi bianchi e neri,  ora lo temono il terrorismo,  lo vogliono combattere, sanno meglio di chiunque altro che sono schegge, usate in una antagonistica lotta di potere dentro certi partiti o correnti dove ormai ognuno ha la sua "Gladio", la sua BR, il suo NAP, frammenti di Servizi a "servizio", hanno il loro "generale" e il loro "prefetto". Gli "opposti estremisti" hanno ognuno un referente occulto che è apparso spesso perfino spaventato per quello che i fanatici esecutori hanno alcune volte messo in atto.

 Lo lasciano fare Dalla Chiesa, a qualcuno fa comodo. Li vedremo più avanti i suoi eccellenti risultati, con i suoi metodi, e con a fianco i suoi fidati uomini.

((( In seguito, dopo aver sgominato il terrorismo, quando quest'uomo e la sua efficienza operativa qualcuno la invoca anche per combattere la mafia, sarà mandato a Palermo. Ma questa volta senza poteri e, come dirà in seguito in un'intervista a Bocca: "Mi hanno lasciato solo. Lo scriva e lo faccia sapere". Pochi giorni dopo era morto ammazzato.

La guerra a fondo contro la mafia, l'intera classe politica non la vuole, la Sicilia non è fatta di cento teste calde simili ai terroristi del nord che ammazzano in strada un giornalista, un giudice, un sindacalista, un fattorino, un professore. In Sicilia domina invece il vero potere, il denaro e i voti; tanto potere e tanto denaro. I voti si spostano da un'urna all'altra in una connivenza che nessun partito in Sicilia può fare a meno di entrare, di gestire ma spesso a essere gestito, senza aver preso o ipotecato qualcosa; interventi e leggi che dall'ambiente sono spesso "spinte", "gradite", "sgradite" e perfino "proposte".

Lasciato solo, come vedremo molto più avanti, ai primi anni Ottanta, Dalla Chiesa a Palermo non andrà molto lontano. (...lo leggeremo negli anni Ottanta) ))))

 28 MAGGIO - I timori del giorno 19 si sono rivelati non infondati. Quello che si temeva accade in questo giorno. Una bomba a Piazza della Loggia di Brescia nel corso di una manifestazione sindacale antifascista fa una strage. Otto morti e 101 feriti. "Questa è la nostra risposta": così un messaggio di "Ordine Nero" preannunciava la criminale impresa. "L'esecuzione di un crimine politico (affermano i giornali) chiaro nella sua matrice e nei fini che si propone, ha provocato strazianti scene di morte e di dolore. Una carneficina premeditata ed eseguita a freddo".

Le condanne dei politici é unanime (ma ai funerali vengono fischiati sia RUMOR che il presidente LEONE) ma come il solito le violenze si annegano nella solita formula degli "opposti estremisti" e con i soliti riti. Nell'anno 2000, la strage di Piazza della Loggia a Brescia (come le altre) è ancora impunita, non verranno mai individuati né i mandanti né gli esecutori, anche se fu rivendicata da Ordine Nuovo, come del resto Piazza Fontana, e l'uccisione di Terranova. Si chiusero in fretta le indagini, una ragazza tentennò a indicare in un giovane come il responsabile, questo fu arrestato, e morì in circostanze misteriose (!?) in carcere dichiarandosi sempre innocente ed estraneo ai fatti.
(Un particolare curioso, ad ascoltare la ragazza e a mettere in carcere il giovane é un certo capitano DELFINO. La ragazza diventerà poi la moglie del figlio di SOFFIANTINI. Nel 1998 entrambi sono sulle pagine dei giornali per un sequestro molto anomalo e pieno di risvolti inquietanti).

La verità su Piazza della Loggia, potrà venire a galla solo quando ci sarà una faida politica tanto forte, tanto sconquassante da spingere molti che sanno, a riferirla. Solo in un caso infatti il politico italiano dice le cose come stanno: quando un compagno di partito lo attacca al punto da minacciarne seriamente il potere. Ma non dice tutto quello che sa, si ferma un attimo prima, quanto basta per far capire il "se parlo ti distruggo". Nelle allusioni è criptico. (Perfino Moro nelle sue ultime ore di vita, scriverà a RUMOR inserendo messaggi allusivi e pleonastici, che solo lo stesso Rumor poteva comprendere).

Nell'ambiente che governa il Paese, in questi anni di piombo e di stragi, dominano le lobby democristiane. Il ministero degli Interni è del resto rimasto sempre ben saldo nelle loro mani, non lo hanno mai ceduto agli alleati di governo.

Non c'è da meravigliarsi se l'Italia non saprà mai la verità sulle stragi. Questi uomini nell'anno 2000, vivono, e ambiscono ancora al potere, sono sempre stati e sono continuamente minacciati da rivelazioni reciproche. Tutta la disperata lotta di potere è concentrata del resto tutta in questi anni Settanta. Non verso gli avversari politici ma all'interno del maggior partito che si chiama DC, che ha due sole anime: entrambe cattoliche ma di destra e di sinistra che si scannano a vicenda; (anche le stesse BR non nacquero dentro circoli proletari, ma a Sociologia a Trento (occupazioni, seguite poi da quelle alla "Cattolica" di Milano) due forti correnti che cercano di eliminarsi senza esclusioni di colpi, e spesse volte anche in modo volgare e...(se sapremo un giorno la verità - ma già nel '94 le due componenti verranno alla luce ) ...anche in un modo drammatico. Raramente contro i veri avversari politici, perchè questi non sono per nulla pericolosi. Non lo sono né lo saranno in tutti questi anni di silenzi, perché questi avversari "non sanno" abbastanza.

(Negli anni Novanta ci sarà un terremoto politico, e molti che erano stati zitti per anni picconeranno e riceveranno picconate. Ad alcuni si fa attorno a loro terra bruciata, e lo sconquasso ha inizio. Come Forlani, Bisaglia, Zaccagnini, Andreotti e tanti altri, e... De Mita, che rimasto zitto per anni, viene fuori e rivela agli italiani che l'unico merito che aveva Cossiga era quello di avere in tasca la tessera DC. De Mita lo dice per desiderio di verità? No, ma è un rimprovero, perché, dopo essere stato zitto anche Cossiga per anni, ha iniziato a dire cose importanti e scomode negli anni '90. Ma anche lui non per desiderio di verità ma per una profonda avversione nei confronti degli ex amici di partito. E sempre con quella tecnica che abbiamo accennato sopra, usando il linguaggio criptico.
Sapremo qualcosa di più solo quando usciranno le memorie di RUMOR. L'uomo degli "omissis" a Catanzaro"; "l'uomo dei riferimenti criptici di Moro";  "l'uomo che  dopo la strage di Piazza Fontana si spaventò troppo e non decretò lo stato d'emergenza"; "l'uomo che per non averlo fatto si cercò anche di eliminarlo" e non solo a Milano, ma anche a Vicenza a casa sua.  Infine "l'uomo del trabocchetto scandalo Loockeed"; cioè la sua fine politica decretata non dagli avversari, ma dai suoi amici. 
"Alti papaveri della Dc  gli regalano una sofferta emarginazione e, in particolare, nei mesi in cui era ossessionato dalla convinzione che le BR o qualcosa di simile lo avrebbero sequestrato o fatto fuori. Non per nulla mi disse di aver spartito le carte del suo archivio personale in tre sedi diverse".... Rumor tranquillo a Roma si trovò defenestrato a livello berico (la sua provincia) dalla sera alla mattina. E pensare - mi disse - che a quello lì (prima suo pupillo, allievo e delfino in sede provinciale, poi lo scavalcò) avevo procurato pochi giorni prima un finanziamento grossissimo per salvare lui e la sua famiglia".
(Confidenze fatte ad Adriano Toniolo, suo amico a Vicenza. Apparse sul Giornale di Vicenza il 21 gennaio del 2000).

Rumor morirà proprio nel 1990, lasciando un carteggio enorme, scottante, ben conservato, in tre luoghi. Ma qualcosa già si sa cosa contiene. E forse qualcosa sapremo anche dal carteggio di Taviani, quando chissà uscirà.

 29 MAGGIO - Imponente l'adesione allo sciopero nazionale per i fatti di Brescia che si svolgono in tutte le maggiori città d'Italia. Il 31 altrettanto imponente saranno i funerali delle vittime innocenti. Con una nota stonata, sia il presidente del Consiglio Rumor che il presidente della Repubblica Leone verranno contestati e fischiati. (Perchè pochi conoscono i retroscena)

 30 MAGGIO - A Pian di Rascino (Rieti) viene scoperto un campo di esercitazioni alle armi di un gruppo paramilitare di estrema destra. Scontro a fuoco tra carabinieri e i militanti di Avanguardia nazionale; viene ucciso GIANCARLO ESPOSTI.

(la pagine dello scorso 28 maggio....)

1 GIUGNO - Diventa immediatamente operativo il nucleo antiterroristico creato dal generale CARLO ALBERTO DELLA CHIESA (vedi foto settembre).
Della Chiesa ha ottenuto carta bianca come agire, e il generale abile e intelligente usa subito la più sofisticata tecnica investigativa con uomini che solo lui conosce, uomini fidati, nomi che non verranno mai alla ribalta, che rimarranno, salvo casi eccezionali, anonimi. Più che poliziotti sono dei tecnici, non semplici carabinieri ma personaggi di grande cultura politica, ma soprattutto agiscono con grande avvedutezza operativa psicologica. Fermi e incrollabili gli ideali.
Uomini che scelgono una strada e la percorrono fino in fondo. Quello che ci voleva in questi anni per non far scuotere la testa alla gente quando i politici parlavano di voler combattere e stroncare il terrorismo e poi il giorno dopo l'indignazione e i discorsi di circostanza, il lungo silenzio del loro immobilismo veniva poi squarciato da un altro "botto" e da un'altra strage.

 10 GIUGNO - Dimissioni del governo RUMOR. Ha resistito nemmeno settanta giorni. LEONE rifiuta le dimissioni, Rumor rimette insieme i cocci dei vasi che nelle segreterie dei partiti le correnti hanno rotto, e con delle trattative laboriose rincolla i pezzi, che dureranno però poco, cento giorni. Il 3 ottobre le dimissioni saranno definitive e inizia il tramonto del fondatore della potente corrente dorotea. Ricomparirà in qualche poltrona ministeriale, ma la faida é iniziata e arriverà anche la bufera che lo travolgerà. Nel '76 non conta più nulla al XIII congresso DC; segue poi lo scandalo Lockheed; nel '77 l'incriminazione al processo di Catanzaro sulla strage di Piazza Fontana dove sfoggia le sue reticenze. E infine il nulla. (Un velato accenno nelle ultime lettere di Moro, ma molto criptico, per nulla chiaro ad altri. Le sue carte, con i suoi segreti, forse accuse, sono conservati a Vicenza, sembra in mano ad un alto prelato. Nel 2050 forse l'Italia conoscerà con molto ritardo alcune verità scottanti. Già il fatto che queste carte non sono state messe a disposizione lo fa presagire)

 17 GIUGNO - Una fulminea impresa di un commando delle Brigate Rosse uccidono a Padova due impiegati della locale sezione dell'MSI-DN. GIUSEPPE MAZZOLA e GRAZIANO GIROLUCCI.

25 GIUGNO - Diretto da INDRO MONTANELLI esce il "suo" nuovo quotidiano: Il Giornale nuovo". Uscito dal Corriere dove sembra proprio (e lo si è visto a favore della campagna divorzista), che la proprietà inizi ad avere una spiccata simpatia per il PCI, Montanelli si è messo nelle mani di Cefis. Fa perdere al Corriere molti lettori e cala paurosamente il valore della casa editrice di Via Solferino, che dopo pochi giorni (il 12 luglio) ad effetto ancora caldo, secondo molte fonti, Cefis stesso fa acquistare da Rizzoli rilevando (con quale ricatto?) le tre quote possedute da Agnelli (Cefis è ora al suo Fianco come vice alla Confindustria), Moratti e Crespi.

Il Montanelli-penna,  gli è servito proprio per questa operazione d'alta finanza; a esaudire la volontà di Cefis di avere a sua disposizione buona parte dell'informazione della carta stampata. Il panegirico di Montanelli che leggeremo il successivo 24 luglio sul Giornale Nuovo, su GUIDO CARLI a firma Zappulli, la dice lunga. E' la prima ammissione di una rottura del Governatore con la Banca d'Italia, e quasi un velato invito ad entrare dentro il team dei Signori del Nord. Cosa che dopo pochi mesi accadrà effettivamente, quando Carli salirà alla presidenza della Confindustria stessa, lasciata da Agnelli.
Un circolo virtuoso, ma agli occhi di tutti machiavellici

6 LUGLIO - Inasprimenti fiscali. Il governo istituisce imposte sugli immobili, su mezzi di locomozione e sulle imbarcazioni. Una una tantum su casa, sulle auto, sulle moto, sulle barche e aumenta i contributi ai datori di lavoro.
Poi chiede agli autonomi il singolare anticipo del 10% dell'anno successivo alla presentazione della denuncia dei redditi (che non sarà mai più tolto). Infine altri provvedimenti più gravi, come il deposito del 50% sulle importazioni (del 30 aprile), e (con disposizioni immediate il 23 luglio) il divieto alle banche commerciali operanti in Italia a contrarre con l'estero nuovi debiti, per non superare il livello di indebitamento.
La ripercussione è notevole, aumenti del costo delle merci, e "benefico" (o "malefico" secondo i punti di vista) calo dei consumi, dovuto non ad un senso patriottico ma solo al taglio rilevante della spesa degli italiani, che non lo fanno per una scelta ma perché hanno ormai il portafoglio vuoto con l'inflazione che corre verso la media generale del 20%, ma dove alcuni prodotti toccano e superano anche il 50% (come la carne).

10 LUGLIO - Dopo il blitz della chiusura di TELEBIELLA, dichiarata "pirata" dal ministro Togni, la Corte Costituzionale investita dai ricorsi presentati, dichiara illegittimo il divieto di fare operare TV locali via cavo.

Ad approfittarne subito sarà uno sconosciuto personaggio di cui Giorgio Bocca qualche anno prima, parlando del "palazzinaro" milanese che dalle pagine dei giornali sembra voglia vendere non una casa ma Milano intera, ha scritto :  "Ma come avrà fatto questo BERLUSCONI mai sentito nominare ad aver fatto i soldi non si sa bene come, insomma un avventuriero da prendere con le molle come, l'Ambrosio, l'amico di padre Eligio, finito in galera. Chi è quest'uomo, che riesce a far dirottare perfino gli aerei di Linate che disturbano i proprietari delle sue case, per vendere meglio i suoi appartamenti?".(Il provinciale, Giorgio Bocca, pag 327, Ediz, Mondadori).

Per farla breve, questo personaggio, piazza un salone televisivo nei sotterranei della "sua" Milano 2, e il 24 settembre, accende la "sua" Tv. Capta i gusti della gente cui ha venduto l'appartamento, e  riprendendo con una telecamera una bella centralinista di sera manda in onda alle 19,30 via cavo un notiziario milanese e poi intrattiene in casa gli abitanti trasmettendo normalmente un film. Inizia così a conoscere mattina dopo mattina, i gusti del "suo" "personale" pubblico.
Dinamico com'è, fa tutto lui, e chi gli sta attorno non può far altro che assecondare il suo entusiasmo, perché la "cosa" oltre che piacergli gli appare  molto divertente e fa anche divertire chi gli è accanto. Infine fa diventare orgogliosi chi ha comprato una casa da lui; agli amici la prima cosa che si racconta é: "...Abbiamo anche la nostra Tv"

Berlusconi ha fatto da giovane l'intrattenitore, conosce da questa "gavetta", cosa desidera il pubblico, e, furbo come una volpe, lui non cerca solo di divertirlo, ma vuole sempre stupirlo e affascinarlo. E' lui a scegliere i palinsesti, cosa dire, cosa fare, e come fare, e a curare perfino i piccoli dettagli. E' lui il geniale e dinamico incantatore di quella che diventerà la "fabbrica" "che ha il fascino primordiale della stupidità", e che per crescere ha bisogno di un conoscitore di psicologia popolare. E BERLUSCONI su questa dimostrerà di essere un vero maestro quando inizia a guidare la fabbrica dei sogni. Un maestro d'istinto. Non per nulla ama Erasmo da Rotterdam e il suo Elogio alla follia. Giorgio Bocca alla fine se né "innamorerà", anche se scrive "Non ho mai sentito uno mentire in modo più innocente e convinto". - Ma per fare televisione, dove tutto é finto, questa è la "virtù" che ci vuole. Innocenza e convinzione, o meglio la convinzione d'essere innocenti. E dato che siamo tutti colpevoli, chi poco chi tanto (lo dice anche il Vangelo), identificarci in un innocente vero o finto è quello che desideriamo un po' tutti. Perfino le brutte storie servono, del resto la tragedia e la farsa partono dalla cultura Greca, il rito purificatorio catartico ha più di 2000 anni.

 21 LUGLIO - Nasce il Partito d'Unita' Proletaria (PDUP) dalla confluenza del Manifesto e di una parte del PSIUP con VITTORIO FOA.

 23 LUGLIO - I sindacati non abbandonano la lotta, e mobilitano in piazza gli italiani con uno sciopero generale di quattro ore contro le supertasse che sono state emanate con il decreto del 6 luglio. Soprattutto quella della casa e per il continuo aumento dei prodotti alimentari spesso rincarati senza giustificato motivo non essendo molti d'importazione.

 24 LUGLIO - Compare sul Giornale di Montanelli, a soli pochi giorni che il "suo" Giornale Nuovo é uscito nelle edicole, un articolo in prima pagina di Cesare Zappulli "Se Carli se ne va". Si accenna alle minacciate dimissioni di CARLI dopo quattordici anni come governatore della Banca D'Italia.

L'articolo (ma chissà se l'ha scritto proprio Zappulli, troppa delicata è la questione) cerca di spiegare quali sono le ragioni, mette l'accento sui tanti errori commessi da Carli, sul grande potere esercitato, sulle tante responsabilità e la sua continua eccessiva frequentazione delle riunioni di governo. Ma ne fa anche un grande elogio, dipingendolo come una sorta di uomo indispensabile al Paese. Al giornale c'è Montanelli, il proprietario é Rizzoli, ma il referente lo abbiamo letto sopra, secondo molti é Cefis, che ora é alla Confindustria, vice di Agnelli. E lui che sta tessendo la trama per attrarre la indiscussa abilità e intelligenza di Carli proprio dentro nella Confindustria, ora che nelle casse dello Stato non ci sono soldi da distribuire ma solo debiti, Cefis ha capito che bisogna invertire i ruoli.

Cefis insomma sta organizzando un "gruppo di pressione". E questi non sono una novità, come sappiamo sono sempre esistiti, in ogni paese e in ogni epoca, sotto forma di caste sacerdotali, militari, nobiliari, burocratiche ecc. ma ultimamente con l'industria si sono moltiplicati e hanno più potere delle precedenti perchè condizionano l'occupazione e l'economia di un paese, soprattutto quando sono in una posizione monopolistica.
Per gruppo di pressione si intende quella organizzazione che preme sui pubblici poteri al fine di difendere i propri interessi o di ottenere vantaggi dall'attività legislativa e di governo.Le pressioni prediligono la strada dei contatti personali con i singoli ministri, i  capi di governo, le Commissioni parlamentari, dove i progetti di legge contrari a determinati interessi muoiono, mentre quelli desiderati vengono dati alla luce.
Uno dei metodi più seguiti ora è quello di affidare gli affari privati ad alti funzionari pronti ad uscire dallo Stato in cui occupano posti chiave, perchè conoscono bene la vita interna dell'Amministrazione, mantengono e curano poi i rapporti con i colleghi restati in servizio, sanno stabilire con sicurezza ciò che è possibile ottenere e ciò che è opportuno offrire.

Insomma é il momento -questa è la strategia di Cefis- in cui bisogna stare dall'altra parte della barricata, in cui il potere economico sta ritornando - dopo attimi di smarrimento - in mano alla grande borghesia. Prima era il grande capitalismo a chiedere protezioni e sovvenzioni ai politici, ora questi ultimi dopo aver prosciugato  fiumi di denaro pubblico, sono loro ad aver bisogno di "assistenza" dal capitalismo. I governanti non hanno più in mano i soldi, ma fanno le leggi, decidono la politica monetaria, disciplinano le importazioni e le esportazioni, promuovono le cooperazioni all'estero, restringono o allargano la liquidità. E' rimasto loro soltanto  più questo: il potere di legiferare.

E quindi ora si sta verificando un ribaltamento di ruoli che non terminerà più, si inizia ad accettare in cambio il "regalino", il "contributo" l'"elargizione" al partito, poi lo si sollecita, ed infine lo si impone fino a divenire la "tangente" una prassi consolidata, strutturata e codificata perfino contabilmente con dei coefficienti consociativi. In seguito un giudice la chiamerà "dazione ambientale", e un reo (o vittima) confesso dirà "si pagava tutti, a destra a sinistra, subito, sempre, e dovunque, in cielo, in terra e in ogni luogo".

 Queste dimissioni - si afferma nel Giornale - non sono dovute ad orgoglio di potere, ma forse il contrario, forse perché sollecitato a surrogare l'altrui impotenza e inconcludenza con le manovre della moneta e del credito. Così i governanti restano liberi di promettere tutti i sì, attribuendo alla banca centrale la colpa del no. Le dimissioni di Carli potrebbero essere motivate proprio dal proposito di togliere (!!! - Ndr) alla classe politica quell'"alibi", comodo e perenne che è il governatore: il "tutto si potrebbe fare, tutto si potrebbe dare, se egli vi consentisse".

Carli le ha minacciate queste dimissioni, poi le darà veramente (ma si capisce fin da ora), il prossimo anno, ostentando l'orgoglio della sua indipendenza, perfino brutale, in contrasto con le trame d'interessi, d'opportunità, di clientelismi nei quali volenti o nolenti, si sono trovati "intruppati" tutti gli altri maggiori esponenti del potere pubblico.

Certamente lo stesso Carli non é stato immune dalle responsabilità, almeno per certi aspetti, di quella degenerazione. Osannato e criticato, alcune sue debolezze hanno consentito il cristallizzarsi e lo stratificarsi di squilibri di dimensioni tali da sembrare ormai irrisolvibili per decenni e decenni.
In soccorso paradossalmente però é arrivata la crisi, con il debito pubblico alle stelle, e ai politici è rimasto solo più il potere, ma non la Cassa.

(Così Carli si prepara ad uscire. Ma lo ritroveremo nel NOVEMBRE 1978 a scagliarsi prima -da dentro la Confindustria- contro lo Stato assistenziale (che con il suo concorso lui stesso ha creato) , poi il 23 luglio del 1989 lo ritroveremo nuovamente ministro del Tesoro... dentro lo Stato).

Nel 1970 le erogazioni alle aziende erano state di 6.000 miliardi, e quando uscirà Carli il prossimo anno, supereranno i 17.000 miliardi. Le erogazioni  non hanno solo svuotato le casse della spesa pubblica ma gli interessi passivi  iniziano a far aumentare il debito che non sarà estinto nemmeno dopo il 2010-2020, vale a dire fra quaranta cinquant'anni'anni. Una follia.

Il beneficio che porterà Carli con questa sua decisione, anche se la corruzione seguiterà a persistere ed allargarsi in tutti i settori del privato, sarà quello di limitare i danni dei suoi  nuovi "amici" che fra pochi mesi lui raggiungerà nei loro salotti.
 I politici sono ora alla mercé della "razza padrona" con le loro mani per il momento distese a palmo in su, poi individuato il nuovo Eldorado, inizieranno a stringere l'imprenditoria in un abbraccio soffocante, e infine diventati arroganti e onnipotenti alla fine degli anni Ottanta  con quelle stesse mani saliranno fino al collo per strozzarla, commettendo però l'errore più imperdonabile, quello di sentirsi intoccabili.

Nel '92 scatterà la congiura, scoppierà tangentopoli, un polverone. Alcuni partiti storici scompariranno travolti dagli scandali. Le vergogne e certe difese con la bava alla bocca andranno sugli schermi Tv di tutte le case degli italiani, che, scuotendo la testa, giovani e vecchi si chiesero: "Ma erano proprio questi "piccoli" e ridicoli personaggi quelli che riempivano la pagine dei giornali degli anni Settanta e Ottanta?" Erano proprio questi!!
(Di Carli ne riparleremo ancora il prossimo anno e i successivi fino all'89)

 27 LUGLIO - Siamo nell'austerità, che però ad crea ricchezza. Un uomo che forse non sapeva a cosa pensare, inventa un Ente che deve assicurare l'economia dei combustibili. Preparato il disegno di legge da DE MITA con una brevissima relazione e presentata all'ultimo minuto al Consiglio dei Ministri che stava approvando il bilancio 1975, la legge é "scivolata via" ed é stata approvata; cinque miliardi per finanziarla. Un nulla in confronto ai 100 miliardi concessi dal Banco di Roma con la garanzia della Banca d'Italia (c'è ancora Carli!) a Sindona per il salvataggio della "sua" banca privata. (che andrà a rotoli, ma già lo si sapeva, visto che La Malfa (ministro del tesoro) pochi mesi prima si era rifiutato di concedere questa garanzia. (Sindona fallirà, e i cento miliardi li pagheranno tutti gli italiani poveri per   coprire i conti dei ricchi che hanno esportato valuta in Svizzera.
Sindona (legato a Gelli, Calvi, Ambrosoli alla banca Vaticana IOR) dopo il fallimento e il mandato di cattura messo in carcere morirà avvelenato da un caffè, Calvi impiccato su un ponte del Tamigi, Ambrosoli assassinato.    Ma la lista dei suoi clienti (i 500) esportatori di valuta che hanno fatto (o hanno voluto far) fallire la banca  non verrà mai fuori. 

Nello stesso giorno l'INPS fa la richiesta di aumentare il suo organico del 30%, che corrispondono ad una decina di migliaia di dipendenti (elettori).

 28 LUGLIO - Al Consiglio nazionale del PLI l'ex partigiano EDGARDO SOGNO denuncia il pericolo di un "Prossimo colpo di Stato" da parte delle sinistre marxiste" e sostiene la necessità che il governo con le sue istituzioni debba intervenire. "I nuclei armati proletari sono soltanto uno strumento, una macchinazione messa in moto con oscuri e inquietanti obiettivi". Esagera, ma è un gioco il suo, anche questo delle parti.

3-4 AGOSTO - UN'ALTRA STRAGE - Un bomba sul treno Italicus della linea Roma Monaco fa una carneficina mentre il convoglio sta imboccando la tratta della Val di Sambro a Bologna, alla fine della galleria dell'Appennino. Se l'esplosione fosse avvenuta qualche minuto prima la tragedia avrebbe assunto proporzioni spaventose per circa mille viaggiatori.

L'attentato è rivendicato da un fantomatico Ordine Nero. Si contano 12 morti e 48 feriti. Anche qui sia i mandanti sia gli esecutori non saranno mai individuati anche se s'incrimineranno nomi che saranno poi prosciolti. Come già a Brescia, ai funerali delle vittime a Bologna, intervengono alte autorità dello Stato, ma sono contestate dalla folla che pur commossa ha la forza di fischiarli. Sono sempre loro due, i soliti, RUMOR e LEONE.

9 AGOSTO - Niente "una tantum" per le piccole cilindrate. I 4.500.000 italiani che hanno un'utilitaria (soprattutto Fiat "500" e "600") non dovranno più pagare la tassa che ha messo in ginocchio la grande fabbrica torinese, che sta minacciando di mandare tutti gli operai a casa per il crollo delle vendite e di non riaprire i cancelli dopo le ferie. La Camera ha dunque modificato il decreto del 6 luglio, ma ha confermato l'aumento delle benzina.

28 AGOSTO - Per chi cerca una risposta a molti interrogativi sulle trame eversive, può consolarsi con le dichiarazioni del ministro degli Interni DC TAVIANI che invece di chiarire, depista le indagini. Afferma che in Italia non esistono gli "opposti estremisti". Con una sicurezza che inquieta afferma categorico "Abbiamo indizi, abbiamo informazioni, abbiamo raccolte le prove dalle questure e da tutte la rete informativa, e abbiamo la certezza, ed è anche mia personale, che l'organizzazione terroristica va cercata a destra".

Le sue informazioni vengono dagli Interni, la roccaforte inespugnabile della DC a Roma, mentre alla Caserma di Via Moscova a Milano un generale, CARLO ALBERTO DELLA CHIESA (foto sotto) che vive in un vero e proprio bunker e fuori degli sguardi indiscreti con il suo gruppo "invisibile", non pensa solo al contrario di TAVIANI, ma ha ben altre certezze.

Ha con se un bravo tecnico, esperto, che ha messo un computer, sta incrociando dati, fatti, nomi. I relazionali incrociati non perdonano; e per la prima volta il risultato non è un puzzle;  si forma una mappa, di nomi e zone dove si inizia ora il "lavoro" più difficile, delicato e rischioso: quello dell'infiltrazione. Qualcuno vorrebbe sbirciare cosa succede in quel bunker, ma quello di Della Chiesa è inespugnabile, e solo per questo motivo  i risultati li vedremo presto.

8 SETTEMBRE - Il "lavoro" di DELLA CHIESA paga subito. I due maggiori esponenti delle Brigate Rosse, CURCIO e FRANCESCHINI sono arrestati in circostanze molto curiose. Sono catturati a Pinerolo in un banalissimo posto di blocco. Non convince molto la rapidità di questo poliziotto segugio nel mettere le mani subito sul vertice del maggior gruppo eversivo. Ma lui non risponde, né vuol dire come ha fatto, come sollecita (!)  invece  qualcuno.
Lui si fida solo dei suoi uomini. Lo sapremo solo più tardi, ha infiltrato in quest'operazione nel covo un ex prete, SILVANO GIROTTO col soprannome "frate mitra".
Sono nella stessa operazione arrestati anche GIOVAMBATTISTA LAZAGNA ed ENRICO LEVATI.

 13 SETTEMBRE - Scoppia il caso SINDONA. Quell'allegra congrega che distribuiva miliardi facili, come abbiamo già accennato in precedenza, è travolta dalle contestazioni d'illegali ripartizioni d'utili e falso contabile. I controlli scoprono che la Banca Privata Italiana di Michele Sindona, potente banchiere emergente molto munifico, dopo aver ricevuto un finanziamento di 100 miliardi dal Banco di Roma con le garanzie (!) della Banca D'Italia é sull'orlo del fallimento.

Ha incassato - si afferma - e distribuito "regalini" perfino a gruppi eversivi, e ha dirottato in Svizzera i soldi di 500 grossi nomi italiani. La Banca d'Italia è costretta a fare il salvataggio e lo Stato deve tirare fuori i soldi. Il 9 ottobre è spiccato mandato di cattura, ma Sindona preavvertito da qualche talpa è già all'estero.

Ma tornerà il "piccolo siciliano" presto alla ribalta. In modo clamoroso. Coinvolgerà i potenti d'Italia. Fra i nomi il banchiere CALVI e si ritornerà a parlare della famosa lista dei 500 grandi esportatori di valuta. Verrà poi fuori la famosa P2 di LIGIO GELLI, con i 962 iscritti nella sua loggia. Finalmente nel '86 SINDONA sarà arrestato, ma morirà avvelenato in carcere, lasciando nel buio assoluto una delle più losche e inquietanti manovre occulte in Italia dell'intero secolo, compresa quella del terrorismo: le stragi, le stazioni fatte saltare per aria, gli aerei caduti e il crac di banche famose.

Il 29 settembre 1983 suscitò molto clamore il suo braccio destro, nonché genero, CARLO BORDONI, quando davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2 rivolse a GIULIO ANDREOTTI l'accusa d'essere lui il capo effettivo della P2, la potente loggia massonica di LICIO GELLI legato fra l'altro alla gran mafia siciliana e al progetto d'Indipendenza della Sicilia, e quindi la colonizzazione "finanziaria" dell'intera Italia continentale.

Nella P2, compariranno molti personaggi dell'Italia che conta, il generale MICELI, MALETTI, SANTOVITO, BERLUSCONI, RIZZOLI, TASAN DIN, DI DONNA, CALVI, COSTANZO, SPAGNUOLO, VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA, politici, magistrati, giornalisti, militari, industriali.

Il progetto contemplato nel "piano di rinascita" illustrato da Gelli, apparso sul Corriere della Sera del 5 ottobre 1980, intervistatore Costanzo, doveva nelle intenzioni puntare all'indebolimento dei sindacati, al controllo totale dei giornali e dei partiti, alla distruzione del monopolio RAI, e aveva un grande obiettivo: il mutamento della Repubblica in senso presidenziale e infine impedire ai comunisti l'ingresso al governo.

La P2 risulterà spesso coinvolta in molte inchieste giudiziarie, anche le più scottanti degli ultimi trent'anni. (Nel 1998 la fuga di GELLI dopo un mandato di cattura, sarà simile a quella di Sindona, poche ore prima, avvertito dalla solita talpa, è riparato all'estero).

 14 SETTEMBRE - Soldati di leva per la prima volta nella storia dell'esercito italiano, dichiaratamente d'estrema sinistra sfilano in divisa con i volti coperti a Roma per ricordare l'anniversario del Golpe cileno.

 18 SETTEMBRE - CROLLO DELLA BORSA - Un mercoledì nero alla Borsa. Dopo le prime avvisaglie e con una lira che perdeva ogni giorno colpi, è arrivata la stangata. (8,15 di perdita. Miliardi bruciati in un paio di giorni. L'indice che nel 1963 era uguale a 100, tocca il 48,74. Anche i ricchi insomma piangono!

 18 SETTEMBRE - Alla direzione del PSI, DE MARTINO propone maggiore attenzione ai sindacati e al PCI, chiede delle riforme e non condivide la politica deflazionistica del governo pur avendo Giolitti al ministero del Bilancio. Ma un attacco feroce lo riceve subito il...

1° OTTOBRE - Come abbiamo anticipato é MARIO TANASSI, del PSDI ad attaccare DE MARTINO. Lo accusa d'incapacità e gretta politica e di essere stato l'affossatore del centrosinistra comportandosi nel modo più ambiguo e contraddittorio: quello di trovar posto contemporaneamente nel governo e all'opposizione. Afferma poi che ormai esiste una totale ingovernabilità, anche se questo ormai lo hanno capito tutti, i politici e gli italiani che in due anni hanno visto 6 governi fantocci.

 3 OTTOBRE finisce la doppia "avventura" di RUMOR nelle sabbie mobili del suo stesso partito. FANFANI chiamato a formarne uno, non trova la strada per fare meglio, litiga per undici giorni dentro la segreteria poi é costretto a rinunciare. L'autorità della corrente di sinistra di MORO sovrasta ormai quella destra di FANFANI, ANDREOTTI, FORLANI. Quella di Rumor è invece in declino, e con lui i socialisti demartiniani.

  3 OTTOBRE - CROLLO VENDITE AUTO - E' da giugno che non si vendono. E' la prima ripercussione dopo quasi 12 mesi con la benzina insufficiente e smisuratamente cara, dopo la tassa sulle auto, e soprattutto perché con l'inflazione che corre a briglia sciolta nessuno ha intenzione di spendere in beni opulenti. Il crollo del settore auto è dunque ora arrivato al suo punto più critico.
Appena rientrati dalle ferie e nonostante l'interruzione estiva della produzione, l'invenduto é spaventoso, e se non avesse tirato l'esportazione - favorita dalla lira molto bassa - per la FIAT sarebbe state la fine. Ma in ogni modo é costretta ora a chiudere interi reparti e a mettere in cassa integrazione 65.000 operai. E' l'inizio di un'aspra battaglia per tutto il mese d'ottobre tra sindacati e padronato.

 3 OTTOBRE - Il governo RUMOR si dimette. Lo abbiamo già accennato, è l'inizio di un tramonto, suo personale, quello della sua corrente e di riflesso termina anche quella convergenza con i socialisti demartiniani, e con lo stesso DE MARTINO, visto che fra Rumor e il segretario del PSI esisteva una profonda amicizia personale, che non sappiamo fino a che punto fu decisiva per la carriera governativa dello stesso Rumor.

La DC così "multicorrente" e con tanti emergenti non soffre per Rumor, mentre nel PSI De Martino pur autorevole e stimato anche fuori dal partito non riesce con la stessa autorevolezza a riorganizzare il suo, a serrare le file, a lasciare più iniziativa ai giovani dirigenti. Il PSI dopo Rumor è scialbo, non entrerà più nel governo, non lo appoggerà nemmeno esternamente, sarà scavalcato su molte decisioni dal PCI, e alle elezioni del giugno '76 toccherà il fondo facendo scatenare a luglio la rivolta dei "quarantenni" e la sua uscita di scena.

9 OTTOBRE - Forti tensioni e gravissime violenze a Torino durante lo sciopero anti-Fiat per i provvedimenti presi per i 65.000 operai messi in cassa integrazione. Sono comparse tra gli scioperanti le Brigate Rosse che hanno incendiato alcune macchine e impedito l'ingresso ai cancelli agli operai che non avevano aderito allo sciopero La città vive questa giornata molto critica e le trattative per trovare una soluzione saranno condotte fino alla fine del mese.
Il 30 ottobre l'unico spiraglio nella concertazione è di ridurre l'orario: le 40 ore settimanali di una parte di operai sono portate a ventiquattro anche per i cassi integrati. Gli oneri saranno pagati dalla intera collettività.

Comunque il fenomeno più curioso che interessa soprattutto la sociologia e la psicologia del lavoro é quello di scoprire il grande disagio dell'"uomo cassaintegrato", il lavoratore "a spasso". Quel senso di frustrazione che colpisce chi prende coscienza che non fa nulla ma riceve uno stipendio, anche se questo è ridotto. I primi tempi, con qualche caso isolato, sono perfino autoironici, poi ha fatto capolino il fatalismo, e infine quando le schiere iniziano ad essere decine di migliaia, tutti capiscono che così non si va molto lontano.

 Purtroppo il disagio in questo periodo sta diffondendosi, e le difficoltà della Fiat fanno notizia, ed è forse un incentivo e uno sprone a fare scelte di lavori individuali. Sta nascendo il "proletariato indipendente", i figli dell'era industriale si stanno polverizzando in mille mestieri e pur con tanta insicurezza hanno deciso di vivere con lo spirito d'iniziativa. Il mito del "posto alla Fiat", ambito da ogni individuo, che a Torino scendeva dal treno di Porta Nuova, é al tramonto.

Torino ha già vissuto altre volte questa situazione di profondo disagio e di sconforto, soprattutto nello scorso dicembre, ma in questo ottobre le incertezze aumentano mentre sempre di più i consumi delle famiglie sono ridotti all'indispensabile, tanto che alla crisi dei metalmeccanici si aggiunge ora anche quella di tutto l'indotto.

 16 OTTOBRE - Dopo la Fiat, la crisi dell'auto investe anche l'Alfa Romeo. Anche quest'azienda (che è dello Stato)  accumulatosi l'enorme invenduto, annuncia l'orario ridotto per 13.000 dipendenti (così le maggiori tasse incamerate dallo stato  servono appena per pagare stipendi a dipendenti dello stato, a gente che non produce nulla)

 18 OTTOBRE - Altro sciopero di quattro ore proclamato dai tre sindacati CGIL, CISL, UIL contro la disoccupazione, per il ritocco della contingenza. La manifestazione è generale. Si ripete il 7 novembre, e ancora il 7 dicembre.

Questi e i precedenti scioperi hanno scatenato in certi ambienti forti polemiche sull'illegalità degli stessi. Polemiche che sono arrivate fino alla magistratura. In sostanza qualcuno chiede di applicare le punizioni previste dal codice penale. Nei ricorsi interviene la Corte Costituzionale. L'8 novembre afferma essere costituzionale lo sciopero politico.

 19 OTTOBRE - Giovani d'estrema sinistra bloccano e spadroneggiano dentro due supermercati di Milano e invitano i clienti a servirsi e a praticare l"autoriduzione" per protestare contro i prezzi eccessivi. Cose del genere in Germania lo avevano fatto quelli della banda Mainhof, in grande stile. 

 29 OTTOBRE - La "disubbidienza civile" si diffonde non solo nei supermercati ma, soprattutto a Torino, anche  contro gli aumenti tariffari dell'Enel, che consiste nel pagare solo il 50% della bolletta. Lo stesso giorno i pendolari di Treviglio bloccano la ferrovia per protestare contro le nuove tariffe e i disagi causati dai trasporti  diventati cari e insufficienti.

 30 OTTOBRE - A Torino dopo un mese di lotta sindacale, scioperi e tante manifestazioni di protesta spontanee e con una città che sta vivendo il suo dramma con l'unica industria che ha a disposizione, la Fiat e i sindacati si accordano finalmente su una riduzione dell'orario da 40 a 24 ore.

 31 OTTOBRE - Viene arrestato il generale MICELI, già capo dei servizi segreti della difesa.


13 - NOVEMBRE - Si svolge a Roma un imponente corteo di femministe. Le donne in piazza sono ormai diventate legioni. La partecipazione é così massiccia che suscitano perfino l'invidia dei gruppi di extraparlamentari che vorrebbero gestire ideologicamente anche queste manifestazioni di piazza. Avvengono alcuni incidenti per questa interferenza e volontà di volerla strumentalizzare, che è sdegnosamente respinta dalle donne che stanno ora lottando per la riforma del diritto di famiglia. Proposte di legge che giacciono da anni in Parlamento.

Ma siamo ora nella fase dove ormai ogni politico non può rifiutare di prendere in considerazione quello che é anche un popolo di elettori.

Basti pensare che le donne riusciranno in poco più di tre mesi (il prossimo 22 aprile 1975) a far approvare dalla Camera una delle leggi a dir poco epocali, che trasforma radicalmente la famiglia italiana e cancella in un attimo molte arcaiche Costantiniane Teodosiane e Giustiniane istituzioni. Il grande movimento che abbiamo accennato nel 1972 (vedi), ha marciato compatto, in fretta, e ha raggiunto i suoi scopi.

 23 NOVEMBRE - Quarto governo MORO (DC, PRI, con i voti di PSI e PSDI) . Un "bicolore" in cui troviamo l'uscita dei socialisti e il rientro dei repubblicani  con  LA MALFA che occupa la vicepresidenza, ORONZO REALE la Giustizia, PIETRO BUCALOSSI i Lavori pubblici, e GIOVANNI SPADOLINI i Beni culturali e ambientali (una novità come ministero).

Tutto il resto è democristiano. Si riesce finalmente ad accontentare quasi tutte le correnti. RUMOR, Esteri; GUI, Interni; BISAGLIA, Partecipazioni; COSSIGA, Pubblica amm.; ANDREOTTI, Bilancio; VISENTINI, Finanze; COLOMBO, Tesoro; FORLANI, Difesa; MALFATTI, Istruzione; MARCORA, Agricoltura; MARTINELLI, Trasporti; ORLANDO, Poste; DONAT CATTIN, Industria; MORLINO, Regioni; PEDINI, Ricerca s.; TOROS, Lavoro; DE MITA, Commercio; GIOIA, Marina; GULLOTTI, Sanità; SARTI, Turismo.

 Da notare che a fianco di GIULIO ANDREOTTI ministro del Bilancio, é nominato Sottosegretario SALVATORE LIMA, il cui operato é stato oggetto di indagini da parte della magistratura di Palermo. LIMA é un formidabile procacciatori di voti in Sicilia per la DC Andreottiana, fino a 240.000 preferenze.


5 DICEMBRE - Il nuovo governo, formato da ALDO MORO, ottiene la fiducia alla Camera con 355 sì ( DC/PRI con l'appoggio PDI, PRI, SVP) e 226 no. Al Senato 190 sono i sì, mentre 113 votano contro.

  4 DICEMBRE - Altro sciopero generale indetto dalla CGIL, CISL, UIL per la contingenza, il salario garantito, le pensioni, e per protestare con forza contro l'aumento dei prezzi. Il tema è ormai ricorrente, l'inflazione sta galoppando e la partecipazione agli scioperi non è più solo proletario ma inizia a coinvolgere altre categorie, dove ormai tutti stanno prendendo coscienza che la crisi non coinvolge solo il mondo operaio, ma tutte le categorie di lavoratori, compresi gli autonomi.

L'anno si conclude, come abbiamo visto, con una lunga serie di manifestazioni dove il sindacato pur estremizzandole e con al suo interno non pochi travagli, resta ormai l'unico a tentare di dare segnali forti con le sollecitazioni e la combattività. L'unico "potere" tra l'immobilità del governo e del mondo imprenditoriale ad esercitare pressioni su un totale cambiamento della società italiana e a modificare tutto l'assetto capitalistico.

 Se da una parte i sindacati contribuiscono ad inasprire gli animi fino alla fine degli anni Settanta, dall'altra sono loro, in questi stessi anni a dare una sferzata ad una ristrutturazione profonda nell'industria italiana, spingendola ad una riorganizzazione produttiva a base di forti investimenti tecnologici che farà ritornare più tardi le imprese italiane ad essere più dinamiche e competitive. Questa crescita economica, dagli anni Ottanta in poi si trasformerà anche in crescita sociale, pur trascinandosi dietro ancora molti nodi irrisolti.

Gli inasprimenti e il duro scontro con il padronato fu insomma il male minore, se visto da uno storico degli anni Duemila, necessario (e taumaturgico) se in un prossimo futuro si analizzeranno con più distacco gli ultimi venti anni del secolo. Soprattutto quando l'Italia entrerà nella moneta unica europea, in cui scomparirà del tutto l'imprenditore scansafatiche e inefficiente e con i "santi" al vertice delle autorità monetarie.
Quell'imprenditore che si era abituato a premere (o meglio a ricattare) il governo e le istituzioni perché fosse periodicamente svalutata la lira per riconquistarsi la competitività perduta. Un tipo d'imprenditoria incapace di tenere sotto controllo i costi di produzione, che rimaneva nei settori a più alta concentrazione di manodopera, non rinnovava abbastanza in fretta, accumulava inefficienza su insufficienze; perché tanto nel giro di qualche mese sarebbe arrivato puntuale il nuovo (concordato) scivolone della lira a riportarlo a galla.
Un soggetto che nell'Unione Europea quando i "giochetti" sulla lira saranno finiti e non ci sarà più nulla da svalutare, scomparirà e rimarrà solo quel soggetto che è veramente efficiente.

Se le grandi imprese non fossero state sollecitate a ristrutturarsi in direzione di forti innovazioni tecnologiche, come stava accadendo negli altri paesi, tutti i nodi sarebbero arrivati al pettine dopo gli anni Ottanta, quando la forte ripresa della domanda mondiale cominciò a premiare tutte quelle aziende che riuscirono proprio con la razionalizzazione e i nuovi processi produttivi a competere ad armi pari (il costo del lavoro). E questo nel momento di un rallentamento della domanda interna con il relativi benefici dell'abbassamento dell'inflazione.

Il percorso sarà ancora lungo ma é stato necessario anticiparlo per non colpevolizzare la linea di condotta del sindacato di questa metà degli anni Settanta: una linea dura nei confronti degli imprenditori che riuscirono, proprio grazie a questi scontri ed alle loro sollecitazioni, a mutare i rapporti di forza a proprio favore nei primi anni Ottanta. Scontri che "vitaminizzarono" i settori più dinamici e contribuirono a far cambiare la logica industriale in alcuni grandi complessi quando questi abbandonarono le egocentriche e megalomane "pazzie" chimiche e siderurgiche che fecero ritardare l'Italia di dieci anni rispetto agli altri Paesi europei. Fortunatamente poi riagganciati.

Dieci anni in cui il prezzo "molto salato" lo pagò il Paese che ancora oggi, anni 2000, sta pagando quei debiti contratti durante questa scellerata conduzione da parte di una classe politica del tutto assente e incapace che operò solo con il "keynesismo delinquenziale", fornendo infrastrutture inutili (spesso perfino progettate solo allo scopo di distribuire illegalmente denaro pubblico), o peggio ancora, risolvendo le mancanze di un paio di grosse aziende private con una svalutazione monetaria, impedendo così (anzi bloccandole deliberatamente) importazioni di beni di consumo primari che il Paese, costantemente per sette anni, pagò con un'inflazione media annua del 20%.

 31 DICEMBRE - Nelle ultime settimane una certa insospettata capacità di fronteggiare la crisi economica e sociale con reazioni costruttive arriva dal governo che è appena salito a Palazzo Chigi. Si è messo al lavoro con un impegno al quale gli italiani non erano abituati da molto tempo. Un governo che sta innanzitutto trovando i suoi naturali interlocutori: i partiti d'opposizione, le "forze sociali", sindacati e imprenditori.

 I due uomini al comando che fanno sperare, sono ALDO MORO e UGO LA MALFA. Li hanno chiamati il "gigante" e il "piccolo", il primo rappresenta il più grande partito, il secondo il più piccolo, anche se il rigore e il prestigio intellettuale di quest'ultimo non é inferiore al primo, ma come esperto d'economia e finanza (lui ex bancario) decisamente superiore . E' lui che esprime il più netto dissenso (spesso perfino ostinato) alla politica economica fatta dai governi che lo hanno preceduto, sostenendo la necessità di contenere la spesa pubblica e di commisurare investimenti e consumi alle risorse.

Il suo pensiero lo esprime in un suo famoso libro che ha dato alle stampe proprio quest'anno: La Caporetto economica. Un libro che segna proprio una svolta nella politica economica, in cui l'Italia ha perso una battaglia in questo 1974, ma ha ancora buone prospettive di vincere la guerra.

Insomma l'anno si chiude con molto ottimismo, e dopo un periodo d'enormi sacrifici, con molti spiragli anche sulla bilancia dei pagamenti.

 

FINE

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