SCHEDE BIOGRAFICHE
PERSONAGGI
JAMES COOK

 LE GRANDI ESPLORAZIONI 


IL COMANDANTE COOK
DOMAVA CON FLEMMA
GLI OCEANI INFURIATI
Cook aumentò la potenza dell'impero inglese 
scoprendo nuove rotte e ricche terre

di MARIAN CECCHI

 

1728 - James Cook nasce a Marton, un piccolo borgo nello Yorkshire (Inghilterra) da un modestissimo servitore di fattoria. Le umili condizioni della famiglia numerosa non gli permettono di studiare e a dieci anni già lavora come garzone in una modesta bottega di fruttivendolo. Una prima esperienza positiva questa che gli permette di far carriera e di essere assunto più tardi a 14 anni come apprendista commesso in un vero negozio.

Il ragazzo alto e robusto ha gli occhi azzurri incantati sulle navi dalle grandi velature bianche e dagli scafi potenti ma agili. Lì, sulla collina che sovrasta il porto di Whitby, nello Yorkshire, gli giunge l'intenso profumo del mare e gli sembra di udire lo sciabordio delle onde contro le carene. James Cook, diciassette anni, apprendista gestore di un magazzino di droghe e tessuti, sente in quel momento che il suo futuro non potrà scorrere lento e monotono fra pezze di stoffa e scatole di cannella, pepe, chiodi di garofano e spezie varie. In quel momento, lì, sulla collina del villaggio di Staithes, dove il padre (ex-bracciante agricolo e ora amministratore di una tenuta) l'ha mandato ad apprendere l'arte del commercio, vista la sua abilità nel maneggiare i numeri, nasce il grande marinaio, il grande esploratore che getterà le basi della potenza navale inglese nel mondo.

A diciotto anni James riesce a ottenere il suo primo imbarco sulla Free Love, una vecchia e sudicia carboniera, e la sua vita quotidiana è quella durissima del mozzo. Non è impresa facile perché in quell'epoca l'apprendistato in mare si comincia a dodici-tredici anni ed è una fatica lunga e durissima, che si conclude con un esame dato davanti a una giuria di vecchi e coriacei marinai scelti, i quali hanno imparato sulla loro pelle che spesso, quando il mare è inferocito, il destino della nave dipende dalla preparazione e dal sangue freddo del singolo uomo. Sulla Freelove James impara il mestiere in fretta grazie al fuoco della vocazione. La sua nave è uno dei famosi «gatti» di Whitby che trasportano carbone dall'Inghilterra del Nord a Londra, la metropoli dalla quale - siamo nel 1746 - si irradia nel Paese e nel mondo la rivoluzione industriale: ha uno scafo robusto e alto, di fondo piatto per essere in grado di alzarsi e poggiarsi con il minimo di zavorra e di reggere tutti i terribili capricci del mare. Sui vascelli dal muso tondeggiante - da questa caratteristica, probabilmente, il nome - il giovane Cook matura la sua esperienza e affina quella particolare sensibilità che farà di lui un grande pilota capace di «sentire» il mare, di fondersi con esso attraverso il timone. 

A meno di ventisette anni James, ora un giovanottone alto quasi due metri e con un fisico poderoso, è il «secondo» della Friendship, una nave di maggior impegno dove con questa ha il battesimo del fuoco. In occasione di una violentissima tempesta questo navigatore dai nervi di acciaio riesce a tirarsene fuori con una perizia che gli guadagna l'adorazione dell'equipaggio e un'ancora più grande stima da parte degli armatori, i fratelli Walker di Whitby. E' poco dopo questa prova eccezionale che i Walker offrono, a quello che ormai è il loro pupillo, il comando di una delle loro navi. Una grande occasione, la sistemazione garantita per sempre. Ma James Cook ha il suo secondo colpo di fulmine. Da tempo sente una strana irrequietezza, ha la sensazione di essere costretto entro limiti angusti, quella sua nave che prima gli sembrava grande e maestosa ora gli appare piccola e meschina. Quando è al timone si sorprende spesso a guardare con ammirazione i grandi vascelli commerciali che partono verso i mari a lui ignoti.

Un giorno «i suoi occhi notarono un vascello di altro tipo» (è il racconto di Alan Villiers, scrittore e navigatore, tratto da «Il favoloso capitan Cook», edito da Gherardo Casini nel 1969) «un grande tre-ponti proveniente dal cantiere di Chatham, imponente, magnifico, poderoso, allettante. Il sole batteva sulla sua polena dorata, splendeva sui rossi coperchi degli sportelli dei cannoni, trasformava gli alberi e il labirinto di attrezzi in un meraviglioso fiume di luce. Scafo, alberi e vele, un insieme che era al tempo stesso romanticamente avventuroso, potente ed efficiente, si muovevano con eleganza sulle rapide acque del fiume... Una nave e una carriera seducenti... James Cook la fissava. Ecco una vera nave, e con essa una vita di vere soddisfazioni, che poteva rispondere alle esigenze di un uomo».
Questa seconda visione provoca nel giovane marinaio la seconda grande decisione della sua vita. Ringraziandoli per la fiducia dimostrata nei suoi confronti, lascia gli sbalorditi fratelli Walker e parte per Wapping, un centro della marina militare, dove si arruola come marinaio scelto, l'unico grado al quale può accedere non avendo studi specifici e non essendo rampollo di aristocratica famiglia. L'arruolamento non presenta alcuna difficoltà perché in questo periodo - è il giugno del 1755 - la marina da guerra inglese sta preparandosi a fare il braccio della politica britannica, impegnata a contrastare l'espansionismo francese nell'America del nord, in Canada e in India: il che implica il dominio dei mari, specialmente dell' 0ceano indiano, la miglior definizione delle rotte conosciute e la ricerca di nuovi e più sicuri itinerari.

Questa politica non ha solo implicazioni belliche: l'esplorazione porta alla scoperta dei luoghi nuovi dove si possono trovare partner commerciali o importanti fonti di materie prime che mancano alla Gran Bretagna. E' quindi anche questione di business. Ma non solo. C'è dietro anche la curiosità scientifica: non dimentichiamo che il Settecento è il «secolo dei lumi» il quale dà il via alla lunga e stupefacente marcia degli scienziati e dei tecnologi verso il futuro. Soprattutto in Francia e in Inghilterra brucia la febbre della ricerca, della scoperta, dell'invenzione meccanica. Indubbiamente questo è il secolo di James Cook, il giovane incapace di resistere al richiamo dell'avventura e al desiderio di scoprire quello che si nasconde dietro l'angolo dell'ignoto. Il primo imbarco vede James Cook sulla Eagle, a Portsmouth, una nave da sessanta cannoni che è molto in disordine. L'ex-pilota dei «gatti» di Whitby non si spaventa, anche perché questa Eagle sembra proprio l'ingrandimento di un «gatto»: così si butta nel lavoro in mezzo agli altri marinai e la sua pratica fa sì che automaticamente si trovi in testa ai compagni (che in genere erano giovani reclutati a forza, come spesso si usava, e quindi privi di esperienza) a impartire ordini precisi che destano l'ammirazione degli ufficiali e del comandante. Dopo qualche settimana a Cook arriva la nomina ad aiutante pilota.

Quando la nave è pronta, viene mandata in servizio di perlustrazione sulle coste dell'Irlanda. Dopo qualche mese di missione la Eagle rientra e sbarca centotrenta uomini gravemente ammalati di scorbuto; mancano all'appello ventidue (fra questi il medico di bordo) che i compagni hanno sepolto in mare. In questa occasione Cook fa l'esperienza che gli servirà per tutta la carriera: scopre che la malattia, soprattutto lo scorbuto, e la mancanza di precise e severe regole igieniche, sono nemici peggiori di una tempesta o di una battaglia.
Il 27 ottobre 1757, giorno del suo ventinovesimo compleanno, troviamo Cook a bordo della Pembroke (vascello con sessantaquattro cannoni, che deve raggiungere una base dell'America del Nord per svolgervi un'importante missione). In tasca ha uno splendido regalo: la nomina a ufficiale di rotta. Un ottimo bilancio, dopo due anni e mezzo di servizio, per il ragazzone dello Yorkshire che aveva rischiato di restarsene ingobbito per tutta la vita sui registri contabili di un vecchio e buio magazzino, immerso nel greve odore emanato dalle spezie e dalle grossolane stoffe di un tempo.

In America Cook ha la sua grande occasione e le sue capacità di pilota, di esploratore, di geografo, sbalordiscono tutti. All'inizio del 1758 la Pembroke parte per il Canada (dove i francesi si sono ben attestati avendo come base principale Québec) inglobata in una potente flotta che trasporta un esercito di 14.000 uomini perfettamente addestrati e di grande forza d'urto. E' il primo viaggio transoceanico di James Cook. Egli si inebria di quegli immensi spazi ma nello stesso tempo constata ancora una volta i micidiali effetti dello scorbuto. All'arrivo ad Halifax, la base dalla quale deve partire l'attacco a Québec, soldati e marinai sono ridotti a larve; per farli riprendere sono necessari diversi mesi e la riduzione delle operazioni militari al minimo indispensabile. Il 1758 passa così senza risultati se non per quelli attinenti lo studio della zona e dei piani di attacco.
Obiettivo dell'azione la conquista di Québec, come abbiamo detto. Questo è l'ordine di William Pitt, il grande statista inglese a quel tempo Ministro della Guerra, che ha deciso quella campagna contro la Francia che passerà alla storia come «la guerra dei sette anni». La città, che i francesi hanno reso inespugnabile con poderose fortificazioni, deve venire attaccata, secondo la strategia di Pitt, da tre direttrici: dal sud, e lungo questa marcia è prevista la conquista del forte Duquesne che in seguito prenderà il nome di Pittsburgh, con partenza dalle colonie inglesi; da sud-est, percorrendo la valle dell'Hudson; infine l'operazione più impegnativa: la risalita del fiume San Lorenzo, sul quale la città si affaccia, per l'attacco frontale e decisivo. 

I francesi non sono eccessivamente preoccupati. Specialmente quest'ultima parte del piano li fa sorridere: il San Lorenzo è un fiume impraticabile per le grandi navi da guerra, irto com'è di bassifondi e rocce invisibili. Ma i comandanti e gli ufficiali arroccati a Québec non fanno i conti con la tradizione e la cocciutaggine orgogliosa della marina britannica e, soprattutto, non sanno della presenza di quel giovane ufficiale dello Yorkshire che è un vero mago della navigazione.
L'impresa è disperata - ricorda Villiers nel suo testo - e l'ammiraglio sir Charles Saunders, un uomo che sa riconoscere a colpo d'occhio i veri marinai, l'affida al pilota della Pembroke. E una notte dopo l'altra, Cook guidò gli altri piloti scandagliando, osservando e disponendo boe e poco mancò che non fossero vinti da un punto del fiume noto come la Traversa. Qui il fiume era cosi zeppo di ostacoli rischiosi per la navigazione che nemmeno il diavolo avrebbe potuto fare di meglio. Le navi dovevano serpeggiare come potenti motonavi pur avendo solo le loro vele soggette a qualsiasi vento, mentre La forte corrente che scendeva a valle era sempre contro di loro; e questo di notte, avendo tutto intorno rocce e bassifondi».

Nel 1711 gli inglesi avevano già avuto un durissima lezione in analoghe circostanze mentre puntavano sullo stesso obiettivo: una ritirata disastrosa dopo aver perso buona parte dei 5.000 uomini e delle venti navi che facevano parte di una spedizione organizzata con molta sicurezza, alla quale però non si accompagnava la preparazione tecnica.
Ma in questo caso la preparazione tecnica c'è ed è costruita con la precisione matematica che caratterizza il lavoro di Cook, con la preveggenza di un giocatore di scacchi, con la prudenza felina di un pellerossa, con la testardaggine scozzese ereditata dal padre. L'ufficiale, che più di una volta rischia la vita, con un lavoro durissimo traccia un perfetto identikit del maestoso quanto pericoloso corso d'acqua annotando tutti i dati possibili. Alla fine consegna al comandante della flotta una carta del San Lorenzo dalla quale risulta con incredibile nitidezza la via - difficile ma non pericolosa - per arrivare a ridosso di Québec e scatenare l'attacco voluto da William Pitt. Quella carta, anche se ottenuta con i mezzi empirici di allora, è a tal punto fedele che presterà «onorato servizio » per oltre un secolo. Dopo aver studiato accuratamente la mappa l'ammiraglio dà alla flotta l'ordine di partenza.

 E' una buia notte del settembre 1759. La navigazione è lenta in modo esasperante ma non uno dei grandi vascelli resta incagliato, non uno viene sfiorato dalle rocce. Vengono neutralizzati anche i galleggianti incendiari che il nemico ha mandato contro le navi britanniche come estremo tentativo. Giunge alla fine il momento in cui gli inglesi possono vendicare la sconfitta bruciante del 1711. Sui Piani di Abramo, sotto Québec, sbarcano 9.000 uomini al comando di James Wolfe. Mentre avviene lo scontro con i 12.000 francesi schierati a difendere la posizione-chiave dell'impero di Luigi XV, James Cook attende l'esito di questa storica battaglia lottando contro la mortale stanchezza provocata dalle lunghe e insidiose notti insonni passate a scoprire i segreti del San Lorenzo. Se i "marines" inglesi vinceranno, l'orgoglio della vittoria sarà anche suo. Le ore passano lente - e in quelle ore il generale Wolfe cade sul campo dell'onore alla testa delle sue truppe - poi il messaggio arriva: vittoria. Il volto severo di James Cook si apre a un sorriso appena accennato. Pochi secondi dopo l'ufficiale di Sua Maestà Britannica crolla in un sonno profondo e sereno come quello del ragazzo dello Yorkshire. 

Dopo questo episodio, fondamentale nella storia inglese, la fama di Cook è assicurata. Sono profondamente ammirate le sue capacità tecniche ma anche la grande passione per il suo lavoro, nel quale si concentra a tal punto da dimenticare orari e pasti. Lord Colville, che comanda la nave ammiraglia Northumberland, lo vuole come pilota nei viaggi di esplorazione e rilevazione al largo delle coste americane, che interessano ovviamente le basi e le colonie inglesi, per fargli fare nuove e precise carte geografiche.
Il tempo passato sotto gli occhi di lord Colville, il quale si è accorto che l'ufficiale è un uomo pronto a dare sempre di più, si rivela prezioso per la carriera: a Cook viene affidato il comando di un'agile goletta di 68 tonnellate con l'incarico di esplorare le coste del Labrador e l'isola di Terranova. Ora, a pochi anni dall'arruolamento, ci troviamo davanti a un giovane che viene indicato da superiori e colleghi come «il signor Cook, tecnico, topografo di Terranova e del Labrador ». Ma non è la carriera in quanto tale che importa a Cook. Per lui la carriera è lo strumento che gli permette di avere più possibilità e mezzi a disposizione per soddisfare la sua sete di avventura, il suo bisogno di scoprire il nuovo, di vagabondare su quel mare tenero e crudele che lo attrae irresistibilmente proprio per la mutevolezza, la mancanza di staticità, di noia.

In questo senso la missione al comando della Grenville è quanto di meglio un uomo di questa specie possa desiderare. I mari che fronteggiano le coste del Labrador e abbracciano l'isola di Terranova sono «duri», trasportano immense schegge di banchisa, sono popolati di iceberg che sembrano giganteschi e feroci guardiani delle porte dell'Artico, non si contano le tempeste e le micidiali trappole tese dalla nebbia.
Qui James Cook si destreggia con quella sua tipica maestria che nulla lascia all'improvvisazione. E' una specie di grande slalom marino dal quale esce vittorioso assieme al suo equipaggio, un gruppo di marinai espertissimi che, dopo averlo visto all'opera per mesi, hanno nel loro comandante una fiducia cieca e assoluta. Per cinque anni Cook e la Grenville sono compagni inseparabili. Da una massa enorme di dati e calcoli trigonometrici nascono le carte marittime del Labrador, di Terranova e di altre zone. Ogni inverno Cook rientra in Inghilterra per il lavoro di elaborazione delle cartografie e per stendere relazioni informative.

Dopo la fine della «guerra dei sette anni» (con questa definizione passa alla storia la campagna d'America) sono cinque anni di lavoro intenso, instancabile, sfibrante per la tensione che comporta, ma entusiasmante. Dalla penna di Cook prende forma una parte della superficie terrestre, vengono visualizzate rotte che in futuro serviranno a rendere quel misterioso mondo un immenso villaggio senza più segreti. La precisione e la perfezione di questo lavoro, segnato da una naturale genialità e da un'applicazione spasmodica, meritano a Cook altri elogi mentre nell'ambiente della marina militare la sua fama di «cartografo e matematico rinomato» raggiunge quotazioni massime.

Un aneddoto riportato da Villiers tratteggia il modo di agire del giovane ufficiale mentre sta svolgendo una missione. «Era instancabile. Un giorno d'agosto del 1766 ci fu un'eclissi di sole. Una volta tanto il tempo era bello ed egli si trovava a Sud-Ovest di Terranova, non lontano dall'estremità di Capo Ray. Pur continuando i suoi rilevamenti, durante l'eclissi fece una serie di osservazioni utilissime; quando ebbe tempo elaborò quelle osservazioni e mandò una relazione a quella fonte primaria di conoscenza scientifica che era la Royal Society di Londra. Qui essa si rivelò assai utile ed è ancora conservata. Per la prima volta gli scienziati della Royal Society ebbero notizia di James Cook; ne avrebbero sentito parlare ancora, e spesso».
Dopo la sconfitta della Francia in America, la Gran Bretagna comincia a porsi il problema delle comunicazioni via mare con le proprie colonie che stanno dall'altra parte del mondo, comunicazioni che debbono essere più rapide e sicure di quanto lo sono al presente. Ma l'obiettivo non è unico. Bisogna scoprire nuove basi utili per i rifornimenti delle navi impegnate nei grandi viaggi, nuovi punti dai quali prelevare ricchezze e prodotti vari e infine, impresa da secoli perseguita da molti navigatori, individuare la chimerica «Terra Australis Incognita», un'isola ricca di ogni ben di Dio che secondo i calcoli dei marinai sognatori, degli esploratori da tavolino, dei teorici di vario tipo ed estrazione, dovrebbe trovarsi nella parte meridionale del globo, grosso modo - anzi grossissimo - fra Capo Horn, la punta estrema dell'America del Sud, e la Nuova Guinea. Sui modi e i tempi della realizzazione di questa politica nascono le solite grosse diatribe.

La polemica maggiore è quella riguardante l'esistenza della «Terra Australis» e l'uomo al quale affidare il comando della nave. Su quest'ultimo punto la contesa è accanita soprattutto perché c'è lo scienziato scozzese Alexander Dalrymple, idrografo, navigante, membro della Royal Society, «studioso» della «Terra Australis», che pretende di salire sul ponte di comando della nave o delle navi destinate alla grande impresa. Va sottolineato che, stranamente, Dalrymple aveva scordato di scrivere nelle sue dotte trattazioni e di prendere in considerazione nei suoi calcoli il fatto che il navigatore portoghese Torres aveva già visto la costa della Nuova Olanda, la vera "Terra Australis", attualmente conosciuta sotto il nome di Australia.
Villiers ricorda che all'inizio del 1768 Dalrymple seppe che i lord dell'Ammiragliato stavano progettando un altro viaggio nel Pacifico, la zona focale degli interessi inglesi, per trovare la «Terra Australis» e prenderne possesso a ogni costo. La Royal Society aveva chiesto che una nave si recasse nei Mari del Sud, luogo adatto per osservare il passaggio di Venere a scopi astronomici e marittimi, e questo era un ottimo schermo alle intenzioni dell'Ammiragliato. La nave doveva dirigersi a Ovest-Sud-Ovest e svelare i segreti del Sud-Pacifico dove si supponeva che si trovassero.

Chi avrebbe dovuto comandare la nave e tutta la spedizione - chiede ironicamente Villiers - se non lui, Alexander Dalrymple, membro della Royal Society e scelto da Dio proprio per questo scopo? Quale capitano della marina era ora disponibile per fare di meglio?
Ma alla sicurezza di Dalrymple non fanno riscontro reali qualità di vero uomo di mare. E la navigazione nell'Oceano Pacifico esige un comandante di capacità eccezionali perché questo è un mare tutt'altro che pacifico. Villiers, che - ne ho già fatto cenno - è stato navigatore appassionato e che con questo mare ha fatto i conti più volte, così lo descrive: «II suo stesso nome era segno di quanto poco lo conoscessero gli europei. Pacifico? L'oceano "tranquillo"? Forse lo è entro certi periodi dell'anno, entro la zona degli alisei, più o meno tra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno, sebbene anche qui ci siano stagioni di tifoni, cicloni e uragani: tutti questi nomi indicano lo stesso genere di tempesta circolare in cui una nave a vela difficilmente si salvava... Oltre le zone degli alisei ci sono le regioni del Sud e del Nord Pacifico, dove tutto può accadere e dove il tempo non è mai stabile. Oltre queste aree soffiano i selvaggi venti occidentali che, di frequente, hanno forza da fortunale e si sfrenano ruggendo attorno al globo alle alte latitudini meridionali, culminando nelle paurose tempeste di Capo Horn, mentre oltre i 85 gradi di latitudine Nord fanno montare su tutte le furie il Pacifico».

Da Capo Horn alle coste della Terra del Fuoco questo mare si scatena con violenza demoniaca contro la riva, come se volesse divorare la terra e farsi più spazio. Negli inverni dai giorni brevi come lampi il malvagio Pacifico scaraventa sulle fragili navi che lo sfidano gli enormi iceberg. Chi dunque meglio di me, chiede presuntuosamente Dalrymple, può comandare quella nave?
La risposta dei lord dell'Ammiragliato è immediata e decisa: James Cook, naturally, il marinaio di grandissime capacità, ottimo topografo, matematico, astronomo e cartografo, uomo senza i ghiribizzi e i capricci dell'aristocratico Dalrymple. Un comandante completo, dunque, e di assoluta fiducia, un quarantenne equilibrato, capace di eseguire gli ordini con scrupolo e precisione non trascurando l'uso della propria intelligenza e della propria fantasia.

E' il 1768, 25 maggio. James Cook sale alla grande ribalta della storia. Esce dal ruolo di ufficiale pilota ed entra in quello di tenente di vascello in qualità di comandante della nave tanto agognata dal suo concorrente. La nave è stata battezzata Endeavour (Tentativo) e, checché ne dica in seguito Dalrymple in un suo arrogante scritto nel quale si attribuisce il merito della scelta, i tecnici dell'Ammiragliato l'hanno selezionata in base alle caratteristiche fornite dal futuro comandante. Il quale non può affidare la riuscita della sua difficilissima impresa a un vascello diverso da un «gatto» di Whitby.
Queste navi, spiega Cook, sono del tipo più sicuro e permettono agli ufficiali di avventurarsi con il minimo rischio, per la loro manovrabilità, su una costa sconosciuta. Dato il minimo pescaggio se si arenano, al momento dell'accostamento, possono restare appoggiate sul fondo senza rischiare il capovolgimento. Caratteristiche che non hanno i vascelli militari da quaranta cannoni e le pesanti fregate. Inoltre, sottolinea il comandante, hanno un'attrezzatura leggera e un sartiame semplice. La grande solidità, unita al peso ridotto al minimo, permette di imbarcare un equipaggio di almeno settanta uomini, la folta brigata di osservatori, artisti (i fotografi del tempo, incaricati di ritrarre i luoghi scoperti), scienziati e infine la dotazione di alimenti e bevande necessari per due anni.

Il gruppo scientifico è guidato dal ricco e aristocratico Joseph Banks, giovane di brillante intelligenza, botanico, membro della Royal Society. Nella missione, essenzialmente destinata alla ricerca astronomica e geografica, la presenza di quel gruppo è importante, anche se Cook non ne è molto soddisfatto, preoccupato com'è dal problema dei pesi e degli ingombri creati sia dalle persone, sia dalle attrezzature e dalle strumentazioni che la comitiva ha portato a bordo. Fra gli scienziati spicca lo svedese David Solander, allievo preferito di Linneo (il sommo naturalista) e botanico di classe che ha anche un'ottima pratica medica.

Il momento della partenza è vicino. La Endeavour è quasi pronta. Il tenente Cook ha studiato e controllato tutti i minimi particolari con la puntigliosità che gli è propria. Particolare attenzione ha riservato alle «armi» per combattere lo scorbuto, la malattia capace di sterminare un equipaggio. In quell'epoca sono ancora ignote le cause del morbo: soltanto molti anni dopo si scoprirà che è dovuto alla mancanza di acido ascorbico - o vitamina C - nell'alimentazione dei marinai, alimentazione costituita generalmente da gallette, carne salata di cavallo, di maiale o di merluzzo. Ma Cook, facendo tesoro delle osservazioni fatte nelle precedenti esperienze e seguendo le sue capacità intuitive, riempie la cambusa di crauti acidi a dozzine di barili, malto in grande quantità, succo concentrato di arance e limoni, cubetti di estratto di carne, un alimento di alto potere nutritivo, mosto di malto, infuso di sassofrasso. Quando potrà, nel corso della navigazione, il comandante farà distribuire ai suoi uomini il «sedano selvatico» e altre verdure fresche acquistate a terra durante i vari attracchi.

Sul problema dell'alimentazione Cook non tollera capricci e rifiuti. Ai marinai non piace molto la carne fresca e ai diversi intrugli propinati dal cuoco per ordine del comandante, preferiscono la galletta spalmata di grasso animale conservato o la classica carne salata sulla quale poi buttano incredibili quantità di rum, birra o "flip", un'esplosiva miscela di alcolici di vario tipo. Ma imparano presto a fare buon viso a «cattivo» cibo quando due di loro, avendo rifiutato la non gradita razione, vengono portati sul ponte della nave, legati al palo e puniti con dodici colpi di frusta sotto gli occhi gelidi di Cook. Colpi di frusta determinanti quanto le ottime attrezzature, perché salveranno l'equipaggio dallo scorbuto e quindi l'esito della spedizione.

Il 26 agosto 1768, nel porto di Plymouth, il tenente James Cook lancia dal ponte di comando l'ordine tanto atteso dai marinai e dal gruppo scientifico: «Go!». La partenza della robusta e tracagnotta Endeavour è solenne. Il «gatto» di Whitby sembra essere conscio di vivere un momento storico, di essere l'esploratore che apre la via all'espansione della potenza britannica nell'Oceano Pacifico.
La prima parte della navigazione è tranquilla. Quando la nave raggiunge le Isole di Capo Verde e percorre un mare che non richiede il massimo impegno dell'equipaggio, Cook, dando prova di sensibilità umana e di ottimo criterio di amministrazione delle energie dei marinai, ordina che ci siano tre turni di servizio anziché due, come d'uso sugli altri vascelli: in questo modo ogni uomo può riposare otto ore anziché quattro. Se ben riposati, considera il previdente comandante, sono in grado di fare il massimo dello sforzo al momento delle prevedibili e dure difficoltà che ci attendono. E' soddisfatto l'equipaggio - anche per le abbondanti razioni di tabacco ricevute - e sono soddisfattissimi i naturalisti Banks e Solander e tutti gli altri del gruppo. Dalle relazioni che Villiers ha consultato negli archivi storici della marina inglese l'atmosfera appare idilliaca oltre che scientificamente produttiva:
«Gli artisti Parkinson e Buchan tenevano i cavalletti tutto il giorno sopra coperta e i naturalisti Banks e Solander erano sinceramente lieti di osservare e annotare tutto. Banks diceva di non aver previsto che il viaggio gli avrebbe dato una simile occasione di studiare anche la vita naturale del mare, oltre alle isole. Egli, Solander e gli altri del gruppo erano sempre affaccendati... Di sera si accendevano le candele per compilare i diari».

Ma le grandi imprese, fatalmente, non sono fatte soltanto di rose. Dopo i dolci mari del sud, quelli tropicali, vengono quelli infidi e gelidi sui quali si affacciano le coste della Patagonia, della Terra del Fuoco, del malfamato Capo Horn. La Endeavour punta in questa direzione, verso l'Isola degli Stati, che si trova davanti al Capo, rotta obbligata per chi vuol raggiungere il Pacifico. Rotta obbligata secondo le valutazioni di Cook, che preferisce evitare lo stretto scoperto da Magellano considerandolo una trappola mortale per la sua angustia, la sua tortuosità, la mancanza di ancoraggi e le improvvise e furiose raffiche di vento che scaraventano le navi contro le coste rocciose.
In genere gli altri comandanti preferiscono affrontare lo stretto piuttosto che doppiare Capo Horn in un mare molto più irto di pericoli. Ma la valutazione di Cook è accorta: per quante difficoltà ci siano, a Capo Horn un abile pilota si trova in mare aperto e con le opportune manovre può sottrarsi al peggio. Cook si sente a tal punto sicuro della propria capacità da prendere un'altra decisione anticonformista: contrariamente alla consuetudine punta la prua verso lo Stretto di Le Maire che divide l'Isola degli Stati da Capo Horn. Secondo la norma - sempre dettata dal terrore che ispira il mare a ridosso del famigerato Capo - dovrebbe girare al largo dell'Isola degli Stati tenendosi a Est. Per il pragmatico marinaio dello Yorkshire questo è un itinerario sciocco perché impone un notevole allungamento della rotta.

Nello stretto la prima, e quasi scontata, difficoltà del viaggio: una burrasca che imperversa da terra con spaventosa violenza costringe il tenente Cook a mettersi in panne. Annota Banks nel suo diario: «I marinai dicono che non hanno mai visto una nave stare in panna bene come questa, in modo così facile e insieme così vivace». Il merito di questo risultato è dell'abilità di Cook e della particolare carenatura della Endeavour, robusto e versatile «gatto» di Whitby.
La situazione è dura per tutti. Il calendario segnala il culmine dell'estate ma sulle colline della Patagonia e su tutta la Terra del Fuoco la neve è alta. Cook il mago è riuscito ad ancorarsi nei pressi del punto più orientale della Terra del Fuoco e Banks raggiunge impavidamente la costa per raccogliere i suoi esemplari di piante e varie campionature di interesse scientifico. Lo scienziato è a tal punto assorbito nella ricerca da non accorgersi della notte che scende sul suo gruppo. Costretto ad attendere il mattino, alle prime luci dell'alba si trova accanto i corpi assiderati dei suoi due giovani servitori di colore. A bordo i marinai resistono al freddo ingollando rum e stringendosi addosso il più possibile i giacconi e i pantaloni di lana fatti distribuire dal comandante.

Questi, nel frattempo, del tutto incurante del freddo e del vento violentissimo, si dedica al rilevamento dei dati della baia nella quale si è ancorato per prepararne la topografia. Poi, malgrado la situazione meteorologica sia migliorata di poco, decide di riprendere il viaggio. Tenendo la rotta a Ovest, a dispetto dei fortunali e delle raffiche improvvise di vento che investono il «gatto», dopo qualche giorno di navigazione raggiunge Capo Horn. Appena gli è possibile ne calcola la posizione. In seguito il "punto" risulterà sbagliato di un grado di longitudine e un miglio (1600 metri circa) in latitudine. Un errore irrilevante tenuto conto che le operazioni di calcolo sono state fatte su una nave squassata dal vento.
Mentre il comandante è occupato con i suoi strumenti e con le sue carte, Banks e Solander sono chini sul tavolo della grande cabina di comando intenti a classificare una miriade di piante e fiori, insetti di tutte le forme e grandezze per la maggior parte sconosciuti in Europa. Cook guarda con occhio un po' torvo quei mucchietti di «vegetali» - anche se apprezza il lavoro scientifico - perché gli costano degli ancoraggi. A volte non poco pericolosi quando l'entusiasta ma petulante Banks gli chiede di fermarsi non appena, essendo vicini a una costa, vede una macchia di arbusti del tutto insignificante all'occhio di un marinaio digiuno di botanica. In questi casi lo studioso e i suoi collaboratori danno anche un gran daffare perché continuano ad andare su e giù con le scialuppe alla ricerca delle loro preziose «erbe»: e ogni lancia calata e tirata su a forza di braccia e di paranchi è un'impresa piuttosto lunga e laboriosa, durante la quale il comandante frigge di impazienza.

COOK VERSO L'AUSTRALIA - LA MORTE

Dopo mille rischiose avventure, morì nel 1779 durante uno scontro nelle isole Hawaii. 
Il corpo fu divorato dagli indigeni


Finita la sosta, la "Endeavour" riprende il mare. Il vento si è fatto favorevole anche se ha poco nerbo. Mentre i pinguini dalla riva guardano quello strano animale con tante ali bianche, gli ordini rapidi e precisi di Cook dispongono le vele in modo sapiente così da sfruttare ogni soffio. E il «gatto» punta maestosamente verso Nord. Pochi giorni dopo si trova nel Pacifico a 50 gradi Sud e 90 Ovest. 

E' il 12 febbraio del 1769. Soltanto trentotto giorni prima la nave si trovava dalla parte opposta, nell'Atlantico, a 50 gradi Sud. Una buona velocità: in quel periodo ha percorso poco meno di 3.500 chilometri. Cook ha giocato di vela con un'abilità unica, sfruttando ogni metro di tela a sua disposizione. Annotando il fatto commenta: «Una circostanza quasi certamente mai accaduta ad altri vascelli in questi mari che fanno grande timore per i tremendi fortunali, tanto che doppiare Capo Horn è ritenuto da alcuni un fatto grandioso, ed altri preferiscono lo Stretto di Magellano».

L'11 aprile compare alla vista dei marinai la costa di Tahiti, l'isola dalla quale Cook deve osservare il passaggio di Venere, secondo il programma disposto dalla Royal Society. L'equipaggio freme di impazienza. Dall'epoca della sua scoperta l'isola gode di una gran fama per la disponibilità delle sue donne che regalano ardenti notti d'amore, con la piena autorizzazione dei loro uomini, dietro il modesto compenso di un chiodo o di qualche altro attrezzo da lavoro (un punteruolo garantisce la dedizione totale di un piccolo gineceo). Al momento dello sbarco Cook ha già fatto affiggere in ogni angolo della nave un severo regolamento che impone norme ferree sugli scambi. «Sapeva che gli uomini di una precedente nave» - racconta Villiers - «in un solo mese trascorso a Tahiti avevano estratto furtivamente tanti essenziali punteruoli e bulloni dal corpo della nave da minacciare la robustezza della sua stessa struttura, tanto era il loro ardore nel godere di quell'insaziabile commercio.

 Cook aveva portato chiodi e punteruoli a barili ma non per comperare amore bensì per gli scambi della nave (pesci, maiali, noci di cocco, frutti dell'albero del pane e simili), perciò quegli articoli di ferro furono messi sotto controllo». Il risparmio dell'insolito tipo di «valuta» è d'obbligo anche perché rispetto a due anni prima - il comandante lo apprende da qualche suo marinaio che ha prestato servizio sulla nave che ha visitato l'isola in precedenza - i tahitiani hanno alzato i prezzi, per comperare un maiale non è più sufficiente un punteruolo ma ci vuole un'ascia: evidentemente anche il «buon selvaggio» conosce le leggi dell'economia di mercato. Ma oltre alle complicazioni commerciali, allo scialo di chiodi, Cook deve tenere d'occhio le lestissime mani degli indigeni i quali, quando salgono a bordo o hanno accesso alle tende a terra, s'impadroniscono di tutti gli oggetti che attirano la loro curiosità. Cook si vede sparire addirittura l'insostituibile quadrante con il quale deve fare le osservazioni astronomiche che sono lo scopo essenziale del viaggio. Riesce a recuperarlo soltanto dopo aver catturato alcuni capi che minaccia di passare per le armi (è un comportamento estremo per Cook, uomo di carattere mite, sinceramente rispettoso dei diritti umani in genere). 

Dello scarso riguardo dei tahitiani per la proprietà privata fa le spese anche Banks: una notte mentre sta dormendo in tenda con altri amici - tenda che è collocata in una specie di fortino nel quale è installato anche l'osservatorio astronomico - viene letteralmente depredato. Con sbalorditiva abilità gli portano via, addirittura, le calze da sotto il cuscino. In questa atmosfera, nella quale convivono senza difficoltà le carnali allegrie dei marinai e i severi lavori di Cook e Banks, giunge finalmente il giorno atteso. Venere passa lentamente nel cielo limpidissimo mentre Cook e i suoi collaboratori la seguono con i loro strumenti e stendono i dati che interessano la Royal Society. Questa parte della missione è compiuta. Cook ha anche rilevato con precisione la posizione di Tahiti - i dati della precedente spedizione, fatti dal suo predecessore, erano molto approssimativi tanto che lo stesso Cook ha trovato difficoltà a raggiungere l'isola - posizione di estrema importanza dato che Tahiti è una base preziosa sia come punto di riferimento per i naviganti, sia come fonte di rifornimenti per le navi che esplorando il Pacifico danno la caccia a nuove rotte e alla mitica "Terra Australis".

Il 13 luglio 1769 Cook dà ordine di salpare l'ancora. Poco dopo la partenza scopre altre isole, che fanno parte di un gruppo che comprende anche Tahiti, alle quali dà il nome di Isole della Società, in onore della Royal Society. A uno dei capi di queste isole, future basi che, sommate ad altre, costituiranno la forza politico-economico-militare dell'impero inglese, il tenente Cook dona una targa di metallo sulla quale l'armaiolo di bordo ha inciso poche parole: «Nave di Sua Maestà Britannica "Endeavour" - Comandante Luogotenente Cook 16 luglio 1769 - Huahine». Quella targa è un gentile ricordo per il capo ma è nello stesso tempo un avvertimento ad altri esploratori naviganti che quell'isola, Huahine, appartiene al re d'Inghilterra. Dopo aver issato qua e là, su altre isole trovate sulla rotta, la bandiera che simboleggia il dominio di re Giorgio III, Cook dirige la nave verso Sud. Ci sarà in questa direzione la tanto sognata, agognata, lussureggiante e ricca "Terra Australis"?  Il comandante non se ne preoccupa molto. Nella direzione che ha scelto c'è sicuramente la Nuova Zelanda, scoperta nel 1642 dall'olandese Abel Tasman ma rimasta terra inesplorata, segnata in modo approssimativo sulle carte nautiche. Tasman inoltre si è limitato a costeggiare soltanto la costa occidentale ma senza rilevarla con dati precisi. Cook dunque si affida ancora una volta a quel suo sesto senso che ha sviluppato guidando i "gatti" di Whitby nei furiosi e beffardi mari della Gran Bretagna del Nord.

Alle ore 13.30 del 6 ottobre 1769 dalla coffa dell'albero maestro scende come una staffilata l'urlo entusiasta del mozzo di servizio: "Terra! Terra!". E' quel grido che Cook sente ogni volta come una vittoria personale e della propria patria. Quel grido soltanto è capace di incrinare l'impassibilità del comandante, di fargli sentire il petto percorso da una vampata di emozione. Anche Banks è entusiasta. Lui, che è stato contagiato dalla fede incrollabile dei membri della Royal Society sull'esistenza del continente misterioso, è convinto che quella massa intravista a qualche miglio dalla "Endeavour" sia la "Terra Australis". Ma a Banks, su questa elucubrazione, ormai dà retta soltanto qualche compiacente compagno del suo gruppo. Il comandante e la maggioranza dei suoi ufficiali sono ormai scettici sull'esistenza del continente vagheggiato da Dalrymple sulle sue carte. Anche se molta parte del Pacifico è ancora da esplorare, è pur vero che la zona indicata da Dalrymple come sede della «Terra Australis» è già stata ampiamente percorsa senza alcun risultato. Di fronte alla "Endeavour" invece si staglia una terra che rappresenta un concreto problema da risolvere: quella Nuova Zelanda, della quale Tasman aveva visto soltanto la costa occidentale e non aveva stabilito l'esatta posizione. 

Le isole neozelandesi sono potenzialmente ricche (lo si saprà dopo): oro, argento, carbon fossile, lignite, ferro, grandi distese di erba e perciò terreno ideale per l'allevamento del bestiame. Ma questa ricchezza è nascosta. È necessario preparare la strada per scoprirla. In un primo momento - dopo aver superato la feroce resistenza dei Maori che considerano ogni intruso un nemico da uccidere e da mangiare se ha carni buone o è un valoroso ("dal suo cuore cotto ai ferri si può assorbire il grande coraggio") - Cook tenta la via dell'esplorazione a terra, ma deve rinunciare all'impresa a causa del freddo che comincia a imperversare a quella latitudine che risente delle temperature antartiche. Decide allora di cominciare la circumnavigazione - per il rilevamento topografico delle coste - partendo verso il Nord dove si sta approssimando l'estate. 

Alan Villiers, che ha studiato minuziosamente, sulle carte tracciate all'epoca, la rotta percorsa da Cook e le difficoltà insorte durante il viaggio fa una sintesi ammirata dell'impresa: «Dette così inizio a quella eccezionale circumnavigazione delle due isole della Nuova Zelanda che fu un risultato considerevole anche per una carriera spettacolosa come la sua. Dovette percorrere 2.500 miglia (oltre 4.000 chilometri) in acque difficili e lungo una costa pericolosa e sconosciuta, gran parte della quale si trovava nei Ruggenti Quaranta (così venivano chiamati i 40 gradi di latitudine Sud, e l'aggettivo dice tutto), circa alla latitudine di Capo Horn. Dovette anche fare il miglior rilevamento topografico possibile, e tutto questo con una sola nave e senza mezzi di comunicazione: era agli Antipodi, alla massima distanza possibile dalle basi, e nessuno avrebbe saputo dove cercarlo se si fosse smarrito. Aveva una piccola nave a vele quadre, di alberatura leggera, che era già sul mare da più di un anno ed eccolo là a contrapporre nave ed equipaggio ai 'Ruggenti Quaranta' e al Mare di Tasman (quest'ultimo si trova fra la Nuova Zelanda e l'Australia), due famosi generatori di maltempo e deciso a restare lungo quella costa finché non I'avesse riportata sulla carta del mondo, quali che fossero i tempi necessari e le difficoltà dell'impresa».

Queste difficoltà oggi, nell'epoca dei motori, sono inimmaginabili. Sotto costa e nelle sinuose rientranze Cook è costretto a far procedere la nave ricorrendo al cosiddetto «tonneggio». Questa manovra consiste nel mandare avanti una barca con una leggera ancora da gettare a fondo; fatto questo la "Endeavour" viene trainata verso il punto-ancora. Poi si ripete l'operazione più volte. La soluzione viene adottata quando i venti sono sfavorevoli e rendono la navigazione sotto costa impossibile minacciando di sbattere il vascello contro le scogliere. Ovviamente per fare questa manovra è necessario attendere il mare calmo perché in acque mosse, anche di poco, i quaranta uomini più robusti dell'equipaggio riuniti in due lance non riescono a sviluppare sufficiente "forza motrice" per far muovere la nave. Malgrado questa e molte altre difficoltà il tenente Cook, impegnato fino all'esaurimento ad annotare dati, fare calcoli, schizzare mappe indicative che poi si trasformeranno in precise carte nautiche, controllare la rotta della nave, coordinare l'equipaggio durante le varie manovre audaci imposte dal vento, che spesso si leva furioso e dal mare, che gioca ferocemente con la "Endeavour", impiega soltanto sei mesi per fare la rilevazione completa del perimetro delle due isole neozelandesi. E in questi sei mesi trova pure il tempo di far mettere in secca la nave e di farne revisionare la carena, provatissima, che viene anche ricoperta da uno spesso strato di grasso per impedire le incrostazioni.

Il gruppo scientifico non si lascia superare in produttività: i pittori raggiungono i posti più impervi per «fotografare» le varie zone. Non sono da meno i naturalisti di Banks che scorrazzano furiosamente, come un branco di cani da tartufi, a caccia di piante e insetti, fiori e pezzi di roccia dagli strani scintillii e campioni di terra che vengono chiusi religiosamente in contenitori speciali. L'introverso Cook, facendo violenza al suo carattere, instaura rapporti di amicizia - anche questo fa parte della sua missione - con gli indigeni. E ci riesce, grazie a quella dolcezza di carattere e di modi così ben nascosta dal pudore britannico. La presa di contatto è resa facile anche dagli stessi Maori, bellicosi, a causa dei frequenti scontri fra le tribù locali che si contendono il territorio, ma fondamentalmente gentili. Il problema iniziale di Cook, nel suo lavoro di «pubbliche relazioni», è la diffidenza di quegli uomini primitivi che guardano lui e i suoi compagni con quel timore che ispirano gli esseri soprannaturali. Dal loro punto di vista non hanno tutti i torti: quegli strani uomini biondi e bianchi, che pur sono fatti come loro, remano verso riva guardando a poppa, dimostrando di poter vedere attraverso la nuca; quando ne hanno voglia si tolgono di dosso la pelle, ossia la giacca e gli altri indumenti, e persino i capelli (a quell'epoca l'uso della parrucca era diffusissimo). 

Tuttavia Cook e i suoi uomini (che il comandante faceva frustare a dovere se non si comportavano correttamente con gli indigeni) stabiliscono dei rapporti d'amicizia che restano nel tempo a lungo. Resta nella memoria soprattutto la personalità del severo ma gentile uomo dello Yorkshire. Hore-Ta-Te-Taniwhe, ancora ragazzino di dieci anni quando lo conosce, cosi lo ricorda cinquant'anni dopo: «C'era nella nave un uomo più autorevole. Sapevamo che era il capo supremo perché aveva un contegno nobile e distinto. Parlava poco ma i suoi folletti parlavano molto. Si avvicinò e ci accarezzò le guance e la testa. I miei compagni dicevano: "Questo è il capo, lo dimostra la sua gentilezza con noi, e gli piacciono anche molto i bambini." Un uomo nobile spicca anche tra la folla».Terminate tutte le parti della missione Cook decide di riprendere la via di casa. Questo è quanto lo autorizza a fare il programma concordato con la Royal Society e l'Ammiragliato. Questa volta, sentito il consiglio di nave, il comandante decide di evitare Capo Horn essendo l'inverno troppo avanzato e le condizioni meteorologiche tali da rendere la rotta impraticabile anche a un navigatore dotato di poteri sovrumani.

 Parte puntando verso l'isola di Tasmania per poi toccare le Indie orientali, prendere l'Atlantico passando oltre la punta estrema dell'Africa, il Capo di Buona Speranza. La nuova rotta gli permette di studiare meglio la parte sudorientale dell'Australia che Tassammo, scopritore dell'isola di Tasmania, ha soltanto sfiorato. Cook sbarca nella zona dove ora si trova il Nuovo Galles del Sud. Questo continente potrebbe essere la Terra Australis Incognita» tanto sognata ma per strane quanto imperscrutabili motivazioni nessuno, né ufficiali, né scienziati, né lo stesso Cook vogliono accettare questa ipotesi. Molto probabilmente la curiosa posizione dipende dal fatto che nei sogni questa terra viene immaginata, da navigatori e scienziati - certo i secondi hanno decisamente «plagiato» i primi - grande, gonfia di ricchezze d'ogni genere facilmente sfruttabili. L'Australia invece, guardata dal limitato punto di vista di Tasman, non presenta una costa che faccia pensare al paese di Bengodi. A ogni buon conto il tenente Cook, col suo buon senso nordico, fa salire su un pennone issato a terra la bandiera di re Giorgio III e in suo nome prende possesso di quel suolo, Mentre il comandante organizza la raccolta dei rifornimenti sotto gli occhi degli indigeni, uomini neri che vivono come gli esseri dell'età della pietra e non si lasciano avvicinare, Banks e Solander come al solito sono al lavoro con tutti i loro collaboratori e restano affascinati da stranissime piante, da stupendi uccelli e da quei giganteschi alberi che si chiameranno «alberi della gomma». 

Riprendendo il mare la "Endeavour" costeggia fino a un grande porto «dove» - scrive Cook nel diario di bordo - «sembra esserci un ancoraggio sicuro». Quel porto, che potrebbe contenere tutta la flotta britannica del momento, porterà in futuro il nome di Sydney, una delle più grandi città australiane. Poi Cook risale lungo tutta la costa fino a raggiungere lo stretto di Torres, costituito dalla propaggine sud della Nuova Guinea e dalla punta più alta dell'Australia, l'attuale Capo York. Lungo il cammino il comandante della "Endeavour" ha rischiato di perdere la nave fra la terribile dentatura della Gran Barriera Corallina, terrore di tutti i marinai. Ma anche in questo caso il grande Cook l'ha fatta in barba ai demoni marini: grazie al Signore, egli dice, e al prezioso fondo piatto del «gatto» di Whitby.

 Il 13 luglio 1771 la "Endeavour" entra orgogliosamente nel canale della Manica, la grande bandiera della marina militare tesa al vento. A bordo ci sono cinquantasei dei novantaquattro uomini che hanno lasciato l'Inghilterra quasi tre anni prima. Quelli che sono morti, sono stati spacciati da altre malattie o da incidenti ma nessuno è stato ucciso dallo scorbuto: il che dimostra la validità delle regole preventive e delle empiriche terapie di Cook. Due giorni dopo il London Evening Post riferisce - con la tipica approssimazione del giornalismo marittimo di allora - che la nave «ha toccato, facendo il giro del mondo, ogni costa o isola dove fosse possibile approdare». Il Public Advertiser riferisce delle ricche merci orientali che vengono sbarcate dalla nave. Delle imprese del tenente Cook non si fa quasi menzione mentre si raccontano mirabilia del noto aristocratico Banks. «Ben diciassettemila piante, di una specie mai vista prima in questo regno, sono state portate dal signor Banks... Solander e Banks», scrive il Westminster Journal, «hanno l'onore di visitare spesso a Richmond Sua Maestà, il quale sta esaminando tutta la loro collezione di disegni di piante e di vedute del paese». 

Secondo il Public Advertiser grandi speranze «sono riposte nelle scoperte del dottor Solander e del dottor Banks e di conseguenza si prevede che i territori della Gran Bretagna saranno largamente estesi». Anche il tenente Cook, tuttavia, viene presentato a re Giorgio per iniziativa di lord Sandwich, primo lord dell'Ammiragliato, che, assieme all'ispettore della marina militare sir Hugh Palliser, apprezza moltissimo le grandi qualità di quello schivo ma preparatissimo e geniale marinaio dello Yorkshire. E' grazie alla lungimiranza e all'intelligenza politico-economica di questi due amici che James Cook ottiene di poter fare una seconda spedizione, che ha come obiettivo una circumnavigazione nelle alte latitudini con esplorazione del Pacifico del sud, dell'Indiano del sud e dell'Atlantico del sud. 

Per questo nuovo e lungo viaggio parte il 13 luglio 1772 con due navi, la "Resolution" e la "Adventure", ancora una volta preparate con le caratteristiche dei «gatti» di Whitby. Al comando della "Resolution" e seguito dall'altra nave, che ha funzione di appoggio, fa la sua più grande scorribanda nel regno dei ghiacci, varca il circolo polare antartico. Viene fermato, dopo essersi inoltrato oltre il circolo fino alla Terra di Palmer, dalla banchisa dove si levano «novantasette colline di ghiaccio, oltre a quelle esterne, di cui due erano grandi. Sembravano una catena di monti che si levavano uno sull'altro, fino a perdersi nelle nuvole». Quella non è certamente la "Terra Australis Incognita", perché non c'è segno di vita. A questo punto Cook, sempre guidato dal suo senso della realtà, cambia rotta: «A me, che avevo l'ambizione non solo di andare più lontano di quanto un uomo fosse andato prima ma ancora il più lontano possibile, non solo è dispiaciuta questa interruzione perché in una certa misura ci ha dato sollievo, almeno ha ridotto i pericoli e le fatiche connessi alla navigazione nelle regioni polari meridionali. Poiché non abbiamo potuto proseguire di un solo centimetro verso il Sud non è necessario addurre altri motivi per virare di bordo e tornare al Nord». 

Nel corso della rotta scopre la Nuova Caledonia e il gruppo delle isole Ebridi, a circa 1.500 chilometri dalla costa est dell'Australia, poco sopra il Tropico del Capricorno. La Nuova Caledonia è un'isola piacevole, ricca, dove abbondano frutta e verdure. Durante il soggiorno Cook scopre anche, con sorpresa, che gli aborigeni sono simpatici e non hanno mani lunghe: non si registra nemmeno un caso di furto. Nel corso di questa seconda avventura il comandante della "Resolution" paga il conto della spaventosa (ma controllatissima) tensione alla quale lo costringono la sua responsabilità e il superlavoro al quale si sottopone: l'ulcera gastrica lo mette fuori combattimento, lo riduce quasi a uno scheletro perché il povero Cook non riesce a inghiottire alcunché. E' quasi ridotto in fin di vita quando lo salva il dottor Forster, uno scienziato imbarcato sulla "Resolution" al posto del petulante Banks, il quale gli propina per alcuni giorni del brodo fatto con la carne di un grosso cane di sua proprietà. Miracolosamente, è il caso di dirlo, Cook si riprende in pochi giorni ed è in grado di intraprendere il viaggio di ritorno. 

Rientra in Inghilterra il 30 luglio 1775, dopo tre anni e diciotto giorni di viaggio. Quando la "Resolution" entra in porto la rivoluzione americana è in corso da tre mesi. La Gran Bretagna sta per perdere le sue ricche colonie e Cook torna con la notizia che la "Terra Australis Incognita" non esiste. Tuttavia Cook ha dato alla Gran Bretagna nuovi possedimenti nei mari del Sud che, con la colonizzazione, possono essere trasformati in redditizie piantagioni e fonti di varia ricchezza. Ma per avere la sicurezza di raggiungere questi possedimenti in qualsiasi situazione politica (francesi e spagnoli sono dei rivali preoccupanti sia sul mare, sia nella caccia a nuove terre) è necessario avere una rotta di riserva. Perché non quella del famoso «Passaggio a Nord-Ovest» - che dovrebbe condurre nell'Oceano Pacifico - tanto cercato dalla parte del Nord-Atlantico? Finora la ricerca è stata un fallimento. Ma se è vero che, secondo l'ipotesi degli scienziati, il «Passaggio» porta al Pacifico, perché non tentare di individuarlo partendo dal Pacifico? E chi meglio del tenente Cook, che conosce il grande oceano come le sue tasche, può tentare l'avventura? Cook in quel momento ha quarantasette anni, trent'anni di navigazione, avrebbe bisogno di almeno un paio d'anni di riposo e di un severo controllo medico perché i suoi disturbi gastrici tornano a ondate sempre più dolorose. La sua famiglia ha passato lunghi anni ad attendere i pochi momenti in cui tornava a casa; tre dei cinque figli avuti dalla moglie (una donna tenera e forte capace di reggere da sola il peso di quella famiglia monca del capo) sono morti in sua assenza, i due rimasti hanno seguito la voce del sangue e si sono arruolati nella marina militare. Questa situazione permetterebbe a Cook di restare a terra, di curarsi, di godersi un vitalizio garantito, di dedicarsi tranquillamente ai propri affari e ai suoi cari. 

Ma il 12 luglio del 1776 salpa a bordo della "Resolution" - che è stata completamente revisionata - seguito dalla "Discovery" in sostituzione della precedente nave appoggio.Questa volta il tenente James Cook parte con il grado di capitano, la nomina a membro della Royal Society per i suoi meriti scientifici e la qualifica di scienziato-astronomo . «Gli ordini dati a Cook» - precisa Villiers nell'opera citata - «erano prima di dirigersi nell'Oceano Indiano meridionale per controllarvi certe scoperte dei francesi (allo scopo ovvio di valutarne l'importanza come eventuali basi nella lotta per il potere in quell'oceano)... Quindi doveva proseguire per il Nord Pacifico e la costa della California settentrionale ed esplorare ogni costa a nord della Baia di Drake finché scopriva un passaggio marittimo per l'Atlantico, oppure dimostrava la sua inesistenza». Un viaggio durissimo, lungo e meno promettente dei precedenti. Un percorso che va oltre i 16.000 chilometri ed esige mesi di navigazione angosciante, fra banchi corallini e ghiacci, sempre sottocosta per fare minuziose rilevazioni topografiche che spesso esigono il «tonneggio».

 In questo viaggio il capitano Cook appare diverso. L'ulcera gli sta divorando lo stomaco e lui ha scoppi d'ira frequenti, comportamenti spiacevoli. A Tahiti, dove la nave fa sosta per rifornimento, viene colpito da un attacco reumatico che letteralmente lo paralizza. Lo guariscono dodici robustissime tahitiane che in un quarto d'ora, a suon di particolari pugni, massaggi e strizzature specialmente nelle zone articolari colpite dal male, lo rimettono in grado di funzionare con perfetta efficienza. Concluse le operazioni di rifornimento, il capitano riprende la rotta del Nord. Alla fine deI Golfo dell'Alaska, fra la penisola di Kernay e l'inizio della catena delle Aleutine che forma la penisola di Alaska, Cook scopre un grande golfo che si estende a perdita d'occhio. In un primo momento è convinto di aver trovato il «Passaggio a Nord-Ovest» ma gli esploratori mandati da lui a raccogliere elementi indicativi tornano con la convinzione che si tratti della grande foce di un fiume. Quella in realtà è la profonda, bellissima ma anche preziosa insenatura che oggi, col nome di Seno di Cook, porta fino alla città di Anchorage, ai piedi della catena dell'Alaska, sede di un grande aeroporto internazionale. Dopo questa sosta la "Resolution" riparte per la sua caccia al "Passaggio". Domando mare e venti arriva fino allo Stretto di Bering, lo sorpassa e si spinge verso la Punta di Barrow, nei pressi della zona più settentrionale del Nord-America. La "Resolution" fa balzi paurosi sotto la spinta del risucchio del mare provocato dagli scontri tra i banchi di ghiaccio. In questo inferno Cook conduce la nave con la prudenza e la concentrata calma di un felino. La bandiera inglese ora sventola ai confini del Mare Artico. 

Qui c'è il «Passaggio a Nord-Ovest». Ma il capitano Cook non può verificarlo con precisione perché non può proseguire: la formazione dei ghiacci sta montando e c'è il rischio che la "Resolution" resti stritolata. Cook inverte la rotta. E' l'inizio del viaggio di ritorno verso la patria, gli onori, la famiglia, il riposo. Ma l'uomo dello Yorkshire non rivedrà la sua terra, non potrà donare alla moglie la gioia di una famiglia vera, non potrà inorgoglirsi dei figli che vengono a rendere saluto nella elegante divisa della più grande marina militare del mondo. Durante una sosta nell'isola Hawaii (nel febbraio del 1779) scoperta da Cook un anno prima, i rapporti fra gli inglesi e gli indigeni si fanno sempre più tesi a causa delle continue ruberie. Gli hawaiani inoltre non sono più molto contenti di commerciare con gli stranieri perché la loro produzione è basata sul «quanto basta» in rapporto alle necessità immediate e dunque non ci sono scorte. Cook è estremamente paziente, non ricorre a metodi estremi («Non sono venuto per assassinare la gente!») ma si limita a far somministrare una dose di frustrate a ladruncoli sorpresi in flagrante. Fa eccezione il giorno in cui il comandante della "Discovery" lo avverte che gli indigeni gli hanno rubato una scialuppa. 

E' un fatto gravissimo perché la lancia ha un'importanza determinante. In alta uniforme, accompagnato da un gruppo di armati scende a terra e prende in ostaggio il re dell'isola. Questi, conosciuto il motivo del provvedimento, si prepara volentieri a seguire il Capo Bianco sulla nave in quanto trova giusto che i suoi sudditi restituiscano la lancia. Ma quando il re si accinge a salire sulla scialuppa di Cook, la moglie s'interpone gridando disperatamente. E' la scintilla che fa scoppiare l'incidente. Una torma urlante si scaglia contro gli inglesi. Cook comanda la ritirata per evitare il peggio. Quando si volta per seguire i suoi marinai una mazzata lo colpisce alla testa. Cade sulle ginocchia. Il guerriero che lo ha ferito lo finisce furiosamente a coltellate. Sul suo corpo si accaniscono, in un orrendo rituale, anche altri indigeni accorsi urlando. Più tardi il cadavere viene divorato. Un capo «pentito» restituisce poi agli ufficiali della "Resolution" le mani e alcune ossa. Le navi ripartono, le bandiere abbrunate. Quello che resta del grande capitano Cook riposa in fondo al mare, avvolto in una vela bianca.

di MARIAN CECCHI

 Ringraziamo per l'articolo
(concesso gratuitamente) 
il direttore di
Storia in Network

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