ADOLF EICHMANN

Quando al processo di Norimberga, si presentò uno scomodo testimone - che non era un santo - il "Barone" Wisliceny, sull'aula delle udienze iniziò a calare l'ombra inquietante di una verità "sconosciuta" a tutti quei potenti della Terra, che in sei e più anni  avevano sempre sostenuto "di non saperne niente": cioè l'annientamento degli ebrei, a milioni nei lager.

Il "Barone", uno squallido personaggio che aveva salvato molti ebrei (ricchi) dalla deportazione in cambio di enormi somme di denaro, per salvare la pelle per i suoi misfatti, iniziò a snocciolare con perfetta cognizione di causa il ruolo che aveva avuto Eichmann.
 
Di lui - latitante - riferì ogni cosa, la statura, il numero della tessera del partito (la 889.895), il numero della SS tatuato sul braccio (il 45.326), i segni particolari, il nome delle sue amanti.
Poi snocciolò uno per uno le cifre dello sterminio: dove, come, quando, e quanti. Numeri, numeri, numeri di persone deportate, eliminate, e che cos'era la "soluzione finale del problema ebraico".
Lasciò a bocca aperta e sgomenti, giudici, difensori, giornalisti.

Dopo aver parlato, il "barone", si offrì di scovare Eichmann e di catturarlo. 
Ma finì invece anche lui con il cappio al collo, come "gangster". Un uomo questo
Wisliceny, che viveva in Ungheria come un nababbo, voleva lo si chiamasse "barone", amava le belle donne, la buona musica e sfoggiava ricchezza con i soldi di migliaia di ebrei ricattati o depredati di ogni avere, forse con lo stesso metodo insegnatogli da Eichmann.
Ad ascoltarlo al processo c'erano ovviamente anche molti ebrei scampati.
 
La caccia spietata all'introvabile Eichmann, iniziò da allora e terminò
nel 1960, quando alcuni agenti israeliani che davano la caccia ai criminali nazisti lo scoprirono in Argentina.

CHI ERA 

OTTO ADOLF EICHMANN era nato il 19 marzo 1906 a Solingen, in Renania, primo di sei fratelli, in una famiglia luterana.
A dieci anni resta orfano di madre, e il padre che ha un modesto impiego nelle aziende elettriche, decide di trasferirsi in Austria, a Linz, occupandosi dello stesso lavoro.

Dopo gli elementari studi, con dispiacere del padre, Eichmann non riesce a diplomarsi nelle scuole superiori, né nutre interessi per la cultura, i libri, il lavoro, è un apatico.
Il padre molto più dinamico, rileva una piccola miniera e lo assume come operaio, poi a 21 anni riesce a metterlo come impiegato prima dentro un'azienda elettrica privata, poi più tardi in una compagnia petrolifera (la Vacuum Oil) come rappresentante, a visitare clienti.
Eichmann trova lì il suo destino. Conosce un certo Kaltenbrunner, un giovane avvocato (futuro comandante delle polizie tedesche). Siamo nei primi anni Trenta, e questo avvocato  forte simpatizzante del nazionalsocialismo in ascesa, lo convince ad iscriversi al partito, poi a entrare nelle SS che Goebbels sta organizzando.

La data di iscrizione è del 1° aprile 1932, ed Eichmann che non si è mai interessato di politica, come del resto suo padre, non sa nemmeno cosa sia il Mein Kampf, tanto meno il nazismo, ma lo sanno bene cos'è alla sua Compagnia Petrolifera dove lavora, che lo licenziano con suo grande dispiacere.

Forse per rivalsa, o perché gli offrono una vita - gli dicono - eccitante, dinamica, di autorità, alla polizia segreta clandestina di Himmler ci entra dopo un addestramento a Lechfeld, e dopo un solenne giuramento. Sempre indolente - anche se lo chiamano "electro Eichmann" per via dell'ex lavoro, si stanca presto di una vita nell'ombra, l'hanno messo dentro un ufficio a registrare uno schedario di massoni tedeschi; ma lui la pensava più eroica e avventurosa quell'attività. 
Poi un giorno, ormai quasi esperto del lavoro che sta facendo da tempo, passa a un altro ufficio, diretto da Mildestein, che invece di schedare massoni, scheda ebrei con uno zelo tutto particolare. 
Eichmann farà un viaggio anche in Palestina, "per conoscere meglio la loro ideologia, gli ebrei".

E' il suo un lavoro di routine, da burocrate, ma proprio per questo, si appassiona al lavoro, e alla materia, cioè più che dell'ebraismo, impara come vivono gli ebrei, dove vivono, cosa possiedono, e il meccanismo burocratico che potrebbe ostacolare - se uno volesse - la loro vita; come il rinnovo licenze, i permessi di soggiorno, le concessioni varie alle comunità israelitiche, quelle di cittadinanza e ogni tipo di documento dove occorre un qualsiasi timbro, dal fisco alle finanze, dalla polizia alle amministrazioni pubbliche comprese quelle private, come le banche.

Se nel Reich qualcuno aveva idea antisemitiche - e con l'aria che tirava non erano pochi - dopo aver sentito Eichmann esporre questi "diabolici" progetti, quasi non credeva alle sue orecchie:"Li manderemo da un ufficio all'altro, fin quando non gli resterà addosso nemmeno più la camicia e senza un soldo in tasca,  a quel punto gli daremo o un foglio di via o li rinchiudiamo in un ghetto, anzi in un campo di concentramento come dei pericolosi miserabili accattoni".

Il suo momento di gloria dentro il partito arriva nel marzo del 1938, quando all'indomani dell' Anschluss austriaco (Hitler ha dei conti da regolare con gli Ebrei da quando faceva l'accattone a Vienna) è inviato proprio a Vienna per organizzarvi l'"emigrazione forzata". In diciotto mesi Eichmann si dà molto da fare con il suo metodo infallibile, 160.000 ebrei sono costretti a lasciare l'Austria.

Di lasciarla "legalmente", ma senza un soldo in tasca. A inventare il meccanismo cavilloso (quella che lui chiama "catena di montaggio" e che in effetti è di smontaggio) è lui Eichmann, lui quello dei "timbri". Che non arrivano mai per rinnovare un qualsiasi documento, fino al punto che gli ebrei negozianti, imprenditori, commercianti, artigiani, impiegati ad ogni livello, con magari conti in banca, sono "strozzati" dalla burocrazia implacabile che Eichmann ha meticolosamente organizzato per far terra bruciata, cioè costringere gli ebrei ad andarsene, perchè non hanno senza quella o questa carta più nessun diritto a restare; diventano così tutti dei miserabili clandestini e come tali per motivi di sicurezza tutti rischiano di finire in un campo di concentramento, guardati a vista.
Eichmann, che prima cercava la vita eroica e avventurosa, entra talmente bene nella parte del "burocrate fantasma", dentro il suo ufficio e dentro questa diabolica "catena di montaggio", che di lui non si sa nulla, nessuno lo conosce, opererà sempre nell'ombra.
Gli danno anche dei gradi, capitano, maggiore, tenente colonnello nel 1941, ma nessuno lo conosce, non partecipa a nessuna manifestazione, non fa vita mondana, evita tutti, non si espone mai.
 E se qualcuno per caso lo ha incontrato, dice di lui, che ha una personalità così modesta, un'aria così trasandata, che non desta la minima attenzione, che non lascia ricordi, che ha l'aria di un banale droghiere.

Dopo le "emigrazioni forzate" risolte così bene, quando in Germania viene dato un colpo di acceleratore all'antisemitismo, si occupa di deportazioni, e sa dove stanare in ogni contrada della Germania gli ebrei, ma poi anche in ogni parte d'Europa. E per farlo fa viaggi in Francia, in Olanda, in Croazia, in Ungheria, in Slovacchia e....
in Italia dove, dopo l'8 settembre fa un "carico" di circa 10.000 ebrei nelle comunità di Milano, Roma, Trieste, Venezia, Cuneo, Vercelli, Mantova.

Wiesenthal l'uomo che darà poi la caccia a Eichmann, studiando tutte le carte raccolte al processo di Norimberga, scoprì che il suo nome compariva quasi regolarmente accanto ad ogni deportazione.
Migliaia potrebbero riconoscerlo, ma quelli che potevano accusarlo erano morti, nei campi di concentramento, nelle camere a gas, nelle marce della morte, o affogati come i 54.540 a Salonicco.

Sta per terminare la guerra, c'è il crollo del Terzo Reich. Le deportazioni non le può certo più fare. Ma Himmler si ricorda di lui - del "ragioniere delle deportazioni", sa che lui conosce come nessun altro i nomi degli ebrei illustri -
e gli ordina  di consegnargli 100-200 alte personalità, da usare come ostaggi durante le trattative di resa con gli  anglo-americani.
 
Eichmann nel grande caos in cui è sprofondata la Germania non riesce a esaudirlo, anzi e costretto a fuggire come tanti altri pure lui, prima in Austria in uno chalet in montagna del suo amico Kaltenbrunner (il famoso avvocato che  gli suggerì di entrare nelle SS), che però lo scarica, non gli offre ospitalità, gli suggerisce di darsi alla macchia, in montagna a fare il partigiano.
Ma non è certo la sua indole, a maggio, Eichmann cerca di ritornare in Germania, ma sul Danubio insieme a tanti altri fuggiaschi viene catturato dagli americani, chiuso in un campo di concentramento. 
Agli interrogatori dà un nome falso, quello del suo droghiere vicino casa, che era un semplice caporale; passa così inosservato, e l'aria dimessa che veramente ha di modesto droghiere, non sollecita gli identificatori nemmeno a denudargli il braccio
dove sotto l'ascella c'è invece il tatuaggio con il numero delle SS (il 45.326).
Viene così rilasciato. E da quel momento di Eichmann non si sa più nulla. Se ne parla al processo di Norimberga, ma nessuno ha una fotografia scattata negli ultimi dieci anni.

Ma c'è il "barone"
Wisliceny, che inizia un "fiume" di rivelazioni che sgomenta i presenti e mezzo mondo. Pochissimi sanno quale responsabilità ha avuto Eichmann, lui invece sa tutto ed elenca tutte le sue malefatte. Poi afferma che è in grado di riconoscerlo sotto qualunque camuffamento. Ma serve a poco, Eichmann non si trova.

Si indaga presso la famiglia, la moglie e il padre che è ancora vivo, ma nessuno l'ha più visto.
Spunta fuori un funzionario di Praga, che con atto notorio attesta di essere stato presente alla sua morte, avvenuta a Praga il 30 aprile 1945 durante i combattimenti. 
Ma Wiesenthal  accerterà che questo funzionario si chiama Lukas, e che è il cognato di Eichmann avendo sposato la sorella di sua moglie. Non è quindi credibile, anzi se lo copre significa..... che è vivo!

Wiesenthal  scopre pure che alcune tracce portano in Italia dove gli è stato rilasciato da un compiacente convento un documento per l'espatrio, ma in quale parte del mondo cercarlo?

Arriviamo nel 1952. Wiesenthal  non demorde. Da Alt Auesse, dove vive la moglie di Eichmann, dopo le vacanze scolastiche estive  i tre figli non si presentano più a scuola. La casa ha sempre i mobili, l'affitto viene regolarmente pagato, ma della famiglia Eichmann più nessuna traccia.

Ma una traccia dove cercare l'ago nel pagliaio a Wiesenthal  viene da un vecchio aristocratico ebreo, che gli fa vedere una cartolina ricevuta da un suo amico che vive in Argentina. L'amico gli scrive per dirgli "sai chi ho veduto qui? anzi gli ho perfino parlato? quel p... che comandava gli ebrei. Abita vicino a Buenos Aires".
 
Wiesenthal  scoprirà più tardi che Veronika Leibl si è imbarcata con i figli a Genova nell'estate del 1952 il 30 giugno, e che è sbarcata in Argentina il 28 luglio.
Wiesenthal, la traccia ora ce l'ha. Passa le notizie al Congresso Mondiale Ebraico di New York.
La caccia ha inizio. E termina alle ore 18,30 dell'11 maggio 1960, quando Eichmann, rientrando a casa dalla sua officina che ha avviato e dirige per conto della Mercedes, scendendo dall'autobus  viene catturato da un commando. 
Trasportato poi a  Tel Aviv, viene processato e condannato a morte per impiccagione nel 1962.
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