BIOGRAFIE
VITTORIO EMANUELE III - LA FINE DI UN REGNO

DOCUMENTI

 

PROTOCOLLO DI MODIFICA AL
ALL' "ARMISTIZIO LUNGO "
Brindisi 9 novembre 1943.


Per non che ci fossero diverse intepretazioni, che l'armistizio era una "resa senza condizioni" si giunse a questo protocollo. Badoglio cercava di ottenere una revoca o una modifica e insisteva di voler fare l'alleato, a voler comandare, a voler applicare misure legislative o d'altro genere perchè, andava affermando, le riteneva necessarie per l'esecuzione dell'armistizio; infine, per il trattamento riservato all'Italia, si appellava alla CARTA ATLANTICA. (A Bari, furono affissi perfono dei manifesti che contenevano i famosi principi).
Pie illusioni, Eden mandò la risposta dai Comuni, che "la Carta Atlantica riguardava soltanto i governi alleati e per quanto concerne i paesi nemici, essi saranno governati, naturalmente, dai termini della resa incondizionata."
Dopo aver inviato Badoglio una lettera a Roosevelt, ci fu la modifica, ma non a pro, ma (in modo inequivocabile) si ribadiva il concetto di "resa senza condizioni" , "accettata e firmata", "dal" Maresciallo Badoglio".

Parole che investivano di responsabilità gravisime Badoglio. Siccome nel precedente armistizio era detto che le forze armate italiane si arrendevano a "discrezione", restava però, contro la volontà di Badoglio, l'affermazione della resa. Invece con la frase corretta come accennato sopra, la resa era trasferita dalle forze armate al Maresciallo, e che firmandola accettava l'integrale capitolazione senza condizioni.

Era una frase imposta crudele che però era la conseguenza della poca credibilità che ormai gli anglo-americani nutrivano nei confronti di Badoglio fin dal 25 luglio. Crudele per l'Italia perchè ributtava gli italiani al posto dei nemici e li inchiodavano ad essi, perchè vi rimanessero fino al trattato di pace del 10 febbraio 1947.
Crudele perchè molti soldati italiani, molti partigiani, spagendo torrenti di sangue per gli alleati, erano convinti di essere ad essi associati.
Li chiamarono e si seguito poi a chiamarli "ALLEATI".
E molti avevano anche pensato che il loro sacrificio avrebbe giovato per migliori condizioni a fine conflitto. Fino al punto che anche il CNL di Bari nel suo comunicato concludeva le sue ultime righe
dichiarando di essere pienamente fiducioso di sedere, con parità di diritti e di doveri, accanto ai rappresentanti degli altri popoli liberi". (il 10 febbraio 1947, non fu così).
Tanto più che Badoglio nel suo programma sulle "epurazioni" (che all'inizio provocò la rovina di migliaia di famiglie, come se fossero loro i responsabili della guerra, invece dei loro congiunti che avevano creduto, obbedito e combattuto) nell'ultimo capoverso affermava che liberava da ogni sanzione chi avesse "riscattato il suo passato, combattendo ora contro i tedeschi". E dato che lui ora era il capo di questa crociata, si amnistiava da solo.

L'organo della VIII armata, commentava con molto sarcasmo questi discorsi radiofonici di Badoglio, nonchè la pretesa degli italiani d'essere presi per ALLEATI e di sfuggire alla punizione e all'espiazione, di cui erano debitori come nemici vinti, Badoglio compreso. Pareva -dicevano- che non avendo potuto di forza, l'Italia volesse vincere di frodo. Eppoi dava sui nervi agli inglesi quel prendere gli italiani arie di alleati, quel voler dimenticare il passato, gente che pochi giorni prima aveva ucciso i loro camerati.

Ma anche il
Times di Londra del 7 ottobre, scriveva un duro articolo ("The test of Italy") nel quale si diceva che "molti italiani stimavano con la firma dell'armistizio esaurito ogni compito dell'Italia e dall'altra parte i soldati britannici non potevano adattarsi all'idea di trasformare in camerati i loro nemici di ieri. Gli alleati non dovevano dimenticare che il popolo italiano, se ora aveva rovesciato il fascismo, prima l'aveva per 20 anni appoggiato e l'avrebbe ancora se la guerra non fosse andata male: i governi alleati tenessero conto di tutti questi fatti se ritenevano necessaria la collaborazione dell'Italia e questa doveva rispondere con fatti, non con parole"

Ma dato che nel frattempo dall'8 settembre molte cose era cambiate nei rapporti con l'Unione Sovietica, nel protocollo aggiuntivo dell'armistizio di Cassibile, e in quello di Malta, si inseriva in modo ben chiaro l'alleato russo (che pochi giorni dopo il protocollo chiedeva ai due alleati una parte della flotta navale requisita all'Italia).

(Ricordiamo qui che fin dal
giorno dell'armistizio (siglato dai soli americani e inglesi) le truppe sovietiche avevano fatto enormi progressi. A breve termine - questo cominciavano a temere Churchill e Roosevelt - potevano terminare l'offensiva nei Paesi Baltici, scendere su Briga, travolgere le resistenze tedesche a affacciarsi in Jugoslavia e nei confini del Friuli, dove c'erano i partigiani slavi di Tito che li attendevano; e si temeva, che insieme, per dare la caccia ai tedeschi e ai fascisti, avrebbero invaso la pianura Padana. E non è che sbagliarono di poco. I fatti successivi diedero ampio credito alle temute previsioni.

La sensazione di una massiccia avanzata dei Sovietici verso l'Occidente, fecero accettare agli alleati una linea politica in gran parte determinata dalla Russia medesima. Iniziarono i cedimenti spaventati dalla minaccia, incapaci di intendere che l'uscire dalla guerra era più facile ad essi che a Mosca. Così gli alleati iniziarono quel connubio capitalistico-bolscevico che peseranno innanzitutto molto in Italia, prima sulla conduzione della guerra nella penisola impiegando due sole armate e non un uomo di più (una a fare melina nel Sangro, l'altra in stallo perchè affidata ai capricci di un Clark. Invece di un affondo terrestre preferirono distruggere il morale degli italiani con i bombardamenti delle loro città. Infine a fine guerra a fare con i Russi i vari baratti. In Italia, come nel resto d'Europa.

Di questa minaccia si fece interprete il laburista sir Stafford Cripps, che affermerà, che "i comunisti erano più pericolosi all'Europa occidentale che le armate di Hitler"
(Communist economic sabotage is more dangerous to western Europe than the destruction caused by Hitler's armies) (Comunicato dell'Associated Press, Londra, 1° novembre 1948).

Ecco comunque il


PROTOCOLLO DI MODIFICA AL
ALL' "ARMISTIZIO LUNGO "

Brindisi il giorno 9 novembre 1943.

E' inteso che il titolo del documento firmato a Malta il 29 settembre 1943 dal Maresciallo Pietro Badoglio, Capo del Governo italiano, e il Generale Dwight D. Eisenhower, Comandante in Capo delle Forze Alleate, deve essere cambiato in « Condizioni aggiuntive di armistizio con l'Italia ».
I seguenti ulteriori emendamenti a questo documento sono anche concordati:

« Nel 1° paragrafo del preambolo le parole "agendo nell'interesse di tutte le Nazioni Unite» sono inserite fra le parole «
Governi ».

Detto paragrafo sarà perciò del seguente tenore: « Poiché in seguito ad un armistizio in data 3 settembre 1943 fra i
Governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, agendo nell'interesse di tutte le Nazioni Unite da una parte e il Governo italiano dall'altra, le ostilità sono state sospese fra l'Italia e le Nazioni Unite in base ad alcune condizioni di carattere militare ».

Nel 4° paragrafo del preambolo le parole
«e dell'Unione Sovietica» sono inserite fra le parole «Gran Bretagna» e « Governi», e la parola "e" fra le parole «Stati Uniti» e « Gran Bretagna » é cancellata.

Detto paragrafo avrà pertanto il seguente tenore: "Le seguenti insieme con le condizioni di armistizio del 3 settembre 1943, sono le condizioni in base a cui i Governi degli Stati Uniti, della Gran Bretagna
e dell'Unione Sovietica, agendo per conto delle Nazioni Unite, sono disposti a sospendere le ostilità contro l'Italia sempre che le loro operazioni militari contro la Germania ed i suoi alleati non siano ostacolate e che l'Italia non aiuti queste potenze in qualsiasi modo e eseguisca le richieste di questi Governi».

Nel paragrafo 6° del preambolo la parola « senza condizioni » é inserita fra la parola "
accettate" e " dal ". Detto paragrafo avrà pertanto il seguente tenore: "sono state accettate senza condizioni dal Maresciallo Pietro Badoglio, Capo del Governo italiano".

Nell'articolo 1 (a) la parola « a discrezione » è cancellata.
Detto articolo avrà pertanto il seguente tenore:
« Le forze italiane di terra, mare ed aria, ovunque si trovino,
a questo scopo si arrendono ».


L'articolo 29 viene emendato e avrà il seguente tenore:

« Benito Mussolini, i suoi principali fascisti e tutte le persone sospette di aver commesso delitti di guerra o delitti analoghi i cui nomi si trovino sugli elenchi che verranno comunicati dalle Nazioni Unite e che ora o in avvenire si trovino in territorio controllato dal Comando Militare Alleato o dal Governo italiano, saranno immediatamente arrestati e consegnati alle forze delle Nazioni Unite. Tutti gli ordini impartiti dalle Nazioni Unite in questo riguardo verranno osservati».
Il presente protocollo é redatto in inglese ed italiano, il testo inglese essendo quello autentico ed in caso di qualsiasi disputa riguardante l'interpretazione, la decisione della Commissione di Controllo prevarrà.

Firmato a Brindisi il giorno 9 novembre 1943.

NOEL MAC FARLANE
Generale p. Il Capo del Governo in Capo Alleato

Maresciallo PIETRO BADOGLIO
Capo del Governo Italiano

BADOGLIO DOPO AVER FIRMATO
SI COMPORTO' IN UN MODO MOLTO SGRADITO AGLI ANGLO-AMERICANI
e MAC FARLANE lo accusò di
"...poca sincerità con i governi americano e inglese, i quale non gli riconoscevano alcun diritto di fare accordi di qualsiasi genere con nessuna potenza, alleata o neutrale, senza il consenso del Comando Supremo, e senza usare il tramite dell'ACC. e ciò anche per la sicurezza delle operazioni militari" (Hull, Memories, Vol.II, pag.1557)

E BADOGLIO GLI INVIO' UNA LETTERA UN PO' RISENTITO


Al generale Mac Farlane

"lo non credo affatto, caro generale, che le condizioni d'armistizio, per quanto dure, prevedano il divieto di concludere accordi con potenze neutre o alleate. E neanche credo che il « diritto generale del Comandante Supremo, motivato da ragioni di sicurezza militare » giustifichi una sua interferenza, quando tali ragioni di sicurezza non sono definitivamente definibili e invocabili.

« Si tratta dunque, come sempre di un ulteriore arbitrario aggravamento delle condizioni di armistizio, o, nel miglior dei casi, di una interpretazione sempre più restrittiva e illiberale delle sue clausole.

Tutto ciò non è affatto giustificato, né dall'atteggiamento mio e del mio Governo verso le Potenze alleate né, in particolare, dalla recente iniziativa sovietica, che ha provocato il Vostro memorandum del 25 marzo, che è e resta una iniziativa amichevole verso l'Italia, che io non potevo, né, se avessi potuto, dovevo declinare.

Ora io vorrei molto sinceramente dirvi che codesto sistema e codesti metodi corrispondono esattamente ad un lento e progressivo processo di asfissia. L'Amministrazione alleata non si limita infatti alla sorveglianza dell'attività amministrativa e governativa italiana, ma interferisce in ogni anche minimo particolare della vita del Paese e decide in modo e forma categorici ed imperativi.

Così che io ed il mio Governo siamo davvero ridotti ad essere semplici strumenti ed esecutori delle decisioni alleate, pur mantenendo di fronte al Paese tutte le responsabilità di atti e fatti alla cui formazione non abbiamo in alcun modo concorso.

Nessun Governo ed in qualunque modo composto può, a lungo, reggere con queste progressive, umilianti, e, soprattutto, sterili limitazioni. E sarebbe forse non dirò miglior cosa, ma certamente più sincera e aperta, che l'Amministrazione alleata, se vuole effettivamente governare il Paese, si decidesse a governarlo direttamente e senza tramiti.

« Non credo - sebbene a volte mi si affacci il dubbio - che sia questo il Vostro proposito. Sic-
ché, con molta lealtà e con molta amicizia, io vorrei dirvi, caro generale, che, ad evitare situazioni gravi in un periodo grave, sarebbe umano e saggio dare inizio da parte alleata, nell'interesse della causa comune, ad una politica davvero e finalmente ricostruttiva.

« Voi sapete, ad esempio, che la parola cabelligeranza è ancora oggi una formula vana perché si appoggia unicamente sull'armistizio. Voi sapete altresì che moltissime clausole dell'armistizio del 3 e del 29 settembre sono da considerarsi scadute, sia perché già portate ad esecuzione, o materialmente impossibili ad eseguirsi, o sostituite da altri accordi, ecc.

« Ora io mi domando e Vi domando se non sarebbe, come io fermamente ritengo, opportuno per noi e per tutti, che tali documenti fossero sostituiti da un nuovo documento che scartasse tali clausole cadute, e definisse in modo preciso la cobelligeranza quale è uscita da sei mesi di lealissima collaborazione; adeguare, insomma, la situazione internazionale italiana a quella che è, oggi, la reale ed effettiva situazione di fatto.

« Non credo di domandare l'impossibile »

Badoglio


(Badoglio, L'Italia nel secondo conflitto mondiale, p.175-177).

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