Prof. Giovanni Pellegrino

I rapporti tra il cristianesimo e il mondo in cui gradualmente si diffuse, furono spesso problematici.

La storia dell’impero romano è perciò anche storia, del complesso rapporto tra i cristiani e quelli che furono presto ribattezzati pagani, ovvero un termine polemico che suggeriva l’idea secondo cui, la religione romana tradizionale, restava radicata soprattutto nei villaggi di campagna e costituiva un residuo del passato.

Secondo i cristiani, tale residuo del passato era destinato presto a essere spazzato via, dal trionfo della religione cristiana. Il potere politico romano assunse per lungo tempo, una posizione di neutralità rispetto al cristianesimo. Tuttavia, occasionalmente, gli imperatori sfruttarono a proprio vantaggio i sentimenti di ostilità verso il nuovo culto presente a livello popolare.

Nelle dottrine del cristianesimo c’era senza dubbio, un aspetto che rendeva problematiche il rapporto con l’autorità politica . Stiamo parlando,dell’assoluto monoteismo dei cristiani .
Il fatto di non riconoscere nessun’altra divinità all’infuori del proprio dio, implicava infatti, almeno per i fedeli più coerenti, il rifiuto di prendere parte ai culti della religione romana.

Resta però da capire perché questo costituisse un problema, in un mondo come quello romano ,che da sempre era abituato a interagire con culture diverse e religioni ,anche lontanissime dalla propria.
Il fatto è che quella romana ,era una religione essenzialmente pubblica .

I riti venivano celebrati da sacerdoti, che erano magistrati simili a tutti gli altri . Ai cittadini si chiedeva di partecipare alle cerimonie del culto ,perché questo costituiva parte integrante della condizione di cittadino. In altri termini si partecipava alla vita religiosa, perché si era cittadini e non perché si era credenti nel senso moderno della parola, in età imperiale poi, la pratica religiosa aveva assunto nuovi significati politici.

Già Augusto era stato divinizzato dopo la morte e dopo di lui, numerosi imperatori vennero divinizzati allo stesso modo . Venne istituito un collegio di sacerdoti, con il compito di celebrare il culto dell’imperatore defunto. L’intera cittadinanza era chiamata a partecipare a tale culto, come espressione di lealtà verso l’impero. Per tutte queste ragioni, la religione romana era molto tollerante nei confronti delle convinzioni individuali . Tutti nel privato potevano adorare gli dei che volevano.

Quello che invece non veniva accettato, era il rifiuto di partecipare alla vita religiosa della comunità. Possiamo dire che si trattava molto di più di un problema politico, che di una questione religiosa . Nonostante ciò persecuzioni sistematiche contro i cristiani, cominciarono in una fase molto avanzata dell’età imperiale, all’incirca del sessantennio che va dall’imperatore Decio a Diocleziano .

In questo periodo, segnato da una grave crisi economica e politica, l’individuazione dei cristiani, come capro espiatorio, era utile per dare sfogo al diffuso malcontento sociale o per indebolire un potere concorrente, ovvero quello della Chiesa che si stava rapidamente affermando .


Lo scontro non era però l’unica forma del rapporto, tra cristianesimo e cultura tradizionale .


L’enorme patrimonio letterario filosofico e religioso del mondo greco romano, non poteva essere semplicemente respinto in blocco. Per tale ragione ,molti autori cristiani lo integrarono nel proprio orizzonte di pensiero.
Dei ed eroi, della religione tradizionale, potevano essere recuperati come prefigurazioni o anticipazioni del Cristo.

È il caso ,del più famoso tra gli eroi greci, di Eracle le cui celebri fatiche vennero interpretate dai cristiani, come l’immagine dell’anima in lotta contro le tentazioni del peccato. Anche la storia di Enea fu letta dai cristiani in chiave simbolica . Infatti nelle opere di alcuni autori cristiani, il suo lungo viaggio, la sosta presso la regina Didone ,che di lui s’innamorò, la discesa nel regno dei morti infine l’assunzione in cielo, diventarono metafora del cammino dell’anima ,dalle seduzioni del piacere, fino alla conquista del Paradiso-

Dobbiamo dire che, anche lo stesso Virgilio, venne presto considerato una specie di precursore del cristianesimo . Ciò avvenne soprattutto a causa di un componimento, nel quale l’inizio di una nuova era di pace e di prosperità, era legata all’imminente nascita di un misterioso bambino.
Gli autori cristiani sostennero che, il misterioso bambino di cui parlava Virgilio in tale componimento, altri non era che il Bambin Gesù.

Ma, nonostante tutto, rimaneva insormontabile lo scoglio costituito dal fatto che i cristiani, adoravano l’unico Dio e rifiutavano di adorare la molteplicità degli dei, della religione tradizionale romana. Tale fatto non poteva essere minimamente accettato e tollerato dai romani appartenenti a tutti i ceti sociali, a partire dagli imperatori per giungere alle classi situate più in basso, nella scala sociale .

Ci sono degli episodi che simboleggiano molto bene il conflitto, tra pagani e cristiani nell’impero romano. L’episodio che meglio esprime questo conflitto, è la disputa che oppose nel 384 il prefetto di Roma Simmaco, il più importante esponente della cosiddetta “resistenza pagana” e il vescovo di Milano Ambrogio.

Prof. Giovanni Pellegrino


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