LE DONNE E IL FASCISMO

I BRUTTI RICORDI DELLA 2nda GUERRA MONDIALE

DONNE UCCISE DOPO AVERLE VIOLENTATE
per la sola colpa di essere fidanzate di soldati fascisti
o di essere state delle semplici ausiliarie.

 

 


Nel dicembre del 1925 il fascismo mise mano sulla questione femminile che solo in Italia non era stata mai trattata. La questione era quella di farle intervenire con il loro voto nelle elezioni nella vita democratica del Paese.

Da non dimenticare che a inizio secolo il tema a favore della emancipazione femminile era stato il movimento socialista, ma poi con lo scontro del "Socialismo Sociale Mussoliniano" il NO all'uguaglianza uomo-donna, diventò un emblema dell 'opposizione socialista e comunista. Paradossalmente al Concordato del '29 tutta la SX era vicino ai preti, che le donne le volevano solo bigotte, casa e chiesa.

In Italia si voleva mirare a una "Democrazia Parlamentare di tutto un Popolo" di ambo i sessi. (Il voto alle donne dal 1906 (la 1a fu la Finlandia) e fino al 1945 erano già 18 i Paesi Europei dove votavano le donne).

Si era - come detto - nel '25 concepito di dare il voto anche alle donne ma solo nelle elezioni amministrative; ma poi creando l'anno dopo i Podestà in tutti i Comuni non se ne fece più nulla.

 

(((((( ANTICIPIAMO: Alle donne il diritto di voto fu poi dato solo quando parteciparono alla Costituente, dove furono ammesse solo 21 donne su 545 uomini. Poi le donne votarono al Referendum e poi anche nelle elezioni Politiche. In queste ci fu la disperazione di Togliatti, lui (oltre ad aver abbandonato moglie e figlio per vivere more uxorio con la giovane Nitti) sapendo che fino allora - soprattutto le donne anziane - erano per lo più tutte casa e chiesa, dove i parroci gridavano dal pulpito "ecco i comunisti sono il rovina famiglie", "i comunisti sono i senza dio". Togliatti corse ai ripari stampando un manifesto "Il Partito Comunista non é ateo"))))).

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Torniamo al 1925; le donne non ottennero il voto ma nello stesso anno e poi nei seguenti, il fascismo esaltando la maternità, fece partire la campagna per l'aumento delle nascite (ma questo avvenne anche nel resto d'Europa). Ma non è che veniva la maternità ridotta solo all'atto fisico di produrre bambini. Le madri iniziarono ad essere seguite dalla nuovo organismo: l' OMNI (Opera (ente assistenziale parastatale sovvenzionato dallo Stato - legge del 10 dicembre 1925, n. 2277) per la tutela della madre e del bambino.
Soprattutto per l'assistenza sanitaria di entrambi. Subito dopo furono - dopo i mesi di scuola - anche create le Colonie al mare e ai monti dove a rotazione per un mese i bambini trascorrevano le loro vacanze.

Nel 1936 il Ministero dell’Interno rileva 3.821 edifici adibiti a colonia climatica, di cui 55 colonie permanenti, 60 temporanee e 3.165 diurne.

Ma anche i grandi complessi industriali milanesi e torinesi ne costruirono da Rimini a Bellaria
delle bellisme, imponenti che ospitavano migliaia di bambini dei loro dipendenti.
Più che "fascismo" lo potremmo già chiamare un "Socialismo Sociale".
Che è un po il "sogno di tutti" e che nel dopoguerra ci riprovò Adriano Olivetti:
Ebbe vita corta: osteggiato da parte dei comunisti che non volevano concorrenti...
E osteggiato anche dai capitalisti che non volevano spendere per gli operai.


In queste Colonie di bambini, vi erano erano i momenti di socializzazione tra di loro, svolgendo a turno i vari compiti all'interno della colonia, soprattutto: l'ordine, il rifare i letti, servire a tavola i loro colleghi, formare dei teatrini, leggere favole, fare i bagni al mare e poi tutti a fare mille giochi sulla sabbia, seguiti da persone preposte a questo compito.
Dopo l'OMNI si diede anche vita a un organo di assistenza con gli assegni familiari, le assicurazione di maternità, la creazione di asili, ma soprattutto l'assistenza proprio sulle nascite in moderne strutture negli ospedali. Dove qui iniziarono ad essere preferiti i parti, non con le solite improvvisate comari casalinghe, ma con del personale specializzato: le ostetriche e se occorreva con accanto anche i medici.

Questa sanità preventiva fece miracoli. Prima ancora a inizio '900, la metà dei bimbi se non erano già morti nel parto morivano poi di varie malattie nei loro primi 2-3 anni. (300.000 in un anno). L'assietenza al parto, le vaccinazioni e varie altre cure in pochi anni debellarono l' infausto fenomeno.
Come sarànno in seguito anche le "Bonifiche" dove fu debellata anche la Malaria nei territori di alcune regioni d'Italia, Veneto e Lazio in primis. E altrettanto - sia per grandi che piccini - fu debellata la tubercolosi, visto che oggi ci sono rimasti più solo i grandi e vuoti edifici senatoriali di quel tempo.

Cresciuti in questi salutari modi, dagli anni '30 ci fu la creazione delle organizzazioni di massa femminili.
Ma non ancora una "Parità dei sessi" - Dopo il Concordato del 29, nell’enciclica Casti Connubii (1930) il Papa ribadiva - come voleva Mussolini - il ruolo primario della donna come madre ma condannava come “contro natura” ogni idea di parità tra i sessi.

Invece le nuove associazioni femminili che stavano nascendo (pari a quelle maschili) rispetto alla vita precedente della donna apparvero già una vera e propria emancipazione, godendo nei loro grandi raduni all'aria aperta una certa libertà.....

 

....soprattutto le giovani donne, visto che le loro madri e nonne erano da secoli state relegate al focolare domestico, o se uscivano di casa il loro vestito - guai se non lo era - doveva essere rigorosamente fino alle caviglie e così i loro scialli che coprivano il capo. Entrambi vestiti e scialli erano di un solo colore: il funereo nero! Ma così anche il loro viso.

Quando iniziò la moda del "Made in Italy" con le fattezze dei vari abiti, perfino pantaloni corti (fino allora considerati "osceni") e poi le scarpe e i policromi fular francesi, la donna scoprì le meraviglie dei colori dell'arcobaleno. Anche se non c' era ancora la "vetrinizzazione delle intimità", le odierne gonfie labbra rosse, i capelli acconciati in mille modi, i vistosi sederi che sono oggi quasi diventati questi un ambito primo piano di molte, e così i petti alla "Bardot" (fu lei a lanciare - ma solo negli anni '60 - la moda dell' ampio scollo sui seni - che i preti dissero "essere infernali").
Le donne iniziarono a scoprire anche i profumi e l'igiene della loro l'intimità, quando si aprirono i primi bagni pubblici. E anche il trucco che fino allora lo si riteva una manifestazione di "vanità e frivolezza". Così frivola che....

..... questi erano i consumi ancora bassissimi rispetto ad altri Paesi Europei.
Usa shampoo .............ITALIA 10% -.OLANDA 80% -.G.B 63% -.FRANCIA 69% -.GERM. 68%
Usa profumi .................ITALIA 7% -.OLANDA 68% -.G B 43% -.FRANCIA 85% -.GERM. 69%
Maquillage donne........ITALIA 10% -.OLANDA 58% -.G B 58% -.FRANCIA 55% -.GERM. 49%
Uso del rossetto ..........ITALIA 5 %-.OLANDA 58% -.G B 73% -.FRANCIA 61% -.GERM.41%
Assorbenti......................ITALIA 4%-.OLANDA 48%-.G,B. 49%-. FRANCIA 65%-. GERM.70%
Carta igienica ...............ITALIA 7%-. OLANDA 49%-. G.B. 54%-. FRANCIA 52%-. GERM.60%



Nei loro raduni le giovani donne iniziarono a celebrare la loro bellezza. Esibendo le loro gambe nude e dietro le attillate bianche camicette i loro seni al vento. "Una oscena degenerazione" dissero subito i preti vedendo quelle "indecenti fanciulle"; forse perché sentivano ribollire nel basso ventre la loro ripudiata sessualità.
Stavano invece semplicemente nascendo gli ideali egemonici della bellezza femminile. L'universo femminile fino allora sconosciuto, che poi stimolò anche i maschi nell'essere decenti nell'aspetto e anche più puliti.
E proprio sulla sessualità fu rimossa la illegittima prostituzione, queste donne erano molte come numero nelle strade pubbliche, con i loro sfruttatori. Per estirparla furono creati delle "Case di Tolleranza", controllati dallo Stato, e quindi soggette a obbligatori quindicinali controlli medici (fino allora gonorrea e sifilide non erano state ancora debellate).
Ma quando poi abolirono queste cosiddette "Case Chiuse" il 12 febbario 1958 (Legge Merlin), essendo anni ancora miseri, tali da non potersi permettere un proprio appartamento, abbiamo poi visto il massiccio ritorno delle prostitute nelle strade in tutte le città, sfruttate dai loro aguzzini; ed anche il ritorno - ma anche la nascita - di alcune malattie infettive come l'HIV/AIDS.
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Nei raduni abbiamo detto vi erano le varie associazioni - e come i maschi - integrati dall'Opera Nazionali Balilla - si formarono anche i Fasci Femminili (PNF).
Dal 1933 (come i maschi) le bambine, a partire dalla prima elementare diventavano “figlie della lupa”. Dagli 8 ai 14 anni inquadrate nelle “piccole italiane” e poi, fino ai 17 anni, nelle “giovani italiane”. Dai 18 ai 21 anni si diventava “giovani fasciste”. Successivamente si poteva aderire ai “Fasci Femminili". E in questi anche nelle Ausiliarie, circa 6000.

 

Al 31 maggio 1931 gli iscritti - per un totale di 2.907.969 risultano così divisi per categorie:
Fasci maschili, 661.386 - Fasci Femminili, 104.804 - Giovani fasciste, 26.729 - Gr.Univ.Fascisti, 30.803 - Fasci giovanili 479.531 -
Balilla, 728.800 - Avanguardisti, 237.745 - Piccole italiane, 567.926 - Giovani italiane, 70.245 (di cui 6000 ausiliarie)


Ma come le altre queste "Ausiliarie" non operarono mai militarmente. Erano considerate solo appunto "sussidiarie", impiegate in certi settori della vita civile perché addestrate e quindi capaci a particolari compiti organizzativi. Come quello delle famiglie. Con un unico comandante: una Generale donna.

Anche se nei cinegiornali le mostravano queste donne in divisa fiere e determinate. Il loro accesso nella vita politica del Paese fu rarissimo; gli veniva solo chiesto una certa autorità nel curare le famiglie per il bene della nazione.

Curavano ad esempio la "Giornata della Madre e del Fanciullo" per le madri che allevavano i figli - belli e sani - assistite senza il timore di malattie. E si premiavano con una somma di denaro non solo le madri prolifiche ma anche il "bambino più bello" che doveva rappresentare il lavoro fatto dell'OMNI e la amorevole dedizione poi proseguita dalla madre.


((((((((Questa scelta nel '38 cadde proprio a chi qui scrive; io risultai fra i tanti il Primo; quindi doveva essere premiata mia madre con la somma messa a disposizione.
Ma poi la seconda classificata essendo una indigente e bisognosa,
convinsero mia madre (sapendola benestante) a cedere il primato, aggiungendo per la mancata vincita:
"Si goda però tutta la felicità di avere avuto e di poter
Lei fortunata - senza avere problemi economici - di allevare questo suo tesoro di bambino che vogliamo premiare nel dare a lei - con il nostro fotografo -
una sua bella immagine a colori" )))))))

 


Ci pensavano poi i film LUCE a diffondere nel Paese i "bellissimi bambini" e la figura della madre giovane donna sorridente, ben curata, dall’aria distesa e serena, in atteggiamenti affettuosi con i loro bei bambini fra baci, abbracci, tenerezze. Filmati che erano dei trionfi di gioia di un popolo di mamme fasciste felici.
Chi critica tutte queste "trovate" afferma invece che si voleva solo intraprendere una energica fascistizzazione di massa per fare con il Fascismo uno Stato forte e presente. E si dicono queste malignità anche per quei pargoletti che andavano alle colonie, e anche quelli che facevano i raduni dove alzavano al cielo "libro e moschetto", che avrebbero dovuto costituire le future "9 milioni di baionette" qualora qualcuno avrebbe ostacolato i progetti dell'Italia di crearsi delle Colonie Oltremare (come del resto in tutto il mondo Inghilterra e Francia avevano abbondantemente già fatto, non sbarcandovi e offrendo caramelle, ma a furia di cannonnate).

Tutte le donne del ventennio non avevano mai guardato all'esaltazione della forza, né agli atteggiamenti militaristi (com'era invece negli inquadrati giovani maschi; tuttavia un forte spirito di sacrificio l'avevano anch'esse, adempiendo (come un dovere) alla necessaria "missione sociale" . Lo dimostrarono negli anni della sciagurata guerra quando nelle città, nei servizi, nei treni-tram, nei trasporti, e perfino nelle fabbriche di munizioni e nei cantieri di ogni genere - senza uomini - ad operare erano rimaste solo loro.

e perfino nell'edilizia ...

 

Le donne fasciste, prima nel ventennio, erano inquadrate nel PNF, poi quando alcune di loro si affiancarono anche nella RSI e la sigla cambiò in SAF (Servizio Ausiliario Femminile). Per lo più queste giovane fasciste erano donne giovani di età dai 18 fino ai 21 anni. Di loro si sa molto poco, non erano un gran numero, ma solo circa 6000, inquadrate nel regolare esercito con divise e mostrine. Come comandante ebbero un unico generale, Piera Gatteschi Fondelli.
Avevano il divieto di portare delle armi, quindi infondate le accuse che le danno assassine e per aver partecipato ai rastrellamenti per la cattura dei partigiani.

Ma solo all'indomani della liberazione nel '45, anche senza processi, moltissime vennero catturate e condannate, perchè erano state collaborazioniste della RSI; l'accusa principale era quella di essersi arruolate "dalla parte sbagliata". Altri veri e propri processi ci furono appena dopo la liberazione; ma le accuse risultavano infondate. Venne poi la "amnistia" di Togliatti. E da allora fu messo tutto nel dimenticatoio. Ci fu anche un giovane Moro, che voleva "trattare con umanità chi aveva operato nella parte sbagliata".

 

Ma pur essendosi arruolate "nella parte sbagliata", queste donne mai espressero giudizi pro o contro il fascismo.
Non ci sono tracce in proposito. Era diventata quella una attività che si univa alle ragioni di Stato in quel periodo e in quello Stato, e molte con abnegazione quello Stato servirono senza chiedersi i tanti perchè se era giusto o sbagliato.

Come del resto fecero tutte le altre donne fasciste o non fasciste durante l'intera guerra. Ma anche dopo, quando o vedove o per il ritorno dei 5 milioni di disperati e vinti uomini, furono loro a tenere in piedi la nazione.
Altro che "angeli del focolare" diventarono gli "angeli della nazione".
Così anche nei campi, a zappare anche incinte di 8 mesi...o le più fortunate - se lo avevamo - a guidare il trattore.

 


Enorme fu proprio il contributo delle donne contadine, soprattutto durante gli anni dell'autarchia e poi durante i 5 anni di guerra. Diventarono delle "manager" della terra zappandola, con gli orti che producendo frutta e verdure, gli allevamenti con conigli, galline, maiali, pecore e capre. Con i razionamenti con le tessere, solo da loro si poteva trovare il necessario per sfamarsi. (lo so per esperienza,visto che ho vissuto tutto il periodo della guerra, soprattutto quando fu bombardata la nostra casa e ci rifugiammo proprio ad uno dei nostri amici-contadini, dove c'era l'abbondanza. Ed avendo il contadino anche due belle figliole mio zio se ne innamorò di una e poi se la sposò pure finita la guerra).

((((((( DURANTE IL FASCISMO Laura D'Oriano reclutata dal Secret Intelligence Service i servizi segreti inglesi. Nel 1941 viene inviata in Italia. Arrestata nel dicembre del '41 dopo dodici mesi di carcere e un processo davanti al Tribunale Speciale per la Difesa della Stato, viene condannata a morte. Il 16 gennaio 1943 è giustiziata a Forte Bravetta a Roma: aveva 31 anni. È l'unica donna ad essere stata condannata a morte dal fascismo con sentenza eseguita nella Storia d'Italia)))))).

Ma torniamo alle ausiliarie. Di prima e poi dal '43. Un contributo per la loro storia fu dato proprio dalla Generale (considerata l'unica in Italia) Piera Gatteschi Fondelli. Nel '45 si era salvata andando a Roma, fuggendo dai vendicatori milanesi che ancora dopo il 30 aprile davano la caccia a queste ausiliarie. Era del resto facile individuarle, erano state per lo più e lo erano ancora delle normali impiegate, maestre di asilo, di scuola, o infermiere negli ospedali.

Con sete di vendette mescolati a sentimenti di chissà quali rancori, le sequestravano, le rasavano, gli dipingevano una "M" in fronte, le esibivono come trofei, e le facevano poi sfilare e insultare dal pubblico come donnacce cooperatrici del fascio. Finivano poi ad essere pluri violentate e poi giusiziate. Dove poi finirono tutte le altre scampate non se ne seppe più nulla.

Il giornalista Luciano Garibaldi volle nel 1984 raccogliere delle testimonianze su quel periodo e contattò a Roma proprio la ex generale Piera Gatteschi, allora 82 enne. Lei già aveva scritto le sue testimonianze in un memoriale di 90 pagine nel 1949. Ovviamente nessuno osò pubblicarlo con gli scabrosi suoi ricordi. Scrisse che erano state solo 27 le ausiliare cadute durante la guerra. Ma un enorme numero furono quelle assassinate dopo la fine della guerra. Giampaolo Pansa (uno dei massimi conoscitori della guerra partigiana) nel suo libro “Bella Ciao” dedica un capitolo alle tristi vicende e poi anche un altro capitolo nel suo libro "il sangue dei vinti". Lui riporta il numero di 2.365 donne prima violentate e stuprate poi uccise dai partigiani, di cui si conoscono anche i nomi. A cui bisogna aggiungere le centinaia di donne violentate che erano riuscite a fuggire, ma che poi si chiusero in un comprensibile silenzio.
QUI IN RETE > https://www.congedatifolgore.com/it/2365-donne-stuprate-torturate-e-uccise-come-cooperatrici-dopo-il-25-aprile/

Nelle sue memorie la Gatteschi racconta l'episodio di Cuneo e poi di Biella.
((((( Il caso vuole che chi qui sta scrivendo, abitava nel 54 a Biella, in via C. Zegna 14, e proprio davanti casa avevo un reduce partigiano, uno di quelli che - per la sua crudeltà - aveva contestato Moranino, non andava d'accordo con lui. Mi raccontò della sua crudentà. Compreso l'episodio qui sotto, che poi racconterà la Gatteschi"))))).

QUESTO E' IL RICORDO DELLA GATTESCHI: Alcune ausiliarie il 30 aprile 1945 (!!!) si mettono in viaggio per raggiungere il nord già liberato dagli americani. Ma nel vercellese furono intercettate e fermate dalla banda di Moranino. Nel difendersi da certe accuse, queste ausiliarie dissero di essere solo delle prostitute che si spostavano a Nord per il loro turno. Ma non tutte di loro accettarono questa difesa infame, si ribellarono; ma a quel punto i partigiani, in molti le violentarono, poi barbaramente le uccisero.
LA BANDA MORANINO: Lui era l'organizzatore e comandante delle formazioni garibaldine comuniste nel Biellese durante la Resistenza. Così feroce nell'agire che i comunisti stessi lo avevano invitato a limitarsi nella sua repressive attività di partigiano. Un agente dell'OSS e 4 uomini, inviati dagli americani per dei contatti, lui sospettando che fossero spie li fece fucilare.
Nel dopoguerra Moranino finì sotto processo, non valse l'amnistia di Togliatti. Ma lui si sottrasse espatriando. Nel 1958 fu condannato all'ergastolo (ma i comunisti dicevano che era una persecuzione solo perché lui era stato un capo dei partigiani e che il suo operato erano leciti "atti di guerra"). Il P.d.R. Giovanni Gronchi gli commutò la pena a dieci anni di reclusione. Poi il 27 aprile 1965 venne graziato dal P.d.R. Giuseppe Saragat (PSIUP). Il 19 maggio 1968, PCI e PSIUP annunciarono la sua candidatura. Eletto entrerà nella Commissione Industria e Commercio del Senato. Morirà d'infarto nel '71.

Su quei morti nel Cuneese lo storico Ernesto Zucconi intervenne nelle lettere su un giornale sulla guerra civile a Cuneo, e precisava che se le donne uccise dai soldati fascisti potevano contarsi sulle dita di una mano, quelle uccise dai partigiani nella provincia erano centinaia . L’AMPI di Cuneo replicò ridicolizzando l’autore sfidandolo a tirar fuori i nomi di quelle presunte vittime. Ernesto Zucconi “sfidato” i nomi li fece, corredati di tutti i dati anagrafici e il motivo della soppressione. Furono pubblicati dal settimanale Braoggi. Resta da chiedersi - ed è inspigabile - come l’ANPI di Cuneo non conosca la storia delle loro valli durante la guerra civile, ed é perfino inspiegabile che “sfida” qualcuno a dimostrare cose dimostrabili e con tanta ironia.
L'elenco delle vittime >>> http://www.laltraverita.it/documenti/donne_nella_tempesta.htm

Nulla di eroico anche quel comportamento di partigiani che hanno violentata prima e poi ucciso al Rondò della Forca, l'ausiliaria MARILENA GRITTI aveva 16 anni. Accusata di essere "un criminale di guerra". - Libro scritto da Massimo Novello, edito dallo Spoon River

Su altre stragi di donne (che nulla aveva a vedere come "azioni di Guerra") andiamo anche al breve periodo di esistenza della cosiddetta "repubblica di Montefiorino’’ (circa sei settimane). Dichiarava poi il 15 dicembre 1953 l’onorevole democristiano Alessandro Coppi: "Troppo spesso nel linguaggio comune si parla di guerra civile. Quale guerra civile? . Se si tolgono i presunti, i sedicenti e gli assassini, i partigiani veri rimangono veramente pochi!’’ Si sono "gloriati’’ i cosiddetti "liberatori’’ partigiani che erano prevalentemente comunisti".
Queste le loro "prodezze: In viale Carducci, a Carpi, alla "Casa Rossa’’ dove abitava una povera famiglia, composta di donne. Era una famiglia di contadini che si era sempre disinteressata di politica. Ma la più giovane delle sue componenti era fidanzata con un fascista repubblicano. I partigiani comunisti decisero quindi di uccidere tutti gli abitanti della "Casa Rossa’’.

La notte dell’8 gennaio 1945, dai guerriglieri armati fu invasa anche la casa di Virginia Moranti, Domenica Gatti, Anna Maria Sacchi, Maria Poli furono raggiunti ognuno nelle loro stanze e falciati a raffiche di mitra. Cita Vincenti, ottantenne e paralitica, che non aveva potuto alzarsi dal letto, venne uccisa con un colpo in bocca.

La notte seguente, a San Damaso, fu la volta dell’intera famiglia Pallotti, composta da Maria moglie Carlo Pallotti, i figli Luciano di 14 anni e Maria Luisa di 12 anni. Salendo una scaletta, tre armati raggiunsero il piano superiore. Si udì un ordine secco seguito da raffiche di mitra. Poi più nulla. Moglie, marito e i due bambini giacevano riversi sul pavimento pieno di sangue. Carlo Pallotti fu spogliato della bella giubba di pelle che indossava, alla Signora Maria furono tolti gli orecchini, l’orologio da polso e le fedi. A Maria Luisa venne strappata una medaglietta della Madonna. Così terminò l’ "azione di guerra’’ dei giustizieri!

A guerra finita i massacratori della famiglia Pallotti vennero identificati dalla Polizia e il 31/3/1949 il Prefetto di Modena indirizzò al ministero degli Interni il dispaccio seguente: "L’orrendo crimine, per la qualità delle vittime e l’efferatezza con cui fu consumato, destò unanime raccapriccio e nulla fu inventato’’.

A queste stragi parteciparono: Reggianini Michele di 28 anni, Maletti Dante di anni 29, Sarnesi Savino di 23 anni, Benassi Ennio di anni 23, Costantini Giuseppe di 41 anni, Menabue Gerardo di anni 35 ed altri due non ancora identificati, facenti parte delle squadre Gap. I partigiani arrestati confessarono la strage. Al processo furono poi assolti per avere agito in base a ordini superiori e perché il fatto costituiva un' "azione di guerra’’.

L'amistia di Togliatti mandò tutti assolti in entrambi gli schieramenti, a destra come a sinistra.

 

Gian Paolo Pansa di queste violenze alle donne ne descrive alcune nel suo libro“Bella Ciao”
e ne riporta il numero, furono 2.365 le donne uccise dai partigiani , spesso dopo averle stuprate
per la sola colpa di essere fidanzate di soldati fascisti e di essere delle semplici ausiliarie.
https://www.congedatifolgore.com/it/2365-donne-stuprate-torturate-e-uccise-come-cooperatrici-dopo-il-25-aprile/

Ma per voler essere imparziale riportiamo anche quelle uccise e dai nazisti-fascisti
https://www.anpi.it/storia/155/donne-davanti-al-tribunale-speciale


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