VISITA ANCHE TUTTE LE ALTRE 100.000 PAGINE DI ........

 

 

 

 

Si dice che il migliore Presidente del Consiglio sia stato Amintore Fanfani. Anche se esistono alcune note dolenti, ma qui sotto ci riferiamo solo alla fase in cui si è comportato da intelligente statista, oltre essere stato - in 40 anni - un politico di molti successi. (averne di così!!)

Amintore Fanfani (6 Feb 1908 – Roma, 20 nov. 1999) nasce figlio di un falegname, il primo di 9 figli. Frequentò le scuole medie al collegio Raffaello di Urbino. Qui prese contatti con l’Azione cattolica aretina e dopo la maturità si trasferì a Milano per studiare all' Università cattolica di padre Gemelli: iscritto nell’ottobre del 1926 alla Scuola di scienze politiche, economiche e sociali, nel luglio 1930 ottenne la laurea. Svolse poi il servizio militare e fu congedato nel settembre 1932 come sottotenente.

Subito dopo Fanfani si avviò alla ricerca e all’insegnamento, bruciando le tappe di una carriera molto brillante. Si iscrisse come tanti altri al Partito nazionale fascista (PNF) per non aver problemi accademici.

Tuttavia prese posizioni alquanto razziste: in un saggio del 1939 affermò che «per la potenza e il futuro della Nazione gli italiani devono essere razzialmente puri» , e in un suo libro del 1941, illustrava "il problema della difesa della Razza come necessità biologica e come fatto spirituale di fronte all'urgente necessità di distruggere quel fenomeno dell'ebraizzazione che dall'unità d'Italia ha dilagato in tutti i campi della cultura, della economia, della politica". (tutte affermazioni successivamente poi negate, perché a fine guerra erano dolenti).

Già libero docente nel marzo 1933, aveva iniziato ad insegnare storia delle dottrine economiche in Cattolica. Nello stesso anno Gemelli gli affidò, appena venticinquenne, la direzione della Rivista Internazionale di Scienze Sociali.

I suoi interessi si mostrarono subito molto ampi, e vennero sostenuti anche da una rapidità notevole di scritture e pubblicazioni: studiò le dottrine economiche medievali, le attività di una serie di protagonisti della vita economica medievale e moderna toscana e lombarda, la storia dei prezzi, la storia del lavoro. (guardando a Leone XIII e alla sua Rerum Novarum). Ma Soprattutto, si dedicò all’indagine di una questione di prima grandezza, quale il "dibattito sulle origini del capitalismo", nel rapporto con cultura, religione, mentalità collettive. Su questo tema nel 1934 pubblicò a Milano per Vita e Pensiero il suo volume più importante: "Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo"; tradotto anche all’estero.

Collaborò anche al periodico Dottrina Fascista e partecipò al comitato scientifico della rivista Geopolitica, ma risultano blandi gli interventi su La Difesa della razza. (salvo ciò che abbiamo ricordato già sopra). La sua visione fu sempre ricondotta nei limiti della concezione cattolica, e che l’etica andava a costituire un limite alla politica. Era un orientamento che rimase duraturo, fino almeno al 1941, ben oltre l’alleanza con la Germania nazista e l’ingresso in guerra. Solo nel corso del 1942 ci furono i segni di un giudizio che diveniva sempre più critico. Proprio nel dicembre del 1942 ebbe luogo una prima cooperazione con l’Azione Cattolica Nazionale, entrando nell’ufficio direttivo dell’Istituto Cattolico Attività Sociali. Il Radiomessaggio di Pio XII del Natale di quell’anno fu uno stimolo forte a quella nuova riflessione: la sua tematica della giustizia sociale cominciava ad allargarsi verso un orizzonte politico pluralistico e democratico.

Richiamato alle armi nel 1943, il 25 luglio assistette alla caduta di Mussolini. Poi con l’8 settembre (Armistizio) fu segnato dall’ordine tedesco a tutti i militari in servizio di presentarsi ai comandi: dopo alcuni giorni di riflessione, Fanfani decise una settimana dopo, il 17 settembre di fuggire in Svizzera, pur lasciando mogli e 3 figli a Viggiù. Prima andò nel Bernese, poi a Chexbres e a Vevey, vicino a Losanna; poi due periodi anche vicino a Ginevra. Qui preparò e pubblicò un piccola rivista intitolata Civitas Humana. Negli ultimi mesi dell’esilio si avvicinò alla Democrazia Cristiana dove iniziò a farsi conoscere nel partito. Quando Dossetti abbandonò la vita pubblica (nel 1952), Fanfani si trovò catapultato sul proscenio come principale esponente della sua corrente nel partito.

Nel dopoguerra, partecipò all’Assemblea Costituente e fu nominato nella Commissione dei 75, dove ebbe un ruolo abbastanza importante.
Poi nel giugno 1947 accettò – dopo qualche perplessità – l’offerta di De Gasperi diventando ministro del Lavoro nel primo governo senza le sinistre. Tenne questo ruolo fino al febbraio 1950, dove eleborò il piano Ina-Casa per l’edilizia residenziale pubblica, di cui parleremo abbondantemente più avanti.

FANFANI all'Assemblea Costituente, aveva fatto parte della commissione che redasse il testo della nuova Costituzione Repubblicana: suo (dopo ampio dibattito) il primo articolo della Carta Costituzionale con la formula "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". (molto diverso da quello della Costituzione Russa del '47, che era stato presa a modello dalla maggioranza di sinistra). (Vedi La Costituzione - Tutti i Lavori >>>>>>>


Scrive Paolo Mieli: "La parabola politica di Amintore Fanfani è stata un susseguirsi di eventi, incarichi e responsabilità, che hanno portato lo statista toscano al centro della storia italiana. Economista raffinato, cattolico intransigente, uomo politico astuto e ambizioso, Fanfani ha attraversato per quarant'anni la scena politica italiana, con ruoli da protagonista".

Nel 1954 formò il suo primo governo, ma dove però non ottenere la fiducia. Non così nei 3 successivi. Poi nel 1962, subito dopo il Congresso DC, Fanfani forma il suo QUARTO GOVERNO questa volta di coalizione (DC - PSDI - PRI e con l'appoggio esterno del PSI), iniziando così l'esperienza delle maggioranze di centro-sinistra. Sarà proprio questo il periodo di maggiore successo della carriera di Fanfani.

In totale fu in seguito: 6 volte presidente del Consiglio dei ministri; 5 volte Presidente del Senato della Repubblica, 9 volte Ministro della Repubblica. E fu lui un protagonista anche di un primo embrione di centrosinistra.
Ma uno dei suoi insuccessi e una sua delusione fu nel 1971 per la mancata elezione al Quirinale, a cui aspirava.
Nel corso di questa votazione, in lizza c'era anche il Fanfani Senatore, ma un elettore scrisse sulla sua scheda: "Nano maledetto - non sarai mai eletto". - Ma anche Indro Montanelli nel vederlo "sempre emergere" s'inventò la frase "Fanfani? Rieccolo!" (irrispettosamente richiamando un pupazzo che torna sempre in piedi). Ma già nel '75, Bruno Broccoli (un autore televisivo) su un libro umorostico, Fanfani lo immaginava eletto addirittura in Vaticano (legandolo a Papa Leone XIII - quello della Rerum Novarum) come Papa Leone XIV successore di Paolo VI.

Fanfani si era sbracciato proprio nel '71 contro il divorzio girando l'Italia intera. Tuttavia lo fece decisamente controvoglia, solo perchè glielo imposero le autorità ecclesiastiche, ma in cuor suo sapeva già che la battaglia sarebbe andata perduta e col convincimento in cuor suo, che quella legge non fosse neanche tanto sbagliata. In questo senso vedere le dichiarazioni della Sig Maria Pia Fanfani, il giorno della morte del marito.

Tuttavia Fanfani resta uno delle poche figure di spessore che abbiamo avuto in Italia. Con De Gasperi, lui rappresenta uno di quei primi ministri di "centro sinistra", che ha avviato riforme decenti che ancora oggi giovano al paese.

Le ragioni di spessore per scegliere Fanfani sono due, quello che fece nel suo quarto governo e l'aver contribuito ad una stagione di aperture a certe idee di sinistra (anche se lui le fece ancora timidamente, rispetto a Moro, che incontrava spesso Berlinguer).

Con Fanfani al governo e con Moro alla Segreteria, la Democrazia Cristiana si preparò a inaugurare la coalizione di centro-sinistra non con Berlinguer ma con una collaborazione del Partito Socialista Italiano.

PRECEDENTIi: Nel 1962, subito dopo il Congresso DC, Fanfani aeva formato il suo quarto governo, di coalizione (DC - PSDI - PRI e con l'appoggio esterno del PSI), iniziando così l'esperienza delle maggioranze di centro-sinistra. Sarà questo il periodo di maggiore successo della carriera di Fanfani.

Ma rammentiamo che nella "carriera di successi" Fanfani fin dall'inizio ne aveva raggiunti di successi:

* Nel 1949 istituì il "Piano Case Fanfani" (in seguito gestiti presso la Gestione INA-Casa - Ma non benvista dagli USA, che lo accusò di usare i capitali del Piano Marshall, preferendo che si aumentasse il potere d’acquisto della classe media verso i prodotti statunitensi). I primi lavori iniziarono a Ottobre '49. I cantieri aperti furono 650. Ogni settimana si realizzavano 2.800 alloggi. L’iniziativa, in 7 anni, diede lavoro a oltre 600.000 addetti alla costruzione di ben 350.000 alloggi.

La sua legge, era stata poi prorogata nel 1955 per altri 7 anni, assicurando così altri fondi all’edilizia popolare, cioè alloggi per le famiglie a basso reddito, disseminati su tutto il territorio nazionale. Che garantì anche il ritorno occupazionale nelle varie fasi realizzative di imprese locali e di piccoli imprenditori. Oltre la numerosa mano d'opera di molti artigiani e ovviamenti anche di molti lavoratori nell'edilizia . Trascorsi i 7 anni, nel 1963 ci fu la soppressione, e il fondo edilizio verrà assegnato alla GES-CA-L (Gestione Case Lavoratori). (poi INA).

Ma in quei successivi 7 anni si aprirono altri 20.000 cantieri, furono Investiti 334 miliardi di lire per la costruzione di 735.000 vani, corrispondenti a 147.000 alloggi. Così alla fine degli interi quattordici anni quanto durò il piano, i vani realizzati saranno in totale circa 2.000.000, per un complesso di 355.000 appartamenti in oltre 5.000 comuni italiani distribuiti nell'intero territorio italiano.
Un beneficio immobiliare venne anche dalle imprese di costruzione private. Oltre ad essere loro ad abbassare i prezzi, anche le banche permisero nel dare mutui ad una bassa percentuale.
( Io stesso ne approfittai senza fare dei sacrifici. Acquistai un appartamento di 10 milioni, pagandone 5 di anticipo e 5 milioni con un mutuo all'1%. (!!!) Prendevo come stipendio (ero allora ispettore per tutto il territorio italiano) ca. 450.000 al mese. Dopo soli 2 anni fui in grado di estinguere il mutuo. (tempi d'oro).

ALTRE IMPORTANTI INIZIATIVE DI FANFANI:
* la nazionalizzazione dell'energia elettrica,
* l'estensione dell'obbligo scolastico fino ai 14 anni e l'istituzione della scuola media unica (con i libri di testo gratuiti per i non abbienti),
* una vera e definitiva industrializzazione del paese,
* l'aumento delle pensioni del 30% che portò le pensioni medie a circa centomila lire l'anno con l'introduzione di un regime pensionistico assicurativo volontario per le casalinghe,
* l'eliminazione della censura sulle opere liriche e di prosa (pur rimanendo severe su quelle cinematografiche, sui varietà e su quelle televisive).
* ci fu l'avvio delle opere infrastrutturali come la realizzazione dell'Autostrada del sole Milano-Napoli (A1) . Costruiti 800 chilometri, in appena 8 anni di lavori, inaugurata poi da Moro l'ultimo tratto nell'ottobre del 1964.
* Contemporanea l'imponente opera di urbanizzazione del Paese tramite l'esproprio generale di terre ai Comuni,
* la riduzione della leva militare da 18 mesi a 15 mesi,
* il numero fisso di deputati e senatori (630 alla Camera e 315 al Senato),
* l'istituzione nel 1962 della Commissione parlamentare antimafia
* la definitiva consacrazione della RAI come "Servizio Pubblico" (da ricordare le trasmissioni "Non è mai troppo tardi" per gli adulti analfabeti, ma anche "Tribuna Politica" che dava spazio, in egual misura, a tutte le forze politiche.
* La sua politica riformatrice di Fanfani, era accusata di avere uno stampo "troppo solidarista", che produsse una significativa diffidenza della classe industriale e della corrente di destra della DC .
* Significative linee di politica estera.
* Un ruolo di mediazione tra le parti (Russia-Usa) fu assunto da Fanfani durante la crisi dei missili russi mrssi a Cuba (1962) Ma a sua volta anche gli USA avevano messo rampe di missili USA nel sud d'Italia.
* Ma già nel 1955-1956, quando era solo segretario politico della DC, Fanfani aveva valorizzato il ruolo dell'Italia anche nella soluzione della crisi di Suez.

* Quando fu ministro dell’Agricoltura nel settimo esecutivo guidato da De Gasperi; coincise con la rottura con Dossetti, ormai avviato a chiudere l’attività politica di corrente.
Nel carteggio con De Gasperi –
(che dopo però un mese dopo moriva, dopo che Pio XII lo aveva messo da parte, per il fallimento delle elezioni del '53) – fu da Fanfani abilmente usato per legittimare ancora più chiaramente il proprio ruolo come suo successore politico. La sua segreteria sarebbe durata quattro anni e mezzo: coincise con il rilancio e la modernizzazione organizzativa del partito, che assunse una dimensione pienamente di massa, "indipendente dalla gerarchica ecclesiastica", e con qualche riferimento strutturale al sistema dell’impresa pubblica. Erano anche gli anni dell’affermazione dell’ENI di Enrico Mattei,

Ma proprio con Mattei le potentati multinazionali oltreatlatiche mal sopportarono la sua opera di apertura ai paesi arabi, mentre lui era alla guida dell'ENI. Egli riteneva che l'Italia, pur essendo la più piccola e debole delle grandi potenze, e altrettanto i partiti italiani, lui fosse comunque in grado (famosa la sua frase "io i partiti li uso come i taxi, ci salgo, pago e scendo") di sfruttare una sua forza per ottenere risultati favorevoli e comunque importanti; in primis il petrolio! . Purtroppo si scatenarono le gelosia delle 7 Sorelle, d'oltratlantico. Mattei poi morì in uno oscuro incidente (in seguito fu chiamato un vero e proprio attentato).

UNA NOTA: I fatti di Budapest del novembre 1956 videro Fanfani coordinare una decisa linea propagandistica anticomunista. Con la crisi del governo Segni nel giugno 1957, ma le prospettive del quadripartito centrista si fecero difficili, come lo stesso segretario della DC doveva sperimentare, fallendo ancora nel tentativo personale di ricostituire un governo
Nelle elezioni politiche del 1958 in cui la DC recuperò due punti percentuali, Fanfani si trovò nella posizione di attuare in prima persona la sua politica. Giovanni Gronchi lo incaricò di formare un governo: ed entrò in carica il 1° luglio 1958 avviando una politica estera piuttosto originale, sulla linea del cosiddetto "neoatlantismo".

Ma non riuscì a lasciare un segno marcato nella politica interna, nonostante la proposta di un «piano decennale» per lo sviluppo della scuola, che fu approvato ma non realizzato.
Anche negli effetti del boom economico si stava ponendo il problema di come indirizzare lo sviluppo del paese: iniziava un ciclo di aumento della spesa pubblica. Ci fu una progressiva rottura della corrente di maggioranza con Iniziativa democratica. Il governo durò quindi poco: sei mesi. Su una serie di provvedimenti erano iniziati i voti contrari dei franchi tiratori nelle aule parlamentari, che indussero Fanfani a dimettersi il 26 gennaio 1959. Poi cinque giorni dopo, presentava anche le dimissioni da segretario del partito. Avevano vinto gli scissionisti "dorotei".

Con la crisi del governo Segni, provocata dai liberali, Fanfani si ritrovò a collaborare con Moro, tentando di far nascere nel marzo 1960 un governo tripartito aperto a una benevola astensione socialista, che venne però molto osteggiato dalle gerarchie ecclesiastiche.
Durante la crisi di Cuba – secondo la testimonianza di Ettore Bernabei, che lascia però aperto qualche dubbio sulla tempistica – fu Fanfani a prospettare l’ipotesi di ritirare i missili statunitensi a medio raggio che erano stanziati in Puglia: Tuttavia questa sua idea poi entrò nella realizzazione del compromesso finale Urss-Usa.
Fanfani poi ruppe anche con Saragat e si trovò ancora isolato ed escluso dal governo, che – dopo un monocolore Leone di decantazione – passò nelle mani di Moro.

La vita di Fanfani fu segnata in quella fase anche dal lutto per la perdita della moglie Bianca Rosa, che si spense il 26 settembre 1968 per una complicazione successiva a un incidente d’auto.

Alle elezioni per la presidenza della Repubblica del dicembre 1971 Fanfani fu il candidato ufficiale della Democrazia Cristiana ma, dopo una lunga serie di scrutini andati a vuoto, anche a causa dell'azione sotterranea dei "franchi tiratori" del suo stesso partito, fu costretto a ritirarsi, favorendo l'elezione di Leone. Quest'ultimo poi lo nominò senatore a vita (il 10 marzo 1972)

Alleato quindi con i dorotei e gli andreottiani nel congresso del marzo 1976, fu nuovamente sconfitto dal cartello delle sinistre della cosiddetta Dc dell' "area Zac", appoggiate anche da Mariano Rumor ed Emilio Colombo, sotto la tutela di Moro. Fanfani entrò in quella stagione su posizioni nettamente anticomuniste, critiche della proposta del "Compromesso Storico" avanzata da Enrico Berlinguer, ma anche dell’articolata strategia della «terza fase» proposta da Moro. Fanfani sperava ancora di poter "ricoprire un ruolo di riserva della Repubblica, non «mescolando[si]» al «marasma». (lo scrisse lui: Diari, 2 gennaio 1976).
Rieletto presidente del Senato nel luglio 1976, vi rimase 6 anni, fino al dicembre 1982. In quella nuova fase dovette ridurre decisamente le sue aspettative di ricoprire ruoli politici attivi, confinandosi in una posizione istituzionale sobria e defilata.

Nel 1978 Fanfani fu molto scosso dal rapimento di Moro. Durante i suoi cinquantacinque giorni di prigionia, sembrò uno dei dirigenti democristiani più flessibili nei confronti delle proposte di trattativa, che il leader rapito aveva con le sue lettere drammaticamente avanzato, pur coltivando Fanfani parecchi dubbi e reticenze nel combattere il ‘fronte della fermezza’. Proprio il 9 maggio era atteso un suo intervento "aperturista" alla Direzione democristiana, quando le Brigate rosse fecero trovare il cadavere dello statista rapito.

Si apriva la stagione della competizione con Bettino Craxi per l’egemonia della nuova ‘governabilità’. Il ruolodi Fanfani era comunque ormai quello di un notabile, come si vide nel dicembre 1982, quando fu incaricato di guidare un governo di pochi mesi - pre-elettorale fino al 4 agosto 1983. Il cattivo risultato del suo partito alle elezioni causò un’eclissi momentanea anche del suo personale ruolo pubblico: gli fu preferito Francesco Cossiga per la presidenza di palazzo Madama. Ma dopo l’elezione di quest’ultimo al Quirinale, Fanfani tornò a essere eletto con un ampio consenso alla presidenza del Senato (9 luglio 1985 - 7 aprile 1987). Nel 1987 ebbe occasione ancora una volta – sarebbe stata l’ultima – di guidare un governo di transizione (di 4 mesi) pre-elettorale (17 aprile - 28 luglio). Tuttavia nella successiva legislatura, Fanfani ricoprì gli incarichi di ministro dell'Interno nel governo Goria e di ministro del Bilancio e della programmazione economica nel governo De Mita, fino al 1989.

Fu poi presidente della commissione Esteri del Senato tra 1992 e 1994, ma pur essendo senatore a vita ridusse progressivamente i suoi impegni. Gli ultimi anni lo videro su posizioni ritirate ad assistere in silenzio alla crisi finale della DC (con Tangentopoli): appoggiò comunque convintamente (ma inutilmente) la nascita del nuovo Partito popolare. Morì all'età di 81 anni, dopo 40 anni di successi e delusioni, il 20 novembre 1999 nella sua abitazione romana.

Fanfani si era sposato due volte. La prima moglie fu Biancarosa Provasoli (1914-1968), figlia di un industriale tessile, sposata nel 1939. Con lei ebbe sette figli: Annamaria (1940); Grazia (1942); Marina (1944); Alberto (1947); Benedetta (1950); Giorgio (1952); Cecilia (1955).
Rimasto vedovo il 26 settembre 1968, nel 1972 conobbe Maria Pia Tavazzani, anch'ella vedova, che Fanfani sposò nel 1975.

Fanfani fu anche un valido e impegnato pittore. Nel 2024 a Palazzo Madama si é tenuta una sua importante mostra.
Ma é stato Fanfani anche un valido scrittore: Tra le opere significative: *** Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo, 1934; *** Storia del lavoro in Italia dalla fine del sec. XV agli inizi del XVIII, 1943; *** Storia economica, 2 voll., 1961-70; *** Capitalismo, socialità, partecipazione, 1976

L'INTERA CARRIERA DI FANFANI:

 

Presidente del consiglio dei ministri 18 gennaio 1954 - 30 gennaio 1954 Governo Fanfani I
Presidente del consiglio dei ministri 1º luglio 1958 - 15 febbraio 1959 Governo Fanfani II
Presidente del consiglio dei ministri 26 luglio 1960 - 21 febbraio 1962 Governo Fanfani III
Presidente del consiglio dei ministri 21 febbraio 1962 - 21 giugno 1963 Governo Fanfani IV
Presidente del consiglio dei ministri 1º dicembre 1982 - 4 agosto 1983 Governo Fanfani V
Presidente del consiglio dei ministri 17 aprile 1987 - 28 luglio 1987 Governo Fanfani VI
Ministro dell'Interno 16 luglio 1953 - 2 agosto 1953 Governo De Gasperi VIII
Ministro dell'Interno 17 agosto 1953 - 5 gennaio 1954 Governo Pella
Ministro dell'Interno 28 luglio 1987 - 13 aprile 1988 Governo Goria
Ministro dell'agricoltura 26 luglio 1951 - 29 giugno 1953 Governo De Gasperi VII
Ministro del lavoro e della previdenza sociale 31 maggio 1947 - 23 maggio 1948 Governo De Gasperi IV
Ministro del lavoro e della previdenza sociale 23 maggio 1948 - 12 gennaio 1950 Governo De Gasperi V
Ministro del bilancio e della programmazione economica 13 aprile 1988 - 22 luglio 1989 Governo De Mita
Ministro degli affari esteri ad interim 1º luglio 1958 - 15 febbraio 1959 Governo Fanfani II
Ministro degli affari esteri ad interim 7 maggio 1962 - 29 maggio 1962 Governo Fanfani IV
Ministro degli affari esteri 5 marzo 1965 - 30 dicembre 1965 Governo Moro II
Ministro degli affari esteri 23 febbraio 1966 - 24 giugno 1968 Governo Moro III

 

 

HOME PAGE STORIOLOGIA