RIVOLUZIONE FRANCESE

1809 - GLI EVENTI  di quest'anno
(i link inseriti sono per ulteriore approfondimento)

PACE DI SCHONBRUNN - LA GUERRA CONTRO I TIROLESI
LA FINE DELL'INDOMITO TIROLESE ANDREA HOFER


10 APRILE - Impegnati i francesi in Spagna, Carlo d'Austria incoraggiato dagli inglesi, lancia appelli al popolo tedesco per unirsi nella V Coalizione anti-francese. Ad accogliere l'appello è però solo il Tirolo.
Circa due mesi dopo l'arresto e l'arrivo di Pio VII a Savona, il 14 ottobre del 1809 fu firmata a Schònbrunn la pace tra Napoleone e Francesco II, il quale cedette alla Francia Gorizia, Trieste, Fiume, parte della Carinzia e della Croazia e la Carniola, al Granducato di Varsavia la Gallizia e Cracovia, e....
.... alla Baviera Salisburgo in cambio del Trentino e di tutto il Tirolo (compreso Alto Adige - Merano, Bolzano, Bressanone ecc.) che formalmente fu così annesso al Regno d'Italia.

Ma con la pace di Schónbrunn non ebbe termine la rivolta tirolese, che diede poi luogo ad operazioni militari in territorio italiano e tirolese eseguite in gran parte da truppe italiane, e che dobbiamo narrare ritornando di qualche settimana indietro, durante lo scontro francese-austriaco narrato più sopra.

Discesa prima a Rivoli la divisione FONTANELLI e andata poi la divisione RUSCA attraverso la Valsugana a raggiungere il principe Eugenio che inseguiva l' ARCIDUCA GIOVANNI, i Tirolesi minacciati nella loro terra, si sollevarono, tanto da spingere i loro attacchi fino a Bassano, a Belluno, a Vicenza e nel Bresciano.

Dopo la strepitosa battaglia di Wagram -
tra le più grandi e sanguinose delle guerre napoleoniche, coinvolse oltre 300.000 soldati delle due parti - Napoleone.... (considerò non   necessario proseguire  una guerra).... ordinò al generale Rusca, che si trovava a Klagenfurth, di venire ad accordi con i ribelli, ma questi rifiutarono di sottomettersi. Allora l'Imperatore impartì ordini al ministro della guerra CAFFARELLI di inviare contro gl'insorti una divisione.
La quale comandata dal generale italiano PEYRI il 20 settembre penetrò nel Trentino, sconfisse gruppi di Tirolesi ad Avio e alla Fersina e il 28 entrò a Trento, dove il giorno dopo fu raggiunta da due battaglioni italiani del 5° reggimento di linea e da duecento guardie nazionali del dipartimento del Brenta, che, partiti da Bassano, avevano dovuto aprirsi il passo a Primolano e Roncegno, infrangendovi la resistenza dei ribelli.

Ricevuti i rinforzi, il PEYRI marciò, contro gli insorti, concentrati in gran numero a Lavis, a pochi chilometri a nord della pianura di Trento e s'impadronì di questo villaggio il 2 ottobre, che però quattro giorni dopo dovette difendere da circa ventimila nemici tirolesi, ritornati all'offensiva. Nonostante avesse respinto per ben due volte i ribelli, il Peyri, per misura di prudenza, ritornò su Trento, ma il 10 ottobre, ricevuto l'aiuto di due battaglioni del 2° reggimento leggero napoletano e di due squadroni di cacciatori anch'essi napoletani, uscì da Trento, verso e oltre Lavis dove il nemico si era spinto per bloccare la prevista offensiva, e lo respinse fino a Buco di Vela, a Salorno. Andare oltre era problematico, perchè al Buco di Vela, strada che congiunge Trento Bolzano, c'è una strettissima gola, quindi insidiosa.

Conclusa la pace con l'Austria, restava solo questo problema e Napoleone decise di domare la rivolta da nord attraverso la valle dell'Inn con uno sforzo poderoso, inviando contro Innsbruck il generale DROUET D' ERLON con un corpo franco-bavarese; nella valle della Drava il BARAGUAY-d' HILLIERS con le divisioni Rusca, Severoli e Barbou, e contemporaneamente facendo avanzare da Trento il corpo della Val d'Adige rinforzato da altri cinque battaglioni, tre squadroni e quattordici pezzi affidati al comando del VIAL; infine facendo assalire Bolzano da un "nuovo corpo" sotto gli ordini del PEYRI.

Questo nuovo corpo, costituito dalle guarnigioni italiane di Belluno, Feltre e Pieve di Cadore, si riunì il 1° di novembre ad Agordo e il giorno dopo si mise in marcia per congiungersi il 4 novembre a Bolzano con il VIAL. Superando le difficoltà del cammino, attraverso le montagne già coperte di neve, e sostenendo frequenti ed accaniti combattimenti con gli insorti, il Peyri, per S. Lucia, Livinallongo, Arabba, Campolongo, Corona, Marglie di Colfosco (Corvara-Passo Gardena) S. Cristina, S. Ulrico (Ortisei), Bruck (Ponte Gardena) Colma (a pochi chilometri da Bolzano) dopo aver perduto quasi un quarto dei suoi uomini, giunse nel pomeriggio del giorno fissato a Bolzano, e non essendo ancora giunto il Vial, dovette tener testa con i suoi settecento soldati per tre giorni agli assalti del nemico.

Ma già le maglie si stringevano intorno ai ribelli; il BARAGUAY-d'HILLIERS aveva occupato tutta la valle della Drava e l' 8 novembre il DROUET giunse al Brennero e scese su Vipiteno, pronto a risalire il Passo dei Giovi per stringere come in una tenaglia da nord e da sud la valle Passiria (che sfocia su Merano) dove si erano asserragliate le bande di ANDREA HOFER, la vera anima della rivolta, che proprio della Val Passiria era nativo e ci abitava.

La resistenza tirolese diventa in quel novembre un'epopea indimenticabile di tutto il popolo altoatesino. A guidarla non é un generale, ma un oscuro oste (dell' Osteria Am Sand - Ancora esistente) di San Leonardo in Val Passiria (BZ): ANDREAS HOFER.


Il 12 novembre il principe EUGENIO da Villaco invitò i ribelli a deporre le armi e parve sulle prime che l'Hofer fosse disposto a venire ad accordi; ma non si concluse nulla e le operazioni di guerra dell'esercito e la guerriglia degli insorti ripresero.

Il 16 novembre il RUSCA dovette ripiegare da Merano a Bolzano, mentre il 22 un reparto francese comandato dal DOREILLE, fu battuto dopo essersi inoltrato nella Val Passiria fino a S. Leonardo (che era proprio il paese dell'Hofer) e si arrese alla banda del cappuccino tirolese Haspinger che poi il 23 scendendo da San Leonardo, riconquistò nuovamente Merano.

Altri fatti d'armi avvennero per tutta la fine del mese di novembre e il principio di dicembre; altri scontri di bande con l'esercito francese che continuamente s'ingrossava; altro sangue bagnò le valli del Sud Tirolo, poi, sopraffatti dai francesi sul finire dell'anno la rivolta ebbe fine.
Si pensò solo più a dare la caccia ai capi ribelli, e prima di ogni altro all'ex oste (dell' Osteria Am Sand - ancora esistente) di San Leonardo in Passiria, l'eroico capopopolo, che non voleva un solo francese sulla sua terra.

ANDREA HOFER incalzato dalle ricerche si rifugiò in una grotta nei pressi delle sue valli. Avendo saputo da un Haffel il nascondiglio dell'eroe, il BARAGUAY-D' ILLIERS mandò un migliaio di soldati nella zona a perlustrarla palmo a palmo, a dargli la caccia per catturarlo (28 dicembre 1809). Caduto prigioniero, l'Hofer fu condotto a Mantova per essere giudicato da un consiglio di guerra.
Il principe Eugenio e parecchi generali speravano che Napoleone concedesse la grazia ad un uomo che si era battuto eroicamente per l'indipendenza della patria; inoltre cercavano di indurre l'Hofer a rifiutare la paternità dei suoi ultimi proclami (che contro il Corso non erano teneri!). Ma Andrea Hofer non era il tipo di fare apostasie; poteva salvarsi, ma non voleva restare nella memoria dei suoi con una macchia di viltà.

Di fronte a tanta nobiltà e fierezza, Napoleone (ed è molto strano, visto che ammirava i nemici di alto valore e coraggio) non seppe essere clemente. Se lo avesse visto battersi di persona, oppure anche solo dopo aver incrociato il suo sguardo fiero, forse chissà!
Napoleone apprezzava molto chi aveva gli occhi d' aquila.... come la sua aquila!

Invece al principe Eugenio scrisse: "…Spedite l'ordine che sia giudicato da una commissione militare e se colpevole fucilato entro ventiquattro ore…".
Lo volevano morto, lo temevano, volevano stroncare il mito.

Andrea Hofer affrontò il giudizio e ascoltò con gran serenità la sentenza e rivolse perfino parole di coraggio ai ventitré tirolesi condannati come lui; poi condotto sul luogo dell'esecuzione, rifiutò la benda e impavido fino all'ultimo istante, ordinò egli stesso il fuoco, e dove dovevano colpirlo (20 gennaio 1810).

Quest'uomo rude, alto, grande e grosso, montanaro, che nella sua valle selvaggia - si raccontava- era abituato con le sue grosse mani nude ad affrontare e strozzare anche gli orsi che incontrava, si era trasformato all'improvviso in un impavido capopopolo, in un mitico guerriero, in un leggendario condottiero. Lui fu subito pronto a lottare a fianco degli austriaci bavaresi contro le truppe francesi di Napoleone che volevano invadere la sua terra.
Hofer oltre che condurre all'inizio la rivolta della popolazione tirolese nella sua valle, sceso dai suoi monti nella valle dell'Inn per dar man forte, sostituì in una famosa battaglia sul Monte Isel ad Innsbruck il generale austriaco Chasteler ferito nel combattimento. Lui, oscuro montanaro, presa in mano la situazione come un generale, con i suoi uomini affrontò i francesi e si mise a prenderli (letteralmente) a bastonate, liberando il Paese.
Prima e dopo Wagram, ripetutamente mise in rotta i reggimenti bavaresi e franco-italiani, inviati a conquistare e riconquistare la regione. In tutte le vallate, così in quelle del Tirolo settentrionale, come in quelle del Tirolo meridionale - da Brunico a Bressanone, da Bressanone a Vipiteno e a Merano, da Merano a Bolzano e piu in giù fino a Salorno - l'insurrezione fu generale.
Nei primi mesi della guerra, i Tirolesi poterono credere di aver vinto e d'aver scacciato per sempre i francesi che detestavano. Ed infatti, dinanzi al prevalere dei Tirolesi, l'ala sinistra dell'esercito franco-italiano agli ordini del Vicerè fu costretta a ripiegare, dapprima su Trento, quindi su Rovereto per sfuggire a una minaccia di accerchiamento; e infine dovette retrocedere fino a Rivoli veronese, dove si ricongiunse con quella parte dell'esercito che stava medicandosi le ferite dopo lo smacco in Friuli.

Ma servì a poco tanta audacia e determinazione di Hofer, alla pace di Schombrun, dove l'Austria accettò lo scambio di cedere il Tirolo ( l'Alto Adige) e il Trentino per il Salisburghese, Hofer si sentì tradito dagli Asburgo e dagli stessi Bavaresi e, da Innsbruck ritornato al di qua del Brennero, risalite le "sue" valli, fu pronto a continuare (in una lotta impari) la "sua" guerra, e a tentare di cacciare i francesi, gli italiani filo-francesi, e tutti i "traditori" bavaresi e di Vienna, dalla "sua" terra.
Hofer è rimasto il fulgido simbolo di un'intera popolazione che lottò da sola per essere libera nella propria terra.

Durante quelle ore di prigionia prima di morire, così si giustificò:

"Io amavo molto il mio Paese, come tutti. Forse lo amavo più degli altri. Per la mia terra, per la mia Patria mi sarei gettato sul fuoco. Non ci pensai nemmeno un attimo ad affrontare quello che dicono essere il più grande esercito del mondo. Ma poi... chi è mai questo Napoleone ? per permettersi di regalare il mio amato Tirolo ?".
Andreas Hofer: da pari a pari!

Anche se l'altro era..... Napoleone!
Dopo Schonbrun e dopo Wagram
l'impero di Napoleone e lui stesso, erano giunti all'apogeo
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Bibliografia:
ADOLPH THIERS - Storia della Rivoluzione Francese - 10 Volumi
NAPOLEONE, Memoriale di Sant'Elena (prima edizione (originale) italiana 1844)
Storiologia ha realizzato un CD con l'intero MEMORIALE - vedi presentazione qui )
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