RIVOLUZIONE FRANCESE

1813 - GLI EVENTI  di quest'anno
(i link inseriti sono per ulteriore approfondimento)

L'INIZIO DELLA CADUTA DELL'IMPERO


LA BATTAGLIA  DI LIPSIA

Al ritorno della rovinosa campagna in Russia, tragico per i Francesi, a Napoleone rimangono pochi soldati, circa 200.000, 100.000 dei quali sono assediati o accerchiati al Nord. 
In Italia ci sono 50.000 uomini agli ordini del Vicerè Eugenio de Beauharnais e circa 90.000 uomini difendono il confine dei Pirenei dalle insidie di Wellington e degli alleati Spagnoli e Portoghesi, dopo la definitiva perdita della Spagna.
La disfatta della Grande Armata ha ravvivato le speranze di Tedeschi e Austriaci, ma soprattutto aveva sfatato il mito dell'invincibilità dell'Imperatore. 
Cogliendo l'occasione favorevole, l'instancabile diplomazia inglese tenta di riunire ancora una volta le grandi potenze europee in una coalizione antifrancese.
I primi ad abbandonare Napoleone sono i Prussiani (tradendo l'alleanza fatta appena il 24 febbraio dello scorso anno) che si schierano con la Russia e l'Inghilterra (Trattato di Reichenbach), ben presto seguiti dall'Austria e dalla Svezia di Bernadotte. 
La guerra sostenuta da questa "sesta coalizione" viene combattuta dapprima in Germania e poi si spostera', come vedremo, nella stessa Francia.

Napoleone, che dispone di 260.000 uomini in tutto, si trova di fronte tre armate nemiche: quella Austriaca di Schwarzenberg (200.000 uomini), quella comandata da Bernadotte (100.000) e quella di Blücher (100.000).
Alla prossima Battaglia di Lipsia (vedi più avanti)   160.000 Francesi fronteggeranno 320.000 nemici, e verranno sconfitti, anche per il passaggio degli alleati Sassoni al nemico nel corso stesso della battaglia; le perdite francesi saranno di 50.000 "unità".

Il 4 MARZO la Prussia traditrice dei patti dichiara guerra alla Francia

Il 18 APRILE, Napoleone parte per Magonza per prendere il comando dell'esercito nella campagna di Sassonia.
Mentre Napoleone mantiene le sue forze al centro, tra la Senna e la Marna, con uno schieramento compatto, pronto a reagire in qualsiasi direzione, le forze alleate sono così distribuite: 
a Nord l'armata di Bernadotte con 80.000 uomini (Armata del Nord - ala destra) 
a Nord-Est quella di Blücher, con 110.00 (Armata di Slesia - centro)
a Est quella di Schwarzenberg, con 210.000 (Armata di Boemia - ala sinistra)

Dobbiamo considerare tuttavia anche altri due fronti di questa guerra: 
quello Italiano, dove i 50.000 uomini al comando di Eugenio de Beauharnais tengono testa ai 70.000 dell'Armata austriaca comandata dal Gen. Bellegarde.
quello meridionale, dove, a Nord dei Pirenei, le armate di Soult (60.000 uomini) e di Suchet (30.000) si oppongono ai 102.000 Inglesi, Spagnoli e Portoghesi di Wellington.

Il 2 MAGGIO Napoleone  ricomposto frettolosamente un esercito sufficiente per  andare incontro ai Prussiani li vince nella  La Battaglia di Lutzen il ....
21 MAGGIO; li poi vince anche nella Battaglia di Bautzen.
Ma sono mezze vittorie, non schiaccianti come a Austerlitz o Jena. Napoleone ha perso sicurezza, agilità, disperde le proprie forze.  I soldati giovani, inesperti, non reggono alla fatica e sentono estranea questa guerra alla coscienza del popolo francese, e di francesi ce ne sono anche pochi, solo uno su sei, gli altri appartengono a nazioni assoggettate alla Francia, se non proprio ostili non sono di certo zelanti. Poi i suoi generali hanno perso smalto, sono irritati e scontenti, arrivano in ritardo sui campi di battaglia, non c'é piu perfetta rispondenza nei movimenti, precisione, quella prontezza che erano le forze mirabili della strategia napoleonica. Anche loro pensano che questa guerra  é dettata solo da una mostruosa ambizione di Napoleone, che li farà morire tutti quanti. Pochi di loro credono alla durata del regime imperiale, e i più previdenti cercano fin da ora di farsi accettare da quelli che potrebbero essere -se va male-  i futuri padroni; perfino quelli che gli sono parenti, come vedremo più avanti.

Il 4 GIUGNO, stipulato l'armistizio di Pleswitz con la Prussia e la Russia, tutto il mese  di LUGLIO Napoleone lo trascorre a Dresda in accesi colloqui con METTERNICH per trovare delle soluzioni e conservare integra l'alleanza stipulata con il suo matrimonio due anni prima e rinnovata il 14 marzo dello scorso anno.
Invece di una soluzione trova nella corte di sua moglie, freddezza o accese ostilità. 
Il 12 AGOSTO l'Austria alla fine si allea con la Prussia e dichiara guerra alla Francia, a Napoleone ! che ha il suo esercito poco distante, a Dresda.

Il 26-27 AGOSTO Napoleone è attaccato dai Prussiani proprio a Dresda. Vince lui. E' la sua ultima vittoria in una battaglia sul suolo tedesco.
Ma la situazione é ora critica. La coalizione Russia, Austria, Prussia, e Gran Bretagna é una potente macchina di guerra, con delle risorse di mezzi e uomini inesauribili.

Nonostante avesse riunito con un decreto fin dal 6 luglio scorso tutti gli eserciti di Spagna e di Portogallo sotto un unico comando del maresciallo Soult, inizia ora per Napoleone una serie di difficoltà e di sconfitte.
Il 16-19 OTTOBRE, Napoleone subisce una clamorosa sconfitta nella Battaglia di Lipsia. (VEDI PIU' AVANTI )
Quella che fu chiamata "La battaglia delle nazioni". Ormai tutte coalizzate e schierate sui campi di battaglia contro l'esercito di Napoleone.

I corpi d'armata di Bonaparte si dissolvono con rapidità, incomincia una defezione vertiginosa. La confederazione del Reno si disgrega.  I politici a Parigi chiedono ora apertamente quando avranno fine le guerre e a chi e a cosa servano. Fanno aumentare i dubbi, le perplessità, i malumori, i sospetti, le diffidenze; alimentano una ostilità tenace nei confronti di Napoleone, e i monarchici e gli oppositori di ogni colore alzano la testa; il momento così critico per Napoleone in difficoltà è  tanta grazia per loro.

Approfittano di questi malumori gli eserciti fino allora neutrali; dopo aver invano proposta una pace ai francesi in cui si contemplava la rinuncia ad ogni conquista fuori dai confini naturali della Francia (dalle Alpi al Reno), rompono gli indugi e penetrano anche in Francia, dopo che l'Olanda (annessa alla Francia nel 1810) si è ribellata ai francesi, ha chiesto un appoggio ai Prussiani e ha aperto le porte agli alleati inglesi per attraversare i propri territori per l'invasione della Francia.

E' l'inizio della caduta dell'Impero.

Lipsia é una disfatta con tragiche conseguenze. Comincia quella defezione degli Stati alleati, la quale fa sì che il Grande Impero di dissolva in pochi mesi, e la coscrizione per rifornire di uomini l'esercito napoleonico segna una diserzione colossale, naturalmente non perseguita ma semmai ambiguamente tollerata dagli Stati ancora vassalli.
Perfino MURAT, il cognato, cui Napoleone oltre a dargli la mano della sorella Carolina gli aveva offerto il trono di Napoli, mentre a Lipsia comandava le truppe napoletane a fianco di Bonaparte, intavolò trattative con Inghilterra e Austria per salvare la sua posizione.
Poi con le avvisaglie delle negative decisioni di Vienna del 1815, tentò di riprendersi il trono, e cercò di ergersi a campione dell'indipendenza dell'Italia, con il Proclama di Rimini, invitando gli italiani a prendere le armi contro gli austriaci. Pagò a caro prezzo il duplice improvviso altro voltafaccia: finì  fucilato dai borbonici in Calabria.

L'Impero: questa costruzione gigantesca, rivela alla prima prova difficile, al primo urto, tutto il suo carattere di improvvisazione precaria. Forse non dovuto a una errato progetto di Napoleone ma agli uomini che ha scelto per edificare questa ciclopica costruzione : dai primi di agosto ai primi di novembre, l'impero cessa virtualmente di esistere.

Il 4 NOVEMBRE, quella che era stata la Grande Armata - irriconoscibile e demotivata - ripassa il Reno, la Francia é minacciata di invasione nei propri territori; alla Coalizione non sfugge la posizione disperata di Napoleone. A un mese preciso, dopo che i francesi hanno dovuto abbandonare tutti i territori conquistati, lanciano un proclama alla Francia nel quale separano la causa dell'imperatore da quella della nazione e si dichiarano pronti a fare la pace a delle condizioni che Napoleone non ha voluto accettare, poichè gli imporrebbero di lasciare la Francia più piccola di quando egli ha preso il potere.

Napoleone trova la forza di mettersi alla testa di un movimento nazionale per la difesa della Francia invasa: diventa ciò che non era più stato dai giorni del Consolato, un capo nazionale invece di un Imperatore. Non combatte più per la propria dinastia e per il proprio trono, ma per i confini della patria minacciata; ritrova l'energia come nella prima campagna d'Italia. Ma la stessa energia non é più nei suoi generali, né soprattutto, nei suoi funzionari. C'é nell'amministrazione imperiale qualche cosa che non va più: questa costruzione perfetta e complicata era sorretta dalla forza sempre tesa di Napoleone, dalla sua attività instancabile che trasmetteva il "movimento" a tutti gli ingranaggi della complessa macchina.

Ora, nel rilassamento generale, nella convinzione della inutilità degli sforzi, gli stessi organi non rispondono più,  la macchina non agisce e si ferma. La propaganda monarchica si intensifica, e Napoleone é additato come l'unico responsabile dell'invasione e come l'unico ostacolo alla pace. Le requisizioni non fruttano più, il denaro cessa di affluire alle casse dello stato, le diserzioni si moltiplicano. I funzionari assistono impotenti, e talora conniventi, al disfacimento della amministrazione imperiale, taluni di loro nelle province invase fanno causa comune con l'invasore, alcune città, e perfino alcuni suoi generali, spalancano allo straniero le porte. Altri lo tradiscono addirittura sul campo (come Murat)

Nel Corpo Legislativo  si ha una specie di insurrezione, un vero e proprio linciaggio. Napoleone sente tutti loro (li chiamerà nelle sue Memorie "stranieri in patria")  insorgere contro di lui, capisce che egli é ancora tenuto alla testa degli eserciti soltanto perchè il territorio francese é invaso e dovrà respingere gli invasori.
Per la borghesia non è più Imperatore, ma un generale al quale la patria ha affidato solo la difesa del territorio. Il suo orgoglio, ancora una volta, si ribella, ma é costretto a cedere davanti alla resistenza del Corpo Legislativo e sente il trono vacillare sotto di sè, vede insidiato il proprio potere, proprio da quella borghesia che aveva abdicato nelle sue mani responsabilità ottenendone vantaggi.

L'anno termina con Napoleone stretto in una morsa all'esterno, e con le iene in casa, pronte a dilaniarlo se diventa vittima o se ancora vivo alla prima caduta dargli il colpo di grazia. Poteva salvarsi se si fosse accontentato delle "frontiere naturali", sfruttando anche i dissidi tra gli alleati della Coalizione, che non mancarono. Poteva farlo se era il solito opportunista. "Purtroppo" era Napoleone!
Anche davanti a Parigi la frase molto probabilmente era la stessa detta a Mosca: "Bisogna andare avanti o morire: un Imperatore muore in piedi, e allora non muore" .
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GERMANIA: Nel febbraio di quest'anno a Kalisz era stat stipulata l'alleanza russo-prussiana i cui termini sono l'attribuzione alla Russia di gran parte della Polonia in cambio della restaurazione della Prussia ingrandita di gran parte della Sassonia che era rimasta fedele a Napoleone. Il re di Prussia Federico Guglielmo III, spinto dai patrioti Scharnost ed Hardenberg - come deyyo sopra - dichiara guerra alla Francia. Viene istituita anche una delle più importanti onorificenze prussiane prima e tedesche poi, la Croce di Ferro, su disegno di Schinkel. Vengono formati corpi di volontari molti dei quali inalberano una nuova bandiera nero-rosso-oro che è ora la bandiera nazionale tedesca. Scharnost introduce in Prussia il servizio militare obbligatorio. Sempre da Kalisz in marzo la Prussia, per bocca di Von Stein, invita l'Austria, ancora neutrale, a scendere in campo. E Metternich non si fa pregare più di tanto. Questo era il suo sogno; quando aveva combinato il matrimonio della figlia dell'Imperatore con il parvenu, l'aveva detto "alle primi difficoltà lo attaccheremo".

BATTAGLIA  DI LIPSIA 

Data: 16-19 OTTOBRE 1813
Luogo: LIPSIA (Città della Germania)
Eserciti contro: FRANCESE e RUSSO-PRUSSIANO-AUSTRIACO-SVEDESE)
Contesto: GUERRE NAPOLEONICHE
Protagonisti:
NAPOLEONE BONAPARTE (Imperatore dei francesi)
PRINCIPE DI SCHWARZENBERG (Comandante dell'armata di Boemia)
JEAN BAPTISTE BERNADOTTE (Comandante dell'armata del Nord dei coalizzati)
BLUCHER (Feldmaresciallo prussiano)
CONTE DI BENNIGSEN (Comandante dell'armata di Polonia)
GIOACCHINO MURAT (Maresciallo francese)
MORTIER (Maresciallo francese)
NEY (Maresciallo francese)
PONIATOWSKI (Generale dell'esercito francese)

La battaglia

Dopo la disfatta della campagna di Russia e il minaccioso pericolo di un attacco degli Stati alleati nella Sesta Coalizione antinapoleonica, Napoleone deve ricostruire l'esercito francese e chiama a raccolta il maggior numero di giovani e non giovani in grado di combattere.

Siamo nel 1813. Mentre l'imperatore mette insieme le forze destinate a bloccare i russi e i loro freschi alleati, il vicerè Eugenio si impegna a contenerne l'avanzata, fino all'arrivo di Napoleone. In un primo tempo tenta di fermarsi a Francoforte, quindi indietreggia a Glogau ed infine, il 6 marzo 1813, raggiunge Wittenberg sull'Elba. Il 7 febbraio i russi sono entrati a Varsavia. Il 27 marzo, Dresda, capitale della Sassonia, è occupata dal vecchio feldmaresciallo prussiano Blucher. Al principe Eugenio con le sue forze non resta che concentrare i pochi uomini e mezzi a sua disposizione intorno a Magdeburgo, augurandosi che Napoleone giunga il più presto possibile. (ma come vedremo il suo esercito diserterà nel momento in cui aveva bisogno Napoleone) .

L'imperatore raduna il suo esercito a Erfurt, in Turingia, e si ricongiunge con Eugenio alla Saale, un affluente dell'Elba. Verso la fine di aprile le sue truppe varcano questo fiume e cominciano ad avanzare verso Merseburg e verso Naumburg.

Inizia così l'avventura che porterà Napoleone alla battaglia di Lipsia, detta la "Battaglia delle Nazioni". La battaglia comincia il 16 ottobre del 1813 verso le 8 del mattino.

Si apre con scontri a nord e a sud di Lipsia. Alle 11 l'attacco delle forze coalizzate è ancora in corso, caotico e frammentario. I francesi bloccano le forze di Merveldt e Kleist, mettendo in fuga Gorcakov. Nel pomeriggio Napoleone ordina il contrattacco. Il suo piano consiste in un forte fuoco di concentramento di artiglieria, con la cavalleria di Murat lanciata a sfondare al centro, aprendo la strada all'avanzata delle fanterie. Ma sia la cavalleria che la fanteria francesi non sono più quelle di Austerlitz, di Wagram e di Jena. I russi resistono bene e addirittura ributtano il nemico. La prima giornata di battaglia può dirsi conclusa in parità. Ingenti le perdite: per gli alleati circa trentamila uomini, mentre per i francesi venticinquemila.

Intanto stanno arrivando i rinforzi per i coalizzati: Bernadotte, che aveva abbandonato (!!!) Napoleone per schierarsi col nemico, con settantamila uomini e il generale russo Bennigsen con altrettanti. Da questo momento l'imperatore si troverà di fronte un esercito nemico di quattrocentomila soldati, con 1500 cannoni.

La giornata del 17 ottobre trascorre in tranquillità, con gli eserciti nemici che si osservano.

Per il giorno 18 il comando supremo dei coalizzati aveva previsto almeno sei attacchi concentrici contro i francesi. Mai come ora, in tutte le guerre napoleoniche, si erano forse trovati in una simile situazione di vantaggio. Al mattino presto Napoleone ordina, seppure in ritardo, di restringere il fronte e i combattimenti iniziali che furono confusi con scaramucce di contenimento.
Nel pomeriggio la situazione precipitò. Mentre Bernadotte (il disertore) e Bennigsen entravano nella lotta, Napoleone ricevette un'altra notizia drammatica: il corpo d'armata di Sassonia aveva disertato ed era passato ai coalizzati. Un colpo durissimo per lo schieramento francese. Nelle file napoleoniche si apriva un vuoto difficile da colmare.

A questo punto l'imperatore, consapevole di non poter più difendere Lipsia, ordina la ritirata generale verso il Reno e passare il fiume Elster.

Nelle prime ore del mattino del 19 ottobre 1813 la ritirata dei francesi è in pieno svolgimento. A Lipsia sono rimasti trentamila francesi, al comando di Poniatowski, con il compito di bloccare l'avanzata del nemico e consentire il transito delle truppe dell'imperatore. Ha affidato il compito al generale Dulauloy (!!! anche lui tacitamente consenziente col nemico?) di far saltare il ponte di Lindenau dopo il transito dell'ultimo soldato francese. Invece...... succede che il ponte viene fatto saltare quando ancora è in corso il transito delle truppe. La conseguenza è che trentamila uomini restano bloccati a Lipsia, senza possibilità di scampo.

I francesi intrappolati perdono la testa e si accalcano confusamente sulle rive del fiume. Le truppe coalizzate avanzano sparando nel mucchio. Il tiro al bersaglio provoca una strage. Il maresciallo Oudinot si salva a nuoto, mentre Poniatowski, buttatosi anche lui nelle acque gelide dell'Elster, viene trascinato via dalla corrente. Nel pomeriggio i superstiti sono costretti ad arrendersi. Il bilancio delle perdite è gravissimo. In quattro giorni di battaglia i coalizzati hanno avuto cinquantaquattromila tra morti e feriti contro i trentottomila francesi, oltre a trentamila prigionieri. Una ecatombe !

Il risultato della sconfitta di Lipsia fu per Napoleone la perdita di quanto restava dell'impero a est del Reno. Baviera, Sassonia e Wurttemberg lo avevano abbandonato. Il declinante prestigio dell'imperatore avrebbe tra breve subito l'umiliazione del voltafaccia dei marescialli, dell'abdicazione e della partenza per l'Elba

Ecco come Francois-Renè Chateaubriand scrive di Napoleone uomo politico nel libro "Napoleone"
" ...Bonaparte era un poeta dell'azione, un genio immenso nella guerra, uno spirito instancabile, abile e giudizioso nell'amministrazione, un legislatore operoso e ragionevole. Per questo egli fa tanto colpo sull'immaginazione dei popoli, e ha tanta autorità nel giudizio degli uomini positivi. Ma come politico egli lascerà sempre a desiderare agli occhi degli uomini di stato. Questa osservazione, sfuggita alla parte più grande dei panegiristi, diverrà, ne sono convinto, l'opinione definitiva che resterà di lui; spiegherà il contrasto fra le sue azioni prodigiose e i loro miseri risultati. A Sant'Elena, lui stesso ha condannato severamente la sua condotta politica su due punti: la guerra di Spagna e la guerra di Russia; avrebbe potuto estendere la sua ammissione ad altre colpe. I suoi ammiratori più entusiasti non sosterranno forse che biasimandosi si è ingannato su se stesso.
Bonaparte agisce contro ogni prudenza, per non parlare nuovamente di quanta odiosità era nell'atto, uccidendo il duca dEnghien: legava un peso alla sua vita. Nonostante i puerili apologeti, questa morte fu il lievito segreto delle discordie che esplosero più tardi fra Alessandro e Napoleone, come fra la Prussia e la Francia.
L'impresa contro la Spagna fu assolutamente un abuso: la penisola era sua; poteva trarne il partito più utile: invece ne fece una scuola per soldati inglesi e, attraverso la insurrezione di un popolo, il principio della propria distruzione".

FINE

Bibliografia:
ADOLPH THIERS - Storia della Rivoluzione Francese - 10 Volumi
NAPOLEONE, Memoriale di Sant'Elena (prima edizione (originale) italiana 1844)
Storiologia ha realizzato un CD con l'intero MEMORIALE - vedi presentazione qui )
E un grazie al sig. Kolimo dalla Francia - http://www.alateus.it/rfind.html


ALTRI FATTI NEL CORSO DELL'ANNO

*** Il "Times" con macchine dotate di motore a vapore inizia a stampare il giornale alla velocità di 1000 copie in un ora. Prima ne venivano stampate dalle 30 alle 300 copie al giorno e quindi si dovevano usare più macchine contemporaneamente per soddisfare le enormi richieste.

 

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